1.2 Letteratura
1.2.8 Variabili significative per l’innovazione nelle imprese
Riprendendo le evidenze ottenute da Añón Higón [2011], la quale aveva sottolineato come i fattori esterni, quali caratteristiche dell’azienda e management, incidessero significativamente sull’impatto delle ICT sull’innovazione, si procede ad analizzare una serie di variabili che entrano in gioco e possono influenzare l’effetto della banda larga ultraveloce. Scopo di questa sezione è precisare che non è sufficiente e/o necessario lo status di startup per conseguire importanti risultati nelle attività innovative, ma molti fattori hanno il potenziale di condizionare tali processi.
Inizialmente, si discutono alcune variabili strutturali relative alle caratteristiche dell'azienda. Per quanto riguarda la dimensione, la relazione con l’innovazione è stata ampiamente studiata da Schumpeter [1942]. Le grandi aziende sono meglio posizionate per sviluppare e sfruttare nuove tecnologie grazie a una maggiore disponibilità di risorse, capacità di sfruttare economie di scala e superiore appropriabilità del valore creato. D’altro canto, le piccole imprese, caratterizzate da strutture più flessibili, possono essere più innovative nelle risposte ai cambiamenti dei bisogni dei clienti o delle condizioni ambientali (Rogers [2004]). Tuttavia, il dibattito sul ruolo delle dimensioni dell'impresa è ancora in corso in quanto gli studi empirici hanno raggiunto conclusioni contrastanti. Acs &
Audretsch [1988] riportano che le piccole imprese hanno un vantaggio nelle industrie altamente innovative e nei mercati competitivi. Tale associazione risulta però molto più significativa con l’innovazione di processo, rispetto quella di prodotto. Le startup sembrano spesso soffrire a causa di una mancanza strutturale di risorse tangibili e intangibili (Wymer
& Regan [2005]) e ciò ne ostacola l’adozione di nuovi processi innovativi. Le pratiche di open Innovation potrebbero risolvere questo problema (Bogers [2011]), permettendo alle aziende di attingere ad asset complementari e alla ricchezza (forse illimitata) di conoscenza che si può trovare nel mondo. Studiando l’adozione delle ICT, sono stati ottenuti risultati eterogenei a seconda dei metodi utilizzati per quantificare la dimensione aziendale.
Sfruttando la metratura degli stabilimenti, Bayo-Moriones & Lera-López [2007] hanno ottenuto una relazione positiva; al contrario riferendosi al numero di dipendenti, sono state raggiunte evidenze opposte, ovvero che il grado di adozione aumenta al diminuire della dimensione.
Se ci focalizzassimo sugli anni di esperienza accumulata, si potrebbe attendere una relazione positiva tra l’età dell’azienda e l’innovazione. Tuttavia, molti studi hanno riscontrato un comportamento maggiormente proattivo, flessibile e aggressivo da parte delle aziende più giovani e dunque, la minore età dell'azienda è risultata spesso significativamente associata all'innovazione (Balasubramanian & Lee [2008]).
La proprietà straniera può poi implicare maggiori risorse finanziarie o l'accesso a nuovi tipi di conoscenza e tecnologia. Tuttavia, la R&S deve essere condotta vicino ai mercati di riferimento e dunque non è stata registrata una relazione univoca con la probabilità di introdurre nuovi prodotti e nuovi processi produttivi.
Le imprese appartenenti a un gruppo imprenditoriale sono generalmente più propense a innovare poiché il gruppo permette alle aziende di superare il problema della mancanza di risorse complementari necessarie, come la finanza, il capitale fisico o umano. La letteratura
27 sottolinea anche i potenziali benefici del trasferimento di tecnologia dalle società madri alle società figlie (Oakey et al. [1980]).
La crescita della concorrenza delle importazioni dalla Cina (e da altri paesi caratterizzati da basso costo del lavoro) ha inoltre costretto le imprese ad adottare le ICT e innovare per evitare la mercificazione. Così, il commercio ha il beneficio di indurre un cambiamento tecnico più veloce sia per le imprese che sopravvivono sia attraverso la riallocazione delle risorse delle altre. I risultati di N. Bloom et al. [2010] hanno evidenziato che il 15%
dell'aumento dell'intensità ICT, nel settore manifatturiero tra il 2000-2007, è proprio spiegato dall'aumento del commercio. Nello specifico, circa il 4% di questo valore è derivato da un effetto di riallocazione, mentre la quota restante è legata all'aggiornamento intra-aziendale delle ICT.
C'è ancora un grande dibattito sulla direzione della causalità con l’esportazione: alcuni argomenti suggeriscono che il coinvolgimento espanderà la rete geografica degli imprenditori e li metterà in contatto con una fonte più ricca di conoscenza, competenza e tecnologia non disponibili nel mercato nazionale (Lachenmaie & Wößmann [2006]) e promuoverà inoltre l’adozione delle ICT (Bayo-Moriones & Lera-López [2007]).
Secondo la letteratura empirica, un’altra determinante importante del comportamento innovativo nelle piccole imprese è l'attitudine imprenditoriale. È riconosciuto il legame positivo tra le competenze, il livello di istruzione dell'imprenditore e il grado di performance raggiunto dall'azienda in attività innovative. L'istruzione favorisce anche la ricettività di nuove idee, che giocano un ruolo importante sia nel rilevare il bisogno che nel creare un ambiente favorevole per la sua implementazione (Damanpour & Schneider [2006]). I lavoratori con alti livelli di istruzione mostrano più abilità a sfruttare in modo efficiente il know-how dell'azienda e a tradurre la conoscenza tacita in innovazione (Vilaseca et al.
[2007]). Le risorse di conoscenza sono strettamente legate alla flessibilità e alla capacità di aggiornare i prodotti o i processi di produzione, così come sviluppare nuove tecnologie radicali. L'assistenza o la consulenza del governo o altre società esterne può essere considerata come un input di conoscenza avanzata alla funzione di produzione dell’azienda e potrebbe quindi avere un impatto positivo sull'innovazione. A questo proposito, Freel [2000] ha dimostrato che le piccole imprese manifatturiere del Regno Unito riuscirono ad abbattere le barriere all'innovazione di prodotto grazie all’appoggio di società esterne.
Infine, una corrente della letteratura considera l'innovazione come il risultato di un processo interattivo e non lineare tra l'azienda e il suo ambiente (Dosi et al. [1988]). In questo approccio, i fattori ambientali giocano un ruolo importante nel determinare il risultato di tale processo. Un gran numero di studi ha testato l'ipotesi schumpeteriana di una relazione positiva tra potere monopolistico e sforzo innovativo. Scherer [1972], per esempio, ha trovato una relazione a forma di U invertita tra l'intensità dell'innovazione e la concentrazione del mercato. Dunque, non è chiara a priori la direzione dell’impatto sull’innovazione derivante dagli ostacoli alla concorrenza.
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Capitolo 2 - Analisi descrittiva
L’obiettivo di questo capitolo è analizzare i dati che saranno poi utilizzati nello studio econometrico finale. Durante lo sviluppo del modello, sono stati analizzati tre diversi dataset per l’arco temporale 2013-2019: il primo riguarda le startup innovative fornito dalla Camera di Commercio, il secondo contiene le registrazioni brevettuali a livello provinciale fornite dall’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM), infine il terzo rappresenta il cuore della studio e raccoglie informazioni granulari sulla diffusione della banda larga ultraveloce a livello comunale, fornito da Telecom Italia Mobile (TIM). Ogni comune presente è stato inoltre caratterizzato dall’eventuale presenza di università e grado di urbanizzazione (fonte ISTAT). I tre dataset sono stati poi aggregati in un unico file di lavoro, raggiungendo in questo modo 9886 osservazioni e 49 variabili.