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Variabilità genetica ed influenza degli ecosistem

La distribuzione dei vegetali è strettamente legata al tipo di clima. Il mirto risulta essere un arbusto sempreverde tipico della macchia mediterranea. L’ecosistema Mediterraneo è uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità in Europa (Mooney, 1988) e per questa ragione ha ricevuto moltissima attenzione da parte di tutta la letteratura scientifica (Blondel e Aronson, 1999; Trabaud, 2000).

Il genere Myrtus è l’unico spontaneo in Europa con la specie M. communis (Fiori, 1925; Picci e Atzei, 1996). La specie in oggetto, insieme a Pistacia lentiscus L., Arbutus

unedo L. e Quercus ilex L., è una tra le specie più rappresentative della macchia

mediterranea, costituita da foreste di latifoglie sempreverdi, dominata da arbusti o alberi con foglie sclerificate. Questo tipo di ecosistema è presente in determinati ambienti, caratterizzati da un certo clima e una particolare vegetazione che sono ampiamente distribuiti in diverse parti del mondo.

E’ bene ricordare che esiste una distinzione tra climatologia, che è la scienza che si occupa del clima, e bioclimatologia che si occupa delle interrelazioni tra il clima e la distribuzione degli organismi viventi, in particolare delle piante, considerando le maggiori variabili che sono rilevanti per la loro distribuzione (Gavilàn, 2005; Rivas-Martinez e

La diffusione del clima mediterraneo è limitata ad aree molto ristrette del globo e tali condizioni climatiche si sarebbero venute a creare relativamente di recente, a partire dal Pleistocene (compreso tra 2,58 e 11.700 milioni di anni fa), in dipendenza dalle correnti oceaniche (Di Castri et al., 1981). A dispetto del nome, che farebbe pensare ad un luogo geograficamente definito, Myers (1988, 1990) ha individuato 5 bioclimi mediterranei distribuiti in altrettante parti del mondo. Tale ecosistema è distribuito infatti, oltre che attorno al Mar Mediterraneo, anche in California, Cile, Sud Africa, e persino in Australia, a latitudini comprese tra i 30° N e i 45° S (Mèdail e Quézel,1999). Il clima di queste zone è di tipo temperato, caratterizzato da estati calde e aride e inverni miti e piovosi (Camarda, 2004). E’ proprio il lungo periodo arido estivo che ha portato molte delle specie di queste zone ad un adattamento particolare. Le aree che nel mondo hanno clima mediterraneo presentano infatti una elevata eterogeneità dal punto di vista floristico. Questo dipende, oltre dal fatto che spesso si tratta di zone di transizione tra ecosistemi diversi, anche dalle profonde differenze nella natura dei substrati, dalle diverse origini biogeografiche degli esseri viventi e, non meno importante, dall’influenza dell’uomo che, in ogni ambiente, adotta differenti strategie di gestione del territorio.

Le piante mediterranee sono per lo più delle sclerofille, cioè le loro foglie, persistenti e di ridotte dimensioni, sono dotate di una spessa cuticola, la cui funzione è di limitare l’evapotraspirazione, trattenendo così più acqua possibile all’interno della pianta (Mooney e Dunn, 1970).

Il clima della Sardegna viene generalmente classificato come Mediterraneo Interno, caratterizzato da inverni miti e relativamente piovosi ed estati calde e secche. L’intensità della stagione caldo-arida aumenta da nord a sud e dalle montagne verso il mare. Al contrario la stagione freddo-umida rafforza l’intensità procedendo da sud a nord e dal mare verso la montagna. La piovosità varia da 411 a più di 1215 mm nelle regioni montagnose interne (Canu et al., 2014). Le temperature medie annue variano tra i 17-18°C nelle zone costiere e i 10-12 °C delle zone montane situate intorno a 1000 m. Esistono quindi due fattori climatici contrapposti, sulle stesse direttrici, che fanno sì che, al periodo più caldo maggiormente favorevole allo sviluppo della vegetazione, corrisponda un periodo arido con deficit idrico che lo limita, mentre, al periodo di maggiore disponibilità idrica, ugualmente favorevole allo sviluppo della vegetazione, corrisponda un periodo di basse

temperature. Si determinano così due periodi favorevoli allo sviluppo della vegetazione spontanea che possiamo individuare nella fase di crescita vegetativa del periodo primaverile e in quella di fruttificazione a cavallo della tarda estate e primo autunno (Arrigoni, 1968). Da un punto di vista più generale, il Bacino del Mediterraneo può essere considerato come una fascia di transizione tra le zone tropicali, dove le stagioni sono definite in accordo alla quantità di pioggia, e le zone temperate, dove le stagioni sono caratterizzate dalle variazioni di temperatura. Di conseguenza si ha a che fare con grandi variazioni interstagionali di precipitazione accompagnate da variazione di temperatura, senza che però le une e le altre raggiungano i valori estremi tipici delle due aree climatiche (Critchfield, 1983: Martyn, 1992).

Un’altra particolarità del clima mediterraneo è legata fortemente alla presenza e disposizione di sistemi orografici di grande estensione, oltre che al mare stesso. Questo permette di avere a che fare con un mare chiuso e relativamente poco profondo che smorza gli eccessi di temperatura meno di quanto facciano gli Oceani Atlantico e Pacifico a latitudini analoghe e, allo stesso tempo, protegge parzialmente dalle intense perturbazioni, tipiche di altre aree del Pianeta, poste alle medesime latitudini, ma in zone continentali o lambite dagli oceani.

Lo sviluppo e l’accrescimento degli organismi vegetali sono fenomeni regolati da meccanismi piuttosto complessi e solo in parte conosciuti. E’ noto però che l’insieme delle attività che li determinano, a livello cellulare e molecolare, è fortemente influenzato da numerosi fattori esterni alla pianta, quali gli eventi climatici e le caratteristiche chimiche e fisiche del suolo. Si comprende, quindi, come gli eventi fenologici siano legati a numerose variabili ambientali mediante relazioni complesse e non sempre dirette.

Il mirto è una pianta particolarmente adatta all’ambiente di tipo mediterraneo, riuscendo a sopravvivere alle condizioni più estreme. Disponibilità luminosa, temperatura, disponibilità idrica del suolo, composizione gassosa dell’atmosfera e caratteristiche fisico- chimiche del suolo costituiscono i principali elementi che interagiscono con la pianta. Come accade per diverse specie, anche per il mirto, le conoscenze sui legami esistenti tra parametri climatici e genetici sono ancora piuttosto limitate; sicuramente le variabili ambientali condizionano l’efficienza produttiva della pianta ed incidono sulla quantità e qualità del suo prodotto.

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