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2.2.3 Chi governa le trasformazioni dei villaggi nella città? Il collettivo “si fa impresa”

Come descritto precedentemente, la nuova popolazione dei villaggi urbani è costituita da diverse categorie sociali, ma la suddivisione fondamentale resta quella tra residenti originari e newcomers che alloggiano nei villaggi.

Quest’ultimi vivono di diverse professioni, anche se la maggior parte svolge lavori umili e “di fatica”. I villagers140 hanno invece, attualmente, tre fonti di

guadagno principali: i dividendi derivanti dalle attività dei collettivi, i proventi degli affitti e le attività commerciali.

La cura degli affari economici è diventata via via più complessa e i livelli gestionali, negli ultimi 30 anni, si sono affinati.

L’organizzazione interna ai villaggi prevede una serie di “dipartimenti”, chiamati Economic Association: un dipartimento finanziario che gestisce le rendite delle attività dei collettivi, un dipartimento immobiliare che gestisce gli immobili e le costruzioni, un dipartimento per le retribuzioni, i salari e le risorse umane, un dipartimento amministrativo ed un ufficio legale che cura le dispute interne al villaggio.

A fianco a questa struttura amministrativa e di gestione economica vi sono funzionari preposti a garantire la sicurezza e il welfare sociale. Tali funzionari appartengono, tutti, alla categoria dei villagers e si occupano di sicurezza sociale, di sanità, di pianificazione familiare, dell’istruzione e dell’assistenza per gli anziani141.

Questa organizzazione deriva da principi tradizionali e convenzioni riconosciute da tutti i villagers: il clan è ancora un elemento fondamentale nella gestione e nell’organizzazione degli affari economici e sociali dei villaggi. (Li P., 2006) La rete familiare, infatti, svolge ancora oggi un ruolo essenziale nella vita sociale di villaggi. Nella maggior parte dei casi, a Guangzhou, sono 3/5 famiglie principali a governare i villaggi urbani e in ogni villaggio è possibile individuare tra le 20 e le 50 famiglie consanguinee e oltre 100 con gradi di parentela. La tradizione dei clan ha radici molto profonde e, spesso, evoca gli antichi trasferimenti di interi villaggi che dal nord della Cina giunsero nel Guangdong e nelle regioni meridionali, per sfuggire ai conflitti tra le dinastie e ai disastri naturali142.

140 Con villagers si intendono i residenti originari dei villaggi.

141 Cfr. Li P. (2006), “The end of the Chinese village…”, op. cit., pp. 5-6. 142 Cfr. Huang Q., Li T. (2008), “Nell’ombra della megalopoli…”, op. cit., p. 102.

Radici così salde hanno permesso ai villaggi di riorganizzarsi e riorientare le proprie attività economiche e sociali, anche in un periodo denso di cambiamenti strutturali come quello dell’ingresso della Cina nel libero mercato. L’esempio di Shipai, anche in questo caso, supporta le constatazioni estese alla gran parte dei villaggi urbani di Guangzhou.

Anche gli antenati di Shipai, infatti, intrapresero un lungo viaggio fino a giungere a Guangzhou dove ancora vivono e sono quattro i clan principali: le famiglie Dong, Chi, Pan e Xian143.

Elaborazione grafica dell’autore a partire da Huang, 2007.

Il caso di Shipai, inoltre, risulta esemplare per descrivere la capacità dei collettivi di ristrutturare la propria organizzazione per rispondere alle nuove dinamiche economiche, sociali e occupazionali, che i mutamenti economici e strutturali hanno generato negli anni ’80 e ’90.

I clan di Shipai, dopo aver perso il potere nel 1959, in seguito alla riorganizzazione del sistema rurale attuata dallo Stato attraverso l’introduzione delle Comuni Agricole, tornano a governare il villaggio, anche se sotto un’altra veste, nel 1978144.

Il rappresentante del clan che, da sempre, ha goduto del rispetto delle famiglie del villaggio, risponde ora alla nomenclatura del Partito Comunista: il ruolo è ridefinito Segreteria del Comitato di Partito.

I passaggi successivi vedono il leader del villaggio divenire prima presidente del Company Group ed infine General Manager della società per azioni che si occupa degli affari del villaggio.

In qualunque forma statutaria si traduca, la leadership del villaggio è rimasta sotto il controllo di una “persona rispettabile”, eletta dai residenti originari. Il sistema del collettivo è rimasto tale, anche se con delle modifiche (da collettivo a sistema di azioni del collettivo), fino al 1997, quando Shipai, completamente privo di ulteriori aree espropriabili, è passato sotto il governo urbano del distretto (qu) di Tianhe.

In teoria il comitato dei residenti rurali (cunmin weiyuanhui) viene sciolto e il livello amministrativo competente corrisponde al jiedao ban (ufficio di strada)145. Effettivamente il comitato è stato sciolto ma, contemporaneamente,

i membri dello stesso costituiscono una società per azioni per gestire e sviluppare le attività economiche di Shipai.

L’operato di tale società risulta talmente virtuoso da essere autorizzato, da parte dal governo del distretto urbano di Tianhe, ad operare in tutti i settori legati alle costruzioni146.

L’approccio pragmatico, dimostrato dall’amministrazione urbana (governo di Tianhe), nell’autorizzare le attività economiche di Shipai, ha consentito ai rappresentanti dei villagers, da un lato, di mantenere il proprio potere, dall’altro non ha richiesto l’utilizzo di fondi pubblici per la realizzazione di infrastrutture urbane da destinare ai circa 55.000 abitanti complessivi di Shipai. Non si può comunque affermare che tale approccio non sia privo di implicazioni, anche politiche.

144 Cfr. Bergère M.C. (2000), La cina dal 1949…, op. cit., pp. 44-45. 145 Si veda paragrafo 1.1.3.

La capacità di negoziazione dimostrata dai leader del villaggio e la conseguente aumentata capacità economica, spesso si scontrano con gli obiettivi delle autorità urbane. Infatti, nella gran parte dei casi, il governo municipale tenta di abolire il potere delle organizzazioni collettive (o delle diverse forme assunte da queste), estendendo il proprio governo anche allo spazio dei cun, per affermare la priorità di modernizzazione urbana e di attenuazione delle differenze con la città, sia dal punto di vista fisico-edilizio, sia dal punto di vista sociale.

Può essere letta in questo senso anche l’abolizione, nel 2002, del sistema dei suoli riservati, visto che, l’accresciuto potere, in termini economici, riscontrabile in molti dei villaggi urbani, considerate le dimensioni del fenomeno, ha spesso rappresentato motivo di conflitto tra i diversi livelli di potere e di governo della città.

CAPITOLO 3