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5. STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE

5.3 Inquadramento di dettaglio

5.3.1.2 Vegetazione potenziale

La distribuzione delle serie di vegetazione nel contesto territoriale in cui si collocano le opere di progetto è rappresentata nella Figura 5.4.

Eni S.p.A.

Distretto Meridionale

Data novembre 2019

Doc.

SIME_AMB_06_318 Rev.

00 Foglio 46 di

74

Area Vasta

Fonte: Ridisegnato da Blasi C., 2010. La Vegetazione d'Italia, Carta delle Serie di Vegetazione, Scala 1:500.000.

Palombi, Roma

Figura 5.4 Distribuzione delle Serie di Vegetazione nel Contesto Territoriale dell’Area di Studio

Eni S.p.A.

L’analisi della cartografia sopra riportata pone le opere proposte (sondaggi) all’interno della serie preappenninica neutrobasifila della roverella (Roso sempervirentis-querco pubescentis sigmetum) appenninica meridionale neutro-subacidofila del cerro (Physospermo verticillati-Querco cerridis sigmetum) con il codice [76].

Tale serie risulta distribuita su gran parte dei rilievi collinari e montani della porzione occidentale e meridionale della regione, generalmente tera gli 800 e i 1200 metri slm.

La serie si rinviene prevalentemente sui rilievi flyschoidi argilloso-arenacei, marnosi e sull’edificio vulcanico del Vulture con fitoclima da mesotemperato umido-subumido.

A livello fisionomico si tratta di comunità caratterizzate dalla dominanza di specie forestali dei Quercetalia pubescenti-petraeae, accompagnate da un ricco contingente erbaceo dei Fagetalia. Discreta è la presenza di specie subendemiche e a distribuzione italica limitata al settore meridionale (Melittis albida, Lathyrus grandiflorum, Huetia cynapoides, Doronicum orientale, Euphorbia corallioides, Heptaptera angustifolia, ….). Di particolare interesse è la tipica subassociazione ad Abies alba, presente nei pressi di Laurenzana e Ruoti; all’Abete di accompagna sporadicamente anche Fagus sylvatica. Sporadicamente si osservano, localizzati in situazioni di bosco maturo, gli aspetti con Quercus petraea subsp. austrotyrrhenica, su versanti esposti a correnti umide e substrati subacidi.

Come stadi della serie, si evidenzia a livello arbustivo, arbusteti del Cytision sessilifolii, Berberidion vulgaris, a locale prevalenza di Rosa obtusifolia, R. nitidula e Prunus spinosa;

praterie a Bromus erctus e Brachypodium rupestre del Bromion erecti.

Infine come serie accessorie non cartografabili si riportano i boschi dell’Anemono-Fagetum nelle linee di impluvio della fascia superiore dell’associazione. Querceti radi oroxerofili a prevalenza di Quercus dalechampii Sorbus graeca.

Procedendo verso il margine settentrionale dell’Area vasta rileva la serie “Serie appenninica meridionale neutro-subacidofila del cerro” con codice [139].

A livello di distribuzione la serie in esame interessa i rilievi collinari dei settori orientale e meridionale della regione, generalmente tra i 500 ed gli 800 metri slm. Presenze non cartografabili si hanno in Val d’Agri nei settori di contatto tra i boschi di roverella di versante e il fondovalle. La serie occupa colline a litologia fliscioide, di solito con prevalenza dei termini argillosi, rilievi marnosi ed edifici vulcanici (Monte Vulture) con fitoclima da mesotemperato umido-subumido, a mesomediterraneo umido-subumido.

Dal punto di vista fisionomico-strutturale la serie risulta essere caratterizzata da boschi misti di querce caducifoglie (Quercus cerris, Q. frainetto, Q. virgiliana e Q. pubescens)

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relativamente termofili, con sottobosco caratterizzato da Lathyrus jordanii, L. digitatus, Anthoxanthum odoratum, Teucrium siculum, Cytisus villosus, Sedum tenuifolium, Malus florentina, Pulicaria odora. In alcuni casi Quercus frainetto può assumere ruolo codominante a quello del cerro.

Come stadi della serie si rileva vegetazione arbustiva a Prunus spinosa, Rubus ulmifolius e Spartium junceum (Pruno-Rubion ulmifolii), pascoli e prati – pascoli antropogeni a Trifolium nigrescens, Medicago hispida, Dactylis glomerata, Scorpiurus muricatus (Cynosurion cristati).

Come serie accessorie non cartografabili si riporta Cyclamino hederifolii-Quercetum ilicis nelle situazioni rupestri e Centaureo-Quercetum pubescentis in mosaici edafici che prevedono la stretta alternanza tra flysch e arenarie compatte. Comprende altresì formazioni antropogene forestali, quali i rimboschimenti a Pinus nigra, risalenti agli anni 60-70.

Infine le porzioni occidentali ed orientali dell’area vasta, arrivano ad intercettare parzialmente, la serie denominata “Serie appenninica meridionale neutrobasifila del faggio (Anemono apenninae-Fago sylvaticae sigmetum)” avente codice [62].

Tale serie risulta distribuita sui rilievi montuosi occidentali e meridionali, fra i 1200 e i 1500 metri slm. Presenze non cartografabili si osservano, in ambiti mesofili (valloni, versanti settentrionali) nel contesto delle fasce inferiori e in ambiti termofili (esposizioni meridionali) nella fascia del Ranunculo brutii-Fagetum sylvaticae. La serie occupa rilievi montuosi a substrato calcareo con fitoclima supratemperato, da umido-subumido a iperumido-ultraiperumido.

Dal punto di vista fisionomico-strutturale la serie risulta essere caratterizzata da faggete relativamente termofile, nelle quali all’assoluta dominanza del faggio nello strato arboreo dominante, si associa un carteggio floristico arbustivo ed erbaceo prossimo a quello dei querceti termofili e dei boschi misti. Rispetto a questi ultimi è comunque evidente un impoverimento floristico notevole che, per popolamento elementare, determina u n numero di specie raramente superiore a trenta. Interessante in questi consorzi, la contemporanea presenza di Ilex aquifolium (abbondante) e di Taxus baccata. Elemento peculiare è Acer cappadocucum subsp.lobelii che con la sua presenza segna il passaggio dalle faggete termofile a quelle microterme. Sul Pollino e nella parte sommitale del monte Caldarosa, questa tipologia forestale si arricchisce della presenza di Abies alba.

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Come stadi della serie si rilevano mantelli del Berberidion a Crataegus laevigata e Pyrus pyraster, praterie a Bromus erectus e Brachypodium rupestre. Garighe dei versanti più acclivi e pietrosi a esposizioni prevalentemente meridionali; nel territorio di Moliterno è particolarmente significativa la presenza di Onosmo helvetici-Scabiosetum crenatae.

Pascoli xerici, misti di graminacee e camefite, del Sideridenion italicae. Pascoli xerici emicriptofitici a Phleum ambiguum, Eryngium amethystinum e Sanguisorbaminor. Pascoli mesofili a dominanza di Antoxanthum odoratum, Briza media e Filipendula vulgaris.

A livello di serie accessorie non cartografabili si segnala la serie dell’Alno-Ulmion nelle linee di impluvio interessate da corsi d’acqua intermittenti. Inoltre sono presenti raggruppamenti ad Alnus cordata e Populus tremula nella fascia di contatto con i querceti riferibili ai popolamenti del Corylo-Populion tremulae. Boschi misti dia ceri e tigli in corrispondenza delle foreste più incassate.

Fauna

Lo studio ha riguardato la fauna vertebrata, considerata come indicatore generale della qualità delle zoocenosi. È stata effettuata un’indagine bibliografica consultando le principali raccolte di dati a disposizione in letteratura: non sono state condotte campagne di rilevamento specifiche. Per ogni gruppo di vertebrati è stata quindi redatta una descrizione delle principali specie e comunità di specie presenti e/o potenzialmente presenti in base alle potenzialità degli ecosistemi rilevati nell’area indagata (Sezione 5.3.1), così come riportato successivamente.

Le analisi floristico-vegetazionali hanno messo in evidenza come l'area vasta sia caratterizzata prevalentemente da seminativi/pascoli e boschi, il cui contesto territoriale risulta di interesse naturalistico.

Non a caso l'area di riferimento della ZPS presenta ulteriori gradi di protezione ambientale che vanno dalla presenza di due aree ZSC IT9210200 Monte Sirino e IT9210195 Monte Raparo, all’inclusione all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano – Val d’Agri – Lagonegrese.

La bassa densità abitativa, il perdurare di attività agrosilvo-pastorali, hanno reso questo comprensorio una delle aree di maggior interesse ornitologico sia a livello regionale che nazionale. Uno degli elementi che maggiormente caratterizza l’avifauna della ZPS è rappresentato dalle numerose specie ornitiche, tra cui numerosi rapaci. A titolo esemplificativo si ricordano: astore, aquila reale , capovaccaio, grifone, nibbio, albanella,

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biancone, lanario, grillaio, gheppio, ortolano, strillozzo, calandrella, tottavilla, occhione, succiacapre e martin pescatore.

La comunità di mammiferi comprende specie di valore conservazionistico come il lupo, la puzzola, il gatto selvatico, l’istrice, accompagnate da specie più ben diffuse e meno esigenti quali la volpe, la lepre europea ed il cinghiale.

Gli habitat agricoli consentono la presenza quasi esclusiva, a livello di popolamento ornitico, di specie terricole, come quelle appartenenti a Fasianidi, Alaudidi e Motacillidi, nonché di specie di ambienti aperti terrestri, Accipitridi, Falconidi, Tytonidi, Strigidi, Apodidi e Irundinidi. Più in particolare, tra le specie tipiche di questi ambienti possiamo ricordare: Gheppio, Quaglia, Barbagianni, Gufo comune, Civetta, Rondone comune, Cappellaccia, Ballerina bianca, Allodola, Rondine, Saltimpalo, Beccamoschino e Strillozzo.

Tra le specie forestali potenzialmente presenti nell’area di studio si suppone la presenza di specie legate alla faggeta come i picidi e il Picchio muratore (presente anche nelle aree agricole), Picchio verde, oltre alle cince (Cincia mora e Cincia bigia) e a Fringillidi che si nutrono delle faggiole come il Ciuffolotto e il Frosone. Nella faggeta nidificano in genere anche l’Astore e la Poiana e rapaci notturni come l’allocco.

Nelle aree boscate e nelle aree agricole, tra le specie dominanti è ipotizzabile la presenza di Cinciarella, Cinciallegra e Capinera, Pettirosso e Scricciolo e Merlo nidificanti nel sottobosco in cespugli molto bassi o a terra e il Fringuello, nidificante sugli alberi. Alcuni di questi esemplari ben si adattano alla presenza dell’uomo e si spingono fino alle zone urbanizzate.

Alle specie sopra già ricordate possono essere aggiunte altre specie, più generaliste, che utilizzano anche altri ambienti limitrofi, prime fra tutte Gazza, Cornacchia, Passera d’Italia, Passera Mattugia e molte specie di Fringillidi (Cardellino, Verzellino, Fanello, Verdone).

Per quanto concerne invece la distribuzione degli anfibi, appare strettamente legata agli elementi idrici di superficie e alle aree immediatamente vicine. In particolare gli Anuri dipendono dalla disponibilità di corpi idrici di buona qualità per la riproduzione. Nello specifico la mancanza di corpi idrici e di raccolte d’acqua superficiale nelle aree oggetto di intervento, rendono minima (se non nulla) la vocazionalità di tali aree per la componente in oggetto. A differenza dell’area di progetto, l’area vasta presenta un sistema idrografico superficiale a potenziale vocazione per la Salamandrina con gli occhiali, Rana sp. e l’Ululone Appenninico.

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A livello di mammalofauna gli ecosistemi rilevati all’interno dell’area vasta presentano diverse vocazionalità per specie quali la Lepre, la Volpe, il Gatto selvatico, il Riccio, la Donnola, il Tasso, la Faina, l’Istrice, lo Scoiattolo, così come il Cinghiale.

A livello di erpetofauna, gli ecosistemi rilevati presentano una potenziale vocazionalità faunistica per il Cervone e il Saettone.

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