A completamento dell’analisi, sarebbe bene osservare il testimoniale con il quale Petrocchi dichiara di collazionare il mss. Lo studioso compone una lista di 42 codici, ma non tutti presentano convergenze con An e per questo non compaiono nemmeno una volta nella tabella di scrutinio delle varianti nell’Inferno con «altri mss.». Ripropongo la lista, introducendo a fianco di alcune sigle usate da Petrocchi nel 1955 quelle oggi in uso, e metto in evidenza, sottolineandoli, i codici che sono taciuti dallo studioso, per i quali è dunque necessario inferire che non vi siano elementi in comune con An.
1. Be = Berl 2. BM 943 = Eg 3. BM 19587 = Lond. Add. 19587 4. BM 2567 = Eg. 2567 5. Caet 6. Cambr. Mm 2.3 (= Cambr. Mm 2.3 a) 7. Cambr. Mm 2.3 1 (= Cambr. Mm 2.3 b)77 8. Cambr. Gg. (= Cambr. Gg. 3.6) 9. Can. 95 10. Can. 97 11. Can. 98 12. Can. 103 13. Can. 104 14. Can. 105-7 15. Can. 108 16. Can. 109 17. Can. 111 18. Can. 112 19. Can. 115
20. Edm (= Oxf. It. e 6) 21. La 22. LauSC 23. Marc. IX 31 a 24. Marc. IX 33 25. Marc. IX 428 26. Marc. IX 429
27. Marc. Zan. (= Marc. Zan. 50) 28. Ricc. 1002
29. Ricc. 1005 30. Ricc. 1008 31. Ricc. 1011
77 Mi astengo da ogni giudizio su questo manoscritto in quanto non sono in possesso della collazione della
prima cantica, che è appunto quella indagata da Petrocchi. Tuttavia posso segnalare che in Purgatorio e in Paradiso il ms. appartiene al gruppo del cento.
67 32. Ricc. 1018 33. Ricc. 1031 34. Ricc. 1036 35. Ricc. 1045 36. Ricc. 1049 37. Ricc. 1094 38. Ricc. 1115 39. Triv 40. Urb. 366 (= U) 41. Vat. 3199 42. Ve (= Correr)
È il caso di notare che, alla luce delle nostre collazioni, il comportamento dei codici presi qui in esame non è così eterogeneo come vorrebbe lo studioso. Al contrario è possibile dare una collocazione stemmatica alla maggior parte dei testimoni appena elencati. Fanno capo al gruppo del cento, con leggere flessioni e divergenze di lezioni dovute a interventi contaminatori, che però non ne sfigurano la fisionomia, i seguenti mss.: Can. 103, Can. 104, Can. 105-7, Can. 111 e in maniera più autonoma Ricc. 1115.78 Ancora
legato al gruppo del cento è Can. 95 nella prima e nella seconda cantica, mentre nella terza cambia modello per aderire alla veste testuale di Ash. Poiché Petrocchi fa riferimento al solo Inferno nella sua analisi, Can. 95 andrà annoverato senza dubbio tra gli esponenti del
cento.
Quasi tutti gli altri codici appartengono a vario titolo a vat& (che ricordo essere quello schieramento testuale composto dai 6 mss. di mano del copista di Vat + affini) e a
bocc& (che, com’è noto, è dipendente, in larga parte da vat&). In particolare sono: Berl,
Caet, Can. 97, Can. 98,79 Can. 109, Can. 112, LauSC, Oxf. It. e 6, Ricc. 1018 e lo stesso Vat (Vat. 3199).
Per quanto riguarda Cambr. Mm 2.3 a, si tratta di un codice contaminato che va ad affiancarsi alla sottofamiglia lau12& (per la quale si rimanda al prossimo capitolo) che fa da ponte tra cento& e pr&, mescolando le uscite caratteristiche di entrambe le famiglie.
Restano quindi tre manoscritti da ascrivere al gruppo pr&: Marc. IX 31 a, che cambia modello in Purgatorio e Paradiso aderendo al dettato di un manoscritto affine a Par. 532, e Marc. Zan. 50 che è addirittura di mano del copista di Pr.
Ecco dunque che (tranne per un paio di manoscritti per cui mi riservo di spendere due parole in seguito) ci troviamo di fronte ad un quadro di corrispondenze assolutamente compatibile con quanto affermato sino ad ora. An intrattiene legami con le zone della tradizione coinvolte nella genealogia di pr&, del quale fa parte. Come si è cercato di mostrare nelle Tavv. 7-8 alcuni accordi con cento& e vat& contribuiscono a definire i testi di tipo pr, in quanto alcune innovazioni o lezioni caratteristiche appartengono unicamente a pr& + cento& o a pr& + vat& contro tutto il testimoniale restante.
Non si è ancora detto di Cambr. Gg 3.6, Can. 108 e Ricc. 1045 in quanto codici
78 Il ms. alterna lezioni di tipo pr, cento e vat, pur presentando una base testuale prevalentemente cento. 79 Per il codice Can. 98 si rimanda alla terza parte di questa tesi. Qui si anticipa solo che presenta una
piuttosto contaminati: il primo, come già notato da Trovato,80 mostra un’interessante serie
di lezioni p, ma contamina indiscriminatamente con ! (in special modo con cento&); il secondo è un ms. a base parm con innesti di lezioni derivanti da diverse zone della tradizione; il terzo, infine si presenta come un crogiolo di lezioni di provenienza eterogenea e che, recando solo la prima cantica, è difficile razionalizzare.
Per quanto riguarda gli accordi An U rilevati da Petrocchi, essi riguardano solo 8 casi sui 208 versi analizzati e riguardano errori altamente poligenetici, oltre che condivisi da diversi altri testimoni. Tutti, ad eccezione di uno soltanto, coinvolgono il cambiamento di un’unica lettera (1.1.125, 1.2.33, 1.15.110, 1.27.54, 1.27.115, 1.31.60, 1.32.28, 1.34.42). Non molto diversa la situazione per il codice Eg (BM 943) col quale l’Angelicano concorda in 7 punti: 1.2.33, 1.13.151, 1.16.74, 1.27.102, 1.28.84, 1.32.28, 1.34.42. Le lezioni comuni riguardano un accordo in lezione buona, quattro casi in cui a variare è solo una lettera e due casi di estrema diffrazione concernenti nomi propri, ovvero del genere tra i più tormentati nella Commedia.
Ancora più scarsi gli accordi con Ricc. 1005 (la “parte riccardiana” del Riccardiano-Braidense) che ammontano ad un caso soltanto in corrispondenza di un errore tipicamente poligenetico (1.14.70), a dimostrazione dell’estraneità di questo ramo della tradizione.
Stesso bilancio per Ricc. 1031, che appare un’unica volta nello spoglio (1.3.72) e che infatti non ha nulla in comune con l’Angelicano e con la sua genealogia, inserendosi a pieno diritto nell’Ashburnham Combination.
Ancora un solo caso di accordo con il Marc. IX 429 (1.14.70), che infatti appartiene al gruppo di congiunti di La. E proprio il Landiano, che compare anch’esso, mostra solamente quattro lezioni condivise con An. In due casi si tratta di varianti formali, che lo stesso Petrocchi attribuisce alla resa acustica toscana (1.11.8, 1.33.82) e che sono, a dispetto di quanto registra lo studioso,81 assai diffuse anche nell’antica vulgata. Anche gli
altri due casi sono estesi a buona parte dell’antica vulgata: si tratta di un errore paleografico (1.18.5) e di una leggera inversione (1.23.65).
Del Can. 115 (e di Gamb) già si è detto e per il loro caso si rimanda all’appendice a questo capitolo.
In definitiva, sia in positivo che in negativo, gli esiti di Petrocchi confermano che il comportamento di An è tutto sommato, piuttosto disciplinato. I successivi rilievi del filologo, per cui «An sembra attenersi in molti passi alla lezione del folto gruppo dei codici cosiddetti ‘del Cento’, allorché questa sezione viene posta in opposizione col non meno fitto gruppo dei manoscritti cosiddetti ‘vaticano-boccacceschi’; ma anche quest’ultima sezione presente con alcune varianti peculiari»82, sono ancora una volta corretti. Quello che a Petrocchi manca è la visione d’insieme, che solo una conoscenza sistematica di tutto il testimoniale, o della maggior parte di esso, può dare. In particolare, non ci si stupirà nel constatare che possono «penetrare per vie sotterranee e irraggiungibili errori e caratteristiche di Triv in un manoscritto che gli è generalmente estraneo»83, quando si
80 Trovato 2007 a, p. 670 n.
81 A 1.11.8 si può dedurre che l’errore si trovi solo in La, mentre Petrocchi doveva aver collazionato almeno
U, che presenta la stessa lezione.
82 Petrocchi 1955 (1994), p. 128. 83 Petrocchi 1955 (1994), p. 130.
69
ricordi che, come si è già ricordato, un testo di tipo a0 era presente nella bottega del
“copista di Pr”, diretto responsabile di L35, che è il codice primo trecentesco più vicino ad An. Non solo infatti il Marciano Zanetti 50 (altro prodotto del copista di Pr) è contaminato per giustapposizione, presentando una prima parte (fino al XIII canto dell’Inferno) di tipo
a0 e il restante testo afferente a pr&, ma anche altri manoscritti appartenenti alla famiglia
di Pr mostrano una significativa presenza di lezioni o di intere sezioni di tipo a, dimostrando che l’utilizzo nell’officina di una copia appartenente alla tradizione a0 non fu
un episodio isolato.84
Per quanto concerne le oscillazioni tra pr& e cento& nella seconda cantica, di cui si è detto, può essere proficuo osservare la tavola che Petrocchi fornisce per il Purgatorio a dimostrazione dell’isolamento dell’Angelicano dal resto della tradizione, e che invece si rivela essere composta, per la più parte dei casi, da lezioni di tipo cento. Dal momento che tutti i luoghi in questione risultano estratti dal canone barbiano, posso basare la mia analisi sull’intero testimoniale di cui dispongo.
TAV. 16. LUOGHI FORNITI DA PETROCCHI 1955 (1994) PER L’ANALISI DI AN IN
PURGATORIO.85
2.1.86 (B) mentre ch’i’ fu’ di là», diss’elli allora P] fui mi diss’elli An, L35; manca Add. La lezione di An e L35 nasce con tutta probabilità nel tentativo di sanare la prosodia partendo dalla lezione tipica del cento*& (manca Ga) che omette di là.
2.1.88 (B) Or che di là dal mal fiume dimora P] mare fo An, L35; manca Add. L’innovazione è esclusiva di cento*& (manca Ga).
2.2.124 (B) Come quando, cogliendo biado o loglio P Add] E come ricogliendo all (- Add). Altra innovazione presente in L35. Add legge come a testo. Si trova in cento& e non ha diffusione al di fuori del raggruppamento.
2.4.54 (B) che suole a riguardar giovare altrui P all (- An)] per che – guardar An.
Mentre L35 e Add hanno la lezione buona, An sembra ancora seguire il comportamento di cento, che introduce per a inizio verso ma mantiene il prefisso ri- in
riguardar(e). L’Angelicano, forse per ragioni prosodiche, legge guardar.
2.6.125 (B) son di tiranni, e un Marcel diventa P] metel An, L35.
Ancora solidale con An è L35, mentre Add è illeggibile. Oltre ad essere la lezione di cento& e parm&, Metel affiora anche in numerose altre zone della tradizione.
2.11.132 (B) come fu la venuta lui largita P Add] sua all (- Add). La lezione di An, L35 è nel cento*&.
84 Tonello 2013 a.
85 Anche in questa tavola infrango l’ordine alfabetico di presentazione dei manoscritti per mantenere An
2.12.5 (B) ché qui è buono con l'ali e coi remi P all (- Add)] la vela Add.
La lezione assunta a testo da Petrocchi nel 1966-1967, contro la più diffusa: con la
vela e co’ remi, che si legge anche in Add, è attestata solo nel cento&, in An e L35, e in
qualche altro sporadico caso.
2.12.94 (B) A questo invito vegnon molto radi P] annunzio all.
Oltre a leggersi negli affini di An, la variante si trova in pr&, cento&, vat&, negli affini di parm, in b e in molti altri casi.
2.13.144 (B) di là per te ancor li mortai piedi P] in parte ancor all (- Add); di là ancor per te Add.
Come nel caso precedente, la lezione di An, L35 è quella maggioritaria. Add ancora una volta ha la lezione buona, con una lieve inversione (ancor per te di là) contro An L35 (e pr&, cento&, vat&, parm&, fi&, la2& ecc.).
2.16.145 (B) Così tornò, e più non volle udirmi P L35] parlommi all (- L35).
La lezione parlò è attestata in pr&, vat&. Una sottosezione in pr& legge parlando. Dei due affini, solo Add mostra la stessa lezione, mentre L35 legge come a testo (così come cento&).
2.17.55 (B) Questo è divino spirito, che ne la P] diritto all.
L’angelicano, con i suoi affini, con quasi l’intero ! e una parte cospicua della famiglia settentrionale p mostra l’errore poligenetico, su attrazione di drizza al verso successivo.
2.19.34-35 (B) Io mossi li occhi, e ’l buon maestro: «Almen tre / voci t’ ho messe!», dicea, «Surgi e vieni P] volsi – al – Virgilio e mentre – come dicesse all (- L35); volsi – e ’l – maestro e mentre – t’ho messe L35.
An e Add presentano la lezione caratteristica di pr& e vat&. L35 legge come
cento&, La, numerosi affini di Parm e qualche altro sottogruppo.
2.20.104 (B) cui traditore e ladro e parricida P L35] l’altro all (- L35).
Il facile errore paleografico è assai diffuso nel testimoniale. Si legge sistematicamente in pr&, ma anche in Parm e nei suoi affini, vat&, p, ecc. Come buona parte del cento&, anche L35 ne è esente, mentre Add concorda con An.
2.22.51 (B) con esso insieme qui suo verde secca P] commesso all.
L’errore si ritrova in cento&, in pr& (che in aggiunta varia verde in veder) e in diversi altri casi nell’antica vulgata e nelle sottofamiglie che ne dipendono.
2.23.106 (B) Ma se le svergognate fosser certe P L35] sventurate An; manca Add. L’innovazione di An è limitata a pr& e a una parte di a0.
71
Altro caso poco significativo in quanto quello che Petrocchi indica qui come errore è accolto a testo nell’edizione in quanto lezione buona (e si dovrà considerarla per lo meno adiafora). Significativo invece che L35 qui legga, solidale con cento&: e quale a riguardar
più oltre si mette.
2.25.51 (B) ciò che per sua matera fé co(n)stare P L35] gustare An; manca Add.
L’innovazione è in pr& e in vat&, ma data le condizioni ad alto potenziale poligenetico del luogo in questione altre zone della tradizione ne sono affette. L35 presenta
costare, così come cento*&, a0, b, p ecc.
2.30.15 (B) la revestita voce alleluiando P] alleviando An, L35; manca Add.
La banalizzazione alleviando è in quasi tutto !. Combaciano le uscite dei congiunti (manca Add) e di pr&, cento&, vat& e così via.
Anche questa tavola conferma, nel punto già discusso, il cambiamento di antigrafo che era stato precedentemente individuato. Gli elementi fin qui forniti sembrano, nel complesso, sufficientemente numerosi e ragionevolmente fondati per concludere che il codice An $ che uno studioso del calibro di Petrocchi assegnava ad un limbo stemmatico non razionalizzabile $ può essere recuperato alla critica e incluso in un’area prossima a Pr, cioè uno dei testimoni scelti, qualche anno più tardi, per il suo stesso testimoniale. An è insomma espressione paradigmatica, ma non irriducibile all’analisi, dell’intenso lavorio di conguaglio testuale tipico delle botteghe tosco-fiorentine di metà Trecento, caratterizzate da una produzione abbondante e frettolosa che si contrappone alle copie prodotte nel settentrione, dove le copie sono prodotte secondo ritmi più lenti.
È dunque evidente che, anche in una tradizione folta come quella della Commedia, un’indagine condotta con metodo rende possibile la classificazione di manoscritti tardi e contaminati. Presupposto necessario è disporre di un canone di luoghi valido come quello del Barbi e di applicarlo a una parte ragionevolemente ampia del testimoniale.
Tenendo conto dei dati esterni (età, provenienza geografica, modo di condurre il lavoro nelle botteghe) e disponendo di mezzi informatici che soccorrono all’organizzazione e all’immagazzinamento della mole dei dati si potrà dunque tentare di posizionare i quasi 550 esemplari dell’opera dantesca in un albero genealogico e procedere alla necessaria fase di eliminatio codicum in vista di un nuova edizione del poema. Proprio di questo ci si occuperà nei successivi capitoli, attraverso lo studio dei prodotti del copista di Lau e di una sottofamiglia portatrice del commento del Buti, apparentata a bocc&.