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Verso uno sviluppo durevole e sostenibile: la politica ambientale europea

mia ricerca, ma ritengo comunque importante ed essenziale, prima di concentrarmi sulle politiche europee, riassumere brevemente le tappe principali che hanno scandito la nascita dello sviluppo sostenibile attraverso una breve cronologia. I principi base della storia della sostenibilità furono attribuiti alla Conferenza di Stoccolma del 1972, durante la quale s’introdusse per la prima volta il concetto di “sostenibilità” dandone una definizione precisa e dettagliata, e conclusasi con una dichiarazione in cui risultò che l’ambiente diventava parte integrante del processo di sostenibilità. A vent’anni di distanza si svolse la Conferenza di Rio de Janeiro 1992, che fu basilare per una presa di coscienza dei problemi di carattere ambientale e non solo. Fu fondamentale per comprendere che lo sviluppo sostenibile deve essere inteso come un concetto integrato non solo all’interno dell’ambiente ma anche nella società e nell’economia di ogni Paese. Ne emerse quindi la necessità di favorire un’evoluzione tecnologica sostenibile, eliminando l’utilizzo delle risorse non rinnovabili e l’eccessiva produzione di rifiuti. In questo contesto furono

69 GAZZETTA UFFICIALE, n.85 dell’11 aprile 2001, L. 108/2001 , supplemento ordinario n.80

70 MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE, traduzione a cura di Convenzione di Aarhus, informazione e partecipazione, www.miniambiente.it, cit.

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toccati altri argomenti importanti come il grave problema del cambiamento climatico, l’effetto serra, la desertificazione, e così via. Si può osservare come questi due avvenimenti scandirono l’inizio di un percorso sostenuto da tutte le nazioni mondiali verso uno scopo comune: la sostenibilità ambientale di cui Agenda 21 è la promotrice. Iniziò così un lungo percorso che vide altri appuntamenti salienti negli anni che seguirono. Nel 1997 ebbe luogo la “Conferenza quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici” (UNFCCC) e il surriscaldamento globale nel quale parteciparono 180 Paesi. Questa fu particolarmente importante poiché, a livello pratico, i partecipanti s’impegnarono fin da subito per ridurre l’effetto dei gas dannosi e i risultati si videro a distanza di pochissimi anni71. In ordine temporale troviamo poi la stesura della Convenzione di Aarhus nel 1998 riguardante il diritto dei cittadini ad avere informazioni sullo stato ambientale e diritto decisionale all’interno dei processi di decisione. Nel 2001 si tenne a Stoccolma un altro evento rilevante che incentrò la Convenzione sull’uso delle sostanze contaminanti, cercando di escogitare un piano d’azione per la loro riduzione. A dieci anni dalla Conferenza di Rio, venne indetta un’altra Conferenza di importanza mondiale, si svolse a Johannesburg nel 2002, parteciparono 189 Stati membri dell’ONU, capi di Stato e di governo, organizzazioni non governative, diplomatici. Fu l’ultimo Summit mondiale incentrato su problemi ecologici. Fu sancito “il rafforzamento dell’impegno globale verso lo sviluppo sostenibile ma pose purtroppo in evidenza anche la rilevante difficoltà del cammino verso la sostenibilità : le stesse prospettive di Rio, eccetto isolate situazioni a livello nazionale o regionale, non erano state mantenute”72 .

La Conferenza terminò con la stesura di due documenti: 1) Dichiarazione Politica sullo Sviluppo sostenibile; 2) Piano d’azione sullo sviluppo sostenibile.

L’Europa ebbe sempre un ruolo attivo all’interno dell’ampia sfera delle politiche ambientali mondiali, infatti, già dopo la Conferenza di Rio iniziò ad esprimere la necessità di formulare un piano di riforma delle principali politiche strutturali e finanziarie, attenendosi alle indicazioni racchiuse all’interno del fascicolo Agenda 21. La corsa alla ridefinizione delle politiche europee per l’anno Duemila ebbe inizio già nel 1997

71TENUTA P., Indici e modelli di sostenibilità, Franco Angeli, Milano, 2009, p. 19 72TENUTA P., Indici e modelli di sostenibilità, Franco Angeli, Milano, 2009, cit., p.19

attraverso la definizione di aeree circoscritte all’interno delle quali poter concentrare i Fondi Strutturali (obiettivo 1: aree con un ritardo di sviluppo - obiettivo 2: aree sovrappopolate), cercando di prestare un significativa attenzione ambientale in riferimento all’agricoltura, e infine cercare un modo per rafforzare le misure a favore del territorio e dell’ambiente. A livello pratico iniziò un consolidamento consistente del concetto di sviluppo sostenibile, soprattutto dopo la sottoscrizione del Trattato di Amsterdam del 1997 nel quale ci fu una sottoscrizione dell’Unione Europea di un coordinamento generale riguardo la salvaguardia ambientale.

Per la realizzazione di Agenda 21 il fascicolo chiave a cui riferirsi è riprodotto “ dalla Decisione del Parlamento europeo e del Consiglio n. 2179/98/CE del 24 settembre 1998, relativa alla riesamina del Programma Comunitario di politica ed azione a favore dell’ambiente e di sviluppo sostenibile (per uno sviluppo sostenibile), noto anche come

Quinto Programma d’azione a favore dell’ambiente”73. Con il Programma d’azione

vennero identificati cinque comparti chiave nel quale si intendeva intervenire (trasporti, ambiente, turismo, energia ed agricoltura) attraverso alcuni argomenti rilevanti ( cambiamento climatico, protezione della natura, delle zone costiere e biodiversità, gestione ambiente urbano, e cosi via). Nel 1998, il Parlamento Europeo, decise che il Programma doveva essere ampliato includendo cinque obiettivi principali:

1. Ampliamento delle necessità collegate all’ambiente;

2. Estensione degli strumenti impiegati all’interno delle pratiche odierne, al fine di stravolgere i metodi utilizzati;

3. Salvaguardia delle politiche ambientali attraverso un’ampia garanzia di utilizzazione

4. Costante impegno per far si che il cittadino sia costantemente informato sullo stato delle politiche ambientali;

5. Maggior responsabilità alla Comunità nel definire gli oneri internazionali per poter affrontare la collaborazione con i paesi europei;

Oltre a sottolineare gli obiettivi principali, il Parlamento decise di volgere attenzione particolare anche a: sviluppi di nuove politiche perla salvaguardia ambientale,

73 ISPRA – Gestione Locale per la Sostenibilità Ambientale, Linea Guida ANPA per le Agende 21 Locali, 2000, disponibile su www.sinanet.isprambiente.it , cit., p.42

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promozione dello sviluppo sostenibile attraverso nuove iniziative locali, incoraggiamento dell’innovazione sullo sviluppo sostenibile. E’ possibile sintetizzare le decisione prese a livello europeo attraverso lo schema sottostante, nel quale vengono indicate le principali norme e pratiche cui aderisce l’Europa.

Fig. 2.2 Il contesto Europeo

Fonte: ISPRA – Gestione Locale per la sostenibilità ambientale www.sinanet.isprambiente.it

Per quanto riguarda l’ambiente urbano invece, le politiche europee si trovarono ad affrontare questioni assolutamente nuove ed innovative poiché, fino ad allora, il criterio utilizzato fu quella della cosiddetta sussidiarietà nel quale potevano prendere decisioni solo gli Stati Nazionali. Si tratta dunque di un tema recente per l’Unione Europea. Nello schema 2.2 si può notare che dal 1994-1999 venne creata una “Campagna Europea sull’ambiente urbano” finanziata dalla DGXI ( Dipartimento delle Politiche Europee) e promossa dalla principali città che aderirono al tema dello sviluppo sostenibile. Questa Campagna fu di rilevante importanza per l’Europa innanzitutto poiché vide la nascita del cosiddetto Libro Verde Urbano nel 1990 per una responsabilità sociale in risposta ad una serie di pressioni ambientali, inoltre organizzò la riunione di a due conferenze molto

importanti : Conferenza di Aalborg ( Danimarca 1994) e quella di Lisbona ( Portogallo

1996) del quale abbiamo già sintetizzato i punti più salienti nel precedente paragrafo.74

Fig. 2.3 Campagna delle Città Europee Sostenibili

Fonte : ISPRA – Gestione Locale per la sostenibilità ambientale www.sinanet.isprambiente.it

Molte città, dopo aver firmato la Carta di Aarlborg, iniziarono un percorso all’interno del quale il coinvolgimento locale era un fondamento imprescindibile per poter attuare un programma di Agenda Locale 21 in modo da rilanciare i centri urbani e le periferie e per poter gestire tutto il processo organizzativo del quale fanno parte.75 Per concludere il paragrafo ritengo, infine, importante citare un documento istituito dalla Commissione Europea all’interno dell’ampio comparto della sostenibilità locale, intitolato “Sviluppo Urbano Sostenibile dell’Unione Europea : un quadro di riferimento per l’azione”76. Nel suddetto documento vengono sottoscritte quattro assi principali riguardo alle politiche

74ISPRA – Gestione Locale per la Sostenibilità Ambientale, Linea Guida ANPA per le Agende 21 Locali, 2000, disponibile su www.sinanet.isprambiente.it , cit. , p.44

75 Ibidem

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locali : consolidare la crescita economica; sostenere l’equità, rinforzo sociale e la ristrutturazione delle aree urbane; salvaguardare l’ambiente per una sostenibilità locale, infine consolidare la partecipazione della società a livello locale.77

77 ISPRA – Gestione Locale per la Sostenibilità Ambientale, Linea Guida ANPA per le Agende 21 Locali, 2000, www.sinanet.isprambiente.it , cit., p.44

CAPITOLO TERZO

SCHEMI DI CERTIFICAZIONE AMBIENTALI

A CARATTERE VOLONTARIO

Nei capitoli precedenti ho voluto indagare sulle basi del concetto di sostenibilità, affrontando quindi l’argomento da un punto di vista teorico, cercando di costruire i grandi capisaldi che hanno creato l’immagine di ciò che oggi è lo sviluppo sostenibile. Nel presente si andranno a identificare invece i principali schermi di certificazione ambientale, con particolare attenzione ai metodi applicativi.

“Bisogna innanzitutto realisticamente ricordare che: una politica si sviluppo sostenibile senza un programma di sviluppo demografico è come cercare di asciugare un pavimento bagnato lasciando il rubinetto dell’acqua aperto” ( strumenti innovativi – cit. , p. 67)