VI. La villa e le trasformazioni del territorio
2. La villa e il rapporto con il territorio
Le ville costruite nei secoli passati tendono, nella maggior parte dei casi, a non essere più inserite in un contesto che rispecchia quello d’origine. Questo perché lo spazio della villa è composto da una prima parte, l’architettura, che pur subendo delle leggere trasformazioni nel tempo tende a rimanere invariabile, ma vi è anche una seconda componente, il territorio, che, invece, è soggetto a una continua metamorfosi dovuta all’alternanza dei cicli stagionali e dalle vicende economiche e sociali.251
Villa Toderini fu costruita, quindi, in una porzione di terreno, che alla fine del Seicento, era immerso nella campagna e leggermente staccato da quello che era il centro del paese, che ruotava, invece, intorno alla chiesa. In una situazione che però mutò col passare del tempo.252
Anche nel paesino di Codognè, nei decenni successivi alla costruzione della villa, cominciarono a vedersi trasformazioni all’interno del territorio. Tanto che, pian piano la popolazione cominciò a spostarsi e a stabilirsi verso la zona del paese in cui si trovava la villa.253 Infatti, le famiglie durante il Sei e il Settecento tendevano a spostarsi di zona in zona per trovare lavoro nei campi come mezzadri. A queste famiglie veniva data una casa all’interno dei vari poderi e dei campi da coltivare. Il lavoro veniva offerto per un anno, passato quest’arco di tempo, il giorno di San Martino, i padroni decidevano se riconfermare o no il lavoro per un altro anno. Il raccolto restava per una minima parte a questi lavoratori mentre il grosso andava ai proprietari del podere, che potevano essere
251 Ville venete: la provincia di Treviso, a cura di S. Chiovaro, Marsilio Editori, Venezia 2001, LXI
252 M. Pitteri, Il “Paludo” comunale di Codognè e la sua riduzione a coltura (secoli XVI-XVII), in “Codognè: nascita e
sviluppo di una comunità trevigiana di pianura tra Livenza e Monticano”, a cura di Luciano Caniato e Giancarlo Follador, Grafiche Meneghetti, Nervesa della Battaglia 1990, 176-179
indifferentemente nobili famiglie o parroci. Quindi, a Codognè le famiglie erano radunate
proprio attorno alla chiesa dove pian piano cominciò a sorgere un vero e proprio centro.254
L’arrivo dei Toderini nel territorio e la successiva costruzione della villa, invece, portò molte persone a spostarsi di zona per cercare lavoro all’interno del loro podere. Questo spostamento è avvenuto anche perché la Villa era stata costruita in un posto agevole, ossia nelle vicinanze della Strada Levada, strada di grande transito e soprelevata rispetto al terreno circostante che faceva si che non finisse mai sott’acqua.255
Verso la fine del Settecento, inoltre, per quanto riguarda la conduzione delle terre in molti casi si sviluppa un nuovo sistema di gestione, quello della grande affittanza. Così si tende a passare dalle mezzadrie alle affittanze a generi, il cui canone è formato da una quota fissa di prodotti. Quindi, l’affittuario dovette cominciare a reperire manodopera salariata per lavorare il fondo acquisito. Tanto che col passare del tempo si cominciarono a vedere in queste zone tutta una serie di nuove e più grandi unità abitative, dove spesso si ospitavano i braccianti stagionali.256
Perciò, nel nostro caso specifico si vide sorgere nuovi edifici proprio intorno alla zona di edificazione della villa, con il conseguente abbandonando del precedente centro del paese e la formazione di uno nuovo intorno a quest’ultima.
Quindi, con l’avvento del Settecento, nelle vicinanze della villa cominciò a sorgere un nuovo centro. È qui che vennero costruiti il municipio e le scuole e poi la farmacia, la banca, gli edifici residenziali e varie attività commerciali. Edifici che in molti casi hanno degradato il contesto paesaggistico nel quale la villa è oggi inserita. Basti pensare agli edifici adiacenti, come quelli della banca o delle scuole, realizzati attraverso caoni architettonici che contrastano fortemente con l’eleganza della villa. Questi edifici si sono, inoltre, ammassati intorno alla proprietà senza concedergli quasi respiro. Ma non solo
254 M. Salamon, Note sull’agricoltura della pianura trevigiana tra settecento ed ottocento, in “Storiadentro” 3, a cura di
L. Caniato, Edito dal Comune di Conegliano 1980, 69-85
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M. Pitteri, Il “Paludo” comunale di Codognè…, 176-179
anche la strada che la fronteggia la villa costituisce senz’altro un elemento di disturbo. Infatti, mentre tra il Settecento e l’Ottocento vi era una semplice stradicciola di sassi che non creava visivamente un vero e proprio distacco tra la villa e il parco della Mutera, oggi questa grande strada asfaltata ha dato un taglio netto a questi due territori, facendo perdere quel carattere di continuità tra il giardino antistante la villa e quello al di à della strada in cui si erge la Mutera.257 A sottolineare questo grande distacco ha contribuito anche il fatto che su questa distesa erbosa, che oggi non appartiene più ai proprietari della villa ma è suolo comunale, è stato costruito un parco giochi per bambini.
Quindi, per tutti questi fattori si può indicare come prima la villa vivesse in un proprio spazio armonico, mentre ora s’inserisce all’interno di un moderno tessuto urbano. Questo fattore si può chiaramente sentire quando ci si trova a passeggiare nella stradicciola erbosa posta tra la peschiera e il marciapiede che costeggia la strada.258 Infatti, sostando in questo spazio per qualche minuto, dando le spalle alla strada, è possibile ammirare la villa e i suoi spazzi verdi proiettandoci quasi nel lontano Settecento. In un tempo in cui la villa era immersa nella quiete della campagna e non nello scenario rumoroso creato dal continuo traffico di macchine e camion, scenario che ci riappare appena ridiamo le spalle al Settecentesco complesso nobiliare.
Invece, gli edifici e spazi verdi, posti all’interno della proprietà in cui la villa è sita, si armonizzano ancora molto bene con il corpo padronale della villa. Anche se alcuni degli edifici annessi sono stati oggi risistemati, mantengo ugualmente questo armonico rapporto tra di loro. Anche il brolo, posto su retro della villa, porzione di verde adibita alla piantagione di frutteti e viti, non ha perso questa sua antica funzione, anzi negli ultimi anni sono stati piantati nuovi alberi da frutto.
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App. (18)
Quindi, la villa costituisce certamente un elemento di pregio per il paese non solo per la sua struttura architettonica ma anche per i giardini di cui si circonda e con cui la struttura stessa vive in un rapporto di estrema armonia.
Le ville venete, come quella dei Toderini, non sono solo elemento architettonico inserito in un determinato paesaggio ma sono parte di esso, si distendono nella pianura prendendone quasi possesso, creando con essa il loro paesaggio grazie a viali alberati, giardini e peschiere.259
Oggi vi è anche una nuova sensibilità più orientata a considerare il paesaggio come elemento legato all’architettura della villa, con la quale stabilisce un rapporto d’integrazione e dialogo. Si crea un microcosmo armonico in cui l’uno completa e valorizza l’altro. Senza queste ville e senza i parchi e i giardini che le circondano, il paesaggio ne risulterebbe immensamente impoverito. In tal contesto, citando proprio il nostro esempio come segno più che visibile, la campagna trevigiana è fra le più ricche di edifici che conservano il carattere della villa veneta.