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CAPITOLO 2: Kiyohara O'Tama

2.2 Vincenzo Ragusa e la sua Scuola Officina

Vincenzo Ragusa nacque l’8 luglio 1841 a Palermo e studiò all’Accademia con Nunzio Morello e Salvatore Lo Forte, specializzandosi in scultura in un momento in cui i monumenti erano particolarmente richiesti e frequentemente commissionati . La sua carriera si sviluppò tra Milano e 11

Lugano, grazie alle commissioni del banchiere Paul von Derwies, tra cui troviamo anche una versione del Camino monumentale che aveva realizzato per la prima volta nel 1870 per il comune di Palermo. A Milano l’Accademia di Brera gli diede, per i suoi meriti artistici, la possibilità di partecipare al concorso per insegnare scultura alla scuola di arte Kōbu bijutsu Gakkō, su richiesta del ministero dell’industria Giapponese e con la coordinazione dell’ambasciata italiana in Giappone. Alla scuola di arte insegnavano anche Giovanni Vincenzo Cappelletti, architetto, e il pittore Antonio Fontanesi. Il suo insegnamento di una scultura massiccia e monumentale era rivoluzionario rispetto alla tendenza nelle arti plastiche del Giappone del tempo. Ragusa si appassionò a sua volta alla lacca, che cercò di insegnare nella sua scuola Palermitana, fallendo poiché gli alberi della lacca non attecchivano sul nuovo suolo. Realizzò il ritratto del principe Nagahiro Kuroda 黒⽥田 ⻑⾧長溥 (1811-887), ricevette la visita dell’imperatrice madre e un monumento equestre gli fu commissionato dall’imperatore in persona; godeva di prestigio sia tra gli intellettuali occidentali, sia nell’ambiente sociale locale. La passione per l’oggettistica giapponese lo legò a Edoardo Chiossone, che lavorava alla zecca di Stato e che gli assegnò un rilievo per una cartamoneta. In Giappone la scultura dal vivo realistica era inusuale e guardata con imbarazzo . Per questo il suo ritratto di Kiyohara O'Tama del 12

SPADARO, Vincenzo Ragusa in O'Tama e Vincenzo Ragusa. Un ponte tra Tokyo e

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Palermo, pag. 39

NIGLIO O., Vincenzo Ragusa, artista siciliano tra Tokyo e Yokohama in AGORÀ n.

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1878 destò scalpore. Anche le sue altre sculture che rappresentavano persone comuni (Il carpentiere, Il Conducente di Risciò) erano incomprensibili e scomodi. Gli oggetti acquistati durante il soggiorno giapponese da Ragusa venivano fedelmente riprodotti da O’Tama, che imparava l’italiano e faceva da interprete allo scultore mentre apprendeva i modi del disegno occidentale. L’esperienza da professore a Tōkyō finì dopo che anche il rinnovo triennale del contratto originale si esaurì nel 1882. È probabile che volesse tornare in patria per poter partecipare al concorso per la realizzazione di un monumento equestre dedicato a Garibaldi, del quale era stato grande ammiratore, e per fondare una scuola in cui insegnare l’artigianato e l’arte nipponica; infine, per esporre i 4200 disegni e manufatti da lui raccolti nei sei anni di permanenza in Giappone nel museo artistico industriale. L’intento, in parte realizzato, era di diffondere la cultura visiva giapponese in senso lato, con l’aiuto di O’Tama e dei suoi parenti. Nei progetti, infatti, c’era anche la costituzione di un laboratorio che lavorasse la lacca, che dovette però chiudere, causando il licenziamento e il rimpatrio dei cognati. Per promuovere l’apertura del suo istituto, Ragusa tenne conferenze e scrisse articoli, per avvicinare i concittadini alla sua idea; secondo un giornalista contemporaneo, però, l’iniziativa fu accolta con freddezza, nonostante in giapponismo in Europa fosse popolare e le innovazioni industriali venissero guardate con fiducia al tempo: in Germania, nello stesso momento, una comunità di artigiani giapponesi stava insegnando la manifattura tradizionali giapponese ai locali . A causa 13

di questa diffidenza, quando la Scuola Officina Artistico Industriale aprì i battenti nel 1884, fu il frutto esclusivo dell’iniziativa privata di Ragusa. Nel progetto iniziale, che non vide mai la luce, i distaccamenti della Scuola Officina avrebbero dovuto trattare lacca, ricamo, ceramica e fusione del bronzo. Oltre alla famiglia di O’Tama e Vincenzo, anche Enrico Cavallaro e

NIGLIO O., Vincenzo Ragusa, artista siciliano tra Tokyo e Yokohama in AGORÀ n.

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Giovanni Nicolini, artisti che operavano con successo nell’ambiente palermitano in incarichi prestigiosi. Grazie ad alcuni disegni che ci sono pervenuti, possiamo capire a quali attività si dedicasse in realtà la scuola: tra le altre, decorazione di arredi in lacca, in stile eclettico europeo e nel giapponismo alla moda al tempo. In particolare, un armadio divenne piuttosto n o t o , p e r c h é e s p o s t o all’Esposizione Internazionale nel 1891-92 . Ragusa cercava 14

di commercializzare i manufatti e aprì appositamente un magazzino giapponese. Si vendevano cornici (anche usate

per i dipinti di O’Tama), scatole, ciotole, arredamenti, anche abbinati tra loro a decorare un’intera stanza, con l’impiego di lacca nera lucida e rossa opaca. Quando O’Tama presiedeva alla cattedra di ceramica e insegnava il disegno nelle sue classi, impiegava alcune Tavole Didattiche, oggi conservate nel Liceo Artistico intitolato ai due coniugi. Alcune sono firmate da Giuseppe Tambuscio, e fornivano modelli dai quali gli allievi potevano partire per creare le loro composizioni. O’Tama è anche prolifica autrice di acquerelli che raffigurano soprattutto piante e fiori e che costituivano un esempio per i sui pupilli.

SPADARO, O’Tama e Vincenzo Ragusa. Un ponte tra Tokyo e Palermo, pag.362

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Figura 10: Ritratto di Vincenzo Ragusa, O’Tama Kiyohara (1888)

Nel 1887 la scuola viene investita del titolo di Regia Scuola superiore d’Arte applicata all’Industria. Con questa onorificenza venne meno il legame con le arti giapponesi e si perse il nobile intento iniziale. Ragusa scrive “la chiusura delle Officine si era ordinata perché si era fatto credere al Ministero che l’arte e l’industria giapponese potessero contagiare e umiliare l’arte italiana” . A causa dei mancati finanziamenti istituzionali, per illazioni sulla 15

sua incapacità gestionale e per la sua condotta come insegnante di scultura presso il Regio istituto di Belle Arti di Palermo, venne destituito dalla carica di direttore della scuola che lui stesso aveva fondato. In realtà, è probabile che fosse ostacolato a causa del suo proposito di fondere l’arte occidentale e quella nipponica. Continuò però a tenere la propria cattedra alla Scuola Officina e il suo incarico come conservatore dell’annesso museo, anche se privo della collezione proveniente dal Giappone, fino al 1905. L’Istituto è oggi un liceo intitolato ai due artisti.

SPADARO, Vincenzo Ragusa in O'Tama e Vincenzo Ragusa. Un ponte tra Tokyo e

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