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La Voce Regina in terra sudamericana

Con Enzo Minarelli, condivido da tempo la passione poetica insieme alla ricerca di materiali poetici sonori di diffi cile reperibilità: le voci regine... Nel poco tempo a disposizione vorrei raccontare e approfondire il percorso artistico di una delle avanguardie forse meno conosciute del panorama ispanoamericano: il movimento estridentista messicano che quanto a disavventure editoriali e umane ha vissuto un destino molto simile ai protagonisti dei Fantasmi emiliani.

L’estridentismo ha avuto un’importanza fondamentale e un’infl uenza enorme sulle successive generazioni di artisti e poeti e allo stesso tempo deve molto al futurismo sia italiano che russo, al Creazionismo di Huidobro, all’Ultraismo spagnolo. E’ stato a lungo completamente dimenticato e rimosso dalla storia letteraria, poi riscoperto negli anni Novanta, ma senza grandi celebrazioni. Questo movimento si colloca agli inizi degli anni Venti,il loro primo manifesto Actual, pubblicato a Città del Messico è del 1921. Segue il destino della rivoluzione messicana, e per questo ha dei risvolti politici diversi dal Futurismo italiano e più affi nità con quello russo. Trova la sua autonomia non solo in questo tratto politico, ma anche nel linguaggio adottato.

Ho avuto la fortuna di incontrare in più occasioni uno dei fondatori: Germán Lizt Arzubide, che insieme a Maples Arce ha dato vita al movimento. Le sue parole sono ancora di grande attualità: “sembra che l’uomo abbia una gran paura di avanzare verso un mondo nuovo, l’arte non può che risentirne e anche la poesia non può che rifl ettere questa realtà”; “ le avanguardie attuali gridano trasmettendo angoscia e incertezza, mentre il nostro fu un movimento di speranza”.

L’Estridentismo fu un movimento a tutto tondo, dalla pittura alla scultura, dal teatro all’architettura, gli artisti che aderirono, oltre a Maples

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ROBERTO PASQUALI

Arce e a Lizt Arzubide furono: Arqueles Vela, Salvador Gallardo, Ramón Alva de la Canal, Germán Cueto, Leopoldo Mêndez, non si tratta di nomi molto noti da noi, ma conosciamo bene i fi ancheggiatori del movimento come Diego Rivera, Alfaro Siqueiros, o i fotografi Edward Weston e Tina Modotti, quest’ultima ha attivamente collaborato con Lizt pubblicando le sue foto nelle riviste estridentiste.

Estridentismo perché la loro poesia voleva essere e veniva considerata stridente, come ai quei tempi la musica jazz, stridente anche perché dava fastidio ai salotti borghesi e accademici.

Questi artisti defi nivano le loro opere una sovversione contro i principi reazionari che uniformano la gioventù intellettuale americana, oppure contro un conservatorismo anchilosato, così le loro poesie sono come note del pentagramma: “trasformare la poesia in una musica di idee”, i loro interventi erano simili a delle vere performance, voglio solo ricordare che dopo la pubblicazione del loro primo manifesto uscito a Città del Messico, furono espulsi e costretti ad abbandonare la città per emigrare a Jalapa e in parte a Puebla dove abitavano altri membri del gruppo. Hanno avuto un momento di fulgore quando il governatore di Veracruz, un simpatizzante rivoluzionario, li ha in qualche modo protetti e sostenuti.

Nel loro caso non parlerei di poesia sonora ma di poesia fonetica, i loro erano testi scritti per essere recitati, con un altissimo tasso di musicalità. Avendo avuto la fortuna di incontrare e intervistare Lizt anche per il suo novantesimo compleanno, la sua voce sembra un fi ume in piena, parla dei suoi incontri con Buñuel, Ejzenstein, Dalì, Majakowskj, ricordiamoci che Città del Messico in quegli anni era un centro della cultura internazionale.

Questi artisti giocavano lucidamente con la frammentazione, l’ambiguità quasi come una dichiarazione d’amore, e forse qui c’è un aggancio diretto con il movimento Dada, debito da loro consapevolmente riconosciuto. A onore di Lizt va detto che a diff erenza degli altri estridentisti che nel corso degli anni hanno rinnegato quell’esperienza bollandola

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LA VOCE REGINA IN TERRA SUDAMERICANA

come una follia di gioventù, lui è sempre rimasto coerente fi no alla fi ne difendendo quelle scelte e quelle posizioni. Perché hanno rinnegato? Perché sono stati assorbiti dalle istituzioni, Maple Arce per esempio è diventato ambasciatore e appena nominato ha subito rinnegato quell’esperienza. Lizt ha soff erto di questo, diceva che lo avevamo lasciato solo come unico custode di quella memoria.

Nell’archivio della Voce Regina, va segnalata la presenza di Clemente Padin, come primo esempio di poesia sonora, lui è uruguaiano, fi gura storica della sperimentazione sudamericana, ha subito il carcere durante la dittatura degli anni Sessanta, teorico ed esperto, gli spetta quasi di diritto, questo primato, siamo nei primi anni Sessanta. Non va sottaciuta anche l’esperienza del gruppo paulista Noigandres, con i fratelli De Campos e Decio Pignatari, che hanno aperto alla sonorità musicale, non a caso Minarelli ha voluto inserire nella selezione un Caetano Veloso che canta un poema dei De Campos. Vorrei anche ricordare i poeti del Nicaragua, paese che amo in modo particolare per averci a lungo vissuto, per segnalare l’uscita di una recente antologia che ho curato insieme ad Enzo Minarelli, dove accanto alle traduzioni di poeti come Cardenal, Cuadra, Urtecho, tradotto per la prima volta in Italia, abbiamo editato anche un cd audio con le originali voci dei poeti, recuperando anche quello che riteniamo essere il primo poema sonoro del Nicaragua, El Chocorrón di Fernando Silva del 1972, periodo triste per il Nicaragua perché Managua venne in pratica rasa al suolo da un terribile terremoto, e quel poema sonoro risente proprio della tragedia di quei giorni, un fl usso di sonorità anche musicali, recuperando invece a livello estetico i dettami di un gruppo sperimentale nicaraguese Vanguardia, che può fare il paio con quello estridentista. In questo poema esemplare la parola raramente la si riconosce come tale mentre più spesso è puro suono fonetico. Quindi anche la poesia sonora sudamericana ha una sua importanza storica e attuale e spero abbia sempre maggior peso e spazio in questo archivio pubblico.

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Angelo Guglielmi, Niva Lorenzini,

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