• Non ci sono risultati.

ZIONALE” DI GIULIA DOMNA TRA EVIDENZE STORICHE E FINZIONI LETTERARIE

Laura MARZO

(Universitatea “Alexandru Ioan Cuza” din Iași – Università di Bari Aldo Moro)

Parole-chiave/Keywords: Iulia Domna, Augusta, mater, Septimius Se- verus, Caracalla.

Riassunto: Il presente contributo intende scandagliare il profilo politico e culturale dell’imperatrice capostipite della dinastia dei Severi, Giulia Domna (170-217 d.C.), mettendo in luce come il suo ruolo istituzionale sia stato rappre- sentato sia dalla coeva produzione letteraria che dai principali canali di comuni- cazione politica, costituiti dalle testimonianze epigrafiche ed archeologiche. Per ricostruire le peculiarità della sua “maternità istituzionale” e l’egemonico ruolo pubblico rivestito dall’Augusta, sono esaminate la sua titolatura imperiale, le linee politiche sostenute dall’imperatrice e le fonti antiche più attendibili (in partico- lare, Cassio Dione, Erodiano e Filostrato), menzionando anche alcune testimo- nianze materiali di valore encomiastico. In tal modo, si dimostrerà come Giulia Domna, in virtù della sua funzione di Augusta e mater, possa ritenersi la deten- trice di un potere politico mai rivestito prima dalle precedenti imperatrici ro- mane.

Abstract: The present paper aims to analyze the political and cultural profile of the first empress of the Severian dynasty, Julia Domna (170-217 AD), highlighting how her institutional role has been represented both by the coeval li- terary production and the main channels of political communication, such as the epigraphic and archaeological evidence. In order to define the peculiarities of her “institutional motherhood” and her hegemonic public role, the imperial titles of Julia Domna, her political guidelines and the most reliable primary sources (in particular, Cassius Dio, Herodian and Philostratus) will be carefully examined. The paper will thereby demonstrate that Julia Domna, through her function of Augusta and mater, could be considered the holder of a political power never achieved by the previous Roman empresses.

        marzos@libero.it

Cuvinte-cheie: Iulia Domna, Augusta, mater, Septimius Severus, Cara- calla.

Rezumat: Prezentul studiu intenţionează să analizeze portretul politic și cultural al primei împărătese din dinastia Severilor, Iulia Domna (170-217), evi- denţiind cum a fost reprezentat rolul său instituţional, fie prin producţia literară, fie prin alte canale de comunicare politică, constitutite de dovezile epigrafice și arheologice. Cu scopul de a defini particularităţile „maternităţii instituţionale” și rolul public hegemonic al său, vor fi examinate cu atenţie titlurile imperiale ale Iuliei Domna, direcţiile politice susţinute de împărăteasă și sursele antice cele mai reprezentative, în special, Cassius Dio, Herodian și Philostrat. Studiul va demon- stra astfel că Iulia Domna, în calitatea sa de Augusta și mater, poate fi considera- tă deţinătoarea unei puteri politice pe care n-a avut-o niciuna dintre împărătesele anterioare.

La vicenda umana, politica e intellettuale dell’imperatrice si- riaca Giulia Domna (170-217), capostipite della dinastia dei Severi1, rappresenta una biografia esemplare le cui peculiarità illuminano il rapporto tra attivismo femminile ed esercizio del potere politico.

Nativa di Emesa ed educata al culto di Elagabalo2 (il “dio-Sole”), presieduto da suo padre Giulio Bassiano3, Giulia Domna contrasse il matrimonio con Settimio Severo, allora legatus pro praetore, vero- similmente nel 1874; dopo la proclamazione imperiale del consorte

      

1 Sul profilo biografico dell’imperatrice Giulia Domna, si vedano: PIR2 I 662-663; H. Herzog, Iulia Domna, in RE, X.1, 1918, n. 566, coll. 926-35;B. Bleck- mann, Die severische Familie und die Soldatenkaiser, in H. Temporini-Gräfin Vitz- thum (Hrsg.), Die Kaiserinnen Roms. Von Livia bis Theodora, München, 2002, 265-274; D. Kienast, Römische Kaisertabelle. Grundzüge einer römischen Kaiser- chronologie, Darmstadt, 32004, 167-168. Tra la più recente bibliografia, si segna- lano i seguenti contributi monografici: B. Levick, Julia Domna: Syrian Empress, New York, 2007; A. Magnani, Giulia Domna. Imperatrice Filosofa, Milano, 2008; J. Langford, Maternal Megalomania. Julia Domna and the Imperial Politics of Motherhood, Baltimore, 2013.

2 Sul culto del dio-Sole in Siria, si vedano: H. Seyrig, Le culte du Soleil en

Syrie a l’époque romaine, Syria, 48, 1971, 337-373; R. Turcan, Le culte impérial au IIIe siècle, in ANRW, 16/2, Berlin-New York, 1978, 996-1084; E. Badaracco, Il culto del Deus Elagabalus dal I al III secolo d.C. attraverso le testimonianze epigrafiche, letterarie e numismatiche, Lecce, 2017, 91-159.

3 Erod., Hist. Rom., V, 3, 2. Cfr. anche: PIR2, I 202; I 663; D. Kienast, op.

cit., 167; A. Magnani, op. cit., 14-15.

4 Tale è la condivisibile datazione proposta da G. M. Bersanetti, Il padre, la

madre e la prima moglie di Settimio Severo, Athenaeum, 24, 1946, 37 e sostenuta da A. R. Birley, The African Emperor Septimius Severus, London, 1988, 124 e, tra i più recenti contributi, anche da C. Ando, Imperial Rome AD 193 to 284. The Critical Century, Edinburgh, 2002, 48. Una parte della critica data, invece, il matrimonio

La “maternità istituzionale” di Giulia Domna 167

 

   

nel 1935, nel suo ruolo di Augusta, ella esercitò una notevole influenza politica, soprattutto in materia di successione imperiale. La nuova coppia imperiale volle, infatti, proporsi come nucleo familiare forte ed esemplare, un modello di concordia capace di garantire sia l’ere- ditarietà dell’impero e la stabilità del potere sia la fine delle lotte inte- stine e delle congiure di palazzo che funestavano la corte imperiale6. L’ideologia sottesa a tale orientamento politico, molto sostenuto dalla propaganda imperiale, consisteva nella ripresa del criterio dinastico, basato sulla trasmissione del potere per via consanguinea e volto a creare una continuità ideale con la precedente dinastia degli Anto- nini7.

Il disegno della trasmissione ereditaria è anche avallato dalle coeve fonti letterarie, in particolar modo da Cassio Dione8: altamente significativo è il racconto del sogno oracolare attribuito a Settimio Se- vero, al quale, poco prima di prendere in moglie Giulia Domna, sarebbe apparsa l’imperatrice Faustina, moglie di Marco Aurelio, intenta ad ap- parecchiare il talamo nuziale per la futura coppia imperiale. La men- zione della figura di Faustina può essere facilmente compresa se inse- rita nel contesto politico ed ideologico della dinastia severiana: il sopraccitato passo di Cassio Dione può essere interpretato come una trasposizione letteraria del messaggio politico della continuità tra Se- veri ed Antonini. Inoltre, la centralità assunta nel racconto da Fausti- na, e non dal consorte Marco Aurelio, consente di avanzare sugge- stive ipotesi sulla correlazione dei due ritratti femminili di Faustina e Giulia Domna.

       

tra Giulia Domna e Settimio Severo al 185, e, di conseguenza, sposta la data di nascita di Caracalla al 186: si vedano P. Townsend, The significance of the Arch of the Severi at Leptis, AJA, 42, 1938, 517; D. Kienast, op. cit., 167.

5 Cass. Dio., Hist. Rom., LXXIV, 14, 3; Herod., Hist. Rom., II, 9, 2.

6 Sulla precaria situazione della corte imperiale e sulle linee politiche per- seguite da Settimio Severo alle soglie del suo principato, si vedano: L. De Regibus, Contrasti politici alla corte di Lucio Settimio Severo, Athenaeum, 24, 1946, 129- 144; A. R. Birley, The coup d’Etat of the year 193, BJ, 169, 1969, 247-280; M. T. Schettino, L’opposizione politica all’ascesa di Settimio Severo, in M. Sordi (a cura di), L’opposizione nel mondo antico, Milano, 2000, 261-280; O. Hekster, Empe- rors and Ancestors. Roman Rulers and theConstraints of Tradition, Oxford, 2015, 135-160.

7 C. Russo Ruggeri, La datio in adoptionem, I: Origine, regime giuridico e

riflessi politico-sociali in età repubblicana e imperiale, Milano, 1990, 184.

Presupposto naturale della perpetrazione della successione di- nastica era, infatti, la procreazione (che, nello stesso tempo, era il fine della formula giuridica del matrimonio)9: in base a tale dato intrin- seco nella mentalità del mondo antico10, la figura di Faustina Minor e la sua azione di allestimento del talamo, anche se espletata in una di- mensione onirica, possono essere lette, nella finzione letteraria elabo- rata da Cassio Dione, come un buon auspicio per la legittima e natu- rale prosecuzione del principio dinastico, garantita tramite la mater- nità. L’esaltazione della maternità è, infatti, un tratto distintivo di Giulia Domna (che fu artefice e custode della dinastia, in quanto l’al- bero genealogico dei Severi si articolò intorno ai suoi familiari) e co- stituisce un importante fil rouge tra la capostipite dei Severi e l’Au- gusta degli Antonini, che trova un evidente riscontro storico nella ti- tolatura imperiale.

Giulia Domna, infatti, nel 195 ricevette il titolo onorifico di

mater castrorum11, che istituiva un rapporto privilegiato tra l’impera-

trice e l’esercito12. Tale onorificenza pubblica le era stata riconosciuta in virtù della sua costante presenza, accanto al marito, negli accam- pamenti militari: tale aspetto biografico rappresenta una rilevante a- nalogia con Faustina Minor, la quale fu la prima Augusta ad essere effigiata pubblicamente con questo prestigioso titolo nel 17413. In linea con il principio di continuità tra Severi ed Antonini, inoltre, Settimio       

9 A. Rousselle, La politica dei corpi: tra procreazione e continenza a

Roma, in G. Duby, M. Perrot, Storia delle donne in Occidente, I, L’Antichità, a cura di P. Schmitt Pantel, Milano, 1990, 341.

10 Tra la vasta bibliografia sui cosiddetti studi “di genere”che hanno inda- gato il ruolo della donna nell’antica Roma, si segnalano i contributi monografici più recenti: D. Gourevitch, M. T. Raepsaet-Charlier, La donna nella Roma antica, trad. it. di M. Menghi, Firenze-Milano, 2003; D. Augenti, Momenti e immagini della donna romana, Roma, 2007; E. Cantarella, L'ambiguo malanno. Condizione e im- magine della donna nell’antichità greca e romana, Milano, 2013; E. Hemelrijk, G. Woolf (ed. by), Women and the Roman City in the Latin West, Leiden-Boston, 2013.

11 CIL VII, 2550; PIR2, I 663. Per la datazione: H. Temporini, Die Frauen

an Hofe Trajan. Ein Beitrag zur Stellung der Augustae im Principat, Berlino-New York, 1978, 66.

12 M. Sordi, I cristiani e l’impero romano. Nuova edizione riveduta e ag-

giornata, Milano, 2004, 89.

13 R.I.C. III, 274, 751; 346, 1659-1662; 350, 1711-1712; Cassio Dione con- ferma che Faustina Minor divenne mater castrorum a Sirmium, intorno al 174. (Hist. Rom., LXXI, 10, 5). Cfr.: K. Fittschen, Die Bildnistypen der Faustina Minor und die Fecunditas Augustae, Göttingen, 1982, 43-69; D. Kienast, op. cit., 141.

La “maternità istituzionale” di Giulia Domna 169

 

   

Severo si proclamò figlio adottivo di Marco Aurelio nel 195, assumendo l’epiteto di Pius14, adottato dall’imperatore Antonino, e l’anno succes- sivo attribuì al figlio Bassiano (meglio noto con il soprannome di Caracalla) il nome dinastico di Marco Aurelio Antonino, proclaman- dolo Caesar15. L’elevazione del giovane Antonino al rango di Caesar fa scorgere l’influenza dell’imperatrice siriaca16, la quale, dopo la pro- clamazione, assunse nel 196 il titolo di mater Caesaris17 e, l’anno suc- cessivo, quello di mater Imperatoris destinati18.

A partire dal 195, dunque, ebbe avvio un graduale processo di riconoscimento pubblico ed istituzionale del ruolo di mater di Giulia Domna, che Francesca Cenerini ha brillantemente definito di “mater- nità costituzionale”19, in virtù del quale l’Augusta riuscì ad esercitare un maggiore attivismo politico. L’intervento diretto di Giulia Domna nelle scelte politiche del marito, durante il biennio che va dalla fine del 195 al 197, è poi testimoniato dagli scrittori dell’Historia Augusta: Settimio Severo avrebbe, infatti, drasticamente mutato il suo atteggia- mento verso Clodio Albino, maxime precibus uxoris adductus20. Gli ammonimenti dell’Augusta si rivelarono lungimiranti, dal momento che Clodio Albino, in aperto conflitto con Severo, si autoproclamò Au-

gustus21, originando un’aspra contesa per la porpora imperiale. Scon-

fitto Albino nel 197, Settimio Severo accentuò i caratteri autoritari del suo governo, favorendo enormemente la classe militare e mettendo in pratica le riforme antisenatorie che, secondo la storiografia moderna, avrebbero dato avvio al passaggio dalla forma politico-istituzionale       

14 PIR2, S 446 (p. 163, 164), 487 (p. 194). Cfr.: A. Magioncalda, Lo sviluppo

della titolatura imperiale da Augusto a Giustiniano attraverso le testimonianze epigrafiche, Torino, 1991, 36-49; D. Kienast, op. cit., 156.

15 CIL III 3387; VI, 1050-1051; X, 5964; R.I.C. IV, 1, 3; Herod., Hist. Rom., III, 10, 5; Hist. Aug., Sev., 10, 4-6; Ant. Car., 1, 1.

16 F. Ghedini, Giulia Domna tra Oriente e Occidente. Le fonti archeologiche, Roma, 1984, 8.

17 CIL XII, 4345; PIR2, I 663 (p. 313); D. Kienast, op. cit., 167.

18 CIL VIII, 5699; IX, 4880. Sulla datazione del titolo, cfr.: J. Fitz, When

did Caracalla become imperator destinatus?, Alba Regia, 8/9, 1967/68, 285-286. Sulla formula generale di imperator destinatus o designatus si veda: M. Ham- mond, Imperial Elements in the Formula of Roman Emperors during the first two and a half Centuries of the Empire, MAAR, 25, 1957, 17-64.

19 F. Cenerini, La donna romana. Modelli e realtà, Bologna, 2000, 121. 20 Hist. Aug., Clod. Alb., 3, 6.

del principato a quella del dominato22. Sebbene le fonti tacciano, è le- cito ipotizzare che Giulia Domna concordasse con il mutato indirizzo politico del consorte: considerando la provenienza orientale e la di- scendenza regale dell’Augusta, la riduzione delle prerogative del Se- nato era del tutto conciliabile con la mentalità politica di matrice orien- tale, che concepiva un maggior accentramento di poteri nella figura del sovrano e nella sua auctoritas principis23; inoltre, la prevalenza dell’elemento militare, il cui consenso era divenuto autorevole anche per la creatio dell’imperatore24, era perfettamente in linea con il rap- porto privilegiato, sancito istituzionalmente con il titolo di mater cas- trorum, tra Giulia Domna e l’esercito.

Prestando fede alla testimonianza dell’Historia Augusta25, l’in- fluenza dell’imperatrice in merito alla politica interna fu ben più ma- nifesta e considerevole nell’adozione di provvedimenti istituzionali che avvantaggiassero i figli: assecondando le pressioni mosse da Giulia Domna26, Settimio Severo, all’inizio del 198, nominò Caracalla Augus-

tus, elevandolo al rango di imperatore, e Geta Caesar27. A seguito di

tale duplice proclamazione, l’Augusta fu onorata con il titolo di mater

Augusti et Caesaris28: tale prestigioso epiteto, che aveva fatto delle

apparizioni sporadiche nella storia dell’impero e, in particolar modo, era stato adoperato durante il principato della dinastia giulio-claudia29, conferiva ancora più enfasi politica alla sua “maternità istituzionale”.       

22 Uno dei contributi fondamentali sull’analisi del passaggio dal principato al dominato e sulle sue basi ideologiche e politiche è: J. Béranger, Recherches sur l’aspect idéologique du principat, Basel, 1953. Tra la più recente bibliografia sulla forma politica del dominato, si veda: M. Nenna, Il Principato e il dominato: Due concezioni di Stato a confronto, Roma, 2016.

23 F. Costabile, Temi e problemi dell'evoluzione storica del Diritto pubblico

romano, Torino, 2016, 200.

24 G. Poma, Le istituzioni politiche del mondo romano, Bologna, 2002, 171- 172.

25 Hist. Aug., Get., 1, 5. 26 Hist. Aug., Get., 1, 5.

27 CIL VIII, 17258; PIR2, S 446 (p. 165), 454 (p. 172-173), 487 (p. 194). Cfr.: A. Mastino, Le titolature di Caracalla e Geta attraverso le iscrizioni. Indici, Bologna, 1981, 87-157.

28 Da un punto di vista storiografico i titoli di mater Augusti et Caesaris e

mater Augustorum sono stati interpretati come degli indizi sul processo di orienta- lizzazione dell’impero sotto i Severi: questa tesi, che risulta oggi anacronistica, è, in modo del tutto condivisibile, smentita dalla recente monografia di B. Levick, op. cit., 82.

29 Il titolo di mater Augusti et Caesaris era stato riservato solo alle due Agrippine, Maior e Minor: R.I.C. I, p. 254 (Index); PIR2, I 641 (p. 304-305). Cfr.:

La “maternità istituzionale” di Giulia Domna 171

 

   

Tuttavia, il ruolo politico di Giulia Domna subì una breve fase regressiva tra il 200 e il 205, in concomitanza con l’affermazione del prefetto del pretorio Fulvio Plauziano, il quale, grazie alla totale fiducia accordatagli dall’imperatore30, ottenne un potere personale talmente vasto da essere definito da Cassio Dione τέταρτος Καῖσαρ (il “quarto Cesare”)31. Durante quel lustro, all’emarginazione politica corrispose il protagonismo culturale dell’imperatrice, la quale si dedicò alla crea- zione del suo circolo letterario che, inizialmente sorto come gruppo di precettori dei figli e delle nipoti di Giulia Domna, si tramutò in un fervido cenacolo di intellettuali. Giulia Domna, infatti, espletando la sua funzione di matrona docta, si occupò dell’educazione dei figli, An- tonino Bassiano e Geta, e delle nipoti Giulia Soemia e Giulia Mamea: per garantire la loro formazione culturale, l’Augusta ebbe modo di stringere legami e familiarizzare con i maggiori dotti dell’epoca, come Antipatro di Ierapoli e Flavio Filostrato, insigni esponenti della Se- conda Sofistica32.

La composizione del circolo ha dato origine ad un acceso di- battito storiografico sulle identità dei suoi effettivi membri: tale que- relle, che risulta ancora aperta, ha prodotto posizioni antitetiche di inclusione o di rifiuto nei confronti della presenza a corte di alcune personalità di spicco della cultura dell’epoca. La prima esaltazione del circolo venne proposta alla fine del XIX secolo da V. Duruy, che pose in luce la centralità dell’imperatrice la quale, unica nella storia del- l’antichità, era stata in grado di riunire un cercle de beaux esprits33. Lo studioso francese annovera tra i membri del cenacolo la sorella del- l’imperatrice, Giulia Mesa, con le sue due figlie, Giulia Mamea e Giulia Soemia, i giuristi Papiniano, Ulpiano e Paolo, i poeti Oppiano e Gor- diano, il prosatore Claudio Eliano, i medici Sereno Sammonico e Ga- leno e il sofista Filostrato, un habitués di palazzo34. Nel corso del Nove- cento la teoria proposta da Duruy influenzò molti studiosi, che, con        

W. Trillmich, Familienpropaganda der Kaiser Caligula und Claudius: Agrippina Maior und Antonia Augusta auf Münzen, Berlin, 1978; D. Kienast, op. cit., 94.

30 PIR2, F 554; F. Grosso, Ricerche su Plauziano e gli avvenimenti del suo

tempo, RAL, 23, 1968, 7-58.

31 Cass. Dio., Hist. Rom., LXXVI, 15, 2.

32 G. Nicosia, La Seconda Sofistica, in G. Cambiano, L. Canfora, D. Lanza (a cura di), Lo spazio letterario della Grecia antica, I, Roma, 1994, 85-90.

33 V. Duruy, Histoire des Romains depuis le temps les plus reculés jusqu'à

Dioclétien, VI, Paris, 1883, 115-116.

disparate ipotesi ricostruttive, si basarono sul suo elenco per mettere in rilievo le identità dei frequentatori del circolo: K. Münscher, nella sua biografia su Filostrato, aggiunge nella lista del Duruy gli storici Cassio Dione, Mario Massimo e il sofista Antipatro di Ierapoli35; M. Platnauer accetta i medesimi nomi e include anche Ateneo, Apollonio di Atene, Eraclide di Licia ed Ermocrate di Smirne36. Platnauer, inol- tre, valorizzando l’importanza culturale del circolo di Giulia Domna, lo ritiene precursore dei salotti rinascimentali, teoria successivamente supportata da E. Kornemann37.

Tuttavia, non tutti gli storici contemporanei hanno accolto po- sitivamente le ipotesi del Duruy: G. Crifò, ad esempio, ha ritenuto che «nella ricostruzione di tale società intellettuale la fantasia degli sto- rici si sia sbrigliata»; egli, tuttavia, accetta l’ipotesi che i maggiori in- tellettuali, tra cui i giuristi Papiniano, Paolo e Ulpiano, abbiano preso parte al circolo di Giulia Domna38. Sebbene nelle interpretazioni sto- riografiche sia prevalso un atteggiamento favorevole a riconoscere l’autorevolezza del circolo, una significativa eccezione è rappresentata da G. W. Bowersock, il quale ha drasticamente ridimensionato la con- sistenza del fenomeno culturale: lo studioso, infatti, ha notevolmente ridotto l’immagine tradizionale del circolo e ha ritenuto che la parte- cipazione di molti intellettuali fosse solo il frutto di una leggenda pla- smata dal Duruy e ripresa dagli storici successivi, i quali, senza prove documentarie, avrebbero considerato tutte le eminenti personalità contemporanee a Giulia Domna membri del suo circolo. Bowersock considera, quindi, il nutrito elenco dei partecipanti al circolo una fal- sificazione storica e riduce a pochi nomi certi, ossia i sofisti Filostrato e Filisco e il futuro imperatore Gordiano III, gli effettivi compagni culturali dell’Augusta39. Le valutazioni del Bowersock sono state favo- revolmente accolte anche da Lellia Cracco Ruggini e da Erich Ketten- hofen, che hanno condiviso le critiche mosse contro la componente

      

35 K. Münscher, Die Philostrate, Philologus, X/4, 1907, 469-558.

36 M. Platnauer, The Life ant Reign of Emperor Lucius Septimius Severus, Oxford, 1918, 128-145.

37 E. Kornermann, Große Frauen des Altertums. Im Rahmen zweitausend-

jährigen Weltgeschehens, Leipzig, 1942, 267.

38 G. Crifò, Ulpiano. Esperienze e responsabilità del giurista, in ANRW, II/15, Berlin-New York, 1976, 708-789.

39 W. Bowersock, The Greek Sophists in the Roman Empire, Oxford, 1969, 101-109.

La “maternità istituzionale” di Giulia Domna 173

 

   

artificiosa del circolo, sovente priva di un’attendibile menzione delle testimonianze storiche e/o letterarie40.

La quaestio storiografica sulla reale consistenza del circolo (la cui realtà rimane tuttora incerta, data la scarsezza di notizie desumi- bili dalle fonti antiche) non inficia, però, la rilevante portata culturale dell’evento. L’esistenza di una cerchia intellettuale legata alla figura e alla guida dell’Augusta costituisce una novità di gran rilievo nel pa- norama della storia romana41: l’eccezionalità di tale dato storico, che non è stata taciuta dalla coeva produzione letteraria, è rappresentata dal fatto che una donna – o meglio, la donna che rivestiva la più alta carica dell’impero – fosse ispiratrice e promotrice di incontri cultu- rali, a cui ella stessa partecipava attivamente.

Basandosi sulle testimonianze di Cassio Dione e Flavio Filo- strato, non si possono, infatti, svalutare le evidenze storiche sia del- l’esistenza del κύκλος, di cui, secondo Filostrato, facevano parte φιλό- σοφοι e γεωμέτραι42, tutti di provenienza orientale, sia del ruolo di promotrice, committente e patrona del cenacolo svolto da Giulia Domna. Filostrato è il primo ad adoperare il sostantivo κύκλος43 per definire il gruppo di intellettuali riunito intorno all’Augusta, di cui di-

Documenti correlati