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Il Nuovo Istitutore : periodico d’istruzione primaria e secondaria. A.3(1871)

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(3)

CENTRO DI SERVIZIO DI ATENEO PER LE BIBLIOTECHE

FONDO CUOMO

1160

(4)

NUOVO ISTITUTORE

P ERIODICO

*

d’ Istruzione e di Educazione

ANNO TERZO

SALERNO

TIPOGRAFIA DI R. MIGLIACCIO

(5)
(6)

Anno

III.

Salerno,

17

Gennaio

1871

N.° 1.» e 2.°

IL M O IS T IT IIT ®

G I O R N A L E

D' I S T R U Z I O N E E D I E D U C A Z I O N E

11 giornale si pu bb lica tre volte al m ese. Le associazioni s i fanno a prezzi anticipati mediante vaglia postale spedito al Direttore. Le lettere ed i pieghi non francati si respingono: nè si restituiscono m anoscritti — P rezzo: anno L. 5; sei m esi L. 3; un numero separato di otto pagine, Cent. 30; doppio Cent. SO.

Giornali, lib ri ed opu scoli in dono s ’ in d irizzin o—A lla D irezione del Nuovo Is titu to ­ re, Salerno.

SOMMARIO — A i discreti L ettoriS u i p r in c ip ii supremi della d id a ttic a, Dialo­ go — l a nuova scienza del linguaggioUna lettera del prof. Bram billa — Agro­ nomia — Dei p ia t i a rtificia li in genere e dell’ erba m edica — Pedagogia — Nor­ me pedagogiche e didatticheA n n u n zi Bibliografici Lo spiritism o d i T . Vai- la u ri Carteggio laconico.

AVVERTENZA

Per regolare sollecitamente la spedizione del giornale, preghia­

mo coloro che ricevono questo prim o numero e non intendono di

pigliarne l’ associazione

,

di volercelo rim an dare

,

scrivendo ad un

canto dell’ indirizzo il proprio nome ; perchè l’ Am m inistrazione sap­

pia a quali persone debba sospenderne

/’

invio.

A I D IS C R E T I L E T T O R I

Q uest’ anno q u i, che o r ora gli è> passato sulle spalle, sì caro

di benevolenze e di c o rte sie , gliene h a fatto c o rrer tanto di buon

ardire al

Nuovo Istitutore

eh’ ei più franco e sicuro si m ette all’ o -

pera e ripiglia il suo lavoro con m aggior lena. A’ vecchi e bravi a -

mici ei non dirà che via tenga. Da u n pezzo che stanno insiem e di

buona concordia ed a rm o n ia , la conoscon già la su a ban diera e il

suo p ro g ram m a; e se qualche congh iettura gli è lecito tra rre dai

visi lieti e sereni che ha in co n tra ti, vorrebbe dire e non dire che

d’ onesta accoglienza n ’ ha avuta troppa e che del fatto suo debba

p arern e un po’ di bene. Q u e sto , s’ intende, ei non lo dice m ica p er

vanità e su p e rb ia ; chè sebbene non gli sia spuntato ancora il dente

del giudizio, p u r piccino com’ è, non fa p e r d ire , è u n ragazzotto

m od esto , rise rv a to , casalingo e da certi fum i scappa via come il

vento. Ai nuovi p o i, che ignorano che panni v esta, dice cosi p e r

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le generali eh’ esso è inteso a prom uovere P istruzione e i buoni

s tu d ii, specialmodo quelli che si riferiscono all’ educazione p opola­

r e ; poiché qui v’ è m aggior bisogno come di buon volere e di pa­

ziente sen n o , così ancora di aiuti e di consigli. Onde ai m aestri e -

lem entari volgerà più spesso le sue p a ro le , sforzandosi di caldeg­

giarne la causa e di giovarli un po’ nei lor santo e nobilissim o uf­

ficio. E le d o ttrine pedagogiche, i m igliori m etodi d’ in se g n a re , la

b uo na lin g u a , le nozioni agronom iche, sì necessarie ed op po rtune

nelle scuole r u r a l i , la fisica p o p o la re , la gram m atica e P aritm etica

saranno le m aterie s u e , senza restringersi però in sì brevi co n fin i,

tanto che le le tte r e , le arti belle e le questioni filologiche non en­

trin o nel suo program m a. A d ir b re v e , ogni arg o m en to , che tocchi

all’ istruzione e all’ educazione e possa co n d u rre al m iglioram ento

degli stud i e ad ingentilire gli a n im i, non rip u te rà estraneo alle sue

cu re. Sarà u n po ’ coscienzioso e severo nella disam ina delle o p e re ,

che gli verranno dalla gentilezza degli autori ; poiché questo sciupo

e palleggiar di lodi, che vedesi oggi, gli p are un po’ soverchio e

tiene che uno schietto e sincero giudizio faccia bene tanto agli a u ­

t o r i, quanto a chi deve spendere il suo p e r com perare il lib ro . Un

valentuom o di quelli che ci vivono ancora e onorano il senno italiano,

scrisse in sul proposito : « Veggonsi m ettere in cielo p e r som m i certi

cotali che p e r antico sarebbersi a m ala pena noverati fra gli uom ini

di le tte re ; certissim o segno della nostra m iseria, perchè dove il me­

diocre si celebra p e r o ttim o , il buono è p erd uto non solo, m a è

p e rd u ta altresì ogni vera conoscenza di quello » . E queste parole

. insiem e con u n a noticina m essa a piè di p ag in a, dove il V archi a r­

disce di afferm are che il Machiavelli fosse uom o più con qualche

lettera che le tte ra to , gli scesero assai addentro n ell’ anim o e fin da

quando era p utto ta n t’ a l t o , si propose di voler d ire pane al pane

senza p o rtar barbazzale a nessuno. Ma non si creda p e r carità che

voglia essere un istrice, u n A ristarco sgarbato e zollino; chè di

tem peranza, gentilezza e buone m aniere non gliene m ancherà m ai e

dove trova del b u o n o , ci gode m olto e b atte le m ani : solo a certe

cosacce non volgerà nem m eno lo sg u a rd o , e se gli capita qualche

b u o n lib r o , che abbia p u re le sue taccherelle, lo d irà schiettam ente

e da galantuom o.

O ra che v’ ha detto quali pensieri gli frullino pel c a p o , fategli

allegra com pagnia, e buon d ì, buon a n n o , buone calende o ra e

tu tta v ia , m iei cortesi le tto ri.

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V A L E R I O

Dialogo

su’ principii supremi deila didattica

Il m ese di ottobre del 1 8 6 4 v o lg e v a ornai a l suo tram onto, e con esso era per com piersi il corso d e lle con feren ze m agistrali n ella città d i ... Moltissimi vi erano intervenuti dei maestri d e lle vicine e d e lle lontane borgate, e un gran m ovim ento letterario vi si era ridestato a q u e’ g io r­ ni; sì ch e per tutto dispulavasi di m etodi, di didattica e di libri di testo. Non mancavano veram ente di q u e lli ch e andavan dicendo c h e nessuna utilità se n’ era tratta; ch ’ era stato denaro sciupalo e tempo p erd u to; che in duo m esi era im possibile infondere la dottrina in q u e’ m a e str i, de’ quali non pochi erano m ateriaioni e di grossa pasta. M a non è da dubitare ch e an ch e grandi vantaggi si ottennero: tra g l ’ iusegnanli si d e ­ stò una nobilissim a gara; si com p rese il bisogno di una riforma n e ll’ in­ segnamento; e si senti p resso ch é universalm ente l ’ im portanza e la n e­ cessità di una diffusa istruzione elem en ta r e, su cui è fondato il m ig lio ­ re avven ire d ella nazione; senza dire ch e c o llo scam bio v ic en d e v o le d e l­ le id e e , l ’ istruzione se ne aiutò gran d em en te. Fra’ m olti c h e di quando in quando si raccoglievan o e facevan o qua e là cap an n elli disputando di q u e lle cose su cui versavano le co n feren ze, si distingu evan o partico­ larm ente tre ch e a l l ’ aspetto e a lla parola apparivano di essere d el m e­ desim o p aese. Uno di essi d ’ in g eg n o grossolan o anzi ch e no, ed an ch e assai innanzi n e g li a n n i, d a lle con feren ze m ostrava di non aver cavato nessun profitto; e ne p arlava m aled ettam en te, tanto più c h e , taccagno com’ er a , g li d olea forte di aver dovuto m etter mano a q u el gru zzolet- to di denaro da lu i m esso insiem e , Dio sa con c h e sottili risparmi. Costui, particolarm ente dopo di aver bene asciugato un buon fiasco d e l m ig lio r e , dava libero sfogo a ll’ ira c h e dentro lo travagliava contro il

nuovo m e t r o ( c o s ì chiam ava il m eto d o ) e co lo ro ch e si argom entava­

no d ’ introdurlo n e lle sc u o le . L’ altro per contrario n’ era così acceso e infiammalo da passare qualunque segno: non p arlava, non pensava di allro ch e d el m etodo, d e lla didattica e del n uovo m odo d 'in s e g n a r e ; nè ven iva in lu ce libro ch e di così fatte m aterie trattasse, ch e non fo s­ se da lu i avid am ente ricercato e a q ualu nq u e ragion e com p eralo. Non saprei dire quante dozzine di sillab ari di varii a u to r i, di storie e di geografie avea insiem e raccolte; ma le su e id ee erano così disordinate e arruffate c h ’ era veram ente una pietà ad udirlo : farcea discorsi lu n g h i lunghi su lla m elodica c h ’ e g li pom posam ente ch iam ava filosofici: si e le v a ­

va così alto coi suoi ragionam enti c h e nessuno assicuravasi di poggiare a

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m artoriava in tutti i m odi, e non Io lasciava se non dopo di aver s m a l­

tito quanto aveva in corp o, m assim am ente s u lle nuove in ven zion i fatte da

lu i in questo g e n e r e . Q uale poi fosse il prò ch e ritraeva da colai ma­ niera di am m aestrare, assai ben ch iaro si v id e , a llo r c h é volend o insegnar le g g e r e ad alcu n i bim bi, fec e lo r o un discorso così p rolisso e così m iste­ rioso ch e ne rimasero per un pezzo (sbalorditi e sm em orati.

E ra costui continuam ente a lle prese con un g io v a n e m aestro c h e in­ siem e con lu i era venuto a lle con feren ze e insiem e con lu i d im orava.

Questo giovan e, quanto sobrio e parco n el p a rla r e, altrettan to p orgeva- si giu dizioso e assennato : intorno al m etodo a veva id ee m olto aggiu state c h e e g li fond ava non m eno su lla dirittura d e lla sua m ente c h e su ’ buoni studii filosofici: in cambio di logorar tanto tem po su ’ libri c h e d ’ ogn i par­ te ci piovono a questi g io r n i, a voler ritrovare il m etodo più ragione­ v o l e , avea lungam ente m editato su lla natura d el v e r o , s u ll’ in d ole d e l­ l e fa co ltà um ane e su l fine cui d ee m irare ch i insegna ; ed era p ersu a­ so c h e , d ove fosse co lla l ’ essenza d e l vero e ricercate addentro le fa ­ co ltà d e l nostro s p ir ilo , tqrnerebbe a g e v o le avvisare il m odo p iù accon­ cio di condurre a bene l ’ in segn am en to.

Un giorn o in q u e llo appunto c h e fra loro disputavano q ue’ m a estri, si p resentano a V alerio ( c liè così chiam avasi q u el valoroso ) due g io ­ vanetti; i q u a li a lle sem bianze e a l modo di p arlare davano intendim en­ to di essere ingegnosi e di buone le tter e forniti. E rano poi a V alerio assai d e v o t i, tra p erc h è riverivano in lu i la bontà d e ll’ in gegn o e d e­ g li s tu d i, e p erc h è era stato am oroso ed ucatore d ’ un loro fr a te llo ra­ pito n el rig o g lio d e lla gioven tù e d e lie speranze a l cu lto d e lle le lle r e e d e lla patria. P er lu n g o tem po essi avevan o inlerm esso di visita rlo per non rinn ovare il d olore d el p overo fr a te llo : ma in d a rn o ; c h è V a ler io al riv ed erli non p otè tenersi dal dar fuori un d o lo ro so sospiro. Quante lu gubri e in ca n cella b ili rim em branze, d ic e a , per ch i am ava con cuore di padre q uel g iovan e sì ben p ro m etten te! E fatto l ’ e lo g io d e lla p r e ­ cocità d e ll’ in g eg n o e d e lla svariala dottrina di lu i; perd on atem i, d isse, se i o , senza v o le r lo , vi h o am areggialo con sì d olo ro se m em orie. N o , •risposero d ’ un anim o i due f r a t e ll i, voi non ci a m a re g g ia te ; il p en sie­

ro d ’ una vita senza term in e, a cui voi ci a v e le adusati ad a f f i s s i l e lo s g u a r d o , e n e lla q u a le ha com pim ento e prem io la p erfezion e d e ll’ uo­ m o , le n isce e tem pera il nostro d o lo r e : anzi ci è d o lc e m irare in v o i 1’ esem pio di q u e ll’ am ore onde d ev ’ esser e inform ato ch i v u o le veram en­ te aprire a lla scienza l ’ in telletto d e’ suoi d iscep oli. Di poi cessate q u e l­ le com m ozioni c h e in loro si erano d este a lla m em oria d e l fr a te llo : in ­ d a rn o , dissero rivolti a V a le r io , abbiam o con accesa brama aspettato

i l nuovo libro da voi prom esso su lla istruzione e su l m etodo ; ed or co-

ta l desid erio s’ è in noi di cen to tanti accresciu to. M olte cose veram en ­ te ci acca d e sp esso di udire a q uesti giorn i intorno a l m etodo in se g n a ­

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t iv o ; ma, a d irvela s c h ie tt a , in m ezzo a g l’ uni ch e gridano a piena

gola

contro ogni n o v ità , e agli altri c h e m alam ente intendono e m alam ente pongono in atto i m etodi nuovi, non abbiam o saputo cavarn e costrutto. O n d e, a voler trovare il bandolo in questa così arruffata m a te ria , noi vorremm o ch e vi p iacesse d ich iararci alm en o i principii suprem i c h e g o ­

vernano le d iscipline did a ttich e c h e toscanam ente domandano in seg n a tive.

Y . N u lla di m eglio per m e c h e ragionare di c o s e , su cui credo di avere un pò m editato. L ’ idea d e l p erfetto in segn ante sou venuto m eco m edesim o considerando; e mi pare ch e g ià m e ne b alen i in m en te l’ im ­ m a g in e ; ma non p otrei d irvi ch e n e v eg g a ben contornati tutti i lin e a ­ m en ti, sì ch e mi riesca di rap p resen tarveli a p a ro le . Ma a provarm ici con v o i, si a g ev o ler à di m ollo il m io com pito: ch e i concetti indefiniti e incerti io spero ch e mi verrà fatto d ’ in dividu ar m e g lio , in g eg n a n d o ­ mi d i e s p o r v e li, e rispondendo a ’ vostri dubbi.

( Continua )

.

Francesco Linguiti

LA NUOVA SCIENZA DEL LINGUAGGIO NELLE SUE ATTINENZE

COLLA GRAMMATICA DELLE LINGUE CLASSICHE

G ran vanto, senza dubbio, dell’ età nostra è la nuova sc ienza del lin­ guaggio , r ec ata in breve quasi a com pim ento m e rc è di quello stesso meto­ do , da cui gl’ investigatori della n a t u ra debbono riconoscere i più splendidi trionfi e le più utili conquiste del v e r o . . F a ve ra m e n te m a raviglia che n o n abbiano posto m ano a questa disciplina i Greci e i R o m a n i , che pure eb­ bero molte e svariate relazioni di g u e r r e , di p a c i , di a l le a n z e , e di com ­ merci con altri popoli, e spezialmente co’ Persiani e cogl’ In d ian i. O ndec hè loro to rnava agevole ragguagliar le proprie con le lingue di quelli, e per via di queste comparazioni p ervenire a conoscere l’ origine, l’ indole, le forme e le leggi che governano il linguaggio. Ma cessa questa m a ra v ig lia , chi si faccia per poco a consid erare c h e gli antichi, mirabili per la università de’ con- cetti e p e r 1’ arditezza della sintesi, poco acconci si porgevano alla diligente osservazione di q u e’ m in uti particolari che ne sono 1’ applicazione e la con­ ferma, e che ad altre non meno comprensive generalità dischiudono l a via. 1 Greci massim am ente , ignari e sprezzatori delle lingue straniere che per istrazio appellavano barba re , eran privi di un sufficiente num e ro di fatti per questa m a n ie ra di analisi. Egli è vero che Platone, Aristotile e Proclo n o n omisero di entra re in questo argomento cosi importante; m a, più che filolo­ gi, si mostrarono profondi filosofi, avendo posto mente più alla forma della parola, eT5o?, che alla m ateria, nè discesero mai da q u ell’ altezza a stu­ diare l ’ um ano linguaggio nella sua v ita , n e ’ suoi moti e nel suo diven ta re perenne. Nè è da stupire, che gli stessi gram m atici di A le s s a n d r ia , dove p u r tante e svariate lingue si parlavano, n o n se ne siano mai giovati, p e r dichia­

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rar la vera natura della loro, e determinar meglio le leggi e la storia della parola. Im perocc hé essi erari venuti nella persuasio ne che a discoprire i mi­

steri dell' um ano -linguaggio, bastasse la sola lingua greca, della quale pen­

savano che si servissero a n c h e gl’ Iddìi. Molto meno furono a questa scien­

za favorevoli 111 Italia il X V e il X V I secolo; peroc ché i filologi di queste

età, intesi ad a m m irare le squisite bellezze d ell’ arte greca e latina, e a ri­

p ro d u rn e le forme nelle loro s c r it tu r e , non era no atti all’ analisi scientifica e alla riflessiva cognizione del linguaggio. Ma, com echè nata assai ta rdi, q u e ­

sta scienza J i a fatti mirabili progressi nella G e rm a n ia , e g ran d e m en te se 1 1’ è

av vantaggiata la gram m atic a delle lingue classiche. La quale, per fermo, gio­ vandosi delle comparazioni linguistiche, h a acquistato la dignità e il rigore di scienza, ordinata a m ostrarci gli elementi che v e r a m e n te concorsero alla form azione della lingua e le leggi onde questa è ve ra m e n te riuscita a costi­ tu ire il proprio organismo ; sì che an c h e quando n e ssuna pratica utilità se

ne traesse , avrebbe per sè m edesima u n a grande im portanza p e r lo scopo

scientifico a cui mira. Ma c h e im porta, dirà alcuno, conoscere gli elem enti della parola e le sue leggi? E che? sarà utile r ic e r c a r e e parti di u n fiore e

le leggi de’ fatti n a t u r a l i , e non ci gioverà conoscere le leggi della lingua

che è il fatto n atu ra le più im p o r ta n te , e le parti della parola che è il p iù leggiadro fiore dello spirito? Non è egli u n a cosa da dovercene gra n d e m e n te pregia re, che quello eh ' 1 ra un mistero per gli stessi critici A lessandrin i e pe' fi­ lologi del Sec. X V e X V I, oggi per la linguistica ci è fatto chiaro. Ma i vo­ ca b o li, dicono a l t r i , essendo u n a cosa o r g a n i c a , non si possono spezzare e partire n e ’ loro ultim i elem enti senza distruggere il loro essere. Bene sta;

ma 1’ organismo delle lingue non è primitivo , ma vi sono giunte movendo

d a forme e da leggi più semplici con un lungo e faticoso lavoro di molti

secoli. L a lingua non è u n che di stabile e c o s t a n t e , m a senza posa si

muove e co n tin u am en te si fa, e via via per stadi e fasi diverse piglia vari

e nuovi atteggiamenti ed aspetti. O ra se ciò è vero; se è vero, c h e le lin­

gue arie dallo stato prim ordiale delle nude radici son p erv e n u te a q uel mi­ rabile congegno di flessione che da tutte le distingue ; se è vero che ele­

menti monosillabici, staccati da principio e indipendenti, siano concorsi p e r

via di aggregazioni successive a costituire le agili parole, chi può afferma­ r e v era m en te di conoscere appieno e scientificamente queste lingue , senza

l’ aiuto dell’ analisi scientifica?

Ma è egli p o ssib ile , dividere e partire i vocaboli n e ’ loro e l e m e n t i , se nza che ne vada via la parte più n o b i l e , la v i t a , la bellez za ? Così fat­ ta obbiezione dileguasi come prim a ci facciamo u n giusto concetto dello scopo che si propone la linguistica nella sua analisi. Maravigliosa è c e r ­ tam ente la bellezza della p a r o la , di questo fiorire, di questa p arv e n za del­ lo s p i r i t o , e u n se ntimento di am m irazio ne desta in chi si fa a c o n s id e ­ rarla. Onde i Bram ani n e g l 'i n n i de’ V e d i, no n sapendo che fosse, l ’ in n a l­ zarono al grado di divinità. Ma la linguistica, lungi dall' esclu dere 0 distrug­ gere questo sentimento che precede ogni riflessione, lo presuppone. L’ anim a um a n a h a più facoltà che dom andano alla loro volta di essere esercitate. Dopo di aver am m irato , ella vuol co m prendere; sì c h e an c h e il fanciu llo,

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per satisfare alla sua cu riosità, spezza i giocattoli di cui ha pigliato dilet­

to, per indagarne il secreto. Appunto perc hè troppo bella è la p a r o la , noi proviamo un bisogno irresistibile di r ice rc arn e le p a r t i , la n a t u ra e il se­ creto. O ra a questo bisogno appunto risponde la linguistica, alle cui sottili ricerche nulla si sottrae, e il cui studio ci è cagione di un piacere nuovo, più severo del p rim o, non meno vivo e più profondo. E che? dovremo noi sempre am m irare la misteriosa n atu ra della parola, dovechè i B ram ani che l’ adoravano come divinità, in tempi assai remoti si riebbero dalla loro am ­ mirazione, e si misero al lavoro con singolare abilità; e le loro opere nel-

l’ analisi gramm aticale che incom in ciarono infin dal VI secolo, sono tuttora

insuperate in ogni nazione.

Ma lasciando stare questo scopo scientifico, quante difficoltà nella p r a ­ tica non sarebbero appianate per mezzo di questa analisi? Q uanto non r iu ­ scirebbe, per mo’ di esempio, più agevole la dotlrina della flessione de’ verbi latini, se conform em ente a’ risultati della linguistica, si distinguesse il tema verbale e h ’ è 1’ elemento stabile di tutto il verbo, e da cui deriva il perfetto e il supino, dal tema del presente da cui formasi il p r e s e n t e , l’ imperfetto e il futuro? Così, a volerne dare un esempio, nel verbo Vinco vuoisi distin­ guere il tema verbale Vie da cui formasi Vici e V ictum , da Vin-c , donde si ha Vinco, Vincebam , Vincam . Q uanta utilità non si trarrebbe dal distin­ guere i verbi latini in sette classi secondo la diversa attenenza fra questi due temi? ( tema verbale puro e tema del presente ). P r im a classe-, il tem a del pre­ sente è eguale al tema verbale: Leg. Lego; A g . Ago; D ic-D ico . Seconda classe; il tema del prese nte formasi aggiungendo t al tema v e r b a le : N ec-N ec-t-o ;

V lec-t-o; F le c -t-o . T e rza classe: nel tema del prese nte il tem a verbale prende

i : F u g -F u g -i-o ; C a p -C a p -i-o ; F a c - i- o , ec. Q u arta c la sse : il tem a del p r e ­ sente formasi dal tema v erb a le, prendendo la consonante n: V ic -V i-n -c -o ;

F r a g -F r a -n -g -o , ec. Q u arta classe: ( i n c o a t i v i ) il tema del presente si forma dal verbale coll’ aggiunta di s e ; le quali due consonanti si uniscono im m e­ diatamente a ’ temi in vocale: N o-N o-sc-o; C re-sc-o ; Q uie-sc-o; e per mezzo della vocale di unio ne a’ temi uscenti in c o n s o n a n te : E ru b -e -sc -o ; R e fr ig -

R efrig -e-sc-o , ec. S esta classe: il tema del presente formasi dal tema ver­ bale, afforzandosi colla vocale e: D oc-D oc-e-o; V id -V id -e-o ; F o v-e-o . H aes-

lla e r - e - o . 1 L a S ettim a classe infine com prende que’verbi che o h an n o temi diversi, o un sol tema che apparisce sotto diverse forme. Così S u m ha due temi

E s e F u ; F ero h a tre temi: F e r , T ul e L a. O b liv-i-sc-o -r, h a un tema affor­ zato nel presente O b liv - , e debole nel participio O bli-tu s 2 ; F in go 1’ h a afforzato nel presente e nel perfetto F i-n -c -si F in x i, e debole nel supino F ic -

tum ; Coquo h a u n sol te m a, m a cambia il q in c nel perfetto e nel supino. 3

1 È legge fonetica della lingua latina che fra due vocali ed anche in fine delle parole la s convertasi spesso in r: Honos — Jlo n o r ; Arbos Arbor; C orpus, gen: CorposisCorporis, ccc.

2 V sparisce innanzi a t: Mov-tusM otus ; Fov-tusFotus ecc.

3 Qu si mula in C : quum —cum : Loquor, Loculus: Relinquo, R elictus ecc. Ad mi candidato, figlio di un cuoco, Cicerone celiando disse : Ego coque ( per quoque ) tibi favebo.

(13)

A ltri verbi soffrono l a sincope o la metatesi ; S p a rg -o -S p a r-$ i ; 1 S ter-n o ,

stra^ -vi-stra-tu m ; in altri il tema è d eriva to nel presente, e ra d ica le nel per­ fetto e nel supino : in lu - v o , per esempio, abbiamo due t e m i , l ’ uno radi­ ca le ju v , da cui deriva il perfetto ed il supino, j u v - i , ( iu v -tu m ) i u t u m , e

1’ altro derivato ju v a , da cui formasi il presente , l’ imperfetto ed il futuro

ju v o , as, ju v a -b a m , lu v a -b o , ecc.

Dopo le quali cose, chi volesse im puntarsi n e ’ vecchi metodi, a noi par­ rebbe di no n aver r a g i o n e , altro che quella o n d e , come dice O r a z i o , son mossi a l c u n i a sfatar tutto ciò che h a sembianza di nuovo :

O p e rc h è a senno lor n u lla è perfetto ,

Se non quanto lor p ia c q u e , o p e rc h è al senno De’ giovani far e c o , e ciò che im berbi

A ppreser g i à , confessar poi canuti

C he debbasi o b lia r , s’ h a n n o a vergogna *.

Prof. A . L in g u iti

UNA LETTERA DEL PROF. BRAMBILLA

Nel

Corriere del L a rio

, giornale di C om o, troviam o pubblicata

al nostro indirizzo la seguente lettera del Ch. P ro f. B ram billa, a cui

rendiam o sincere grazie della gentilezza onde ci onora.

A l Direttore del Giornale:

IL NUO V O ISTIT UT O R E A SA L E R N O .

M olto ringrazio la S . V . del caro dono eh’ E lla con tinu a a farm i del suo giorn aletto, som m am ente istru ttivo; dove le scritture d ell’ eg re­

g io Linguiti e di quel

C.,

troppo m odesto, che tratta così bene d’ agricol­

tura, m i toccan l’ u gola. V id i n ei fogli 3 3 e 3 4 i due B o z z e t ti del sign or D azzi : quando e g li ne avrà pubblicato il volu m etto prom esso, g l’ in te l­ lig e n ti potranno darne g iu sta sentenza : al che non bastano, pare a m e, due soli ; e sì brevi ; quantunque lo scrittore vi m ostri facile v en a , stu ­ d io della natura e una fa n ta sia , d irei co sì p o p o la r e , ma castigata dal- 1’ in g eg n o elegan te. N on vorrei per altro vedervi certe c o s u c c ie , che possono d isgrad ire ai le tto ri p iù schifiltosi e , troppo spesso u sate, sce­ m are a qualunque lavoro la bellezza e la grazia. Le accennerò io ? per­ ch è n o ? F orse il g en tile poeta se n e potrebbe giovare per g li altri

B ozzetti.

Che vuol d ire q uell’ «tom o cielo, ove D iana risp len d e? non ne rac­

colgo il sen so. A ll’ alba in aprile com e m ai si può veder per li. cam pi

rosseggiare il fiore del p esco? e le f o g lie , non ancora illu m in ate dal

sole, p ossono esse brillare? e la brina, prim a ch e sia tocca dalla lu c e ,

x Si sopprimono c, g fra r o l, e t o s: Par-co-Parsi; Indulgeo, I n d u ls i, In - dultum ecc.

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può d ile g u a r e e ca d e re d a i fili dell' e rb a ? — Conosco poi gli a r a t o r i toscani essere p i ù p o ltro n i degli a r a t o r i l o m b a r d i , p e rc h è all’ alba in aprile d o r m o n o a n c o r a ; e s ì , che la soave a r m o n ia delle cam pa ne so ­ nanti a distesa dovrebbe s d o r m e n t a r li. I n o s tr i a r a t o r i so rg o n d a l c a ro

letto in s i e m e coll’ alba, co m e ci a s s ic u r a , p e r e s e m p i o , il P a r i n i là dove con pochi e m ir a b ili t r a i t i descriv e il m a t t i n o . — I p i ù se v eri g r a m ­ matici tro v e ra n n o an c h e, non so s’ io dica u n a s g r a m m a t i c a t u r a od un s o le c is m o , nel verso : E che il cibo le in d u g i a ccu sa in q u ie ta : ad altr i non g a r b e ra n n o le d u r e s in c re s i in in q u ie ta e D ia n a , e i n la collin a e

di t r a ’ v a n i degli a lb e r i. F o r s e .questi p e c c a t i m i sono le c c u m i d i q u e l parlar f io re n tin o che il M a n z o n i vo rre b b e ( p e r mezzo di u n vocabola­ rio ! ! ) p r o p a g a r e p e r t u t t a Ita l ia ; e m i s t r i n g o n elle spalle. A L e i , s i­ gnor D i r e t t o r e , q u e s ti peccatuzzi p a r r a n n o cose da n u l l a ; e a n c h e a me paion t a l i ; m a li n o t a i , p e r c h è nei b r e v i c o m p o n im e n ti co m e sono i B o z z e lli del s ig n o r Dazzi, q u a l u n q u e piccolo n e o f ac ilm e n te sa lta agli occhi e dispiace.

Colgo 1’ o p p o r tu n ità d ’ a u g u r a r l e ogni b e n e e ogni c o n te n te z z a n e l nuovo a n n o ; che v o r r e i , con t u t t i i b u o n i , c o r re sse fo r tu n a to alla pa­ tria c o m u n e e al r e s to della fam ig lia l a t i n a ; i n d e g n a m e n te op p ressa dai disc en d e n ti di A r m i n i o , a c u i la civiltà nuova no n tols e l ' an tica barbarie n è 1’ avarizia feroce.

C o m o , 4 g e n n a io 4874.

Prof. B ram billa

CONFERENZA 38.a

De i p r a t i a r t i f i c i a l i i n g e n e r e e d e l l’ e r b a m e d i c a.

D ifferenza fr a i p ra ti stabili n aturali ed i p r a li artificiali — Vantaggi dei se ­

condi — L 'erb a medica — Suoi bisogni dì clim a e di terreno — Paras­

site che la in f e s ta n o , la Cuscuta e la R izattom a — M ezzi preven tivi e

c u ra tiv i.

Dopo di av e rv i discorso dei p r a ti p erm a n en ti n a t u ra li, sieno del tutto spontanei e selvaggi come le nostre d ifese , sieno governati con buone r e ­ gole da potersi ben d ir e c o l t i v a t i , passo ora a d ir v i dei p r a ti artificiali.

Questi differiscono dai n a tu ra li perchè si stabiliscono con u n a sola erba , a differenza d i quelli che costano di parecchie erbe spontanee che sogliono da loro vegetare su q uei te rre n i. Generalm ente non sono che tre queste piante prescelte per le p r a te ri e arti ficiali, la m ed ica , la lupinella ed il t r i ­

foglio. La d u r a t a di queste p r a te rie si estende fino a dieci a n n i , dopo dei quali decadono e bisogna disfarle. La ragione della impossilità d’ i n t r a t t e ­ nerle per più lungo tempo, sta in ciò che essendo formate di un e r b a sola, le erbe spontanee che sogliono attecchire su quel dato te rren o , presto o ta rd i vi prendono dominio a discapito di q u ella coltiva ta, e se si lasciasse

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a n d a r la cosa da se, si finirebbe con la trasform az ione del p r a to artificiale in p r a to n a t u ra le . Nel nostro clima i prati artificiali incontrano la maggiore o p ­ p o r t u n i t à ; possono perciò rendere assai b e n e , più dei p ia li n a tu ra li asciulti, od almeno q uanto rendono i migliori prati n atura li irrig u i. Non sono poi n u o ­ vi per n o i , essendo conosciuti e mollo lodati dagli antichissim i ag ronom i, ed intanto non si collivano in quella proporzio ne che converrebbe per quella ragione delle estese d if e s e , le q u a l i ci forniscono fieno, m a sono p u r e ca­ gione di g ravi m a lan n i. Ma il giorno non è lontano, e vel dissi, che quelle difese debbono s p a rire ed allo ra sa rà indis pensabile di s u p p lirle con prati na tu ra li c o l t i v a l i , e p r a li artificiali. Occorre d u n q u e p r e p a ra rs i a questa trasform azio ne, fa mestieri fin da ora estendere i prali a r t i f i c i a l i , e colti- vari i a dovere, avvegnacchè è pure per questa ragione che non si sono fi­ no ra estesi di mollo, perché non si sono bene coltivati e q u in d i non se ne è conosciulo il vero valore, il quale è sommo, quando si sa ottenerlo; ed è molto scarso per quegli altr i coltivatori che dalla te r r a tulio r ic h ie d o n o , ma sono avarissimi nell’ accordare alla te r r a quello che ad essa bisogna. P er coloro poi che non avessero ac q u a d ’ i r r i g a z io n e , o non potessero d i ­ sporre di mollo concime, le pra te rie artificiali sono preferib ili ai p rali n a ­ t u r a l i, i quali se sono asciutti, danno assai m e no profitto, e se anc he i r r i ­ gali non porgono largo prodotto senza mollo concime. Fate attenzione alla n a t u r a delle erbe che p r e dom inano nei p r a li n a t u r a li, le q u a li sono per la più parte graminacee, e vi persuaderete che debbono mollo d o m a n d are alla te rr a per n u tr ir s i, m e ntre le poche erbe che si destinano alle p r a te ri e a r ­ tificiali, sono tu tte leguminose, le quali sono a nnove rale f r a le m ig lioratrici a p p u n to perc hè vivono più di elementi aerei che della t e r r a ; chè anzi lo sono senza d u b b io m ig lioratric i perchè restituiscono alla te rr a più an c o ra di q u a n lo ne assorbono. Aggiungete che possono in te rreni freschi far di meno della irrigaz ione senza che ne scemi sensib ilm ente il prodotto, e nei terreni più caldi non a m ano frequente irrig a z io n e , ma r a r a ed in q u a n t ità discreta.

11 foraggio dei prali artificiali è molto migliore di quello dei prali n a tu ra li , specialmente per gli a n im ali vaccini , pel loro accrescimento in c a r n e , q u in d i nello sviluppo della forza. L’ erba dei p r a ti n a t u r a l i , come vi dissi , è solo p referibile per la form azione del latte. Tulio q u in d i r a c ­ com anda qu es te p r a te ri e artificiali, senza cui non p otrà esservi vero progresso ag ricolo . Dopo le quaii generalità vi parle rò in p r im o luogo dei medicai,

cioè dei prali di sola e r b a medica.

Questa pianta esimia, come la chiama Columella, non è o rig in a ria del no­ stro suolo, ma si crede a noi p erv e n u ta dalla Media, da che il nome che porta: chiamasi p u r e L u zern a , e con tal nome è conosciuta nelle nostre campagne. Il nostro clima è mollo ad essa confacente, e generalm ente i nostri te rreni sono ad a tti a f arla prosperare. P urc hé non si tratti di te rreni molto umidi e a b biano sufficiente profondità sa ranno sem pre buoni: se calcari, tanto meglio. Resiste molto bene al freddo, p u rc h é non sia eccessivo, ed ha bisogno di moderato calo ­ r e : essa vegeta se m pre che il te rm om etro di R e a u m o u r segna almeno otto g r a ­ di; al di sotto di q u es ta te m p e r a t u ra si in te rro m p e la s ua vegetazione, e voi ben

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sapete che la te m p e r a t u ra media del nostro inverno è presso a poco di tal grado; sicché noi ab b iam o il gran vantaggio di vederla se m pre verdeggian­ te. P er compiere il suo perio d o vegetativo essa deve sp e rim en ta re 850 gradi di calore ; e siccome nel nostro clima dal principio di p rim a v era fino alla fine dell'autunno ne sperim entiam o poco meno di gradi 4000, così questa medica può per ben q u a ttro e cinque volte r ip r o d u r s i, e so m m in istra rc i cinque t a ­ gli di foraggi successivi. Però l’ agricoltore deve essere molto attento a non perder tempo in i n d u g i , per non vedersi sfuggire il qu in to taglio in c o n ­ trando in a u tunno la te m p e r a t u r a più bassa degli otto g r a d i, combinazione rara.se volete, ma p u r e possibile; ond’ è che dal secondo taglio in poi non bisogna aspettare il suo completo s v ilu p p o , ma falciarla con un po’ di a n ­ ticipazione, sicuri che quel poco a cui si r in u n z i a , v e r r à compensato da un

taglio dip p iù che dà sem pre un compenso m aggio re.

Chi poi vuol conservare questo prato pel periodo di dieci a n n i , dovrà rinunziare a raccoglierne il s e m e, avendo la esperienza dim ostrato che la medica nel m a tu r a r e il seme, perde non poco di sua vigoria. Per seme si può d estinare un piccolo appezzam ento che si farà d u r a r e q u attro o c inque anni, e nel prim o nep p u re si raccoglierà s e m e , sì bene dal secondo anno in poi. La q u a n t ità di seme che produce è molta; su di un e t ta r e di m e­ dicaio se ne può ottenere un 500 chilogram m i. S em pre vi conviene badare a non falciare la medica molto basso, come avviene q uando si a dope ra la falciuola, ma è preferibile la falce fienaia, la quale m a ltr a tt a meno le p ia n ­ te, e non smuove le radic i, le q u a li som m am ente nei p rim i d u e anni non trovansi mollo approfondite.

Due pianle parassite sogliono in festare i medicai ed arrec are g r a n danno* L’ una è la così detta Cuscuta, la quale suol vivere a spese anche di altre p ia n le leguminose, tigliose e selvagge nei luoghi um idi e nei boschi e si sviluppa pure sulle foglie della medica e vive a sue spese. Ella distende una q u a n t ità di fila­ menti sottili come capelli che si avviticchiano sul fogliame della medica, lo stringono e lo succhiano. Per p reve nire la diffusione della cuscuta nel m e d i­ caio bisogna essere innanzi lutto diligenti nella scelta del seme. Se vi servirete del seme di un p r a to infettato di cuscuta voi sicuram ente spargerete col seme di medica anche quello della tem uta parassita, ed in tal caso vi avreste fatto il male con le vostre mani. Ma bisogna slare ancora gu ard ig n i nella confezione dei concimi a non mescolarci terriccio in mezzo a cui potrete sospettare esservi il seme di cuscuta. E lo stesso letame di stalla, se il fieno som m inistra to a gli animali provenisse da prato infetto, può esser nocivo; poiché è p robabile che i semi mangiati conservassero ancora la facoltà di germ inare, non spenta nè per la digestione nè per la consecutiva fermentazione del concio. Queste sono le diligenze necessarie per p rev e n ire lo sviluppo delia cuscuta. Per rim e d iare poi alla infezione già avvenuta si propongono d u e m e zz i: 1." falciare sol­ lecitamente quei pezzi di p ralo su cui si scorge, ed a b b r u c ia r e questi sp a - zii con paglia od altro m inuto com bustibile, 2.° falciare e poi su g a re q u e ­ gli pezzi di terreno con concio forte di pozzo nero. Il seme della cuscuta ed i suoi tralci sup e rstiti non possono resis tere ad uno di questi due m e z ­

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zi; i q u a li saranno innocui alla medica , che ben tosto r i a p p a r i r à p iù ve­ geta di p r im a ed im m u n e dalla cuscuta.

L’ a l tr a para ssita attacca le radic i della m edica , sì che voi nulla os­ servando sulle piante, le vedete in gia llire ed a p p a s s i r e , e solo, se ne svel- lete q u alcu n a , p o trete riconoscere sulle radici u n a muffa bianca, un fungo, che i botanici hanno stu d ia to e ch ia m a to R izottom a. Questa è ancora più te rrib ile della prim a, perchè una volta che si sia sta b ilita in un terreno, è ben difficile di a r r e s ta r n e i progressi; ed anc he disfatto q u e l prato, non si può quel te rreno risem in are a medica senza in correre con molta p r o b a b i ­ lità In nuovi dan n i.

C .

NORME PEDAGOGICHE E DIDATTICHE

Se il m aestro p r im a rio vuole che la sua scuola meni buoni f r u t t i , e to r n i efficace il suo in se gnam ento, gli fa m estieri a v e r in n a n z i agli occhi certe n o r m e , le q u a li vuoisi scrupolosamente p ra ti c a r e . Quali sieno queste norm e, ci piace brevem ente accennarle.

1.* Non v’ h a chi non sa p p ia che i b a m b i n i , considerando o r d in a r ia ­ m e nte la scuola come luogo di p e n a , vi vanno assai di m a la voglia e g u a r ­ dano con certa p a u r a il maestro. Onde p r im a e sollecita c u r a del m aestro d e b b ’ essere che la scuola riesca in sul prin cipio anz i u n giuoco che uno stu d io , anzi u n piacevole tratten im en to che u n a se ria applicazione. Al q u a l e scopo giova assaissimo te n er allegri e desti gli scolaretti con esercizi ele­

m e n ta ri di gin nastica, f a r loro di piccole e facili dom ande, e con b rev i e piacevoli raccontini, scelti con gusto e con g ra z ia n a r r a t i , venirli con fino accorgim ento educando. P e r far meglio c h i a r a la cosa con q ualche esem pio, vogliamo di queste p r im e esercitazioni scolastiche d a r e ai m a estri un b r e ­ vissimo saggio.

A com inciare dagli esercizi e lem e nta ri di gin nastica, il m a e s t r o , a mo’ d i e s e m p i o , d ir à ai suoi piccoli a l lie v i: Alzatevi — F a te m i veder la m a n o con la q u a le vi fate il segno della croce — Or bene, cotesta si c h ia ­ m a la m ano destra , e l’ a l t r a la mano sinistra — Alzate ora la mano d e ­ s tr a — Giù la mano destra — Alzate la mano sinistra — Giù la mano si­ n is t r a — Alzate tu tte e d u e le mani — Giugnete le m a n i sopra ii capo come fo io — Mettetele sul banco — Sedetevi — Alzate n uovam ente la mano d estra — la m ano sin istra — Giù le mani — Alzatevi — Volgetevi a destra — In fila davanti al banco — F ate u n inchin o come fo io — Sa­ luta te con la m ano — Fate questo cenno — Volgetevi a sin istra — T o r­ na te in fila al banco — Alzate am b e d u e le m a n i — Battetele in siem e — Mettetele sul banco — F a te un inchino — Sedetevi — ecc. ecc. ecc.

Queste e simili e s e rc it a z io n i, oltre al diletto che recano ai b a m b i n i , prom uovono in essi la robustezza e 1’ ag ilità delle m e m b ra , li dispongono all’ attenzione e li avvezzano p e r tempissimo all’ ordine e all’ u b b id ie n za .

P er b revi e facili dom a nde potrà il maestro in te rro g a re i suoi piccoli a l u n n i in to rn o a l p ro p rio nome e cognome, al nome d e ’ g e n i t o r i , d e i f r a ­

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telli e delle s o r e l l e , del loro mestiere o della loro p ro fe ssio n e , ecc. ecc. Onde collocandosi dav a n ti gli allievi in semicerchio, e g l i , a cagion d’ esem­ pio. potrà volgere la sua parola ad uno de’ più vispi nel se guente m o d o : Che nome hai tu ? — Sai anche il tu o cognome? — Dimmi ora insieme il tuo nome e coguome. — H a i tu il p a d re e la m a m m a ? — Che nome ha il p a d r e ? — E la m a m m a ? — Che mestiere fa il p a d r e ? — Che fa la mamma? — Hai f r a te l li? Q u a n ti? — Che nome hanno? — H a i p u re so­ relle ? ecc. ecc.

Come si chiam a il luogo ove ti tro v i adesso? — Ti piace venire alla scuola? — Che vuoi fare in iscuola? — Chi è che insegna nella scuola? — Sappi, che per i m p a r a r e , bisogna esser attento a tulto quello che d ir à il signor maestro , e pronto a fare tutto ciò e h ’ egli o rdinerà. — Verrai tu sempre alla scuola? — ecc. ecc.

In questo colloquio il maestro p otrà d irig e re varie dom ande ora ad uno ora ad un altro degli allievi , o p u r e rip e te r le a suo pia cim en to con quello che conoscerà esser d ’ indole tim id a . Queste siffatte in terrogazioni , in quella che tengono piacevolmente occupati gli a l l i e v i , porgono al m a e­ stro o p p o r tu n ità di correggere o m u ta r e le parole del dialetto con le cor­ rispondenti voci italiane, e di v enir in essi svegliando l’ attenzione e la vo­ glia d’ im p a ra re .

N arrando, infine, con quella lingua che si lascia senza fatica inte ndere alle p u erili in te lli g e n z e , piacevoli racconti e n o v e llin e , non è a d ir e con quanto diletto vi prestino i b a m b in i attenzione, e q uanto agevole torni al maestro di venir nel loro vergine cuore infondendo la r iv eren z a e l’ o b b e ­ dienza ai g e n i t o r i , l’ affetto ai fratelli e l’ am ore alla scuola, allo studio , alla pulitezza, alla disciplina, alla te m peranz a e sim ili. Così il m aestro ve­ drà per prova che gli allievi useranno con assai piacere alla scuola, e v e r ­ rà l’ un dì più che l’ altro crescendo nel loro anim o il desiderio d ’ istru irsi.

2.“ Deesi sin dai p rim i giorni dell’ anno scolastico attendere a sta b ilire fra gli allievi la disciplina, eh’ è q u a n to d ir e 1’ essalta osservanza dell’ o r ­ dine. La quale è di sì rile v a ta im portanza che da essa d ipe nde 1’ efficacia dell’ insegnamento ed il profitto della scolaresca. Q uando in una scuola non si osserva silenzio e compostezza, e gli allievi sono tu tti sb a d ali, indocili, calti velli, incorregibili ; è indizio non d ubbio che il ma stro non h a per anco appresa q u ell’ a rte m eravigliosa, onde gli allievi si adusano all’ esatta e ragionevole osservanza dell’ ordine.

F ra i mezzi per ottenere la disciplina nella s c u o l a , è senza dubbio reputala efficacissima la non in le r ro tta occupazione degli allievi ; perocché è impossibile che u n a classe di b im b i non inlesi a n u lla , restino per molto tempo silenziosi e composti. Ma in q u a li esercizi, d ir à alcuno, si potrà t e ­

ner occupati fanciulli, che sono di tu tto i g n a r i ? Negli esercizi d i s c r i t t u r a per cagion d’ esempio, intesi a r e n d e r agile e sciolta la mano; nel rip etere ad un monitore gli esercizi pratici di lingua inse gnali dal maestro; nell’ as­ sistere in piedi alla lezione della classe o del periodo superiore, tenendone desta 1’ attenzione con acconce e facili domande che destram ente si vanno loro d i q u an d o in q u an d o rivolgendo, ecc. ecc. E come, d ir à a l t r i , si p o ­

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tr à ottenere che te neri fanciulli in cui la ir re q u ie te z z a è necessità d i n a ­ t u r a , se ne slieno , p e r ben tr e lu n g h e ore , o c c u p a t i , zitti ed im m o b ili ? Chi non sa che l’ arc o, a te nerlo lu ngam ente l e s o , forza è che si r o m p a ? Vero è che sa re bbe troppo, anz i nocevole alla salute, p rete ndere che teneri b a m b in i se ne stieno , come macchine , p e r tr e lunghissim e ore ; ma c h i im p e d i s c e , diciamo n o i , che non si d ia loro un breve sfogo , almeno u n a volta verso la m e tà della lezione, sì che possano f ra loro scam biarsi q u a l ­ che parolina a bassa voce , ed eseguire al possibile nella scuola alcuni e- sercizi c o r p o r a li ? Anzi ciò noi raccomandiam o ca lda m ente ai m a e s t r i ; e sieno certi che la disciplina e la sa lute se n’ avva ntsgge ra nno d ’ a s s a i , e

gli allievi r ip re n d e r a n n o con maggior voglia gli esercizi scolastici.

3 .“ Precipua cura del m aestro sia p u r e la p uliz ia che tra le c u r e i~ gieniche tiene il prim o luogo. Gli allievi devono v enire a scuola netti n e ­ gli ab iti e nella persona, e co’ capelli ben r a v v i a t i , o , eh’ è meglio, rasi. Se il m aestro tr overà che q u alch e allievo non a b b i a la faccia e le m a n i lavate, nè i capelli pettinati e gli abili netti e p u lit i, lo am monisca a m o ­ revolm ente , e gli tocchi alcun che dell’ im p o rta n za della nettezza. Quando riuscisse agevole, si potrebbe r in v ia re I’ allievo a casa per la varsi e p u l i r ­ s i : la qual cosa è sta ta spe rim e n ta la p e r assai acconcio ed efficace mezzo a r ag g iu n g e re 1’ intento.

Non dissim uliam o che i fanciulli sono molto r itro si alla nettezza, e b e ­ ne spesso si trova dei g en ito ri , m assim e nei com uni r u r a l i , i q u a l i , non ohe pigliarsi d i ciò verun p e n s i e r o , ne porgono nella loro persona assai pernicioso esempio ai figli; ma ci è avviso che se fin da principio si p o rra nno in ciò am orevoli e sollecite c u r e , non s’ in d u g e rà g u a ri a veder 1’ opera corona ta d a felice successo.

(C ont.j

A lfonso di Figliolia

-Vro ì ixnszi IblbliografLei

Lo Spiritism o

— Novella di Tom m aso V allauri — T o rin o , Tip.

dell’ O rat. di S. F rane, di S ales, 1 8 7 1 . Prezzo cent. 2 5 .

Come son ghiotte e saporite queste novellette che di quando in quan­ do ci regala il prof. V allauriI Fin issim a e pungente ir o n ia , piacevolezza di m o d i, leggiadria di dettato ed u n a cotal freschezza di vita e grazia di colo­ r i , le rendono so m m am e n te ca re e g a r b a te , sì che un allegro e festevole b e n v e n u to te lo strappano da per loro dalla bocca. E così ho detto io e di­ r à anc ora il le tto r e , se per a v v e n tu ra gliene capiterà q u a lc u n a alle m a ni. V e ram en te il babbo

è

di quei pochi v a lentuom ini che fanno onore all’ I ta ­ lia e nelle lettere latine ci ricorda a n c o ra figli di Roma e non del tutto sprezzanti lo splendido retaggio di Livio e di C ice ro n e : ma se gli suona p u ­ r issim a ed arm oniosa sulle labbra la lingua dei forti q u i r i t i , n o n gli sta m e n b e u e quella di G iovanni Boccaccio e del F ire n zu o la. E la prova, è qui, n e l ­

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le sue Novelle, in cui il V allauri vorrei quasi dire c h e gli gusti di pigliar­ selo un po’ di svago e di morder piacevolm ente q ualche v iz iarello, che in tanta luce di scienza e di civiltà p u r si trova nel mondo.

In questa dello S p ir itis m o , e h ’ è nata col capo d’ a n n o , si dà la baia a certi ciurm adori, i quali pretendono oggi di operar le maraviglie dei Ma­ ghi di Persia ed i miracoli del conte C a g lio stro , pascendo così il volgo di favole e di vane speranze. Costoro con la c iu rm eria delle tavole giranti e parlanti, con le sibilline questioni del p e r is p ir ito e della catalessi e con quel volpone del M e d iu m , come lo c h i a m a n o , gabbano facilmente i gonzi, in­ tascano di bei q u a ttr in i, e vanno spacciando per prodigi di spiriti quello e h ’ è lor raffinata malizia o delirii di m ente inferma. E il caso è che n e colgo­ no molti al laccio non solo del popoletto di p i a z z a , ma anc ora di quelli più m aturi di s e n n o , a cui la b ram a di arr ic c h ir e tira u n velo sugli occhi e rende creduli alle imposture. Onde- ne seguono rovin e e miserie ed a m a ­ ri disinganni. Ad isvelare i quali ed am m onir la gente di ben g uardarsi da­ gli S p ir itisti, è diretta la prese nte N o v e ll a , che ci dipinge i la crim evoli c a ­ si di un povero gio vane, ingannato dal famoso oracolo

M ille aditu s a d opes', p ro n u m m in im iqu e la b o ris P r im a Ubi E u te r p e , m o x d a b it J g n ip o ten s,

che gli vaticinò il suo M ediu m . E provò troppo a m aram e n te la pote nza di vulcano e V in fa llib ilità della predizione spiritica!

G. O livieri

Storia della Letteratura Ita lia n a , ad uso dei Licei

di I. Gobio B a rn a b ita

— 2 . a E d . M ilano, T ip. Àrciv. di G. B.

Po-

gliani,

1 8 7 1 .

Di questo l i b r o , or ora perv e n u to ci dalla p o s t a , sa rà detto in uno dei prossimi n um e ri.

Il novelliere italiano —

Annotato e pubblicato dal P rof. Gi­

rolamo Lorenzi, libro di amena lettura per le biblioteche di fam i­

glia e per le scuole. Un voi. in 16 di pag. 160. S i vende al prez­

zo di

Una Lira

franco di porto per tutto lo Staio. Rivolgere le

domande al Prof.

Girolamo L o ren zi,

Via Olona

iY.°

'12, Milano.

Il Rinnovamento Cattolico, Giornale di studii Religiosi e so­

ciali,

si pubblica a Bologna tre volte al mese in fascicoli di 32 pa­

gine ed al prezzo di L. 10 p er ciascun anno — D irigersi al Prof.

Giacomo Cassani a Bologna.

Nelle condizioni presenti, in cui sì vivam ente discutesi di Chiesa e di Stato, e delle relazioni fra l’ Italia e il P ontificato, viene assai opportu no questo Periodico, il quale, succedendo all’ E sam in atore di F ire n z e ed infor­ mandosi agli stessi nobili principii, promette di esser u n giornale molto s e ­ rio ed im portante e degno di esser letto.

(21)

La Unità Della L in g u a , Giornale compilato e diretto da Pie­

tro F an fan i, Agenore Gelli e Raffaele Vescovi.

Si pubblica due volte

al mese e le associazioni, a F ire n z e , si ricevono da Giuseppe P o l­

v e rin i, alla

Tipografia del Vocabolario e dei Testi

di

L ingua,

via

Faenza n u m . 6 8 , al prezzo di £ . sei l’ anno.

È u n Periodico lodato per ogni verso, che già conta d u e a n n i di vita e tr a t ta con molto garbo le questioni di lingna e di filologia classica. Esso inte nde p rincipalm e nte a m o stra re con piacevoli e saporiti dialoghi q uanta ricchezza di vocaboli possegga la n o stra L in g u a per le cose di casa, le A r ­

t i , i M e stie ri, l’ A g ric o ltu ra e via e a far vedere col fatto c h e la lingua ita­ liana c ’ è, c ’ è stata e si muove e che n o n bisogna 1’ uso del popolo ben p a r ­ la n te scom pagnare dall’ autorità dei classici scrit to ri. A quando a quando ti regala qualche graziosa illustrazio ne di' proverbii e tocca dei casi di q ualche uomo sommo, che a ll’ operosità indefessa ed alla virtù deve la sua grandezza e concilia così l’ am ore ai buoni stu di, alla p u r a e schietta lingua, con l’ a­ more alla v irtù ed alla sa n a educazione. O nde

è

u n ottimo P eriodico, che fa onore ai b r a v i compilatori ed alla stam pa quotidiana.

L a Guida del Maestro Elementare Ita lia n o , Giornale D idat­

tico Teorico e P r a tic o , compilato da una società d,' Insegnanti ed

amici dell’ Istruzione sotto la Direzione di Antonino P arato

— Si

pubblica in T orino ogni settim ana nel corso dell’ anno scolastico, e

tre volte al m ese nelle ferie au tu n n ali al prezzo di £ . cinque l’ anno.

Le associazioni si ricevono dall’

Am m inistrazione del Giornale La

Guida, v ia S tam patori, num . 4%, Torino.

A nche questo è u n Periodico molto giudizioso e se n n ato , il quale, a n ­ tico d’ e t à , s ' è col nuovo a n n o rin gio vanito ed h a acquistato novelle forze e maggior vigoria. È diretto ai maestri elem entari e le svariate m aterie del- l ’ insegnam ento popolare le tra t ta b ene e con perizia. O n d e lo r ac co m a n d ia­ mo non poco agl’ insegnanti.

CARTEGGIO LACONICO

Napoli— Ch. P ro f. B . P ignetti — 1 c ia rla ta n ison proprio q u e lli e m i congratu­ lo sinceram ente con Lei che m ostra ardire e forza di fla g e lla r li a dovere. Ma crede che sm ettan o i l m estier loro e si rim p ia ttin o , se perfino in certe alte region i a lc u n i ce ne h a ed altri li p r o te g g o n o ? P e r a ltr o , bravo daccap o, e tiri v ia di b u on cu o re.

R im in i— Ch. prof. A . B rig id i— Grazie d e ll’ u m an issim a su a e c o rd ia li sa lu ti dai n o ti a m ici.

Polla— S ig . L . Ia c o n tin i — R icevu to la sua lettera.

D iano— Ch. S ig . S. M acchiatoli— R isp o sto a lla su a g e n tilissim a .

Dai S ig . F . Apicella, V. de S a n c tis, A. P ecora, L . Ia c o n tin i, R . L angella, Cav. Gotta, R. Ip p o lito , L . B en in ca sa— ricevuto i l prezzo d’ associazion e.

P r. Gi u s e p p e Ol i v i e r i, D ir e tto r e

(22)

Anno III.

Salerno. 6 Febbraio 1871

N.° 3.° e 4.°

II. IM O ISTITUTORI!

G I O R N A L E

D' I S T R U Z I O N E E D I E D U C A Z I O N E

Il g io rn a le s i p u b b lic a tre v o lte a l m e se . L e a sso c ia z io n i s i fann o a prezzi a n tic ip a ti m ed iante vaglia p o sta le sp ed ito al D irettore. Le letter e ed i p ie g h i non francati si resp ingon o: n è s i r estitu isco n o m a n o scritti — P rezzo: anno L . 5; se i m e si L . 3; un

nnm ero separato di otto p a g in e, C ent. 30; doppio Cent. 8 0.

Giornali, lib r i ed o p u s c o li in dono s ’ in d ir iz z in o— A lla D irezione del Nuovo Is titu to ­ re, S alern o .

SOMMARIO — S u i p r in c ip ii suprem i della d id a ttic a, D ialogo — Una lettera del prof. D azziBozzetti dal vero, Saggi di p o e sie — B ibliografia — L a storia della lettera­ tura ita lia n a del GobioLe Prose del Comm. G iuliani — U n’ Ode di 0 . S p agn o- letti — A gronom ia — Del modo di coltivare la m edica e dei lavori preparatorii

La distribuzione dei prem i nelle scuole d i C a v a, discorso del delegato scolastico prof. De B onis — A ritm etica — Cronaca dell' istruzioneCarteggio laconico.

VALERIO

Dialogo

su’ 'principii supremi della didattica

( C ontin. v e d i i l n u m . p r e c . )

Giacché a voi p ia ce f a r p a g h i i no slri d es id e r ii, diss ero Allilio ed E r n e s t o , ( c h è cosi c h ia m a v a n s i i d u e g i o v a n i ) , v o r re m m o c h e innanzi di venire a d e t e r m i n a r e i principii c h e g o v e r n a n o le d isc ip lin e d id a ttic h e , c’ in dicaste q u a l i sie n o in g e n e r a l e i difetti d e l l a istru z io n e m o d e rn a , qu a le il p e n s ie r o c h e l a g u id a , e q u a l i gli effetti c h e n e d eriv a n o .

Y . N o n principii, m a fa tti s o l a m e n t e ; non q u e l l e sintesi c o m p r e n ­ s i v e , p er f e z io n a le e , diciam o così, a v v a l o r a t e d a l l ’ a n a lis i; nò q u e l l e a - nalisi s o r r e t t e e g u i d a l e d a ’ prin cip ii: n o n o r d in e g e r a r c h i c o n e l le v erità e n e l l e scienze; l e q u a l i m e sse f u o r i di l u o g o , o v v e r o u s u r p a n d o q u e l posto c h e lo r o n o n è d o v u to , p è r d o n o la l u c e e lo s p le n d o re d e l la lo r o ev id en z a, e si re n d o n o incapaci di g e n e r a r e l a c e r te z z a . E cco dove p a r e a m e c h e si a ssom m ino l e im p e r fe z io n i d e l l ’ in s e g n a m e n to m o d e rn o . Di qui l a ind e te rm in a te z z a d e ’ concetti, la q u a l e passa a g e v o l m e n t e a n c h e n e l la p a r o l a ; o n d e è d iv e n u lo r a r o q u e l lin g u a g g io p r o p rio , efficace , a tto a s la m p a r e a d d e n tr o e a r i b a d i r e i c onc etti n e l l e m e n t i , e a s u ­ sc ita re le id e e m e g lio c h e a p o r g e r l e , e , n o n c h è a r is o lv e re i d u bbi, a m e tte re g l ’ in te lle tti iu s u l l a via d a s g r o p p a r n e i nodi d a sè, A q uesto

(23)

a g g i u n g i c h e q u e l l o c h e d o v re b b e le n ta m e n te p r o c e d e r e , affinchè p r o ­ d u c a ottimi f r u it i e copiosi ; o r a si vuol c o n d u r r e c ò l l a c e l e r i t à stessa d e l v a p o r e e d e l l ’ ele ttric o . A d ir breve,- v o r re b b e s i d a a lc u n i c o n d u r r e in sì fatti te rm in i P in se g n a m e n to , c h e no n sia in dirizzalo a d e s e r c i t a r e a rm o n i c a m e n te le fa c o ltà d e l l o sp irito e a s v o l g e r e e t r a r r e in a t to le sue p o te n z ia lità , m a a rie m p ie r e l ’ i n t e l l e t t o , o p e r d ir m e g lio , la m e m o r ia d i tu tto il s a p e r e , o con acide e m in uzio se ana lisi a s ta n c a r e , o p p r i m e r e e s f r u t t a r e g l ’ in g e g n i. Del rim a n e n te , io m e n e r im e tto a voi c h e p e r il l u n g o in se g n a m e n to e p e r g li studii dida ttic i a cui d a l e o p e r a , siete mollo p iù innanzi di m e n e l le cose d e l m e to d o . ( Queste p a ro le d isse riv o lto

a ’ due m a e s tr i, d i cui l'u n o ch iam avasi D on Ba s i l i o, e l ' a l t r o , p e r essercene sfu g g ito i l nome, appellerem o ilMe t o d i s t a p e r i l lungo stu dio

e i l g ran de amore che va n ta va si d i aver posto n el metodo ) .

Don B. C he m etro e non m e tro ! Y oi v o le te prender la baia dei

fatti m iei. Io non giu ngo a capire questi signori c h e diam ine pretendono

da no’ a ltri. A ’ tem pi nostri le cose andavano benone co lla Sa n t a c r o c e

e co l lib ro d e lle Se t t e Tr o m b e ; ed ora se ne son ven u ti con q u esle

d ia v o ler ie d e lla nuova Me t r o l o g i a per rom perci le sc a to le .

M et. Quanto a m e , veram ente io non avrei bisogno di queste d i­ squisizioni, p erch è h o letto di parecchi libri ch e intorno a siffatte m aterie hanno diffusam ente trattato.

E r . E qui sta il nodo; ch è noi di queste teorich e appunto dubitiamo ch e sieno aggiu stale e conform i a ’ principii d e lla scien za.

V . Così è: an ch e a m e è avvenuto di le g g e r e non p och e di q u e­ ste op ere d id attich e venute in lu ce di fresco. Ma che? A lcu n e mi son parse tirale giù com e Dio v el dica; ed a ltr e , b en ch é d egn e veram ente di esser m ed itate, non va lsero a chiarirm i di tutto e ad acquietarm i p ie ­ nam ente. Indarno vi h o cercato q u el principio ch e dovrebbe sig n o r e g ­ g ia r e le dottrine p ed a g o g ich e e m etterci in grado di giu dicarn e con senno sicuro; q u e l principio c h e fondandosi s u lla natura del vero, d e lla con o­ scenza , e d e lle fa co ltà d e llo spirilo , riesca a dare a l l ’ insegnam ento un buon indirizzo e a im pedire ch e si svii e conduca a lla confusione e al p ervertim ento d e g l’ in te lle tti.

D on B . Io non so p erch è si v o g lia dar tanta importanza a queste cose; nè in tend o com e ci possano essere uom ini tanto nem ici d e lla l o ­ ro p a ce e q u iete da sprecar d e n a r o , tem po ed opera per v o le r ca p o ­ v o lg e r e e rinnovare il mondo a m odo lo r o , e far perd ere il c e r v e llo a lla g en te dabb en e, a cui per grad o o per forza con vien fare a lo r senno.

V . N on dite così, Don B a silio ; la sc e lta d e l m etodo h a un’ im por­ tanza grandissim a. Da esso d ipende in gran parte la bontà d e ll’ istruzio­ n e e d e ll’ ed u cazione. Quando a g li studi si dà un cattivo indirizzo, io non so d ire quali tristi effetti n e d eriv a n o . N e lle m en ti non cogn izion i sod e e ch ia re, ma barlum i confasi; id e e affastellate senza ordine; g o n ­

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