ABSTRACT luigi.aprile@unifi.it
Autore: Luigi Aprile
Affiliazione: Dipartimento di Scienze dell’educazione e dei processi culturali e formativi dell’Università di Firenze – Via Laura, 48 – 50121 Firenze
Titolo del contributo scientifico: Diagnosi e prevenzione nello sviluppo delle abilità lessicali dei bambini
Testo:
Introduzione: premesse teoriche e obiettivi dello studio.
Lo sviluppo lessicale è un tema centrale per capire lo sviluppo mentale dei bambini. Tra i classici, si possono citare i lavori di Piaget (1923, 1926, 1945), il contributo di Vygotskij (1934), mentre sul piano degli strumenti diagnostici Binet e Simon (1916) e le scale d’intelligenza Wechsler dai livelli prescolari fino agli adulti (WPPSI, 1967, tr. it. 1969; WISC-R, 1974, tr. it. 1986; WAIS-IV-R, 2008) che prevedono il sub-test di vocabolario. Il tema dello sviluppo delle abilità lessicali affonda quindi le radici fin dalle origini della psicologia dello sviluppo e della psicologia dell’educazione. Solo dagli anni sessanta fino ad oggi, tuttavia, la ricerca ha cercato di mettere in luce i processi, le variabili specifiche attraverso le quali le abilità lessicali si sviluppano, con particolare riferimento alle età comprese tra i due e i 7-8 anni (esempio, Anglin, 1985; Litowitz, 1977; Hermann, 1978; Nelson, 1978; Clark, 1979; Arcuri e Girotto, 1986; Powell, 1986; Miller e Gildea, 1987; Benelli, Belacchi, Gini e Lucangeli, 2006). Scopo di questo studio è quello di evidenziare la presenza di variabili
multidimensionali nello sviluppo delle abilità lessicali che è necessario attivare distintamente per prevenire difficoltà nello sviluppo. La nostra ipotesi prevede la presenza delle seguenti abilità lessicali: sinonimie, antonimie, categorizzazioni, funzionalizzazioni, sia con riferimento al contesto frasale che non.
Metodo: Partecipanti:
215 femmine e 257 maschi di terza, 240 femmine e 255 maschi di quarta, 245
femmine e 276 maschi di quinta elementare (totale 1488) soggetti hanno partecipato alla ricerca.
Materiali e procedura:
Il disegno sperimentale è stato articolato in due fasi. Nella prima, a 100 bambini femmine e maschi per ciascuna fascia di età, dalla terza fino alla quinta elementare, è stato chiesto di definire una lista di parole tratte da brevi brani di lettura selezionati da libri di testo della scuola elementare. Tali brani sono stati scelti anche in relazione a indici (sintetico e relativo a 8 dimensioni specifiche) forniti da un campione di insegnanti delle elementari, riguardo le loro opinioni, da esprimere lungo una scala da 0 a 10, circa la validità del brano in generale (indice sintetico) e a 8 dimensioni specifiche. Sono stati utilizzati i brani che presentavano indici di gradimento superori all’80%. A tali brani, è stato applicato anche l’indice di leggibilità di Flesch (DuBay, 2004), i cui valori sono risultati variare da 64 a 73. In questa prima fase, abbiamo osservato le risposte prodotte dai ragazzi a domande quali: “Cosa significa x (parole tratte dai brani)?” o “Che cos’è un x (parole tratte dai brani)?” I soggetti erano
invitati a fornire le risposte che ritenevano più opportune. Ai ragazzi, inoltre, era dato tutto il tempo che era loro necessario per produrre le loro risposte per iscritto. Per avere, tuttavia, la possibilità di verificare in modi più rigorosi l’ampiezza e
consistenza di ciascuna delle forme osservate, abbiamo proceduto ad elaborare delle prove con quattro risposte a scelta multipla, inserendo tra le alternative errate le forme meno evolute delle abilità lessicali manifestate. In questa seconda fase del disegno sperimentale, a partire dalle definizioni prodotte dai ragazzi, abbiamo costruito prove che poi abbiamo sottoposto ad item analysis, con il calcolo degli “indici di difficoltà”, “capacità discriminativa”, “indice di attendibilità”, mediante la formula di Kuder-Richardson. In questo modo, è stato possibile effettuare un’accurata selezione di item, metrologicamente validi, con i quali misurare le abilità lessicali dei ragazzi. Il test definitivo è arrivato a comporre 8 prove: prova 1, sinonimi non
contestuali; prova 2, sinonimi contestuali; prova 3, antonimi non contestuali; prova 4, antonimi contestuali; prova 5, categorie non contestuali; prova 6, categorie
contestuali; prova 7, funzionali non contestuali; prova 8, funzionali contestuali Risultati e discussione:
I risultati hanno evidenziato, mediante il metodo dell’analisi fattoriale per componenti principali (metodo varimax, N = 1488), la presenza di due fattori principali: il fattore 1, non contestuali, e il fattore 2, contestuali. Questi dati sembrano quindi confermare che i soggetti, nei processi di elaborazione dei significati delle parole (ossia nei processi sinonimici, antonimici, categoriali, funzionali), sembrano aver necessità di ricorrere a due fonti di informazione: i
significati delle parole riferiti al contesto frasale in cui le parole si trovano (fattore 2, contestuali) e i significati delle parole elaborati senza riferirsi a tale contesto (fattore 1, non contestuali). Sembra dunque che le abilità lessicali debbano essere potenziate con riferimento a questi due fattori: variabili delle sinonimie, antonimie, categoriali, funzionali in situazione di contesto frasale rilevante per dedurre il significato corretto delle parole e attivazione di tutti questi processi senza la necessità di tener conto del contesto frasale per dedurre il significato corretto delle parole. L’attività di
prevenzione di eventuali difficoltà richiede quindi la necessità di stimolare i processi di elaborazione dei significati delle parole (sinonimie, antonimie, categoriali,
funzionali) nei due fattori emersi dalla ricerca, il fattore 2 (contestuali) e il fattore 1 (non contestuali).
DICHIARAZIONE
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Dichiarazione vista dal Comitato Etico Locale se esiste, altrimenti basata sull’autocertificazione
Firma: Luigi Aprile
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