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Academic year: 2021

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Storia e memoria

113 Cross Vol.1 N°1 (2015) – DOI: http://dx.doi.org/10.13130/cross-5100

LE INTUIZIONI, LA SVOLTA

Giuliano Turone

Io penso che per ricordare Giovanni Falcone uomo delle istituzioni, il suo coraggio civile, la sua limpidezza morale, la sua totale dedizione al servizio del Paese, la scelta più giusta sia quella di rendergli un omaggio non meramente commemorativo, ma che si riallacci concretamente al suo impegno professionale e civile. Un omaggio, cioè, che si muova nel solco delle idee che lui propugnava lucidamente, applicandole instancabilmente, su come il nostro Paese potesse e dovesse liberarsi dalle mafie che lo soffocavano e che ancora oggi lo soffocano e rischiano di ucciderlo come paese civile.

Sono andato a rileggere le ultime parole che Giovanni Falcone ha pronunciato in un’occasione pubblica, in un convegno del 12 maggio 1992, dieci giorni prima della sua morte. Sono parole di grande importanza e ancora attualissime, una sorta di testamento civile, oltre che professionale, su come sconfiggere le mafie:

«La via decisiva è la distruzione del potere finanziario della criminalità organizzata, attraverso una collaborazione internazionale energica ed efficace. Gli strumenti a disposizione per colpire le imprese della criminalità organizzata ci sono. L’esigenza è quella di coordinare e intensificare gli sforzi tesi a identificare e confiscare i beni prodotti dal delitto: ovunque essi si trovino. Per questo è indispensabile una costante ed efficace collaborazione internazionale. Ciò significa anche e soprattutto l'abolizione dei cosiddetti paradisi fiscali, che troppo spesso impediscono di identificare i flussi di denaro provenienti da attività illecite. Questa è una lotta – conclude Falcone – in cui si devono sentire impegnati tutti i componenti della comunità internazionale, perché la criminalità organizzata possa essere distrutta o almeno ridimensionata entro limiti tali da non rappresentare più una seria minaccia per la società».

Giovanni Falcone era animato da questa intenzione – battere la mafia impegnando le energie investigative specialmente sul versante economico-finanziario – già

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quando, all’inizio del 1980, approdò all’Ufficio Istruzione dei processi penali di Palermo, dopo diversi anni di servizio come giudice civile.

Allora l’Ufficio Istruzione era retto da Rocco Chinnici, altro grande magistrato che sarà ucciso da Cosa Nostra nel 1983. E fu Rocco Chinnici che, nel maggio 1980 affidò a Falcone la sua prima importante inchiesta di mafia. Era il procedimento contro Rosario Spatola, un costruttore edile palermitano che risultò implicato nei grandi traffici di eroina tra Italia e Stati Uniti, e nei relativi riciclaggi di denaro illecito, facenti capo ai clan italo-americani, guidati da Stefano Bontate, Salvatore Inzerillo e Carlo Gambino.

Ebbene, è stato in questo procedimento penale che Falcone ha messo a frutto il proprio talento investigativo in materia di indagini patrimoniali, ricostruendo le attività e gli affari del clan Bontate-Inzerillo-Gambino, nel quadro di quella che si è presto trasformata in un’inchiesta policentrica e sovranazionale, dipanatasi tra Palermo New York e Milano, e venuta infine a congiungersi anche con le indagini relative alle vicende di Michele Sindona.

Alcune delle indagini patrimoniali svolte da Giovanni Falcone in questa inchiesta giudiziaria sono state da lui stesso descritte nel 1982 in una relazione sulle Tecniche

di indagine in materia di mafia. Ne scelgo una, di queste strategie investigative, che

per l’epoca era abbastanza rivoluzionaria.

La premessa era che si era accertato che la maggior parte dell’eroina siciliana veniva inviata e venduta negli Stati Uniti.

Ed ecco allora che Falcone si domanda: quanta parte dei dollari che sono il prezzo della droga viene direttamente cambiata in Sicilia occidentale? Falcone parte dalle banche palermitane – tutte le banche palermitane – e chiede loro tutte le distinte di cambio di dollari, a cominciare da una certa epoca e per importi non inferiori a un certo controvalore.

Ebbene, anzitutto emerge che le banche di cui più frequentemente si servono gli imputati di quel procedimento di mafia sono quelle che hanno cambiato in assoluto la maggior quantità di dollari. Emergono poi qua e là delle falsità nei documenti bancari volte a nascondere gli autori delle operazioni di cambio. E si scopre che buona parte de quella valuta estera è stata accreditata nei conti correnti di alcuni imprenditori edili palermitani imputati appunto di traffico di stupefacenti.

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Ecco la grande svolta nelle inchieste siciliane su Cosa Nostra. Prima di allora, le indagini siciliane su Cosa Nostra avevano sempre incontrato muri di gomma invalicabili.

L’impegno di Giovanni Falcone viene fermato il 23 maggio del ’92, e noi qui rivolgiamo il nostro pensiero grato e affettuoso a lui e a chi è morto con lui nella strage di Capaci: Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani.

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