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Api e apicoltura trentina:
il ruolo della Fondazione Mach tra tradizione,
nuove tecnologie e divulgazione
Paolo Fontana, Valeria Malagnini, Gino Angeli
Fondazione E.Mach
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/¶LQGLVVROXELOH DOOHDQ]D IUD DSL H ¿RUL D FXL oggi assistiamo, è il risultato di un millenario percorso evolutivo che ha portato all’entomo-¿OLDYDOHDGLUHDOO¶LQGLVSHQVDELOHUXRORFKH alcuni insetti ricoprono nell’impollinazione di moltissime piante, per lo più appartenenti al gruppo delle Angiosperme. Una serie di WUDVIRUPD]LRQLQHL¿RULHVXOO¶DOWURYHUVDQWH dettagliate specializzazioni di taluni insetti, sono culminate nell’attuale sorprendente re-lazione fra piante e insetti pronubi. /DSDURODSURQXERGHULYDGDOODWLQRHVLJQL¿-ca: che favorisce le nozze. Gli insetti pronu-bi, ed in particolare l’ape mellifera, sono re-VSRQVDELOLLQIDWWLGHOODIHFRQGD]LRQHGHL¿RUL e quindi della conservazione di moltissime specie vegetali.
Relativamente alle api e alla pratica apistica, risultano di primaria importanza i ruoli di:
produzione diretta di reddito per l’apicoltore (miele, polline, propoli, gelatina reale e cera);
produzione indiretta di reddito per l’agricoltore attraverso l’impollinazione delle colture agrarie, e la salvaguardia della biodiversità attraverso l’impollinazione delle specie spontanee.
Oltre a questi fattori è però importante ricor-dare che l’ape è fra i principali indicatori dello stato di salute del territorio e rappresenta un modello di sfruttamento non distruttivo del territorio stesso.
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Foto Archivio Iasma
LE MINACCE
ALL’APICOLTURA
Negli ultimi decenni quasi ovunque l’ape mel-lifera mostra gravi segni di declino, in alcuni casi di dimensioni allarmanti. Il fenomeno è stato attribuito a una combinazione di fattori di stress parassitari, quali la varroasi e altre malattie emergenti tra cui primeggiano le virosi e a questi si associano fattori ambientali quali inquinanti di varia natura, cambiamenti clima-tici e talune pratiche apistiche. Secondo le ri-cerche più accreditate l’interazione di alcuni di TXHVWLIDWWRULLQGXFRQRGHOOHPRGL¿FD]LRQLVXO sistema immunitario delle api predisponendo-le all’attacco di vari agenti patogeni.
Risale al 1981 l’introduzione sul territorio na-zionale dell’acaro parassita Varroa destructor eVV da allora, anche in Trentino, la produttività degli apiari si è notevolmente ridotta; ma la Varroa èVV anche ritenuta il fattore principale della distru-zione di interi apiari, imponendo agli apicoltori di utilizzare negli alveari, loro malgrado, sostanze DFDULFLGHGLYDULRWLSRHREEOLJDQGROLDPRGL¿FD-re alcune tradizionali pratiche apistiche.
LA LOTTA
ALLA VARROA
Proprio per questa situazione di evidente de-clino delle api, da alcuni anni la Fondazione (GPXQG0DFKKDLQWHQVL¿FDWRLOVXRLPSHJQR nell’ambito dell’apicoltura, dello studio delle api mellifere e degli apoidei selvatici come
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(continua) Sperimentazione FEM sul controllo dell’acaro parassita Varroa destructor; a sinistra apiario sperimentale in Val di Non (Foto Archivio FEM).
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LUG-AGO2013 | anno LVIIIganismi bioindicatori. Il Centro Trasferimento Tecnologico della FEM ha costituito nel 2009 un gruppo di lavoro composto da ricercatori e tecnici, tutti apicoltori anche a livello perso-nale, dedicato a queste tematiche. Il gruppo ha sede a Vigalzano, dove si collocano anche l’apiario e l’azienda apistica.
L’apiario, formato da oltre un centinaio di colonie è indispensabile alle attività speri-mentali e realizza studi secondo linee guida internazionali; l’attività viene svolta su tutto il territorio provinciale, utilizzando alveari bilan-ciati, con regine sorelle, coetanee e con una storia nota, requisiti indispensabili per gestire al meglio le inevitabili variabili in gioco. In questi primi anni gli impegni maggiori sono VWDWL SURIXVL SHU WURYDUH R DI¿QDUH VWUDWHJLH per il controllo dell’acaro Varroa e le cono-VFHQ]H¿QRDGRJJLUDJJLXQWHVDUDQQRSUHVWR divulgate con la pubblicazione di uno specia-le manuaspecia-le. Non meno importante è stato l’investimento di ricerca sul fronte degli effetti tossicologici di alcuni agrofarmaci e sulla indi-viduazione di praticabili soluzioni.
Un ulteriore campo di ricerca riguarda la ve-UL¿FD GHOO¶DGDWWDPHQWR DOO¶DPELHQWH PRQWDQR di talune razze di api mellifere, cercando di ricostituire un patrimonio di api “ben adattate all’ambiente pedecollinare/alpino” e quindi più idonee a svolgere a pieno sia il ruolo produttivo che ambientale. Infatti, una delle conseguenze più gravi portate all’apicoltura mondiale dalla Varroa, è stata la quasi generalizzata scom-parsa degli alverai selvatici di ape mellifera. Gli alveari selvatici, sottoposti prevalentemente
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DOODVHOH]LRQHQDWXUDOHGLRJQLVSHFL¿FROXRJR fornivano un bacino di materiale genetico an-che nella fecondazione delle api regine alleva-te, e perciò contribuivano a migliorare l’adatta-mento all’ambiente locale anche delle colonie gestite dagli apicoltori. In termine tecnico, una popolazione di un organismo bene adattata al-O¶DPELHQWHLQFXLYLYHYLHQHGH¿QLWDHFRWLSR 1HOORVWXGLRGHOO¶HI¿FLHQ]DGLDOFXQLHFRWLSLWUHQ-WLQLGLDSHVLVWDQQRYHUL¿FDQGRHDQDOL]]DQGR diversi aspetti, biologici e produttivi. Conosce-re con pConosce-recisione l’orario in cui le api bottinatrici sono attive, in relazione con la situazione me-teorologica (temperatura, umidità, insolazione, ventosità, ecc), permette di avere informazioni importanti nei programmi di selezione. Un fatto-re limitante consiste nel monitorafatto-re giornalmen-te le bottinatrici che escono e rientrano da un al-veare, considerato che una colonia è composta da decine di migliaia di api.
L’ARNIA
INFORMATIZZATA
Per questo motivo, in collaborazione con Do-motica Trentina, la Fondazione Edmund Mach è impegnata a ottimizzare un’arnia informatiz-zata, basata su un conta-api innovativo, a let-WXUDQRQRWWLFDFRPHTXHOOL¿QRDGRJJLPHVVL sul mercato, ma basato su concetti tecnolo-gici nuovi. L’obbiettivo è quello di fornire uno VWUXPHQWRHI¿FLHQWHHGDOFRVWRFRQWHQXWR,O conta-api è solo il cuore di un sistema “arnia informatizzata” che permetterà di controllare a distanza diversi parametri biologici e produttivi,
quali l’attività della colonia, il peso della stessa e dei melari e il rilievo di dati ambientali interni ed esterni alla colonia.
Queste informazioni risultano fondamentali per i programmi di ricerca ma non si esclude che, per il futuro, possano risultare utili nella pratica apistica. Nel campo della ricerca l’arnia informatizzata non servirà soltanto a selezio-nare ecotipi, ma sarà anche uno strumento di grande importanza, ad esempio nella valuta-zione degli effetti collaterali degli agrofarmaci. Specie negli ultimi anni l’evoluzione nella ge-VWLRQHGHOOH¿WRSDWRORJLHGHOOHSLDQWHFROWLYDWH ha portato all’individuazione di molecole gene-ralmente meno tossiche per gli organismi utili e i pronubi in particolare, rispetto al passato; tuttavia vi sono ancora alcune criticità, legate a sostanze che sebbene meno tossiche in ge-nerale, possono agire negativamente sulle api, seppure con modalità poco evidente. Trattasi di prodotti che non danno origine a morie im-mediate (tossicità acuta) ma nuociono in modo più subdolo, provocando alterazioni compor-tamentali sulle api e riducendo lentamente la sanità degli alverai (tossicità cronica). È facile comprendere come per affrontare questi studi, anche il conta-api possa rappresentare un uti-le strumento di valutazione.
L’ASSISTENZA
AGLI APICOLTORI
A supporto dei programmi di consulenza tec-nica, FEM fornisce a tutti gli apicoltori che lo richiedono un servizio di messaggistica SMS
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LUG-AGO2013 | anno LVIIIe via e-mail, inaugurato nella stagione 2012 H¿QRDGRJJLJUDWXLWRSHUTXDQWLYLDGHULVFR-no. Con questo servizio vengono inviati bre-vi SMS o e-mail con consigli concernenti le imminenti attività apistiche da mettere in atto. Questo servizio ha già visto l’adesione di oltre un centinaio di apicoltori trentini.
Un’ulteriore offerta che la FEM ha fatto agli apicoltori trentini è stata quella di fornire, a chi ne abbia fatto richiesta, direttamente o attra-verso le associazioni di apicoltori, l’attrezza-tura necessaria con cui fare il monitoraggio della Varroa, secondo il cosiddetto “metodo tedesco”, soluzione tecnica presentata sia attraverso un numero di Iasma Notizie apicol-tura, che in diverse occasioni pubbliche. Per facilitare la gestione delle osservazioni in DSLDULR D ¿QH )(0 KD SXEEOLFDWR GXH quaderni in cui gli apicoltori possono raccoglie-re e organizzaraccoglie-re le osservazioni fatte durante la
visita ai loro alveari. La moderna apicoltura, a seguito della recrudescenza delle malattie delle api avrà infatti sempre più bisogno di program- PD]LRQHHGLYHUL¿FKH,OSULPRTXDGHUQRGHQR-minato Quaderno visite apiari, permette all’api-coltore di registrare lo stato di ogni alveare e le operazioni su esso compiute ad ogni visita. I dati raccolti in questo quaderno potranno poi essere organizzati per colonia nel secondo, denominato Quaderno colonie, registrando con agio in azienda i dati raccolti in ogni visita. In questo modo risulta facile seguire lo sviluppo, la produttività e la storia sanitaria di ogni colonia e programmare le diverse operazioni in apiario. L’accoglimento di questi quaderni è stato rile-vante e ne sono stati distribuiti circa un migliaio GL FRSLH ,Q¿QH PD QRQ PHQR LPSRUWDQWH q l’impegno di FEM in campo formativo. Attra-verso conferenze e convegni dal 2009 sono state presentate ai tecnici del settore agricolo
frutti viticolo e agli apicoltori i risultati e le pro-spettive delle ricerca. Oltre a queste iniziative uniche, continua la pubblicazione del bollettino Iasma Notizie apicoltura, con cui vengono dif-fuse informazioni tecniche agli apicoltori tren-tini e non solo.
LE INIZIATIVE
FORMATIVE
Dal 2010 la FEM contribuisce alla formazio-ne degli apicoltori partecipando o gestendo nel loro insieme corsi di apicoltura. Nel 2010 FEM ha gestito la lezione sulla produzione di api regine, nel 2012 un intero corso di base PDGLDOWROLYHOORVFLHQWL¿FRRUJDQL]]DWRGDO-l’Associazione Apisole (in collaborazione con AcliTerra) e nel 2013 ben 5 corsi, con oltre 200 partecipanti. In particolare FEM ha ge-stito un corso base a Rovereto (Associazio-ne Api in Vallagarina e AcliTerra), due corsi avanzati a Croviana e Canal San Bovo (As-sociazione Apisole, Apival e AcliTerra) e due corsi di base (uno solo teorico ed uno teorico e pratico) organizzati proprio da FEM e tenu-tisi a Pergine Valsugana (Casalino). Il ruolo della FEM nel settore delle api e del-l’apicoltura trentina, si fonda dunque da un lato sulla ricerca avanzata e dall’altro sulla col-laborazione e il dialogo con le diverse asso-ciazioni locali ma anche con i singoli apicoltori e con le istituzioni che si occupano di queste tematiche, in uno spirito di interdipendenza, di collaborazione e di reciproco rispetto.
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Cattura di uno sciame durante una sperimentazione FEM in Val di Non; a sinistra: api con Varroa (Foto Archivio FEM).