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Utilizzo di metodi geofisici ad alta risoluzione per l’individuazione di strutture archeologiche nel sito fenicio-punico-romano di Neapolis (Sardegna occidentale)

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Academic year: 2021

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GNGTS – Atti del 22° Convegno Nazionale / 12.32

G. Ranieri (1), V. Santoni (2), R. Zucca (3), P.G. Spanu (3), G.P. Deidda (1), R. Deiana (1), S. Erriu (4) e M. Nuvoli (4)

(1)

Dipartimento di Ingegneria del Teritorio, Università di Cagliari (2)

Soprintendenza Archeologica per le province di Cagliari e Oristano (3)

Dipartimento di Storia, Università di Sassari (4)

So.In.Geo. s.n.c., Cagliari

UTILIZZO DI METODI GEOFISICI AD ALTA RISOLUZIONE

PER L’INDIVIDUAZIONE DI STRUTTURE ARCHEOLOGICHE

NEL SITO FENICIO-PUNICO-ROMANO DI NEAPOLIS

(SARDEGNA OCCIDENTALE)

Neapolis si localizza sui dossi alluvionali che dominano a SE l’insenatura del golfo di Oristano, ridottasi al sistema lagunare di San Giovanni-Marceddì.

Recentissime acquisizioni di materiale fenicio della fine dell’VIII sec.a.C. e della prima metà del VII sec. a.C. paiono giustificare la costituzione di uno stanziamento coloniale fenicio che lasciò il posto, con l’avvento dei Cartaginesi, sul finire del VI sec. a.C., ad un centro urbano cospicuo.

In età romana il centro urbano si sviluppò con soluzioni urbanistiche che prevedevano, anche in virtù della geomorfologia del luogo, un assetto viario regolare con la costituzione di insulae rettangolari.

L’abbandono di Neapolis si pone intorno all’VIII sec. d.C. anche se l’impianto portuale proseguì la sua funzione fino al termine del medioevo.

È pertanto ipotizzabile la presenza di una sovrapposizione di strati archeologici di epoca diversa.

Attualmente Neapolis, solo in piccolissima parte scavata, ed essendo un centro urbano privo di sovrapposizioni moderne e contemporanee, fornisce un campo di studio ideale per testare l’utilizzo delle diverse metodologie geofisiche applicabili in campo archeologico.

Su un’area di oltre 3000 m2, presa come campione, sono state eseguite

tomografie elettriche 2D, tomografie elettriche 3D, rilievi gradiometrici con apparati di diversa sensibilità e profili georadar.

Il confronto dei risultati ha consentito di valutare l’efficacia e l’applicabilità di ciascun metodo nel caso studiato e di ricostruire ambienti archeologici e stratigrafia di grande utilità per le successive campagne di scavo.

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