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La biblioteca integrata: nuovi modelli, nuove tecniche, alcune esperienze europee e italiane

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Academic year: 2021

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Rivista di studi e ricerche diretta da

Giovanni Solimine

Valutare la biblioteca

Giugno 2019

Trends

Contributi di

Beatrice Catinella, Domenico Ciccarello, Giovanni Di Domenico, Chiara Faggiolani,

Pos

te it

aliane spa - Sped. in a.p. - DL 353/2003 (con

v. in L 2 7/02/0 4 n. 46) ar t. 1 , c. 1 , DR

CB Milano / Anno 5, N. 1 Giugno 20

19, € 1 2 semes tr ale ISSN 2 42 1-38 10

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EDITORIALE

Dobbiamo sempre guardare le cose 3

da angolazioni diverse

Giovanni Solimine

DOI: 10.3302/2421-3810-201901-003-1

FOCUS

Le parole della valutazione: 5

piccolo glossario annotato

Giovanni Di Domenico

DOI: 10.3302/2421-3810-201901-005-1

Ruolo e valore sociale 12

di una biblioteca pubblica: il caso di Senigallia

Roberta Montepeloso, Tommaso Paiano

DOI: 10.3302/2421-3810-201901-012-1

Analizzare per innovare: uno studio 26

sull’usabilità dei cataloghi Discovery NG con strumenti di web analytics

Camilla Fusetti, Enrico Tagliani

DOI: 10.3302/2421-3810-201901-026-1

Sommario

Biblioteche oggi

Trends • GIUGNO 2019

Valutazione dei costi delle attività 37

delle biblioteche di un sistema bibliotecario di ateneo:

metodologia e possibili sviluppi

Maurizio Vedaldi, Beatrice Catinella

DOI: 10.3302/2421-3810-201901-037-1

Biblioteche accademiche, 43

comunicazione scientifica

e valutazione della ricerca: nuovi ruoli e sfide per i bibliotecari delle università

Domenico Ciccarello

DOI: 10.3302/2421-3810-201901-043-1

ORIZZONTI

La biblioteca integrata: nuovi modelli, 59

nuove tecniche, alcune esperienze europee e italiane

Mauro Guerrini

DOI: 10.3302/2421-3810-201901-059-1

LAVORI IN CORSO

Misurare, valutare, raccontare 68

le biblioteche italiane oggi, guardando ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile

Chiara Faggiolani

(3)

La biblioteca integrata:

nuovi modelli, nuove tecniche,

alcune esperienze europee

e italiane

DOI: 10.3302/2421-3810-201901-059-1

ORIZZONTI

MAURO GUERRINI

Dipartimento di storia, archeologia, geografia, arte, spettacolo Università degli studi di Firenze

mauro.guerrini@unifi.it

La biblioteca, come afferma S.R. Ranganathan con la quinta legge della biblioteconomia, è un growing orga-nism, un organismo che cresce1. Nella sua lunga storia

essa si è impegnata ad ampliare le proprie collezioni alla comparsa di nuovi formati di comunicazione nell’u-niverso bibliografico: libri a stampa a caratteri mobili, musica notata, risorse cartografiche, registrazioni au-dio, videoregistrazioni, film, risorse digitali2. La

biblio-teca si è altresì posta costantemente l’obiettivo di fa-vorire l’integrazione dei servizi catalografici con le fonti repertoriali e le enciclopedie, nonché degli strumenti di mediazione tra le raccolte e gli utenti, introducendo di volta in volta gli adattamenti culturali e tecnologici ne-cessari. Ciò le ha consentito di evolversi e al contempo

L’articolo è una rielaborazione dell’intervento tenuto dall’autore in occasione del convegno “La biblioteca che cresce: contenuti e servizi tra frammentazione e integrazione” (Milano, 14-15 marzo 2019).

Per tutti i siti web l’ultima consultazione è stata effettuata il 4 marzo 2019.

1 Ranganathan pone un’equivalenza semantica tra il termine sanscrito Granthalaya (Grantha significa pensiero espresso e laya o alaya l’unione

perfetta, l’integrazione, la fusione) e il termine “Biblioteca”; il termine sanscrito è più pregnante di biblioteca, perché riesce a esprimere l’unione della mente e del grantha fino al raggiungimento perfetto di: arricchimento della memoria, sviluppo delle emozioni, stimolo intellettuale, au-mento della conoscenza e liberazione dell’intuizione; cfr. S R. R , Il servizio di reference, a cura di Carlo Bianchini, prefazione di

di mantenere la propria tradizione secolare, come ricor-da Michael Gorman ne I nostri valori, rivisti3.

La biblioteca, oggi, tende a favorire un servizio culturale e bibliografico sempre più integrato con gli istituti della trasmissione della conoscenza registrata (gli archivi, i musei, le fondazioni, le accademie), dell’educazione (la scuola e l’università) e di carattere sociale (i centri cul-turali e ricreativi), conciliando tradizione e innovazione, senza, tuttavia, svendersi alle tendenze effimere quanto ingannevoli, che porterebbero alla sua disintegrazione. Essa favorisce, così, la creazione di un orizzonte civico e culturale, in cui l’aspetto dello scambio (il “transfert” culturale) è elemento essenziale per una contamina-zione positiva e una crescita reciproca degli istituti che

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hanno il compito di conservare, valorizzare e rendere fruibile la memoria registrata.

In particolare, la biblioteca integra sempre più i propri servizi sul piano tecnico, tramite protocolli informatici che fanno sempre più ricorso alla tecnologia dei linked data, per esempio, consente di connettere dati prove-nienti da domini diversi, riutilizzando e arricchendo la conoscenza esistente. La gestione integrata delle risor-se e il loro collegamento con ambienti esterni soddisfa indubbiamente le esigenze dell’utente, il quale, in ge-nere, quando compie una ricerca sul web, si aspetta di ottenere informazioni e risorse di qualsiasi tipo sulla te-matica d’interesse, senza i limiti imposti da una visione che pone al centro l’istituzione che conserva i supporti e non il contenuto delle risorse, indipendentemente dal loro luogo di conservazione e dal loro trattamento ca-talografico.

La connessione e l’integrazione costituiscono, infatti, il paradigma dell’era contemporanea, dal web semanti-co all’industria 4.0. Il paradigma si estende, inoltre, dal-le autorità bibliografiche all’ecosistema dell’intelligenza digitale collettiva, a Wikipedia, i cui progetti sono sem-pre più intersecati con le biblioteche4.

L’informatico Liyang Yu aveva osservato, già nel 2007, come il web venisse usato principalmente per lo svol-gimento di tre attività: la ricerca, l’integrazione e il data mining5. Le prime due funzioni sono compiute da agenti

umani e sono finalizzate all’accesso a informazioni e a risorse (ricerca) e alla loro libera combinazione e aggre-gazione (integrazione); il data mining, invece, consiste nel reperimento di ampi dataset e database presenti nel web e nel riutilizzo dei dati in essi contenuti, tramite l’im-piego di agenti macchine (nello specifico i web crawler).

La centralità del dato

Caratteristiche ed elementi compositivi, finalità e pro-cessi di vario livello sono principalmente incentrati sui dati, sulla loro ricercabilità, usabilità e manipolazione. È oggi possibile utilizzare i dati senza ambiguità e sen-za che essi perdano il loro esatto significato. I linked data costituiscono il linguaggio per la comunicazione e lo scambio di dati del web semantico; la tecnologia si basa sul data model RDF (Resource Description Framework) tramite il quale le informazioni sono espri-mibili con asserzioni presentate mediante un modello

4 Cfr. JAKE ORLOWITZ, The Wikipedia Library: la più grande enciclopedia ha bisogno di una biblioteca digitale e noi la stiamo costruendo, «JLIS.it»,

9 (2018), n. 3, p. 1-15, <https://www.jlis.it/article/view/12505>.

5 LIYANG YU, Introduction to the Semantic Web and Semantic Web Services, Boca Raton (FL), Chapman & Hall/CRC, 2007, p. 3-6. 6 In base alla RFC 3987 si parla di IRI (internationalized resource identifier) che includono caratteri non latini.

sintagmatico tripartito denominato “tripla”. La tripla è costituita da due risorse, il soggetto e l’oggetto, legate da una relazione, il predicato, una proprietà specifica della risorsa. Ogni tripla descrive il rapporto tra due entità, per esempio, il rapporto tra un’opera e il suo autore o tra un’opera originale e un’opera derivata da essa. Ogni asserzione è costituita da concetti atomici e significativi; ciò significa che l’unità minima esprime da sola un concetto in sé compiuto. Ciascun elemento della tripla è rappresentabile da URI (uniform resource identifier) dereferenziabili6. Il fine del modello è costruire

relazioni tra le risorse e consentire l’apertura dei dati alla comunità informatica globale. Da una o più triple è possibile ricavarne altre tramite un meccanismo d’in-ferenza, ossia di un processo tramite il quale a par-tire da una proposizione definita come vera si passa a un’altra la cui verità è dedotta dal contenuto della prima. Grazie a tale principio ogni tripla può diventare generatrice di nuova informazione. Affinché ciò sia pos-sibile è fondamentale l’uso di un’infrastruttura tecnolo-gica in cui i concetti siano univocamente definiti e in cui agenti software riconoscano questi oggetti e realizzino associazioni ed equivalenze tra essi. Imprescindibile è, pertanto, il ricorso a ontologie, ossia a rappresentazioni formali, condivise ed esplicite di specifici domini della conoscenza. Tutto ciò ha l’obiettivo di garantire l’inte-roperabilità tecnologica, semantica e culturale dei dati; interoperabilità che consente la contaminazione positi-va dei linguaggi e delle tradizioni di comunità diverse. L’interoperabilità è un concetto che le biblioteche han-no elaborato da tempo, che può ricevere un impulso decisivo proprio dall’applicazione dei linked data.

L’evoluzione del catalogo

L’attenzione verso i temi dell’integrazione e della con-nessione è fondamentale per chiunque operi in ambito bibliotecario o presso qualsiasi altra istituzione cultu-rale.

Negli ultimi anni le biblioteche hanno complessivamen-te riconosciuto i modelli presentati sopra come ade-guati ai propri contenuti e ne hanno compreso le po-tenzialità; esse hanno, pertanto, favorito una diffusione ampia dei dati e dei metadati bibliografici standardizzati e la creazione di connessioni tra essi che consentano al lettore di scoprire sempre più puntualmente le risorse

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d’interesse. I cataloghi si sono evoluti: i discovery tool, per esempio, garantiscono una ricerca integrata, che si presenta all’utente come un’interfaccia unica per l’inter-rogazione simultanea in tutti i silos ai quali la biblioteca fornisce accesso: OPAC, repository istituzionali, banche dati bibliografiche7. A ciò si unisce la funzione “navigare”

che, per Elaine Svenonius, rappresenta la caratteristica del catalogo contemporaneo e futuro e si realizza grazie alla connessione logica tra dati e concetti8.

ICP e IFLA Library Reference Model (LRM)

Il concetto è ribadito teoricamente tra le funzioni di ICP, International Cataloguing Principles, edito nel 2009 e rivisto negli anni successivi9, e tra le funzioni utente

nel modello concettuale IFLA LRM (Library Reference Model) approvato il 18 agosto 2017 dall’“IFLA World Library and Information Congress” di Breslavia, in Po-lonia, e pubblicato poco dopo10. In particolare la

fun-zione “esplorare” (che riprende la funfun-zione “navigare” di Svenonius) afferma che l’utente deve poter scoprire le risorse usando le relazioni tra le entità che caratteriz-zano le risorse stesse e, dunque, porre le risorse in un contesto di riferimento editoriale e, prima ancora, cul-turale. Nella stessa direzione dell’integrazione va RDA, Resource Description and Access (lo standard per la metadatazione nell’era digitale implementato dal 2013) e i software per la gestione dei dati, tutti orientati al mo-dello RDF, Resource Description Framework.

IFLA LRM è stato sviluppato dal Consolidation Editorial Group (CEG) e si pone l’obiettivo di sostenere e armo-nizzare i modelli precedenti della famiglia FR (Functional Requirements): FRBR (Functional Requirements for Bib-liographic Records), FRAD (Functional Requirements for Authority Data) e FRSAD (Functional Requirements for Subject Authority Data), il cui uso congiunto era reso complesso dalla presenza di alcune incoerenze dovute ai tempi diversi della loro pubblicazione e ad alcune discre-panze concettuali. IFLA LRM vuole rappresentare l’uni-verso bibliografico cercando di semplificare le modalità di definizione dei dati necessari per descrivere e individuare

7 Questo tipo d’interrogazione rimane, tuttavia, più in superficie rispetto alle ricerche intraprese su ogni singola banca dati; i criteri di ricerca

generali non sempre, infatti, corrispondono ai canali d’interrogazione previsti dalla singola banca dati e possono dare risposte non del tutto

le risorse; è un modello flessibile con una struttura che consente la creazione di estensioni per raggiungere il livel-lo di dettaglio desiderato a descrivere risorse particolari. Il modello si pone all’interno della filosofia del web semanti-co e della tecnologia dei linked data: esso prevede, infatti, un’organizzazione strutturata delle informazioni in cui ogni singolo dato identificato e controllato è connesso con altri dati, identificati a loro volta da attributi controllati: l’assem-blaggio dei dati avviene successivamente per creare un element set o, con un linguaggio più tradizionale, un “re-cord” non più testuale bensì risultato di un’aggregazione di dati in sé consistenti, autonomi (processo di atomizza-zione dei dati).

IFLA LRM e RDA

L’adozione di IFLA LRM, come nuovo modello concet-tuale in sostituzione dei modelli della famiglia FR (FRBR, FRAD e FRSAD), sta avendo importanti conseguenze sugli standard di metadatazione che su di essi si basa-vano, come RDA, di cui è in corso un aggiornamento. Nell’ambito del RDA Toolkit Redesign and Restructure Project (3R), l’RDA Steering Committe (RSC) sta, infatti, allineando RDA a IFLA LRM ed è già disponibile la ver-sione beta in attesa della verver-sione definitiva annunciata per aprile 2019.

RDA mostra una grande apertura verso l’intero univer-so della memoria registrata; pone, infatti, attenzione a qualsiasi tipo di risorsa, comprese quelle conservate in archivi e musei, anzi, indipendentemente dalla loro col-locazione e conservazione. Si tratta di un aspetto fonda-mentale e innovativo in quanto RDA riconosce che dal punto di vista dell’utente è in primis importante trovare la risorsa e successivamente in quale istituto (archivio, bi-blioteca o museo) essa si trovi e quali siano le condizioni d’accesso. Da qui la necessità di uno standard condi-viso capace di produrre dati pubblici e aperti, che con-sentono l’accesso e l’integrazione di dati di provenienza diversa. Si tratta ancora di un obiettivo da perseguire, giacché gli archivi e i musei (con una tipologia di risorse e di servizi estremamente più variegata rispetto a quelli

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delle biblioteche) hanno una tradizione molto diversa tra loro e molto diversa da nazione a nazione.

Un terreno di collaborazione e d’integrazione più vicino nel campo della metadatazione è costituito dalla crea-zione degli authority file, adoperati sempre più spesso in modo unico per varie istituzioni della memoria registrata, facendo riferimento a e incrementando costantemente strumenti fondamentali quali VIAF11 e ISNI12; un

esem-pio eccellente d’integrazione di risorse e d’uso unitario della medesima forma d’accesso è bavarikon.de, il por-tale d’informazione che riunisce risorse multidisciplinari della cultura in Baviera13.

Da MARC a BIBFRAME

Oltre alla trasformazione degli standard e dei codici di catalogazione è di fondamentale importanza la re-visione e il superamento dei formati tradizionalmente usati, come il MARC, che stanno rivelandosi inadatti a favorire il passaggio al web semantico e alla condi-visione con comunità diverse da quella bibliotecaria. È, pertanto, di grande interesse l’iniziativa promos-sa nel 2011 con l’annuncio della Bibliographic Fra-mework Iniziative (BIBFRAME); un obiettivo di questo data model è consentire il riutilizzo dei milioni di re-cord MARC nel contesto del web semantico tramite i linked data; ciò comporta l’assemblaggio dei dati delle attuali registrazioni MARC in nuove architetture coerenti. BIBFRAME si presenta come un modello entità-relazione: per ciascuna entità vengono esplici-tati attributi, che ne delineano la natura e le caratteri-stiche, e relazioni con le altre entità del modello, in un sistema interconnesso e potenzialmente applicabile a qualunque contesto informativo. Si passa, dunque, da una visione incentrata sulla creazione di record bi-bliografici a un approccio catalografico radicalmente differente, che vede nell’identificazione e definizione di specifiche entità l’oggetto del proprio interesse. In se-condo luogo, BIBFRAME è un’ontologia, ovvero uno strumento informatico del web semantico, tramite cui i dati bibliografici, acquisendo significato semantico,

11 <https://viaf.org>. 12 <http://www.isni.org>. 13 <https://www.bavarikon.de>.

14 Si veda RAPHAËLLE LAPÔTRE, Library Metadata on the web: the example of data.bnf.fr, «JLIS.it», 8 (2017), n. 3, p. 58-70, <https://www.jlis.it/

article/view/12402>.

15 Si veda MAURO GUERRINI - CARLOTTA VIVACQUA, Linked data nei progetti delle biblioteche europee, in Progressi dell’informazione e progresso

delle conoscenze: granularità, interoperabilità e integrazione dei dati, a cura di Roberto Raieli, prefazione di Vittorio Ponzani, testi di Maria Teresa Biagetti [et al.], appendice a cura del Gruppo di lavoro LOD-Sezione AIB Piemonte, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2017, p. 139-160.

risultano comprensibili e di conseguenza processa-bili e ri-elaboraprocessa-bili dalle macchine per la costruzione di nuova conoscenza. L’obiettivo proposto è ambizio-so: permettere la connessione di risorse provenienti da fonti diverse, nella prospettiva di una disponibilità verso interlocutori estranei al contesto bibliografico e consentire l’apertura dei dati bibliografici rinchiusi all’interno di silos, quali cataloghi, banche dati, reposi-tory istituzionali, rendendoli accessibili e, soprattutto, integrati nel web dei dati.

Le esperienze in corso in Europa

Le esigenze di connessione e integrazione sono state recepite da importanti agenzie bibliografiche che hanno sviluppato significativi progetti: ricordiamo innanzitutto la Bibliothèque nationale de France che ha dato vita al progetto data.bnf.fr che utilizza i linked open data per pubblicare e rendere meglio utilizzabili i propri dati sul web14. Importanti sono, inoltre, le esperienze

sviluppa-te in ambito inglese, spagnolo, sviluppa-tedesco e svedese. La British Library ha inaugurato bnb.data.bl.uk nell’ambito del quale è pubblicata una parte della BNB, British National Bibliography, in linked open data. La Biblio-teca nacional de España, nell’ambito del progetto datos.bne.es, pubblica manoscritti, libri antichi e mo-derni, carte geografiche, disegni, stampe, fotografie, spartiti musicali, registrazioni audio e video registra-zioni. La Deustche Nationalbibliothek ha avviato un progetto di conversione e pubblicazione dei propri record d’autorità in linked open data estendendo il progetto ai record bibliografici; nel gennaio del 2015 ha, inoltre, pubblicato in RDF i dati delle principali col-lezioni e dei seriali della Zeitschriftendatenbank. Di particolare interesse e importanza sono la bibliografia nazionale e l’authority file svedesi, due sottoinsiemi del database LIBRIS, i cui dati sono disponibili in formato RDF in modo tale che chiunque possa vedere, valutare, fare riferimento e contribuire al lavoro svolto dalla Kun-gliga Biblioteket15.

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Tre esperienze italiane

Il Nuovo Soggettario: dati aperti per la connessione con enciclopedie e repertori

La Biblioteca nazionale di Firenze pubblica in RDF i dati aperti del Nuovo Soggettario, visibili nella nuvola dei linked open data – LOD cloud – e sulla piattaforma dati.beniculturali.it del Mibac; essi sono così riutilizzabili e collegabili ad altri dataset, come quelli di LCSH (Libra-ry of Congress), di Rameau (Bibliothèque nationale de France) e di GND (Gemeinsame Normdatei, il sistema di controllo d’autorità gestito dalla Deutsche Nationalbi-bliothek, in collaborazione con altre biblioteche di aree di lingua tedesca)16. Il thesaurus del Nuovo Soggettario (a

oggi ricco di oltre 62.000 termini) consente la navigazio-ne navigazio-nel catalogo della Nazionale fiorentina per arrivare ai titoli posseduti; offre, inoltre, la possibilità, tramite equi-valenti linguistici inglesi, francesi e tedeschi di entrare nei cataloghi della Library of Congress, della Bibliothèque nationale de France e della Deutsche Nationalbibliothek. I formati scelti rendono possibile un’innovativa integra-zione con dataset di altre istituzioni culturali. La BNCF, infatti, sta proseguendo sperimentazioni avviate nel 2017 per collegare, tramite il thesaurus online del Nuo-vo Soggettario, dati su risorse culturali di varia natu-ra: risorse archivistiche, bibliografiche e museali. Fra le esperienze più innovative vi è il collegamento, dal 2018, con il catalogo delle Gallerie degli Uffizi. Il Nuovo Sog-gettario è il primo strumento italiano d’indicizzazione che collega a risorse di OPAC (dunque a dati prevalen-temente bibliografici) e a risorse di un museo. Grazie al prototipo realizzato, infatti, si può già navigare dai termini del thesaurus alla descrizione delle opere d’arte degli Uffizi, con un potenziamento delle possibilità di ricerca tanto su opere bibliografiche quanto su opere artistiche. Dal canto loro, le Gallerie degli Uffizi stanno potenziando nuove funzionalità informatiche per una maggiore divulgazione del proprio patrimonio artistico, con la fruizione di immagini e con la descrizione dei propri capolavori: nuove funzionalità che si affiancano ai tradizionali canali di ricerca che gli Uffizi offrono a stu-diosi e a storici dell’arte per ricerche specialistiche. La prima fase della collaborazione ha permesso di creare un prototipo relativo a link riferiti a una serie di

zione. La prossima tappa sarà la predisposizione dei link inversi, per navigare dalle descrizioni delle opere d’arte al thesaurus e, tramite questo, all’OPAC della BNCF. Il 2019 sarà un anno fondamentale per questo progetto della BNCF il cui scopo è favorire l’uso di linguaggi co-muni, aperti e interoperabili, nel rispetto degli standard dei domini di appartenenza; esso è il frutto della colla-borazione promossa dal MAB (il coordinamento fra le tre associazioni professionali ICOM, ANAI, AIB) che in To-scana sta da tempo lavorando in questa direzione17. Le

esperienze sono al momento limitate e le ricadute non sono ancora percepibili da parte degli utenti, seppure sia ipotizzabile che in futuro si aprano prospettive di ricerca e di reperimento imprevedibili. La separazione tra archivi, biblioteche e musei è ancora forte e le biblioteche stan-no giocando un ruolo attivo, stan-non privo del rischio che percorrano la strada dell’integrazione a senso unico. C’è un grosso lavoro da fare per creare davvero una rete integrata per la memoria e la ricerca digitale.

SHARE Catalogue in Wikidata: integrazione degli identificatori e tra dati bibliografici

Interessante l’esperienza italiana di SHARE Catalogue. Il catalogo consortile, nato da una convenzione fra gli atenei di Campania, Basilicata e Puglia, è stato pensato per restituire i dati bibliografici in modalità arricchita, in particolare quelli relativi agli autori persone/enti, poiché, nella costruzione dei cluster, è stata prevista l’integra-zione di collegamenti a fonti esterne internazionali quali VIAF, ISNI, data.bnf.fr, l’authority della Library of Con-gress (Lcnaf) e Wikidata. Il collegamento a Wikidata ha consentito di approfondire reciprocità e interoperabilità con un progetto ricco di informazioni difficilmente reperi-bili e combinareperi-bili in un prodotto bibliografico tradizionale. Estremamente utile per l’avvio dei lavori è stato il con-fronto con le esperienze d’interazione con Wikimedia, in particolare nell’ambito della digital preservation. La fase preparatoria ha tenuto conto delle modalità previ-ste dalla comunità di Wikidata per interagire con l’enor-me knowledge base accresciuta collaboratival’enor-mente. Gli item di Wikidata sono stati arricchiti da decine di mi-gliaia di collegamenti verso un prodotto come SHARE, frutto della modellazione in linked open data (LOD) di informazioni bibliografiche provenienti dai diversi

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cata-degli scopi che SHARE Catalogue si prefigge sin dalla na-scita: la creazione di una piattaforma aperta che consenta sviluppi nel senso del riuso esterno e l’arricchimento di una base di dati bibliografica, molto granulare, con l’inte-grazione di differenti tipologie di risorsa che punti a sem-plificare l’esplorazione e l’accesso degli utenti finali. È, per esempio, possibile tramite Wikidata compiere interroga-zioni che permettano di visualizzare su una mappa i luoghi di nascita degli autori presenti in SHARE Catalogue; co-struire grafi dei coautori o relativi alla produzione scientifi-ca e alla scientifi-carriera acscientifi-cademiscientifi-ca; sapere quanti e quali han-no corrispondenti item in authority come Sudoc18, GND o

SBN; sapere se per specifiche categorie (archeologi, ma-tematici, fisici ecc.) esistano le voci in una qualsiasi delle circa trecento versioni linguistiche di Wikipedia.

Grazie a Wikidata, SHARE Catalogue potrà esprimere la sua vocazione di gateway per l’accesso al posseduto dei soggetti istituzionali consorziati e alle risorse in pubbli-co dominio e ad accesso aperto: un possibile progresso verso un prodotto bibliografico evoluto che non rappre-senti più in maniera esclusiva la fisionomia delle collezioni di un ente ma si apra all’universo bibliografico19.

BeWeB: il portale integrato dei beni culturali ecclesiastici: archivi, biblioteche, musei

Il portale BeWeB – Beni ecclesiastici in web20 – rende

disponibile il patrimonio culturale gestito e custodito dalle realtà ecclesiali italiane, offrendo una lettura tra-sversale e integrata delle risorse culturali; esso adotta un modello entità-relazione che integra risorse archivi-stiche, librarie, storico-artiarchivi-stiche, architettoniche, oltre a voci di glossario, pagine descrittive delle diocesi e delle regioni ecclesiastiche, istituti culturali ecclesiastici e schede d’autorità “persona”, “famiglia”, “ente”. Non è stato adottato uno standard descrittivo comune per

18 Système universitaire de documentation (Sudoc), un catalogo collettivo alimentato dall’insieme delle biblioteche universitarie francesi. 19 Ringrazio Claudio Forziati e Valeria Lo Castro per queste informazioni.

20 Ringrazio Francesca M. D’Agnelli per queste informazioni. Il portale nasce come espressione di una redazione distribuita sul territorio ed è

il frutto del lavoro di catalogazione dei beni culturali ecclesiastici promosso dall’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto (BCE) della Conferenza episcopale italiana e condotto sul territorio dalle diocesi e dagli istituti culturali in Italia. Per l’evoluzione nel tempo di BeWeB (<www.chiesacattolica.it/beweb>) si veda FRANCESCA M. D’AGNELLI, Di nuovo BeWeB… BeWeB nuovo!, in Storie fuori serie: gli

ar-chivi storici ecclesiastici in una nuova prospettiva condivisa (Roma, 27 novembre 2017), <https://bce.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/ sites/25/3_DAgnelli.pdf>.

21 Accordo siglato tra Ufficio nazionale BCE e ICCU nel gennaio 2018; si vedia SILVIA TICHETTI, I beni librari in BeWeB: un viaggio nel portale

bi-bliografico di ieri e di domani, in Oltre il polo: SBN in BeWeB: atti della Giornata di presentazione del nuovo portale bibi-bliografico nazionale delle biblioteche ecclesiastiche (Roma, 8 marzo 2018), <https://bce.chiesacattolica.it/2018/03/14/oltre-il-polo-sbn-in-beweb-2>.

22 Il modello utilizzato è estendibile, fatta salva la qualità dei dati d’origine.

23 SILVIA TICHETTI - CLAUDIA GUERRIERI, Il Polo SBN di Biblioteche ecclesiastiche e il portale di aggregazione BeWeB (Beni ecclesiastici in web),

«Digitalia», 2017, p. 179-192, <http://digitalia.sbn.it/article/view/1890>.

24 Circa 3.000 professionisti tra bibliotecari, archivisti, storici dell’arte e architetti, impegnati nei progetti sui beni culturali.

i diversi ambiti, ma sistemi di mappatura e destruttu-razione dei dati, con l’intento di accogliere inalterato il tracciato descrittivo di settore e, quindi, la ricchezza delle descrizioni originarie. Ogni settore può compiere scelte caratterizzanti e seguire gli sviluppi e le evolu-zioni degli standard di riferimento e può accogliere nel portale diverse tipologie di risorsa e descrizioni prodot-te tramiprodot-te sisprodot-temi gestionali e formati distinti. La scelta consente d’immaginare una sperimentazione in chiave trasversale delle potenzialità del modello concettuale di connessione logica IFLA LRM.

La prima esperienza si è concretizzata nell’ambito bi-bliografico: le collezioni presenti in BeWeB provengono, infatti, dalle biblioteche ecclesiastiche che aderiscono a SBN, a prescindere dal polo d’appartenenza, ovvero dall’applicativo e dal formato bibliografico adottato21.

Nel novembre 2018, l’accordo con la Facoltà teologi-ca del Triveneto (FTTr) ha consentito di valorizzare in BeWeB le descrizioni catalografiche di risorse non con-divise tramite l’Indice SBN, come le tesi di laurea e di dottorato22. Le descrizioni sono arricchite dalla

struttu-ra tstruttu-rasversale del portale che presenta relazionati beni culturali di diversa tipologia23.

Il prerequisito per un’ampia integrazione tra risorse cul-turali di natura diversa è stato quello di operare una scel-ta di “qualità” sin dal momento della rilevazione dei dati. Il “controllo dei punti d’accesso” diventa di fondamenta-le importanza in un sistema di catalogazione distribuito sul territorio nazionale24. BeWeB ha scelto

metodologi-camente di non applicare una sintassi comune per la forma del punto d’accesso, bensì di costituire un punto d’accesso aggregante chiamato AF CEI cross-domain. Si tratta di un grappolo di forme equivalenti della me-desima entità, prodotto da un sistema di clustering che guida la selezione dei nomi rilevati in sistemi di descrizio-ne diversi a seconda del dominio culturale di riferimen-to: beni librari, storico-artistici, archivistici, architettonici.

(9)

Questa attività di gestione e controllo degli authority data richiede un rigoroso e coerente lavoro d’acquisizione e trattamento dei dati, ma offre le massima potenzialità e qualità dei risultati consentendo il potenziamento delle interrogazioni trasversali e l’apertura verso altri sistemi informativi con cui scambiare dati. Il lavoro riguarda al momento le entità “persona”, “famiglia”, “ente” e nel prossimo futuro l’incremento e la gestione di catego-rie di entità, come i luoghi (nomi geografici, adottando, per esempio, dataset come il Getty Thesaurus of Ge-ographic Names, TGN25, o Geonames26), e ancora le

opere e i termini topici, cercando di utilizzare strumenti condivisi come il Nuovo Soggettario.

Il punto d’accesso AF CEI cross-domain è visualizzato nel portale corredato da informazioni biografiche e sto-riche, da collegamenti ad altre fonti internazionali (prin-cipalmente VIAF e ISNI) o a risorse di approfondimento (come Wikipedia e Treccani27), ed è arricchito da

rela-zioni con altre entità. BeWeB fornisce così informarela-zioni sulle entità che hanno una responsabilità rispetto alla ri-sorsa (per esempio, “è soggetto produttore di”, “è auto-re di”, “è progettista di”) e le coordinate perché il fruitoauto-re riconosca il contesto culturale nel quale ciascuna entità è inserita e relazionata alle altre, estendendo le poten-zialità narrative. Un obiettivo di BeWeB è, infatti, stimo-lare la produzione di contenuti, di narrazioni, di racconti (storytelling) a partire dai territori, depositari della storia, delle abitudini, degli usi e di quelle tradizioni locali legate alla devozione. Il record di catalogo diventa, pertanto, anche strumento per raccontare una storia28.

Con il portale BeWeB, il l’Ufficio nazionale per i beni cul-turali ecclesiastici e l’edilizia di culto (BCE) ha predisposto soluzioni volte «a potenziare i dispositivi di navigazione delle relazioni tra risorse ed entità diverse, per consentire a ciascun utente di seguire, scoprire e creare percorsi di lettura individuali. Esse costituiscono il passaggio ne-cessario in direzione dell’applicazione dei Linked Open Data, il prossimo, importante sviluppo in cantiere»29.

25 <http://www.getty.edu/research/tools/vocabularies/tgn>. 26 <https://www.geonames.org>.

27 <http://www.treccani.it/enciclopedia>.

28 In questa chiave, BCE insieme all’Associazione musei ecclesiastici italiani (AMEI), all’Associazione archivistica ecclesiastica (AAE) e

all’As-Conclusione: la biblioteca dalle mura di vetro…

La connotazione della biblioteca si è evoluta notevol-mente nel corso del XX secolo, tant’è che si potrebbe parlare persino di un cambio di paradigma: essa ha il suo futuro nell’integrazione sempre più ampia con il contesto culturale e tecnologico usato dagli altri sog-getti della trasmissione della conoscenza registrata. In particolare, è grazie al catalogo (o come si chiamerà nel futuro) e alla sua evoluzione tecnologica che la bibliote-ca può fornire servizi innovativi, può integrare i dati con quelli di altre istituzioni, può arricchire l’offerta informa-tiva riutilizzando dati provenienti da altre realtà.

Fondamentale e affascinante è l’architettura dei nuo-vi cataloghi, seppure ancora prototipici; molti di essi integrano funzioni social: dalla partecipazione degli utenti alla possibilità d’accedere a banche dati esterne (recensioni, enciclopedie, fonti ecc.). Sarebbe estre-mamente interessante se il “nuovo” catalogo venisse arricchito tramite l’individuazione cooperativa da un nucleo di risorse esterne a cui accedere, personaliz-zate secondo la tipologia della rete di cooperazione. Vi è oggi, infatti, la possibilità per l’utente d’accedere a risorse che non fanno parte della raccolta della biblio-teca in senso stretto, d’accedere, cioè, a risorse oltre la collezione “classica” che non vengono metadatate, almeno tramite il catalogo convenzionale. Questa è la maggiore novità degli ultimi tempi e una sfida importan-te: come ricercare, integrare e contestualizzare queste risorse eterogenee? Il tema è da sviluppare, ma ben rappresentato nella figura seguente da Lorcan Dem-psey, vice presidente e chief strategist di OCLC:

Siamo di fronte all’evoluzione del concetto di raccolta o, più in generale, delle modalità di trasmissione della conoscenza, con conseguenze notevoli per il contesto bibliotecario. Nel nuovo paradigma che prevede molti attori protagonisti,

(10)

la comunità bibliotecaria sarà ancora protagonista dell’universo informativo, confermando il suo ruolo tipico d’intermediazione informativa e culturale? Si tratta di una sfida stimolante da accettare, proprio perché siamo consapevoli che la biblioteca è, come si diceva all’inizio, un growing organism, un organismo che cresce perché è vivo e pertanto in continua trasformazione30.

30 LORCAN DEMPSEY, The facilitated colleciton: collections and collecting in a network environment, in Libraries Australia Forum 2015 “Unique to

ubiquitous: Library resources in a linked data world”, State Library of Victoria, Melbourne, 1st December 2015, <https://www.slideshare.net/

lisld/the-facilitated-collection-collections-and-collecting-in-a-network-environment>.

ABSTRACT

La connessione è il paradigma contemporaneo, dal web semantico all’industria 4.0, con l’integrazione delle informazioni e dei servizi in una dimensione globale. Le biblioteche da sempre desiderano integrare le proprie raccolte e i propri servizi con le altre istituzioni della memoria registrata (archivi, musei, fondazioni), con altri soggetti legati all’educazione (scuola e università) e con le altre istituzioni sociali (centri culturali e ricreativi). In particolare, la biblioteca integra sempre più i propri servizi sul piano tecnico, tramite protocolli informatici; la tecnologia dei linked data consente di connettere dati provenienti da domini diversi, riutilizzando e arricchendo la conoscenza esistente. Vanno in questa direzione il modello concettuale IFLA LRM, RDA (lo standard per la metadatazione nell’era digitale) e i software per la gestione dei dati, tutti orientati al modello RDF; la connessione dei dati consente al lettore di scoprire sempre più puntualmente le risorse di suo interesse. La funzione “navigare” per Elaine Svenonius rappresenta la caratteristica del catalogo contemporaneo e futuro e avviene grazie alla connessione logica tra dati e concetti. Queste esigenze di connessione e integrazione sono state recepite da importanti agenzie bibliografiche che hanno sviluppato significativi progetti. Alcuni esempi europei sono: data.bnf.fr della BnF, la bibliografia nazionale svedese, la bibliografia nazionale britannica, datos.bne.es della Biblioteca Nacional de España e il progetto analogo della Deustche Nationalbibliothek; in Italia: Nuovo Soggettario, SHARE Catalogue, BeWeB.

THE INTEGRATED LIBRARY: NEW MODELS, NEW TECHNIQUES: SOME EUROPEAN AND ITALIAN EXPERIENCES

The connection is the contemporary paradigm, from the semantic web to the 4.0 industry, with the integration of information and services into a global dimension. Libraries have always wanted to integrate their collections and services with other institutions of registered memory (archives, museums, foundations, academies), with other subjects linked to education (schools and universities) and with other social institutions (cultural and recreational centers). In particular, the library increasingly integrates its services on a technical level, through computer protocols; the linked data technology makes it possible to connect data coming from different domains, reusing and enriching existing knowledge. The IFLA LRM conceptual model, RDA (the standard for metadata in the digital age) and the data management software, all oriented towards the RDF model, go in this direction; the connection of data allows the reader to discover more and more precisely the resources of his interest. The “navigare” feature for Elaine Svenonius represents the characteristic of the contemporary and future catalogue and takes place thanks to the logical connection between data and concepts. These needs for connection and integration have been implemented by important bibliographic agencies that have developed significant projects. Some European examples are: data.bnf.fr of the BNF, the Swedish national bibliography, the British National Bibliography, datos.bne.es of the Biblioteca Nacional de España and the similar project of the Deustche Nationalbibliothek; in Italy: Nuovo Soggettario, SHARE Catalogue, BeWeB.

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