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La versione mediofrancese della "Reine Sebile" contenuta nel "Garin de Monglane" (Paris, Bibliothèque de l'Arsenal, ms.3351, ff.280r-379r: introduzione e traduzione italiana).

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Indice:

Parte prima: introduzione.

0. L'edizione Tiemann p.5 1. Il Garin de Monglane p.6 2. L'Histoire de la Reine Sibille p.8 2.1 Analisi narrativa p.8 2.2 Struttura compositiva p.10 2.3 I personaggi p.12

3. Alle origini di una tradizione: la Chronica Albrici monachi Trium Fontium p.16 4. I frammenti antico-francesi p.17 4.1 I frammenti di Bruxelles p.17 4.2 I frammenti di Sheffield p.19 4.3 Il frammento di Sion p.20

5. Le altre versioni romanze p.20 5.1 Il Myreur des Histors p.21 5.2 Il Noble Cuento del Emperador Carlos Maynes e de la enperatriz

Sevilla p.22 5.3 Il Macaire p.24

6. Le versioni romanze: tabelle riepilogative p.25 6.1 Osservazioni generali p.27 6.2 Le due versioni francesi in prosa p.30 6.3 Analogie tra Cuento e Garin de Monglane p.32 6.4 Conclusione p.33

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Note sulla traduzione p.35 I. Come Carlo Magno mandò a cercare e a domandar moglie in Grecia, poiché la precedente era defunta. p.36 II. Come – per la sua gran malvagità – il nano Segonçon si coricò con la regina. p.41 III. Come Carlo Magno di Francia trovò il nano Segonçon nudo, a letto con sua moglie Sibilla. p.44 IV. Come – su consiglio dei nobili e leali principi dell'impero – la regina Sibilla fu bandita dalla Francia, poiché era incinta. p.47 V. Come – per ordine di Carlo Magno – la regina Sibilla fu esiliata da Parigi, scortata e guidata da un solo cavaliere. p.52 VI. Come Aulbery de Mondidier venne ucciso a tradimento nella foresta di Bondis, dove conduceva Sibilla, la regina di Francia. p.54 VII. Come la regina Sibilla uscì dalla foresta e come fu salvata da un carbonaio che incontrò per caso. p.58 VIII. Come si seppe della morte di Aulbery per via del suo levriero che non aveva da mangiare. p.63 IX. Come l'imperatore e i suoi baroni trovarono Aulbery sotto la fonte dove Macario l'aveva ucciso. p.69 X. Come - per la sentenza dei pari e dei baroni francesi – Macario fu

condannato a combattere il levriero bianco sull'Isola di Nôtre-Dame a Parigi e come Macario fu sconfitto davanti al popolo. p.74 XI. Come il traditore Macario venne sconfitto dal levriero di Aulbery de

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accusato. p.77 XII. Come la nobile regina Sibilla diede alla luce suo figlio Louis, che governò l'impero dopo suo padre Carlo Magno. p.81 XIII. Come Varroquier e Sibilla si congedarono dall'oste e dall'ostessa e condussero il giovane Louis in Grecia. p.88 XIV. Come la regina Sibilla e suo figlio furono assaliti dai ladri in un bosco. p.91

XV. Come la nobile regina, Varroquier e Louis furono condotti dal ladro in un eremo, dove fecero la conoscenza del fratello dell'imperatore Riccardo, che li

accompagnò dal Santo Padre. p.95 XVI. Come l'eremita Lucaire mandò a cercare viveri e lasciò il suo eremo per amore della regina e di Louis. p.100 XVII. Come l'imperatore Riccardo accolse sua figlia Sibilla e Louis – il figlio di Carlo Magno – e come su consiglio del Santo Padre e dei suoi principi formò il suo esercito per andare in Francia. p.106 XVIII. Come Aymeri di Narbona e i suoi figli ebbero notizie del figlio di Carlo Magno e della Regina Sibilla. p.109 XIX. Come – grazie al congedo di Louis e della regina Sibilla – il buon villano Varroquier andò a trovare sua moglie in Francia. p.116 XX. Come Varroquier rubò Faulcon – il cavallo di Carlo Magno – e come fu inseguito. p.122 XXI. Come l'imperatore Carlo Magno ordinò ai suoi uomini di inseguire

Varroquier e come così iniziò la guerra. p.126 XXII. Come Carlo Magno fu inseguito e assediato in un castello straordinariamente

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fortificato, chiamato allora Haultefeuille e adesso Moymer. p.129 XXIII. Come Varroquier - che era stato catturato da Ogier – fu condannato da Carlo Magno ad essere impiccato e come fu salvato dal buon ladro Grimouart. p.132

XXIV. Come l'imperatore, Sibilla, Riccardo e Louis si accordarono e si

riappacificarono gli uni con gli altri. p.139 XXV. Come i Greci e i Francesi si scontrarono gli uni contro gli altri in una

straordinaria battaglia e in modo impetuoso, senza prima aver discusso né fatto alcuna dichiarazione. p.143 Bibliografia p.150

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Parte Prima: introduzione. 0. L'edizione Tiemann

“L'Histoire de la Reine Sibille” - racconto in prosa mediofrancese contenuto nella parte finale del Garin de Monglane, (ms. 3351 della Bibliothèque de l'Arsenal di Parigi) - è stata riprodotta da Hermann Tiemann in Der Roman von der Königin Sibille in drei Prosafassungen1, che ne costituisce la prima ed unica edizione moderna. Di essa la

presente tesi offre la traduzione italiana completa.

Il racconto è una tardiva rielaborazione della Chanson de la Reine Sebile, un'antica chanson de geste in lasse di alessandrini, non pervenutaci nella sua integrità, ma solamente attraverso alcune attestazioni frammentarie2 del XIII secolo.

L'opera di Tiemann contiene i frammenti dell'antica Chanson de la Reine

Sebile e tre versioni in prosa: oltre all'appena citata versione mediofrancese vengono riprodotti il Cuento del Enperador Carlos Maynes de Rroma e de la buena Enperatris Seuilla su muger3 (in antico castigliano) e una versione tedesca del XV secolo di

Elisabeth Grafin von Nassau-Saarbrucken.4

L'edizione richiese molto tempo. Ad iniziare il lavoro fu Fritz Burg nel 1898-1899 con le due versioni in prosa francese e tedesca della storia. Tiemann fu invitato a partecipare allo studio nel 1927. L'anno seguente Burg morì e Tiemann proseguì le ricerche da solo. Durante la Seconda Guerra Mondiale parte dei documenti fino ad allora raccolti andarono perduti e nel Dopoguerra riassemblarli richiese molto tempo. Nel 1966 Tiemann ottenne una copia della prosa francese dalla Bibliothèque de l'Arsenal di Parigi. Nel frattempo venne presa in considerazione anche la prosa spagnola, poiché è quella che maggiormente si avvicina alla Chanson originale5, per la

1 TIEMANN, 1977

2 Frammenti di Bruxelles (Bibliothèque Royale, ms. II 139 f.3-4 r), Frammenti di Sheffield (smarriti) e Frammento di Sion, di cui mi occuperò più nel dettaglio nel paragrafo 4.

3 Contenuto in un codice miscellaneo risalente alla fine del XIV-inizio del XV secolo, conservato a Madrid nella Biblioteca di San Lorenzo de l'Escorial (ms. h-j-13, ff.124rb-152 ra). La trama del Cuento è molto simile a quella della prosa mediofrancese.

4 Contrariamente alla versione mediofrancese e a quella spagnola, l'autrice della maggiore prosa tedesca ci è nota: si tratta della duchessa di Nassau-Saarbrücken (1395-1456ca.), nativa della Lotaringia. La storia si trova alle pag. 58r-76v del codice 12 della Biblioteca di Amburgo. L'edizione tedesca differisce molto dalle altre versioni in prosa, in quanto la storia risulta molto abbreviata.

5 Per il confronto tra Cuento e frammenti della Chanson vedi RAMELLO 2009, CAPUSSO 2014, MIRISCIOTTI 2014-2015

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maggior parte andata perduta. Nel 1977 Tiemann diede finalmente alle stampe il suo lavoro. Il volume comprende un'introduzione, l'edizioni dei testi spagnolo, tedesco e francese, con relativi glossari e indici dei nomi, infine la riproduzione dei frammenti antico francesi (Bruxelles, Sheffield, Sion).

1. Il Garin de Monglane

Il Garin de Monglane è una compilazione in prosa francese del XV secolo (secondo Hans-Erich Keller di datazione posteriore al 1458)6, incentrata sul ciclo dei Narbonesi,

dove la storia di Sibilla è inserita all'ultimo posto. L'annessione al suddetto ciclo trova giustificazione nel matrimonio di Louis, figlio di Carlo Magno e Sibilla, con Biancofiore, figlia di Aymeri di Narbona.

La suddetta compilazione è contenuta nel Ms. 3351 della Bibliothèque de l'Arsenal di Parigi. Il retro del manoscritto reca la scritta “Monglenne”.

Si tratta di un codice cartaceo del XV secolo; l'impaginazione è moderna, sul dritto in alto a destra; la numerazione antica - in basso a destra - non è sempre visibile. All'inizio mancano due pagine. I titoli sono in rosso, le iniziali dei paragrafi sono alternativamente rosse e blu. All'interno di uno stesso paragrafo più lettere sono messe in risalto con un trattino rosso verticale: iniziali di nomi propri, di proposizioni, di versi o di proverbi disposti in distici. Un segno particolare - ugualmente in rosso - precede il passaggio allo stile diretto. Le pagine 1 e 22 sono mutilate e parzialmente illeggibili; la pagina 379 è mutilata al di sopra dell'explicit. Sono stati lasciati degli spazi bianchi per delle miniature che non sono mai state realizzate (30v, 32v, 33r, 51v, 143v, 223r, 246r, 312r, 312v).

Il manoscritto è appartenuto a Louis de Gand de Montmorency, principe d'Isenghien e di Masmines, maresciallo di Francia (1678-1767). Non sappiamo se fu lui stesso ad acquistarlo o se facesse già parte della sua collezione. Inoltre, ha fatto parte della biblioteca del duca di La Vallière (1708-1780), poi di quella del marchese di Paulmy (1722-1787) che vendette la sua collezione al conte d'Artois. Confiscata durante la Rivoluzione Francese, essa costituisce il nucleo della Bibliothèque de l'Arsenal. (Ms. 3351, Bibliothèque de l'Arsenal)

Nel 1994 Hans Erich Keller pubblicò la sua edizione, La Geste de Garin de Monglane 6 Nel 1994 Hans Erich Keller pubblicò “La Geste de Garin de Monglane en prose”, non inserì però L'Histore de la Reine Sibille, ritenendo che essa avesse un legame troppo flebile con il resto del ciclo.

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en prose7, distinguendo le parti seguenti:

1. “Préliminaires” (1r-5r; cap. 1-2): questa parte riassume la storia di Garin de Monglane fino alla partenza dei suoi figli.

2. “L'Histoire de Hernault et de Milon son frère” (5r-33v; cap. 3-12) 3. “L'Histoire de Renier de Gennes” (34r-53v; cap. 13-20)

4. “L'Histoire de Girart de Vienne” (54r-178v; cap.21-58), seguita da una transizione (178v-180v; cap.59)

5. “Le Pèlerinage de Charlemagne à Jérusalem et à Costantinople” (18ov-204v; cap.60-61), seguito da una transizione (204v-206r; cap.62)

6. “L'Histoire de Galien le Restoré (I)” (206r-223r; cap.63-67) 7. “L'Histoire de Aymeri de Narbonne (I)” (223r-231v; cap 68-69) 8. “L'Histoire de Galien le Restoré (II)” (231v-269v; cap.70-77) 9. “L'Histoire de Aymeri de Narbonne (II)” (269v-280r; cap. 78-81) 10. “L'Histoire de la Reine Sibille” (280r-379r; cap. 82-106)

L'Histoire de la Reine Sibille ha però un legame molto flebile con il resto della compilazione, infatti non si tratta più delle gesta di Garin de Monglane: Sibilla è la moglie di Carlo Magno e il legame con il lignaggio di Garin è tenue. Per questa ragione H.- E. Keller scelse di non pubblicarla in La Geste de Garin de Monglane en prose. La prima ed unica edizione moderna del racconto rimane quella di Hermann Tiemann. Tuttavia la suddivisione di Keller è importante in quanto ricalca il lavoro del compilatore, che realizzò un'opera straordinaria mettendo in prosa e collegando differenti chansons de geste:

1. Garin de Monglane, XIII secolo, 12590 alessandrini rimati 2. Hernaut de Beaulande, XIV secolo, 3263 alessandrini rimati

3. Renier de Gennes, XIV secolo, 1119 alessandrini rimati, incompleta.

4. Girart de Vienne, XIII secolo, 6934 decasillabi rimati, ugualmente conosciuta nella versione più corta e più tardiva del manoscritto di Cheltenham (XIV secolo, 3460 alessandrini rimati)

5. Galien li restorés, XIV secolo, 4911 alessandrini rimati

6. Le Voyage de Charlemagne à Jérusalem et Costantinople, XII secolo, 870 7 KELLER, 1994

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alessandrini assonazati

7. Aymeri de Narbonne, fine XII-inizio XIII secolo, 4967 decasillabi rimati

8. Macaire (ou la reine Sebile), nella Geste Francor (Ms. Marc. fr. XIII), prima metà del XIV secolo.

2. L'Histoire de la Reine Sibille 2.1 Analisi narrativa

La storia inizia con una festa che si tiene alla corte di Carlo Magno, durante la quale l'imperatore - dopo aver narrato le sue gesta e averci informato di come la sua prima moglie, Galienne di Spagna sia morta senza lasciare eredi – dichiara ai suoi principi di essersi innamorato di Sibilla, la figlia dell'Imperatore Riccardo di Grecia. Carlo manda i nobiluomini fino in Oriente, affinché gli portino la giovane principessa. I principi esaudiscono il desiderio dell'imperatore, così egli sposa Sibilla e per un certo periodo vive felice insieme a lei.8

Poco tempo dopo, giunge a corte un nano, chiamato Segonçon, il quale entra nelle grazie del re. Un giorno mentre Carlo Magno è uscito per andare a caccia e Sibilla - già incinta - riposa tranquilla nel suo letto, le sue damigelle escono per raccogliere fiori e Segonçon entra nella camera della regina. Quando ella si sveglia, risentita del fatto che questi abbia osato introdursi nella sua camera, lo colpisce al viso, sferrandogli un pugno e facendogli cadere quattro denti. Il nano giura vendetta. La notte egli si introduce nuovamente nella camera della regina e la mattina seguente, quando Carlo Magno esce per andare alla preghiera del Mattutino, si spoglia e si mette nel letto accanto a lei. Al suo ritorno Carlo Magno si trova di fronte alla vergognosa scena e condanna a morte la regina. Alla fine Namo, Ogier, Aymeri e Aulbery fidati cavalieri dell'imperatore -riescono a risparmiarle la morte e a fare in modo che ella venga semplicemente esiliata.9

Aulbery viene incaricato di scortarla. Egli nel viaggio è accompagnato dal suo fedele cane. Credendo che sia il momento buono per poter approfittare della regina – della quale si è invaghito - Macario li insegue e li coglie di sorpresa, mentre i due si ristorano nel bosco all'ombra di una fontana. I due cavalieri si scontrano in duello. Sibilla fugge e Macario uccide Aulbery.10

8 TIEMANN, I, 280r/285r 9 TIEMANN, II/IV, 285r/294r 10 TIEMANN, V-VI, 294r/299v

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Nel frattempo Sibilla riesce ad uscire dalla foresta ed incontra Varroquier, un carbonaio che lascia la sua famiglia per accompagnarla in Ungheria.11 Macario racconta al re che

Aulbery de Mondidier è scappato con la regina, della quale si è invaghito. Il re inizialmente gli crede e minaccia di punire Aulbery in modo esemplare. Per due giorni consecutivi il levriero giunge alla corte di Carlo Magno e alla presenza di tutti gli altri nobiluomini attacca Macario. Il giorno seguente – su consiglio di Namo - i nobiluomini seguono il cane e trovano il corpo di Aulbery, che il levriero custodisce con molta cura. Dopo il ritrovamento del cadavere i sospetti ricadono su Macario. Namo suggerisce che il cane di Aulbery si scontri con Macario. Macario viene sconfitto dal cane e costretto a confessare. A questo punto l'imperatore ordina ai suoi uomini di impiccare il traditore assieme al suo parente Galeran de Beaucaire, che ha tentato di salvarlo.12

In Ungheria, nella città di Armoise, il figlio di Sibilla viene alla luce. Il bambino viene battezzato dal re Louis che gli da il suo stesso nome e nota come questi abbia una croce di color rosso vermiglio sulla spalla destra segno di appartenenza al lignaggio reale -così promette che quando sarà grande lo accoglierà alla sua corte per impartirgli un'educazione cavalleresca. Dopo aver allattato il bambino per il tempo necessario, la regina - a causa dei ricordi e dei pensieri tristi - è sopraffatta da una malattia, che la costringe a letto per dieci anni. Quando il bambino è abbastanza grande per frequentare la corte, viene accolto dal re Louis, come da lui promesso. Una volta che Sibilla è guarita, ella, Varroquier e Louis si congedano dai borghesi che li hanno ospitati e partono per la Grecia. Prima della partenza, la figlia del borghese dichiara il suo amore a Louis, il quale rifiuta in modo cortese la proposta della giovane.13

Nella foresta essi sono attaccati da un gruppo di ladri, che vengono tutti uccisi da Louis e da Varroquier, salvo uno, Grimouart, ladro e mago esperto. Questi li conduce dall'eremita Lucaire, fratello dell'imperatore Riccardo e zio di Sibilla. In città Grimouart mette in atto i suoi sortilegi: incanta il preposto e la moglie di questi - che lo hanno ospitato per la notte - e ruba viveri e oggetti preziosi, per portarli poi ai suoi amici, che lo attendono nell'eremo.14 Grazie al ricco bottino essi riescono ad arrivare a Roma, dove

chiedono l'aiuto del Papa, dopodiché partono con lui per Costantinopoli, dove regna l'imperatore Riccardo, padre di Sibilla. Questi si dirige con loro e con un vasto esercito in Francia,15 dove per primo incontrano Aymeri di Narbona e i suoi figli, i quali

11 TIEMANN, VII, 299v/303r 12 TIEMANN, VIII/XI, 303r/318v 13 TIEMANN, XI/XIII , 318v/327r 14 TIEMANN, XIII/XVI, 327r/339r 15 TIEMANN, XVI-XVII, 339r/343r

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ottengono notizie di Louis e di Sibilla. Aymeri presta omaggio a Louis e allo stesso modo fanno i suoi figli. A questo punto si apre una lunga prolessi narrativa in cui si racconta come Guglielmo, figlio di Aymeri sosterrà l'incoronazione di Louis, contro le forze dell'Impero, dandogli poi in sposa sua sorella Biancofiore.16 L'esercito dei Greci si

dirige a Parigi. A questo punto Varroquier va a trovare sua moglie e una volta verificato che ella gli è sempre fedele, ritorna a Parigi17, dove ruba Faulcon, il cavallo di Carlo

Magno. Varroquier viene inseguito dall'esercito imperiale,18 ma poi di fronte all'avanzata

dei Greci, Carlo Magno e i suoi sono costretti a rifugiarsi nell'inespugnabile fortezza di Haultefeuille, dalla quale escono durante la notte per attaccare i Greci accampati a valle. Varroquier viene catturato da Ogier il Danese e imprigionato.19 Grimouart sfrutta le sue

arti magiche e la sua abilità per liberarlo e per rubare Joieuse, la spada di Carlo Magno.20 Aymeri suggerisce che Sibilla e gli altri facciano atto di umiltà per ottenere la

pace, così essi implorano perdono a Carlo Magno e il Papa ordina all'imperatore che riaccolga a corte sua moglie. Carlo si riconcilia con la regina e accoglie con gioia il figlio, ricompensando largamente Varroquier e i due borghesi di Armoise. Il racconto si conclude con il matrimonio di Louis con Biancofiore, sorella di Guglielmo d'Orange21e

figlia di Aymeri di Narbona. 2.2 Struttura compositiva

Per collegare L'Histoire de la Reine Sibille al ciclo dei Narbonesi, il compilatore cercò di trovare un collegamento nel punto in cui entra in scena Aymeri di Narbona.22 Subito

dopo con una prolessi narrativa viene narrato l'episodio del Couronnement Louis23,

collocato dopo la morte di Carlo Magno. Nell'episodio i Narbonesi hanno una parte importante in quanto è proprio Guglielmo - figlio di Aymeri - ad adoperarsi in ogni modo per sostenere l'incoronazione di Louis contro le forze dell'impero a lui avverse. Inoltre Louis sposerà Biancofiore, figlia di Aymeri e sorella di Guglielmo.

L'autore della prosa francese si prese molta libertà, inserendo modifiche personali che 16 TIEMANN, XVIII, 343r/349v 17 TIEMANN, XIX, 349v/354v 18 TIEMANN, XX-XXI, 354v/361v 19 TIEMANN, XX, 361v/364r 20 TIEMANN, XXIII, 364r/370r 21 TIEMANN, XIV-XV, 379r 22 Vedi nota 15

23 Le Couronnement de Louis ( Coronement du Roy Loys) è una chanson de geste anonima risalente al XII sec., nella quale si narra dell'incoronazione di Louis ad opera del padre Carlo Magno.

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deviano dalla sottotraccia dell'antica Chanson in versi alessandrini. Quest'ultima emerge in modo distinto in alcuni punti in cui si registrano tracce delle lasse epiche (296v, 298v, 368r), tuttavia l'antico modello francese – a seconda dei casi – viene abbreviato oppure amplificato oltremisura, appesantendone molto la struttura narrativa. Non mancano lunghi elenchi in cui - ad esempio - si menzionano i nomi dei nobiluomini della corte di Carlo Magno (280r:“Ogier de Dampnemarche...et tant d'autres que trop pouroit l'istoire estre ennuieuse a racompter”). Da notare che al contrario gli uomini dell'esercito di Riccardo non vengono affatto menzionati né caratterizzati. In alcuni punti il racconto dei personaggi riepiloga gli eventi precedentemente narrati, ad esempio quando la regina Sibilla racconta a Varroquier quanto le è accaduto (301v:“la dame lui racompta lors de fil en lisse tout ainsi comme le cas estoit advenu...”), quando si confessa di fronte all'eremita Lucaire, narrando tutta la sua storia (333v:“Je suis de Grece estraitte fille de l'empereur Richier...”), quando Macario confessa i crimini di cui si è macchiato (318r:“il confessa le cas adont comment...comment...”), quando l'eremita Lucaire racconta a Riccardo la storia di Sibilla (340r:”Celle dame qui cy pouez veoir est de hault parage et de moult noble lieu extraite...”). Un dato importante è che le scene spesso sono state sviluppate focalizzando l'attenzione sui sentimenti, in particolar modo - per tutto il corso della narrazione - vengono enfatizzate l'inquietudine e le preoccupazioni che affliggono la regina Sibilla.

Il testo è caratterizzato dall'alternanza di narrazione e dialoghi. Non mancano poi lamentosi monologhi, come quello di Macario, il quale dopo aver ucciso Aulbery -scopre che la regina è fuggita (298v-299r:“Las, fait il dolant...”) o il lamento della regina Sibilla che in Ungheria rimpiange le sue nobili origini (321v-322r: Helas, fait elle, comme dure destinee qui fus fille de roy et femme d'empereur...”). Di tanto in tanto il narratore esce allo scoperto commentando la storia, dando ulteriori informazioni o anticipando velatamente ciò che avverrà in seguito (283v:“Sy fault dire qu'en amours a grant priveté ja soit ce qu'il y ait sens et maniere de soy y savoir contenir. Car comme dira l'istoire cy aprés en fut Charles ung petit troublé pour ce qu'elle l'avoit ainsy joieusement souffert.”; 284r:“Helas quelle maleureuse survenue d'icellui nayn...”; 300v:“Et qui demanderoit qui estoit cellui bons homs...respont l'istoire...”).

Molto interessante è l'utilizzo di proverbi e di distici didattici in rima24, che compaiono

con cadenza piuttosto regolare nel corso della narrazione (294v; 297r; 306v; 310v; 316v; 319r; 331r; 337r; 338r; 346v; 348r; 353v; 354r).

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Un'osservazione da farsi riguarda la sintassi, molto complessa e articolata in lunghe catene di subordinate, a cui si devono aggiungere le difficoltà relative all'assenza della punteggiatura. Queste complicazioni fanno sì che il testo risulti in alcune parti di difficile comprensione per il lettore e per il traduttore moderno.

2.3 I personaggi

Sibilla viene caratterizzata dapprima per la sua straordinaria bellezza (282v:“Et lors manda Sebille la damoiselle qui tant estoit belle qu'il ne la couvenoit point parer...lesquelz furent tous esbahis comment Nature pouoit si vifvement et ententivement avoir en elle besongnié, disans que c'estoit une perfection, ung droit chief d'euvre ou ung patron pour les autres volst mosler et achever.”), poi nel secondo capitolo viene connotata per le sue innumerevoli virtù: bontà, gentilezza, cortesia, umiltà (285r:“Car tant doulce, tant bonne, tant humble, tant charitable, tant piteuse et plaine de courtoisie et de hault honneur estoit...”). Di tanto in tanto il narratore si sofferma su alcuni dettagli del suo aspetto fisico, caratterizzandola come una donna molto sensuale, ma in cui la bellezza è solamente lo specchio della sua virtù (286r:“mais nul n'y vist ne nulle si non la royne, qui en son lit se gisoit, coucie sur ung costé, sa main a son chief et le bras nu et descouvert jusques au coute, dont la char estoit blance nette et polie sans quelconque tache comme yvoire. Sa face merveille belle et coulouree et son alaine si douce et bien flairant que moult sambla plaisante a cellui nain la dame qui a nesung mal ne pensoit ne a riens nulle du monde sy non a son corps reposer cellui matin.”) Sensualità e innocenza che caratterizzano il personaggio di Sibilla emergono con forza in una delle descrizioni tra le più poetiche del racconto, che ci mostra la regina pronta ad essere giustiziata:

“Et la dame quant elle fut vestue non mie comme elle avoit acoustumé, mais en ung petit habit legier seulement, nus pies et comme deschevelee, ung seul linge ceuvrechief sur ses cheveux qui lui pendoient au long de son eschine, jaunes et blons comme fil d'or et sa poitrine descouverte dont on veoit la char blanchoyer par so robe linge et les beaulx tetins rondes poingnans et debout comme a une pucelle entre lesquelz avoit plaine paulme de face. Son visage qui tant souloit estre coulouré et plaisant et ses yeulx ymaginatifz avoit pales blesmes et sy esplourez que a paine l'eust on recongneue lors qui autrefois l'eust on estat veue...” (290v)

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violenza per salvaguardare ciò che le è più caro: la sua virtù (286v:“Et en ce disant se voulut de rechief efforcier de baisier la dame qui adont haucha le poing et lui assey sur le visage tellement que quatre des dens de la bouche lui froissa et le porta d'icellui cop par terre...”). Sibilla talvolta riesce a sfuggire al pericolo da sola, confidando nell'aiuto della Divina Provvidenza, ad esempio quando fugge da Macario e si addentra nel cuore della foresta (299v:“Aprés ce que les deux chevaliers et le levrier eurent la battaille commencee et que la royne vist son point pour departir et son corps mettre en seureté de mort et qu'elle fut sur son mulet montee elle se fery es bois lors si avant comme elle peust, sans chemin tenir voye ou sentier qui son corps seust ravoier si non par divine provision.”), è pero grazie all'aiuto di alcuni personaggi che sfugge da una serie di situazioni molto pericolose. I primi ad aiutarla sono il duca Namo - saggio consigliere di Carlo Magno – e gli altri baroni, grazie all'intercessione dei quali la regina non viene arsa sul rogo. (293v-294r)

Il secondo “aiutante” è Aulbery de Mondidier, valente cavaliere della corte di Carlo Magno, che si prende cura di Sibilla, provvedendo ad ogni sua necessità (296v) e confortandola come meglio può (296v-297r). La figura di Aulbery de Mondidier si lega indissolubilmente a quella del suo fidato cane.25 È proprio il levriero a difendere il suo

padrone nello scontro con Macario (298r-298v), a sorvegliare con cura il suo corpo (298v:“Et fin de compte fut Aulbery occis par Macaire et son corps destourné malgré en eust le levrier qui avecq lui demoura ne il ne le voulut oncques habandonner.”), a digiunare per giorni pur di non abbandonarlo, a preservarlo dalle bestie feroci, a ripulire il cadavere del suo padrone con la lingua (303v:“Quatre jours se passerent aufort et vint le Ve et le VIe qui fut long temps juinie au levrier qui le corps de son maistre gardoit pour les lous et autres bestes qui par aventure en eussent fait proie...ains estoit couchié lez le corps et grata tant des piés qu'il dessira, usa et rompi les vestemens par les tranches ou l'espee avoit passé et lui lescha les playes et nettoya a la langue le mieulx qu'il peust comme beste plaine de bonté naturelle.”) Ed è ancora il fedele cane a vendicarne la morte, divenendo così un vero e proprio personaggio del racconto, dotato di sentimenti paragonabili a quelli umani. A questo fa allusione la storia tradizionale raccontata da Namo di Baviera26, la cui finalità è quella di dimostrare come il cane

possa considerarsi senza alcun dubbio il miglior amico dell'uomo (311r-311v-312r). 25 Sul fedele cane di Aulbery vedi gli studi di SUBRENAT, 1993; COLLOMP, 2000; HÜE, 2006. 26 La storia narrata da Namo ebbe ampia divulgazione medievale, come dimostra la sua presenza nel

Libro dei sette savi o Dolopathos: LECLANCHE, 1997; MUSSAFIA,1865. Per approfondire l'inedito coinvolgimento del personaggio di Merlino: DE BORON, 2000

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Il terzo aiutante di Sibilla è il villano Varroquier, che ella incontra fortuitamente (300r: “Sy advint que en soy retournant pour regarder par ou elle estoit issue des bois, elle vist un grant vilain paisant plat maufait et povrement habitué selon l'estat de la court de l'empereur ou elle n'en veoit mie souvent d'ainsy habilliés”). Così come quello del nano Segonçon, anche l'aspetto fisico di Varroquier viene descritto dettagliatamente (300r-300v), sottolineando quei particolari che riconducono alle sue misere origini: la faccia orrendamente sporca di carbone, le guance piatte per mancanza di nutrimento, le mani ruvide da lavoratore, gli abiti bucati e rattoppati. La descrizione viene ripresa anche in seguito per contrapporre il suo sembiante rozzo, da contadino, alla finezza del giovane Louis (323v:“Il estoit grant homme de membres fondé garny selon la corporance...sy que mieulx sambloit paisans que d'autre lieu venu et si ne lui pourtrayoit l'enfant de nulle chose dont on sceut faire mencion.”) La figura di Varroquier è importante perché evolve nel corso della narrazione. Egli si trasforma da rozzo contadino a valente “cavaliere” a servizio della regina. La sua evoluzione non è dovuta ad una crescita intellettuale o spirituale ma è generata dalla sua forza, dalla sua intelligenza e principalmente dalla sua devozione nei confronti di Sibilla. Egli per la regina arriva addirittura a mettere a repentaglio la sua stessa vita. Di fronte alle infamanti offese rivolte a Sibilla dal traditore Manciens (356r: “Ce ne ferez vous, ja sire, fait il, a Dieu ne plaise que vous reprenez une putain voire commune comme l'en maintient, sy que chascun en fait maintenant son plaisir”) non esita a uscire allo scoperto e a controbattere (356r:“Vous y mentez, fait il, faulz! Glouton! Il n'est mie ainsy comme vous dittes et ne feust pour l'onneur de l'empereur qui cy est present je vous feisse mon bourdon sentir quant ainsy vituperablement parlez contre l'onneur de la royne, de son filz et de l'empereur mesmes qui mie ne le vous deust souffrir”), suscitando l'ammirazione dei valorosi principi presenti. Inoltre da prova di grande destrezza e temerarietà, domando Faulcon - l'irrequieto cavallo di Carlo Magno - per poi rubarlo all'imperatore. In un punto cruciale della narrazione il lato rude di Varroquier riemerge con forza causando non pochi problemi. Per unirsi al soave duetto canoro della regina e del figlio Louis, Varroquier si mette a cantare a squarciagola, attirando l'attenzione dei ladri che li colgono di sorpresa, tuttavia si riscatta dal suo imprudente comportamento dando prova di grande prodezza e sterminando con l'aiuto di Louis l'intera banda (328r/330r). L'unico ad essere risparmiato è Grimouart, ladro astuto e scaltro, anch'egli di qui in avanti “aiutante” della regina che conduce con gli altri dall'eremita Lucaire (332r-332v) e per mezzo di questi dal Santo Padre. Il personaggio di Grimouart è

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avvolto da un alone di mistero, derivante dalla sua abilità nel padroneggiare le arti magiche, grazie alle quali ruba viveri indispensabili al gruppo della regina per intraprendere il viaggio. Grimouart è molto sicuro di sé, poiché con la magia riesce ad ottenere tutto ciò che vuole, e così quando la regina viene interrogata dall'eremita su chi tra Varroquier e Grimouart sia più abile nell'andare a cercare viveri, egli si offre senza esitazione:“En non Dieux, sire, ce respondi lors Grimouart, il ne fault mie grant habilité a ce faire. Car se vous m'aviés enseignié ou c'est j'en aporteroie si largement que huy mais n'en avrions disette”. Anche Grimouart è un personaggio in evoluzione positiva, infatti entra in scena come appartenente ad una banda di spietati ladri ma poi si redime mettendo la sua abilità al servizio di Louis - che ha deciso di risparmiargli la vita - di Sibilla e di Varroquier, che libera da Haultefeille dove è stato imprigionato.

Anche Louis è un personaggio che evolve in senso fisico e morale. Lo vediamo nascere, crescere e diventare un bel giovane, educato, cortese, umile e servizievole a Dio. Grazie al re di Ungheria - suo padrino – gli viene impartita una perfetta educazione cavalleresca. Egli impara a cacciare, a cavalcare un cavallo da corsa e a combattere, diventando l'uomo più temuto della corte. Una volta completata la sua formazione l'autore ce lo descrive così: “Or estoit Louys grant, droit, bel damoisel, bien formé de tous membres, courtois, humbles , doucement en langagie plaisant a toutes gens devost et serviable a Dieu obeïssant a l'eglise et si bien moriginé que en lui ne defailloit rien. Il avoit apris a chacier, a voler, a galloper ung courcier, a poindre ung palfroy, a manier une lance, a jouster et a soy aidier d'une espee ou aultre ferrement comme il escouvenoit. Et de son aage n'avoit a la court du roy de Hongrie homme qui son eschine osast employer contre lui.” (325r)

Tra i personaggi più caratterizzati della storia non si può non menzionare Carlo Magno. È lo stesso imperatore a narrarci - all'inizio del racconto - delle sue imprese e delle sue gloriose conquiste (281r). Egli è stimato da tutti i suoi principi, che sono pronti ad eseguire i suoi ordini e ogni suo desiderio. La sua fama è immensa ed è giunta fino in Oriente (282v:“Sainte Marie comme fut l'empereur de Grece joyeux quant il ouÿ de Charlemaine parler, car ou monde n'avoit prince de si hault honneur a son temps”). L'imperatore viene anche caratterizzato umanamente: quando trova il nano nudo nel letto accanto alla sua amata moglie, dapprima è al colmo dell'ira e della collera, poi è incredulo e mortificato, infine si mette a piangere per via del suo cuore ferito ( 288r: “Et adont lui cheÿ tout le hait et fut comme homme plain de forcenerie et de couroux...et fut comme homme ravi et mortiffié a coup...il se prist a larmoyer de cuer

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corouchié”). Il re piange a lungo per la morte di Aulbery (308v) e di fronte al popolo che reclama la regina Sibilla e prega Dio affinché la protegga, si pente di averla bandita dalla sua corte (309r:“Sy ne mist mie Charlemaine ces paroles en oubliance, ains les recorda tellement en son cuer que plorer le couvint a grosses et chaudes larmes et moult se repentit en son courage de ce qu'ainsy avoit envers elle esploitié”). Il ravvedimento emerge con evidenza nella parte finale in cui Carlo Magno di fronte alla richiesta di pietà da parte del suo giovane figlio, è talmente emozionato da non trovare la forza di rispondere (377r:“Et quant Charlemaine entendi Louys son filz qui ainsi piteusement parla, le cuer lui mua ou ventre et ne respondi ne il n'eust sceut respondre ung tout seul mot, tant fut ataint de pitié”).

Infine anche se la sua comparsa è fugace il nano Segonçon resta uno dei personaggi che più si imprime nella mente del lettore.27 Figura comica e demoniaca al tempo stesso,

questi viene da subito caratterizzato per il suo aspetto spaventoso che viene descritto in modo compiaciutamente dettagliato (283v-284r:“il estoit petit comme d'un pié et demy de halteur, sa chiere noire, sa face espoventable courte eschine, courbe et bossue...”). È un essere talmente falso e meschino, che il narratore ipotizza si tratti di una creatura diabolica. Con il suo comportamento ingannevole si fa benvolere dal re per poi diventare la causa della sua disgrazia.

3. Alle origini di una tradizione: La Chronica Albrici monachi Trium Fontium

L'antica Chanson a cui tutte le versioni romanze fanno riferimento sembra sia stata piuttosto nota durante il Medioevo e le testimonianze letterarie sono numerose a partire dalla Chronica Albrici monachi Trium Fontium28, scritta in latino e terminata nell'anno

1241, che offre un preciso riassunto della trama della Chanson. Il testo della Chronica recita così:

Super repudiatione dicte regine, que dicta est Sibilia, a cantoribus Gallicis pulcherrime contexta est fabula: de quodam nano turpissimo, cuius occasione dicta regina fuit expulsa; de Albrico milite Montis Desiderii, qui eam debuit conducere, a Machario proditore occiso; de cane venatico eiusdem Albrici, qui dictum Macharium in presentia

27 Sulla figura del nano vedi MARTINEAU, 2003

28 Chronica Albrici monachi Trium Fontium, a monacho Novi Monasterii Hoiensis interpolata,

ed.SCHEFFER-BOICHORST, pp. 631-950: testo riprodotto in P. AEBISCHER,1950, pp. 385-401. Vd. inoltre A. MOISAN, 1984, I, pp. 949-976 (sulla data p. 949, n. 2, e cfr. particolarmente pp. 957-960); CAPUSSO, 2014

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Karoli Parisius duello mirabili devicit; de Gallerano de Bacaire et eodem Machario, tractis turpiter et patibulo affixis; de rustico asinario Warothero nomine, qui dictam reginam mirabiliter reduxit in terram suam; de latrone famoso Grimoaldo in itinere invento; de heremita et fratre eius Richero Costantinopolitano imperatore dicte regine patre; de expeditione in Franciam eiusdem imperatoris cum Grecis; et de filio eiusdem Sibilie Ludovico nomine, cui dux Naaman filiam suam Blanchafloram in uxorem dedit, et de Karolo Magno in Monte Widomari a dicto Ludovico et Grecis obsesso; de reconsiliatione eiusdem regine cum Karolo, quod omnino falsum est; de sex proditoribus de genere Galanonis occisis, quorum duo supradicti Macharius et Galerannus perierunt Parisius, et cetera isti fabule annexa ex magna parte falsissima. Que omnia quamvis delectent et ad risum moveant audientes vel etiam ad lacrimas, tamen a veritate hystorie nimis conprobantur recedere, lucri gratia ita conposita.

Il monaco Albéric des Trois-Fontaines (1200-1250) considera la Chanson come una fabula, il termine compare ben due volte e insiste sull'assenza di ogni fondamento storico, allo stesso modo il fatto che si tratti di una storia di fantasia è sottolineato dal clima generato dall'aggettivo falsum e dal suo superlativo falsissima. Il cronista attribuisce il racconto ai cantastorie francesi precisando che si tratta di una sorta di operazione commerciale: a cantoribus Gallicis...lucri gratia ita conposita.

4. I frammenti antico-francesi

Purtroppo l'antica Chanson in lasse di alessandrini a cui il cronista faceva riferimento è andata per la maggior parte perduta e ne restano solo attestazioni frammentarie che sono emerse a Bruxelles, a Sheffield e a Sion. I due frammenti della Bibliothèque Royale di Bruxelles conservano 202 versi, il frammento dell'archivio cantonale di Sion è di 168 versi, mentre i frammenti della biblioteca Loveday di Sheffield si compongono di 137 versi. È importante sottolineare che i frammenti provengono da tre manoscritti differenti: lo si nota dal diverso formato, dalle differenti grafie e dalle varie vesti linguistiche. Tuttavia conservano la stessa versione francese in versi alessandrini. Citerò qui di seguito i dati relativi ai tre testimoni.

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4.1 I Frammenti di Bruxelles

I frammenti pergamenacei relativi alla Reine Sebile erano nascosti nei fogli di guardia di un incunabolo quattrocentesco della Biblioteca di Mons (Belgio).

I frammenti furono scoperti nel 1835 dal Prof. J.H. Bormans di Gand che li segnalò al barone di Reiffenberg, il quale li pubblicò in fondo al volume della sua edizione di Philippe Mouskés (1836). Egli non corresse gli errori di trascrizione e non fu in grado di stabilire la connessione con la Chanson, che venne riconosciuta da Ferdinand Wolf. Fu poi François Guessard a inserirli in Appendice alla sua edizione del Macaire ma nell'ordine sbagliato. La giusta sequenza fu poi ristabilita dalla prima edizione critica di Auguste Scheler (1875), che corresse le sviste di trascrizione delle precedenti versioni e recuperò altri 76 versi fino ad allora ignoti. Secondo la ricostruzione di Scheler i frammenti sarebbero costituiti da cinque brevi porzioni di testo di 54,56,12,53 e 27 versi.

I frammenti sono in parte rovinati e in alcuni punti risultano illeggibili. Il formato è quello caratteristico dei manoscritti epici del XII e XIII secolo: i fogli misurano 210x125 mm, il testo occupa una sola colonna. L'inizio di ogni lassa è contrassegnato da una lettera filigranata, decorata alternativamente di rosso o di blu. Il contenuto narrativo, molto simile a quello della prosa spagnola (Noble Cuento, cfr. qui avanti) può essere riassunto come segue:

1. vv. 1-54 Louis, giovane figlio di Sibilla viene affidato al re d'Ungheria perché riceva una corretta educazione cavalleresca. Il giovane respinge la dichiarazione amorosa della figlia dell'oste Joserant. La regina guarisce e il gruppo parte per Costantinopoli. (Cuento: cap. XXIX)

2. vv. 55-110 Il ladro-mago Grimouart conduce Sibilla, suo figlio Louis e Varocher dall'eremita, fratello dell'imperatore Riccardo e zio di Sibilla. (Cuento: cap. XXXII)

3. vv. 111-122 La regina svela le sue origini all'eremita. (Cuento: cap. XXXIII) Questo frammento è oggi andato perduto.

4. vv. 123-175 Grimouart ha rubato delle provviste e si serve di un asino per trasportarle fino a casa dell'eremita dove si allestisce un lauto pasto.

5. vv. 176-202 Subito dopo il pasto l'eremita sta per svelare a Louis l'identità regale del padre. Il frammento ha perso metà del secondo alessandrino per via del

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taglio troppo esteso del rilegatore. 4.2 I Frammenti di Sheffield

Purtroppo i frammenti di Sheffield sono andati smarriti e oggi possiamo basarci

solamente sull'edizione critica di Baker-Roques29 datata 1915, in cui si fa riferimento al

ritrovamento di due fogli pergamenacei di 158x129 mm, riportanti una colonna per pagina e ritrovati nella rilegatura di un codice settecentesco appartenuto al bibliofilo John Loveday of Caversham (1711-1789). I due frammenti sono formati rispettivamente da 66 e da 71 versi e scritti in dialetto anglo normanno del XIII secolo.

Il contenuto dei due frammenti - come suggerito da Mario Roques - presenta molte analogie sia con la prosa spagnola che con quella francese e può essere riassunto come segue:

1. Nel primo frammento il levriero di Aulbery de Mondidier attacca l'assassino Macario alla tavola di Carlo Magno. (vv.1-8) Si scatena un'immediata contrapposizione tra i vassalli fedeli a Carlo e i parenti di Macario (vv.9-47) Macario si dichiara innocente del delitto di cui è accusato e Namo gli riserva una fredda replica. (vv.48-56) Il levriero esprime una commovente richiesta d'aiuto. (vv.57-60) Carlo parte coi suoi uomini alla ricerca di Aubry, mentre Macario rimane sconfortato a Parigi. (vv.61-65) La reazione di Macario, si ritrova identica nella prosa spagnola, questo dimostra la stretta connessione tra le due versioni.

2. Il secondo frammento si apre sull' “historiette” narrata da Namo, molto nota nel Medioevo, di cui è trasmessa solo la parte finale: Giulio Cesare incarica

Merlino di portargli alcune persone affinché possa essere liberato dalla prigionia. Alla fine questi gli porta sua moglie, suo figlio, il suo asino e il suo cane. Quest'ultimo viene annoverato come miglior amico dell'uomo. (vv.1-12) Namo propone un duello tra il levriero e Macario, offrendo a quest'ultimo la possibilità di provare la sua innocenza.(vv.13-28) Le disposizioni vengono approvate dalla corte e da Carlo Magno. (vv.29-36) Macario crede in una sua facile vittoria (vv. 37-39) ma Carlo gli annuncia le regole in un duro discorso e enuncia le terribili pene previste in caso di sconfitta. (vv.40-60) Macario giura sulla sua innocenza (vv.61-62) e manifesta sentimenti contrastanti con i 29 BAKER-ROQUES, 1915, pp. 1-13

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precedenti, essendo sdegnato per la prova a cui viene sottoposto. (vv.63-65) Carlo lo invita a non indugiare oltre (vv.66-68). Il frammento termina con l'armamento di Macario che viene aiutato dai suoi parenti.(vv.69-71) 4.3 Il Frammento di Sion

Il frammento è stato rinvenuto nel 1950 e oggi si trova nell'archivio cantonale di Sion, in Svizzera. Si tratta di un foglio di pergamena scritto recto-verso, due colonne per pagina di 42 versi ciascuna, per un totale di 168 versi. La scrittura è una minuscola della fine del XIII secolo ed il testo è caratterizzato da elementi tipici dei dialetti dell'Est della Francia (probabilmente proviene dalla Lotaringia). Un buco nella parte sinistra della pagina ha privato il testo della prima e della quarta colonna, inoltre in alcuni punti l'inchiostro risulta molto sbiadito. Il frammento è conservato unitamente ad un altro frammento relativo alla chanson de geste di Florence de Rome. Entrambi provengono da antiche rilegature e sono stati descritti e pubblicati da Paul Aebischer30. Anche qui il

contenuto narrativo è particolarmente analogo a quello della prosa spagnola (149v-150v):

Dopo che Varocher viene liberato dal ladro/mago Grimouart, i due ritornano all'accampamento greco dove vengono accolti con grande gioia. Intanto nella fortezza di Hautefeuille Carlo Magno è indignato per la scomparsa della sua spada e di Varocher. In preda all'ira impicca le guardie responsabili. Ogier di Danimarca si reca a Parigi e in Normandia per ottenere più truppe per l'Imperatore. Il duca di Normandia non si lascia impressionare e incolpa Carlo Magno di aver esiliato Sibilla, minacciando di riconoscere Louis come suo sovrano. Il duca e il suo esercito si mettono in marcia per chiedere a Carlo Magno di perdonare Sibilla. Dopo il loro arrivo a Hautefeuille si scatena una grande battaglia che si conclude dopo una notte con l'intervento del Papa. Il frammento si interrompe dopo la battaglia, quando Varocher porta Louis dal padre Carlo Magno affinché richieda che sua madre venga restituita al suo rango.

5. Le altre versioni romanze

Oltre al Garin de Monglane le versioni romanze più rappresentative sono le seguenti: il Myreur des Histors di Jean d'Outremeuse, il Noble Cuento del Emperador Carlos 30 AEBISCHER, 1943-1950

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Maynes e de la enperatriz Sevilla e il Macaire.

5.1 Il Myreur des Histors

Il Myreur des Histors scritto da Jean d'Outremeuse31 risale alla seconda metà del XIV

secolo.32 La versione integrale della storia di Sibilla si trova nel tomo III, edito da

Adolphe Borgnet33 (1873). L'edizione precedente a cura di Goosse34 (1965) limitandosi

al II libro, trasmette solo una parte della storia di Sibilla. Il testo di Jean d'Outremeuse differisce dalle altre versioni soprattutto per l'ambientazione tra Francia e Belgio, per la cornice storica e perché a Ogier viene affidato un ruolo centrale. Il cronista aveva dedicato a questo personaggio un intero poema, oggi andato perduto e del quale l'autore inserisce numerosi estratti nel Myreur. La storia inizia quando il re di Persia manda in omaggio a Carlo Magno un elefante guidato da un nano, chiamato Halbadu. Il nano desidera la regina, alla quale questi non piace sin dall'inizio. Quando il nano cerca di baciarla, ella lo colpisce e questi si vendica: mentre il re è a messa si infila nel letto accanto a lei. Il re al suo ritorno si ritrova di fronte alla vergognosa scena. Gano persuade il nano a dire che è stata la regina ad invitarlo. Ogier il Danese, cugino della regina, la salva dalla morte, costringendo il nano a confessare la verità e facendolo condannare al rogo, ma Sibilla viene ugualmente bandita dalla corte. Ogier persuade Carlo Magno a far in modo che la regina venga almeno scortata: il cavaliere Albris de Mondesdier viene incaricato di condurla sana e salva fuori dal reame. Macario (figlio di Luchnois, la sorella di Gano) invaghitosi di Sibilla li segue e uccide Albris. Il villano Warocher - uno dei feudatari di Ogier - aiuta la regina, conducendola a Laigny, dove suo figlio Loys viene alla luce ed è portato a battesimo dal re di Boemia. Nel frattempo il cane di Albris vendica il suo padrone uccidendo Macario in un duello. All'età di otto anni Loys si reca alla corte da suo padre, dove inizialmente ben accolto, si ritrova poi a combattere per difendere l'onore di sua madre. Così il giovane ritorna a casa dalla madre e da Warocher. Essi partono per Costantinopoli per chiedere aiuto al padre di Sibilla. Durante il viaggio vengono sorpresi dai ladri ma li uccidono tutti. Solo Grimoaldins -che conosce la magia - viene risparmiato dalla morte. Egli con le sua arti magi-che riesce 31 Jean des Preis, detto d'Outremeuse (1338-1400), fu uno scrittore di Liegi, noto per tre opere scritte in

antico francese: oltre al Myreur compose la «Geste de Liège» che racconta in tre libri la storia della città di Liegi e il “Tresorier de philosophie naturelle des pierres precieuses” (lapidario).

32 Cfr. COLOMBO-TIMELLI 2014

33 Ed. BORGNET– BORMANS, 1864-1880, III (1873) 34 GOOSSE, 1965

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a procurar loro molti viveri e alla fine salva Warocher quando questi viene catturato dagli uomini di Carlo Magno. Namo e Ogier si adoperano per la pace e la regina viene perdonata.

5.2 Il Noble Cuento del Emperador Carlos Maynes e de la enperatriz Sevilla

Il Cuento è contenuto in un codice miscellaneo risalente alla fine del XIV - inizio del XV secolo, conservato a Madrid nella Biblioteca di San Lorenzo de l'Escorial (ms. h-j-13, ff.124rb-152 ra). Il testo in-folio è diviso in due colonne e caratterizzato da iniziali non miniate, salvo che dalle pagine 148v in poi. Nel documento prima di pagina 143 ra mancano quattro pagine. Le lacune del Cuento possono essere colmate facendo riferimento all'Historia de la reyna Sebilla - incunabolo datato 1498-1500, a cui seguirono successive stampe nei secoli XVI e XVII - poiché la struttura narrativa dei due testi è pressoché identica. I critici sono d'accordo sul fatto che il Cuento sia servito da modello per l'Historia e per altre successive versioni, come quella olandese.35

La storia inizia con l'arrivo di un nano arriva alla corte di Carlo Magn. Un giorno le damigelle della regina Sevilla - figlia dell'imperatore di Costantinopoli - sono in giardino a raccogliere fiori, il nano entra nella camera della regina - che giace addormentata - e viene preso dal desiderio di baciarla. Quando si sveglia, il nano le dichiara il suo amore ed ella gli sferra un pugno rompendogli due denti. Egli giura vendetta. La stessa notte, il nano si infila nuovamente nella camera della regina e quando la mattina successiva il re esce per andare in chiesa, il nano si introduce nel letto insieme a lei, ma la regina è girata dall'altra parte e il nano non ha il coraggio di toccarla. Il re al suo ritorno si trova di fronte all'infamante scena. I traditori insistono perché ella venga bruciata, ma a questo punto sopraggiungono i Narbonesi che suggeriscono venga piuttosto esiliata. Il nano viene interrogato e dichiara sia stata la regina ad istigarlo. Un fidato cavaliere - Aubery de Mondisder - viene incaricato di accompagnare la regina a Roma, dove possa confessare i suoi peccati al Papa e fare penitenza. Macario pensa di avere un'opportunità per conquistarla, così la segue e uccide Aubery, ma la regina fugge. Ella incontra il contadino Barroquer, che lascia la sua famiglia per accompagnarla. Nel frattempo il cane di Aubery – seguito su consiglio di Ogier - conduce Carlo Magno e i nobiluomini della sua corte al corpo del suo padrone. Macario viene accusato dell'omicidio e deve combattere contro il cane. Il 35 BESAMUSCA, 1988; BESAMUSCA, 1991, pp.245-54

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cavaliere perde, confessa ed è condannato a morte insieme ad un suo parente che ha cercato di salvarlo. La regina nel frattempo da alla luce il bambino che ha una croce rossa sulla spalla. Quando Barroquer e l'oste - che li ospita nella sua casa – stanno portando il neonato in Chiesa perché venga battezzato, incontrano il re d'Ungheria. Il re si offre di esserne il padrino e di impartirgli un'educazione cavalleresca, una volta che questi abbia raggiunto l'età giusta. A questo punto la regina si ammala per dieci lunghi anni. Finalmente l'oste conduce il bambino alla corte del re d'Ungheria. La figlia dell'oste si innamora del giovane e si dichiara, ma egli rifiuta la sua proposta amorosa. Una volta guarita la regina parte per Costantinopoli insieme al figlio e a Barroquer. Mentre sono in cammino nella foresta, Barroquer canta a squarciagola, attirando l'attenzione di una banda di dodici ladri. Barroquer e il giovane Loys li uccidono tutti tranne uno, Grimoart, che è anche un mago. Grimoart li conduce da un eremita, che si rivela lo zio della regina. Questi li accompagna a Roma a chiedere aiuto al Papa e quindi a Costantinopoli. Grimoart procura loro cibo e altre cose rubandole ad un uomo ricco della città. Per trasportare le provviste, ruba l'asino ad un uomo, facendolo cadere addormentato. Dopo il suo ritorno da Costantinopoli, Barroquer va a trovare sua moglie per vedere se ella gli è ancora fedele e i due si ritrovano felicemente. Allora Barroquer riparte per Parigi per sentire che cosa si dice in città. I traditori incitano Carlo Magno a non rimpatriare Sevilla. Barroquer si schiera a favore della regina e di Loys. Carlo chiede a Barroquer quale sia la sua professione. Egli afferma di essere un eccellente addestratore di cavalli. Gli viene portato un cavallo che - contrariamente alle attese di tutti - riesce a domare. A questo punto svela la sua vera identità e si allontana sul destriero, con tutta la corte che lo insegue. Due traditori che lo seguono più da vicino vengono imprigionati e trainati per le strade dai Greci. Inizia la battaglia: di notte l'esercito di Carlo Magno attacca da Altafoia (Hautefeuille) l'esercito della regina. Barroquer viene catturato, ma Orguel (Ogier) e Aimery impediscono che venga impiccato. Loys piange per l'assenza di Barroquer. Grimoart entra a Altafoia con l'aiuto di un incantesimo e addormenta tutti i presenti. Lì si impadronisce di Joiosa – la spada di Carlo Magno – e libera Barroquer. Quando Orguel arriva con i rinforzi per l'esercito di Carlo Magno, la battaglia è già inoltrata. Il combattimento cessa solo quando arriva il Papa, che stabilisce una tregua. Il giorno successivo viene celebrata la messa e il Papa chiama l'Imperatore Greco, Sevilla e Loys, dicendo loro di presentarsi davanti a Carlo Magno e implorare pietà. Così vengono tutti perdonati e Barroquer e l'oste vengono ampiamente ricompensati. Dopo aver benedetto Carlo Magno e il suo impero, il Papa

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riparte con l'Imperatore Greco. 5.3 Il Macaire

Il Macaire, conclude la compilazione epico-romanzesca denominata da P. Rajna Geste Francor. Essa è contenuta nel manoscritto fr. XIII conservato nella biblioteca Marciana di Venezia con il numero 256 e probabilmente risalente all'inizio del XIV secolo. Il testo è stato pubblicato singolarmente da due grandi filologi: Mussafia36 nel 1864 e

Guessard37 nel 1866 (con impropria restaurazione linguistica). Inoltre è stato pubblicato

all'interno della compilazione di cui fa parte da Rosellini38 nel 1986 e da Zarker

Morgan39 nel 2009, quest'ultima è l'attuale versione di riferimento.

Il rifacimento marciano si compone di 3567 versi, in maggioranza decasillabi. La grande quantità di versi contrasta con la scarsa disponibilità di frammenti relativi all'antico poema che ammontano a poco più di 500 versi.

La storia racconta di Macario, un Maganzese che desidera Blançiflor, la moglie di Carlo Magno. Alla corte di Carlo Magno c'è un nano che spesso fa compagnia alla regina, anche se non se ne viene a conoscenza subito. La regina Blançiflor è la figlia dell'imperatore di Costantinopoli, che qui è chiamato Cleramon. Macario - che si identifica come un traditore della famiglia dei Maganzesi - decide di infamare l'onore di Carlo Magno tentando di sedurre sua moglie Blançiflor. Di fronte al deciso rifiuto della regina, Macario manda il nano a supplicarla per lui. Blançiflor lo respinge violentemente buttandolo giù dalle scale e rompendogli alcuni denti. Il nano decide di vendicarsi: su istigazione di Macario, una mattina, mentre Carlo Magno è a messa, si infila nel letto della regina. Quando Carlo Magno ritorna trova i due nel letto insieme, si infuria e chiama numerosi nobili perché facciano da testimoni. Poiché Blançiflor è incinta viene esiliata anziché arsa sul rogo. Alberis - un nobiluomo che frequenta la corte - è incaricato di scortare la regina, accompagnato solamente dal suo cane. Macario li segue e uccide Alberis, ma Blançiflor scappa e viene aiutata dal boscaiolo Varocher. In esilio ella da alla luce il figlio del re, che ha una croce bianca sulla spalla destra, la quale indica le sue origini reali. Il cane di Alberis vendica il suo padrone: morde Macario più volte, alla presenza dei nobiluomini della corte di Carlo Magno, 36 MUSSAFIA, 1864

37 GUESSARD, 1866 38 ROSELLINI, 1986

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sconfiggendolo poi in un combattimento mortale. Blançiflor va con Varocher a Costantinopoli, dove abita suo padre. Si tiene una lunga trattativa tra Carlo Magno e Cleramon per rimediare all'esilio di Blançiflor (che Carlo Magno ignora si trovi a Costantinopoli). Per riconquistare la sua posizione di Regina di Francia Blançiflor ritorna con suo padre ed il suo esercito. Il Danese combatte contro Varocher e finge di perdere, affinché Blançiflor possa ritornare. Varocher viene ampiamente ricompensato per il grande aiuto dato alla regina.

6. Le versioni romanze: tabelle riepilogative

Qui di seguito riporterò le principali osservazioni derivanti dal raffronto delle più importanti versioni romanze e dei frammenti, sulla base del già citato articolo di Maria Grazia Capusso40. Dallo studio emerge come il Macaire si discosti in numerosi punti dal

resto della tradizione.

Riporto qui di seguito le tabelle inserite nell'articolo. Esse riproducono schematicamente i principali episodi, indicando analogie e differenze tra le principali versioni.

N.B. Dove la casella viene lasciata in bianco, l'episodio o il dato informativo ivi trattato non è contemplato per mancanza del corrispondente segmento testuale (frammenti); “No” indica invece una deliberata esclusione dal contesto narrativo.

TABELLA 1

TESTI Ruolo del nano Condanna

della Regina Sorte del cavaliere Fine del nano Battesimo dell'erede (Segno regale) Durata del soggiorno temporaneo (se non specificato: Ungheria)

Chronica Motore Esilio Ucciso No No

Macaire Strumento Rogo> Esilio

Ucciso Rogo Sì (croce

bianca) Breve (indeterm.) Frammenti Esilio (Br.:vv.120, 185-186; Sh.:I, v.38; Si.:vv. 131,168) Ucciso (Sh.)

Cuento Motore Rogo>

Esilio

Ucciso Rogo Sì (croce

rossa) 10 anni Garin de Monglane Motore Rogo> Esilio Ucciso ? Sì (croce rossa) 10 anni

Myreur Motore Rogo>

Esilio Ucciso Rogo Sì (croce rossa) 12 anni (a Ligny)

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TESTI Educazione dell'erede Innamorament o figlia dell'oste Grimouart-Eremita

Papa Regina arriva a

Costantinopoli Guerra Costant.-Francia Chronica No No Sì No Sì Sì Macaire No No No No Sì Sì

Frammenti Sì (Brux.: I) Sì (Brux.: I) Sì (Brux.:II-V, Grim e eremita; Sion: Grim. Sì (Sion: v.158) Sì (Sion:v.9;Brux: in viaggio verso Cost.) Sì (Sion) Cuento Sì Sì Sì Sì Sì Sì Garin de Mongane Sì Sì Sì Sì Sì Sì Myreur Sì (a Parigi) No Sì No Sì Sì

TESTI Furti

Var.-Gr. Visita Var. a casa Cattura/ liber. Var. (Grim.)

Carlo Magno assediato

Idea di

riconc. Ricompensa per Var. Nozze dell'erede

Chronica No No No Sì No Sì (con figlia

Namo)

Macaire Sì (Var.) Sì (dopo

guerra) No No Ogier +Var. Sì arricchito No

Frammenti Sì (Br.:Gr.; Si.: V.-Gr.?) Sì? (Si.: vv. 5-6) Sì (Si.: vv. 94-95; 110-111ecc.

Cuento Sì (Gr.-Var.) Sì (in pausa) Sì Sì Papa Sì arricchito Sì (con figlia Aymeri)

Garin de Monglane

Sì (Gr.-Var.) Sì (in pausa) Sì Sì Papa+Aymer

i

Sì (vaga)

Sì (con figlia Aymeri)

Myreur Sì (Gr.-Var.) Sì (in pausa) Sì (senza

interv. Gr.) No Ogier+Var. Sì(Sindaco di Meaux)

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TABELLA 2 TESTI Agguato fontana, duello Macario-Aubri Cane difende Aubri (n°ritorni a palazzo) Cenno a sorte finale del cane Namo stabilisce duello Armi

Macario Disposi- zioni sul campo

Infrante da parente Macario

Confession

e Macario PenaMacario

Macaire Sì No (3)

No

Sì Bastone Sì Sì Sì Trascin.

Rogo

Framm.

Sheffield (?) Sì Bastone,bastone

spine, scudo rotondo (II 20-21, 52-53) Escorcher Ardoir Encroier au vent (II 60) Cuento Sì Sì (2) Sì Sì Bastone,scudo rotondo Sì Sì Sì Trascin. Imp. Garin de

Monglane Sì Sì (2)No Sì Bastone,scudo rotondo Sì Sì Sì Trascin. Imp. Myreur Sì Sì (2) No Sì Bastone,scudo rotondo Sì Sì Sì Trascin. Imp. 6.1 Osservazioni generali

Una prima osservazione è da fare sui nomi che – seppur con le inevitabili fluttuazioni linguistiche - rimangono quasi sempre gli stessi. Ci sono poi alcuni personaggi che in alcune versioni perdono l'anonimato, come il nano che è connotato da nomi propri solo nel Garin de Monglane e nel Myreur. Inoltre Sibilla nel Macaire si chiama Blançiflor. Nel Cuento e nel Garin de Monglane Biancofiore è invece il nome della figlia di Aymeri de Narbonne, sorella di Guglielmo d'Orange, data in moglie a Louis nella parte finale della storia, mentre la cronaca di Alberico la identificava con la figlia del consigliere Namo.41

Un'altra osservazione da fare riguarda il ruolo del nano che nel Macaire è declassato a semplice strumento di Macario, mentre negli altri testi è guidato dalla sua sordida passione per la regina.

La condanna di Sibilla è la solita in tutte le versioni romanze: la regina viene dapprima condannata ad essere arsa sul rogo, ma poi viene esiliata. Diversa la situazione nella Chronica, nella quale Sibilla viene subito bandita dalla corte. Nei frammenti l'episodio

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non è presente.

La fine del nano non è presente nei frammenti e non viene esplicitata neppure nella Chronica. Nel Macaire, nel Cuento e nel Myreur il nano viene invece arso sul rogo e nel Myreur si specifica che a gettarcelo è Ogier il Danese. Nel Garin de Monglane la fine dell'abbietta creatura non viene esplicitata, poiché la narrazione si concentra sulla sorte della regina, affidata al cavaliere Aulbery.

Un episodio che ricorre in tutte le principali versioni romanze ( Macaire, Cuento, Garin de Monglane, Myreur) è quello dell'agguato teso alla regina nei pressi di una fontana nel bosco, che causa uno scontro tra Macario e Aubry, destinato a soccombere. In tutte le versioni egli viene difeso dal suo cane - tranne che nel Macaire – ed è destinato ad una tragica fine, venendo ucciso da Macario. Anche questo episodio non è presente nei frammenti.

Ugualmente comune a tutte le versioni è l'episodio del combattimento tra Macario e il levriero, tuttavia solo nel Macaire viene anteposto all'incontro tra la regina e Varocher. In tutte le versioni – seppur con variazione nelle dimensioni – Macario è dotato di un bastone, solo nel frammento di Sheffield si parla di un secondo “baston d'espine”; lo scudo rotondo – altrove sempre presente – non è invece menzionato nel Macaire dove si riscontrano differenze anche per quanto riguarda la confessione di Macario dopo la sconfitta, che in quest'opera è molto più dettagliata rispetto alle altre versioni romanze ed è occasione per una ricapitolazione parziale della trama. Inoltre la pena subita dal colpevole non è l'impiccagione - comune a tutte le altre - ma la condanna al rogo.42

Il battesimo di Louis non viene menzionato nella Chronica e allo stesso modo non se ne ha traccia nei frammenti. Nelle altre versioni invece questo è un episodio importante poiché rivelatore del segno regale impresso sul corpo del bambino: una croce rossa nel Cuento, nel Garin de Monglane e nel Myreur; una croce bianca nel Macaire.

Dopo il battesimo di Louis, il Macaire si distacca dal resto della tradizione: manca gran parte del soggiorno in Ungheria, che viene ridotto ad un mese. Il periodo ungherese non viene menzionato neppure nella Chronica, mentre nelle altre versioni si parla di vari anni (Cuento e Garin de Monglane: 10 anni, Myreur: 12 anni ma a Ligny); così non si fa accenno all'educazione cavalleresca di Louis - allo stesso modo anche nella Chronica - il che contraddice le abilità oratorie e militari manifestate dal giovane nel finale. L'educazione dell'erede è un episodio importante in tutte le altre versioni ed è presente anche nel primo frammento di Bruxelles. Nel Myreur cambia invece la sede: per essere 42 Cfr. CAPUSSO, 2014 (articolo e tabella 2)

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educato, Louis fa ritorno dal padre a Parigi. Nel Macaire, nel Myreur e nella Chronica manca inoltre la dichiarazione amorosa – non ricambiata - della figlia dell'oste, episodio che troviamo nel primo frammento di Bruxelles, così come nel Cuento e nel Garin de Monglane, che come si può notare vanno sempre di pari passo. Solo nel Macaire mancano lo zio eremita, il ladro-mago Grimoart e il Papa. Quest'ultimo non compare neppure nel Myreur né nella Chronica latina. Nel secondo e nel quinto frammento di Bruxelles compaiono Grimoart e l'eremita, in Sion soltanto Grimoart, dov'è presente invece il Papa. Nel Macaire l'assenza di questi personaggi può essere giustificata con il disinteresse dell'autore per tutto ciò che è connesso alla sfera del meraviglioso e per le figure di carattere religioso, a meno che non siano strettamente funzionali alla trama. Questo spiega l'inserzione dell'abate di Saint-Denis, che accoglie le confessioni della regina e di Macario. Nel Macaire le imprese ladresche di Grimoart sono trasferite a Varocher, del quale viene esaltata l'investitura, episodio del tutto assente nel Garin de Monglane. Anche se nel Macaire manca il furto della spada, viene duplicato quello dei cavalli, inoltre Varocher ruba alcuni oggetti preziosi che nelle altre versioni costituiscono invece il bottino di Grimoart. Nel Macaire l'omissione dell'imprigionamento di Varocher è da attribuirsi all'assenza del suo liberatore, che è Grimoart sia nel Cuento che nel Garin de Monglane e probabilmente anche nel frammento di Sion, che si apre proprio al termine di questo episodio, mentre nella Chronica non ne viene fatta menzione. Nel Macaire la visita di Varocher alla moglie è posticipata alla fine del conflitto, mentre non si trova nei frammenti né nella Chronica. Nella parte finale del Macaire non viene menzionata la missione di Ogier in Normandia e neppure l'assedio subito da Carlo Magno a Hautefeuille. Tutti questi episodi sono invece presenti – salvo che nel Myreur – sia nei frammenti di Bruxelles e di Sion che nelle prose, con varie integrazioni.

La ricompensa di Varocher - di cui non si fa menzione nella Chronica e che ugualmente non è presente nei frammenti - è lauta sia nel Macaire che nel Cuento, trattandosi di un cospicuo arricchimento. Più vaga è invece la ricompensa del villano nel Garin de Monglane, dove si dice solamente che il buon uomo viene ricompensato in modo straordinario. Nel Myreur Varocher si riscatta dalla sua condizione umile e viene eletto sindaco di Meaux.

Nella parte conclusiva le nozze dell'erede non sono contemplate né dal Myreur né dal Macaire e non sono presenti neppure nei frammenti. Nella Chronica - a differenza del Cuento e del Garin, dove Louis sposa la figlia di Aymeri - la futura moglie è la figlia del

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duca Namo di Baviera.

6.2 Le due versioni francesi in prosa

Data la comune area di provenienza si rende necessario un raffronto tra la storia di Sibilla contenuta nel Myreur des Hystors43 - per il quale rimando a studi interessanti

come quelli di Michel44, Tyssens45, Boutet46, Fris47 - e la versione del Garin Monglane.

Le due prose - entrambe francesi e datate al XIV secolo (Myreur), XV secolo (Garin de Monglane) - presentano significative differenze che elencherò nello specifico qui di seguito:

1. Nel Myreur il re di Persia invia in dono all'imperatore Carlo Magno un elefante guidato dal nano; nel Garin il nano arriva a corte di sua iniziativa.

2. Nel Myreur Gano persuade il nano a dire che è stata la regina ad invitarlo nella sua camera; nel Garin il nano infama la regina di sua iniziativa.

3. Nel Myreur Ogier il Danese salva la regina costringendo il nano a confessare la verità e facendolo condannare al rogo, dove è lui stesso a gettarlo; nel Garin la regina si salva grazie all'intercessione di Namo e degli altri baroni, il nano non confessa la verità e non si conosce la sua sorte.

4. Nel Myreur Ogier persuade Carlo Magno affinché la regina venga scortata; nel Garin è la stessa Sibilla a pregare l'imperatore di essere accompagnata da qualcuno.

5. Nel Myreur si dice che Macario è figlio di Luchnois, la sorella di Gano; nel Garin si dice che Macario è del lignaggio di Gano ma non se ne specifica la parentela.

6. Nel Myreur il villano Warocher è uno dei feudatari di Ogier; nel Garin Varroquier è un misero carbonaio.

7. Nel Myreur il figlio di Sibilla viene portato a battesimo dal re di Boemia; nel Garin il padrino di Louis è il re d'Ungheria.

8. Nel Myreur il soggiorno temporaneo ha luogo a Ligny ed ha la durata di dodici 43 BORGNET-BORMANS, 1864-1880, III (1873)

44 MICHEL, 1935, pp. 171-180 45 TYSSENS, 1984, pp. 175-195 46 BOUTET, 2004, pp. 67-78 47 FRIS, 1909, t. 2, p. 166-175.

Riferimenti

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