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INTRODUZIONE
Volendo efficacemente descrivere lo scenario produttivo moderno, il modello di impresa che viene in mente è la grande società multinazionale, diversamente strutturata a seconda delle realtà in cui nasce ed opera. Un’organizzazione di grandi dimensioni che offre sul mercato produzioni assolutamente diversificate, le cui singole componenti sono oggetto di produzione in quelle parti del mondo in cui sono nate e sono state coltivate le competenze distintive che consentono di garantire, allo stesso tempo, vantaggi di costo e standard qualitativi elevati. Va da se che esistono realtà, come quella italiana, la cui impresa rappresentativa è di piccole dimensioni ed indissolubilmente legata al suo territorio, ma chiamata a produrre una vasta gamma di prodotti per soddisfare le richieste di un cliente sempre più esigente che non possono restare inascoltate.
È da questa estrema varietà produttiva che paradossalmente nascono alcune esigenze di standardizzazione. Per esempio, a livello della comunicazione d’impresa, si sente la necessità di omogeneizzare il processo di rendicontazione sociale, per garantire sul territorio (oramai a livello globale) e nel tempo, la comparabilità dei bilanci e di tutti gli altri strumenti informativi a supporto delle decisioni degli stockholders e degli stakeholders.
L’unica via perseguibile a tale scopo è il riconoscimento, da parte di organizzazioni sovranazionali, di Principi contabili in grado di garantire all’informazione ricavabile da detti strumenti i caratteri dell’essere true and fair. Gli unici principi contabili riconosciuti a livello internazionale e, attualmente, utilizzati dalle imprese UE sono quelli dello IASC e quelli americani, gli US
Gaap. Anche se profondamente diversi tra loro, entrambi sono caratterizzati dal
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degli investitori. Con la comunicazione n. 508/95/CEE della Commissione Europea, “Armonizzazione contabile: una nuova strategia nei confronti del
processo di armonizzazione internazionale” la scelta UE ricadde sui principi
dello IASC in considerazione non solo del loro elevato livello qualitativo ma anche delle presumibili difficoltà ad applicare i principi americani nel contesto europeo. In effetti gli IAS sono elaborati in una visione più internazionale, mentre gli Us Gaap sono predisposti facendo riferimento specificamente al contesto del mercato americano. Gli Us Gaap, infatti, sono particolarmente dettagliati e voluminosi e la loro applicazione si rende possibile per i forti poteri regolatori e sanzionatori attribuiti all’autorità di vigilanza (SEC).
Prima di entrare nel merito dell’argomento oggetto della presente trattazione, la distribuibilità degli utili e la disponibilità/distribuibilità delle riserve derivanti dall’applicazione dei principi IAS/IFRS, è bene approfondire ulteriormente il motivo per cui la Comunità europea abbia scelto i principi dello IASB, attraverso l’analisi delle comunicazioni della Commissione. Dalla lettura della Comunicazione della Commissione del 1995, è possibile affermare che la principale ragione risieda nel fallimento del sistema delle direttive. La quarta e la settima direttiva, che hanno fornito una base armonizzata per la redazione dei conti delle singole imprese e dei gruppi di società dell'Unione europea, hanno consentito un miglioramento generale della qualità delle norme contabili e hanno garantito una maggiore comparabilità dei conti, agevolando in tal modo le attività transfrontaliere.
Pur avendo permesso il mutuo riconoscimento dei conti, ai fini della quotazione dei titoli nelle Borse di tutta l'Unione, non hanno offerto una soluzione a tutti i problemi che possono trovarsi a fronteggiare le imprese moderne. È oramai palese che alcuni di tali problemi sono del tutto trascurati, nonostante
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l'inclusione, nei testi legislativi, di numerose opzioni o di formule che si prestano a diverse interpretazioni.
Ad esempio i conti redatti conformemente alle direttive e alle leggi nazionali di attuazione non soddisfano le norme più rigorose prescritte altrove e in particolare gli standard imposti dalla Securities and Exchange Commission negli Stati Uniti. Per questo motivo, le grandi società europee che desiderano raccogliere capitali sui mercati internazionali, per lo più alla Borsa di New York, sono obbligate a predisporre una seconda serie di conti, affrontando un lavoro poderoso e sostenendo costi molto alti, che può contribuire alla perdita della competitività e a confusione. Inoltre le società europee, per una serie di ragioni, sono indotte sempre più ad allinearsi a norme contabili messe a punto senza alcun contributo europeo, come gli US Generally Accepted Accounting Principles. Per questo motivo l’Unione europea si sente protagonista del processo di armonizzazione già da tempo in atto in sede di International Accounting Standards Committee (IASC), finalizzato a definire una serie di norme contabili accettabili per i mercati finanziari di tutto il mondo. L'Unione europea, intanto, deve preservare i risultati raggiunti in materia di armonizzazione a livello comunitario e che rappresentano una parte fondamentale della legislazione del mercato interno. Essa deve pertanto prendere le disposizioni necessarie per far sì che le norme internazionali (IAS) già esistenti siano in linea con le direttive comunitarie e che le norme IAS ancora da definire siano compatibili con la legislazione comunitaria.
La scelta dei principi dello IASB è esplicita ed ancora più chiara nella Comunicazione 359 del 2000 “La strategia dell’UE in materia d’informazione
finanziaria: la via da seguire”. In effetti, mentre la Comunicazione del 1995 ha
posto solamente le basi ad un lungo processo, facendosi portavoce di una sentita e condivisa esigenza di standardizzazione, quella del 2000 ne ha definitivamente segnato l’inizio e la direzione (the way forward).
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Facendo dello IASB il principale standard setter dei principi, la Comunicazione fa capire la necessità di un “endorsement mechanism” con la funzione di introdurre nuovi principi e interpretazioni scevri da difetti e coerenti con tutti quelli che sono stati riconosciuti applicabili.
L’altro obiettivo è la conformità al sistema delle direttive “contabili” europee. Posto che sussista una presunzione di compatibilità l’organismo appositamente preposto dovrà confermare che questa presunzione sia giusta. L’“endorsement
mechanism”, così come è stato pensato dalla Comunicazione della Commissione,
dovrà operare su due livelli. Da un punto di vista politico attraverso una decisione della stessa Commissione sul ruolo e sullo status che gli si vorrà attribuire e da un punto di vista tecnico attraverso la nomina di un gruppo di esperti altamente qualificati in tema di rendicontazione aziendale.
Dato il ruolo crescente dello IASB come principale produttore di principi contabili immediatamente efficaci su tutto il territorio dell’Unione europea, lo scopo del presente lavoro è lo studio della tematica, attuale e ancora in fase di elaborazione, del regime di disponibilità e indisponibilità di riserve e distribuibilità di utili che emergono dalla prima applicazione e dalle successive dei principi contabili internazionali.
Il presente studio è articolato in quattro capitoli, ciascuno dei quali tratta i vari aspetti giuridici e contabili del regime in questione.
Nel primo capitolo ho dato un’introduzione generale di quello che è il regime di disponibilità e indisponibilità di riserve e distribuibilità di utili ponendo l’accento sui principi cardine e mettendo in risalto la normativa di riferimento attraverso
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l’analisi degli articoli 6 e 7 del D. Lgs. n.38/ 2005, che come meglio vedremo sono i punti cui l’intero lavoro fa riferimento.
Nel secondo capitolo ho svolto un’analisi specifica riguardante le poste disciplinate dall’art. 6 comma 1 lett. a), ovvero la disciplina che si occupa degli utili che transitano dal conto economico e del relativo regime di distribuibilità.
Nel terzo capitolo viene approfondito il tema disciplinato dall’art. 6 comma 1 lett. b) del “Decreto” che fa riferimento alle riserve indisponibili costituite e movimentate in contropartita diretta delle valutazioni al fair value di attività e strumenti finanziari, ovvero il trattamento giuridico e contabile di poste che generano riserve senza transitare dal conto economico.
Infine nel quarto ed ultimo capitolo ho affrontato la questione delle riserve patrimoniali da prima adozione, ovvero tutte quelle riserve che emergono dalla prima applicazione dei principi contabili internazionali, e il relativo trattamento e giustificazione giuridica.