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Adalberto Libera e la dimensione domestica dello stare insieme. L’unità d’abitazione orizzontale al quartiere Tuscolano. (Adalberto Libera and the domestic dimension of being together. The Horizontal Housing Project in the Tuscolano Area)

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Academic year: 2021

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Periodico semestrale Anno XX n.1 € 14,00

Spedizione in abbonamento postale 70% Firenze

ISSN 1826-0772

FIRENZE UNIVERSITY

PRESS

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via della Mattonaia, 14 - 50121 Firenze - tel. 055/2755419 fax. 055/2755355 Periodico semestrale*

Anno XX n. 1 - 2016

ISSN 1826-0772 (print) - ISSN 2035-4444 (online)

Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 4725 del 25.09.1997 Direttore responsabile - Saverio Mecca

Direttore - Maria Grazia Eccheli

Comitato scientifico - Alberto Campo Baeza, Maria Teresa Bartoli, Fabio Capanni, João Luís Carrilho da Graça, Francesco Cellini, Maria Grazia Eccheli, Adolfo Natalini, Ulisse Tramonti, Chris Younes, Paolo Zermani

Redazione - Fabrizio Arrigoni, Valerio Barberis, Riccardo Butini, Francesco Collotti, Fabio Fabbrizzi, Francesca Mugnai, Alberto Pireddu, Michelangelo Pivetta, Andrea Volpe, Claudio Zanirato

Collaboratori - Simone Barbi, Gabriele Bartocci, Caterina Lisini, Francesca Privitera Info-Grafica e Dtp - Massimo Battista - Laboratorio Comunicazione e Immagine

Segretaria di redazione e amministrazione - Grazia Poli e-mail: firenzearchitettura@gmail.com Copyright: © The Author(s) 2016

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Firenze University Press Università degli Studi di Firenze Firenze University Press

via Cittadella, 7, 50144 Firenze Italy www.fupress.com

Printed in Italy

Firenze Architettura on-line: www.fupress.com/fa

Gli scritti sono sottoposti alla valutazione del Comitato Scientifico e a lettori esterni con il criterio del BLINd-REVIEw

L’Editore è a disposizione di tutti gli eventuali proprietari di diritti sulle immagini riprodotte nel caso non si fosse riusciti a recuperarli per chiedere debita autorizzazione

The Publisher is available to all owners of any images reproduced rights in case had not been able to recover it to ask for proper authorization

chiuso in redazione luglio 2016 - stampa Pacini Editore SpA, Pisa

*consultabile su Internet http://www.dida.unifi.it/vp-308-firenze-architettura.html In copertina:

Le Corbusier, photogramme da sequenza filmata con la sua cinepresa tra il 1936 e il 1939 © FLC Paris

DIDA

DIPARTIMENTO DI ARCHITETTURA

architettura

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editoriale scenari

utopia realizzata l’edificio città

l’edificio che fa la città

archetipi

percorsi contemporanei

atlante dida

eventi

letture a cura di:

ZEN un quartiere mai compiuto

Vittorio Gregotti

Ferdinando Scianna - La vita, in quell’istante

Fabrizio Arrigoni

Tetti, strade e condomini: l’abitare collettivo nel cinema italiano del dopoguerra

Elisa Uffreduzzi

Casa collettiva e città socialista, il Karl-Marx-Hof a Vienna

Francesco Collotti con Enzo Collotti

Questioni di memoria, restauro e patrimonio collettivo. L’Unité d’Habitation di Firminy-Vert

Susanna Caccia Gherardini

Un margine per Genova. Il quartiere residenziale di Forte Quezzi di Luigi Carlo Daneri

Francesca Mugnai

L’astrazione necessaria

La Plaza de las Tres Culturas e il Conjunto Urbano di Nonoalco Tlatelolco, Città del Messico

Alberto Pireddu

Quartiere Gallaratese, Unità residenziale Monte Amiata 1968 – 1973. Carlo Aymonino e Aldo Rossi: dai Quaderni del Gruppo Architettura

Giovanni Marras

Conversazione con Francesco Cellini sul progetto per il risanamento del Quartiere Corviale di Roma

Gabriele Bartocci

“… bloody modern houses …” La Werkbundsiedlung di Vienna

Gundula Rakowitz

Adalberto Libera e la dimensione domestica dello stare insieme. L’unità d’abitazione orizzontale al quartiere Tuscolano

Riccardo Renzi

Álvaro Siza Vieira Bairro da Bouça, Case Saal, Oporto - Necessità e aspirazione dell’abitare

Fabiola Gorgeri

La città variabile e una sua icona - Il grattacielo di Livorno di Giovanni Michelucci

Fabio Fabbrizzi

Serenidad: urbanità e nobiltà dell’architettura Caterina Lisini

Le Terre Nuove fiorentine: verso una cultura della pianificazione regionale

Alick M McLean

Abitare: punti di accumulazione

Riccardo Campagnola

Forma costruita e forma di natura, abitare a Siwa

Adelina Picone

Yuji Saiga: l’isola che non c’è

Andrea Volpe

Stare in tanti. Identità, accoglienza, integrazione

Massimiliano Bernardini

Massimo Carmassi e Gabriella Ioli - Extra moenia - Frammenti di un discorso sulla forma della città

Simone Barbi

Mahdi Kamboozia - CAAT Studio - Spoglia ed ornata

Fabrizio Arrigoni

Rossiprodi associati - Racconto di spazi

Francesca Privitera

Riccardo Butini - Tra campagna e città

Riccardo Butini

Maria Grazia Eccheli e Riccardo Campagnola - Ombre di pietra e legno

Alessandro Cossu

Venezia, Archivio Progetti, sala espositiva Cotonificio - Semerani e Tamaro Architetti associati

Serena Maffioletti

Forlì, Musei San Domenico - Piero della Francesca. Indagine di un Mito

Fabio Fabbrizzi

Riccardo Renzi, Ulisse Tramonti, Alessio Palandri, Fabrizio Arrigoni, Francesco Collotti, Fabio Fabbrizzi, Sotirios Zaroulas, Mauro Marzo, Plinio Vanni, Andrea Volpe

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Il momento di passaggio tra la fine degli eventi bellici e l’ini-zio della prima fase di ricostrul’ini-zione italiana trova Adalberto Libera pronto a dimostrare il proprio impegno sociale dopo alcuni anni di forzata inattività1. Il periodo 1943-45 è segnato

da un’accurata riflessione sul tema domestico, legato allo spazio intimo ed alla dimensione interna, svolta in autonomia e trovando in alcune occasioni proficue esperienze comuni con Giuseppe Vaccaro e Gio Ponti2. Approfondendo inoltre il ruolo

del progetto alla scala architettonica ed urbana, Libera riesce a portare a compimento la maturazione di rilevanti questioni sui caratteri della residenza affrontate in maniera discontinua du-rante gli anni di regime ora in grado di diventare modello piena-mente operativo, i cui primi risultati emergono nella costruzione dell’edificio per impiegati Ina a Trento del 1949.

Grazie al piano Fanfani ed alla nascita della gestione Ina-Casa, a cui Libera viene chiamato nello stesso anno come responsa-bile dell’ufficio tecnico centrale, vengono dettate le regole con cui l’architettura italiana residenziale prenderà forma attraverso la proposizione di modelli-guida. Questi saranno in grado di segnare i limiti realizzativi e di fornire semplificate prassi tec-niche alla base di un nuovo sistema linguistico che investirà principalmente la composizione gli edifici. Ad altra scala, tale sistema porrà le basi per nuovi modi di concepire gli artico-lati insediamenti pensati per sorgere nei margini estremi delle città. Libera è l’autore di questo nuovo, significativo, grande cambiamento. La sua esperienza presso Ina-Casa, durata fino al 1952, si articola prevalentemente attorno alla produzione di due opuscoli guida3, il primo del 1949 ed il secondo del 1950,

Firenze Architettura (1, 2016), pp. 76-81

ISSN 1826-0772 (print) | ISSN 2035-4444 (online)

© The Author(s) 2016. This is an open access article distribuited under the terms of the Creative Commons License CC BY-SA 4.0 Firenze University Press

DOI 10.13128/FiAr-18587 - www.fupress.com/fa/

Adalberto Libera e la dimensione domestica dello stare insieme.

L’unità d’abitazione orizzontale al quartiere Tuscolano

Adalberto Libera and the domestic dimension of being together

.

The Horizontal Housing Project in the Tuscolano Area

Riccardo Renzi

In the period between the end of the war and the beginning of the first phase of reconstruction in Italy and after a few years of forced inactivity, Adalberto Libera was ready to demonstrate his social commitment1. The years 1943-45 were marked by a de-tailed reflection on the domestic theme, linked to intimate space and the interior dimension, carried out autonomously and finding in some fruitful occasions common experiences with Giuseppe Vaccaro and Gio Ponti2. Investigating in depth as well the role of the project at both the architectural and the urban scale, Libera manages to bring to fulfillment the maturation of relevant ques-tions regarding the nature of residence, faced in a discontinuous way during the Fascist regime and now capable of becoming a fully operative model, whose first results emerge in the construc-tion of a building for INA employees in Trent in 1949.

Thanks to the Fanfani plan and to the Gestione Ina-Casa organi-sation, created to put the plan into action, and into which Libera was called that same year as responsible for the central techni-cal department, the principles were laid, in the form of model-guidelines, which would shape Italian residential architecture. These models set the construction boundaries and provided simplified technical practices at the base of a new linguistic system regarding especially the composition of the buildings. At a different scale, this system would set the bases for new ways of conceiving settlements intended for the extreme margins of cities. Libera is the author of this new and significant change. His experience at Ina-Casa, which lasted until 1952, is linked espe-cially to the production of two handbooks3, the first from 1949 and the second from 1950, which contain the main guidelines

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all’interno dei quali sono contenute le principali direttive che de-finiscono: schemi tipologici, insiemi aggregativi dei nuovi quar-tieri, distribuzioni funzionali, linguaggi e materiali da impiegare. Essi soprattutto offrono soluzioni in grado di divenire esempi concreti per tutti quei tecnici che intervengono nelle centinaia di cantieri Ina-Casa4. Mentre il primo opuscolo presenta

preva-lentemente piante con schemi distributivi di singole unità immo-biliari rivelando articolazioni spaziali in grado di offrire molteplici relazioni tra le stanze e le loro funzioni5, il secondo si concentra

sull’impianto a scala urbana dei nuovi quartieri. Esempi italiani e nord-europei compongono un panorama di riferimento a sostegno della componente ambientale del progetto secondo nuovi canoni dettati da Libera: essa si esprime in virtù di una lo-gica duale, per cui la minima dimensione abitativa interna degli alloggi viene compensata da un’offerta di spazi aperti a comune per tutti i residenti. Tali luoghi risultano imprescindibili elementi di primaria aggregazione sociale. A fronte di una predominanza

which determine: typological schemes, the composition of the new neighbourhoods, functional distributions, building styles and materials to be used. They offer solutions capable of becoming concrete examples for all technicians involved in the hundreds of Ina-Casa building sites4. While the first presents mostly plans with distributive layouts of single residential units, revealing spa-tial articulations which offer multiple relationships between the rooms and their functions5, the second is centred on the place-ment at the urban scale of the new neighbourhoods. Examples, both Italian and from northern Europe, offer a reference context in support of the environmental component of the project in accordance with the new criteria established by Libera: this is expressed by virtue of a double logic, in which the minimal in-ternal housing dimension of the dwellings is compensated by an offer of common open spaces for the use of all residents. These places are essential elements for social interaction. Faced with a predominance of examples based upon multi-storey buildings,

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p. 76

A. Libera, schizzo di progetto di una “stradina” che permette l’accesso alle residenze. (Da Casabella n.207/1955).

p. 77

Vista del quartiere appena terminato di costruire, 1955. (Da Casabella n.207/1955). A. Libera, Planimetria definitiva del quartiere costruito, 1955.

(Da V. Quilici, Adalberto Libera. L’architettura come ideale, Roma, 1981)

p. 78

A. Libera, schemi e dettagli per tipologie aggregative presentate nel secondo Opuscolo Ina-Casa del 1950.

(Da Piano incremento occupazione operaia, case per lavoratori. 2. Suggerimenti, esempi e norme per la progettazione urbanistica. Progetti tipo, Danesi, Roma, 1950)

p. 79

A. Libera, sezioni e prospetti dei blocchi di residenze realizzate. (Da V. Quilici, Adalberto Libera. L’architettura come ideale, Roma, 1981) A. Libera, planimetria di un blocco abitativo realizzato 1955.

(Da Casabella n.207/1955).

Plastico di un blocco abitativo preliminare alla realizzazione, 1952. (Da A. Libera, La scala del quartiere residenziale, in AA.VV., Esperienze Urbanistiche in Italia, INU, Roma, 1952).

pp. 80 - 81

Foto delle “stradine” e dei luoghi di sosta, 1955.

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di esempi impostati su edifici multipiano, la seconda parte del secondo opuscolo viene dedicata ai “progetti elaborati d’uffi-cio”6 di cui uno stravolge completamente quanto presentato

fino allora: un impianto a sviluppo orizzontale composto da abitazioni adiacenti raccolte attorno ad un piccolo patio privato garantisce per la prima volta ad ogni nucleo familiare il godi-mento di una porzione di spazio aperto7. Il progetto, definito da

Argan come “studio” del Tuscolano a Roma8, ne contiene già i

principali tratti della fase realizzata, svelandone una minuziosa attenzione descrittiva della dotazione di arredo ed impiantistica, utile a definire un esempio concreto di economia operativa. La realizzazione dell’insediamento è articolata su un complesso compatto ben definito da un perimetro continuo e chiuso verso l’esterno. Sulla strada che lo fiancheggia si affacciano funzioni commerciali ed una galleria voltata permette l’accesso ad un ampio vuoto interno su cui si apre il sistema verde che sotten-de l’intera composizione. Il disegno sotten-del quartiere è impostato su bassi edifici a solo piano terra posti in maniera adiacente in gruppi di quattro, ognuno con patio privato e pianta ad L, alternando ad essi “stradine”9 interne che permettono di

rag-giungere i vari blocchi. Come per lo studio del 1950 anche nella realizzazione sono le coperture a determinare una minima variazione dei volumi che compongono i blocchi, alternandosi in maniera speculare e assicurando quella necessaria eteroge-neità formale richiamata più volte negli opuscoli. Libera articola il progetto del quartiere seguendo tre gradi di relazione sociale: quello privato del nucleo familiare individuato nel patio di ogni abitazione considerata la stanza a cielo aperto della casa; quel-lo di incontro definito da minimi luoghi con sedute sulla minuta viabilità interna che distribuisce gli accessi alle residenze e che grazie a rientranze e nicchie favorisce la sosta; quello collettivo che prende forma grazie al grande spazio verde centrale in cui si inserisce l’accesso principale al quartiere e su cui nasce l’unico edificio pluriplano.

Il Tuscolano contiene la sedimentazione matura di alcune ri-flessioni sull’unità di abitazione orizzontale che Libera contrap-pone al modello di sviluppo verticale corbusieriano a Marsiglia, presentate in diverse occasioni negli stessi anni in convegni e scritti pubblicati10. Esso inoltre nasce come momento di

con-the second part of con-the booklet is devoted to “officially developed projects”6, one of which completely subverts what had been the usual practice until then: a horizontal layout made of adjacent dwellings gathered around a small private patio which, for the first time, guarantees for every family nucleus the use of a portion of open space7. The project, defined by Argan as a “study” of the Tuscolano area in Rome8, already contains the main traits of the final phase, and reveals a detailed descriptive attention to furni-ture, décor and equipment installation, useful in the definition of a concrete example of operative economy. The housing project is developed on a compact area, well defined by a continuous perimeter closed to the exterior. On the street that runs along the complex there are shops and a vaulted gallery which provides access into a wide internal space which opens to the green area that connects the whole composition. The design of the neigh-bourhood is based upon low buildings placed exclusively on the ground floor, adjacently to each other in groups of four, each with a private patio and L-shaped, with internal “streets”9 which link the various blocks. As with the 1950 study, a minimal of variation is obtained with the placement of the roofing, which is specularly alternated, thus guaranteeing the necessary formal heterogene-ity indicated in the booklets. Libera devises the project for the neighbourhood following three degrees of social relation: the private space, related to the family nucleus and expressed in the patio, which is considered the open air room of the house; the meeting space, determined by places for sitting found in the small internal network that distributes the accesses to the various houses, and which thanks to recesses and niches favours rest stops; and finally the collective space formed by the large central green area placed between the main entrance to the housing project and on which the only multi-storey building stands. The Tuscolano housing project contains the mature consolidation of some reflections on the horizontal residential unit which Libera offers as an alternative to the vertical development model favoured by Le Corbusier at Marseilles. These reflections had been pre-sented over the years in conventions and published material10. The Tuscolano housing project emerges as well as the crystallisation of a personal research on the Mediterranean identity of Italian ar-chitecture11, consequence in part of a voyage to Morocco

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cretizzazione di una personale ricerca sull’identità mediterranea dell’architettura italiana11, grazie anche all’influenza di un viaggio

in Marocco compiuto nel 1952 dove Libera trova conferme co-muni ai due paesi nell’analisi e nel bilanciamento tra costruzione e spazio aperto delle basse e compatte architetture locali. Il tema dell’unità di abitazione orizzontale, come principale mo-dello di coesione sociale nei difficili margini della città italiana del dopoguerra, diviene per lui un modello talmente significativo da dedicargli, fin dall’ingresso a ruolo per la cattedra di composizio-ne a Firenze12, l’intera annualità del laboratorio al quarto anno.

1 Dal 1943 al 1946 Libera lascia Roma e si rifugia in Trentino a Villa Lagarina

interrompendo l’attività professionale.

2 Cfr. Libera A., Vaccaro G., Per un metodo nell’esame del problema della casa, in

«Architettura Italiana», maggio-giugno 1943, pp. 36-45; Libera A., Ponti G., Vac-caro G., Per tutti, anzi per ciascuno, in «Il Popolo d’Italia», 15 giugno 1943. Idem,

Per la “carta della casa”, in «Stile», giugno 1943, p. 12. Studi di Libera sono raccolti

inoltre nel volume collettaneo Verso la casa esatta, edito a Milano nel 1945.

3 Cfr. Piano incremento occupazione operaia, case per lavoratori. 1. Suggeri-menti, norme e schemi per l’elaborazione e presentazione dei progetti. Bandi dei concorsi, Damasso, Roma, 1949; Piano incremento occupazione operaia, case per lavoratori. 2. Suggerimenti, esempi e norme per la progettazione urbanistica. Progetti tipo, Danesi, Roma, 1950.

4 Cfr. Beretta Anguissola L., I 14 anni del piano Ina-Casa, Staderini, Roma, 1963,

pp. 39-53 e pp. 96-103.

5 Di cui Libera aveva già iniziato una riflessione a partire dai primi anni Trenta.

Cfr. Libera A., Le abitazioni popolarissime “Casa Minimum”, in «Natura», marzo 1930, pp. 47-51.

6 Ossia redatti dallo stesso Libera.

7 Dalla descrizione del progetto: “Lo spazio tra la strade e la casa è destinato ad

orto e giardino ma, soprattutto, a spazio «per stare all’aperto». Per climi e stagioni adeguate lo spazio all’aperto, intimamente legato all’alloggio, può essere consi-derato come la prima stanza della casa”. Cfr, Piano…, 1950, p. 42.

8 “16b - Studio per abitazione popolare al quartiere «Inacasa» al Tuscolano a

Roma.” Cfr. Argan G.C., Libera, Editalia, Firenze, 1975, p. 19 e p. 36.

9 Descritte da Libera nella relazione di progetto pubblicata a partire dal 1955

sulle principali riviste. Cfr. «Casabella», n. 207, 1955, p. 37 e seg.; «Comunità», n. 31, 1955, pp. 46-49.

10 Cfr. Libera A., La scala del quartiere residenziale, in AA.VV. Esperienze

urbani-stiche in Italia, Inu, Roma, 1952, pp. 128-148.

11 Si può riscontrare un parallelo con il dibattito dei primi anni Trenta impostato

attorno alla dimensione mediterranea dell’architettura italiana che vedeva nella pro-posizione di modelli pompeiani a patio un riferimento culturale in grado di guidare, anche attraverso la V Triennale milanese del 1933, alcune nuove realizzazioni del periodo; tali idee ma anche i precedenti modelli su di cui Libera aveva impostato i primi anni della sua carriera, con la partecipazione al Wiessenhof nel 1927, basati sulla ricerca di minimi parametri abitativi, ritornano ora a comporre una duplice maschera che intreccia saldamente l’attenta l’articolazione spaziale interna delle singole unità al più ampio disegno complessivo del quartiere.

12 Si veda il carteggio tra Roberto Papini e Libera custodito presso la Biblioteca

di Scienze Tecnologiche-Architettura dell’Università degli studi di Firenze, Fondo Papini, collocazione F.410.

taken in 1952, in which Libera finds confirmation of the similarities between the two countries regarding the analysis of and balance between construction and open spaces in the low and compact local architectural structures.

The theme of the horizontal dwelling unit as main model for social cohesion in the difficult marginal areas of Italian cities in the post-war period became for him a model of such significance that from the beginning of his tenure as professor of architectural composition in Florence12 he devoted to it the entire fourth year laboratory course. Translation by Luis Gatt 1 Between 1943 and 1946 Libera leaves Rome and finds refuge in Villa Lagarina in Trentino, interrupting during this period his professional activities.

2 See Libera A., Vaccaro G., Per un metodo nell’esame del problema della casa, in «Architettura Italiana», May-June 1943, pp. 36-45; Libera A., Ponti G., Vaccaro G., Per tutti, anzi per ciascuno, in «Il Popolo d’Italia», 15 June 1943. Idem, Per la “carta della casa”, in «Stile», June 1943, p. 12. Libera’s works are included in the collective volume Verso la casa esatta, published in Milan in 1945.

3 See Piano incremento occupazione operaia, case per lavoratori. 1. Suggerimenti, norme e schemi per l’elaborazione e presentazione dei progetti. Bandi dei concorsi, Damasso, Roma, 1949; Piano incremento occupazione operaia, case per lavora-tori. 2.Suggerimenti, esempi e norme per la progettazione urbanistica. Progetti tipo, Danesi, Roma, 1950.

4 See Beretta Anguissola L., I 14 anni del piano Ina-Casa, Staderini, Roma, 1963, pp. 39-53 e pp. 96-103.

5 Libera had initiated a reflection from the Thirties. See Libera A., Le abitazioni popo-larissime “Casa Minimum”, in «Natura», March 1930, pp. 47-51.

6 Drafted by Libera himself.

7 From the description of the project: “The space between the streets and the house is destined for a garden and a vegetable patch, but mostly to a space «for being out-side». In the proper climate and seasons the open space, intimately linked to the dwell-ing, can be considered as the first room of the house”. See, Piano…, 1950, p. 42. 8 “16b - Studio per abitazione popolare al quartiere «Inacasa» al Tuscolano a Roma.” See Argan G.C., Libera, Editalia, Florence, 1975, p. 19 e p. 36. 9 Detailed by Libera in his description of the project published from in 1955 in the most influential journals. See, «Casabella», n.207, 1955, p. 37 and following.; «Comunità», n.31, 1955, pp. 46-49.

10 See, Libera A., La scala del quartiere residenziale, in Various Authors. Esperienze urbanistiche in Italia, Inu, Roma, 1952, pp. 128-148.

11 A parallel can be made with the debate of the early Thirties regarding the Mediter-ranean nature of Italian architecture, which found in Pompeiian patio models a cul-tural reference capable of guiding, and the the Fifth Milanese Triennale of 1933 is no exception, certain new undertakings of the period; these ideas, which together with precedent models that Libera had followed early in his career, as in his participation at the Wiessenhof in 1927, were based on seeking minimum dwelling parameters, return now to compose a double mask which solidly links the careful interior spatial articula-tion of the single units to the whole design of the neighbourhood.

12 See the correspondence between Papini and Libera, which is kept at the Library of Technological Sciences and Architecture of the University of Florence, Roberto Papini Collection, location F.410.

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