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La Globalizzazione culturale

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Academic year: 2021

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Prof.ssa Tocci GLOBALIZZAZIONE CULTURALE

La Globalizzazione culturale è l’unificazione su scala mondiale dei modi di comportamento e di pensiero delle persone.

Le opinioni, i gusti, gli sport, i film, i programmi televisivi sono veicolati in tutti i continenti dai grandi mass media (TV, cinema, Internet).

Il processo di globalizzazione culturale coinvolge quasi tutta la popolazione nei Paesi occidentali, in Giappone e in Australia. Nei Paesi economicamente più arretrati, invece, interessa soprattutto le classi sociali a reddito medio-alto, che hanno accesso ai mass media principali (Internet, TV satellitare). Per ora restano escluse le moltitudini di persone che nei Paesi in via di sviluppo vivono con meno di 2 euro al giorno. L’unificazione delle idee e dei comportamenti coinvolge quindi le classi medie di tutti i Paesi del mondo (da Milano a Bombay a Buenos Aires), che molto spesso dimenticano le proprie tradizioni nazionali per abbracciare lo stile di vita proposto dai grandi mass media internazionali, in cui rientra anche l’acquisto dei prodotti più in voga (abiti firmati, cellulari, auto prestigiose, alimenti francesi o italiani).

Effetti positivi ed effetti negativi

Effetti positivi:

- lo scambio di merci e informazioni tra gli Stati è diventato rapido e semplice;

- il contatto di culture diverse. Effetti negativi:

- la Globalizzazione tende ad appiattire le culture, a cancellare le differenze; i gusti dei consumatori finiscono inevitabilmente per assomigliarsi, così come i loro bisogni. Quindi il pericolo è l’omologazione, cioè il rischio di annullare le tradizioni, la cultura , le

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Prof.ssa Tocci radici di ciascun popolo. Il rischio è esporre le culture a un modello dominante. La supremazia statunitense e occidentale in fatto di cultura (dalla lingua, ai mezzi di comunicazione, ad es. la pubblicità condiziona i consumi, dagli stili di vita alle forme di intrattenimento) comporta processi di omologazione. “Icone” del mondo globale possono così essere la Coca Cola, i MacDonald’s, la Nike, i cellulari e gli iPod.

Molti dei programmi trasmessi in Tv – tolk show, reality show, quiz, anche fiction e telefilm - sono in realtà dei format, hanno cioè una struttura comune che viene poi venduta e adattata per le televisioni di tutto il mondo: cambiano i presentatori, personaggi, la lingua, ma il programma è sostanzialmente lo stesso. Le società di produzione, in prevalenza anglosassoni, e i film, per lo più americani, trasmessi dalle televisioni di quasi tutti i Paesi, rappresentano un formidabile veicolo di diffusione dei valori e di modi di vita che diventano comuni.

Luoghi simbolo della globalizzazione, nei suoi aspetti di omologazione

dei consumi e degli stili di vita, sono i grandi centri commerciali. Ce ne sono ovunque, da Milano a Pechino, da Rio a Lagos, da San Pietroburgo a Manila e a Dubai, con negozi, supermercati, centri di ristorazione, cinema interni. Alcuni sono immensi, con centinaia di esercizi e migliaia di addetti. Ci si va per fare acquisti, ma ormai anche per passare il tempo e socializzare o almeno vedersi.

- Il mondo globalizzato è diviso da profonde ineguaglianze nella distribuzione delle ricchezze e del potere. In mancanza di controllo i Paesi poveri sono esclusi dal commercio mondiale dei prodotti agricoli a opera dei Paesi ricchi, che proteggono le loro agricolture e sono mossi solo dalla ricerca di profitto. Quindi aumenta il divario tra centro e periferia del mondo, con il conseguente peggioramento delle condizioni di vita dei Paesi più poveri. Le multinazionali sono accusate di contribuire al divario tra Nord e Sud del mondo. La concentrazione delle ricchezze si ha in Europa occidentale, America del Nord e Asia orientale.

- Le multinazionali, delocalizzando la produzione, hanno determinato in molti Paesi ricchi la chiusura di numerosi centri di produzione, con il conseguente licenziamento di migliaia di lavoratori, per spostarli in Paesi dove la produzione è economicamente più favorevole (meno tasse da pagare, stipendi più bassi).

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Prof.ssa Tocci - Inoltre, un’espansione incontrollata dei consumi comporta inevitabilmente l’esaurimento delle risorse naturali (prima fra tutte l’acqua dolce) ed energetiche non rinnovabili, oltre a gravissimi problemi di inquinamento.

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