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(1)

Georg Wilhelm

Friedrich HEGEL

Stoccarda, 27 agosto 1770

Berlino, 14 novembre 1831

a cura di www.pgava.net

(2)

Il tema fondamentale è l’INFINITO nella sua unità col FINITO

Unica e sola realtà o sostanza delle cose non è al di là del finito ma lo supera e lo annulla in se stesso

Superamento di Fichte e Schelling

Pongono il finito cioè lo giustificano

Il finito deve ricongiungersi con l’infinito ma non lo raggiungeva mai

L’infinito NON PUO’ essere posto accanto al finito (poiché sarebbe un suo limite)

(3)

Hegel: “L’infinito è l’affermativo e solo il finito è superato”

Hegel riconosce nella idealità, cioè nella non realtà del finito, la proposizione fondamentale della filosofia

Ciò che è razionale è reale e

ciò che è reale è razionale

Questa formula non esprime la possibilità che la realtà sia

penetrata o intesa dalla ragione, ma la necessaria, totale e

sostanziale identità della realtà e della ragione.

(4)

Si dovrà partire dalla RAGIONE come principio infinito autocosciente; si dovrà arrivare all’

identità

assoluta della realtà con la ragione e ciò esprimerà la

risoluzione assoluta

.

La realtà è ragione. La ragione non è pura idealità, dover essere: è ciò che concretamente esiste.

Fichte: deduceva la realtà da un unico principio. Ma la

realtà allora non era identica al suo principio razionale Schelling: annullava tutte le determinazioni della realtà in un Assoluto indifferente. L’assoluto di Schelling è la “notte in cui tutte le vacche sono nere”.

1) Il finito non ha nessuna realtà come finito

(5)

IMPLICA CHE:

La realtà così com’essa è, è assolutamente giustificata. Non si può più contrapporle un dover essere:

L’essere e il dover essere coincidono

Si senta Hegel contro Kant:

La separazione della realtà dall’idea, è specialmente cara

all’intelletto ce tiene i sogni delle sue astrazioni per alcunché di verace ed è tutto gonfio del suo dover essere, che anche nel

campo politico va predicando assai volentieri: quasi che il mondo avesse aspettato quei dettami per apprendere come dev’essere e non è; la filosofia non deve dunque occuparsi che dell’essere: essa non sa niente di ciò che solo deve essere e per

(6)

L’unico compito che Hegel ha inteso

attribuire alla filosofia è la giustificazione

razionale della realtà, della presenzialità,

del fatto, quale che sia.

(7)

La dialettica

La ragione si deve riconoscere nella realtà

Ciò è il sapere

La dialettica è

Metodo del sapere Legge di sviluppo della realtà

La dialettica è il processo con il quale la realtà si concilia con se stessa e si attua nella sua unità razionale pacificandosi nell’unità del tutto

La dialettica è il processo con il quale la ragione si riconosce nella realtà che appare come qualcosa di estraneo

(8)

La dialettica era nata nell’ambito della Scuola di Elea, soprattutto con Zenone, e nella Grecia aveva raggiunto i suoi vertici con Platone; in età moderna era stata poi ripresa da Kant, che l’aveva però privata di vero valore conoscitivo.

Hegel si riallaccia alla dialettica classica, ma conferendo movimento e dinamicità alle essenze e ai concetti universali che, già

scoperti dagli antichi, erano però rimasti presso costoro in una sorta di rigida quiete, quasi solidificati.

Il cuore della dialettica diviene così il movimento, e precisamente il movimento circolare o a spirale con ritmo triadico.

I tre momenti del moto dialettico sono:

1) La tesi che è il momento astratto o intellettivo;

2) L’antitesi, che è il momento dialettico (in senso stretto) o negativamente razionale;

3) La sintesi, che è il momento speculativo o positivamente razionale.

(9)

Dialettica = Sintesi degli opposti

Anche Fichte disse che la

dialettica è sintesi degli opposti per mezzo della determinazione reciproca

Io e Non-io.

La sintesi era data dalla posizione del Non-Io e dalla determinazione che dal Non-Io si riflette a sua volta sull’Io producendo la rappresentazione

Per Hegel la dialettica è la “natura stessa del pensiero giacché è la risoluzione delle contraddizioni in cui la realtà finita, che come tale è oggetto dell’intelletto, rimane impigliata.

La dialettica è la risoluzione immanente nella quale la unilateralità e limitatezza delle determinazioni intellettuali si esprime come ciò che essa è, ossia come sua negazione. Ogni finito ha questo di proprio, che sopprime se medesimo”.

(10)

Di questa dialettica Hegel vide i precedenti

in Eraclito:

quest’ultimo ha concepito l’assoluto come

“unità degli opposti”.

(11)

Il metodo dialettico

Ogni determinazione dell’Idea è (=si presenta) separata e opposta alle altre determinazioni.

È qualcosa di limitato e si presenta come un assoluto e indipendente (= la parte si presenta come un tutto).

Hegel chiama questo modo di pensare che separa, isola e rende assoluta la determinazione limitata e finita, INTELLETTO.

Es.: Si consideri “la vita”:

L’intelletto separa il significato di “vita” da tutte le altre

determinazioni (anche da “morte”). Per l’intelletto non c’è bisogno d’altro.

(12)

Il metodo dialettico

Ma ogni determinazione dell’Intelletto si esprime e diventa il proprio opposto

La vita, isolata dalla morte, non può nemmeno presentarsi come negazione della morte. La vita, nell’isolamento, diventa essa stessa morte.

L’isolamento delle determinazioni (e quindi

l’isolamento di un opposto dal proprio opposto,

l’isolamento cioè dove gli opposti diventano assoluti

opposti) fa sì che la determinazione si presenti come

identica al proprio opposto e cioèsi contraddica. Ogni

determinazione intellettuale, e quindi finita, è un

contraddirsi nel senso che essa viene a presentarsi

come la propria negazione.

(13)

Il metodo dialettico

Questo terzo momento concepisce

l’unità

delle determinazioni nella loro opposizione.

È l’affermativo, è l’unità degli opposti

Non significa che gli opposti siano identici.

Significa il toglimento dell’isolamento delle

opposizioni.

Significa concepire l’unità nella relazione delle

determinazioni.

(14)

E’ proprio in questo senso che si chiarisce l’intera filosofia di Hegel e lo stesso farsi della

Verità = Verità / Certezza = Certezza

Rispetto all’esser fuori di sé, nella Natura, l’Idea

come tale è l’in sé; e l’Idea e la Natura (l’in sé e il

fuori di sé) sono gli opposti (tesi e antitesi)

fondamentali, la cui unità (sintesi) è costituita dal

momento in cui l’Idea, ritornata su di sé, diventa

coscienza di sé, cioè Spirito, L’Idea in sé e per sé.

(15)

Le parole per l’assoluto

• Assoluto

• Spirito

• Idea

• Verità / Vero

• Sapere

• Ragione

• Uno / Unità

• Natura

• Essere / Essenza

• Io

(16)

Lettura:

I capisaldi del pensiero hegeliano

(17)

Con Schelling l’idealismo ha messo in luce che la

Sostanza assoluta è Spirito

Hegel tien fermi Fichte e Schelling

quando dicono che l’Assoluto non

(18)

Fenomenologia dello Spirito

LOGICA

Idea in sé (=logos) studiata dalla logica

FILOSOFIA della NATURA Idea fuori di sé (=Natura) FILOSOFIA dello SPIRITO

Idea che ritorna a sé

Ovvero in sé e per sé

Discorso sull’apparizione dello Spirito

E’ la via che conduce la coscienza finita all’assoluto infinito (la storia romanzata della coscienza)

(19)

Fenomenologia dello Spirito

Due sono i piani che nella Fenomenologia d. S.

si intersecano e si giustappongono:

1)

La via percorsa dallo Spirito infinito per

giungere a sé attraverso tutte le vicende

della storia del mondo.

2)

Il piano dello Spirito del singolo uomo che

deve ripercorrere quella stessa via per

appropriarsene

(20)

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