Concorso Euclide - Giovani 2021
“La pamdemia come ci ha cambiati”
E anche quest’anno scolastico è finito tra stress e strascichi di polemiche. Facendo un bilancio, posso dire che, se la scuola prima del Covid era disa-strata, adesso è stata veramente messa a terra. Da quando il ministro ha co-municato la promozione urbi et orbi, chi più, chi meno, ha mollato, special-mente i ragazzi più piccoli che hanno pensato giustaspecial-mente di iniziare le loro vacanze con largo anticipo.
I genitori, nella maggioranza, non hanno saputo fare la loro parte e, invece di spingere i figli a impegnarsi e a seguire le direttive dei docenti, si lamenta-vano con i Dirigenti scolastici perché i loro pargoli ciondolalamenta-vano per casa e non venivano sufficientemente impegnati nelle videoconferenze, come se la scuola fosse un asilo per parcheggiare i loro figli.
Certo, la didattica a distanza non è la vera scuola in cui si trasmette il sape-re, la cultura, si condivide il pensiero critico attraverso le relazioni umane, in cui è importante far capire che non esiste promozione senza un lavoro di formazione e un impegno serio, ma, in questo marasma di decisioni prese ai vertici e poi smentite, noi docenti ci siamo dovuti adattare con ogni mez-zo per garantire, attraverso un filo di collegamento con i ragazzi, una prepa-razione appena adeguata.
La cosa che poi mi ha deluso più di tutti, è che mi sono arrivate tante richie-ste di risoluzione del compito assegnato per gli esami, riguardante la mate-ria di indirizzo di studi, com’era prevedibile! Della serie, non solo hai fatto poco, ma non ti impegni nemmeno per metterti in gioco.
I genitori non dovrebbero lamentare solo la perdita di libertà dei loro figli, di contatto con i loro amici, ma far capire che ci sono anche i doveri, che i voti non vanno regalati, che la promozione deve essere un premio per il loro la-voro serio e che di studio non è mai morto nessuno.
Ma oggi viviamo in una società in cui molte famiglie non reputano che la cul-tura sia essenziale, in cui i Dirigenti scolastici non vogliono avere problemi con l’utenza a causa della tua severità, per cui ti abbandonano, e tu vai avanti da solo, fra mille difficoltà, perché ti ritrovi davanti la supponenza dei
genitori e l’arroganza e la maleducazione dei giovani che si sentono spalleg-giati da questi.
Diciamo allora che sono profondamente amareggiata e che in questa scuo-la, così com'è ora strutturata, non mi riconosco più, è troppo lontana dai miei principi e dalle mie idee, e fatico tanto per ricavare il minimo risultato. E non è una mera questione di uso di tecnologie, perché ho imparato più da sola in questi tre mesi a usare piattaforme, a condurre videoconferenze, a preparare test, a registrare lezioni, che in 40 ore di aggiornamento con un tutor.
Non andremo avanti finché ognuno di noi non farà la parte che gli spetta, e finchè non capiremo che la scuola deve essere il centro della nostra rico-struzione.