ESTRATTO – TIRÉ À PART – SEPARATELY PRINTED
La visione «corretta»
L’immagine dell’Italia di Vicente Blasco Ibáñez,
tra traduzione e censura
SOTTO L’ALTO PATRONATO DEL
PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Edition – Direction – Diffusion
C.I.R.V.I.
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Prima edizione: dicembre 2015
Tutti i diritti riservati per tutte le tecniche riproduttive e per tutti i Paesi
Emanuele Kanceff ISSN 2036-2552
SIAMO COME ERAVAMO?
L’IMMAGINE ITALIA
NEL TEMPO
III
ISBN 978-88-7760-116-2 ISSN 2036-25552
Congresso
internazionale e
interdisciplinare
2-5 ottobre 2013
presso
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO
BIBLIOTECA CIVICA DI MONCALIERI
CASTELLO REALE DI MONCALIERI
Patrocini
Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana,
Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Ministero dei
beni e delle attività culturali e del turismo, Ministero degli
Affari Esteri, Università degli Studi della Tuscia, Università
degli Studi di Torino, Regione Piemonte, Città di Torino,
Città di Moncalieri.
Collaborazioni
1° Battaglione Piemonte dell’Arma dei Carabinieri, Touring
Club Italiano, La Venaria Reale, Società Italiana di
Compa-ratistica Letteraria.
L’immagine dell’Italia di Vicente Blasco Ibáñez,
tra traduzione e censura
Nel 1930, per i tipi della Bietti di Milano, apparve il volume di Vicente Blasco Ibáñez Tre mesi in Italia. Nel paese dell’arte1, libro
che riuniva le impressioni raccolte dal romanziere spagnolo durante un suo viaggio nel nostro paese compiutosi nel 1896. Ne firmavano la traduzione Amato Mori e Gilberto Beccari. Quest’ultimo si era già misurato con lo stesso testo blaschiano: nel 1913, difatti, aveva cura-to l’ancura-tologia Impressioni italiane di scritcura-tori spagnuoli2, dove
insie-me a testi di Castelar, Alarcón, Colombine, Unamuno e Baroja, ave-va scelto di includere il primo dei capitoli che l’autore ave-valenziano, in quel suo libro, aveva dedicato alla città di Napoli3.
In un precedente lavoro sul tema4, avevo già avuto modo di
sotto-lineare come il viaggio in Italia di Blasco Ibáñez non fosse da ascri-vere alla pratica del viaggio dell’intellettuale/artista europeo ottocen-tesco, ma rispondesse ad altre ragioni, che riassumeremo di seguito. Ciò è fondamentale per capire perché il testo blaschiano si discosti tanto da quella che si poteva preannunciare come una guida di viag-gio e per comprendere molte delle invettive e delle critiche che l’au-tore spagnolo muove al nostro paese nel suo testo.
Nel 1896, ricercato dalle autorità militari per il suo diretto coin-volgimento nell’organizzazione nella natale città di Valencia, di una protesta popolare poi degenerata in sommossa, Vicente Blasco Ibáñez
s’imbarca come clandestino su un piroscafo francese che lo condurrà in Italia. La sommossa era stata originata dall’azione propagandistica del Blasco appassionato attivista contro la politica imperialistica at-tuata dal governo spagnolo nella «questione di Cuba». Costretto alla fuga poiché contrario alla politica coloniale del suo paese, destino vuole che approdi in una terra appena messa, per l’appunto, a dura prova dalle proprie ambizioni espansionistiche. Blasco giunge difatti in Italia quando si sono appena consumati gli avvenimenti della di-sfatta di Adua. Non c’è da stupirsi pertanto che, come l’autore stesso riconoscerà nel prologo della seconda edizione del testo, approfitti dell’occasione per sferzare i suoi attacchi critici: «Sotto l’influsso della mia passione repubblicana mostro in questo libro un’antipatia sistematica verso i governanti italiani di allora»; seppur di seguito senta di dover aggiungere: «ma il suddetto sentimento ostile viene compensato dall’entusiasmo che mi ha da sempre ispirato l’Italia di Mazzini, di Garibaldi e altri eroi»
Bajo la influencia de mi apasionamiento republicano muestro en este libro una antipatía sistemática a los gobernantes italianos de entonces, pero dicho sentimiento hostil queda equilibrado por el entusiasmo que siempre me inspiró la Italia de Mazzini, de Ga-ribaldi y otros héroes5.
Fatte queste doverose premesse, torniamo al libro pubblicato dalla Bietti. Il confronto con l’originale rivela una traduzione perlopiù at-tenta e corretta dal punto di vista linguistico: tanto Beccari quanto Mori erano traduttori di notevole esperienza e i pochi errori di tradu-zione riscontrati sono più che altro imputabili alla fretta determinata dai ritmi di pubblicazione di quegli anni6. I due traduttori inciampano
qua e là in qualche banale falso amico, per cui la costa ligure avvi-stata di notte dal mare, che Blasco percepisce come un interminabile centro abitato (población), diviene «un’interminabile popolazione» (15); tra le onde i delfini che giocano a inseguirsi (persiguiéndose), nella traduzione italiana non giocano più ma ‘si perseguitano’ (10); i
tapices (arazzi) divengono ‘tappeti’ (141 e 149); pulidos è tradotto
con ‘puliti’ (193) e non con il corrispettivo ‘levigati’, lóbrego (buio, tenebroso) viene sistematicamente reso con ‘lubrico’, e via dicendo. Vi è anche qualche errore di senso, per mancata comprensione, come
nella descrizione del violino appartenuto a Paganini, dove allo spa-gnolo ‘de madera y tripa retorcida’ (155) [di legno e budello attorci-gliato] si fa corrispondere: ‘di legno a ventre gonfio’ (30). Assistia-mo anche al mancato riconoscimento di qualche fraseologisAssistia-mo, per cui davanti alla similitudine lessicalizzata ‘fresco como una lechuga’ (164) troviamo il letterale ‘fresco come una lattuga’ (52) anziché il corretto ed equivalente ‘fresco come una rosa’.
Già altrove avevamo avuto modo di riscontrare una tendenza alla semplificazione da parte del Beccari traduttore, la quale si manifesta-va premanifesta-valentemente nella soppressione di un certo numero di termini, prevalentemente aggettivi qualificativi7. Anche in Tre mesi in Italia
sono numerosi gli aggettivi che son stati qua e là espunti. Ma non sempre queste soppressioni obbediscono a una stessa logica e si ren-de pertanto doveroso distinguerne la natura. E se è comprensibile che gli altari di pagina 48 non siano più churriguerescos (termine deriva-to da Churriguera, una famiglia di architetti barocchi che dette nome a uno stile architettonico caratterizzato da uno sfarzo eccessivo) poi-ché il termine nulla diceva ai lettori italiani, si capisce meno perpoi-ché i palazzi (21) non debbano più essere «alti» [grandes]; la mano (34) «grinzita» [crispada]; l’architettura (42) «aerea» [aerea]; le guglie (43) «alte» [altas]; il castello (65) «famoso» [famoso]; il rispetto (66) «familiare» [familiar]; i tetti (87) «rossicci» [rojizos]; l’ex-repubblica (88) «celebre» [célebre]; le colonne (89) «striate» [estriadas]; la vali-gia (92) «povera» [pobre]; l’Arno (100) «copioso» [caudaloso]; la rupe (114) «in ombra» [sombría]; la scala (142) «dolce» [suave]; le sculture (143) «impressionanti» [asombrosas]; i sacrifici (144) «spet-tacolari» [aparatosos]; la berretta (166) «bruna» [parda]; il cielo (192) «cupo» [lóbrego]; il panierino (218) «grazioso» [lindo]; gl’i-strumenti di tortura (237) «orripilanti» [horripilantes]; il dialetto (249) «sonoro» [sonoro]; la costruzione (253) «gigantesca»
[gigante-sca]; e il Consiglio (269) «misterioso» [misterioso]. E questo voleva
essere solo un breve campionario.
Ogni taglio costituisce un impoverimento del testo, e quello degli elementi aggettivali nei testi descrittivi lo è in modo significativo: la funzione dell’aggettivo, infatti, è quella di completare l’informazione che il sostantivo talora non offre o, in certi casi, di definirne meglio il senso, o può contribuire a dotare di una maggiore espressività il
sintagma. In ogni modo, i tagli appena elencati rispondono esclusiva-mente o a mere dimenticanze o a ragioni di natura estetico-stilistica. Ben più interessanti e più numerosi sono invece quelli di natura ideologica che vanno a sommarsi a tutta una serie di interventi (de-viazioni, modulazioni, riduzioni) atti ora a “ripulire”, ora a esaltare, ora semplicemente a neutralizzare l’immagine che del nostro paese offriva il testo blaschiano. Atti, appunto, a “correggere” quella visio-ne critica, quello sguardo non sempre indulgente e bevisio-nevolo visio-nei con-fronti del nostro paese.
Ogni operazione traslativa non avviene nel vuoto e, va da sé, è sempre condizionata dall’ambiente socio-politico-culturale in cui essa si realizza. Tale condizionamento si farà, ovviamente, più presente e pressante nell’ambito dei regimi dittatoriali. Ed è questo il contesto ricettivo della traduzione dell’opera di Blasco. Nell’Italia fascista del 1930, un testo come En el Pais del arte, seppur nella versione più edulcorata del 19238 da cui verrà condotta la traduzione (ricordiamo
che già Blasco aveva approfittato della seconda edizione del testo per rivedere alcune delle sue intemperanze), non poteva certo essere ac-cettato se non apportandovi delle opportune modifiche. E così è stato fat-to. Il testo è stato rivisto e corretto affinché risultasse complessivamente più corretto dal punto di vista dei valori dell’Italia dell’epoca.
La cultura fascista era particolarmente impegnata nella difesa e nell’esaltazione del valore dell’italianità, così come si mostrava mol-to preoccupata per la salvaguardia del «decoro nazionale», non stupi-sce pertanto che passi contenenti apprezzamenti denigratori come: «con quella falsità galante tipica degli italiani» [con esa falsedad
ga-lante de los italianos, 166], per non dire di imbarazzanti
comparazio-ni come: «con quella spilorceria italiana che si può paragonare solo all’avidità degli ebrei» [con esa tacañería italiana que sólo puede
compararse a la codicia de los judíos, 164], vengano interamente
soppressi.
L’immagine complessiva dell’Italia viene quindi ‘corretta’, ‘ripuli-ta’, persino nel senso letterale del termine: Genova da ‘sporca e alle-gra’ [sucia y alegre, 148], nel testo italiano risulta solo ‘allealle-gra’ (17); per le scale i corrimani non sono più «sozzi» [mugrientos, 148]; ci sono ‘panni’ (18) e non stracci [guiñapos] stesi sulle corde ad asciu-gare, e viene omesso che questi, dopo essere stati lavati, sono
«spor-chi quanto prima» [tan sucios como antes de la inmersión, 149]. E se nuovamente troviamo ‘biancheria’ (17) stesa, laddove in spagnolo vi erano ancora ‘cenci logori’ [harapos], si tralascia di dire che questi cenci/biancheria «vengono esibiti impudicamente, e sgocciolano sui passanti la miseria di una povertà che apprezza i parassiti come se-gno di salute» [se exhiben impúdicamente y gotean sobre el
tran-seúnte la miseria de una pobreza que aprecia los parásitos como signo de salud, 148]. Così come nella traduzione della frase «il treno
attraversò il terreno alpestre della Liguria» (36), era sparito l’inciso «rapido e sporco come tutti i treni italiani» [rápido y sucio como
to-dos los de Italia, 157].
Persino le donne, nella traduzione, sono diventate più belle: delle genovesi spariscono gli aggettivi che le volevano «brutte, magre, ros-sicce e spigolose» [feas, secas, rojizas y angulosas, 149], mentre del-le veneziane, descritte da Blasco come donne «di bassa statura» [de
poca estatura, 245], nel volume italiano, con una bella litote, si dice
semplicemente «non di statura alta» (249).
Alcuni brevi tagli opportunamente confezionati contribuiscono ad-dirittura a capovolgere il peso di una frase, tanto che da critica si tra-muta in elogio. Ne può essere esempio una sommaria descrizione di Genova, nella quale, sottolineando la decadenza della città in compa-razione col prestigio del passato Blasco afferma lo sconsolato: «oggi-giorno è soltanto un grande porto», [hoy en día no es más que un
gran puerto, 151], mentre la traduzione italiana recita il semplice, il
celebrativo: «[Genova] oggi gran porto» (24). O una frase del capito-lo dedicato a Venezia, dove troviamo nella traduzione: «Anche la gente qui è migliore» (248), così, con valore assoluto, mentre nel-l’originale traspariva una velata critica al resto della popolazione ita-liana, in quanto il dato era relativizzato come segue: «persino la gen-te qui è migliore che nel resto d’Italia» [Hasta la gengen-te es aquí mejor
que en resto de Italia, 244].
Un procedimento analogo aveva riguardato una valutazione della casa reale dei Savoia, dove la soppressione di una porzione di frase neutralizza di fatto l’attacco mosso dal fervente repubblicano ai re-gnanti italiani e alla monarchia in genere. Scomparsa la critica, so-pravvive soltanto l’elogio; leggiamo infatti nella traduzione: «Debbo riconoscere che la casa di Savoia, considerata ne’ suoi costumi
priva-ti, ispira maggiore simpatia di tutte le dinastie unite insieme» (26); mentre l’originale recitava: «Debbo riconoscere che la casa di Savoia
è così nefasta politicamente come tutte le famiglie che in Europa so-stengono il regime monarchico9; ma considerata ne’ suoi costumi
pri-vati, ispira maggiore simpatia di tutte le dinastie unite insieme»10.
Un’altra tipologia d’intervento, che combina il taglio con la mani-polazione, la ritroviamo nel resoconto dell’arrivo al porto di Genova dell’imperatore Guglielmo II. Nel testo italiano leggiamo: «La visita è degna di gratitudine. O c’è amicizia o non c’è: ed il despota teu-tonico giunge opportuno ad affermare di nuovo la propria amicizia e il proprio appoggio», per poi proseguire: «Né più e né meno d’un muratore, che giunge opportuno a vedere se un edificio si deteriora e si rovina» (20). Ma l’originale in realtà riportava:
La visita è degna di gratitudine. L’amicizia o c’è o non c’è. “I compari della Triplice Alleanza debbono aiutarsi mutuamente nei momenti difficili, e ora che, a seguito dei disastri di Abissinia, sono recenti le manifestazioni del popolo italiano in cui questi ha gridato: «abbasso la monarchia!», giunge il despota teutonico a testimoniare nuovamente alla Monarchia italiana la propria ami-cizia e il proprio appoggio”. Né più né meno d’un muratore che accorre a vedere come l’edificio si sgretola e si rovina11.
Rileviamo, quindi, che oltre alle significative parti omesse, il testo viene “manomesso” con la sostituzione di un “se” al posto di un “co-me”. Così facendo, nel testo italiano si esalta il legame tra l’Italia e la Germania, e si rassicura sulla presenza vigile, preventiva, dell’al-leato (accorrerebbe se l’Italia si sgretolasse). Mentre nel testo spa-gnolo in realtà si afferma che il monarca tedesco accorre a verificare
come l’Italia si stia di fatto già sgretolando. Nel testo originale quel
‘cómo’ vuole essere il segno della rovina già in atto.
In ogni caso, gli interventi più consistenti e numerosi riguardano i tagli veri e propri: intere porzioni di testo che scompaiono nella tra-duzione italiana. Gran parte di queste omissioni interessano temi su cui da sempre si è esercitata la censura: la religione e la politica, con maggiori ricadute su questo secondo tema poiché decisamente più presente nel testo di partenza.
non è inconsueto accada nei romanzi di Blasco Ibáñez, alcuni passi che servono da spunto per far partire dei duri e pungenti attacchi al clero, e naturalmente tali passi spariscono integralmente nell’edizione italiana.
Ma, come dicevamo, i passi dove si muovono critiche e si sferza-no attacchi alle scelte governative italiane sosferza-no decisamente più ab-bondanti, data l’incondizionata passione e l’impegno politico del no-stro autore valenziano e, non ultime, le contingenze che avevano de-terminato il viaggio che sta all’origine del testo.
Di brani di questo tenore:
Si capisce perfettamente che l’Italia è una potenza di prim’ordine interessata a quel contubernio che chiamano Triplice Alleanza. Questo paese, la cui prosperità è ancora discutibile, e dove solo pochi giorni fa il socialista Ferri ha proclamato in pieno parla-mento che la maggior parte dei paesi italiani sono capanne di pa-glia peggiori degli accampamenti dei beduini abissini che il ge-nerale Barattieri pretendeva di conquistare, foraggia, nonostante tutto, un esercito numerosissimo, grande quanto quello della Francia, la quale, però, può permettersi tale lusso, giacché attira e accaparra gran parte del denaro mondiale12,
naturalmente non vi è traccia nella traduzione italiana. Così come scompaiono le tante testimonianze di stima e ammirazione nei con-fronti di Mazzini e Garibaldi. Dal capitolo dedicato a Torino, l’unico in cui l’autore non si soffermi sulla città ma, come annuncia sin dal-l’inizio, si reca esclusivamente per incontrare l’ammirato Edmondo De Amicis,
Mi perdoni Torino – dirà Blasco Ibáñez – la storica città del Pie-monte; però dichiaro che se, deviando il corso del mio viaggio per l’Italia, mi ritrovo in essa, non è per ammirare le sue bellez-ze architettoniche, le sue strade dirittissime con infiniti portici e i suoi sontuosi palazzi dell’epoca in cui era capitale del regno di Sardegna, ma per vedere semplicemente un uomo,
da questo capitolo, dicevamo, scompaiono sistematicamente, e sono tanti, tutti i riferimenti al socialismo (ne sopravvive solo qualcuno con valore neutro) e ciò avviene sin dal titolo – l’unico dei 39 ad es-sere stato modificato – che dall’originale El poeta del socialismo di-viene semplicemente Edmondo de Amicis.
Non è qui pertinente determinare, e allo stato attuale dei nostri studi non è neppure possibile farlo, se tali tagli, tali modifiche siano imputabili ai traduttori, all’editore o a un oscuro funzionario della censura perché, come ben sappiamo, nei regimi dittatoriali la tradu-zione può essere vittima, complice o mezzo per sottrarsi alla censura, e spesso può assumere contemporaneamente tutti e tre i ruoli «perché esistono zone d’ombra in cui è difficile distinguere tra censura e autocensura, capire se il traduttore adatta, si adatta o si piega»13. Il
confine tra censura e autocensura diviene spesso molto labile, anche perché
è assai spesso la censura esterna a produrre l’autocensura: sia perché le vittime potenziali cercano di anticipare i desideri del censore, sia perché le leggi e le commissioni censorie contribui-scono a creare consenso sociale su ciò che si può e non si può dire14.
In un interessante studio sul tema, Christopher Rundle sottolinea come per un determinato periodo la censura fascista intervenisse a li-bro già stampato, decidendo solo a quel punto sull’eventuale distribu-zione dello stesso15. È ovvio, pertanto, che la mancata distribuzione
del volume, quando si erano già dovute sostenere tutte le più impor-tanti voci di spesa che lo riguardavano, comportasse un ingente dan-no per l’editore che, per dan-non assumersi tale rischio, diveniva sovente il primo censore dei libri che pubblicava.
L’eventuale rinvenimento di documenti originali potrebbe aiutarci a sciogliere, nel caso specifico del nostro Tre mesi in Italia, alcuni di questi nodi e fare luce sul complesso processo che necessariamente deve aver comportato la traduzione di un testo di questa natura (rin-viamo ad allora nuove considerazioni). Sta di fatto, ed è ciò che mi proponevo di sottolineare in questo mio lavoro, che la visione del-l’Italia di Blasco Ibáñez che emerge dalla traduzione italiana del 1930 differisce largamente da quella del testo originale, e si può a pieno diritto affermare, come vengono a testimoniare i pochi esempi che abbiamo voluto riportare, che si tratta di una visione sostanzial-mente, in varie accezioni del termine, «corretta».
NOTE
(1) V. BLASCO IBÁÑEZ, Tre mesi in Italia. Nel paese dell’arte, Milano, Bietti, 1930. Da
questa edizione proverranno i riferimenti che saranno dati nel corpo del testo. Per i riferi-menti dell’originale spagnolo, ove non indicato diversamente, abbiamo seguito l’edizione delle Obras Completas, vol. I, Madrid, Aguilar, 1967. La prima edizione del testo spagno-lo apparve nelspagno-lo stesso 1896 per la Prometeo di Valencia.
(2) Impressioni italiane di scrittori spagnuoli (1860-1910), compilazione, traduzione, bio-bibliografia e note di G. Beccari, Lanciano, Carabba, 1913.
(3) Inoltre, Beccari all’epoca aveva già tradotto numerose opere di Blasco Ibáñez, di cui era uno dei maggiori diffusori in Italia. Si veda in proposito G. GROSSI, Blasco Ibáñez: una rilettura possibile? La “fortuna” negli anni Venti-Trenta, in «Annali dell’Istituto Universitario Orientale», vol. XX, 1978.
(4) L. OGNO, L’Italia nella scrittura di Blasco Ibáñez (A proposito de En el país del
arte), ne L’Italia nelle scritture degli altri, a cura di Piero DE GENNARO, Torino, Trauben,
2011, pp. 243-253.
(5) V. BLASCO IBÁÑEZ, Al lector, in En el país del arte (Tres meses en Italia),
Valencia, Prometeo, 1923, p. 9.
(6) Il solo Beccari tra gli anni ’20 e ’30 tradusse più di una settantina di titoli, oltre a produrre numerose collaborazioni su riviste e a dedicarsi alla scrittura di alcuni romanzi in proprio.
(7) Cfr. L. OGNO, El laboratorio del traductor: Gilberto Beccari y la traducción
ita-liana de “El político”, in Estudios sobre “El político” de Azorín, a cura di F. J. MARTÍN,
Valencia, Biblioteca Valenciana, 2002, pp. 93-107.
(8) Per le varianti tra le due edizioni del testo blaschiano rimandiamo al nostro artico-lo precedendemente citato. Nonché a G. GROSSI, “En el país del arte” di Blasco Ibáñez: note per un’analisi delle varianti tra l’edizione del 1896 e quella del 1923, in Scrittura e riscrittura. Traduzioni, refundiciones, parodie e plagi, a cura di A. ALBÒNICO, Roma,
Bulzoni, 1995 e a M. DI GIROLAMO, “En el país del arte” di Vicente Blasco Ibáñez
ripensamenti dell’editore. Note per un’analisi linguistica delle varianti tra le edizioni del 1896, del 1923 e del 1949, in Oriente, Occidente e dintorni. Scritti in onore di Adolfo Tamburello, vol II, a cura di F. MAZZEI e P. CARIOTI, Napoli, Università degli Studi Di
Napoli “L’Orientale”, 2010, che hanno analizzato rispettivamente le varianti dei capitoli dedicati a Milano e a Napoli.
(9) Il corsivo è nostro e, in questa citazione e nella seguente, evidenzia la porzione di testo tagliato.
(10) «Debo reconocer que la Casa de Saboya es tan mala politicamente como todas las familias que sostienen en Europa el régimen monárquico; pero, considerada en sus co-stumbres privadas, inspira mayor simpatía que todas las dinastías juntas» (152).
(11) «La visita es digna de agradecimiento. O hay amistad o no la hay. Los compadres de la Triple Alianza deben ayudarse en los momentos difíciles, y ahora que, con motivo de los desastres de Abisinia, están recientes las manifestaciones del pueblo italiano en las que gritó: “¡abajo la monarquía!”, acude el déspota teutón a patentizar de nuevo a la Monarquía italiana su amistad y apoyo. Ni más ni menos que el albañil acude al ver cómo el edificio se desmorona y arruina» (150).
(12) «Bien se conoce que Italia es una potencia de primer orden interesada en el con-tubernio que llaman Triple Alianza. Este pais, cuya prosperidad todavía es discutible, y donde no hace muchos días el socialista Ferri proclamó en plena camara que la mayor par-te de las aldeas italianas son chozas de paja peores que los aduares abisinios que el
general Barattieri pretendía conquistar, sostiene, a pesar de todo, un ejercito numerosísimo, tan grande casi como el de Francia, la cual puede permitirse tales lujos, pues atrae y acapara gran parte del dinero del mundo» (149).
(13) M. MORINI, Traduzione e censura, in Forme della censura, a cura di M. MORINI e
R. ZACCHI, Napoli, Liguori, 2006, pp. 120-121.
(14) Ivi, p. 121.
(15) Vid. Christopher RUNDLE, Importazione avvelenatrice: la traduzione e la censura
nell'Italia fascista, «Il Traduttore Nuovo», anno LIV, volume LX, 2004/1-2. ***
Riassunto. Nel 1930 Amato Mori e Gilberto Beccari firmano la
tradu-zione del volume di Vicente Blasco Ibáñez Tre mesi in Italia. Nel paese
dell’arte, correggendo, nel complesso, l’immagine che dell’Italia aveva
tracciato l’autore valenciano. Il nostro lavoro parte dal confronto tra la traduzione italiana e l’originale spagnolo alla ricerca del nesso tra cen-sura e autocencen-sura proprio della cultura del Ventennio fascista.
Resumen. En 1930 Amato Mori y Gilberto Beccari firman la
traduc-ción italiana de En el país del arte (Tres meses en Italia) de Vicente Blasco Ibáñez, ofreciendo una imagen, en algunos aspectos, diferente de la trazada por el autor valenciano. El trabajo que aquí se presenta parte de la confrontación entre la traducción italiana y el original español en busca del nexo entre censura y autocensura configurado en la cultura italiana de la época fascista.
Abstract. In 1930 Amato Mori and Gilberto Beccari published Tre
mesi in Italia: nel paese dell’arte, their Italian translation of Vicente
Blasco Ibáñez’s En el país del arte (Tres meses en Italia). Such translation somehow ‘corrects’ the portrait of Italy traced by the valencian author in the original. The present study compares the Italian translation and the Spanish source text in order to establish and identify the link between censorship and self-censorship typical of the Fascist period.
Tomo primo
Sil’vestr ŠCEDRIN, Vista su Napoli . . . 49
Ivan K. AJVAZOVSKIJ, Incontro di pescatori sulla riva napo-letana . . . 51
Orest A. KIPRENSKIJ, Lettori di giornali a Napoli . . . 53
Aleksej P. BOGOLJUBOV, L’eruzione del Vesuvio . . . 55
Karl BRJULLOV, L’ultimo giorno di Pompei . . . 56-57 Palazzo Boncompagni-Ludovisi . . . 135
Ambasciata U.S.A. . . 136
Sede della Banca d’Italia . . . 137
Palazzo Esedra . . . 138
Quartiere Coppedé . . . 141
Quartiere Coppedé . . . 142
Messine in Relation journalière par H. de Beauveau . . . 169
Jean HOUEL, Plan du détroit . . . 177
Veduta del porto di Messina . . . 185
Veduta del porto e dello Stretto di Messina . . . 186
La nave traghetto Cariddi negli anni ’30 . . . 188
La nave traghetto Cariddi nel 2006 . . . 189
Croce di Caravacca, incisione del secolo XVII . . . 207
Pianta del Piemonte occidentale e del primo corso del Po . . . 209
Giovanni ABBIATI, Pianta di Torino . . . 211
Esempio della polizza di sanità della città di Siena . . . 213
La Cappella della Sindone di Guarino Guarini a Torino . . . 214
Torre civica di Torino: dal Theatrum Sabaudiae . . . 215
Piazza delle Erbe . . . 217
Reggia di Venaria Reale dal Theatrum Sabaudiae . . . 219
L’antico ponte della Porta di Po . . . 221
Pellegrino . . . 223
Piazza di San Carlo in Turino . . . 226
Prima ostensione della Sindone nel 1578 . . . 228
Antonio TEMPESTA, Ostensione della Sindone . . . 229
François-Gérard JOLLAIN, Veduta della Città dalla Porta di Po . . . 231
Paul Heyse . . . 246
Richard Voß . . . 247
Frascati, Villa Falconieri . . . 254
Frascati, Villa Falconieri, Cancello del Falco . . . 255
Frascati, Casetta dei Guardiani presso il Tuscolo . . . 256
Le cacce reali. Carditello, incisione su carta, XIX sec. . . 280
Real Sito di Carditello, Palazzina centrale vista dal galoppatoio . . . 283
Scalone d’ingresso. Lato destro dopo il furto dei gradini . . . 285
Ingresso principale della Reggia di Carditello . . . 287
Camino in marmo e parati in seta di San Leucio . . . 289
Tommaso Cestrone, l’Angelo di Carditello . . . 291
Reggia di Carditello, lato posteriore, circondata da rifiuti . . . 293
Tempietto dorico al centro del galoppatoio . . . 295
La Reggia di Carditello, fontana del galoppatoio . . . 297
Carlo Levi ai Sassi di Matera . . . 321
Rocco Scotellaro . . . 322 Palmiro Togliatti . . . 322 Casa Cava . . . 325 Gravina . . . 327 Cripta ipogea . . . 329 Sasso Caveoso . . . 331
Abitazione della Civita . . . 335
Santa Maria de Idris . . . 337
Santa Lucia alle Malve . . . 339
Calanco . . . 341
Locandina del film Il demonio . . . 343
Locandina del film Il Vangelo secondo Matteo . . . 345
Locandina del film The Passion of the Christ . . . 347
Tomo secondo
La battaglia di Mortara . . . 545L’assedio di Pavia . . . 547
La conquista di Tortona . . . 549
«Quomodo facta est Alexandria de Lunbardia» . . . 555
Briganti “tipici” e paesaggio italiano . . . 733
«Diable d’Offenbach!». Stampa satirica . . . 734
La giovane contessa Anastasie de Circourt . . . 753
Prima pagina della lettera spedita da Carlo Alberto a Maria Nicolis di Robilant . . . 775
Carta corografica dell’isola o del Regno di Sardegna . . . 777
Frontespizio del Burattino Veridico del 1682 di G. Miselli . . . 933
Frontespizio del Viaggio in Pratica nella prima edizione . . . 942
Frontespizio del Viaggio in Pratica nell’edizione napoletana del 1720 . . . 943
Copertina della «Domenica del Corriere» dedicata alla “Festa Turistica della Nazione”, 1905 . . . 993
Luigi Vittorio BERTARELLI, Albenga-Ventimiglia, “Planimetrie e profili ciclistici” . . . 995
Foglio 16 - Genova - della Carta d’Italia del Touring . . . 997
Buste di due fogli della Carta d’Italia del Touring . . . 997
Luigi Vittorio Bertarelli alla sua scrivania, mentre lavora sulla Carta d’Italia . . . 999
Lodovico RUBIO (?), Theodora la Frascatana . . . 1028
Soglio di Nettuno, bagno marino . . . 1054-1055 Alberto RIEGER, Grand Hotel. Locanda Grande . . . 1056-1057 Viaggio da Vienna a Trieste. Voyage de Vienne à Trieste . . . 1058
Lettera di Gogol’ alla madre del 26 settembre 1839 . . . 1063
Josef MUKAÒOVSKÝ, Ivan Kukuljeviâ Sakcinski . . . 1079
Guglielmo CIARDI, Canal Grande . . . 1087
Anton SMINCKVAN PITLOO, Castel dell’Ovo dalla spiaggia . . . 1089
John WARWICK SMITH, Monte Cassino . . . 1091
Ippolito Caffi, Veduta del Tevere presso Castel Sant’Angelo . . . 1093
Gaspero Giuseppe GHERARDI, L’Arno dal Ponte Vecchio . . . 1095
Edoardo MATANIA, Agesilao Milano attenta alla vita di re Ferdinando II di Borbone . . . 1106
Ritratto di Narushima Ryùhoku . . . 1115
Da Cento personaggi famosi: Narushima Ryùhoku . . . 1117
Album del Palazzo Ducale di Mantova . . . 1127
Giulio ROMANO, Cortile della Cavallerizza, Mantova . . . 1128
I primi restauri del Palazzo Ducale . . . 1129
Palazzo Ducale, facciata verso Piazza Sordello . . . 1130
Mantova, Palazzo Ducale . . . 1131
Il Duomo di Mantova . . . 1133
Mantova, casa Boniforte . . . 1134
Mantova, Porta Pusterla demolita nel 1903 . . . 1136
Mantova, Palazzo Te . . . 1137
Mantova, Palazzo Te, con fotografi sui prati . . . 1138
Mantova, lavandaie a Porto Catena . . . 1139
Mantova, Palazzo Ducale . . . 1140
Mantova, Rotonda di San Lorenzo prima dei restauri . . . 1141
Mantova, Rotonda di San Lorenzo dopo i restauri . . . 1142
G. VASI, Villa Ludovisi . . . 1189
Sull’Isola Tiberina . . . 1190
Sventramento a Via dei Vaccinari e a Via Fiumara . . . 1191
G. LUSIERI, Veduta di Roma da Villa dei Mellini . . . 1197
Via Nazionale . . . 1201
Via Vittorio Veneto (Quartiere Ludovisi) . . . 1202
La torre di Paolo III . . . 1205
Via di Monte Brianzo. All’angolo l’Hostaria dell’Orso . . . 1206
Il Tevere prima dell’erezione degli argini . . . 1208
Il Palazzo di Giustizia . . . 1209
Il cantiere del monumento a Vittorio Emanuele II . . . 1213
Il Vittoriano . . . 1214
Umberto BOCCIONI, Automobilisti in corsa e contadinelli . . . 1231
Anselmo BUCCI, Parata militare in piazzetta San Marco . . . 1233
Leonardo DUDREVILLE, La Canaletta. Chioggia . . . 1235
Leonardo DUDREVILLE, Al caffè . . . 1237
Leonardo DUDREVILLE, L’organetto di barberia . . . 1239
Gianni MAIMERI, Tabarin . . . 1241
Carlo CARRÀ, Pino sul mare . . . 1243
Primo CONTI, Autoritratto con accappatoio al mare . . . 1245
Primo CONTI, Dimostrazione interventista (24 maggio 1915) . . . 1247
Lorenzo VIANI, Pensione di famiglia (La pensione Rugiadini) . . . 1249
Giorgio DE CHIRICO, Le muse inquietanti . . . 1251
Giorgio DE CHIRICO, Natura morta. Torino a primavera . . . 1253
Giorgio DE CHIRICO, Venezia. Palazzo Ducale . . . 1255
Aurelio AMENDOLA, Giorgio de Chirico, Venezia . . . 1257
Giorgio DE CHIRICO, Palatino . . . 1259
Filippo DE PISIS, Venezia. Chiesa dei Gesuiti . . . 1261
Filippo DE PISIS, Cecilia Metella . . . 1263
Wassily KANDINSKY, Sestri Levante, barche di pescatori . . . 1265
Gabriele MÜNTER, Panni stesi sulla spiaggia di Sestri Levante . . . 1267
Paul KLEE, Mazzarò . . . 1269
Paul KLEE, Croci e colonne . . . 1271
Ardengo SOFFICI, Tramonto a Poggio a Caiano . . . 1273
Ottone ROSAI, Via Toscanella . . . 1275
Ottone ROSAI, Cupolone con campanile . . . 1277
Federico Fellini, La dolce vita . . . 1301
Italia. Una stazione di servizio Agip nei pressi di Milano . . . 1435
Italia. Un bar Agip . . . 1436
Polonia. Una Budka z piwem, tipico chioschetto per la vendita di birra . . . 1437
Polonia. Una tipica Dom Kultury di una cittadina di provincia . . . 1438
Yokohama, stridore visivo dovuto a Junk Space . . . 1459
L’abitazione inserita nel contesto urbano . . . 1461
Interior Design . . . 1463
Esempi di murales dipinti nelle strade della Cirenaica . . . 1465
Una tavolata per strada in Cirenaica . . . 1467
La finestra di interrogazione . . . 1491
La vignetta Amore . . . 1498
La vignetta Stazione . . . 1502
Particolare del territorio di Bondeno con i corsi d’acqua . . . 1513
Piano, sezione e prospettiva di una colonia per più di mille bambini . . . 1518
Facciata della colonia di Rimini . . . 1519
Spazio libero di spiaggia demaniale della più grande colonia di Rimini . . . 1521
Copertina del volume Aux Rives d’or . . . 1533
Pagina dedicata a San Remo in Aux Rives d’or . . . 1535
Altra pagina dedicata a San Remo in Aux Rives d’or . . . 1537
Copertina del volume Die Riviera . . . 1539
Sanremo in una incisione di H. Nestel in Die Riviera . . . 1541
Tomo quarto
Panorama di Torino dal Monte dei Cappuccini . . . 1615Loggiato del cortile interno del Palazzo del Rettorato . . . 1617
Particolare della loggia del Palazzo del Rettorato . . . 1619
Centro storico di Moncalieri, piazza Vittorio Emanuele II . . . 1625
Biblioteca Civica “A. Arduino” di Moncalieri . . . 1627
Castello Reale di Moncalieri . . . 1629
Il “Giardino delle Rose” del Castello . . . 1631
Venaria Reale, veduta aerea della Reggia e dei giardini . . . 1633
Locandina dell’esposizione Carrozze Regali . . . 1635
Ingresso della storica tranvia (Dentera) Sassi-Superga . . . 1637
Fotografia d’epoca del treno funicolare Agudio . . . 1639
La linea tranviaria a dentiera a rotaia centrale . . . 1641
Basilica di Superga . . . 1643
INTRODUZIONE
Saluto del Magnifico Rettore dell’Università di Torino . . . 11 Saluto del Presidente del C.I.R.V.I. . . 13 Saluto del Direttore del C.I.R.V.I. . . 15
CONFRONTI INTERNAZIONALI
Francesca ROMOLI, L’immagine di Roma nelle fonti del
Medioevo slavo orientale . . . 19 Donatella DI LEO, Vedi Napoli e dimentica la morte. Napoli
nella visione di alcuni viaggiatori russi . . . 45 Lia SECCI, «Der andere Blick»: scrittrici tedesche a Roma
dopo Goethe tra Ottocento e Duemila . . . 83 Donatella ABBATE BADIN, La Roma classica e
post-moderna nell’immaginario irlandese . . . 95 DIMENSIONI COMPARATISTICHE
Ljiljana BANJANIN, I viaggi in Italia di Petar II Petroviâ
Njegoš . . . 113 Rosita TORDI, Passeggiate romane di Alberto Savinio . . . 131 Renato RISALITI, Tre storiche sovietiche sull’Italia . . . 153
Paola LABADESSA, Da “Caribdis” alla “Cariddi”: lo Stretto
di Messina dai Voyages d’outremer agli Itineraires italiens . . . 163 Anna Sulai CAPPONI, La Torino seicentesca nei diari di
viaggio del pellegrino Domenico Laffi . . . 201 Agnese NOBILONI TOSCHI, Villa Falconieri. Richard Voß
e Paul Heyse a Frascati . . . 243 I LUOGHI: REALTÀ E IMMAGINE
Nadia VERDILE, La Reggia di Carditello, da sito reale a
meta-fora di un’Italia in declino . . . 267 Lucia CANNULI, I Sassi di Matera da “vergogna nazionale” a
patrimonio mondiale dell’UNESCO e set cinematografico . . . 317 Elena ANGELELLI, Immagini della Valle d’Aosta nei resoconti
francesi dal Seicento all’invasione napoleonica . . . 357 LUOGO E TRADIZIONI
Tommaso MELDOLESI, Siamo come eravamo? Evoluzione dell’immagine della scuola italiana attraverso pagine di
letteratura . . . 405 Giulia BASELICA, Impressioni veneziane negli anni Venti di
due secoli diversi: le memorie di Zinaida Volkonskaja e di
Nina Berberova . . . 419 IL PESO DELLA MEMORIA
Stefano RAGNI, «Quando tu andrai nelle Indie, all’interno del-l’Africa, sentirai Il Trovatore». Percezione della musica di
Verdi nel nuovo millennio . . . 435 Michelangelo ABRATE, 1861-1961: come sono cambiate le
abitudini alimentari degli italiani in cento anni . . . 471 Carlo BRINI, Gabriella SCARANTE, Dal «male necessario» ai
diritti animali. Gli animali nei paesaggi italiani . . . 483
INDICI
Indice delle illustrazioni . . . 501 Indice del tomo primo . . . 505
NEI RECESSI DELLA STORIA
Marco PICCAT, Il viaggio in ‘Piemonte’ di Tommaso III di Saluzzo «chevalier errant, qui aloit aventures querant...»
tra allegoria e realtà . . . 521 Laura RAMELLO, La ‘Lombardia’ fra Medioevo reale e
Medioevo ricreato: da Jacopo d’Acqui a Umberto Eco . . . 541 BAGLIORI DEI LUMI
François FORRAY, Turin en 1730. Cité radieuse d’un État
moderne entre Lumières et Absolutisme . . . 563 Eleonora TOSSANI, Negative di viaggio. Identità inattuali nelle
memorie piemontesi di Sade e Alfieri: possibilità euristiche
del Grand Tour nell’età digitale . . . 573 Nino DOLCINI, Lettere del re di Svezia Gustavo III dall’Italia
(1783-1784) . . . 639 Marco MARCHETTI, Siamo come eravamo? Gli italiani e la
cultura nelle osservazioni dei viaggiatori tedeschi . . . 653 L’ITALIA DEI ROMANTICI
Angelo PAGLIARDINI, Letteratura, identità nazionale, Europa:
il percorso incompiuto delle Grazie di Ugo Foscolo . . . 687 Giulio TATASCIORE, I briganti italiani nell’immaginario di
de Circourt (1831-1834) . . . 751 Pierangelo GENTILE, “Viva sou Rey”: i viaggi di Carlo Alberto
in Sardegna . . . 765 Iwona DOROTA, Come cambia l’Italia dei grandi romantici
polacchi? Adam Mickiewicz, Juliusz Sùowacki, Zygmunt
Krasiïski, Cyprian Kamil Norwid . . . 797 QUESTIONI ODEPORICHE
Stefano PIFFERI, Libri di viaggio, libri in viaggio. Qualche ri-flessione a margine dei nuovi orizzonti virtuali per lo
studio dell’Odeporica . . . 821 Selena PERCO, L’Arberia attraverso l’epica del Barletius: una
nazione fantasma, un luogo della memoria. Riflessioni sulla
diaspora albanese e l’eredità di Scanderbeg tra gli arbëreshë . . . 835 Gaetano PLATANIA, Roma del Seicento e del primo Settecento:
una città che cambia analizzata attraverso il Diario di Carlo Cartari, Francesco Valesio e in altre fonti archivistiche coeve
manoscritte e a stampa . . . 861 Francesca DE CAPRIO, Una regina esiliata a Roma si fa
im-prenditrice: l’arco di Maria Casimira Sobieska . . . 911 Alessandro BOCCOLINI, La guida postale di Giovanni Maria
Vidari: l’edizione napoletana ad uso dei nuovi touristes . . . 929 Liliana PITTARELLO, Il Touring Club Italiano e la sua editoria:
il «viaggio in Italia» per tutti e l’immagine del Paese . . . 975 INDICI
Indice delle illustrazioni . . . 1011 Indice del tomo primo . . . 1013 Indice del tomo secondo . . . 1015
LA LUNGA SCIA ROMANTICA
Emanuela BRUNI, Il mito della donna frascatana nell’arte
europea dell’Ottocento . . . 1029 Franca BELTRAME, Gogol’ a Trieste: realtà o mistificazione?
Alcune precisazioni sulla biografia dello scrittore . . . 1041 Persida LAZAREVIÂ DI GIACOMO, Il viaggio di studio in
Italia (1856-1857) di Ivan Kukuljeviâ Sakcinski . . . 1077 Lia BERETTA, Narushima Ryùhoku. Impressioni di un
viag-giatore giapponese in Italia nel 1873 . . . 1113 NEI DINTORNI DELLA BELLE ÉPOQUE
Rita SEVERI, La rinascita di Mantova. Viaggiatori inglesi
e americani della Belle Époque . . . 1125 Adriana SANTORO, Italia 1890. Paul Bourget dai
Mémo-randums alle Sensations d’Italie . . . 1157
Jacques MISAN-MONTEFIORE, L’Italia e le sue lettere viste
dal «Corriere della Sera» . . . 1167 Rita GIULIANI, La Roma umbertina nelle Immagini d’Italia
di Pavel Muratov . . . 1181 I MILLE VOLTI DEL NOVECENTO
Giusy PETRUZZELLI, Quadri dal Novecento. L’Italia del
degli anni Venti del Novecento: Paolo Monelli e Corrado
Alvaro tra il mito del futuro e la leggenda della tradizione . . . 1307
Teodoro SCAMARDI, L’immagine dell’Italia nella narrativa e negli scritti di viaggio di un autore dimenticato della Mittel-europa: Friedrich Werner van Oestéren (1874-1953) . . . 1373
Lia OGNO, La visione «corretta». L’immagine dell’Italia di Vicente Blasco Ibáñez, tra traduzione e censura . . . 1401
Carla COMELLINI, I Viaggi in Italia di D. H. Lawrence . . . 1411
IL TEMPO CHE ABBIAMO VISSUTO Diana KOZIÏSKA-DONDERI, L’Italia del boom vista dai Polacchi . . . 1427
Riccardo PIRAZZOLI, La forma della città da Pasolini a Rem Koolhaas . . . 1449
Elvio GUAGNINI, L’Italia di Ceronetti. Metamorfosi di un Paese e del suo paesaggio . . . 1477
Elisa CORINO, «Un sogno giorno: andare in Italia!…». L’Italia e l’italiano in un corpus di apprendenti, tra lingua e cultura . . . 1489
Adriana GALVANI, Le colonie estive per bambini in via di scomparsa . . . 1511
Loretta MARCHI, Viaggiare verso la Riviera: guide e resoconti di viaggio del Fondo Massimo Porre della Biblioteca civica di Sanremo . . . 1531
INDICI Indice delle illustrazioni . . . 1551
Indice del tomo primo . . . 1555
Indice del tomo secondo . . . 1557
GLI AUTORI . . . 1571
I LUOGHI DEL CONGRESSO . . . 1613
INDICE DEI NOMI . . . 1647
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI Tomo primo . . . 1769
Tomo secondo . . . 1771
Tomo terzo . . . 1772
Tomo quarto . . . 1774
INDICE DEI VOLUMI Indice del tomo primo . . . 1779
Indice del tomo secondo . . . 1781
Indice del tomo terzo . . . 1783