RITORNO A SCUOLA
Anna Maria Gennai, Insegnante matematica e fisica al Liceo Classico Pontedera (PI)
Apprendo stamani, 23 giugno 2020, che si rientrerà a scuola il 14 settembre, con test sierologici per docenti e personale scolastico, con divieti di assembramenti di studenti e genitori, con lezioni di 45 minuti, con obbligo di mascherina e distanziamento in classe di almeno un metro. Mi chiedo quante realtà scolastiche siano conosciute da chi ha avanzato queste proposte. Sicuramente non la mia, a Pontedera, in provincia di Pisa.
Esamino per punti, cercando di essere sintetica, perché il problema è serio e deve essere risolto in fretta, con misure realizzabili.
1. Per quale motivo i test sierologici non vengono effettuati anche agli studenti? Forse perché non è possibile per motivi di costi e disponibilità, così come all’inizio non c’erano dispositivi di sicurezza a sufficienza per tutti gli operatori sanitari e tamponi per tutti coloro che presentavano sintomi? Ogni quanto e sulla base di quali criteri il personale scolastico si dovrà sottoporre al test? Immagino che se ne preveda più di uno, altrimenti a che serve un unico test prima dell’inizio dell’anno scolastico? Sarà riconosciuta una invalidità sul lavoro se il personale scolastico si ammala perché contagiato da uno studente o da un genitore che non ha effettuato il test?
2. La ricreazione è un momento fondamentale perché non è possibile pensare di tenere cinque o sei ore uno studente seduto in un banco. Gli spazi, soprattutto quando piove, forzatamente prevedono assembramenti. Basta fare il calcolo degli spazi comuni e del numero delle persone che vi gravitano. Nel mio istituto scolastico, gli ambienti interni a disposizione per la ricreazione hanno una superficie di circa 240 m2, gli studenti sono 250, poi ci sono i docenti, il personale ATA ed
eventuali genitori. E’ immediato constatare che non ci può essere il distanziamento di un metro. Spero che non si pensi a campanelle sfalsate per i momenti ricreativi, che ovviamente comporterebbero seri problemi nella gestione dell’orario e confusione nei corridoi mentre altri ragazzi hanno lezione.
3. Abbiamo aule affollatissime, già in tempi normali. Talvolta dobbiamo accogliere studenti di classi senza l’insegnante, che non sanno dove mettere la sedia. Non c’è posto. Negli anni passati abbiamo sacrificato la palestra, l’aula magna e l’infermeria, convertite in aule per le lezioni normali. Condividiamo l’istituto con studenti di un altro indirizzo scolastico, siamo un Liceo Classico e ospitiamo studenti di un Istituto Tecnico Industriale, con campanelle che suonano in momenti diversi,
con tutto il caos che comporta questa differenziazione. Non ci sono spazi che permettano di distanziare i ragazzi di un metro. La stessa sala insegnanti non potrebbe accogliere più di cinque docenti alla volta, gli altri dove potrebbero stare? Non è nemmeno possibile prevedere lezioni in due momenti diversi per la stessa classe. Tutti i ragazzi della classe devono assistere alla stessa lezione.
4. Si è pensato al trasporto pubblico? Alla mia scuola arrivano per lo più studenti su autobus già super affollati.
Quali potrebbero essere, secondo me, le strategie?
1. Il test non si effettua a nessuno, ma tutti si impegnano a restare a casa in caso di sintomi, anche lievi. Tutto risparmio per la sanità. Risorse che possono essere impiegate quando davvero sono indispensabili.
2-3. Si continua la didattica a distanza con gli studenti delle scuole superiori per tutto il primo quadrimestre, o comunque finché non viene distribuito il vaccino. Si utilizzano i locali delle scuole superiori per l’infanzia, la primaria e la secondaria di primo grado. Si dota ogni classe di dispositivi con webcam che permettano la lezione a distanza, nel caso in cui si rendesse necessario di lavorare a settimane alterne con metà classe in presenza e metà classe a distanza. Per le lezioni non in presenza è sufficiente un cellulare, non è indispensabile un computer. Tutti gli studenti ne devono essere provvisti.