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Il futuro di tutto

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Academic year: 2021

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GCND

ISSN 2705-0076 G Clin Nefrol Dial 2020; 32: 2-2

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DOI: 10.33393/gcnd.2020.1185

© 2020 The Authors. This article is published by AboutScience and licensed under Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International (CC BY-NC 4.0). Any commercial use is not permitted and is subject to Publisher’s permissions. Full information is available at www.aboutscience.eu

Bianca (2), la nostra professione, quella sanitaria, oltre a pos­ sedere la capacità di proteggere e difendere la salute pub­ blica, ne deve avere anche la responsabilità e pertanto deve agire. Come? Rendendo edotti i cittadini, gli amministratori e, perché no, i politici sui pericoli, i rischi e le possibili opportu­ nità di difesa e prevenzione dei cambiamenti climatici legati all’inquinamento della nostra Casa, garantendo i cambia­ menti necessari per il benessere umano (3) e di conseguenza di tutte le altre specie viventi, animali e vegetali, senza dimen­ ticare tutti gli altri elementi (suolo, acque, ecc).

Come ha affermato lo scrittore Jonathan Franzen sul “The New Yorker”, riportato anche da Internazionale (4), quanto sta accadendo potrà portare a implosioni economiche anche nei Paesi più abbienti, a situazioni apocalittiche e migrazioni così importanti, che quelle che attualmente ci spaventano potrebbero essere irrisorie. Sempre secondo J.F., si dovrebbe cominciare a ripensare al significato della parola SPERANZA … concetto difficile se si pensa che negli ultimi 30 anni abbiamo immesso una quantità di CO2 pari a quella immessa nei pre­ cedenti duecento anni di industrializzazione. Concetto diffi­ cile se, come scrive Franzen, lo scelleratismo delle posizioni Repubblicane negli USA è folle, ma il negazionismo è pur­ troppo radicato anche nei progressisti. L’obiettivo dovrebbe essere zero emissioni, globalmente nei prossimi tre decenni … e se anche le azioni di un singolo individuo non hanno alcun effetto sul clima, ciò non significa che siano insignificanti … (4).

L’esortazione del documento che presento è dunque anche un’esortazione per una “economia civile e solidale” dove dovrebbe prevalere il bene comune sul profitto dei sin­ goli; è un’esortazione a cercare di non ridurre ulteriormente la resilienza della nostra Casa Comune prendendo coscienza anche nel mondo nefrologico della problematica … perché in fondo si tratta di curare anche il nostro pianeta oltre che i nostri pazienti.

Bibliografia

1. Baichwal J, De Pencier N, Burtynsky E. Antropocene: L’epoca

umana. Film distribuito da Stensen.

2. Covella B, Rossi L, Lisi P, Corciulo S, Manno E, Lomonte C. Il

nefrologo di fronte ai cambiamenti climatici. G Ital Nefrol

2019;36(6):1-5.

3. Watts N, Adger WN, Ayeb-Karlsson S, Bai Y, Byass P, et al. The Lancet Countdown: tracking progress on health and climate change. Lancet 2017;389(10074):1151-64.

4. Franzen J. L’ottimismo fa male? Smettiamo di fingere. Internazio­ nale. 2019;1329:46-50.

Il futuro di tutto

Marco Lombardi

Editor in Chief, Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi

Received: January 03, 2020 Accepted: January 07, 2020 Published online: March 05, 2020 Indirizzo per la corrispondenza:

Marco Lombardi Ospedale del Mugello Via Della Resistenza, 60

50032 Borgo San Lorenzo, Firenze, Italia [email protected]

Come Editor del GCND ho deciso di pubblicare un manife­ sto dedicato alla responsabilizzazione dei medici nefrologi e delle loro società scientifiche per la difesa della nostra Casa Comune. C’è bisogno di aiutare il nostro pianeta per avere un futuro noi tutti e quindi anche i nostri pazienti.

Sensibile a questa problematica, non appena l’amico nefro­ logo Franco Bergesio mi ha proposto la cosa ho immediata­ mente aderito, perché qualsiasi cosa facciamo è sempre troppo poco, e non capisco come troppa gente non se ne renda conto.

Quindi pubblicare in ambo le lingue questo manifesto sul GCND è il minimo che possa fare. Spiegavo a Franco che il GCND viene letto anche da pazienti, infermieri, dietisti, ecc., e questo è un plusvalore perché l’unico vero scopo di questo documento è diffondere il “verbo” di più e il prima possibile: ognuno faccia la sua piccola parte, non solo nella propria vita quotidiana fuori dall’ospedale, ma anche e proprio all’interno di ospedali, ambulatori, case di cura, e ovunque possibile.

Il problema è enorme ed interesserà tutti indistintamente. Ovviamente, è principalmente politico, ma ognuno di noi dovrebbe prendersi la propria responsabilità per capire che se quest’era definita antropogenica (1) sarà ricordata … (da chi?) significa che in un tempo eccezionalmente breve l’essere umano sta bruciando la sua Casa senza preoccuparsene o preoccupan­ dosene troppo superficialmente. Questo nasconde un efferato egoismo a cui fanno pendant razzismo, consumismo … ed è meglio che mi fermi. Troppo pochi – se pensiamo a quanti siamo ormai - si salvano da questi bassi sentimenti, ma se resteranno così pochi non si salveranno, paradossalmente, neppure loro.

Il problema è già all’attenzione della classe dei medici nefrologi, almeno di quelli che hanno acquisito la consape­ volezza della necessità di acquisire una nuova etica, come scrive Bianca Covella proprio sul Giornale della nostra Società (2) ove riporta anche del recente Global Meeting sulla Green Nephrology, organizzato nell’ambito del congresso della ASN nel 2018 in collaborazione con la ISN. Infatti, come afferma

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