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Ordo Viduarum Diocesi Piacenza Bobbio. Esortazione apostolica postsinodale di Giovanni Paolo II 1996

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Ordo Viduarum Diocesi Piacenza Bobbio

Rileggendo “VITA CONSECRATA”

Esortazione apostolica postsinodale di Giovanni Paolo II 1996

A cura di Mons. Eliseo Segalini

Anno 2006/7

La vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo.

Elementi espressivi e significativi per noi

1. La consacrazione

I° - “ La vita consacrata è un dono di Dio Padre per mezzo dello Spirito fatto a tutta la Chiesa, non è una realtà isolata marginale” (n.3) non " fatto a me per me", un dono che non mi emargina, ma mi mette in comunione : "ecclesialità".(n.1) L’identità si sperimenta nella vita comunitaria.

1) La gioia di essere amati da Dio deve essere palpabile e concreta per ciascuno di noi attraverso la chiesa nella quale veniamo inseriti (Benedetto XVI)

2)” E’ indispensabile fare esperienza della chiesa come di una compagnia di amici davvero affidabili, vicina in tutti i momenti della vita, una compagnia che non ci abbandoni neanche nella morte perché porta in sé la promessa dell’eternità”

II° - La vita consacrata “Si esprime nel radicalismo del dono di sé per amore del Signore Gesù”(n.3) . Intende dare "visibilità" in mezzo al mondo ai tratti caratteristici della vita, degli insegnamenti di Gesù : vergine- povero - obbediente – indiviso (consigli evangelici) (n. 1);

parola più importante " visibilità " " vivere come = lasciar vedere ", non è ostentazione!

Vivere come Lui ha vissuto, diventare visibili, " ripetere nella propria vita l'umanità di Gesù di Nazaret": nella vita di Gesù noi comprendiamo la volontà del Padre.

Oggi si preferisce parlare di libertà : Gesù era libero perché obbediente al Padre Voglio sapere qual è la volontà del Padre? - guardo alla vita di Gesù!

Servizio del farci vedere - come Gesù: la visibilità è costitutiva del voto, tocca il vissuto, si esprime in povertà - obbedienza – castità.

La nostra visibilità.

1) Singolarmente: essere un bel sacramento per chi mi incontra. (positività)

2) Come gruppo: casa aperta, sito internet, pastorale vedovile, consacrazione pubblica davanti al Ve- scovo in cattedrale o in cappella privata.

III° - Storicamente " le forme" di sequela non sono mai mancate, ma sono state diverse e potranno esserci ulteriori forme (n.3-4).

La comunione nella Chiesa: c'è la diversità, che è una ricchezza anche delle forme di consacrazione.

Abbiamo la responsabilità di essere una forma nuova di consacrazione nella chiesa d’oggi.

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IV° - Lungo i secoli non sono mai mancati uomini e donne autenticamente spirituali che hanno scelto la sequela di Cristo e hanno concorso a rinnovare la società, capaci di fecondare segretamente la storia con la lode e l'intercessione continua, con i consigli ascetici e le opere di carità (n.1-6 ), per l'inscindibile unitarietà e connessione dell'amore di Dio e del prossimo.(n.5)

Mi consacro perché intendo fare del bene alla mia Chiesa e alla mia città. Dice il compendio della D.S.C., n. 540 : I consacrati anticipano e mostrano nella loro vita alcuni tratti dell’umanità nuova che la dottrina sociale della chiesa deve “propiziare”. Essere consacrati per anticipare i tratti della nuova umanità.

V° - “ Torna oggi ad essere praticata anche la consacrazione delle vedove nota fin dai tempi apostolici ( 1Tim 5,5) (1Cor 7,8). Queste persone mediante il voto di castità perpetua quale segno del Regno di Dio, consacrano la loro condizione per dedicarsi alla preghiera e al servizio della Chiesa”.

(n.7)

Nella Chiesa questo dono c'è già proprio nella realtà pur povera del nostro gruppo.

2. Il consacrato è l'icona di Cristo

I° - Il consacrato è icona di Cristo in quanto il suo rapporto con Cristo è speciale, va al di là del battesimo. Il consacrato ha uno speciale rapporto con Cristo per dono peculiare dello Spirito Santo; si preoccupa di riprodurre in sè, cioè di “ imitare più da vicino” (n.14) per quanto possibile la forma di vita che il Figlio di Dio prese quando venne nel mondo. (n.16). Per quanto possibile voglio riprodurre in me nel mondo, la forma di vita del Figlio di Dio che venne nel mondo mediante i consigli evangelici che comprendono - povertà - obbedienza - castità : " Ripetere nella propria vita la vita di Gesù di Nazaret"; (Colombo)

- come lavorava Gesù come è stato fedele, forte, libero = conformazione a Cristo che ha vissuto una vita bella, buona e beata. (E. Bianchi - Bose)

II° - Come i tre apostoli sul Tabor, il consacrato contempla il volto trasfigurato di Cristo per confermarsi nella fede e non rischiare lo smarrimento davanti al suo volto sfigurato sulla Croce e vivere con Lui la fatica del disegno di Dio (n.14) : è la Sposa davanti allo Sposo, partecipe del suo mistero, avvolta dalla sua luce (n.15).

Tabor è : silenzio, preghiera, affidamento, stupore, contemplazione, è bello! Il nostro Tabor è la settimana comunitaria all’Eremo di Veano, a cui non devo mancare.

III° - La vocazione del consacrato ha un carattere totalizzante nel darsi a Cristo : “come è bello restare con Te, dedicarci a Te, concentrare in modo esclusivo l'esistenza su di Te che sei

" l'Incomparabile" (n.15).

C'è dentro una speciale grazia di intimità. (Perché stai lì? Perché mi piace) (n.16)

IV°) - Alla vita consacrata è affidato il compito di “ additare” il Figlio di Dio fatto uomo come ciò che appaga totalmente il cuore dell'uomo; come il traguardo escatologico a cui tutto tende; vive ed esprime questo con l'adesione conformativa a Cristo dell'intera esistenza che anticipa e manifesta la perfezione escatologica (n16).

Vita consacrata : vita umana che evangelizza soprattutto con il comportamento di fronte ai momenti nodali della vita: la quotidianità, il lavoro, la famiglia, la sofferenza, la morte, la comunione dei santi.

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3. La Trinità e la consacrazione

I° - La vocazione alla vita consacrata “è una iniziativa tutta del Padre" (cfr. Gv 15,16) che richiede da coloro che ha scelti la risposta di una dedizione totale ed esclusiva: “ l'esperienza di questo amore gratuito di Dio è a tal punto intima e forte che la persona avverte di dover rispondere con la dedizione incondizionata della sua vita, consacrando tutto, presente e futuro, nelle sue mani”.

L'esperienza spiega più di quanto possa spiegare la parola. Seguendo S.Tommaso, si può comprendere l'identità della persona consacrata a partire dalla totalità della sua offerta, paragonabile ad un autentico olocausto. Olocausto è sacrificio dove tutto viene bruciato per Dio.(n.17)

II° - Il Figlio, via che conduce al Padre, passa e chiama tutti coloro che il Padre gli ha dato ad una sequela che ne orienta l' esistenza. Il modo di rispondere all'amore del Padre è fare la strada con il Figlio ovunque vada. (conformazione: cuore della consacrazione)

E' mutua ricerca: Lui ti cerca, tu senti il desiderio, la voglia di immedesimarti, di conformarti, assumere il suo stile di vita. (n.18) “ La vostra passione nasce dall’aver scoperto la bellezza di Cristo, del suo modo unico di amare, incontrare, guarire la vita, allietarla, confortarla. Ed è questa bellezza che le vostre vite vogliono cantare, perché il vostro essere nel mondo sia segno del vostro essere in Cristo” ( Benedetto XVI. 4/2/07).

III° - Il Padre ti ha chiamata, il Figlio ti ha detto facciamo la strada insieme, lo Spirito ti fa vedere

"come": Lo Spirito da forma, plasma, configura a Cristo, in un incessante cammino di purificazione. I consacrati diventano attraverso i doni dello Spirito prolungamento nella storia di una speciale presenza di Cristo Risorto.

Percepire il “fascino della consacrazione”, sentire il “desiderio”, maturare “ la risposta piena” con

“fedele esecuzione” è dono dello Spirito. (n.19)

Lo stesso Spirito poi, lungi dal sottrarre alla storia degli uomini le persone che il Padre ha chiamato, le pone al servizio dei fratelli secondo le modalità proprie del loro stato di vita e le orienta a svolgere compiti in rapporto alle necessità della Chiesa e del mondo.

“ Il luogo del vostro apostolato è tutto l’umano sia dentro la comunità cristiana sia nella comunità civile dove la relazione si attua nella ricerca del bene comune, nel dialogo con tutti, chiamati a testimoniare quell’antropologia cristiana che costituisce proposta di senso in una società disorientata e confusa dal clima multiculturale e multireligiosa che la connota” ( Benedetto XVI 4/2/07).

Il nostro gruppo ha individuato come suo servizio specifico “il far incontrare le altre persone sole”

nell’ambito della Pastorale Vedovile Diocesana.

IV° - Alla vita consacrata è affidato il compito di additare il Figlio di Dio fatto uomo come ciò che appaga totalmente l'uomo, come il traguardo escatologico a cui tende, ed esprime questo con l'adesione conformativa a Cristo dell'intera esistenza che anticipa la perfezione escatologica, come il traguardo escatologico a cui tende. (n16).

4. La Trinità e i consigli evangelici

I° - I consigli evangelici sono un dono della Trinità, non una conquista. (n.20)

Dunque non ci si deve accostare ai consigli evangelici spinti dal “dovere” di vivere una vita cristiana corretta, né dal semplice desiderio di fare penitenza, questa sarebbe una partenza sbagliata. “ Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” : stiamo cercando di capire che la vita di perfezione è dono!

II° - A che cosa serve questo dono

Primo compito della vita consacrata è di rendere visibili le meraviglie che Dio opera nella fragile umanità delle persone chiamate, capace di sorprendere il mondo. Questo dono quindi serve a rendere

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una esistenza trasfigurata, significa dare visibilità dentro la nostra esistenza ai consigli evangelici. “ La vita consacrata diviene una delle tracce concrete che la Trinità lascia nella storia, perché gli uomini possano avvertire il fascino e la nostalgia della bellezza divina.” (n.20)

Le tre tracce che rendono visibile la vita consacrata

Tradizionalmente i consigli evangelici sono costitutivi dell'essere della persona consacrata.

Praticandoli la persona consacrata vive con particolare intensità il carattere trinitario e cristologico che contrassegna tutta la vita Cristiana:

La castità : costituisce un riflesso dell’amore infinito che lega le tre Persone, rende visibile l'amore esclusivo, è la traccia non di una frigidità, ma di un amore vivo per Dio e i fratelli

La povertà : significa che Dio è l’unica vera ricchezza dell’uomo; è espressione visibile del dono totale di sé che le tre persone divine reciprocamente si fanno; è segno di gratuità totale

L'obbedienza : è piena fiducia, dipendenza filiale, accoglienza piena del disegno di Dio, è la traccia della bellezza liberante della dipendenza filiale, non servile. (n.21)

“ Il nostro atteggiamento non dovrà mai essere quello di un rinunciatario ripiegamento su se stessi…… Per parte mia vorrei sottolineare come, attraverso questa multiforme testimonianza, debba emergere soprattutto quel grande “si” che in Gesù Cristo Dio ha detto all’uomo e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza; come pertanto la fede nel Dio dal volto umano porti la gioia nel mondo” ( Benedetto XVI 19/10/07 )

III° - Significato dei consigli evangelici

I consigli evangelici permettono di imitare e di rappresentare più fedelmente nella Chiesa per l'impulso dello Spirito Santo la forma di vita che Gesù supremo consacrato e missionario del Padre per il suo Regno, ha abbracciato ed ha proposto ai discepoli che lo seguivano.(n.22)

“ Conformare la propria vita a quella di Cristo attraverso la pratica dei consigli evangelici, è una nota fondamentale e vincolante che nella sua specificità, richiede impegni e gesti concreti da “ alpinisti dello Spirito” come si è espresso Paolo VI . ( Benedetto XVI )

IV° - Veramente la vita consacrata costituisce memoria vivente del modo di esistere e di agire di Gesù di fronte al Padre e ai fratelli. Essa è vivente tradizione della vita e del messaggio del Salvatore.

Accogliendo la consacrazione del Padre, il Figlio a sua volta si consacra a Lui per l'umanità: la sua vita di verginità, di obbedienza e di povertà esprime la sua filiale e totale adesione al disegno del Padre: la sua perfetta oblazione conferisce un significato di consacrazione a tutti gli eventi della sua esistenza terrena. (n.22) Così oggi, in un mondo secolarizzato Gesù è presente, attraverso persone consacrate, che in mezzo alla gente, in carne ed ossa vivono il suo messaggio, ripetono il suo modo di esistere e di servire. E' questo il proprio della persona consacrata.

Il nostro gruppo alimenta la spiritualità della singola consacrata, incontrandosi ogni quindici giorni per il “cammino di fede” (a cui cercherò di non mancare.)

5. Dimensione pasquale della vita consacrata

I° - Il Crocifisso è “ la massima espressione” della donazione di Gesù al Padre, è anche qualcosa che se lo contempli ti parla, ti dice. Accorgersi vivamente del Crocifisso che parla col silenzio: la sua umanità ti attira, ti ispira ad imitarlo (valore del silenzio, dell' ulteriorità, della trascendenza, il valore del perdono).

“ Il Crocifisso vince nella sua carne il nostro peccato e attira a sé ogni uomo e ogni donna donando a ciascuno la nuova vita della risurrezione”

Nella contemplazione di Cristo crocifisso trovano ispirazione tutte le vocazioni; da essa traggono origine, con il dono fondamentale dello Spirito, tutti i doni e in particolare il dono della vita consacrata (n.23)

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II° - La persona consacrata fa esperienza della verità di Dio - Amore in modo tanto più immediato e profondo quanto più si pone sotto la Croce di Cristo e contribuisce a tenere viva oggi nella Chiesa la coscienza che la Croce è la sovrabbondanza dell'amore di Dio che trabocca su questo mondo.

La vita consacrata è il grande segno della presenza salvifica di Cristo. (n.24)

III° - La persona consacrata attraverso la sua conformazione a Cristo crocifisso, testimonia la fedeltà all'unico amore:

a) - nella umiltà e nel nascondimento - (non esibizionismo)

b) - nell'accettazione delle sofferenze – (per completare ciò che nella propria carne "manca ai patimenti di Cristo” il dolore non è pura perdita.

c) - nell'abbandonarsi a Dio e seguire la sua volontà

d) - nell'accettare il declino delle forze fisiche e della propria autorevolezza. (venire meno dell’in- terno) – “utorevolezza" : come riuscire a non scandalizzarsi della propria umanità ferita conser- vando una “ serena fedeltà”. (n.24)

IV° - Dalla fedeltà a Dio la persona consacrata ricava l'imput al servizio cioè la dedizione al prossimo (non serve per filantropia);

a) - nella costante intercessione per le necessità dei fratelli;

(si prega per avere motivazioni, ci si preoccupa)

b) - nel generoso servizio ai poveri e agli ammalati (non senza sacrificio) c) - nella condivisione delle difficoltà altrui (evitare il menefreghismo)

d) - nella sollecita partecipazione alle prove della Chiesa (conoscere fa parte della dedizione al prossimo): Gesù Cristo non ha fatto finta di non vedere. Nella persona consacrata non c'è l'emarginarsi, ma sentirsi dentro nella Chiesa e nella comunità. (e anche se ti mettono in croce) (n.24)

6. La missionarietà della vita consacrata contribuisce al rinnovamento del mondo

Cosa fa di suo la persona consacrata, “cosa faccio io per gli altri?” La risposta è: "Nella misura in cui vivo una vita unicamente dedita al Padre coopero efficacemente con Cristo e contribuisco in modo particolarmente profondo al rinnovamento del mondo" - fare qualcosa agli altri – il mondo- il creato- le creature. (n.25)

Sono coinvolta nel rinnovamento del mondo in cinque modi:

1° modo - “Il primo compito missionario, la persona consacrata lo ha verso se stessa” e lo adempie aprendo il proprio cuore all’azione dello Spirito.

Giocare se stesse come persone: approfondimento per la valorizzazione di se stesse (profezia - originalità). Questo comporta l’accettazione di se stesse, l’essere contente della propria storia. Tutto questo si riferisce " all'essere " sono stata cercata - chiamata e scelta da Dio continuamente: - lo sentiamo come qualcosa di permanente. (n.25)

2° modo - La risposta : mettere Dio al primo posto nel fare cioè nel servizio

Atteggiamenti conseguenti : - gioia - gratuità – pace - dedizione - disinteresse caratterizzano il mio fare. Nel mio fare al primo posto metto Dio, questo mi sottrae dalla voglia di apparire, dalle frenesie, dal carrierismo che può insinuarsi anche in chi fa del bene, anche nelle opere di Chiesa. (n.25) 3° modo - Lo stile di vita: il comportamento manifesta l’ideale che professano proponendosi, come segno vivente di Dio e come eloquente, anche se spesso silenziosa, predicazione del Vangelo. (il parlare con la vita) Comportamento non arrabbiato, né triste, né passivo ma positivo, segno del Dio vivo che ha dentro di sé.

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Uno stile libero, vincente, non perdente < sono una vincente - seguo Dio, vivo la libertà ( non mi lascio travolgere dagli avvenimenti), la libertà è segno del Dio vivo.

Lo stile evangelico è comunionale nei rapporti (n.25)

4° modo - Rende visibile e presente la Chiesa nella vita quotidiana

La sua appartenenza a Cristo deve trasparire nella vita quotidiana. Anche il vestire ha una sua importanza, << dignità e semplicità sono caratteristiche >> (n.25)

5° modo - Natura escatologica della vita consacrata. L’impegno rischia di essere sempre più assorbente. Non anneghiamo nel mondo, ma guardiamo avanti. L'oltre è abitato dal Volto di Dio = sponsalità : la consacrazione è anticipazione del Regno futuro. (n.26)

Tutto questo in pratica vuol dire:

a) Buttare il cuore in avanti, essere abitate dal desiderio di incontrarLo e di essere chiamate, abitate dalla propria spiritualità, abitate dalla propria sponsalità che è il " per sempre con Lui". (n.26)

b) L’attesa si traduce in lavoro perché il Regno si renda presente ora. Dunque… attesa operosa che umanizza il mondo = lavoro - azione – servizio: doni che sono anticipazione del Regno di Dio che viene. Quindi ci trovo gusto a tradurre in pratica: giustizia, pace, solidarietà e perdono per umanizzare il mondo. (n.27)

c) La speranza: siamo gente di speranza perché viviamo delle promesse di Cristo: ” Il Signore tergerà ogni lacrima: non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno perchè le cose di prima sono passate” ( Ap. 21,4) Dio non esaudisce tutti i nostri desideri, certamente esaudisce tutte le sue promesse. (Bonhoeffer)

La persona consacrata è impostata sulla speranza e sulla certezza di essere persona amata da Dio;

“accetto di essere amata da Dio e questo cambia la mia vita". (S. Francesco) Queste cose arricchiscono le persone anche dal punto di vista umano; come appare dalla vita e dallo stile di Gesù, esempio concreto a cui fare riferimento.

7. Maria, madre e vedova, modello di consacrazione e di sequela.

“ Il rapporto con Maria che ogni fedele ha, in conseguenza della sua unione con Cristo, risulta ancora più accentuato nella vita delle persone consacrate” (n.28)

Evidenziamo questo modello in 5 punti:

1) Maria ricorda ai consacrati il primato dell'iniziativa di Dio perché è la scelta del Signore il quale ha voluto compiere in Lei il mistero dell’Incarnazione (Ave o Maria).

2) Maria si pone come modello dell’accoglienza della grazia da parte della creatura umana.

“ eccomi " - riassunto nel Magnificat. Se è importante il primato dell'iniziativa di Dio, per quanto riguarda noi è importante non scappare.

3) Maria modello del vivere accanto al Figlio; sia quando c'era la famiglia (Gesù e Giuseppe) sia quando, rimasta vedova, è rimasta sola con Gesù; vicino a, accanto a, con atteggiamento di servizio.

(Visitazione)

4) Maria esempio sublime di perfetta consacrazione, nella totale e piena appartenenza e dedizione a Dio e alla Chiesa.

Maria era già vedova, sola: la Comunità cristiana è attorno a lei nella attesa dello Spirito Santo.

( Pentecoste) Dove c'è piena appartenenza alla Chiesa.

5) La persona consacrata è chiamata con Giovanni a prendere con sè Maria Santissima amandola, imitandola con la radicalità propria della sua vocazione; sperimentandone la presenza e la speciale tenerezza materna - “ Il rapporto filiale con Maria costituisce la via privilegiata per la fedeltà alla vocazione ricevuta e un aiuto efficacissimo per progredire in essa e viverla in pienezza” (n.28)

I segni: Il rosario è segno di una relazione, di una presenza "Maria mi abbraccia nella Chiesa e mediante la Chiesa" (Redemptoris Mater)

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Il nostro Statuto ( art.7) suggerisce alla consacrata di mettersi sotto la protezione di Maria.

“esempio sublime di consacrazione”

8. Il posto che la vita consacrata occupa nel mistero della Chiesa

1) La consacrazione è "un singolare e fecondo approfondimento della consacrazione battesimale"

Conformarsi a Cristo è una specificità, aggiunge qualcosa, abbellisce in quanto rende simili a Cristo attraverso i consigli evangelici che "esprimono e realizzano" la conformazione a Cristo. (n.30)

2) Pluriformità - parola nuova da scoprire - "L'uguale dignità fra tutte le membra della Chiesa è opera dello Spirito, è fondata sul Battesimo e sulla Cresima ed è corroborata dall'Eucaristia; ma è opera dello Spirito anche la pluriformità. E' Lui che costituisce la Chiesa in comunione organica nelle diversità di vocazioni, carismi, ministeri". (n.31)

Diversità di vocazioni : Carisma vera diversità che messo in pratica diventa ministero.

La dignità è uguale: - caratteristica dei pastori è la ministerialità; - dei laici è la secolarità; - dei consacrati è la conformità a Cristo.

3) Le persone consacrate che abbracciano i consigli evangelici ricevono una nuova e speciale consacrazione che, senza essere sacramentale, le impegna a fare propria la forma di vita praticata personalmente da Gesù di Nazaret, vergine, povero, obbediente, laico e da lui proposta ai suoi discepoli.

Specifico dei consacrati: "dare la mia vita perché nel mondo ci sia ancora la vita di Gesù ! (n.31)

4) Siccome il fine della Chiesa è la santificazione dell'umanità, è da riconoscere alla vita consacrata una oggettiva eccellenza perché rispecchia lo stesso modo di vivere di Cristo e perché la vita consacrata annuncia e in un certo modo anticipa il tempo futuro del Regno dei Cieli.

Eccellenza : prestigio oggettivo riferito alla santità della vita della consacrata, perché ripete lo stesso modo di vivere di Cristo.

Annuncia il tempo futuro che già ora è presente in germe e mistero, " I figli della risurrezione non prenderanno ne moglie ne marito, ma saranno come angeli di Dio " (cfr. Mt 22,30) (n.32)

5) Compito peculiare della vita consacrata è tenere viva nei battezzati la consapevolezza dei valori fondamentali del Vangelo: cioè testimoniare il Vangelo delle beatitudini ed indicare come meta agli altri fratelli e sorelle la beatitudine definitiva che è presso Dio. (n.33)

- Il nostro Statuto (art.6) precisa che “la vedova consacrata condivide la vita, la spiritualità, il cammino della Chiesa di Piacenza-Bobbio, assimila il magistero del Vescovo in modo attivo e responsabile, ne fa proprie le indicazioni portandole a compimento secondo i suoi doni e capacità, esercita il ministero della consolazione, promuove la pastorale vedovile”.

6) " Particolare rilievo ha, nella vita consacrata il significato sponsale, che rimanda all'esigenza della Chiesa di vivere nella dedizione piena ed esclusiva al Suo Sposo, dal quale riceve ogni bene. In questa dimensione sponsale, propria di tutta la vita consacrata, è soprattutto la donna che ritrova singolarmente se stessa, quasi scoprendo il genio speciale del suo rapporto con il Signore". (n.34) Non si sta nella Chiesa con fatica, con disagio, il rapporto con il popolo di Dio è di sponsalità, creatività, fecondità, accoglienza..

7) Dalla accoglienza della Parola alla incondizionata dedizione di carità e dall'obbedienza della fede, alla viva testimonianza verso la nuova umanità spirituale proviene una particolare fecondità che contribuisce al nascere e al crescere della vita divina nei cuori.

Collegamento vita consacrata a Maria. La vita consacrata è sempre stata prevalentemente vista nella parte di Maria, la vergine, la sposa, la madre, la vedova. La persona consacrata, sulle tracce di

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Maria esprime la sua spirituale fecondità facendosi accogliente della Parola, nel vivere accanto, nella obbedienza della fede crescente, nella viva testimonianza.

Sta dentro la comunità orante. (suggestiva al riguardo la pagina neotestamentaria che presenta Maria con gli Apostoli nel Cenacolo in attesa orante dello Spirito Santo ) (n.34)

9. Consacrazione e santità di vita

I° principio : La vocazione delle persone consacrate è prima di ogni altra cosa, una : - chiamata alla conversione piena, alla rinuncia a se stessi per vivere totalmente del Signore - chiamata a contemplare e testimoniare il volto trasfigurato di Cristo Risorto

- chiamata a vivere la professione dei consigli evangelici, che è sempre stata vista dalla chiesa una via privilegiata alla santità. (n.35)

“La chiamata alla santità attraverso l’Ordo viduarum” comporta in concreto una grande fedeltà alla preghiera liturgica e personale, ai tempi dedicati alla Parola di Dio e alla contemplazione, alla adorazione eucaristica, alla celebrazione frequente del Sacramento della Riconciliazione e il ricorso umile e fiducioso alla direzione spirituale e la partecipazione ai momenti formativi dell’Ordo”. (art.7 del nostro Statuto)

II° principio

"Nella sequela di Cristo alcuni punti concernenti la crescita della santità nella vita consacrata "fanno evitare il pericolo dell’appiattimento e dello svuotamento. L’inizio è un pò come il salire, ti fà vedere l'infinito, poi passato il tempo dell'innamoramento e il tempo di partenza, c’è il pericolo di scadere nell’ordinario. (n.36)

Alcuni passaggi perché tu cresca e non ti penta:

a) - Anzitutto è richiesta la fedeltà al carisma fondazionale e al conseguente patrimonio spirituale di ogni carisma. Non scappare via dal momento sorgivo da cui sei scaturita. (le nostre cose scritte sono un po’ il nostro patrimonio)

Carisma che ha comunque sempre in sé alcuni elementi della vita consacrata, cioè:

- il desiderio di ricercare filialmente la volontà del Padre - il coltivare una comunione di vita intima e lieta col Figlio

- una disposizione a lasciarsi guidare e sostenere dallo Spirito Santo b) - sempre per crescere

Coltivare una fedeltà dinamica e creativa alla propria missione, al proprio carisma, adattandone le forme quando è necessario, alle nuove situazioni e diversi bisogni, in piena docilità all'azione divina e al discernimento ecclesiale ( per non essere ripetitivi, solo tradizionalisti ). (n.37)

III° principio

La chiamata alla santità può essere coltivata solo nel silenzio dell'adorazione che permette all'Altro di parlare quando e come vorrà, e ciò comporta in concreto una grande fedeltà:

- ai tempi dedicati all'orazione mentale e alla contemplazione - all'adorazione eucaristica

- ai ritiri mensili e agli esercizi spirituali

IV° principio

Il cammino che conduce alla santità comporta l'accettazione del combattimento spirituale; il superare alcune tentazioni che talvolta si presentano sotto l'apparenza di "bene".

a) - La legittima esigenza di conoscere la società odierna, può indurre a cedere alle mode del momento con diminuzione del fervore spirituale (saper censurare)

b) - La possibilità di una formazione spirituale più elevata potrebbe spingere le persone consacrate ad un certo sentimento di superiorità e a una esasperata ricerca di efficienza.

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c) - Il lodevole desiderio di farsi vicini agli uomini e alle donne del nostro tempo può portare all'adozione di uno stile di vita secolarizzato basato esclusivamente sui valori umani, in senso orizzontale. (n.38)

V° principio

Il cammino di santità comporta il promuovere la santità, il favorire e sostenere ogni cristiano verso la perfezione. Perciò le persone consacrate si pongono nella condizione di aiutare fratelli e sorelle mediante valide iniziative, quali:

- scuole di orazione - esercizi e ritiri spirituali

- giornate di ascolto e direzione spirituale (n.39)

VI° principio

Le persone consacrate sanno per esperienza che non sempre la loro vita è illuminata dal quel fervore sensibile che fa esclamare: "E' bello per noi stare qui" ( Mt 17,4), ma non perdono la fiducia perché la loro è sempre "un vita toccata" dalla mano di Cristo, raggiunta dalla sua voce, sorretta dalla sua grazia, che si ispira alla trasfigurazione e alla risurrezione. (n.40)

* E' molto facile sentire gente che dice: non sento più niente, il fervore sensibile va e viene, ma la persona consacrata non perde la fiducia; io so per fede che la mia vita è stata toccata dalla mano di Dio, è un’ esperienza. Debbo sempre avere in testa le due grandi luci: Trasfigurazione e Risurrezione.

- Trasfigurazione è anticipazione della Risurrezione, l'unica cosa al mondo che non passerà mai, una realtà definitiva: Vedere, credere, pensare a Cristo Risorto il punto d'approdo della mia risurrezione.

“La Risurrezione non è semplice ritorno alla nostra vita terrena, ma è la “ grande mutazione” il

“salto decisivo” verso una vita profondamente nuova che inaugura una nuova dimensione della vita e della realtà, dalla quale emerge un mondo nuovo .

“Io, ma non più io” è questa la forma dell’esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula della Risurrezione dentro il tempo, la formula della novità cristiana chiamata a trasformare il mondo. Qui sta la nostra gioia pasquale”. (Benedetto XVI a Verona)

10. La vita consacrata segno di comunione nella Chiesa

Specifico dell’Ordo Viduarum è la consacrazione (dono di sé a Dio). Un “innamorarsi non solo di Gesù Cristo e farne voto, (non solo per sé), ma poterlo anche rendere pubblico. Vivere in pienezza la propria umanità in castità vissuta; e che lo dica una vedova ha una forza molto maggiore.

Testimonianza di fede di chi dice: “ ti amo Signore e lo dico”.

I° - L’esperienza piena di condivisione, cioè di comunione con Cristo Risorto dei Dodici dopo la Pentecoste, si trasmette nella Chiesa (attraverso le persone consacrate e battezzate). E’ in Cristo che possiamo dire che la Chiesa è essenzialmente mistero di comunione, esperienza di vita con Cristo, messa insieme dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Quella vita di amore che vivono le tre persone, esperienza della vita nuova che si fa vivendo insieme. ( n.41)

II° - La fraternità (volersi bene, ascoltarsi, aiutarsi) di persone consacrate intende rispecchiare la profondità e la ricchezza del mistero di comunione che è la Chiesa, configurandosi come spazio umano abitato dalla Trinità che estende così nella storia i doni della comunione propri delle tre persone divine (n.41). La vita consacrata ha il merito di aver contribuito a tener viva nella Chiesa l’esigenza della fraternità per cambiare i rapporti umani e dare senso alla vita comune, che è spazio teologico in cui si sperimenta la presenza mistica del Risorto

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III° - Le persone consacrate nel mondo (secolo) che possono essere vergini o vedove, attuano la loro consacrazione in uno speciale rapporto di comunione con la Chiesa particolare che è la Chiesa diocesana e con la Chiesa universale. ( n.42)

E si impegnano :

a) - a vivere il << comandamento nuovo del Signore >> : cioè un amore reciproco incondizionato b) - a dare disponibilità al servizio senza risparmio di energie

c) - ad accogliere con prontezza l’altro, << così com’è senza giudicarlo >>

d) - ad esercitare la capacità di perdonare anche settanta volte sette - il motivo perché il cristiano è chiamato a perdonare è un motivo teologale, << perché l’ha fatto Gesù Cristo >>.

IV° - Nella vita consacrata sia per la vita spirituale che per la missione (servizio), l’ultima parola tocca all’autorità, proprio per non vanificare l’obbedienza professata. ( n.43)

L’Ordo Viduarum ha come autorità il Vescovo pro-tempore.

( vita di perfezione = sia fatta la tua volontà)

V° - La vita fraterna, cioè la spiritualità di comunione tradotta in pratica, svolge un ruolo fondamentale nel cammino spirituale delle persone consacrate, sia per il loro costante rinnovamento che per il pieno compimento della loro missione nel mondo. ( La fraternità, cioè il mettersi insieme, il pregare insieme, il fare qualcosa insieme). Sarebbe bello che, siccome ogni quindici giorni, vi trovate insieme e questo incontro lo dedichiamo a questo cammino, che aveste la possibilità dopo, di pregare insieme, di frequentare insieme l’eucaristia per attualizzare questo punto che stiamo vedendo.

Questo significa:

a) Vivere senza riserve l’amore vicendevole, esprimendolo nelle modalità consone alla natura di ciascun Istituto

b) Essere davvero esperte di comunione promuovendo un modo di pensare, parlare ed agire che fa crescere in profondità la comunione e in estensione la Chiesa (gente che anche critica, ma positiva.

Faccio crescere col mio modo di comportarmi l’accoglienza, l’amicizia, la fraternità…) (n.46) c) Un aspetto qualificante di questa comunione ecclesiale è l’adesione di mente e di cuore al

Magistero del Vescovo e del Papa. ( è tipico della vita consacrata)

VI° - “Il Vescovo cercherà di sostenere ed aiutare le persone consacrate affinché in comunione con la Chiesa si aprano a prospettive spirituali e pastorali corrispondenti alle esigenze del nostro tempo, in fedeltà all’ispirazione fondazionale”.

Da parte loro le persone di vita consacrata non mancheranno di offrire generosamente la loro collaborazione alla Chiesa particolare secondo le proprie forze e nel rispetto del proprio carisma, operando in piena comunione con il Vescovo nell’ambito dell’evangelizzazione, della catechesi, della vita delle parrocchie, della vita professionale… E’ in quegli ambienti che c’è bisogno di far crescere la comunione secondo il proprio carisma. (n. 49)

Il nostro Statuto dice:

1° “ La domanda di ammissione al cammino spirituale dell’Ordo Viduarum va rivolta al Vescovo che esprime l’accettazione “. ( Tit. III, art.4)

2° “La chiamata come vedova a ricevere dalla Chiesa la Benedizione sulla sua vita consacrata, è personale e individuale”. ( Tit. II, art.2)

3° “La Benedizione del Vescovo Diocesano inserisce la vedova nell’Ordo Viduarum della Chiesa Italiana. La vedova sarà iscritta nell’Albo diocesano”. (Tit. II, art. 4)

4° “Garanzia di comunione ecclesiale è il Vescovo diocesano. A Lui spetta, oltre il discernimento vocazionale, di ”benedire” le vedove chiamate, di assicurare la cura pastorale e l’attenzione vigile sul loro cammino. Il Vescovo esprime la sua attenzione e sollecitudine di Pastore e Padre per il cammino delle consacrate sia con interventi diretti, sia attraverso quelli del suo Delegato”. ( Tit.IV, art.1)

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5° “Solo per giusta causa e col consenso del Vescovo, la consacrata può mantenere segreto il proprio nuovo stato di vita, e in tal caso tutte le consacrate ne prenderanno atto.” (Tit. IV, art.3)

6° “Il confronto sul “servizio”, possibile a ciascuna, verrà motivato e progettato in comunità e questo servirà a purificarlo, a condividerlo e a renderlo fecondo (Tit. IV, art.4)

11. La dignità e il ruolo della donna consacrata come segno di comunione nella Chiesa

I° - “Le donne consacrate sono chiamate in modo tutto speciale ad essere (non solo ad apparire), attraverso la loro dedizione vissuta in pienezza e con gioia, un segno della tenerezza di Dio verso il genere umano”.

(Qui viene specificato “un segno della tenerezza di Dio verso il genere umano”, sono parole molto belle, molto intense, parla del genere umano, non è solo un discorso ad intra).

II° - “E una testimonianza particolare del mistero della Chiesa che è vergine, sposa, madre e vedova.

(n.57)

Questa mattina il Vescovo per la prima volta parlando ai sacerdoti facendo il solito elenco dei carismi ha tirato fuori “vergine e vedova”.

Ci sono in giro tante persone che vivono questa condizione, che però non hanno la percezione di essere delle persone che hanno questo grande compito, forza, responsabilità; ci stiamo dando da fare a far vivere la comunione nella Chiesa in questo anno pastorale attraverso tante cose e stà venendo fuori accanto agli altri carismi anche questo, cogliamolo come un segno.

Questa seconda parte cioè l’essere testimoni particolari della Chiesa vergine, sposa, , vedova è più teologica, più mistica, più di una maturità; dipende molto dal dono di fede che una ha, che vive, perché la comunione voi l’avete addosso, l’avete vissuta, l’avete sperimentata la state vivendo, è una delle cose grosse che avete sperimentato sia umanamente che sacramentalmente. L’amore vi ha segnate, quindi siete esperte della comunione e siete esperte adesso anche del fatto che la Chiesa sta vivendo un momento che non vede lo Sposo. E’ piena di segni, continuiamo a celebrare i segni della presenza del Signore tra noi, ma Lui tra noi non lo vediamo, voi però potete dire: ”me ne intendo perché i segni li ho da tutte le parti”. Ecco perché una persona di questo tipo può essere in grado di aiutare anche gli altri a vivere la fede che è credere presente chi presente c’è ma non si vede. Il discorso della vedovanza è un discorso forte, di fede, ricco di chi vive una presenza senza la persona con cui ha vissuto. E’ importante che voi sentiate che l’identità che state scoprendo gradualmente trova espressioni che vi incarnano, vi danno la percezione di percepire non il vuoto, ma un qualcosa che può riempire la vita, può essere detto, può essere testimoniato, è per questo che non dobbiamo lasciar perdere il dono che c’è dentro.

III° - “Ugualmente è doveroso rilevare che la nuova coscienza femminile aiuta anche gli uomini a rivedere i loro schemi mentali, il loro modo di autocomprendersi, di collocarsi nella storia e di interpretarla, di organizzare la vita sociale, politica, economica religiosa, ecclesiale”.

Cinque punti che sono messi a supporto di questa dichiarazione di intenti:

1) “E’ legittimo che la donna consacrata aspiri a veder riconosciuta più chiaramente, nella sua identità, la sua capacità, la sua missione, la sua responsabilità, sia nella coscienza ecclesiale che nella vita quotidiana”. ( n.57)

A partire da ciò, la Chiesa dice a se stessa e a tutta la comunità, “ la donna consacrata deve saper giocare la sua identità, la sua capacità, la sua missione, la sua responsabilità sia nella coscienza della Chiesa per farla maturare, sia nella vita quotidiana”

2) “E’ urgente aprire alle donne spazi di partecipazione in vari settori e a tutti i livelli, anche nei processi di elaborazione delle decisioni, soprattutto in ciò che le riguarda” (n.58)

3) “E’ necessario anche che la formazione delle donne consacrate, non meno che quella degli uomini, sia adeguata alle nuove urgenze e preveda tempo sufficiente e valide opportunità istituzionali ( quello

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che stiamo facendo è un’opportunità istituzionale, perché il Vescovo ha previsto che per voi si facesse questo cammino, la Chiesa di Piacenza -Bobbio lo ha voluto..) per una educazione sistematica estesa a tutti i campi, da quella teologico- pastorale a quello professionale” (n.58)

E’ tutto il discorso della formazione permanente. Gli orientamenti della Chiesa Italiana per i prossimi anni, il cuore di quelle proposte che vengono fatte dai nostri vescovi, è la formazione permanente. E’

la qualità della formazione che poi fa crescere le persone, è indispensabile la vita spirituale se no non cresci, non vivi la consacrazione, però, questo ci tengo a dirlo e se crepo ve lo lascio come testamento, il ruolo della donna consacrata non è solo vivere intensamente, ma anche crescere nella formazione perché se no tu non sai dire, dare, consigliare, adeguatamente servire. Il discorso della formazione è forte, interessante,

Nella vita pastorale molte volte si ama dire dei principi, la Parola di Dio si dice così, bisogna fare così, ma i principi da soli non sono la via pastorale, la via pastorale dice “ la nota 2 della Gaudium e spes “ è fatta di due cose importanti: i principi confrontati con la realtà storica o se volete le situazioni viste, lette, alla luce della parola di Dio. Allora sono due i punti che bisogna sapere, una è la Parola di Dio, ma bisogna saper leggere anche la realtà, infatti la G.S. è fatta di due parti, tutte e due essenziali; i principi nella prima parte e la lettura sociologica, storica, politica, economica della seconda parte, confrontando questo , tu tiri fuori il da farsi. Quindi un programma pastorale deve essere frutto della lettura della situazione e dal confronto con la Parola. Questo è faticoso, però la fatica bisogna farla se voi volete essere persone di spessore, in grado di poter giocare la vita nell’evangelizzazione.

L’evangelizzazione non è fatta solo nel ripetere dei principi, la Parola, ma è fatta anche dalla fatica di cercare, di elaborare. Nella Novo Millenium Ineuntem il Papa questo lo dice, “noi dobbiamo raccogliere le sfide di oggi e dobbiamo poter dire qualcosa sul da fare – la via cristiana non è quella desunta immediatamente dai principi. Il vescovo stamattina ha detto che ci sono nella nostra chiesa delle persone che fanno del fondamentalismo cattolico.

Quindi vedete questa fortissima accentuazione per il significato della donna consacrata, perché la donna consacrata abbia spessore, credibilità.

4) “La Chiesa conta molto sulle donne consacrate per un contributo originale nella promozione della dottrina, dei costumi, della stessa vita familiare e sociale, specialmente in ciò che attiene alla dignità della donna e al rispetto della vita umana”

Se una persona non ha spessore, è carente in fase di formazione non può dare un contributo originale…qui c’è tutto lo spazio della professionalità, chi lavora deve riscoprire il valore del lavorare bene, con intelligenza, con competenza, perché poi riflettendo sulla sua vita si può dire, donare, servire. Questa è una cosa bella a tutti i livelli.

Paolo VI aveva una espressione molto bella, diceva alle persone consacrate “voi siete il laboratorio sperimentale” a cui la Chiesa può chiedere un contributo originale sul tema dell’amore, della femminilità, della dottrina… Se voi siete specializzate nel trasmettere la tenerezza di Dio, ce n’é bisogno in questo momento abbruttito, c’è bisogno per un motivo di sapienza, di vocazione, perché lo spirito non è in ferie, a tempi nuovi, difficoltà nuove, bisognerà dare risposte adeguate, umilmente cercate. Vedete quanta umiltà ha la chiesa nel chiedere alle donne consacrate un contributo sulla dottrina

La comunità cristiana non è il luogo dell’autoritarismo, è il luogo del discernimento comunitario, c’è dietro questa attenzione di far maturare insieme, far crescere le persone, perché è chiaro che nel discernimento comunitario io ti ascolto, quindi non viene in primo punto l’obbedienza cieca, il silenzio, ma la consapevolezza, la competenza la formazione. Tutto questo denota una doversosità di formazione, di crescita.

5) Le donne consacrate si sentano interpellate dall’alto compito di aiutare a formare la donna di oggi”. (n.58)

Cioè il compito della persona consacrata non è soltanto ad intra, a livello di Chiesa, di culto, di religione, ma proprio perché donna consacrata cioè libera, che crede nella risurrezione, che ha fatto un esperienza di vita di amore, è in grado di dire oggi qualcosa che aiuta a formare la donna. E’ bello, questo la Chiesa lo chiede alle persone consacrate perché hanno una credibilità.

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Nota bene

Il nostro statuto dice “La vocazione specifica (all’Ordo Viduarum) non è di vivere insieme, piuttosto di accettare una certa solitudine. Il riconoscersi come chiamate da Dio a testimoniare la vedovanza consacrata fa nascere una vera comunione spirituale tra di loro che si traduce in amicizia fraterna e calorosa nel rispetto delle differenze” ( Tit I° art.2)

12. Il significato profetico della vita consacrata nel mondo contemporaneo

I° - La natura profetica della vita consacrata

“La funzione del segno che il Concilio Vaticano II riconosce alla vita consacrata, si esprime nella testimonianza profetica del primato che Dio e i valori del Vangelo hanno nella vita cristiana. Quindi, in forza di tale primato nulla può essere anteposto all’amore personale per Cristo e per i poveri in cui Egli vive”. (n.84)

San Benedetto dice: “nulla anteporre all’amore personale di Cristo”; vita consacrata aggiunge: “per i poveri, in cui Egli vive”. Non tutti hanno presente questa aggiunta, nel senso che spesse volte si intende la vita consacrata come amore esclusivo per il Signore dimenticando i poveri; ma l’amore esclusivo per il Signore non può essere sentito una via di fuga perché noi siamo figli dell’incarnazione.

Il Signore è venuto in mezzo a noi, davvero i laici e le persone consacrate portano sempre con sè i poveri. Questo è segno fondamentale e fondativo.

Se un giorno deciderete di fare la consacrazione nella Chiesa, al di là di ogni cosa che verrà dopo, metterete Dio al primo posto, ma metterete anche l’interessamento con la preghiera, col desiderio che il Signore li aiuti, “ i poveri”. E’ l’altro grande segno della vita consacrata: l’amore di Dio e l’amore per i poveri.

II° - Un tentativo di declinare le caratteristiche del profetismo della vita consacrata.

Le caratteristiche della testimonianza della vita consacrata:

1) La vera profezia nasce da Dio, dall’amicizia con Lui, dall’ascolto attento della sua Parola.

E’ un dono, nasce dall’amore di Dio, la profezia nasce dalla Parola.

2) Richiede la costante ed appassionata ricerca della volontà di Dio.

Costante, vuol dire continuativa, appassionata vuol dire con fatica, però io l’accetto con passione, veramente voglio fare la volontà di Dio nella mia vita, non ho paura di sapere che cosa vuole il Signore da me, ci tengo, sento, interpello, confronto, leggo, vado. Mi muovo in modo costante e appassionato.

3) La generosa e imprescindibile comunione ecclesiale.

Questo è importante – generosa – sono parole studiate perché ci vuole molta generosità per stare nella Chiesa, perché è facile ritagliarsi il proprio angolino; imprescindibile è la comunione ecclesiale, perché se io non sono nella comunione ecclesiale sarò una persona consacrata, ma sono meno sicura di fare la volontà di Dio.

4) L’ esercizio del discernimento spirituale e l’amore per la verità (sono la stessa cosa)

“discernimento” una ricerca desiderosa di fare la volontà di Dio – c’è questo grossissimo desiderio di conoscere, fare la volontà di Dio, cioè di non essere persone che cadono nel tranello di un cammino soggettivo.

5) L’esplorazione di vie nuove per attuare il Vangelo nella storia.

E’ nel carisma di una persona consacrata non essere ripetitiva, ma cercare, essere un laboratorio vivente; questo è una delle cose più belle della vita consacrata, quindi non una persona stanca, ripetitiva, ma dentro di sé la voglia di esplorare vie nuove nella storia, anche nella stessa vita pastorale.

6) Si esprime anche con la denuncia profetica di quanto è contrario al volere divino.

Denuncia , cosa vuol dire: - io dico che quella cosa lì non va bene in quanto contraria al volere divino;

bisogna favorire, utilizzare la profezia, poi noi abbiamo nella Chiesa la fortuna dell’obbedienza.

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Certo bisogna elevare l’offerta formativa, ci vuole una fede pensata. Quello che porta correttamente ad unirsi e togliersi dalla soggettività è andare verso l’oggettività cioè una corretta e scientifica analisi della situazione. (n.84)

III° - La forza persuasiva della vita consacrata nel mondo contemporaneo.

a) Traspare dalla sequela e dall’imitazione di Cristo – casto – povero – obbediente E’ chiaro che nella gente che vive la radicalità della sequela questo traspare:

a) Dalla coerenza fra l’annuncio e la vita

Cioè la fedeltà – è gente che dice una cosa e la fa, cioè capaci di rivedere continuamente se stessi alla luce della Parola

b) Dalla piena sintonia col Magistero e la disciplina della Chiesa

E’ gente che non si ritaglia uno spazio differenziandosi, il Signore dice una cosa, ma la Chiesa ne dice un’altra. E’ gente che fa colpo perché dentro, in piena sintonia con la Chiesa, si sente Chiesa, è Chiesa. ( n.85)

c ) Dalla testimonianza a Cristo Signore con il dono della propria vita

La fedeltà del martirio: che può essere martirio–martirio, ma anche lavorare in certi ambienti dove veramente si vivono momenti difficili. (n.86)

13. Le grandi sfide della vita consacrata specialmente legate alla povertà – alla castità – all’obbedienza

“Vita Consecrata” traduce queste grandi sfide per affrontare la cultura corrente, c’è dietro lo sforzo di tradurre e dare a chi si consacra una motivazione adeguata ai tempi.

La professione di castità, povertà. e obbedienza diventa monito a non sottovalutare le ferite prodotte dal peccato originale e, pur affermando il valore dei beni creati, li relativizza additando Dio come il bene assoluto. Così coloro che seguono i consigli evangelici, mentre cercano la santità per se stessi, propongono, per così dire, “una terapia spirituale” per l’umanità, poiché rifiutano l’idolatria del creato e rendono in qualche modo visibile il Dio vivente. ( n.87)

La sfida della castità

A fronte di una cultura edonistica che svincola la sessualità da ogni norma morale oggettiva, riducendola spesso a gioco e consumo, e indulgendo con la complicità dei mezzi di comunicazione sociale a una sorta di idolatria dell’istinto (ci sono puntualizzazioni precisissime).

La persona consacrata attesta che quanto è creduto impossibile dai più diventa con la grazia del Signore Gesù possibile e autenticamente liberante, cioè:

1) Che è possibile amare Dio con tutto il cuore, ponendolo al di sopra di ogni altro amore, ed amare così con la libertà di Dio ogni creatura – ti sto dimostrando delle cose che sembrano impossibili - è possibile amare Dio con tutto il cuore, è possibile amare il prossimo.

2) Che si sente capace di un amore radicale e universale, che le dà la forza della padronanza di sé e della disciplina necessaria per non cadere nella schiavitù dei sensi e degli istinti.

3) La castità consacrata appare così come esperienza di gioia e di libertà che offre preziosi stimoli anche per l’educazione alla castità doverosa in altri stati di vita. Ecco perché noi diciamo che è bene che le vedove siano conosciute come persone consacrate, perché questo è il nostro personale contributo ai giovani e agli adulti che sono in circolazione.

Diciamo loro che siamo contente, che viviamo, che si può vivere queste cose in esperienza di gioia e povertà, non rifiuto ma ritrovamento di un equilibrio, di una serenità, di una gioia.

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E’ sublimazione in nome di questo amore grande che una ha scoperto e che ti riempie a tal punto che ti gratifica nella tua umanità, dona una nuova pienezza, un nuovo senso, un nuovo motivo, per cui si può parlare di gioia di libertà.

La sfida della povertà

A fronte di un materialismo avido di possesso, disattento verso le esigenze e le sofferenze dei più deboli; prima ancora di essere un servizio ai poveri, i sofferenti la povertà evangelica è un valore in se stessa. ( n.89)

1) Perché anzitutto testimonia Dio come vera ricchezza del cuore umano, e contesta con forza l’idolatria di mammona.

2) Perché attraverso uno stile di vita fraterna ispirata a criteri di abnegazione, di sobrietà, di semplicità, di ospitalità, è esempio per quanti rimangono indifferenti e di fronte alle necessità del prossimo.

3) Perché investendo la propria vita, nascosta in cause poco riconosciute e meno ancora applaudite, (Ci siamo dentro fino in fondo! Che cosa può venire da queste vedove! Non tanto il denaro da non considerare ma servire il Signore) partecipa all’estrema povertà abbracciata dal Signore nel mistero della sua incarnazione e della sua morte redentrice. ( n.90)

Chi fa una vita povera non conta proprio niente perché contano i soldi!

La sfida dell’obbedienza

“A fronte di quelle concezioni della libertà che sottraggono questa fondamentale prerogativa umana al suo costitutivo rapporto con la verità e con la norma morale è l’obbedienza che caratterizza la vita consacrata”: ( n.91)

1) Perché essa ripropone in modo particolarmente vivo l’obbedienza di Cristo al Padre.

2) Perché testimonia che non c’è contraddizione tra obbedienza e libertà in quanto vive il mistero dell’obbedienza come cammino di progressiva conquista della vera libertà.

3) Perché intende attestare la consapevolezza di un rapporto di figliolanza, in forza del quale desidera assumere la volontà paterna come cibo quotidiano come sua roccia, sua letizia, suo scudo e baluardo.

4) Perché aiuta a compiere la volontà del Padre “insieme”, infatti la vita fraterna è luogo privilegiato per discernere accogliere il volere di Dio e camminare insieme in unione di mente e di cuore, (recupera anche il confronto di una vita comunitaria).

5) Perché chi obbedisce ha la garanzia di essere davvero in missione alla sequela del Signore e non alla rincorsa dei propri desideri o delle proprie aspettative. E’ così possibile sapersi e sentirsi condotti e sostenuti dallo Spirito del Signore e sostenuti anche in mezzo a grandi difficoltà dalla sua mano sicura.

6) Perché attraverso la direzione spirituale aiuta a progredire nel cammino evangelico ed a rispondere con generosità alle mozioni dello Spirito per orientarsi decisamente verso la santità. Specialmente nel periodo di formazione e in certi momenti della vita è di grande sostegno. (n. 95)

Il direttore spirituale ti dà gli elementi perché tu decida, non si sostituisce -quando avrete fatto il voto di obbedienza è diverso- il mio Vescovo depositario della mia obbedienza mi può dire, è diverso, è un atto di religione.

Nota bene:

Nel nostro Statuto ( Tit.I art.1) “ Torna ad essere praticata anche la consacrazione delle vedove.

Queste persone, mediante il voto di castità perpetua quale segno del Regno di Dio, consacrano la loro condizione per dedicarsi alla preghiera e al servizio della Chiesa nell’Ordo Viduarum“ (Vita consacrata n.7)

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