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Il dopo guerra della Sicilia

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Academic year: 2021

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L I B E R I P E N S I E R I

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Lire

0 .5 0

G. BRUCCOLERI

I

IL 00P0 GUERRA DELLA SICILIA

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C t.

B R U C C O L E R I

IL DOPO GUERRA DELLA SICILIA

■SSiSSfo*»-c ;v« ROMA Ca s a Ed i t r i c e l’ “ Acsave Via Po. n. as -19-18

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IL D O PO G U E R R A D ELLA SIC ILIA

Si p a rla lei dopo-guerra. E forse non ci siam o già! O si a sp etta che un bel giorno, sfogliando il calendario, vi si veda scritto in bel ca ra tte re rosso: Dopo-guerra?

Il dopo-guerra si p re p a ra d u ra n te la guerra,*com e la g y e rra occorreva p re p a ra re d u ra n te la pace.

È sperabile che, u n a buona volta, ci si* convinca di questa urgenza di provvedere.

All’uopo, o ttim a e p ra ticissim a idea è s ta ta quella di voler esam in are il complesso problem a se p aratam en te per ciascuna regione.

Studiando le singole regioni, a d a tta n d o i loro biso­ gni all’am biente loro speciale» e provvedendo con metodo o azione diversi, m a coll’unico obbiettivo di rendere l’I- • ta lia più p ro sp era ed av v iarla verso i m aggiori progressi ■economici, si rag g iu n g e rà anche l’altissim o scout) di re n ­ derne sem pre più forte e salda la com pagine a degno co- ronamjento di quella so lid arietà nazionale che è s ta ta ce­ m en tata col sangue mi fronte.

P e r rendersi conto dei bisogni, occorre dare uno sg u a r­ do, sia p u r rapido, allo stato attu a le dell’econom ia delle singole regioni.

I,'opera dello studioso, a ll’uopo, è costretta in cen i limiti.

Occorrerebbe poter p o rta re lo studio su u n a q u a n tità non piccola di indici econom ici: sulla produzione agricola

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ed in d u striale; sul commercio coll’estero; sui traffici in genere, od il loro m ovim ento : popolazione, tra sp o rti, poste e telegrafi; risp arm i, consum i, prezzi delle d erra te ; salari, credito, finanza, pressione trib u ta ria , m isu ra della ric­ chezza p riv ata, ecc., ecc. O ra ben si com prende, tr a t t a n ­ dosi di in d ag in i relative ad im a singola regione del Re­ gno, quan to s ia difficile e in qualche punto persino im ­ possibile rin tra c c iare e d eterm in are tutti gli indici che ai fenomeni sopra cen n ati si riferiscono sia per la im p erfe­ zione delle statistiche, le quali, qualche volta, sono incom ­ plete per l’intero Regno, sia perchè non sem pre, nè di tu tti i fenom eni suddetti, lè statistich e m edesim e offrano i dati p a rtic o la ri per regioni.

Dobbiamo, quindi, con ten tarci di stu d ia re solo quei d ati di cui abbiam o la possibilità di servirci p er ra g g iu n ­ gere un giudizio molto approssim ativo a lla realtà.

*

. * * * * %

In genere, quando si vuole giudicare della ricchezza’di u n a regione, si g u ard a, anzitutto, a lla su a b ilan cia com­ m erciale. È questa, quindi, da fare la p rim a indagine per la Sicilia.

Le sta tistic h e ufficiali solo fino a certo segno ci offrono il loro ausilio. Il commercio della Sicilia coll’estero si trova, infatti, com preso in quello del Regno e solo da pochi an n i a questa p a rte la Direzione G enerale delle G a­ belle h a a ttu a to u n a rifo rm a p er la quale di alcune delle principali dogane del Regno si accertano i d ati p artic o la ­

ri; e fra esse sono, per la Sicilia, solo quelle di Palerm o, C a tan ia e M essina. È un passo av an ti; m a non è tutto. É ovvio, del resto, che, 'an ch e disponendo dei d ati completi, l’accertam ento delle dogane non sarebbe sufficiente p er­ chè molte m erci del commercio siciliano possono anche a rriv a re o p a rtire p er ferrovia. In ta l caso l’accerta- .m ento doganale non si fa alla d o g an a della Sicilia m a a quella del confine italian o ; e n a tu ra lm e n te le dogane di confine non fanno alcuna distinzione nei ra p p o rti con l’in ­ terno del Regno perchè tale in d ag in e sem bra inutile per il movim ento complessivo del commercio della Nazione.

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iw e n ti studi economici s u lla n o stra isola (1), integrando i dati offerti dalle statistiche della Direzione G enerale delle Gabelle con quelli delle Cam ere di commercio, relativi sem pre alle dogane siciliane, ho potuto costruire u n a bi­ lancia com m erciale della Sicilia come segue:

Import. Esport. Totale

milioni Differenza Catania . . . . 44.8 55.8 100.6 + 11 Palermo . . . . 45.4 547 100.1 + 9.3 Messina . . . . 26.2 28.2 54.4 + 2 Porto Empedocle . 5.2 21.7 26.9 + 16.5 Sirarusa . . . . 4.9 7.2 12.1 4- 2.3 Trapani . . . . 8.6 8.3 16.9 — . 0.3 Totale . . 135.1 175.9 311.0 + 40.8 Regno ... 3.318 2.240 5,664 - 1.171

Se confrontiam o le cifre della Sicilia con quelle del Regno, notiam o subito la differenza c a ra tte ris tic a per cui, m entre il Regno h a una deficienza di im portazioni Sulle esportazioni di m ilioni 1.171, la Sicilia, invece, h a un’eccedenza di esportazioni sulle im portazioni di circa 40 milioni.

Vero che, nella m an can za dei d ati del m ovim ento fer­ roviario p er e d all’estero, cui già ho accennato, i ris u l­ tali potrebbero cam biare, poiché u n a m aggiore im p o rta­ zione per te r r a potrebbe spostare i risu lta ti della b ila n ­ cia; ma alcuni a ltri fatti ed argom enti indurrebbero a c re ­ dere che il calcolo da me fatto non m uterebbe anche com­ putando il commercio col Regno.

A nzitutto il fenomeno della b ilan cia com m erciale fa ­ vorevole non è-nuovo. E ra già noto'fìn da p rim a che l ’an- nessione della Sicilia al Regno d ’Ita lia avvenisse. Solo è rim asto da un pezzo dim enticato. Da una statistica, in ­ fatti, com pilata dal^ M aestri per gli anni 1854-58 e pub­ b licata testé dallo S trin g h er in quella su a lucida

mono-fi) Vedi il mio volume: La Sicilia d’oggi, Roma, '« Atlie-

uhuub». 1913, dove sono più ampiamente svolti e documentati

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grafìa sugli scam bi d e ll'Ita lia dal 1860 al 1910,, risu lta che le im portazioni a llo ra eran o di mil. 26.2 contro mil. 59.2 di esportazioni, e so p ra un totale com m ercio di 85 m ilioni, ne spettavano ben 80 al commèrcio in tern azio n ale e 5 a quello in terstatale. Q uest’ultim o, quindi, fin d’allora, non aveva grfande im p o rta n z a di fronte al prim o. Inoltre si può anche oggi osservare che se la Sicilia im p o rta dal con­ tinente italian o u n a v g ra n d e q u a n tità di prodotti m ani- fa ttu ra ti delle in d u strie del continente, è altresì vero che l'isola m a n d a in continente i suoi prodotti speciali, come zolfi, agrum i, vino, olio, fru tta , prim izie. È assai p ro b a­ bile. quindi, che l'im portazione del continente si com pen­ si. per lo meno, con l’esportazione dell’isola.

Ma* a p a rte le cifre, le quali possono essere im p re­ cise per tan te ragioni, ed a p arte le relazioni col conti­ nente, credo possa ritenersi come un fatto certo l’ecce­ denza delle esportazioni sulle im portazioni per il com m er­ ciò internazionale. Q uesta certezza riposerebbe su un cal­ colo dà me fatto -sulle m erci im p o rtate ed esp o rtate per m are nel lito rale siculo nell’anno 1911. In quell’anno, d e ­ tra tte le m erci p a rtite o a rriv a te in cabotaggio’ la diffe­ renza fra le m erci im p o rtate d a ll’estero e quelle p a rtite d av a per risu lta to — è vero — u n ’eccedenza di im p o rta ­ zioni su esportazioni di tonp. 210 m ila circa. Ma siccome si sa che delle m erci im p o rtate in tomi. 1.2 mil. ra p p re ­ sen tan o : tonnellate 130 m ila circa gran o per l ’im porto di 35 m ilioni; tonn. 640 m ila carbon fossile per circa 19 m i­ lioni: tonn. 250 m ila legnam e p er circa 18 m ilioni, com­ plessivam ente 72 m ilioni circa; m entre, d ’a ltra parte, sa p ­ piam o che nelle esportazioni i soli zolfi ed ag ru m i ra p p re ­ sentano 800 m ila tonnellate per un valore di 41 m ilioni i prim i e di 80 i secondi; ed .altri prodotti m inori, come la Conserva di pomodoro, le m andorle e noccioole, sommaeco; asfalto, ecc., rap p re se n ta n o to nnellate 957 per m i1. 163. t circa, otteniam o che m entre le 970 m ila tonnellate di merci im p o rtate ra p p resen tan o un valore di 72 m ilioni, 975 mila delle esportate, c io è 'u n a qulantità quasi uguale, ra p p re ­ sentano,. invece, un valore di 163.4, cioè più che doppio del prim o. Ora, anche a voler considerare che per le residuali q u a n tità di m erci im p o rtate i valori siano rovesciati e che

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le 230 m ila tonnellate circa di m erci importiate abbiano un valore di 100 lire ciascuna, cioè m ilioni 23, e le 112 espor­ tate abbiano soltanto quello di u n a lira, cioè 112 m ila lire, si avrebbero 95 m ilioni di im portazioni contro 167.5 m i­ lioni di esportazioni, con u n a differenza, quindi, a favore delle esportazioni di c irca' 67.5 milioni.

L a cifra di 40 m ilioni di eccedenza, dunque, più so­ p ra a c cen n ata ric a v a ta dal calcolo diretto, sarebbe m inore della realtà. Se, poi, si tenga conto delle rim esse degli em igranti, in oltre 100 m ilioni, delle spese dei forestieri, e di altri elementi, l’eccedenza dei crediti sui debiti am ­ m onterebbe a circa 200 m ilioni. Così, quando anche, nei ra p p o rti col Regno, ci fosse eccedenza di im portazioni su esportazioni, essa sarebbe sem pre com pensata e su p erata d a ll’eccedenza dei crediti nel com puto com plessivo còl- l’Estero.

A ccertata l ’eccedenza delle esportazioni, — sia pure in u n a cifra m inore di quella calcolata — il barom etro economico ci offrirebbe per la Sicilia un- im portante in d i­ zio di ricchezza.

Non solo. M a se, pu r sem pre fra le difficoltà di cal­ colo e sem pre a contentarsi di un risu lta to ap p ro ssim a­ tivo, si volesse porre un raffronto fra le cifre del 1854-58 e quelle del 1911, per m isu ra le sinteticam ente se e quale progresso ci sia stato nel commercio della Sicilia, anche nei ra p p o rti col Regno, ho qalcolato che, ra p p o rtan d o a 100 tu tte le cifre di 60 anni fa, le im portazioni di oggi s ta n ­ no a quelle di a llo ra nella proporzione da 100 a 516 p er la Sicilia e 533 per il Regno; le esportazioni nel rap p o rto da 100 a 297 per la Sicilia e 394 p e r il Regno, e com plessiva­ m ente d a 100 a 364 p er la Sicilia e 481 p er il Regno. Se, dunque, secondo queste cifre, il commercio del Regno è stato m aggiore di quello della Sicilia, quello dell’isola, però, è soltanto di poco inferiore; e se si riflette p er un m om ento allo stato di in ferio rità in cui si tro v a la Sicilia, di fronte ad altre regioni del Regno, cirqfa lo sviluppo dell*-* industrie, i mèzzi di trasporto, le difficoltà delle com unica­ zioni ecc., si dovrebbe conchiudere che la Sicilia non solo è u n paese ricco, m a anche in continuo progresso quasi parallelo a quello del Regno.

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E se, oltre la b ilan cia com m erciale, vogliam o consul­ ta re a ltr i indici di progresso, e specialm ente quelli dei traffici, per in d a g a re se, per caso, essi ten d an o a sm entire quelle conclusioni, scorrendo a ttrav erso le statistich e tro ­ viam o le seguenti cifre:

a) La popolazione censita nel 1911 in Sicilia am ­ m o n tav a a 3,672,025 ab ita n ti con u n a d en sità di 142.7 per km 2, contro 34 m ilioni 457,025 a b ita n ti del Regno con una d ensità di 120.9. In confronto al censim ento del 1901, la popolazione è a u m e n ta ta di 142,459 a b ita n ti in senso a s­ soluto di fronte a 2.196,124 del Regno; m a m entre l’a u ­ m ento medio aritm etico per il Regno è stato di 6.5 p er 1000 ab itan ti, p e r la Sicilia è stato solo di 3.9. A questa diffe­ renza di aum ento proporzionale hanno, n atu ra lm e n te , con­ tribuito, p er la Sicilia, d a u n a p a rte la eccedenza delle nascite sulle m orti, che è sta ta m inore in Sicilia (11.5 per 1000 ab itan ti) anziché nel Regno (12.2) e più specialm ente l’em igrazione a cui la Sicilia, nel quinquennio 1907-1911. h a contribuito con u n a p ercentuale di 2.156 per 100 m ila a b ita n ti m entre il Regno co n trib u iv a con 1.761.

b) Nel m ovim ento della navigazione la Sicilia oc­ cupa il 2°posto per num ero di b astim en ti a rriv a ti e p a r ­ titi, p er tonnellaggio di stazza e v iaggiatori, m en tre' oc­ cupa il 3° p er q u a n tità di m erci im barcate e sbarcate. T al'5 spostam ento è dovuto al litorale ligure che h a un movi­ m ento di m erci triplo della Sicilia, e sù p era, a tal rig u ard o , tu tti gli a ltri lito rali : il che trova facile spiegazione nel- Yhinterland in d u stria le cui quel lito rale serve, oltre che nel fatto di essere lo sbocco di tra n sito della im m ensa q u a n tità dei prodotti d ’oltre Alpe (t). .

Il p rim ato dei porti della Sicilia si contende fra P a ­ lerm o e C atan ia; P alerm o più im p o rtan te per tonnellaggio di navi e num ero di viaggiatori, C atania, invece, per n u ­ mero di bastim enti, e, sebbene per poco, /anche per tunnel- x 1 aggio di m erci im barcate e sbarcate.

Il porto di P alerm o occupa, nel Regno, il 3° posto (dopo N apoli e Genova) per to n n e lla g g io . di navi e n u ­ mero di v iaggiatori, m entre occupa il 7° per num ero di

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bastim enti e l'8° per m ovim ento di merci. Quello di Ca­ ta n ia occupa il 4° posto. P er num ero di navi h a superato Venezia che lo precedeva nel 1910 e viene dopo Livorno; occupa il 6° posto per tonnellaggio di stazza e il 7° per q u a n tità di prodotti. N ell’ultim o decennio anteriore alla g u e rra se Palerm o ha progredito pel tonnellaggio di navi del 62 % e C a ta n ia solo del 47 %, C atania, invece, per lo scambio delle merci, ha progredito del 42 % e Palerm o del 34.

La m a rin a m ercantile ha, in Sicilia, uno sviluppo im portante, restando fedele alle sue tradizioni ,sebbene in questi ultim i tem pi abbia subito qualche perdita. Nei porti di Sicilia erano in scritti, nel 1914, 166 piroscafi con 212.087 tonnellate di stazza, m entre nel Regno ce n 'e ra n o 949 di 1.347.820 tonnellate. Il m aggior num ero di piroscafi era posseduto d a Palerm o (62). La gente di m are iscritta nei com partim enti era. in queU’anno, in Sicilia, di 109.892 con­ tro 405.738 del Regno.

Palerm o, che ebbe gran d e im p o rtan za finché la N avi­ gazione G enerale tenne l’esercizio dei servizi m arittim i sovvenzionati, perdette non poco d a ll’assunzione di essi d a p arte della nuova Società Nazionale. O ra apre l’adito alla speranza verso la rico n q u ista dell’antico posto la co­ stituzione della nuova S o ® * © Là Sieilia, a cui partecipa in notevole m isu ra il c i f o l i ^ ^ W i.a n q . Esistono,., .poi, fra le prin cip ali Società di navigazione,' q u è l l h S'itfifb-Aineri- céna, con sede in M essin^JJ^^L E '^H 'pO 3 em igranti, la Società Siciliana di navigazione a vapore, an ch ’essa ,a Mes­ sina, per i servizi con le isole Eolie e di con centram ento sulle coste sicule, e la Sicania, con sede in T rap an i, per i servizi con le isole Pelagie ed Egadi.

c) Lo sviluppo delle ferrovie era nel 1915 di km. 1.706 contro 18.614 del Regno. In ra p p o rto alla popolazione ed alla superficie, la Sicilia aveva km. 6,628 per 100 km.-’ di superficie e 44,972 per ogni 100 m ila ab itan ti, m entre il Regno ne aveva rispettivam ente 6,495 e 51,534. Lo sv ilu p ­ po, quindi, della rete sieula è pronpjzionato a quello del Regno per- superficie, restando inferiore solo per popola­ zione. M algrado ciò, sente, l'isola, la m an can za di ferrovie a cau sa d »ll’accentram ento della popolazione.

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d) Il m ovim ento delle poste e telegrafi per il 1914 e ra dato dalle seguenti cifre. Gli uffici e collettorie postafi eran o 625 contro 10.736 del Regno. Nei ra p p o rti colla po­ polazione, la S icilia segna u n a percentuale di 16.6 contro 29.9 del Regno ed occupa fra tu tte le regioni il 15° posto, lasciandosi dietro solo le Puglie. L’m feriorità, quindi, c’e e perm an e anche in rap p o rto a lla superficie, occupando il 13° posto con 24.3 per km .2 contro 37.5 del Regno, m entre la L ig u ria occupa il prim o posto con 72.7.

Le corrispondenze im poste sono state m ilioni 34.0 (9.1 per abitante) contro mil. -526.5 del Regno (14.8 per a b i­ tante). L 'isola occupa 111° posto fra le regioni. I v ag lia emessi -furono mil. 2.4 per l'im porto di mil. 252.4 (67.4 per abitante) contro 27.7 per m iliard i 3.1 del Regno (75.7 per abitante). O ccupa il 6° posto nel Regno. Quelli p a g a ti fu­ rono mil. 2 per mil. 39 contro 29.8 p er m iliard i 3.3 del Re­ gno. Occupa il 6° posto.

e) L’am m ontare dei depositi a risparm io, che com­ plessivam ente nel 1911 era di m ilioni 275 (74.61 per ab i­ ta n te ) m entre quello del Regno era di m iliard i 4.3 (124.52 per abitante), nel 191'4 regredivano a mil. 262.6 con un rap p o rto di 69.23 per abitante, m entre nel Regno p ro g re­ diva, n e ira m iu o n ta re totale, a m ilia rd i 4.5 e nella percen­ tuale a 125.98. Nel 1914, però, per l’am m o n tare dei r i­ sparm i, la Sicilia occupava il 7° posto fra le regioni, m en­ tre nel 1911 occupava il 12°.

Le provincie nelle q uali si raccolgono m aggiori ri­ sp arm i sono per ordine : Ptalermo, M essina, C atania, Gir- genti, C altanissetta, T ra p a n i ed u ltim a S iracusa. A q uesta d iv ersa gradazione contribuisce, in p arte, 1’esistenza o meno di in d u strie C om p resa l’agricola) e com m erci p ro ­ grediti.

f ) In quan to al credito, lim itandoci alle cifre più essenziali degli is titu ti più im p o rta n ti e dei quali pos­ siam o aver notizia, gli sconti e le an ticipazioni am m o n ta­ vano, nel 1912, p er la B anca d'Italfia, il Banco di Sicilia e la C assa di R isparm io V ittorio E m anuele com plessiva­ m ente a 285 m ilioni circa, di cui 200 erano asso rb iti solo d a P alerm o, Catlania e M essina. Non è possibile istitu ire ra p p o rti col Regno data la d iv ersità di ta n ti elem enti fra

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le condizioni in cui si svolge il credito in Sicilia g nel Regno. Certo è, però, che anche in Sicilia lo sviluppo del credito è an d ato sem pre p iù rifiorendo e molto a questo sviluppo h a contribuito il Banco di Sicilia dissem inando nell’isola le sue Agenzie. P e r questa via, ora, pare si av­ viino anche la C assa di risp arm io V. Em anuele, la Banca com m erciale ed a ltri istitu ti privati. Ma l’attu ale sviluppo è an co ra poca cosa di fronte al cam po aperto agli ulteriori progressi, ove chi presiede a quegli istitu ti sap p ia apprez­ zare tu tta l’im p o rtan za dei traffici isolani, \aiutandoli, sor­ reggendoli e guidandoli nel loro progresso.

Da questa ra p id a rassegna, quindi, dei traffici sici­ liani, si potrebbe re sta re soddisfatti e della ricchezzla della Sicilia e del suo progressivo increm ento.

Come pel progresso economico del' Regno vanno se­ g n alati alcuni valori negativi che il C olajanni (1) chiam a p u n ti neri, cioè la delinquenza, l’analfabetism o, l’em i­ grazione ed il m alessere, anche in Sicilia essi non vanno tra sc u ra ti, ta n to più che ta lu n i di quei punti diventano, p er l’isola, nerissim i.

L’analfabetism o, in fatti, che nel 1910 era in propor- • zione di 30.8 per ogni cento sposi e spose nel Regno, era di 52.3 in S icilia: differenza che non è fra le più alte, p e r­ che la superavano la C alab ria (63.6), la B asilicata (62.4), le Puglie (55.9), e la S ard eg n a (55.4), m a che diventa a ltis­ sim a in p arag o n e al Piem onte con appena 2.9 e a lla Lom­ b a rd ia con 5.5.

In quan to a lla delinquenza, è di stra o rd iria ria im por­ ta n z a la cifra percentuale degli omicidi della Sicilia in ragione di 22.7 per 100 m ila a b ita n ti per il quinquennio 1905-1909, di fronte a 9.7 del Regno ed a 2.5 |ap p en a del Veneto, m entre la C am pania, che precede nella triste scala im m ediatam ente la Sicilia, a rriv a a 20.9.

Ho già accennato alle cifre dell’em igrazione altissi­ m a; ed in q uanto al m alessere, non vi ha alcuno in Si­ cilia che non lo sentisse atto rn o a sè alla rg a rsi ed acuirsi ogni giorno più, anche p rim a della guerra, in ogni classe

(1) N. Coi.aJa n n i.. lì progresso economico dell’Italia. Roma, Bontempelli, 1913.

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di persone : nel ricco come nel povero, negli im piegati, come n ella borghesia dei piccoli e m edii p ro p rie ta ri e nei professionisti.

* * *

Ma si può, allora, con sicurezza afferm are — come le cifre più s o p ra esposte farebbero credere — che la Sicilia sia un paese realm ente ricco ed in effettivo progresso? O non c’è qualche elem ento p e rtu rb a to re che dà delle illu­ sioni di ricchezza, m entre, invece, lo stato della Sicilia è di povertà ed il progresso non è che relativo ed artifi­ cioso?

Ecco il problem a.

In q u an to a lla re a ltà del progresso, ci troviam o, a n ­ zitutto, di fronte ad u n a g ran d e in c o g n ita : l'em igrazione. S appiam o che essa, finora, ci toglieva individui giovani e sani per restitu irceli vecchi e logori; e sappiam o anche che,- quasi a titolo di compenso, essa ci forniva a lq u a n ti m ilioni di oro : oltre cento ogni anno.

Vale, l’oro, a com pensare la ricchezza che ra p p re se n ­ tan o quegli individui? Non m ancano gli studi tendenti ad accertare se ed in qual m isu ra tale com penso esista; ma, m alg rad o la loro profondità, ci lascian o sem pre dubbiosi.

Ed il dubbio non si a rre s ta qui; m a va oltre.

Esisterebbe, cioè, il progresso che in generale si ri­ sco n tra n ell’econom ia dell’isola, se quell’esodo non ci fosse? Potrebbero, quegli individui, contribuire ad un u l­ teriore e più efficace progrèsso, o troverebbero un o sta­ colo n ella in c a p a c ità di m aggior produzione da p a rte dei- l’am biente nostro? O non si tram u tereb b e a d d irittu ra , il progresso, in regresso se quegli individui non avessero trovato neH’em igrazione la via di salvezza per sè e le proprie fam iglie? E il loro esodo non sarebbe, in tal caso,, anche la. salvezza della Sicilia, d a ta l’im possibilità di essa a m an ten erli in p a tria ?

Sono tu tte dom ande, queste, alle quali non è facile rispondere perchè richiederebbero calcoli diffìcilissim i e quasi di im possibile risoluzione. Ma la g ra v ità del dubbio è già sufficiente a tenerci sospesi nel giudizio su lla since­ rità del progresso economico dell’isola.

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A lis ta ta ti di m aggiore certezza è possibile pervenire se si analizzano per un m om ento quegli indici di ricchezza che la b ilan cia com m erciale d e lia Sicilia — p er quanto im perfetta — ci h a rivelato. Le m aggiori esportazioni si­ ciliane, che dan n o luogo a quel risu lta to di eccedenza già constatato, sono date dagli jagrum i e gli zolfi in p rim is­ sim a linea, e poscia d a a ltri prodotti della terra.

Orbene, per q u an to rig u a rd a gli zolfi, questi ra p p re ­ sentano un prodotto che tende a d istruggere u n a ricchezza n ascosta nelle viscere della te r r a e la cui esportazione, quindi, costituisco un depauperam ento progressivo per la Sicilia. Esso non è che un prodotto del tu tto tran sito rio di cui in un certo tem po — non im p o rta se fra 50 o 100 o più an n i — non re ste rà traccia. Non può, quindi, essere cal­ colato come un vero reddito. E b asta, allora, so ttrarre, anche parzialm ente, l’im porto di ta l prodotto, in circa 40 m ilioni an n u ali, perchè l’indice dèlia b ilancia com m er­ ciale cominci a declinare.

**

Ma, a. p a rte questo argom ento, che è pure di gran d e im portanza, in quale m isu ra andrebbe distribuito il red­ dito derivante d'a questi m aggiori prodotti della te rra e delle m iniere che, come ho detto, sono i soli di vera im ­ p o rtan za per l’isola?

Q uesta d o m an d a è evidentem ente collegata al p ro ­ blem a della distribuzione della ricchezza in 'Sicilia. An­ che qui l’indagine non è facile nè gli elem enti di fatto esi­ stenti ci possono condurre a ris u lta ti precisi.

Fino a qualche anno fa si era nel buio più completo. Nel 1926. a proposito delLv riduzione dell’im posta fon­ d iaria' acco rd ata ai p ro p rie ta ri di terren i inferiori a 200 e tta ri ed in fra le 6000 lire di reddito, si è aperto un prim o spiraglio nel cam po delle indagini statistich e per quanto rig u a rd a la distribuzione della p ro p rietà terriera. Questo spiraglio si allargò in occasione della Inchiesta a g ra ria del 1907, in modo che quel fenomeno del soverchio accentram ento della proprietà, che p rim a e ra solo intuito e sentito, com inciò ad avere delle basi positive.

In base a queste statistiche un prim o calcolo del de­ legato tecnico prof. Lorenzoni ha, anzitutto, accertato che

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m entre la p ro p rie tà te rrie ra su p e rio re ai 200 e tta ri copre più dei due qu in ti della superficie c atastale (inferiore al­ q u an to a quella geografica), e precisam ente il 41.7 per cento, quella inferiore ai 200 e tta ri occupa il 58.3 p er cento. Queste prim e cifre sono già ab b astan za significa­ tive; m a se si riflette che non possono esser considerate come piccola p ro p rie tà tu tti i te rre n i di q u a n tità infe­ riore ai 200 e tta ri o alle 6000 lire di reddito, giacché un terreno con un reddito calcolato d al fisco in L. 6000 (cioè in m isu ra inferiore alla realtà) può esser classificato al m assim o come media e non g ià come piccola p ro p rietà, si intuiscono facilm ente le sorprese alle q uali si perver­ rebbe se si potesse sceverare la media d a quella che v e ra ­ m ente può con sid erarsi come piccola p ro p rietà.

Ma l'In ch iesta ci h a fornito delle cifre an c o ra più concrete ed assai più stupefacenti delle prim e, quando h a esteso l ’inrdagine d ire tta sui latifondi. Il Lorenzoni, a ll’uopo, h a g iustam ente considerato che i c a ra tte ri dif­ ferenziali del latifondo non consistono soltanto nella g ra n ­ de estensione della su a superficie, m a anche nel sistem a di c u ltu ra (estensiva e cerealica principalm ente) e nella form a di am m inistrazione unica. Ci possono, così, essere delle estensioni di terren o inferiori ai 200 e tta ri che v»anno considerati come latifondi p er gli a ltri due elem enti re la ­ tivi alla c u ltu ra ed alP am m inistrazione, m entre copie la ­ tifondi n o n si considerano, per le m edesim e ragioni, a contrario, a ltre estensioni di terre, anche su p erio ri ai 20f? ettari, chiam ate anche genericam ente grande proprietà. Ora, in base a d a ti fo rn iti dalle Agenzie delle Im poste di­ rette e convenientem ente elaborati, il Lorenzoni h a po tuto form are u n quadro p er cui i p ro p rie ta ri di latifondi su p erio ri ai 200 e tta ri si possono d istin g u ere nei seguenti q u a ttro g ru p p i:

614 proprietari possiedono 335 mila ett. in fondi dai 200 ai 1000 ett. 103 » » 140 » » » 1000 » 2000 »

51 » v 182 » » » 2000 » 4000 »

19 » » 109 » » » 4000 in su

Sem brerebbero, coteste, delle cifre a d d irittu ra fa n ta ­ stiche se i d ati b a sila ri non fossero stati forniti dagli

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agenti del fisco!... Solo 787 fam iglie, così, possiedono ben un terzo della superfìcie c atastale di tu tta l’isola: e di esse solo 173 ne possiedono ben u n sesto!

M a se .si tien conto che queste cifre rig u ard an o , come già ho notato, soltanto i latifondi, m entre la grande pro­ prietà in genere occupa il 41.7 della superfìcie catastale; se si riflette che i p ro p rie ta ri dei latifo n d i sono anche p ro p rie ta ri di altre grandi, medie e piccole p ro p rie tà non classficabili fra i latifondi, è a credere che se non proprio le 787 fam iglie privilegiate classificate come latifondiste, tu tt’al più un m igliaio di fam iglie possono, con m olta ap ­ prossim azione, con sid erarsi come p ro p rietarie di alm eno il 50 per cento della superfìcie catastale dell’isola!

Le condizioni delle cose, poi, diventa d isastro sa se si pensa all'ingente debito ipotecario di cui la piccola e me­ d ia p ro p rietà sono gravate.

Sono, come già ho detto, quelle so p ra esposte, cifre medie ed in g ra n p a rte approssim ative; ma la spropor­ zione fra il possesso, non soltanto del grande col piccolo, m a anche del g ran d e col medio ed a su a volta del medio col piccolo è, nella re a ltà , m aggiore di quella risu lta n te dalle medie num eriche, le q uali riescono, come si sa, ad a tte n u a re ed a colm are ta n ti dislivelli ed esquilibri nella re a ltà assai p iù aspri.

P e r quanto rig u a rd a le m iniere ho potuto anche fare un calcolo approssim ativo, che non dà risu lta ti meno s tu ­ pefacenti. Secondo le statistich e a n terio ri a lla g u e rra del R. Corpo delle M iniere, le m iniere esistenti sono circa tre ­ cento; m a ciò non significa che i p ro p rie ta ri siano an ch ’ès- si nella stessa cifra o quasi. D’a ltra parte, il fatto che i consorziati facenti p a rte del Consorzio obbligatorio, creato con la legge del 15 luglio 1906, fossero circa 600, non signi­ fica che a ltre tta n ti siano i p ro p rie ta ri ed esercenti insie­ me. Le ditte di p ro p rietari, infatti, aventi d iritto a l voto erano circa 76. F r a queste 76 ditte possono, poi, esservi delle suddivisioni dovute a v arie ragioni; m a le fam iglie sono sem pre quelle.

O ra basterebbero queste cifre relative a lla d istrib u ­ zione della p ro p rie tà te rrie ra e m in e ra ria per f a r com­ prendere in quale m isu ra non equa debba anche,

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necessa-riam ente, essere d istrib u ito il reddito che dai due m a g ­ giori cespiti di produzione proviene.

Se, p er q u an to r ig u a rd a il reddito della te rra , il com­ puto relativo a lla sua distribuzione è quasi im possibile, per le m iniere, invece, la difficoltà è m inore.

Sapendo, in fatti, che il prezzo ricavato dallo zolfo al lordo delle spese, v a rip a rtito nel modo seguente : il 22 p er cento circa al p ro p rietario , il 26 per cento allia m ano d ’opera, il 20 per cento alle spese di tra sp o rto ad altre spese di m agazzinaggio, consorzio ed assicurazioni, il 10 per cento alle spese g enerali e di am m in istrazio n e e il 12 per cento a ll’esercente o gabellato (affittuario) ed a p ­ plican d o alle p ercen tu ali le cifre reali, si h a che su 37 m i­ lioni di reddito lordo, 8 m ilioni andrebbero divisi fra 76 p ro ­ p rietari, m entre 4 m ilioni e mezzo circa andrebbero divisi fra 212 circa esercenti o gabellotti. I 13 m ilioni circa, inve­ ce, che spettano alla m ano d ’opera, debbono dividersi fra 21 mila, c irc a operai, spettando a ciascuno di essi circa 680 lire in m edia, ed anzi, secondo i calcoli più precisi che il Corpo delle M iniere fa sui s a la ri singolarm ente percepiti, le cifre si rid u rreb b ero a 626 lire circa p e r gli operai a d ­ detti a lla produzione e 585 lire a quelli ad d etti al tr a tta ­ m ento (fusione, ecc.). E se, come è probabile, le 76 fam i­ g lie-p ro p rietarie di m iniere rie n tra n o qufasi tu tte in quelle 1000 fam iglie privilegiate che possiedono il 50 per cento delle te rre d ell’isola, l’accentram ento diventa strab ilian te. Sim ilm ente, dai calcoli d a me fatti, e specificati nel mio volum e già c itato (che per b rev ità ometto), le proporzioni n ella distribuzione del reddito diventano più spaventevoli a m isu ra che le m iniere sono di m inore e n tità produttiva.

D a ta q u esta evidente in iq u ità nella distribuzione delia ricchezza, chi oserebbe, ora, d are soverchia im p o rtan za a lla a p p a re n te ricchezza che la b ilan cia com m erciale a t­ tribuisce a lla Sicilia?

Nè qualche indizio che possiam o avere sulla d istrib u ­ zione della ricchezza m obiliare è tale da d a r luogo al d u b ­ bio, sia p u r lontano, che un/à m igliore distribuzione in questo cam po possa com pensare quella dell’im m obiliare.

A nzitutto, è noto che la ricchezza m obiliare in Italia è m inore di quella im m obiliare. Ma in q u an to alla sua

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diffusione in Sicilia, b a sta co nsultare le statistiche rela­ tive ai redditi ta ssa ti p er ricchezza mobile, alle tasse sugli affari, e a lla distribuzione dei pag am en ti degli interessi della re n d ta pubblica per regioni, per re sta rn e convinti. Ometto le cifre; m a non tralascio dal riferire u n calcolo che va posto in rilievo come u n a pro v a lam p an te dello persistenza del fenomeno delle in iq u a distribuzione a n ­ che n ella ricchezza m obiliare, tra tto dall'esam e dei ri­ sp arm i dei due m ag g io ri istitu ti di credito sicilian i: Cas­ s a di risp arm io « V ittorio E m anuele II » e Banco di Si­ cilia,

M entre i risp a rm i della C assa di R isparm io del Banco di Sicilia nel 1913 (per pigliare delle cifre a n terio ri imme­ d iatam ente a ll’anno del conflitto europeo) am m ontavano com plessivam ente a circa 40 m ilioni, d istrib u iti in 21,897 libretti, ben 30 m ilioni circa eran concentrati in soli 2541 libretti da 4000 lire in su, 8 m ilioni in 6639 lib retti da 1000 a 3000 lire (medie fortune) e solo un m ilione e 800 m ila lire, invece, dissem inato in 12,717 libretti d’im porto non superiore alle 1000 lire

Un fenomeno simile — di cui per b rev ità ometto le cifre p artic o la ri — si risc o n tra nei lib retti della Classa di risp arm io « V ittorio E m anuele II ».

P e r concludere, dunque, su questa seconda parte, se assai dubbia è la consistenza reale del progresso econo­ mico della Sicilia, si può, con quasi certezza, asserire che effim era è la ricchezza d e riso la , a cau sa di quei fenomeni p e rtu rb a to ri che ho ra p id am en te illustrato.

* * -*

Può l’azione politica, e fino a qual punto, agire su questi elem enti p e rtu rb a to ri per d are all’isolà u n a ric­ chezza reale ed a p rirle la via al suo effettivo progresso economico e sociale?

Ognuno sa che l ’accentram ento della p ro p rie tà fon­ d ia ria in poche m an i non è che il frutto di u n ’elab o ra­ zione storico-econom ica Le cui vicende non è qui il caso di esam inare. Ma se è u n a delle prin cip ali cause del rita rd o economico dell’isola, non è la sola autrice dei m ali di cui# la Sicilia si duole.

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L 'accentram ento della p ro p rietà fo n d ia ria — salvo la d iv ersità delle proporzioni — non è soltanto un fenomeno delia Sicilia, m a quasi generale, giacché la p ro p rie tà del­ la te r r a è d a p p e rtu tto il privilegio di pochi. In Sicilia h a i suoi effetti più nocivi sia per le proporzoni, sia p er a ltri fenom eni che lo accom pagnano e che contribuiscono ad esacerbarne gli effetti, qualche volta fino all’in to lle ra b i­ lità.

Le eccessive proporzioni di tale accentram ento in Si­ cilia fanno sì che il p ro p rie ta rio poco si curi che la s u a te r r a p roduca p iù e meglio. Quando il reddito com ples­ sivo che egli ric a v a dai suoi beni è tale da concedergli u n ’esistenza, non soltanto lieta, m a doviziosa, egli non tro v a ragione alc u n a per la quale debba lam biccarsi il cervello e spender d a n a ro in esperienze nuove o confinarsi in cam p ag n a per accudire 'd ire tta m e n te a lla c u ltu ra delle sue terre, p ro c u ra rsi l ’a n sia del buono o del cattivo ra c ­ colto e preferisce, invece, addossare ogni carico, ogni fa ­ stidio, ogni rischio ad un gabelloto che gli p ag a p u n tu a l­ m ente 1’affitto annuo. Q uando i bisogni della s u a v ita a u ­ m entano, non fa che au m e n ta re la m isu ra dell’affitto e se il gabelloto non aderisce a lla richiesta, ce ne sono a ltri p ro n ti ad accettare le nuove condizioni. Ed il gabelloto, che non può sacrificare i suoi cap itali e correre ta n ti r i ­ schi .solo p e r fa r piacere al p ro p rietario , è costretto, a su a volta, a richiedete a lla te r r a il nuovo m arg in e necessario al suo g u adagno o sfru tta n d o d i'p iù —• quasi sem pre con m etodi anti-econom ici — la te r r a stessa, o falcidiando i sa la ri dei contadini. Da ciò, quello sfru ttam en to continuo che si sussegue in tu tte le più piocole m anifestazioni del fenom eno della produzione.

Così nelle terre, come nelle m iniere.

M a l’assenteism o del p ro p rie ta rio della' tjerra e 1© sfru ttam en to da p a rte del gabelloto sarebbero nelle p ro ­ porzioni a ttu a li o, anzi, esisterebbero sem pre se a ltre con­ dizioni di am biente e di diversa indole non concorressero a d eterm in are quei m ali?

Quando ci facciam o queste dom ande en triam o , come si vede, in pieno nel complesso problem a del latifondo, il

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m aggiore fattore della produzione ag rico la siciliana, così come q uesta è il m aggior cespite della su a ricchezza.

P ro g etti su progetti di legge si sono escogitati per la soluzione di questo ard u o problem a, che è il m assim o del­ l’econom ia isolana, specialm ente b a sa ti su form ule eco­ nom iche e giuridiche più o m eno nuove, tendenti alla pe­ netrazione di questo m ostro app aren tem en te invincibile. Ma n u lla si è conchiuso, forse perchè la via è s ta ta sb a­ gliata. Non è, infatti, di form ule economiche o giuridiche di cui si debba a n d a re in cerca, m a di ben altro, perchè in ben a ltri p u n ti si tro v a la radice del male.

L a persistenza del latifondo e la sua relativ a im pro­ d u ttiv ità si deve, so p ratu tto e specialm ente, alle condizio­ ni esterne in cui esso oggi è circoscritto e che rappresen- ■ tano il più essenziale ostacolo al suo rinnovam ento ed al suo progresso.

P rim a fra tu tte queste condizioni, quella clim atica o fisica che voglia chiam arsi. Se tu tti gli inventori di m e­ todi per la soluzione del problem a del latifondo d a questa condizione p rin cip alissim a h a n creduto di prescindere, scienziati insigni che rispondono ai nom i di F ischer e di Cuboni c a d o n o , invece, che la m aggior radice del m ale a g ra rio sia nella m a n can za dell’iàcqua. <c L’um id ità — dice il Cuboni — che è la condizione indispensabile della vita vegetativa m anca assolutam ente nel sud e spesso la sic­ cità d u ra o stin a ta p er sette od anche otto mesi di seguito. Nel sud abbiam o due p rim av ere: dal febbraio all’ap rile e d all’ottobre al novem bre con un periodo interm edio di alm eno q u a ttro mesi, d u ra n te i quali ogni coltivazione si a rre s ta o p er m an can zà asso lu ta di pioggie o perchè le pioggie cadute non sono m ai ta n to copiose d a com pensare le perdite prodotte d a ll’evaporazione ecessiva c a u sa ta da- glia alti calori estivi. Ed a lla siccità si deve la m an can za dei p ra ti, che viceversa prosp eran o nel nord, m entre in S i­ cilia perfino la sulla, la fo rag g era fam osa per la su a resi­ stenza nelle g ran d i arsu re estive, sospende il suo accre­ scim ento ». P e r il Cuboni, perfino il latifondo, anche nella su a s tru ttu ra agricola, è cau sa secondaria del rita rd o del progresso agricolo siciliano, m entre la principiale è la sic­ cità.

BIBLIOTECA

*GIQVAN1|£

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D’a ltr a p a rte poco si è tenuto conto, dai ta n ti p ro g et­ tisti, del rispetto dovuto a lla s tr u ttu r a tecn ico -ag raria di m olti latifondi, la quale non si può con un tra tto di p en n a m u ta re senza risch iare di d istru g g ere in teram en te l’en­ tità econom ica, cen tro di produzione; e d a q u esta non­ cu ra n z a h a potuto nascere la recisa soluzione dello spez­ zam ento del latifondo di cui con m olta facilità e sicurez­ za d a ta n ti si p a rla come se si tra tta s s e di spezzare u n a to rta. Non sono dello stesso p are re tu tti coloro che h an n o studiato, senza preconcetti, e con in d iscu ssa com petenza, l’ard u o p ro b le m a Così il Valenti, il Lorenzoni, il V aeirca, il C am m areri, e questi due u ltim i meno di ogni altro so­ spetti perchè socialisti. Lo Ziino (1) stesso, piuttosto otti - «dista circa lo spezzam ento anche a ttu a le del latifondo, pone, però, non poche nè lievi condizioni a lla costituzione ed a ll’utile funzionam ento dei poderi autonom i risu lta n ti dallo sm em bram ento ed essenzialm ente: a) la sistem azione idrologica del suolo; b) l’acqua potabile; c) le com unica­ zioni. In o ltre egli su b o rd in a l’u tilità dello spezzam ento al fatto che avvenga per lotti ab b astan za estesi fra un m as­ simo ed un m inim o da stab ilire secondo la condizione p e ­ c u liare di ogni latifondo, giacché in caso co n trario — egli dice — « sarebbe ostacolato il buon funzionam ento di una azienda ».

F r a il V acirca e il C am m areri c’è qualche divergenza circa i mezzi pen. a u m en tare il reddito del latifondo; ma fra tta n to , è innegabile la concordia fra uom ini com petenti e professanti diverse idee politiche su questo punto es­ senzialissim o : che il latifondo come e n tità ag rico la (s’in ­ tende in lin ea generale, e salve sem pre le eccezioni) con la su a speciale economia, abbia la su a utile e n ecessaria funzione e v a d a conservato. Lo sm em bram ento potrebbe distruggere quell’e n tità ed essere, quindi, cau sa dei più gravi danni. Si tra tta , allo ra, di m odificarne la funzione p ro d u ttiv a per accrescere la potenzialità. E qui a p p u n to si com pendia tu tto il problem a agricolo siciliano : otte­ nere un aum ento di produzione per rag g iu n g ere i m ag ­ giori v an tag g i individuali e sociali.

(1) O. Ziin'o, Tatifondo e latifondismo. Palerm o, Fioren­

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X * * !

P e r q uali vie a rriv a re a questi risu lta ti?

È ben n a tu ra le come occorra, anzitutto, cercare di r i­ m ediare ai difetti clim atologici e p rim a di tu tto a lla m a n ­ can za di acqua. La soluzione del problem a dell’irrigazione non è, come si sa, in Sicilia, diffìcile. Dal Capitò, al Gior­ dano, al T rav ag lia, allo Ziino, tu tti lian dim ostrato la possibilità di rim ed iare a questo difetto, poiché non è l’ac­ q u a che m anca, m a le opere necessarie a lla su a d istrib u ­ zione. O con bacini m ontani, o con dighe, o sistem ando in altro modo i to rren ti, o con acquedotti, il problem a è di bacile soluzione: e per lo m eno 110 m ila ettari di terre si potrebbero rendere irrig ab ili. O gnun com prende quale a u ­ m ento di produzione apporterebbe già q uesta sola esten ­ sione di terre col benefìcio dell'acqua!

Un Governo saggio e veram ente sollecito del bene pub­ blico avrebbe dovuto già risolvere questo problem a, tan to più se si riflette che non sarebbe questa u n a spesa a fondo perduto, poiché i p ro p rie ta ri delle terre volentieri paghereb­ bero l’acqua da cui ricaverebbero tanto guadagno e si t r a t ­ terebbe, quindi, di un impiego di capitale. Dopo cin q u an ta e più anni di U nità, invece, il Governo d ’Ita lia non ha saputo offrire che dei progetti tecnici ben custoditi negli archivi m inisteriali.

Ciò che si dice dell’irrigazione va detto della viabilità, delle bonfìche, della sicurezza, sopratutto, che oltre a ll’in ­ gente danno economico creato alle cam pagne m antenendole deserte, tiene l a ‘Sicilia in uno stato di vera b arb arie, col m ettere in certi te rrito ri i cittad in i alla mercè di due o tre b rig an ti.

Da recente si è em an ato un decreto luogotenenziale per la sistem atica repressione Ae\Y abigeato (furto di a n i­ m ali), reato tipico delle cam pagne di Sicilia. A uguriam oci che riesca allo scopo, sebbene si sa p p ia che non b a sta un decreto a sopprim ere un reato che h a origini ta n to com ­ plesse e radici cosi profonde.

Son questi, insiem e all’istruzione tecnico-agraria, i bisogni prim i ed essenziali alla risurrezione

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tu ra isolana; ed i problem i ad essi collegantisi vanno contemporaneamente risoluti, ove non si voglia an d a re incontro ad u n sicuro sperpero di d an aro .

Occorrono, poi, i c a p ita li non già per i g ra n d i p ro ­ p rie ta ri, quan to p er i piccoli e i m edi ed il la v o rato re che ne difettano. A tal uopo, il m ovim ento cooperativo in iz ia ­ tosi d a u n decennio a q u esta p a rte è stato, certam ente, uno dei fa tto ri del progresso, p e r quanto relativo, dell’econo­ m ia ag rico la dell’isola, sia per il m ag g io r denlaro che ha fatto affluire a ll’a g ric o ltu ra sotto form a di credito a g r a ­ rio, sia per la conduzione d ire tta dfa p a rte dei lav o rato ri che in ta lu n i luoghi è s ta ta possibile ottenere m ediante le affittanze collettive. Ad alcune di esse m eglio organizzate, infatti, si deve un benefico aum ento di produzione, otte­ nuto sia p er la diffusione dei concimi chim ici, sia per il m iglioram ento nei m etodi d cu ltu ra, fra i q u ali non tr a ­ scurabile quello della selezione delle sem enti.

Ma anche questi sforzi trovarono e trovano un o sta ­ colo non piccolo nella b revità degli affitti, la quale obbli­ ga gli a ffittu a ri a sfru tta re in un breve periodo sessennale o novennale la te r r à arrecan d o a q uesta im m enso danno. A su p erare l’ostacolo, v ista la te n a c ia dei p ro p rie ta ri nel non concedere affitti più lunghi, rim edio p ratico e di si­ curo risu lta to sarebbe quello di stab ilire il d iritto di in ­ dennizzo a favore dell’affittu ario per i m iglioram enti la ­ sciati sul fondo a lla fine, d ell’affitto : rim edio che già ha fatto o ttim a prova in* Irla n d a , e sul quale anche il Con­ siglio Superiore di A gricoltura, relato re Alpe, si è favore­ volm ente pronunziato.

Ove, quindi, si abbandoni tu tta la vecchia le tte ra ­ tu r a an ti-latifo n d ista a base di spezzam enti e sim ili prov­ vedim enti em pirici e di sapore più o meno demagogico, e si affronti il problem a sotto questo essenziale pu n to di v ista dell’aum ento di produzione procedendo u n a buona volta a m odificare quelle condizioni esterne, n a tu ra li o politiche o giuridiche, che oggi si oppongono ad u n a più ricca produzione, e cercando di in tro d u rre o di estendere qualche n uova cu ltu ra, specie il gelso da bachi, il cotone, ed a ltre p ian te in d u stria li, il problem a si p o trà avviare verso u n a soluzione reale, p ra tic a e proficua; e si p o trà

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an n i riso la è s ta ta lasciata, im pedendole di contribuire m aggiorm ente alla ricchezza ed alla grandezza della Na- •zione. In tal modo il latifondo, dove è possibile, si spezzerà autom aticam ente e dove non è possibile lo spezzamento renderà più fecondi fru tti di oggi. Solo così si p o trà sperare nel ritorno alla p a tria te r r a da p arte di-coloro che l’hanno abbandonata, poiché l ’aum ento di produzione rich iam erà necessariam ente m aggior num ero e più forti braccia di la voratori e p erm e tte rà quella larghezza di sa la ri che p rim a non era possibile concedere. D ell'em igrazióne così — come già è avvenuto in G erm an ia e in qualche provincia ita lia n a

potrebbe resta re soltanto un triste ricordo.

In q u an to alle in d u strie ed ai commerci, a me non pare che l'isola possa facilm ente tra sfo rm a rsi in u n a re ­ gione em inentem ente industriale, sia perchè molte delle in ­ dustrie nuove si troverebbero a disagio di fronte a quelle del -Nord d 'Ita lia con im p ian ti già svalutati, sia per la deficienza di prossim i m e rc a ti di consumo.

Del resto, ancoba tan to e tan to c’è d a fare per la ter- . ra, da non sem brare consigliabile di ab b an d o n arla per c o rre r dietro alle om bre di un ipotetico avvenire in d u ­ striale. Fortificare, piuttosto, occorre le industrie esi­ stenti (1) m igliorandole n e i loro .organism i tecnici e fa-, vorire il sorgere di quelle a ltre per le quali la Sicili«a pos- éa utilizzare le m aterie prim e che produce accrescendo specialm ente le in d u strie com plem entari dèH’agricoltura e del sottosuolo. Così le fabbriche di derivati ag ru m ari] àpereie di acido citrico, e dei prodotti che richiedono l’uso ’ deljo zolfo (àcido solforico e suoi derivati, specie perfosfati

fi) Fra quelle esistenti meritevole, specialmente, dell’a t­ tenzione pubblica ‘ siciliana è quella' per la produzione dell’e­ nergia elettrica. La Società Elettrica per la Sicilia Orientale dovuta all’iniziativa degli ing. Omodeo e Vismara — con gli impianti eseguiti sul Cassibile e sull’Alcantara, ha, in pochi anni, raggiunto progressi maravigliosi. Essa ha un programma molto vasto per diffóndere la forza elettrica in tutta'* l’isola a scopi agricoli, industriali e civili; ed è da augurarsi che i suoi progetti diventino presto realtà.

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m in erali di cui si h a tan to bisogno) dovrebbero avere il prim o posto.

Dal m are, inoltre, potrebbe, la Sicilia, a ttin g e re nuove risorse sia colTórganizzare tecnicam ente l’in d u s tria della, pesca e in d u strializzarn e anche i prodotti con confezioni accurate, sia, ^ se non col rid o n arle l’antico splendore, a l­ meno col rinvigprii*e ed avviare verso un più prospero av ­ venire la m a rin a m ercantile, la quale sarebbe anche di grande ausilio a quell’organizzazione tecnica dei com m erci n ella quale si com pendia tu tto il problem a dei com m erci isolani.

Togliere i com m erci d a ll’a ttu a le disorganizzazione, d e l­ la quale profittano tifati in term ed iari, significherebbe dare ai p ro d u tto ri agricoli ed in d u s tria li la più sa n a ed efficace a rm a di tutela, assai più di qualsiasi protezionism o sotto q u alsiasi form a afferto o donato. A ll’uopo, i M agazzini g enerali di deposito ed i sin d acati di p ro d u tto ri sono le istituzioni che possono veram ente redim ere e produttori e consiim atori, specie i piccoli ed i medii, dalla schiavitù degli in term ed iari, così come in tu tto il mondo civile si v a facendo. In tu tte le Nazioni, in fatti, crescono ogni giorno sim ili istituzioni, nè l ’Ita lia continentale re sta indietro in questo m ovimento. B a sta g u a rd a re al m araviglioso svi­ luppo delle latte rie sociali!

'In Sicilia, invece, purtroppo, m alg rad o il bisogno sia an co ra più urgente, non è stato possibile avviarsi verso queste soluzioni razio n ali e proficue. Qui si grida contro le crisi che sopravvengono; si g rid a contro i dazi e contro i tra sp o rti e si invoca l’intervento del Governo ad ogni piè sospinto, m a n u lla si fa veram ente serio e pratico, e m entre alte si levano le g rid a infeconde, vediam o la C alifornia e la S p ag n a m uovere in concorrenza v itto rio sa contro gli ag ru m i sicilian i non soltanto p er le loro produzioni in d i­ gene, m a anche per la loro m igliore organizzazione nei m etodi di confezione e di trasporto. Peggio ancora acca­ deva in R ussia, come gli e sp o rta to ri di ag ru m i ben sanno, dove i. lim oni di Sicilia facevano la concorrenza a sè stessi, purché le cassette avessero anziché la in arca di Sicilia, la m a rc a di Amburgo, di Liverpool e di Trieste, cioè dei p o rti di t r a n s i t o r i cui gli agrum i, tolti dai pacchi di origine,

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ve-ìlivano confezionati con m aggior cura, e talv o lta anche con eleganza, e spediti ai m ercati di consumo.

Dunque tutto problem a di organizzazione tecnica in cui la rg h issim a p a rte Ira anche la politica dei trasp o rti, sia m a rittim i che te rre stri. Si pensi che per m are la Si­ cilia non h a u n a lin e a d ire tta con la R ussia, a lla quale pure ta n ti ra p p o rti la legano, e che le tariffe ferroviarie sono spesso contro gli in teressi dell'isola.

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Di fronte a ta n ti problem i la cui soluzione urge da tempo, n u lla a n c o ra si è fatto.

I latifo n d isti m olto avrebbero potuto fare per rom ­ pere quegli ostacoli contro i quali va a spezzarsi ogni te n ­ tativo di progresso d ell’isola. F o rti della loro ricchezza, avrebbero potuto m ettersi a lla testa .d e l rinnovam ento eco­ nomico dell'isola, sia co ll'arrecare profonde modificazioni ai sistem i di cu ltu ra, sia col concedere u n a m aggior d u ra ta negli affìtti, si'a col d are alle loro aziende la form a della g ran d e in d u stria, sia col d a r v ita ad altre industrie, pic­ cole e grandi, com plem entari e non dell’agricoltura, sia coll’im prim ere nuovo im pulso ai commerci. Così appunto fanno i g ran d i latifo n d isti della P ru s s ia e dell’In g h ilterra che hanno con i nostri ta n ti p u n ti di contatto. I nostri, invece, non hanno sap u to nè sanno che grid are contro lo Stato, perchè non provvede a rim uovere alcuni di quegli ostacoli, 1’esistenza dei q uali p a ra liz z a qualsiasi volontà. E fino a certo segno han n o ragione; m a non h an n o avuto • nè hanno ragione dello scarso spirito d’in tra p re n d e n za e di associazione, nè han n o avuto ragione per la condotta politica d a loro spiegata, a base di gretto interesse indivi­ dualistico e del tutto n o n cu ran te degli interessi generali dell’isola.

Col d iritto elettorale, ristre tto fino a ieri a pochi p ri­ vilegiati, di costoro i g ran d i p ro p rie ta ri hanno potuto d i­ sporre facilm ente e liberam ente specie per rag io n i di d i­ pendenza economica. Il suffraggio allarg ato non h a p o r­ tato, alm eno al prim o esperim ento, g ran d i m iglioram enti. Le am m inistrazioni locali non sono state che Fespressione

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della loro volontà ed i d eputati, a loro volta, il risu ltato dell’accordo fra le .m aggioranze, sp a d ro n eg g ian ti nei co- rpuni e nelle Provincie, e il Governo. H anno, forse, questi signori, ap èrto il passo ai m igliori per costituire u n a forza tale da prem ere sul Governo e costringerlo a ll’adem pi- m ento dei suoi doveri per quan to rig u a rd a i bisogni v e ra ­ m ente u rg en ti e g en erali : irrigazione, viabilità, bonifiche, sistem azione dei to rre n ti, sicurezza, scuole? N eppure per sogno. Essi facilitaro n o l’ingresso nella v ita pubblica sol­ ta n to a coloro che avessero offerto la n ecessaria g a ra n z ia di servilism o verso di loro e verso il Governo.

Q uando essi stessi si fecero eleggere d ep u tati o nom i­ n a re sen ato ri non hanno avuto altro studio — salvo q u a l­ che eccezione — che quello di fa rsi g re g a ri di qu alsiasi Governo.

Questo m utuo accordo fra classe p riv ile g ia ta e Governo non poteva fru tta re che l’asso lu ta assenza dello S tato nei veri e g ran d i bisogni dell’isola. E ra un p atto tacito p er cui il Governo non voleva essere d istu rb ato d a richieste di legge che. im portassero vere e g ra n d i riform e, offrendo in compenso soltanto piccoli e g retti favori elettorali od a n ­ che economici.

L a piccola e m edia b orghesia non ha saputo o potuto ribellarsi.

Unico pericolo, contro questo idillio, quelle tu rb e di popolo di ta n to in ta n to am m u tin a n tisi p er d a r luogo ad esplosioni di m alcontento : guizzi di fiam m a subito repressi colla forza e spenti, talvolta, nel sangue.

I g ra n d i p ro p rie ta ri di m iniere non agirono diver­ sam ente. Q uando le crisi vennero a scuoterli dal lungo torpore, nessun rim edio seppero tr a r r e d a lla loro in iz ia ­ tiva. Gi volle, p rim a, che u n a Società estera venisse a salv arli e che lo Stato, poscia, li riu n isse in u n a Società obbligatoria. E gli a g ru m a rii ne seguirono im m e d ia ta ­ m e n te l’esempio chiedendo u n a C am era a g ru m a ria p er es­ sere salv ati d a u n a crisi che alcuni di loro m edesim i avevan provocato con speculazioni al rialzo sui prezzi.

Così oggi, come tre secoli fa, quando i signorotti chie­ devano al viceré M acqueda l ’istituzione di u n a d e p u ta ­ zione di giudici per l ’am m in istrazio n e dei beni m in ati

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dagli sperperi in fastigi o ili giuoco. Il sistem a , non è m utato : e s ’im plorano oggi, per le in d u strie e per i com­ m erci, Regi C om m issari così come s’im plorano per i co­ m uni e le provincie per m an ten ere saldo il potere che sfugge. E il Governo concede.

Or questo è il peggiore dei sistem i politici, perchè riesce solo a tra v ia re sem pre più la coscienza pubblica e disto­ glierla dalle soluzioni econom icam ente sane e socialm ente giuste dei v a ri problemi- economici che urgono.

E tan to più deleteria è q u esta azione per la Sicilia, la quale per d irig ersi verso m igliore avvenire e spezzare 1 ta n ti ostacoli che le tag lian o il passo verso la via del progresso h a bisogno di rim edi veram ente sa lu ta ri ed isp irati ai suoi g ra n d i e veri interessi, anziché di mezzucci politici che spesso, rivestiti di form a allucinante, dem agoghi e politi­ canti, vanno sollecitando; di o pera profondam ente ris a n a ­ trice, anziché di pannicelli caldi; di iniezioni di nuovo e più ricco sangue nelle sue vene che vanno sostanzialm ente esaurendosi, p u r se le apparenze indichino il contrario; di danaro, infine, sapientem ente speso, anziché di leggi ricche di disposizioni m a in p ra tic a ineseguite cpiando non sono a d d irittu ra ineseguibili.

L a Sicilia h a asp ettato finora con fa speranza che l’U nità politica producesse i fru tti desiderati; che i Go­ verni susseguitisi, anche quelli, purtroppo, presieduti da uom ini siciliani, si ric o rd a sse ro dell” esistenza di questa isola potenzialm ente capace di p ro d u rre le m aggiori ric­ chezze, e che le sue classi d irigenti, m odificando le loro idee al contatto della civiltà, isp irassero la loro azione al rinnovam ento economico e m orale dell’isolti. L’espe­ rienza quotidiana, purtroppo, ci d im o stra fin g ra n parte, il fallim ento di tale sp eran za : e i n o stri la v o ran ti sparsi per tu tto il m ondo, offrendo il m iglior«iavoro sul m ercato internazionale, sono stati, fino a ieri, m uti m a im placabili accusatori di coloro che li scacciarono dalla te rra natia.

Occorre, dunque, m u tare com pletam ente e rap id am en te le direttive pel rinnovam ento economico dell’isola. E non s a rà m ai superfluo, all'uopo, di raccom andare ai siciliani la concordia n ella soluzione delle g ran d i quistioni

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econo-28

m iche d ’interesse generale. Essi spesso h a n d ato e danno triste esempio di discordia, e non ne raccolgono che fru tti am arissim i.

È la g ran d e azione dello Stato che va d a ta alla Si­ cilia, non le piccole elem osine sotto fo rm a -d i concessioni a questo o quel gruppo di in teressati. P er la Sicilia, dopo la g u e rra specialm ente, è necessità vitale a u m e n ta re la produzione : e p er p ro d u rre occorre p re p a ra re sapiente- m ente i mezzi di produzione. P e r l'isola la più g ran d e so r­ gente di produzione è la terra. P rim a di p ensare a progetti di distribuzione-- e di spartizione occorre m ettere questa te r r a in condizione di p ro d u rre : il che significa rin n o v are tu tto l’am biente economico e politico.

Nè questo si può fare se al concorso tecnico e fin a n ­ ziario del Governo non corrisponde u n a azione econom ica e m orale dei siciliani stessi i quali- con tu tte le loro energie debbono illu m in are e g u id are lo Stato perchè convergano tu tti gli sforzi ad un solo fine. È l ’azione in d iv id u ale e collettiva dei siciliani che deve svolgersi sin dà ora perchè il dopo-guerra trovi la Sicilia già bene p re p a ra ta a chie­ dere ed ottenere ciò che le spetta.

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Pubblicazioni della Casa Editrice “ L’Agave „ , Via Po, 49 - R O M A

L IB E R I PE N SIE R I.

1. G. Provenzal. - Il Libero Pensiero e la G u erra . . . L. 1,00 2. La P a ro la della Dem ocrazia. D ocum enti italo-am

e-r i c a n i ...» 0,20 ‘j. U. Leoni - F o n ti pag an e di usanze e riti cristian i . » 0,50 4. G. P rovenzal - Il Delitto del 1° Agosto 1914 . . . . » 0,50 5. E. Sella - Il S erialism o di D o m a n i...» 0,50 0. A. A gresti - P erchè sono i n t e r v e n t i s t a ...» 0,50 7. A. B allori - L a M assoneria e la g u e r r a ...» 0,50 X. Sidney Sminino - Le g aran zie della pace. — In ap­

pendice : L a risp o sta del P resid en te W ilson al P a p a ... » ... ... » 0,50 9. T. Colombi - Il libro bianco della pace. D ocum enti

s e m i- d ip lo m a tic i... .... » 1,00 10. G. B ruccoleri - Il dopo g u e rra della Sicilia . . . . » 0,50 11. F. V irgili - Che av v errà d o m a n i? ... » 0,50

PAGINE EROICHE.

1. G. Provenzal - G iuram ento a C a d o r n a ... L. 0,10 2. A. Cervesato - Saluto ai com battenti ... » 0,10 3. F a n n y Z am pini-S alazar - P aro le di u n a ita lia n a

alle donne del P o p o l o ... » 0 29 4. T enneroni - Voci dei cad u ti p er la p a t r i a ... » 0,10 5. G. B ard an zella - P asso di Buole nel ricordo d ’un

com battente ...» 0.10 6. G. B. P iro lin i - Al mio amico nevrastenico . . . . » 0,10 7. U. C om andini - Lo sforzo nemico deve fallire. —

F. M artini - Ogni m aestro sia u n apostolo . . . » 0.10 8 G. P rovenzal - Adolfo V irgilii - 1897-1910 ...» 0,10

HOMO.

1. G. P rovenzal - In lode di Giov. Cena. (In corso di stampa). 2. A. P a lin - In lode di N azario Sauro, (idem).

In preparazione :

R. M urri - Da U dine a Caporetto. G. Provenzal - M em orabili di com battenti. G. P rovenzal - S opra le incudini.

IT. Dadone - B oem ia e Ita lia contro gli austro-ungarici. E. M anenti - I lim iti della lib ertà individuale n ell’a tti­

v ità economica.

Ogni pubblicazione noi venderem o a m età prezzo per non meno di cento copie ed a prezzi da convenire per m ille e più copie. Sottoscrizioni e prenotazioni presso il prof. Giulio P ro ­ venzal, Casa, E ditrice « L ’Agave », Via Po, 49 - Roma.

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