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La forza dei piccoli mercanti. Milano e dintorni tra la fine

del XIV e l’inizio del XV secolo

di Ilyes Piccardo

in «Studi di Storia Medioevale e di Diplomatica», n.s. III (2019) Dipartimento di Studi Storici

dell’Università degli Studi di Milano - Bruno Mondadori https://riviste.unimi.it/index.php/SSMD

ISSN 2611-318X ISBN 9788867743582 DOI 10.17464/9788867743582

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Studi di Storia Medioevale e di Diplomatica, n.s. III (2019)

Rivista del Dipartimento di Studi Storici - Università degli Studi di Milano <https://riviste.unimi.it/index.php/SSMD> ISSN 2611-318X ISBN 9788867743582 DOI 10.17464/9788867743582

La forza dei piccoli mercanti. Milano e dintorni tra la fine

del XIV e l’inizio del XV secolo

*

Ilyes Piccardo

L’economia e i mercanti ambrosiani, a partire dall’età comunale, hanno riscon-trato nel tempo un successo storiografico considerevole, con trattazioni che ne hanno analizzato molteplici aspetti 1. Nonostante la scarsità di fonti contabili 2, è

stato possibile studiare le vicende di singoli mercanti 3 e compagnie 4, nonché

in-dagare interi segmenti sociali, come quello dei banchieri attivi nella città di Mi-lano nei decenni centrali del XV secolo 5.

Nelle vicende milanesi tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo, i mercanti svolgono un ruolo centrale, con un dinamismo economico che, in particolare, si accompagna con l’aggressiva politica d’espansione territoriale condotta da Gian Galeazzo Visconti 6. L’ovvio e profondo legame tra eventi politici e affari si coglie

* Il presente articolo è frutto della rielaborazione della tesi di laurea magistrale di I. PIccaR -DO, Mercanti grandi, medi e piccoli a Milano negli anni di Gian Galeazzo Visconti (1392-1402).

Proso-pografia, Università degli Studi di Milano, Facoltà di Studi Umanistici, corso di laurea Magi-strale in Scienze Storiche, a.a. 2017-2018, relatore B. DeL BO, correlatore G. aLBINI.

1 Tra le numerose trattazioni v. VeRGa, La camera dei mercanti; ZeRBI, La banca; ID., Il mastro;

BaRBIeRI, Economia e politica; ZeRBI, Credito ed interesse; BaRBIeRI, Origini del capitalismo; MaINONI,

Mercanti lombardi; eaD., La Camera dei Mercanti; eaD., Economia e politica; FRaNGIONI, Milano fine

Trecento; GRILLO, Milano in età comunale; DeL BO, Mercanti e finanze; MaINONI, La politica economica;

DeL BO, Corporazioni e mutamenti; TOGNeTTI, Commercio e banca; POLONI, Il mercato internazionale. 2 come già osservava Gino Barbieri, rilevando che «ben poco ci è pervenuto circa le

cen-tinaia, anzi migliaia di operatori economici, che dal Due al Quattrocento posero le basi della grandezza e della prosperità di Milano», BaRBIeRI, Origini del capitalismo, pp. 157-158.

3 Si tratta di figure di rilievo, come quelle di Marco carelli v. cIceRI - ROccO NeGRI, Marco

Carelli; Marco Serraineri, MaINONI, Un mercante milanese; Donato Ferrario da Pantigliate v. GaZ -ZINI, Dare et habere; Mariano Vitali da Siena v. DeL BO, Mariano Vitali da Siena.

4 MaINONI, Mercanti lombardi. 5 DeL BO, Banca e politica a Milano.

6 Il contesto storico è puntualmente ricostruito in cOGNaSSO, Il ducato visconteo, pp.

487-567; ID., L’unificazione della Lombardia, pp. 3-66; sul dinamismo economico v. cIPOLLa, I precedenti

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con efficacia proprio alla morte di quest’ultimo, laddove, nel caotico e violento scenario degli anni in cui governa il figlio Giovanni Maria, gli scambi si contrag-gono, con considerevoli perdite economiche e finanziarie 7. Prima di questi

scon-volgimenti, la città si trova tuttavia al centro di un importante giro d’affari, gestito innanzitutto da grandi mercanti e banchieri, capaci di interessi che si dipanano verso molteplici direzioni. Tra questi vi sono, ad esempio, operatori di importanti casate come i Taverna, studiati da Gino Barbieri 8, e i Borromeo 9, con campsores

attivi proprio negli anni del primo duca di Milano 10. La vitalità del mondo

eco-nomico ambrosiano si rispecchia nella numerosa popolazione mercantile; essa risulta coinvolgere operatori eterogenei, più o meno facoltosi e anche provenienti da località del contado milanese 11. La documentazione fornisce una pluralità di

informazioni sulla presenza e la mobilità dei piccoli mercanti residenti in que-st’ultima area, che illustra un significativo rapporto di interscambio commerciale tra la città e i borghi circostanti.

Da un’indagine sui fondi notarili, luogo privilegiato per reperire informazioni in virtù delle già menzionate lacune documentarie 12, è possibile ricavare

un’am-pia ed eterogenea quantità di dati e identificare numerosi esponenti della mer-catura, sia milanesi sia provenienti da altre località ma attivi in città. Dallo spoglio delle filze inedite del notaio Giovanni da cermenate 13 e dai regesti di Giovannolo

Oraboni 14 e Francescolo Oldoni 15, entrambi notai dotati di una clientela a

carat-tere spiccatamente commerciale e finanziario, emerge un profilo della mercatura composto da un nutrito gruppo di piccoli mercanti, protagonista del successo dell’intero ceto milanese.

7 MaINONI, Un mercante milanese; sulle vicende successive alla morte di Gian Galeazzo

Vi-sconti v. GRILLO, La fenice comunale; DeL TReDIcI, Il partito dello stato. 8 BaRBIeRI, Origini del capitalismo, pp. 249-310.

9 BIScaRO, Il banco; ZeRBI, Le origini, pp. 311-368, 413-446; chITTOLINI, Borromeo, Vitaliano; De

ROOVeR, Borromeo, Galeazzo; MaINONI, Mercanti lombardi; Liber tabuli Vitaliani Bonromei; DeL

BO, Banca e politica, pp. 126-128.

10 È il caso, ad esempio, di Borromeo Borromeo, aSMi, Atti dei notai, 5104, 22 marzo 1402. 11 Sui rapporti tra città e contado nella Lombardia medievale v. Contado e città in dialogo;

BaRILe - MaINONI, Mercati sub-regionali; il dinamismo dei mercanti del contado milanese risulta

sin dal XIV secolo, sulla piazza genovese, come nel caso di Bertramo Gallus e Martino Brozius da carate e Bonanetto del fu Giuseppe de Plutea da Garbagnate v. GRILLO, Milano in età comunale,

p. 227.

12 Tra gli altri, già Barbieri individuava l’importanza del notarile per sopperire a tali

man-canze, BaRBIeRI, Origini del capitalismo, p. 158; l’editrice del carteggio milanese dell’archivio

Da-tini di Prato evidenzia i limiti della fonte daDa-tiniana: «si tratta di documenti aziendali e parte di quei dati, beninteso una parte soltanto, riguarda la dimensione datiniana e quella soltanto», FRaNGIONI, Milano fine Trecento, p. 32.

13 aSMi, Atti dei notai, 5104, 5105; sulla casata dei da cermenate v. SOLDI RONDININI,

Cerme-nate, Giovanni da.

14 MaINONI, Gli atti di Giovannolo Oraboni. 15 BeDINa, Il protocollo notarile.

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Se è vero che sullo scorcio del XIV secolo spiccano le transazioni di pochi gran-di operatori 16, gli instrumenta risultano anche costellati da transazioni minori,

per quantitativi ridotti di merce, che coinvolgono una serie di figure meno facol-tose. Si evidenzia anzitutto l’esistenza di una gerarchia mercantile, permeata da un’intensa rete relazionale che pone in collegamento, più o meno diretto, quasi tutti gli operatori attivi sulla piazza ambrosiana. In cima si trovano quei mercanti dotati di capitali cospicui e votati all’impresa. Le potenzialità di questo eccezio-nale giro d’affari vengono ampliate dalla crescita economica di tali anni, grazie alla quale si afferma il segmento dei piccoli mercanti, impegnati a trattare ma-nufatti di minor pregio e minor costo.

Chi sono i piccoli mercanti? 1.

Benché esista a Milano un’Universitas mercatorum, non è possibile considerare co-me co-mercante solaco-mente chi vi appartiene. anche gli Statuta Merchatorum Medio-lani mostrano un’elevata flessibilità a riguardo. Infatti, in merito all’immatrico-lazione alla camera dei Mercanti, Patrizia Mainoni ha scritto:

quest’ultima non era necessaria per assumere la qualifica di mercator, in quanto mer-catores erano considerati sia «illi qui pro mercatoribus descripti sunt et aprobati», sia quelli «qui utuntur vel uti fatiunt stratis mercadanziarum» 17.

L’assenza della qualifica di mercante, all’interno dei documenti, non preclude il fatto che gli operatori effettivamente lo siano. Leggendo gli atti notarili si incon-trano diverse figure coinvolte in tipologie analoghe di attività e traffici; tra queste alcune sono qualificate con il titolo di mercator e altre no. Pietrino da Dergano vende circa 7 lire di panni di fustagno e viene indicato come mercante 18, mentre risulta

privo di qualifiche Giovannino da Legnano, che smercia 118 lire di fustagni 19.

en-trambi agiscono come fornitori, trattano la stessa tipologia e di merce e, anzi, la differenza nell’entità delle transazioni suggerirebbe una dimensione commerciale

16 Tra i numerosi esempi possibili, possono rendere l’idea le promesse di pagamento da

Francesco dei Serazoni a Giovannino Meraviglia per 954 lire milanesi per l’acquisto di lana in-glese, ibidem, p. 87; dai cremaschi Giovanni Vimercati e Graziolo ardugi a Pietro della Sala per 1.100 fiorini per l’acquisto di fustagni, aSMi, Atti dei notai, 5104, 31 maggio 1402; da Giovannino Pietrasanta e Marchesino da Luino a Leonardo da Peregallo per 2.400 lire per l’acquisto di ar-gento, ibidem, 5105, 27 ottobre 1402.

17 MaINONI, La Camera dei Mercanti, p. 74, il testo è ripreso dagli Statuta Merchatorum

Me-diolani.

18 aSMi, Atti dei notai, 5104, 1° giugno 1394. 19 Ibidem, 3 maggio 1402.

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più marcata per il da Legnano. Nonostante la differenza proposta dalla documen-tazione notarile, nella sostanza questi operatori sono pienamente equiparabili.

chi sono i piccoli mercanti? Sono operatori che compaiono meno nelle imbre-viature notarili rispetto ad altri protagonisti della vita economica, trattano somme e quantitativi di merce contenuti, nonché in genere di minor pregio, agiscono più come acquirenti che come fornitori e la gran parte non ha la capacità ecomica necessaria per diversificare i propri investimenti. Tra questi, negli atti no-tarili, numerosi sono privi della qualifica di mercator. Una quota consistente di piccoli operatori proviene da borghi e località nei dintorni di Milano; a costoro, privi della capacità finanziaria dei colleghi milanesi, comaschi e monzesi 20, la

qualifica mercantile è associata ancor più raramente. È esemplificativo il caso di Rolando da Lissone, il quale inizialmente compare come maestro agugliatore, quando nel 1395 stipula una società con il mercante di colonia Pietro Strolen, im-pegnandosi a produrre 960.000 aghi nel biennio successivo 21. Nel tempo il da

Lissone accumula un capitale sufficiente per diversificare le proprie attività; nel 1402 egli, prima, vende circa 68 lire di pelli d’agnello a un pellicciaio 22 e, in

se-guito, si inserisce anche nel mercato del credito, laddove ne acquisisce per circa 179 lire nei confronti di diversi pellicciai e paga attraverso la consegna di un quantitativo di aguglie del medesimo valore 23.

Affari e interessi 2.

La funzione essenziale della piccola mercatura emerge nella molteplicità degli scambi nei quali l’elevato numero di individuati è coinvolto con continuità 24. I

loro interessi si indirizzano verso molte delle merci presenti sul mercato ambro-siano. L’analisi incrociata dei dati relativi a questi commerci e di quelli inerenti all’origine geografica dei loro protagonisti fornisce indicazioni preziose sulle ten-denze che contraddistinguono tali operatori. In particolar modo l’hinterland 20 Sui Monzesi e le lane trattate v. MaINONI, Il mercato della lana; eaD., Un mercante milanese;

sull’elevata qualità dei drappi comaschi e la conseguente presenza nel mercato v. eaD.,

Econo-mia e politica, p. 15.

21 aSMi, Atti dei notai, 5104, 21 luglio 1395. 22 Ibidem, 2 ottobre 1402.

23 Ibidem, 5105, 4 ottobre 1402.

24 Si tratta di 152 operatori che rientrano in tale segmento, individuati attraverso l’esame

di 848 transazioni commerciali, tra i 2.369 atti e regesti considerati. Nello specifico, risultano 50 piccoli mercanti negli atti del notaio Oraboni (1375-1382), tra le 249 transazioni su 463 regesti, v. MaINONI, Gli atti di Giovannolo Oraboni; ne risulta solamente 1 nelle 20 transazioni rogate da

Francescolo Oldoni (1390-1393), su 108 regesti, v. BeDINa, Il protocollo notarile; e, infine,

emer-gono 101 piccoli mercanti negli atti di Giovanni da cermenate, dalle 579 transazioni su 1.798 atti rogati tra il 1393 e la fine del 1402, v. aSMi, Atti dei notai, 5104, 5105.

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merciale ‘cittadino’ si estende dalla Valvarrone (aveno, a 70 km di distanza dalla metropoli, a nord), a Gallarate (38 km a nord-ovest), abbiategrasso (22 km a sud-ovest) e Melegnano (14 km a sud-est).

Si rilevano differenze significative tra i mercanti che acquistano materie prime e quelli che invece trattano prodotti finiti.

Tav. I. Suddivisione dei piccoli mercanti tra acquirenti e venditori per tipologia di merce.

Il commercio dei fustagni è il settore che attira in proporzione il maggior numero di piccoli mercanti, risultandovi coinvolto circa il 30% 25, suddivisi tra un 40% di

fornitori e un 60% di acquirenti. Tale traffico interessa diversi comitatini, prove-nienti da corsico 26 e dalle pievi di Desio 27 e Rosate 28.

Un secondo importante mercato è quello dei pannilana 29, nel quale

interagi-scono diversi piccoli mercanti interessati al prodotto finito, il 10% del totale, com-parendo quasi esclusivamente come compratori. I panni lavorati si dividono ten-denzialmente tra quelli milanesi e quelli generici, con l’aggiunta di una transazione di panni di Lecco 30. Il maggior numero di piccoli mercanti forestieri

tratta i pregiati panni milanesi 31, come ad esempio uno da Galbiate 32, nonché

altri di realtà più distanti, come castiglione d’adda 33, nel distretto di Lodi.

25 Sui fustagni v. FRaNGIONI, Sui modi di produzione e sul commercio dei fustagni; più in

gene-rale sui prodotti ambrosiani, specialmente quelli dotati di un maggior mercato v. DeL BO, Il

“made in Mediolano”.

26 Giovannino Gargani in aSMi, Atti dei notai, 5104, 26 giugno 1402. 27 Giovannino da Giussano ibidem, 5105, 4 agosto 1402.

28 Guglielmo Scanzoli da Leffe ibidem, 5104, 26 maggio 1402; ibidem, 5105, 4 agosto 1402. 29 Nell’ampiezza della produzione storiografica sul mercato della lana, un punto di vista

generale in DINI, L’industria tessile italiana; per il contesto milanese v. MaINONI, Il mercato della

lana; sulla messa a punto, per la manifattura laniera v. eaD., La politica economica.

30 Giacomo avonti da Lecco si obbliga per la somma di 19 lire milanesi per l’acquisto di

un drappo di lana bassa di Lecco, v. aSMi, Atti dei notai, 5104, 13 giugno 1396.

31 Sulla qualità di tale merce v. MaINONI, Il mercato della lana. 32 Giovannolo Bussi in aSMi, Atti dei notai, 5105, 11 agosto 1402. 33 albertino di Villa e il figlio Guglielmo ibidem, 11 agosto 1402.

Merce Acquirenti Venditori

Fustagni 60% 40% Pannilana 80% 20% cotone 90% 10% Lana grezza 100% 0% cuoiame 64% 36% altre merci 35% 65%

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tre, un mercante di Melegnano e uno della pieve di Locate, ma anch’egli abitante nello stesso luogo, comprano drappi di lana privi di una specifica indicazione sulla qualità o la tipologia 34.

Nel commercio delle materie prime è ancora più netta la preponderanza degli acquirenti, in particolar modo in merito al cotone 35, merce trattata da circa il 20%

dei piccoli mercanti. I fornitori di cotone sono solamente il 10% e risulta essere un mercato di pertinenza dei Milanesi; pertanto, la diffusione della lavorazione di questa materia sembra concentrarsi prevalentemente nell’area urbana.

Le tipologie di lana grezza trattate sono in prevalenza quella di San Matteo 36,

seguita da quella «genovese» 37 e dalla generica lana grossa 38. Nessun acquirente

proviene dal contado milanese, tuttavia alcuni operatori appartengono a realtà più distanti ma comunque di dimensioni ridotte. Tra questi si segnalano piccoli mercanti di Desenzano al Serio 39 e albino 40, nel distretto di Bergamo 41, e di

Mandello 42, nel distretto di como.

Dunque, si rilevano differenze significative tra chi compra materie prime e chi invece tratta i prodotti finiti. I comitatini sono sì presenti a Milano, ma destinano i propri capitali precipuamente all’acquisto di merce già lavorata, da rivendere presumibilmente nelle località d’origine.

I restanti interessi della categoria vanno verso molteplici direzioni, a partire dal 13% dei mercanti di pelli e di cuoio 43, tra i quali vi sono acquirenti anche da

34 antoniolo da Bascapè e Guidetto Landriani, quest’ultimo proveniente da Torriggio nella

pieve di Locate, ibidem, 5104, 8 luglio 1402.

35 Sul cotone v. FeNNeLL MaZZaOUI, The Italian cotton industry.

36 Sul mercato della lana di San Matteo, oltre ai titoli già menzionati, v. MeLIS, La lana della

Spagna e della Barberia occidentale; alberto degli Orrigoni da Taeggio acquista quasi 38 lire di lana di San Matteo, V. aSMi, Atti dei notai, 5104, 29 luglio 1395; Melino da Barlassina ne compra circa

38 lire, ibidem, 14 giugno 1396; Guglielmo di Perazio si obbliga per circa 74 lire, ibidem, 14 giugno 1396; Franco artusi da Vertova ne acquista circa 33 lire, ibidem, 28 giugno 1402; Giovannino Mo-roni e Martino dei Marinoni si obbligano per circa 55 lire, ibidem, 5105, 29 agosto 1402.

37 Perallo Micheli di Mazzana acquista circa 79 lire milanesi di lana «genovese», pertanto

acquistata attraverso Genova, ibidem, 5104, 16 giugno 1396.

38 Molo e Giovanni Longoni acquistano quasi 11 lire milanesi di lana grossa, ibidem, 20

lu-glio 1395.

39 Martino dei Marinoni, ibidem, 5105, 29 agosto 1402. 40 Giovannino Moroni, ibidem, 29 agosto 1402.

41 Sulla lavorazione dei panni bergamaschi nell’area settentrionale del relativo distretto v.

MaINONI, Economia e politica, p. 18; eaD., L’economia di Bergamo; sulla produzione dei panni di

Bergamo, di qualità inferiore rispetto a quelli ambrosiani, v. eaD., Economia e politica, pp.

27-31; ad albino sono rilevate diverse gualchiere sin dalla fine del XII secolo, v. MeNaNT, Campagnes

lombardes, p. 274.

42 Perallo Micheli di Mazzana in aSMi, Atti dei notai, 5104, 16 giugno 1396.

43 Sul mercato delle pelli v. FRaNGIONI, Il mercato dei pellami; MaINONI, Pelli e pellicce; più in

generale sulle pellicce v. DeLORT, Le commerce des fourrures; sulla produzione italiana di pellami

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Gallarate 44 e Melzo 45: si va dal generico cuoio lavorato 46 alle pelli cordonate

grezze 47, sino alle ben più numerose compravendite di balzane confezionate e

pelli d’agnello, in alcune occasioni smerciate insieme ai soatti 48.

Tra le altre tipologie di commerci figurano tele 49, taffetà 50, baldinelle 51,

ra-me 52, ferro 53, armi 54, merzarie 55, res a spiciaria 56, zucchero 57, candele 58 e carne 59.

44 Il 10 aprile 1375 antoniolo Rossi acquista circa 51 lire di pelli d’agnello v. MaINONI, Gli

atti di Giovannolo Oraboni, p. 588; lo stesso Rossi è il capostipite di una famiglia attestata nel XV secolo nella «fabbricazione e vendita di panni lana», DeL TReDIcI, Comunità, nobili e gentiluomini,

pp. 250-251.

45 Il mercante e pellicciaio Franceschino Maccanei, il 29 luglio 1376, compra pelli d’agnello

v. MaINONI, Gli atti di Giovannolo Oraboni, p. 630.

46 antoniolo di Oria acquista circa 45 lire milanesi di merce v. BeDINa, Il protocollo notarile,

p. 84; cristoforo Beolchi ne smercia circa 32 lire v. aSMi, Atti dei notai, 5104, 24 luglio 1395; Bia-gino da como ne vende circa 22 lire, ibidem, 12 giugno 1396; antoniolo Beolchi, il figlio cristo-foro e il nipote antonino si obbligano per 75 fiorini, ibidem, 24 luglio 1402.

47 Gervasio Scazosi e il magister Pietro Scazosi acquistano 144 lire di merce, ibidem, 27

mag-gio 1394.

48 Borgino Demiani vende prima circa 54 lire milanesi di pelli d’agnello e soatti e in seguito

circa 67 lire della stessa merce, ibidem, 30 maggio 1394, 10 luglio 1396; Stefanino Moriggia smer-cia circa 13 lire di soli soatti, ibidem, 5105, 5 agosto 1402.

49 antonio Ginoldi da Lomazzo ne compra circa 51 lire, ibidem, 5104, 5 maggio 1402. 50 Gasperino Nadini riceve il saldo di circa 47 lire dalla vedova del frixarius Vincenzo Roldi,

ibidem, 3 luglio 1402.

51 Donato cavalleri ne acquista circa 201 lire nel 1401, saldando in seguito, ibidem, 27

mag-gio 1402.

52 ambrogio da Rezzonico compra circa 62 lire di rame, insieme al mercante cristoforo

Pusca, ibidem, 12 luglio 1402.

53 Beltramo anzaverti smercia 9 lire di ferro, ibidem, 18 luglio 1402.

54 Giovanni Monteselli, da Parma, acquista circa 43 lire di armi e lance, ibidem, 5105, 18

settembre 1402.

55 Giacomo alciati vende merzarie per circa 24 lire, ibidem, 5104, 27 maggio 1402; anche

Maffiolo cattanei di Porta Romana è un fornitore, v. ZeRBI, Il mastro, ad indicem; antonio detto

Raspa di Furlano, da Pagnona, acquista 129 lire di lana e merzarie, aSMi, Atti dei notai, 5104, 20 luglio 1402; Simone degli Orsoni, da aveno ne compra da Maffiolo Trosi circa 18 lire, ibidem, 26 maggio 1402; sulle merzarie, minuteria metallica tra le più importanti produzioni milanesi, v. FRaNGIONI, Sui modi di produzione del settore metallurgico; eaD., Milano fine Trecento; DeL BO, Il

“made in Mediolano”.

56 Lo speziale Giovannolo Sansoni smercia circa 22 lire di res a spiciaria, V. aSMi, Atti dei

notai, 5104, 16 giugno 1402.

57 Maffeo e Pietro cattanei di Porta Romana vendono circa 42 lire di polvere di zucchero,

ibidem, 5 maggio 1396.

58 Il mercator di Monza Giovannino Rinzi smercia 93 lire di candele votive, ibidem, 7 giugno

1402.

59 ardigolo Minanti da Gallarate vende arti di capretto per circa 17 lire, ibidem, 15 giugno

1396.

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La pratica della mercatura tra i piccoli mercanti 3.

I piccoli mercanti non si limitano alle compravendite, bensì anch’essi in alcuni casi rivelano un profilo imprenditoriale. Valerino Pessina acquista, ad esempio, strumenti per lavorare i drappi di lana e al contempo ottiene un mutuo per pro-durne 60. alberto degli Orrigoni da Taeggio compra modesti quantitativi di lana

di San Matteo nel 1395 e otto anni dopo si iscrive alla matricola dei mercanti di lana sottile, portando a compimento un evidente percorso di ascesa che culmina con l’immatricolazione 61.

Il successo negli affari può essere anche un volano per l’entrata nella vita po-litica della città. Ne è un esempio la parabola di Beltramo anzaverti, apparte-nente a una famiglia di mercanti, come suggerisce un atto nel quale nomina due procuratori per conto del padre, incaricati di esigere i crediti del padre e del fra-tello nei confronti di alcuni cittadini di Reggio 62. Il 18 luglio 1402 egli vende un

modesto quantitativo di ferro, per circa 9 lire 63. Nei decenni centrali del XV

se-colo è attivo nella città di Valencia 64. L’accresciuta dimensione personale ed

eco-nomica gli consente di inserirsi politicamente: nel 1410 e nel 1418 egli è uno dei XII di Provvisione di Milano 65 e nel 1434 diventa priore di un consorzio

elimo-siniero, la Scuola della Divinità, ricoprendo in seguito gli incarichi di tesoriere e compilatore nel 1444 66.

allo stesso modo si riscontrano movimenti discendenti, in particolare presso mercanti il cui giro d’affari si contrae, trattando somme più contenute e necessi-tando di termini di pagamento più dilazionati. Il mercator ambrosiano Guido da cabiate, detto da Busto, il 26 luglio 1397 promette ai grandi mercanti alessandro e Borromeo Borromeo di pagare la somma di 131 lire per l’acquisto di cotone. Non essendo riuscito a soddisfare i termini pattuiti, il 22 giugno 1402 il da cabiate si accorda per rateizzare il debito 67. Sebbene i suoi affari proseguano, la

situa-zione poco florida è confermata dall’ulteriore pagamento dilazionato del 3 luglio 60 Ibidem, 2 maggio 1402.

61 Ibidem, 29 luglio 1395; per l’iscrizione alla matricola v. SaNTORO, La matricola, p. 29. 62 aSMi, Atti dei notai, 5104, 2 maggio 1402.

63 Ibidem, 18 luglio 1402.

64 MaINONI, Mercanti lombardi, pp. 69-70.

65 SaNTORO, Gli offici, pp. 134-135; in merito alle funzioni di tale officio, «I ‹Dodici› avevano

quindi pieno potere di prendere qualsiasi provvedimento riguardante il comune di Milano allo stesso modo che il ‹consiglio generale›, cioè poteri assai ampi. Questi poteri rimasero for-malmente pressoché immutati per tutto il periodo visconteo-sforzesco; dico forfor-malmente per-ché in realtà i ‹Dodici› dovevano avere sempre l’approvazione del Duca per qualsiasi delibe-razione» e «la sua giurisdizione non era limitata alla città, ma si estendeva a tutto il vasto contado», ibidem, pp. 79-80.

66 GaZZINI, Dare et habere, p. 51.

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seguente, quando il da cabiate acquista altro cotone, per 60 lire, ancora in rate di modesta entità 68.

coloro i quali dispongono di un surplus di denaro possono dedicarsi ad affari che talvolta travalicano i consueti confini del proprio mestiere. Oltre al già men-zionato agugliatore Rolando da Lissone, sono particolarmente coinvolte in tale dinamica le attività come quelle degli speziali e dei pellicciai, mestieri noti per il loro profilo commerciale 69. Maffiolo da calco, speziale e appartenente a una

fa-miglia attestata in tale mestiere, opera anche come fornitore di balzane confezio-nate 70. È ancora più evidente con i pellicciai, come mostrano gli instrumenta del

notaio Giovannolo Oraboni, tra il 1375 e il 1382, nei quali sono numerose le figure associate contemporaneamente alle qualifiche sia di pellicciaio sia di mercante 71.

La documentazione restituisce anche informazioni sul possesso di beni immo-bili. Il 15 aprile 1402 Guidotto Sacchi, acquirente di fustagni 72, emerge come

pro-prietario di diversi beni immobili nella parrocchia di S. Babila intus, in porta Ro-mana, nel sedime in cui abita 73. In particolar modo, fra tali beni si nota la presenza

di un mulino, capitale cospicuo, come confermano i 43 fiorini di affitto annuo per i quali la persona investita dal Sacchi si obbliga. emergono anche locazioni, come nel caso di Giello da civello, cittadino milanese e fornitore di cotone, che nel 1402 prende in affitto un solaio grande a blado, sito in un sedime nella parrocchia di S. Satiro in Porta Romana, per il canone annuo di circa 14 lire 74.

Inoltre, non è inusuale che i piccoli mercanti si uniscano ad altri colleghi per far nascere sodalizi commerciali, destinati all’acquisto di quantitativi di merce su-periori rispetto a quelli a cui potrebbero accedere solamente con le proprie forze.

68 Le rate, di 8 lire all’anno, iniziano a partire dal 1403, ibidem, 3 luglio 1402.

69 In merito agli speziali a Torino tra il XIV e il XV secolo, ad esempio, alessandro Barbero

scrive: «il loro era per certi aspetti un commercio poco specializzato, che riuniva in sé tratti della farmacia e della drogheria, dei negozi di ferramenta, di generi coloniali e di articoli casa-linghi», BaRBeRO, Un’oligarchia urbana, p. 159; e, questa volta sugli speziali a Vercelli, Beatrice

Del Bo scrive: «spesso gli speciarii erano esponenti di quelle stesse famiglie che praticavano la mercatura», DeL BO, Mercanti e artigiani a Vercelli, p. 532; il commercio come tratto caratteristico

dei pellicciai, senza che necessariamente esso sfoci nella pratica duratura della mercatura, co-stituisce una dinamica già evidenziata da Robert Delort, DeLORT, Le commerce des fourrures, pp.

938 e segg.; le possibilità di arricchimento e di ascesa sociale connesse, nel periodo qui consi-derato, a tale mestiere sono già state esposte in maniera puntuale per altre realtà urbane, ad esempio per Vercelli, DeL BO, Mercanti e artigiani a Vercelli, pp. 540-544.

70 aSMi, Atti dei notai, 5104, 26 luglio 1395. Nello stesso periodo il da calco acquista

quan-titativi di merce, tra cui polvere da zucchero, ibidem, 5 maggio 1396; e sapone duro, ibidem, 6 giugno 1402.

71 MaINONI, Gli atti di Giovannolo Oraboni, pp. 548, 549, 559, 625, 630, 631, 640, 641. 72 Per la somma di circa 31 lire, aSMi, Atti dei notai, 5105, 22 agosto 1402. 73 Ibidem, 5104, 15 aprile 1402.

74 Il da civello smercia 64 lire di cotone, ibidem, 30 maggio 1394; l’investitura è successiva,

ibidem, 14 luglio 1402.

(13)

I gruppi più diffusi sono costituiti, ovviamente, da membri della stessa fami-glia 75. È così per antoniolo Beolchi, il figlio cristoforo e il figlio di quest’ultimo,

antonino. Il 24 luglio 1402 tutti e tre si obbligano a pagare prima 75 fiorini, in tre rate annuali, e poi altre 100 lire per l’acquisto di cuoio 76. I carisi da cassano,

in-vece, nel 1402 risultano divisi pur operando nel medesimo settore; mentre Gia-como e il figlio ambrogio acquistano fustagni per circa 106 lire, l’altro figlio, Ber-nardo, agisce indipendentemente, comprando circa 113 lire di fustagni tra maggio e agosto 77.

Gli accordi tra operatori provenienti da realtà differenti illustrano l’esistenza di un’ampia rete di contatti che si interseca nel contado milanese, sino a raggiun-gere anche località al di fuori di questo, ma sempre in costante relazione con la città. L’11 agosto 1402 Giovannolo Bussi, da Galbiate, Guglielmo di Villa, mila-nese ma abitante in castiglione, nel distretto di Lodi, e il padre di quest’ultimo, albertino, si impegnano a pagare entro il gennaio seguente 65 lire per l’acquisto di drappi di lana ambrosiani 78. In questo modo si estende il raggio d’azione dei

mercanti attivi sulla piazza ambrosiana, stabilendo significative relazioni com-merciali con il contado. Mercanti minori provengono anche da aree più distanti, come Martinolo dei Martinoni e Giovannino Moroni, da Desenzano al Serio e da albino, entrambe in Val Seriana inferiore nel distretto di Bergamo; il 29 agosto 1402 essi acquistano lana di San Matteo per circa 55 lire, da pagare entro le ca-lende di dicembre 79.

Queste relazioni commerciali tra i Milanesi e i mercanti comitatini continuano a comparire e a svilupparsi, sino a estendersi anche ad altri ambiti. Beltramolo e Ubizzolo di Perazio, entrambi residenti in città, operano ripetutamente insieme a Guglielmo Scanzoli da Leffe 80, della cascina Doresana nella pieve di Rosate 81.

I tre acquistano fustagni grezzi per circa 35 lire e poi per altri 28 fiorini, tra il 26 maggio e il 4 agosto 1402 82. Nello stesso giorno della prima obbligazione, lo

Scan-zoli da Leffe paga ai fratelli di Perazio l’acquisto per possedimenti e beni siti nella 75 alcune osservazioni a riguardo, e in particolare modo sulle fraterne, in MaINONI, La

po-litica economica, pp. 174-175.

76 aSMi, Atti dei notai, 5104, 24 luglio 1402.

77 Ibidem, 10 maggio 1402; ibidem, 5105, 9 agosto 1402. 78 Ibidem, 11 agosto 1402.

79 Ibidem, 29 agosto 1402.

80 Lo Scanzoli da Leffe è figlio di Grazio o Graziano de Schanzolis, capostipite di una

fami-glia di pergamaschi e attivo «tra il 1372 e il 1377 nelle campagne tra casorate e Rosate». Grazio «prendeva in affitto terreni arativi, prati e pascoli, spostandosi con la sua numerosa famiglia da una cascina all’altra; comprava lana e formaggio da altri allevatori, ai quali subaffittava prati o vendeva fieno». Guglielmo è plausibilmente tra quei figli che ereditano i numerosi crediti paterni, v. chIaPPa MaURI, Terra e uomini, pp. 38-39.

81 La cascina è situata al confine tra gli odierni comuni di Noviglio, Gaggiano e Zibido

San Giacomo.

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cascina in cui abita, dimostrando un insieme di rapporti più complesso e dura-turo 83.

Riprendendo il concetto di cittadinanza economica, espresso da Luciano Pa-lermo 84, i mercanti del contado hanno effettivamente accesso al mercato alla

stre-gua degli operatori ambrosiani, sono quindi riconosciuti come meritevoli del rapporto fiduciario necessario alla conduzione dei propri affari. L’analisi dei ter-mini di pagamento mostra la sostanziale uniformità di trattamento tra i Milanesi e i comitatini.

Conclusioni 4.

Il variegato nucleo di figure che si addentrano negli spazi tipici della mercatura è il frutto e allo stesso tempo la misura della vitalità e della ricchezza dell’intero ceto. I piccoli mercanti costituiscono le fondamenta irrinunciabili degli scambi commerciali del periodo. In un circolo virtuoso, le attività degli operatori minori sono indispensabili ai grandi che animano di continuo la documentazione, no-tarile e non.

I piccoli mercanti, attraverso l’analisi delle loro attività e dei loro interessi, pos-sono essere adottati come cartina al tornasole per misurare da un lato il livello di mercantilizzazione e dall’altro la prosperità dell’intera società milanese. Inol-tre, le attività di questi piccoli operatori, di cui molti provengono dal contado, dimostrano l’esistenza tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo di continui e in-tensi rapporti di stretta dipendenza tra città e contado.

MANOSCRITTI

Milano, archivio di Stato (aSMi), Atti dei notai, 5104, 5105.

83 Ibidem, 5104, 26 maggio 1402.

84 Tale concetto è espresso anzitutto come «una qualità attribuita a individui dotati di

spe-cifiche caratteristiche, tra cui fondamentale è quella della «affidabilità» economica e finanziaria: questa affidabilità consente, infatti, agli individui che ne sono dotati di presentarsi come sog-getti attivi del mercato, di riconoscersi tra di loro come degni di fiducia, di operare in condizioni di sicurezza per sé e per i propri corrispondenti», PaLeRMO, Moneta.

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Tutti i siti citati sono da intendersi attivi alla data dell’ultima consultazione: 3 no-vembre 2019.

ABSTRACT

Nel saggio si illustra la rilevanza del segmento dei piccoli mercanti attivi nella metropoli ambrosiana tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo. Dall’analisi di un corposo nucleo di atti notarili, emerge con prepotenza l’intenso rapporto che collega gli operatori del contado e Milano, in un fitto intreccio di affari di diffe-rente consistenza economica. L’espansione dell’economia cittadina, supportata da quella politica, che caratterizza tale periodo, è sostenuta dalla diffusione delle attività commerciali a diversi livelli. In tale contesto la forza dei piccoli mercanti si sviluppa e si consolida, diventando una parte fondamentale dell’intero ceto.

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The paper illustrates the relevance of the segment of small merchants active in the ambrosian metropolis between the end of the 14th and the beginning of the 15th century. Through the analysis of a substantial nucleus of notarial deeds, the intense relationship between the operators of the countryside and Milan emerges powerfully, in a close network of businesses with different economic consistency. The expansion of the city economy, supported by the political one, which char-acterizes this period, is sustained by the spread of commercial activities at differ-ent levels. In this context the strength of small merchants develops and consoli-dates, becoming a crucial part of the whole class.

KEYWORDS

Milano, mercanti, contado, medioevo, Visconti Milan, merchants, countryside, Middle ages, Visconti

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