• Non ci sono risultati.

AGRItrend : evoluzione e cifre sull'agro-alimentare. 2012, 3. trimestre

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "AGRItrend : evoluzione e cifre sull'agro-alimentare. 2012, 3. trimestre"

Copied!
48
0
0

Testo completo

(1)

AGRI

tRend

E

voluzionE

E

cifrE

sull

agro

-

alimEntarE

(2)

Comitatodiredazione Responsabile del progetto:

Francesca Pierri Referenti:

Annalisa Zezza, Antonella Pontrandolfi,

Crescenzo dell’Aquila, Gaetana Petriccione, Mafalda Monda Roberta Sardone, Roberto Solazzo, Teresa Lettieri

elaborazioni Fabio Iacobini

organizzazione editoriale: Benedetto Venuto

Progettazione e realizzazione grafiCa: Sofia Mannozzi

Segreteria:

Lara Abbondanza e Debora Pagani geStione internet:

Domenico Pavone

(3)

Indice

Un quadro di sintesi

4

1. Il quadro congiunturale dell’agricoltura in

Europa 5

2. La demografia delle imprese

11

3 Produttività, investimenti e credito

15

4. Impiego di lavoro e retribuzioni

31

5. Il fatturato, la produzione e i prezzi nell’industria

agroalimentare 35

6. Andamento dei prezzi e consumi alimentari 39

7. La bilancia commerciale agroalimentare

41

8. Il commercio al dettaglio

47

(4)

QUADRO DI SINTESI

Nel terzo trimestre del 2012 il valore aggiunto agricolo in Italia è sostanzialmente diminuito del 6,7% rispetto al trimestre precedente (-5,1% nei confronti dello stesso periodo del 2011).

Il confronto tra le dinamiche dei prezzi dei prodotti agricoli e dei consumi intermedi per il mese di settembre 2012 ha evidenziato una variazione tendenziale positiva della ragione di scambio (+1,6%); nella media del terzo trimestre del 2012 è stato registrato per gli agricoltori un miglioramento (+1,2%) dopo che da metà del 2011 si sono susseguiti ben quattro trimestri in cui la ragione di scambio ha assunto valori negativi.

I dati riguardanti la demografia delle imprese per il settore “agricoltura, silvicoltura e pesca” confermano il momento di sfiducia

degli imprenditori con una riduzione del numero d’impresa dello 0,08%, pari a circa 645 unità in meno rispetto al trimestre precedente. Sul versante occupazionale, il settore agricolo nel terzo trimestre del 2012 ha registrato una diminuzione del numero di occupati di circa 852 unità, rispetto allo stesso periodo del 2011, contribuendo così ad incrementare il tasso di disoccupazione dell’intero sistema economico, pari al 9,8% nel periodo.

Nel terzo trimestre 2012, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si evidenzia una significativa crescita delle esportazioni agroalimentari (+6,6%) a fronte di una riduzione delle importazioni (-2,8%). Ne deriva un rilevante miglioramento del deficit della bilancia agroalimentare, che passa da 2.237 milioni di euro del terzo trimestre 2011 a 1.478 milioni nell’ultimo trimestre analizzato. Migliora di oltre quattro punti percentuali anche il saldo normalizzato, che si attesta a -8,5% nel terzo trimestre 2012.

(5)

Al terzo trimestre del 2012 l’area euro mostra un ulteriore rallentamento delle economie e in particolare l’estensione e l’approfondimento della recessione nei paesi mediterranei. Nei dati Eurostat il PIL dei 17 paesi dell’area euro è pressoché stazionario a

valori correnti rispetto al trimestre precedente (+0,3%), mentre la variazione tendenziale annua è pari allo 0,7% e in peggioramento già da diversi trimestri. Più pesante appare la situazione di Grecia, Spagna, Italia e Portogallo, dove prevalgono variazioni negative, sia congiunturali che tendenziali.

Anche l’andamento del valore aggiunto agricolo dell’UE-27 e della zona euro conferma la stagnazione in atto (tab. 1.1), con una riduzione di circa l’1% su base congiunturale per entrambi gli aggregati, mentre anche su base annua il dato tendenziale è in flessione del 2,5% e dell’1,1%, rispettivamente nell’UE-27 e nella zona euro.

1

IL QUADRO

CONGIUNTURALE

DELL’AGRICOLTURA

IN EUROPA

Valori III trim ‘12 su II trim ‘12III trim ‘12 su III trim ‘11III trim ‘12

Valore aggiunto agricolo a prezzi costanti (milioni di euro) % %

EU 27 44.973,8 -1,0 -2,5

Zona euro (17 paesi) 36.178,5 -1,1 -1,1

Totale occupati agricoli (1000)

EU 27 11.759,2 -0,6 -1,7

Zona euro (17 paesi) 5.014,9 -0,5 -0,7

Indice dei prezzi alla produzione dei prodotti alimentari (2005=100)

EU 27 125,4 1,4 3,3

Zona euro (17 paesi) 122,9 1,7 3,6

Indice del volume di produzione dei prodotti alimentari (2005=100)

EU 27 105,0 0,1 -1,0

Zona euro (17 paesi) 104,6 0,1 -1,7

(6)

Sul fronte dell’occupazione le stime Eurostat riportano variazioni coerenti con l’andamento della congiuntura economica. Nell’eurozona gli occupati si riducono leggermente nel terzo trimestre del 2012, sia in termini congiunturali (-0,2%) che su base annua (-0,7%). Lievemente migliore è l’andamento di tutta l’UE a 27, dove il livello occupazionale è quasi invariato in termini congiunturali e in più limitata flessione in tendenza (-0,3).

La riduzione degli occupati agricoli, forestali e del comparto della pesca risulta maggiore della media riguardante il complesso delle attività economiche sia nel dato congiunturale, dove si riduce dello 0,5% nell’eurozona e dello 0,6% nell’UE-27, sia in quello tendenziale, dove la contrazione è pari rispettivamente a -0,7% e -1,7%.

In riduzione anche il volume della produzione dei prodotti alimentari, che ristagna rispetto al II trimestre del 2012 (+0,1%) e si riduce su base tendenziale (-1,7% e -1%, rispettivamente per l’eurozona e l’UE27). Sul fronte dell’occupazione le stime Eurostat riportano variazioni coerenti con l’andamento della congiuntura economica. Nell’eurozona gli occupati si riducono leggermente nel terzo trimestre del 2012, sia in termini congiunturali (-0,2%) che su base annua (-0,7%). Lievemente migliore è l’andamento di tutta l’UE a 27, dove il livello occupazionale è quasi invariato in termini congiunturali e in più limitata flessione in tendenza (-0,3).

La riduzione degli occupati agricoli, forestali e del comparto della pesca risulta maggiore della media riguardante il complesso delle attività economiche sia nel dato congiunturale, dove si riduce dello 0,5% nell’eurozona e dello 0,6% nell’UE-27, sia in quello tendenziale, dove la contrazione è pari rispettivamente a -0,7% e -1,7%.

In riduzione anche il volume della produzione dei prodotti alimentari, che ristagna rispetto al II trimestre del 2012 (+0,1%) e si riduce su base tendenziale (-1,7% e -1%, rispettivamente per l’eurozona e l’UE27). La figura 1.1 riporta le variazioni tendenziali del valore aggiunto

(7)

Fig. 1.1 Variazione tendenziale e peso percentuale del valore aggiunto dell’agricoltura (Dati destagionalizzati, valori concatenati)

(8)

Fig 1.2 Andamento trimestrale della variazione tendenziale (%) degli indici di prezzo dei prodotti agricoli e dei consumi intermedi -EU27

Fonte: elaborazioni INEA su dati Eurostat -5 0 5 10 15 20 2010 2011 2012 Ragione di scambio Consumi intermedi Prodotti agricoli

agricolo per i 27 paesi dell’Unione Europea ed il peso di quest’ultimo sul valore aggiunto totale. Tra le agricolture nelle quali l’andamento del valore aggiunto è stato inferiore alla media dell’UE 27 (-2,5%) risaltano Ungheria (-22,6%), Repubblica Ceca (-12,8%) e Austria (-11,3%), mentre anche Slovacchia, Slovenia, Italia e Croazia si collocano sotto la media sia pure con variazioni negative più contenute. Al di sopra della

media si collocano buona parte dei restanti paesi, sebbene spesso con variazioni del valore aggiunto agricolo comunque di segno negativo, mentre molto al di sopra della media troviamo Estonia (+10,6%), Lettonia (+7,8%) e Bulgaria (+7%).

Nel complesso, l’andamento dei prezzi dei prodotti alimentari a livello UE suggerisce un ulteriore deterioramento della ragione di scambio

(9)

Fig. 1.3 Andamento mensile della variazione tendenziale (%) dell’Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo (IAPC) dei prodotti alimentari, lavorati e non lavorati (2005=100)

Fonte: elaborazioni INEA su dati Eurostat

Differenza beni lavorati e non lavorati Beni alimentari e bevande non alcoliche Beni alimentari lavorati

Beni alimentari non lavorati

-2,0 -1,0 0,0 1,0 2,0 3,0 4,0

IV-2011 I-2012 II-2012 III-2012

-2,0 -1,0 0,0 1,0 2,0 ,

dell’agricoltura rispetto ai settori produttivi di input agricoli, ma un miglioramento di quella nei confronti degli alimenti trasformati. Nel terzo trimestre del 2012 l’indice dei prezzi alla produzione (tabella 1.1) cresce, rispetto al trimestre precedente, di 1,7 punti percentuali nell’area euro e di 1,4 punti percentuali nell’UE a 27. In termini

tendenziali la variazione è, rispettivamente, di +3,6 e +3,3 punti. Tuttavia, anche nel terzo trimestre del 2012 il tasso di crescita dei prezzi alla produzione è inferiore a quello dei consumi intermedi (fig. 1.2), come nei tre trimestri precedenti, il che segnala un progressivo deterioramento della ragione di scambio dell’agricoltura rispetto ai

(10)

Fig. 1.4 Andamento mensile della variazione tendenziale (%) dell’IAPC dei prodotti alimentari non lavorati (2005=100) - differenza Italia-Area Euro (17)

Fonte: elaborazioni INEA su dati Eurostat

Differenza Area-Italia Euro dei beni alimentari non lavorati Euro (17) Italia -1,5 -1 -0,5 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4

IV-2011 I-2012 II-2012 III-2012

settori fornitori d’input all’agricoltura.

Se si guarda invece alle dinamiche dei prezzi al consumo dei prodotti alimentari lavorati e non lavorati (fig. 1.3) emerge il relativo maggior dinamismo nel 2012 del prezzo degli alimenti non lavorati, che ne ha gradualmente migliorato la ragione di scambio rispetto agli alimenti trasformati fino a registrare uno scarto a sfavore di questi ultimi di quasi l’1%.

(11)

Dal rapporto diffuso da Infocamere sulla nati-mortalità delle imprese nel terzo trimestre del 2012, è emerso che la crisi degli ultimi anni continua ad esercitare un effetto di scoraggiamento sulla voglia di fare impresa. Infatti, le informazioni rese disponibili dalle camere di

2

LA DEMOGRAFIA

DELLE IMPRESE

Settori di attività Valore al

30.09.2012

Saldo III trimestre

Tasso di variazione %

Agricoltura, silvicoltura pesca 823.542 -645 -0,08

Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali 800.279 -736 -0,09

Prodotti energetici e industrie estrattive 23.649 509 2,20

Attività manifatturiere 609.475 -273 -0,04

Industrie alimentari 63.766 196 0,31

Costruzioni 899.352 420 0,05

Commercio, riparazione di auto, alberghi, pubblici esercizi, trasporto e comunicazione 2.254.427 10.645 0,47

Credito, assicurazioni, servizi immobiliari, noleggio, servizi professionali 756.431 3.819 0,51

Istruzione, sanità, altri servizi pubblici e privati 360.548 1.818 0,51

Imprese non classificate 376.782 -1.179 -0,31

Fonte: elaborazioni INEA su dati Movimprese.

commercio hanno indicato che, il tasso di crescita trimestrale delle imprese è stato pari allo 0,24%, nel complesso dei settori produttivi, in calo rispetto a quello rilevato nello stesso trimestre del 2011 (+0,32%), e il più modesto, relativamente allo stesso periodo, dal 2003.

Nel terzo trimestre del 2012 quasi tutti i settori di attività economica hanno fatto registrare una variazione positiva dello stock di imprese che nel complesso si è attestato ad un valore di 14.509 unità. Anche il settore delle industrie alimentari ha registrato una variazione positiva (+196 unità) degli operatori economici con un tasso di crescita

(12)

Tab 2.2 Riepilogo della nati-mortalità delle imprese per forma giuridica

(+0,31%) maggiore rispetto a quello dell’intera economia e dello stesso trimestre del 2011 (+0,17%). Viceversa, nel terzo trimestre del 2012, le

Coltivazioni agricole e la produzione di prodotti animali, che rappresentano il principale comparto del settore agricolo, hanno mostrato un saldo negativo di 645 unità con un tasso di crescita pari a -0,08%.

La variazione negativa per il comparto delle Coltivazioni agricole e

produzione di prodotti animali, è attribuibile, principalmente, alla riduzione delle ditte individuali (-0,18%), che costituiscono il 90% circa del totale

del settore. Positivo il tasso di variazione per le altre forme giuridiche anche se, rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, le società di capitale hanno fatto registrare un rallentamento (+1,59% del 2012 rispetto a +1,70% del 2011); stabili le società di persone mentre le altre forme non diversamente classificate hanno evidenziato un aumento del tasso di variazione che è passato da +0,20% del terzo trimestre del 2011 a +0,40% dello stesso periodo del 2012.

Anche nel settore dell’industria alimentare, la situazione si presenta abbastanza diversa in base alle differenti forme giuridiche censite. Da rilevare la ripresa delle ditte individuali che diversamente dallo stesso periodo del 2011 hanno mostrato una variazione positiva pari a +0,29%; contrariamente per tutte le altre forme giuridiche d’impresa che hanno mostrato nel terzo trimestre del 2012 delle variazioni positive del tasso di crescita ma in rallentamento rispetto agli stessi mesi del 2011.

III trimestre 2012 Saldo III trimestre 2012 Tasso di variazione (%) III trimestre 2012 Tasso di variazione (%) III trimestre 2011 Agricoltura Società di capitale 13.122 206 1,59 1,70 Società di persona 56.071 297 0,53 0,52 Ditta Individuale 718.413 -1.290 -0,18 -0,35 Altre forme 12.673 51 0,40 0,20 Totale 800.279 -736 -0,09 -0,26 Industria alimentare Società di capitale 13.689 88 0,65 0,77 Società di persona 20.045 30 0,15 0,20 Ditta Individuale 27.383 78 0,29 -0,17 Altre forme 2.649 0 0,00 0,32 Totale 63.766 196 0,31 0,17

(13)

A livello territoriale, il comparto delle Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali ha mostrato una variazione negativa dello stock di imprese per quasi tutte le regioni (fig. 2.1). Le uniche ad aver registrato un leggero segno positivo del tasso di crescita sono state la Toscana (+0,43%), la Valle D’Aosta (+0,19%) e le Marche (+0,17%). Viceversa, la Basilicata (-0,39%) la Liguria (-0,31%), il Lazio (-0,25%), e la Calabria (-0,24%) sono state le regioni che hanno evidenziato la variazione negativa più elevata.

Diversamente per il settore dell’industria alimentare, i dati di Infocamere hanno mostrato un lieve aumento per quasi tutte le

Fig 2.1 Tasso di variazione percentuale del numero d’imprese del settore coltivazioni agricole e produzioni animali

(14)

regioni, ad esclusione del Friuli Venezia Giulia (-0,57%), del Lazio (-0,25%), della Basilicata (-0,10%) e del Veneto (-0,05%) (figura 2.2).

Fig. 2.2 Tasso di variazione percentuale del numero d’imprese del settore industrie alimentari

(15)

Nel terzo trimestre del 2012 il prodotto interno lordo (PIL), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2005, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e del 2,4% nei confronti del terzo trimestre del 2011. In particolare,

il settore “agricoltura, silvicoltura e pesca” ha fatto registrare una sostanziale variazione negativa del valore aggiunto, sia in termini congiunturali (-6,7%) che in termini tendenziali (-5,1%). Meno consistenti le variazioni negative relative ai settori dell’industria, nel suo complesso, e dei servizi. In verità il settore industriale, al netto delle costruzioni, ha mostrato in termini congiunturali, una leggera variazione positiva del valore aggiunto (+0,7%) mentre i servizi hanno registrato una variazione negativa dello 0,2%, rispetto al trimestre precedente, e dell’1,3% rispetto allo stesso trimestre del 2011.

Tab 3.1 Valore aggiunto ai prezzi base per branca di attività economica. Dati destagionalizzati, valori concatenati (milioni di euro - anno riferimento 2005)

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.

3

PRODUTTIVITÀ,

INVESTIMENTI

E CREDITO

Settori Valori III trim ‘12

Variazioni% III trim '12 s

u II trim '12 su III trim '11III trim '12

Agricoltura, silvicoltura e pesca 6.560 -6,7 -5,1

Industria 76.242 0,2 -4,6

Servizi 233.262 -0,2 -1,3

Valore Aggiunto ai prezzi di base 316.061 -0,2 -2,2

Iva, imp. ind. nette sui prodotti e importazioni 32.817 0,0 -4,3

(16)

La figura 3.1 evidenzia la variazione tendenziale del valore aggiunto per branca di attività economica dal I trimestre del 2010 al III trimestre del 2012; l’andamento del grafico mostra ancora un quadro congiunturale molto critico con un indebolimento dell’attività svolta in quasi tutti i settori. Per il settore agricolo, in particolare, la variazione tendenziale particolarmente negativa è dirompente rispetto ai due trimestri precedenti che in piccola misura avevano risollevato la tendenza recessiva del 2011.

Agricoltura, silvicoltura e pesca Industria Servizi -9 -6 -3 0 3 6 2010 2011 2012

Fig. 3.1 Andamento trimestrale del valore aggiunto per branca di attività economica. Dati destagionalizzati, variazioni tendenziali percentuali

(17)

Agricoltura, silvicoltura e pesca Industria Servizi -6 -4 -2 0 2 4 6 8 2010 2011 2012

Fig 3.2 Deflatore implicito del valore aggiunto per settori di attività economica. Dati destagionalizzati, variazioni tendenziali percentuali

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.

Rispetto al terzo trimestre del 2011, il deflatore del valore aggiunto dell’agricoltura ha subito una variazione positiva del 7,0% con una impennata di 6,3 punti percentuali rispetto alla variazione tendenziale del II trimestre del 2012, quello dell’ industria servizi dell’ 1,2%, mentre il deflatore del valore aggiunto dei servizi ha registrato una

leggera variazione negativa dello 0,1%. A prezzi correnti, quindi, la variazione positiva dell’1,5% del valore aggiunto agricolo, rispetto allo stesso trimestre del 2011, è imputabile esclusivamente alla variazione positiva (+7,0%) dei prezzi, dato il calo delle quantità prodotte (-5,2%).

(18)

Nel terzo trimestre del 2012, a una riduzione, in termini tendenziali, del valore aggiunto del settore agricolo del 5,1% è corrisposta una riduzione del monte ore lavorato del 3,4%. Invariato il totale delle ore lavorate per il settore dei servizi mentre il settore dell’industria ha fatto registrare una variazione negativa del 4,0% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.

Tab. 3.2 Monte ore lavorate per settori di attività economica. Dati destagionalizzati, valori assoluti in migliaia

Fonte:elaborazioni Inea su dati ISTAT. Settori

Valori III trim '12

Variazioni % III trim '12

su II trim '12

III trim '12 su III trim '11

Agricoltura, silvicoltura e pesca 552.237 -1,7 -3,4

Industria 2.727.594 -0,5 -4,0

Servizi 7.557.092 1,4 0,0

(19)

Fig. 3.3 Andamento trimestrale del monte ore per settore Dati destagionalizzati, variazioni tendenziali percentuali

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.

Per il settore agricolo gli effetti della recessione sulla quantità di ore lavorate sono evidenti: importanti variazioni negative si sono succedute da metà del 2011 (-5,3% nel II trimestre del 2011) fino al terzo trimestre del 2012 (-3,4% sullo stesso trimestre del 2011). Addirittura nei primi mesi del 2012 il settore agricolo ha registrato una performance peggiore rispetto al settore industriale e a quello dei servizi. Inoltre, l’analisi dei dati per posizione nella professione

ha evidenziato che, contrariamente agli altri settori, le variazioni negative del monte ore lavorato sono da attribuire principalmente all’occupazione indipendente dato che proprio nel terzo trimestre del 2012 le ore lavorate dall’occupazione dipendente hanno registrato una variazione positiva del 2,4% rispetto allo stesso trimestre del 2011. Considerate le caratteristiche strutturali delle aziende agricole italiane ciò ha significato la cessazione dell’attività per molte di esse.

Agricoltura, silvicoltura e pesca Industria Servizi -7 -6 -5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 2010 2011 2012

(20)

Fig. 3.4 Andamento del valore aggiunto, del monte ore e del valore aggiunto per ora lavorata (dati destagionalizzati, numeri indice media 2007=100)

In termini di produttività del lavoro, il terzo trimestre del 2012, ha segnato per il settore agricolo una diminuzione tendenziale (-1,8%) indotta sostanzialmente dalla caduta dell’input di lavoro sia in termini di ore lavorate (-3,4%) che di unità di lavoro (-0,7%).

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.

Valore aggiunto Monte ore

Valore aggiunto per ora lavorata 80 90 100 110 120 2007 2008 2009 2010 2011 2012

(21)

Nel terzo trimestre 2012, l’indice generale dei prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori ha registrato una significativa variazione tendenziale positiva (+8,1%) dopo i ribassi, mostrati nel primo semestre dello stesso anno. Nell’ambito dei prodotti agricoli la situazione si presenta abbastanza differente anche se gli indici dei prezzi riguardanti i prodotti vegetali e quelli animali hanno mostrato una variazione non molto diversa. In particolare, i prezzi dei prodotti animali hanno registrato una variazione tendenziale media dell’8,4% cui hanno contribuito in misura particolare i prezzi della carne suina (+11,2%) e bovina (+8,7%). Variazione tendenziale media leggermente

Tab 3.3 Numeri indici dei prezzi alla produzione dei prodotti venduti dagli agricoltori, base 2005=100

negativa, invece, per i prezzi della carne ovi-caprina che, per il terzo trimestre 2012, hanno evidenziato un calo dello 0,5%.

I prodotti vegetali hanno registrato una variazione tendenziale media dell’indice dei prezzi di +7,9% imputabile al vino (+20,7%), alla frutta (+15,6%), alle piante industriali (+11,5%) e agli ortaggi freschi (+9,8%). In diminuzione, invece, i prezzi delle foraggere (-2,6%) delle patate (-2,5%) e dell’olio d’oliva (-1,0%).

A livello mensile, i prezzi di vendita hanno registrato una netta accelerazione del tasso di crescita tendenziale, che è passato dal 5,1% di luglio all’11,1% di settembre.

Indici III trim '12 Variazioni%

III trim '12 su II trim '12 III trim '12 su III trim '11

Prodotti vegetali 130,9 12,5 7,9

Prodotti vegetali (esclusi frutta e ortaggi) 145,9 6,3 4,7

Animali e prodotti animali 131,4 5,5 8,4

Indice generale (esclusi frutta e ortaggi) 137,5 5,9 6,7

Indice generale dell'agricoltura 131,1 9,7 8,1

(22)

Sul versante dei prodotti acquistati dagli agricoltori, è da rilevare che l’indice dei prezzi è aumentato del 2,5% rispetto al trimestre precedente e del 5,1% rispetto allo stesso periodo del 2011. Anche la dinamica tendenziale degli indici mensili dei prodotti acquistati dagli agricoltori ha confermato l’accelerazione iniziata nel mese di giugno: il tasso di crescita è passato dal 3,7% di luglio al

6,7% di settembre.

Tra i prodotti acquistati, i maggiori aumenti sono stati registrati per i carburanti (+13,9%), i combustibili (+12,7%), i mangimi composti (+12,4%) e i concimi azotati (+9,7%). L’unica variazione tendenziale negativa è stata rilevata per le sementi delle piante sarchiate (-5,3%).

Tab 3.4 Numeri indici dei prezzi dei prodotti acquistati dagli agricoltori, base 2005=100

Indici III trim ‘12 Variazioni%

III trim '12 su II trim '12 III trim '12 su III trim '11

Consumi intermedi 145,0 3,8 6,9

Investimenti 125,6 0,2 2,0

Indice generale 137,6 2,5 5,1

(23)

Ragione scambio Prodotti vegetali Prodotti acquistati dagli agricoltori -8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 10 12 14

IV-2011 I-2012 II-2012 III-2012 -8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 IV 20VV 11 I 2012 II 2012 III 2012 Animali e prodotti animali

Fig. 3.5 Andamento mensile della variazione tendenziale degli indici di prezzo dei prodotti agricoli e dei consumi intermedi

Il confronto tra le dinamiche dei prezzi dei prodotti agricoli e dei consumi intermedi per il mese di settembre 2012 ha evidenziato una variazione tendenziale positiva della ragione di scambio (+1,6%); nella media del terzo trimestre del 2012 è stato registrato per gli agricoltori un miglioramento (+1,2%) dopo che da metà del 2011 si sono susseguiti ben quattro trimestri in cui la ragione di scambio ha assunto valori negativi.

(24)

In base ai dati di contabilità nazionale relativi all’agricoltura, il rincaro degli input intermedi e il susseguente aumento dei costi unitari variabili sono stati compensati in parte dalla dinamica dei prezzi alla produzione. Da rilevare che dall’inizio del 2012 si è registrata una variazione positiva sempre minore del mark-up (da +1,7% del I trimestre a + 0,4% del terzo) come conseguenza di una sostanziale diminuzione del valore aggiunto in termini reali non compensata neanche dall’aumento dei prezzi. In aumento (+3,5%) il costo del lavoro per unità di prodotto come risultato di una minore diminuzione dell’impiego di lavoro rispetto alle quantità prodotte per il settore.

Nel terzo trimestre del 2012, gli investimenti fissi lordi in coltivazioni e allevamenti hanno registrato una lieve variazione negativa dello 0,7% rispetto al trimestre

Tab. 3.5 Deflatori, costi unitari variabili e margini nel settore agricoltura, base 2005=100

Categorie III trim '12Indici

Variazioni % III trim '12 su III trim '11

deflatore della produzione al costo dei fattori 130,4 7,1

deflatore dei costi intermedi al costo dei fattori 139,4 7,4

mark-up 99,8 0,4

costo del lavoro per unità di prodotto 115,3 3,5

costi variabili per unità di prodotto 130,6 6,7

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.

Tab. 3.6 Investimenti fissi lordi. Dati destagionalizzati, valori correnti in milioni di euro

Categorie III trim ‘12

Variazioni% III trim ‘12 su III trim ‘11

VA/IFL IFL/UL

Abitazioni 20.397 -0,94 -

-Fabbricati non residenziali e altre opere 17.362 -1,33 -

-Coltivazioni e allevamenti 165 -0,72 1,2 1,1

Beni immateriali prodotti 4.172 -0,40 -

-Altri impianti e macchinari 23.182 -0,85 -

-Mezzi di trasporto 5.735 -3,71 -

-Costruzioni 37.758 -1,12 -

(25)

precedente; positiva (+1,2%) la variazione del tasso d’investimento (IFL/VA) giacché il valore aggiunto, a prezzi correnti, ha fatto registrare un aumento dello 0,5%, rispetto al secondo trimestre del 2012. L’investimento per addetto, in termini congiunturali, ha mostrato un aumento dell’1,1% dovuto principalmente alla diminuzione delle unità lavorative (-1,8%) registrata nello stesso periodo.

I finanziamenti bancari (banche e cassa depositi e prestiti) all’agricoltura silvicoltura e pesca hanno raggiunto a settembre 2012 una consistenza di 43,8 miliardi di euro, con un’incidenza dei finanziamenti agricoli sul totale dell’economia del 4,5%. La ripartizione degli impieghi per macroarea geografica mostra che le

regioni settentrionali detengono la maggior parte dei finanziamenti, con una leggera tendenza all’aumento; rispetto allo stesso trimestre del 2011 sono state registrate variazioni positive dell’1,9% (dal +2,3% di giugno) per il Nord ovest e dello 0,6% (dal +1,9% di giugno) per il Nord-est. Da rilevare che, nel complesso, gli impieghi per il settore agricoltura, silvicoltura e pesca hanno registrato un leggero aumento tendenziale (+0,5%), a fronte di una consistente variazione negativa degli stessi erogati per il complesso delle imprese (-4,4%). In diminuzione l’incidenza del credito agevolato, la cui consistenza, pari a 454 milioni di euro, è calata di circa il 2%, rispetto allo stesso trimestre del 2011.

Fonte: elaborazioni INEA su dati Banca d’Italia.

Tab. 3.7 Impieghi per agricoltura silvicoltura e pesca. Valori correnti in milioni di euro

Categorie III trim '12

Variazioni% III trim '12

su III trim '11 Fin. Agevolato/Impieghi

Nord-ovest 12.206 1,9 0,8 Nord-est 14.520 0,6 1,1 Centro 8.547 -0,7 0,8 Sud 5.334 -1,0 1,7 Isole 3.171 0,3 1,0 Italia 43.777 0,5 1,0

(26)

Fig. 3.6 Variazione tendenziale degli impieghi per il settore agricoltura, silvicoltura e pesca

(27)

Tab. 3.8 Finanziamenti oltre il breve termine all’agricoltura - consistenze in milioni di euro

Fonte: elaborazioni INEA su dati Banca d’Italia.

In base alle informazioni pubblicate dalla Banca d’Italia, nel III trimestre del 2012 si è registrato una diminuzione tendenziale (-6,2%) della domanda di credito legata agli investimenti, come risultato di una variazione positiva registrata per i finanziamenti in macchine e attrezzature (+5,6%) e di una variazione negativa riportata per quelli in costruzioni e fabbricati rurali (-14,3%) e altri immobili rurali (-4,7%).

Costruzioni e fabbricati rurali Macchine, mezzi di trasporto,

attrezzature varie Acquisto di immobili rurali Totali

III trim '12 Variazioni% III trim '12 Variazioni% III trim '12 Variazioni% III trim '12 Variazioni% III trim '12 su II trim '12 III trim '12 su III trim '11 III trim '12 su II trim '12 III trim '12 su III trim '11 III trim '12 su II trim '12 III trim '12 su III trim '11 III trim '12 su II trim '12 III trim '12 su III trim '11 Nord-ovest 2.251 -2,4 -10,0 1.740 -0,9 2,0 689 -0,5 -1,1 4.680 -1,6 -4,6 Nord-est 1.941 -2,8 -14,8 1.783 -1,4 2,4 904 0,3 -0,9 4.628 -1,7 -6,1 Centro 1.594 -1,2 -19,9 934 -1,0 25,0 686 -1,1 -7,6 3.214 -1,1 -7,6 Sud 821 0,1 -13,2 832 -1,5 3,4 292 -2,1 -11,9 1.944 -0,9 -6,6 Isole 326 -2,5 -14,0 288 -3,4 1,2 213 -2,7 -10,3 827 -2,9 -8,2 Italia 6.933 -2,0 -14,3 5.577 -1,3 5,6 2.783 -0,7 -4,7 15.293 -1,5 -6,2

A livello territoriale sono state le regioni dell’Italia insulare e del Nord-est ha registrare la performance peggiore rispetto ai tre mesi precedenti con una variazione negativa del 2,9% e dell’1,7%, rispettivamente. In termini tendenziali, invece, la Sicilia e la Sardegna sono state seguite dalle regioni dell’Italia centrale con variazioni dei finanziamenti oltre il breve termine di -8,2% e -7,6%, rispettivamente.

(28)

Tab 3.9 Finanziamenti per cassa per il settore agricoltura, silvicoltura e pesca

Nel III trimestre del 2012 è rimasta sostenuta la richiesta di finanziamenti, necessari alla copertura del capitale circolante e il ricorso a operazioni di ristrutturazione e consolidamento del debito bancario che, dall’inizio della crisi, rappresentano la principale caratteristica della dinamica della domanda di credito delle imprese italiane.

Accordato Utilizzato Sconfinamento

Variazione congiunturale sconfinamento (%) Sconfinamento/ Accordato (%) 30-09-11 43.552 38.502 1008 0,7 2,3 31-12-11 43.543 38.688 950 -5,8 2,2 31-03-12 43.159 38.620 1025 7,9 2,4 30-06-12 43.263 38.737 1.061 3,5 2,5 30-09-12 43.238 38.902 1.104 4,1 2,6

(29)

Tab 3.10 Tasso di decadimento dei finanziamenti per cassa per il settore agricoltura, silvicoltura e pesca - distribuzione per classi di fido utilizzato

Fonte: elaborazioni INEA su dati Banca d’Italia.

In aumento il valore degli sconfinamenti che a settembre 2012 ha fatto registrare una variazione positiva del 4,1% rispetto al II trimestre dello stesso anno; il confronto con il mese di settembre 2011 conferma e amplifica il dato congiunturale con una variazione positiva del 9,5%. Di conseguenza è leggermente aumentato il rapporto tra sconfinamenti e accordato portandosi al 2,6%.

Fido globale utilizzato (classi di grandezza)

Valori Differenziali rispetto al totale branche

< 125.000 EURO DA 125.000 A < 500.000 EURO >= 500.000 EURO TOTALE (>= 0) < 125.000 EURO DA 125.000 A < 500.000 EURO >= 500.000 EURO TOTALE (>= 0) 31-03-11 0,282 0,409 0,534 0,483 -0,366 -0,329 -0,078 -0,144 30-06-11 0,338 0,357 0,665 0,571 -0,241 -0,311 0,014 -0,079 30-09-11 0,322 0,365 0,778 0,651 -0,331 -0,404 0,044 -0,083 31-12-11 0,325 0,413 0,866 0,724 -0,219 -0,210 0,269 0,127 31-03-12 0,358 0,378 0,48 0,449 -0,23 -0,275 -0,088 -0,129 30-06-12 0,343 0,424 0,566 0,517 -0,207 -0,163 -0,012 -0,061 30-09-12 0,346 0,377 0,558 0,502 -0,340 -0,423 -0,266 -0,314

1 È dato dal rapportando tra il flusso di nuove sofferenze rettificate nel trimestre di riferimento con il totale dei finanziamenti per cassa riferiti al trimestre precedente non considerati in sofferenza.

(30)

In leggera diminuzione i valori che si riferiscono alla rischiosità dei debitori misurati attraverso il tasso di decadimento dei finanziamenti per cassa1 alle imprese e alle famiglie produttrici.

Quest’ultimo, infatti, si è attestato per il settore agricoltura, silvicoltura e pesca allo 0,502% su base nazionale; in diminuzione dallo 0,517% di giugno 2012 e dallo 0,651% di settembre 2011. Dall’analisi del tasso di decadimento per classi di affidamento si

rileva che nel terzo trimestre del 2012 si è registrata una minore rischiosità degli affidatari della classe di fido superiore a 125.000 euro rispetto a giugno 2012 (-11,1% per la classe di fido intermedia e -1,4% per la classe superiore a 500.000 euro). Da rilevare che, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, il valore della classe di fido maggiore di 500.000 euro è sostanzialmente diminuito (-28,3%).

Tab. 3.11 Tassi attivi sui finanziamenti per cassa-distribuzione per tipologia dell’operazione, durata originaria del tasso e attività economica della clientela

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.

Agricoltura Totale branche Differenziali

fino a 5 anni oltre 5 anni totale fino a 5 anni oltre 5 anni totale fino a 5 anni oltre 5 anni totale 31-03-11 3,50 4,40 3,53 2,21 4,44 2,25 1,29 -0,04 1,28 30-06-11 3,88 4,59 3,92 2,62 4,54 2,65 1,26 0,05 1,27 30-09-11 4,52 4,88 4,54 2,84 4,76 2,87 1,68 0,12 1,67 31-12-11 5,14 5,28 5,15 3,34 4,16 3,36 1,80 1,12 1,79 31-03-12 5,64 5,64 5,64 3,30 5,65 3,32 2,34 -0,01 2,32 30-06-12 5,25 5,80 5,27 3,14 5,10 3,16 2,11 0,70 2,11 30-09-12 5,21 5,80 5,24 3,03 4,92 3,05 2,18 0,88 2,19

1 È dato dal rapporto tra il flusso di nuove sofferenze rettificate nel trimestre di riferimento con il totale dei finanziamenti

(31)

Il terzo trimestre 2012 ha registrato un aumento complessivo delle forze lavoro dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e del 2,3% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Il numero degli occupati, invece, rimane sostanzialmente stabile su base annua.

Tab.4.1 Forze di lavoro per condizione e tasso di disoccupazione.Valori in migliaia di unità o in percentuali

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.

Il risultato sintetizza dinamiche settoriali differenti, che rispetto allo stesso periodo del 2011, hanno evidenziato un incremento di rilievo solo per il terziario (+1,5%) mentre le costruzioni (-5,8%) e l’agricoltura (-4,3%) hanno registrato una sostanziale flessione. In particolare la forte riduzione dell’occupazione agricola, sia su base trimestrale che annua, ha interessato prevalentemente i lavoratori autonomi (-9,8%) che nelle regioni dell’Italia centrale si sono ridotti di ben il 24,4%. Di conseguenza, il tasso di disoccupazione ha raggiunto

4

IMPIEGO DI LAVORO

E RETRIBUZIONI

DATI DESTAGIONALIZZATI DATI NON DESTAGIONALIZZATI

Valori assoluti

III trim '12 su II trim '12 Valori

assoluti

III trim '12 su III trim '11

assolute percentuali assolute percentuali

Forze Lavoro

Totale 25.726 32 0,1 25.432 584 2,3

Occupati

Agricoltura, silvicoltura e pesca 850 -15 -1,7 852 -38 -4,3

Industria in senso stretto 4.657 14 0,3 4.580 -82 -1,8

Costruzioni 1.745 -40 -2,2 1.726 -107 -5,8

Servizi 15.745 47 0,3 15.793 230 1,5

Totale 22.996 13 0,1 22.951 3 0,0

Persone in cerca di occupazione

Totale 2.730 24,8 0,9 2.481 581 30,6

Tasso di disoccupazione

(32)

-Ore lavorate pro capite Posizioni totali Monte ore -12,0 -10,0 -8,0 -6,0 -4,0 -2,0 0,0 2,0 4,0 6,0 2009 2010 2011 2012 -15 -10 -5 0 5 10 2009 2010 2011 2012

Monte ore dipendenti Monte ore non dipendenti

Fig. 4.1 Monte ore lavorate, posizione occupate e ore lavorate pro capite nel settore agricoltura, silvicoltura e pesca (variazioni tendenziali percentuali)

Fig. 4.2 Monte ore lavorate per posizione lavorativa nel settore agricoltura, silvicoltura e pesca (variazioni tendenziali percentuali)

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.

la quota del 9,8% con un aumento di 2,1 punti percentuali rispetto a un anno prima.

Per approfondire l’impiego di lavoro nel settore agricolo può essere analizzata la dinamica seguita dal monte ore lavorate in agricoltura che è influenzata dalle variazioni registrate dalle posizioni lavorative e dal numero di ore di lavoro pro capite espletate dai lavoratori agricoli (fig. 4.1). In particolare, nel terzo trimestre 2012, è stata registrata una diminuzione sia delle posizioni lavorative (-2,1%) che delle ore pro capite lavorate (-1,3%), rispetto allo stesso trimestre dell’anno

precedente. L’effetto finale risultante è stato una contrazione del monte ore complessivo, pari a -3,4% rispetto allo stesso trimestre del 2010.

In effetti, la dinamica delle ore lavorate per posizione lavorativa può essere diversa in rapporto alla tipologia di lavoratore considerato. Infatti, com’è noto, mentre i lavoratori indipendenti tendono a ricoprire più posizioni lavorative contemporaneamente, ma a dedicare a ciascuna di esse poche ore di lavoro, per i lavoratori

(33)

Tab. 4.2 Retribuzioni lorde per unità di lavoro dipendente. Dati destagionalizzati, valori assoluti in migliaia di euro e variazioni percentuali

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.

dipendenti, invece, non accade questo fenomeno. Il grafico 4.2 riporta la variazione tendenziale del numero di ore di lavoro compiute, per posizione lavorativa. L’osservazione dei dati mostra che, anche nel terzo trimestre del 2012, prosegue la flessione per i lavoratori indipendenti, che in particolare dall’inizio del 2011 vedono aumentare il divario rispetto ai lavoratori dipendenti. Tale risultato verificatosi per l’effetto congiunto della riduzione del monte ore lavorato dai lavoratori non dipendenti (-7,7%) e delle posizioni lavorative (-4,2%) da loro ricoperte si è tradotto sostanzialmente nella chiusura di molte aziende agricole e dalla fuoriuscita dal settore dei coadiuvanti familiari in esse occupati.

Settori Valori III trim '12 Variazioni%

III trim '12 su II trim '12 III trim '12 su III trim '11

Agricoltura, silvicoltura e pesca 4.071 0,1 0,2

Industria 7.320 0,7 2,9

Prodotti della trasformazione industriale - -

-Servizi 7.189 -0,6 0,5

TOTALE 7.135 -0,2 1,1

Nel terzo trimestre 2012 le retribuzioni lorde per unità di lavoro dipendente hanno registrato una diminuzione dello 0,2% rispetto al trimestre precedente ed una variazione positiva pari a 1,1% rispetto allo stesso trimestre del 2011. Tale lieve incremento ha interessato anche il settore agricolo, dove le retribuzioni sono aumentate dello 0,1% in termini congiunturali e dello 0,2% in termini tendenziali. Variazioni positive anche per il settore industriale con un +0,7% rispetto al trimestre precedente e un +2,9% rispetto al terzo trimestre del 2011; da tener presente però tali risultati sono connessi alle differenti tendenze dell’occupazione dipendente che caratterizzano i due settori.

(34)

La variazione delle retribuzioni lorde si è riflessa nei valori assunti dai redditi da lavoro dipendente che hanno subito una flessione dello 0,3% rispetto al trimestre precedente ed un aumento dello 0,7% rispetto allo stesso trimestre del 2011. Nel settore agricolo, in particolare, le retribuzioni lorde hanno registrato un aumento congiunturale dello 0,2%, di minore entità rispetto a quello tendenziale (+0,6%). Ad incidere su tale risultato è stata la dinamica degli oneri sociali, esclusi dalle retribuzioni lorde ma

inclusi nei redditi da lavoro dipendente. Gli oneri sociali hanno fatto registrare, per l’intero sistema economico, una diminuzione sia in termini congiunturali (-0,8%) che su base annua (-1,3%). Per il solo settore agricolo, al contrario, si è registrata un’importante variazione positiva (+5,4%) rispetto allo stesso trimestre del 2011 mentre in termini congiunturali la variazione è stata negativa ma di minore entità (-2,1%)

Tab 4.3 Redditi da lavoro dipendente per unità di lavoro dipendente. Dati destagionalizzati, valori assoluti in euro e variazioni percentuali

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.

Settori Valori III

trim '12 Variazioni% III trim '12 su II trim '12 III trim '12 su III trim '11

Agricoltura, silvicoltura e pesca 5.021 0,2 0,6

Industria 10.253 0,3 2,3

Prodotti della trasformazione industriale - -

-Servizi 9.714 -0,6 0,2

(35)

Tab. 5.1 Indici della produzione industriale per settore di attività economica, base 2005=100 (variazioni percentuali)

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.

5

IL FATTURATO, LA

PRODUZIONE E I PREZZI

NELL’INDUSTRIA

AGROALIMENTARE

L’indice corretto per gli effetti di calendario della produzione, riguardante le industrie alimentari, delle bevande e del tabacco ha registrato, rispetto a settembre 2011 un risultato peggiore (-1,0%) ma certamente migliore se confrontato con lo stesso indice riferito

al settore industriale nel suo complesso (-5,0%). La variazione tendenziale, calcolata sulla media del terzo trimestre del 2012, ha registrato anch’essa una lieve variazione negativa (-0,3%) ma in ogni caso molto migliore rispetto al totale dell’industria (-5,9%).

Nella fig.5.1 è riportato l’andamento dell’indice della produzione per l’industria alimentare, bevande e tabacco; le variazioni tendenziali, invece, sono rappresentate nella fig.5.2. Da rilevare che a settembre 2012 l’indice destagionalizzato della produzione di questo settore di attività ha mostrato una ripida diminuzione del 3,0% rispetto ad agosto. Nella media del trimestre luglio-settembre l’indice è pressoché stazionario con un valore di +0,4% rispetto al trimestre precedente.

Dati destagionalizzati Dati corretti per gli effetti

del calendario

set-'12 lug-set '12 set-'12 lug-set '12

ago-'12 apr-giu '12 set-'11 lug-set '11

Totale industria escluse costruzioni -1,2 -0,5 -5,0 -5,9

Attività manifatturiera -0,7 -0,5 -4,5 -6,1

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco -3,0 0,4 -1,0 -0,3

(36)

Industrie alimentare, delle bevande e del tabacco Media mobile su 2 periodi

(ind. alim., delle bevande e del tabacco)

96 97 98 99 100 101 102

IV-2011 I-2012 II-2012 III-2012

-10 -8 -6 -4 -2 0 2 4

IV-2011 I-2012 II-2012 III-2012 Industrie alimentare, delle bevande e del tabacco

Fig. 5.1 Indice mensile destagionalizzato della produzione dell’industria alimentare delle bevande e del tabacco

Fig. 5.2 Indice mensile della produzione dell’industria alimentare delle bevande e del tabacco corretta per gli effetti di calendario (variazioni tendenziali percentuali)

Fonte: elaborazioni INEA su dati Istat.

(37)

Per quel che riguarda il fatturato dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco, si è registrato un aumento dell’1,9% rispetto allo stesso mese del 2011. Di pari segno e valore la variazione registrata nella media dei tre mesi (luglio-settembre) rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Tale risultato può essere visto come una buona performance del settore data, la congiuntura e i

risultati conseguiti dalla maggior parte dei settori di attività economica. Le variazioni negative più forti si sono registrate nei settori della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-15,5%), nella fabbricazione di articoli in gomma, materie plastiche e altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-8,3%) e nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-7,6%).

Tab. 5.2 Indici del fatturato totale corretti per gli effetti di calendario per settore di attività economica, base 2005=100 (variazioni percentuali)

Dati corretti per gli effetti del calendario

set-'12 lug-set '12

set-'11 lug-set '11

Totale industria escluse costruzioni -5,4 -4,7

Attività manifatturiera -5,3 -4,6

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 1,9 1,9

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.

Infine, nella tabella 5.3 è riportato l’indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali per i principali comparti d’attività che compongono il settore delle industrie alimentari. Si rileva che nel mese di settembre 2012 l’indice per il settore delle industrie alimentari, in senso stretto, è lievemente aumentato dello 0,4% rispetto al mese precedente e del 4,1% rispetto a settembre 2011;

su base trimestrale, invece, le variazioni congiunturali e tendenziali sono state pari a +2,3% e a +3,9%, rispettivamente.

Osservando i dati per singolo comparto (Tab.5.3), la situazione si presenta più articolata: le variazioni congiunturali dell’indice dei prezzi rispetto al mese di agosto 2012 evidenziano una certa stabilità delle quotazioni con qualche variazione negativa. Nel confronto

(38)

Tab. 5.3 Indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali per settore di attività economica delle industrie alimentari, base 2005=100

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.

con il trimestre precedente e in termini tendenziali, invece, si sono registrate delle forti variazioni al rialzo dei prezzi. In particolare, il contributo maggiore all’aumento dei prezzi è venuto dai comparti della produzione di prodotti per l’alimentazione degli animali (+16,8%

set-'12

Variazioni % Variazioni %

set-'12 lug-set '12 set-'12 lug-set '12

ago-'12 apr-giu '12 set-'11 lug-set '11

Totale industria escluse costruzioni 119,9 -0,1 0,6 2,6 2,5

Attività manifatturiere 117,7 0,1 0,4 1,7 1,6

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 126,8 0,2 2,0 4,3 4,1

Industrie alimentari 128,7 0,4 2,3 4,1 3,9

Lavorazione e conservazione di carne 120,5 1,4 5,2 5,8 5,6

Lavorazione e conservazione di pesce 132,8 0,6 0,4 6,1 5,8

Lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi 109,9 -0,5 0,2 2,2 3,0

Produzione di oli e grassi vegetali e animali 149 0,4 7,5 10,4 9,1

Industria lattiero casearia 119,7 -0,1 -0,2 -1,2 -1,3

Lavorazione delle granaglie 160,2 1,1 1,6 -0,2 -3,0

Produzione di prodotti da forno e farinacei 132,6 -0,2 0,5 2,5 3,0

Produzione di altri prodotti alimentari 124,5 -0,2 0,3 3,6 4,8

Produzione di prodotti per l'alimentazione 162,3 2,1 8,1 16,8 12,5

Industria delle bevande 114,9 -0,7 0,4 4,8 5,3

il tendenziale su base mensile), la produzione di olii e grassi vegetali e animali (+10,4%) e lavorazione e conservazione di carne (+5,8%) e pesce (+6,1%) i cui indici dei prezzi hanno registrato sostanziali variazioni positive sia in termini tendenziali mensili che trimestrali.

(39)

6

ANDAMENTO DEI PREZZI

E CONSUMI ALIMENTARI

La fig.6.1 riproduce gli andamenti tendenziali dell’indice dei prezzi al consumo per i prodotti alimentari lavorati e non lavorati. In media nel terzo trimestre 2012 i prezzi dei prodotti alimentari (incluse le bevande analcoliche) sono lievemente diminuiti dello 0,2% rispetto al trimestre precedente mentre sono aumentati del 2,7% nel confronto con lo stesso periodo del 2011. In particolare, i prezzi dei prodotti lavorati sono cresciuti, nel terzo trimestre del 2012, dello 0,5% sul piano congiunturale e del 2,6% su quello tendenziale; quelli dei prodotti non lavorati sono diminuiti dell’1,2% rispetto al trimestre precedente e sono aumentati del 2,9% rispetto allo stesso trimestre del 2011.

Tuttavia, il confronto tra i tassi tendenziali mensili, mostra un incremento dei prezzi dei prodotti alimentari, così come quelli di quasi tutte le divisioni di spesa. A settembre 2012, i prezzi dei beni alimentari sono aumentati di 2,8% rispetto allo stesso mese del 2011; il tasso tendenziale di crescita è salito di tre decimi di punto percentuali rispetto al mese di agosto 2012. In particolare, i prezzi dei prodotti lavorati sono cresciuti dello 0,2% sul piano congiunturale e del 2,5% su quello tendenziale (+2,5% anche ad agosto); quelli dei

prodotti non lavorati sono aumentati del 3,5% su base mensile e dell’1,1% rispetto a settembre 2011 (in aumento dal -0,4% del mese precedente).

Nell’ambito degli alimentari lavorati gli aumenti congiunturali sono per la maggior parte di lieve entità. Da rilevare l’aumento su base mensile del prezzo dello zucchero e del caffè (per entrambi +0,3%; +4,5% e +5,1%, rispettivamente, in termini tendenziali) e dei prezzi delle bevande analcoliche (+0,4%), che crescono

su base annua del 3,2%.

Con riferimento agli alimentari non lavorati, il rialzo maggiore nel mese di settembre 2012 rispetto al mese precedente è stato registrato dai prezzi dei vegetali freschi (+7,1%, +10,2% su base annua). Andamenti congiunturali, per quanto più contenuti, si registrano per i prezzi di tutti i rimanenti prodotti del comparto, ad eccezione per quelli della frutta fresca che sono diminuiti dello 0,6% (+6,1% in termini tendenziali). In particolare sono da mettere in luce i rialzi dei prezzi della carne di pollo (+0,7%, +2,2% in termini tendenziali), di quella suina (+0,5%, +2,6% in termini tendenziali) e bovina (+0,4%, +2,7% su base annua).

(40)

Alimentari Alimentari lavorati Alimentari non lavorati

0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4

I-2012 II-2012 III-2012

Fig. 6.1 Indice mensile dei prezzi al consumo dei prodotti alimentari, lavorati e non lavorati - Variazioni percentuali rispetto allo stesso mese dell’anno precedente

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT.

In base alle informazioni fornite dal centro studi di Confcommercio e relative all’andamento congiunturale dei consumi e dei prezzi (ICC) si sottolinea che a settembre 2012 è stata registrata una decisa riduzione dei consumi dopo che per un bimestre essi erano risultati sostanzialmente stazionari. L’indicatore (ICC) ha mostrato una variazione tendenziale negativa del 4,2% e una flessione dello 0,8% rispetto al mese precedente.

Come evidenziato da Confcommercio, la progressiva contrazione del reddito disponibile, legata al permanere di una situazione economica negativa ha presumibilmente riportato le famiglie, dopo il periodo estivo, ad adottare modelli di spesa molto prudenti. In questa situazione i beni alimentari, le bevande e i tabacchi hanno registrato una riduzione delle quantità acquistate del -5,7% rispetto all’analogo mese del 2011. Variazioni negative sono state registrate anche per la mobilità (-20,5%) e per i beni e servizi per la casa (-5,3%).

Questi dati riflettono in parte le opinioni sulla situazione economica e personale espressa dalle famiglie e raccolte nell’indice del clima di fiducia dei consumatori calcolato dall’Istat. A settembre tale valore è leggermente aumentato passando da 86,1 a 86,2 ma i giudici sulla situazione economica dell’Italia sono peggiorati e di conseguenza sono cresciute le attese sulla disoccupazione. In diminuzione sia il saldo sulla convenienza all’acquisto immediato di beni durevoli sia quello che si riferisce alle intenzioni di acquisto futuro.

2 Consumi&prezzi è uno strumento di analisi congiunturale elaborato dalla Confcommercio in cui viene riportata la dinamica di breve periodo della spesa reale delle famiglie e dei prezzi delle principali voci di consumo. Le informazioni contenute sono fornite da istituti ed organizzazioni pubbliche e private. Per ulteriori informazioni si rimanda al sito Internet di Confcommercio, sezione Ufficio Studi.

(41)

7

LA BILANCIA

COMMERCIALE

AGROALIMENTARE

Nel terzo trimestre 2012, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si evidenzia una significativa crescita delle esportazioni agroalimentari (+6,6%) a fronte di una riduzione delle importazioni (-2,8%). Ne deriva un rilevante miglioramento del deficit della bilancia agroalimentare, che passa da 2.237 milioni di euro (III trimestre 2011)

Tab. 7.1 Principali aree di scambio dei prodotti agroalimentari - III trim. 2012

a 1.478 milioni nell’ultimo trimestre analizzato. Migliora di oltre quattro punti percentuali anche il saldo normalizzato, che si attesta a -8,5% nel terzo trimestre 2012.

La crescita delle esportazioni agroalimentari interessa sostanzialmente tutte le aree di destinazione. Gli incrementi maggiori, con variazioni superiori a quindici punti percentuali, riguardano le esportazioni verso i paesi terzi mediterranei, il Centro e il Nord America, e i paesi dell’area asiatica. In particolare, l’export verso i paesi dell’Asia cresce di quasi il 30%, rispetto al terzo trimestre 2011, con incrementi molto rilevanti per i comparti rappresentativi del made in Italy: si tratta dei

Valore (milioni di euro) Peso % Variazione %

Import Export Sn Import Export Import Export Sn (1)

UE 27 6.739 5.209 -12,8 71,7 65,8 -0,1 2,6 1,3

Paesi candidati UE 137 106 -12,6 1,5 1,3 10,4 14,5 1,8

Altri Paesi Europei (no Mediter.) 267 564 35,8 2,8 7,1 -25,8 9,6 18

Paesi Terzi Mediter. (no candid. UE) 185 196 3,1 2,0 2,5 14,2 18,4 1,8

Nord America 189 888 64,9 2,0 11,2 -18,1 15,5 11

Centro America 118 38 -51,0 1,3 0,5 12,7 21 2,6

Sud America 672 80 -78,8 7,2 1,0 -15,3 8,6 4,3

Asia (no Mediterranei) 702 592 -8,5 7,5 7,5 -5,1 29,1 15

Africa (no Mediterranei) 318 108 -49,5 3,4 1,4 -0,2 0,2 0,2

Oceania 70 113 23,3 0,7 1,4 -12,2 3,7 8

Totali diversi 0 25 98,7 0,0 0,3 -97,7 -12 40

(42)

prodotti dolciari a base di cacao (+58%), della pasta e delle conserve di pomodoro (+33%), oltre all’olio d’oliva e ai vini rossi e rosati DOP confezionati (+19%).

Fortemente differenziato è invece l’andamento delle importazioni dalle principali aree di approvvigionamento. L’import agroalimentare dai paesi dell’area UE resta stabile rispetto allo terzo trimestre 2011, mentre aumentano di oltre il 10% gli acquisti dai paesi candidati UE. Di contro calano gli acquisti dalle due principali aree di importazione extra-UE: Asia (-5%) e Sud America (-15,3%). In quest’ultimo caso la contrazione riguarda i due principali prodotti di importazione dal Sud America: il caffè greggio (-15%) e, soprattutto, “panelli, farine e

mangimi” (-42,4%). Il calo dell’import dall’Asia è, invece, imputabile esclusivamente al settore primario e, in particolare, ai minori acquisti (in valore) di prodotti della silvicoltura. Risultano, invece, in crescita, nel terzo trimestre 2012, le importazioni agroalimentari provenienti dai paesi terzi mediterranei (+14,2%) e dal Centro America (+12,7%). L’analisi dei singoli paesi conferma l’incremento differenziato delle importazioni agroalimentari italiane dai principali fornitori. Si riducono i flussi in valore provenienti da Francia e Germania, che rappresentano quasi il 30% dell’import agroalimentare italiano: per entrambe, la contrazione è vicina al 5% ed è imputabile ai minori volumi importati che annullano l’effetto dell’aumento dei prezzi di importazione. Il calo maggiore, tra i principali paesi fornitori, riguarda il Brasile (-14,2%); a ridursi, come evidenziato per l’intera area sudamericana, sono

principalmente gli acquisti di caffè greggio (-14,5%), che rappresentano oltre la metà dell’import agroalimentare dell’Italia dal Brasile.

Aumentano, invece, le importazioni provenienti da Spagna, Austria e, soprattutto, Slovenia. Quest’ultima, grazie a un incremento superiore al 50% dei flussi agroalimentari destinati all’Italia, diventa il settimo principale fornitore del nostro paese. Tale risultato è legato ai maggiori acquisti di “panelli, farine e mangimi”, pari a 118,5 milioni di euro, che rappresentano oltre la metà delle importazioni agroalimentari italiane dalla Slovenia.

Fig. 7.1 Il commercio agroalimentare: principali fornitori - III trim. 2012 peso % variazione % Francia Germania Spagna Paesi Bassi Austria Belgio Slovenia Brasile Danimarca Indonesia -20 -10 0 10 20 30 40 50 60

(43)

Più generalizzato è, invece, l’andamento delle esportazioni agroalimentari, in crescita verso tutti i principali clienti. L’unica eccezione è rappresentata dall’export destinato alla Spagna, in calo di oltre il 10%; la contrazione riguarda alcuni dei principali prodotti di esportazione destinati a questo paese, come i “prodotti dolciari a base di cacao” (-19,3%), “biscotteria e pasticceria” (-7%) e le mele (-14%).

Tra gli incrementi dei flussi agroalimentari vanno, invece, sottolineati quelli destinati agli Stati Uniti d’America (+16,5%) e al Giappone (+28%). In entrambi i casi sono i prodotti del made in Italy a trainare tale crescita, con un netto incremento delle vendite di vini di qualità, pasta, olio d’oliva, conserve di pomodoro, grana padano e parmigiano

reggiano. In particolare, le esportazioni di pasta alimentare, grana padano e parmigiano reggiano destinate al mercato giapponese crescono di oltre il 40%. Anche l’analisi dei singoli comparti conferma l’incremento generalizzato delle esportazioni nel terzo trimestre 2012. Tra i principali comparti, l’unica eccezione è rappresentata dall’export di “carni fresche e congelate”, in calo del 4%. Crescono, invece, di oltre il 10% le vendite all’estero di “altra frutta fresca” e “altri prodotti dell’industria alimentare”. Crescono in misura significativa anche le esportazioni, in valore, di vino (+8,5%) che, con un valore delle vendite all’estero pari a 1.194 milioni di euro e un saldo normalizzato dell’89,5%, si conferma il principale comparto italiano di esportazione. Tale aumento in valore

Fig. 7.2 - Il commercio agroaimentare: principali clienti, III trim. 2012

peso % variazione %

Germania Francia Regno Unito Stati Uniti d'America

Spagna Svizzera Austria Paesi Bassi Belgio Giappone -15 -10 -5 0 5 10 15 20 25 30 Fonte: elaborazioni INEA su Istat

(44)

Tab. 7.2 Principali comparti negli scambi agroalimentari dell’Italia, III trim. 2012

è però imputabile esclusivamente alla componente prezzo e non ai volumi esportati che, al contrario, si riducono di quasi il 10%. L’unica eccezione riguarda i “vini confezionati non di qualità”, per i quali a un incremento dei prezzi di esportazione si accompagna un aumento delle quantità esportate. Crescono di oltre il 5% anche le vendite all’estero dei derivati dei cereali, il secondo principale comparto di esportazione con un valore di 1.072 milioni di euro. Tale incremento, a differenza del vino, è imputabile in egual misura a un aumento sia dei prezzi che dei volumi esportati.

Per quanto riguarda gli acquisti dall’estero, le “carni fresche e congelate” si confermano il principale comparto di importazione con un incremento del 2,5%, rispetto al terzo trimestre 2011, e un valore che supera i 1.130 milioni di euro. Si riduce, invece, di quasi il 10% l’import di prodotti lattiero-caseari e tale contrazione riguarda sia il latte (-13%) che i formaggi (-7,2%). Una riduzione vicina al 30% riguarda le importazioni di cereali. Per il frumento tenero e duro il calo, in valore, supera il 30% mentre resta inferiore al 10% per il mais; in tutti i casi però tali andamenti sono legati a una effettiva contrazione dei volumi importati e non ad un effetto della componente prezzo.

Primi 10 comparti di esportazione Mio di euro” Peso % Sn III trim."Var. %

Vino 1.193,9 15,1 89,5 8,5

Derivati dei cereali 1.071,8 13,5 56,5 5,7

Altra frutta fresca 779,4 9,8 56,2 12,8

Altri prod. dell'industria alimentare 687,7 8,7 27,1 10,8

Prodotti lattiero-caseari 634,0 8,0 -20 2,1

Ortaggi trasformati 480,7 6,1 38,7 4,5

Olii e grassi 459,7 5,8 -22,5 3,9

Zucchero e prodotti dolciari 458,3 5,8 -3,1 15

Carni preparate 316,4 4,0 57,1 6,3

Carni fresche e congelate 279,6 3,5 -60,4 -4

Totale settore primario 1.311,1 16,6 -36,3 7,7

Industria Alimentare e Bevande 6.551,5 82,7 0,7 6,6

Totale AGROALIMENTARE* 7.919,1 100 -8,5 6,6

Primi 10 comparti di importazione Mio di euro” Peso % Sn III trim."Var. %

Carni fresche e congelate 1.131,8 12,0 -60,4 2,5

Prodotti lattiero-caseari 951,7 10,1 -20 -9,9

Pesce lavorato e conservato 837,9 8,9 -83,1 -1,7

Olii e grassi 726,6 7,7 -22,5 5,5

Cereali 513,8 5,5 -88,2 -29,8

Panelli e mangimi 503,7 5,4 -49,2 15,4

Zucchero e prodotti dolciari 487,6 5,2 -3,1 11,2

Cacao, caffè, tè e spezie 403,2 4,3 -91,1 -2,4

Altri prod. dell'industria alimentare 394,3 4,2 27,1 1,2

Animali vivi 375,8 4,0 -92,8 3,3

Totale settore primario 2.807,3 29,9 -36,3 -8,8

Industria Alimentare e Bevande 6.459,5 68,7 0,7 0,3

Totale AGROALIMENTARE* 9.396,6 100 -8,5 -2,8

* Il totale Agroalimentare esprime la somma tra settore primario e industria alimentare e bevande, nonché la componente “altri prodotti agroalimentari sotto soglia di esclusione” (ossia quei dati non rilevabili dai documenti di interscambio, si veda sito Istat) non riportata in tabella.

(45)

Crescono, di contro, in misura significativa gli acquisti dall’estero di oli e grassi (+5,5%), “panelli e mangimi” (+15,4%) e “zucchero e prodotti dolciari” (+11,2%). In particolare, gli acquisti di “olio di oliva vergine ed extravergine”, che rappresentano oltre la metà delle importazioni del comparto “oli e grassi”, nel terzo trimestre 2012 aumentano, in quantità, del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A livello territoriale, l’incremento delle esportazioni agroalimentari registrato nel terzo trimestre 2012 riguarda tutte le regioni italiane ad eccezione dell’Abruzzo (-5%), per il quale la contrazione interessa sia il settore primario che quello industriale. Per le quattro principali regioni esportatrici (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), che concentrano oltre il 60% dell’export agroalimentare italiano, gli incrementi sono compresi tra il 4,6% (Piemonte) e il 9,2% (Veneto). Di queste, solo il Veneto evidenzia una contrazione dell’export del settore primario a fronte di un incremento di quello secondario, mentre nella altre regioni l’aumento delle vendite all’estero riguarda entrambi i settori. Al Centro va segnalato il netto miglioramento dell’export agroalimentare dell’Umbria, in crescita di oltre il 25% nel terzo trimestre 2012. Al Sud, la Sicilia incrementa di oltre il 15% le proprie esportazioni, che superano così i 197 milioni di euro nel trimestre di riferimento.

Per quanto riguarda le importazioni, sono più della metà le regioni per le quali si riducono i flussi agroalimentari in entrata. Al Nord, particolarmente rilevanti sono le contrazioni registrate in Piemonte

(-9,7%) e Lombardia (-6,3%), la principale regione importatrice con un peso superiore al 23% sull’import agroalimentare italiano. La contrazione delle importazione riguarda, inoltre, tutta l’area centrale, ad eccezione dell’Umbria. Particolarmente significativo è il calo registrato nel Lazio, vicino al 10% rispetto al terzo trimestre 2011. Tra le principali regioni importatrici dell’area meridionale bisogna sottolineare l’andamento riscontrato in Puglia e Sicilia, con un calo degli acquisti dall’estero rispettivamente del 5,6% e 7,2%. Per entrambe le regioni, tale risultato è imputabile ai minori acquisti del settore primario che, nel caso della Puglia annullano il marcato incremento dell’import di trasformati (+20%). Un significativo aumento delle importazioni agroalimentari interessa, invece, la Basilicata e la Sardegna, con variazioni rispettivamente del 24,4% e del 14,2%.

Le dinamiche descritte producono un miglioramento dei saldi normalizzati per quasi tutte le regioni italiane. Le uniche eccezioni riguardano l’Abruzzo, con un aumento dell’import (+5%) e un contestuale calo dell’export agroalimentare (-5%), e la Basilicata, con un incremento degli acquisti (+24,4%) nettamente superiore a quello registrato per le vendite all’estero (+2,7%).

(46)

Fig. 7.3 - Variazioni degli scambi Agroalimentari per regione, III trimestre 2012

I valori riportati all’interno delle regioni rappresentano il peso delle importazioni/esportazioni agroalimentari delle singole regioni sulle importazioni/ esportazioni agroalimentari dell’Italia, nel terzo trimestre 2012w.

(47)

8

IL COMMERCIO AL

DETTAGLIO

Per il commercio al dettaglio, i dati pubblicati dall’ISTAT evidenziano che nel mese di settembre 2012 l’indice destagionalizzato del valore totale delle vendite al dettaglio ha registrato un calo dello 0,2% rispetto al mese precedente. Sempre in termini congiunturali, le vendite di prodotti alimentari sono leggermente aumentate dello 0,1%; pressoché della stessa misura sono diminuite quelle di prodotti non alimentari (-0,2%).

Rispetto al mese di settembre 2011 l’indice grezzo del totale delle vendite ha registrato una diminuzione maggiore e pari a -1,6%; in ribasso sia le vendite di prodotti alimentari (-0,4%) sia quelle dei prodotti non alimentari (-2,3%). Va precisato che si tratta di indicatori riferiti al valore corrente delle vendite che incorporano quindi la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi.

Nella fig. 8.1 sono messe a confronto le variazioni congiunturali dell’indice destagionalizzato relativo al valore delle vendite di prodotti alimentari e non alimentari nel periodo ottobre 2011-settembre 2012.

Si sottolinea, che entrambi gli indici hanno avuto delle forti variazioni, anche nel segno, fino ad aprile 2011; successivamente esse hanno assunto un valore molto più contenuto e vicino alla stazionarietà.

Tab. 8.1 Indici del valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio a prezzi correnti (base 2005=100) per settore merceologico

Fig. 8.1 Indice mensile del valore del totale delle vendite (variazioni congiunturali percentuali )

Dati

destagionalizzati Dati grezzi

Indici Variazioni % Indici Variazioni %

set-'12 set-'12 set-'12 set-'12

ago-'12 set-'11

Totali 97,5 -0,2 95,9 -1,6

Alimentari 102,6 0,1 100,6 -0,4

Non alimentari 95,4 -0,2 93,9 -2,3

Alimentari Non alimentari -2,5 -2 -1,5 -1 -0,5 0 0,5 1 1,5 2

IV-2011 I-2012 II-2012 III-2012

Fonte: elaborazioni INEA su dati Istat. Fonte: elaborazioni INEA su dati Istat.

(48)

Tab. 8.2 Indici del valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio a prezzi correnti (base 2005=100) per tipologia di esercizio della grande distribuzione

I dati dell’indice delle vendite per tipologia di esercizio della grande distribuzione, riportati nella tabella 8.2, mostrano un aumento tendenziale sia per gli esercizi non specializzati (+0,2%) sia per gli esercizi specializzati (+3,1%).

All’interno dei primi, le vendite degli esercizi a prevalenza

alimentare aumentano dello 0,4%, mentre quelli a prevalenza non alimentare diminuiscono dello 0,4%. I discount continuano a registrare gli aumenti più sostenuti (+3,0% rispetto a settembre 2011), diversamente dagli ipermercati che mostrano una variazione tendenziale negativa (-0,6%).

Indici Variazioni %

set '12 set '12 lug-set '12

set '11 lug-set '11

Grande distribuzione non specializzata 103,7 0,2 -0,9 Alimentare 107,5 0,4 0,6 Non alimentare 89,2 -0,4 -3,6 Ipermercati 99,2 -0,6 -1,4 Supermercati 111,8 0,7 0,0 Discount 123,1 3,0 1,7

Grande distribuzione specializzata 112,5 3,1 -0,3

Totale 104,9 0,7 -0,7

Figura

Fig 1.2 Andamento trimestrale della variazione tendenziale (%) degli indici di prezzo  dei prodotti agricoli e dei consumi intermedi -EU27
Fig. 1.4 Andamento mensile della variazione tendenziale (%) dell’IAPC dei prodotti alimentari non lavorati  (2005=100) - differenza Italia-Area Euro (17)
Tab. 2.1 Numero, saldi e tassi di variazione delle imprese per settore
Fig 2.1 Tasso di variazione percentuale del numero  d’imprese del settore coltivazioni agricole e produzioni  animali
+7

Riferimenti

Documenti correlati

una rilevazione annuale presso le aziende agricole sulla produzione di latte, una mensile ed una annuale presso gli stabilimenti lattiero-caseari sul latte raccolto e sulla

Occorre precisare che un’impresa può effettuare la raccolta di latte in regioni diverse da quella di residenza e possono verificarsi differenze di dati nella distribuzione regionale

L’Istat effettua tre rilevazioni in base alla normativa di settore vigente: una rilevazione annuale presso le aziende agricole sulla produzione di latte, una mensile ed

Keywords: Intestinal parasites, Risk factors, Nutritional status, Immigrant children, Developed country

Seppur non con la stessa valenza operativa, in quanto dal disposto normativo non sarebbe desumibile un obbligo di coerenza o un divieto di contraddizione né l’applicazione di

L'uso di modelli Markov Switching GARCH, come di- mostrano i risultati dell'analisi delle serie storiche relative a diversi tassi di cambio riportati nella seconda parte di

Our studies show that Vδ2 T cells are able in vitro to recognize and kill glioma cells by releasing perforin, and by inducing apoptosis and necrosis cell death mechanisms.

L’indagine, che si svolge con cadenza biennale, ha coinvolto, anche nell'anno 2012, circa 51000 dipendenti delle Aziende Sanitarie e Aziende Ospedaliere Universitarie toscane, che