Introduzione
La mia indagine si propone di tracciare un quadro quanto più chiaro e completo possibile delle concezioni funerarie private, proprie dell’Età Amarniana.
Per fare ciò, ho focalizzato l’analisi su quattro punti fondamentali:
1) il contesto storicoreligioso durante il regno di Amenhotep IV/Akhenaton, sezione in cui mi sono preoccupata di fornire informazioni sia sul culto statale, sia su quello privato, analizzando e comparando gli aspetti religiosi che influenzano tutta la società egiziana;
2) la visione che si ha dell’Aldilà in Epoca Amarniana, mettendo in evidenza il rapporto luce=vita/assenza di luce=morte e cercando di delineare la descrizione dell’Oltretomba che si evince dai testi e dalle iconografie a noi pervenuti;
3) la struttura e l’organizzazione delle tombe di nobili e privati cittadini in Età Amarniana, in diversi siti egiziani;
4) la tipologia degli oggetti rinvenuti all’interno dei corredi funerari privati, con una particolare attenzione ai reperti provenienti dalla necropoli di Akhetaton.
Nella prima sezione, l’indagine verte sulla presa in esame delle caratteristiche proprie della religione amarniana e del contesto storico del regno di Amenhotep IV/Akhenaton. Nel dettaglio, la prima parte del capitolo I tratta dell’ascesa al potere del faraone e della sua rivoluzione ideologica, attraverso l’analisi della documentazione archeologica e l’approfondimento delle varie interpretazioni relative a tale contesto. La seconda parte del capitolo, invece, si articola sulla comparazione tra la religione di stato e quella praticata in ambito privato. Tale indagine (in special modo per quanto riguarda il culto individuale) si dipana principalmente tramite lo studio delle evidenze archeologiche e del
paragone tra la documentazione relativa ad Amarna e quella relativa a Deir elMedina, altro fertile centro per l’approfondimento dei contesti privati.
Il secondo capitolo si articola attorno alla concezione e alla rappresentazione ideologica dell’Aldilà. A fare da fil rouge a tutta la trattazione è la dicotomia “luce/assenza di luce”, che permea ogni aspetto della religione atonista e che risulta preponderante quando si parla di Oltretomba e di vita ultraterrena. Al fine di condurre tale indagine, la presa in esame di testi databili all’Età Amarniana e di immagini sepolcrali (prime fra tutte, le rappresentazioni della “morte di Maketaton”, all’interno della Tomba Reale) risulta il fulcro di tutto il capitolo II.
L’analisi della struttura e dell’organizzazione interna delle tombe di periodo amarniano è il soggetto che occupa la parte preponderante della terza sezione. Il capitolo è organizzato in vari punti, al fine di condurre un discorso unitario e organico sulle tipologie di sepolture usate durante il regno di Akhenaton e dei suoi immediati successori. Per rendere il discorso più esauriente, l’indagine analizza e compara tombe presenti in diversi siti e appartenenti a individui di ceti sociali diversi, mettendo in luce i parallelismi e gli elementi di contrasto.
Il quarto capitolo è totalmente incentrato sui corredi funerari privati. Anche in questo caso, la sezione si snoda attraverso la comparazione di reperti provenienti da siti diversi: gran parte della documentazione utile alla compilazione di questo capitolo, infatti, proviene dai report dei diversi scavi attualmente attivi in Egitto. Una particolare attenzione è rivolta ai ritrovamenti della necropoli di Akhetaton, città che più di tutte esprime al meglio il senso di dualità (da una parte, la religione di Stato con la supremazia di Aton; dall’altra i culti tradizionali privati, radicati nella popolazione per secoli) che pervade la società durante l’Età Amarniana.
Capitolo I: Il contesto storicoreligioso amarniano
LA RELIGIONE DI STATO AL TEMPO DI AMENHOTEP IV
Amenhotep IV sale al trono intorno all’anno 1350. Ancora aperto è però il dibattito tra gli studiosi, al fine di individuare una data certa per l’ascesa al potere del faraone. Se, infatti, Gardiner propendeva per il 1367 e Grimal per una data compresa tra il 1378 e il 1351, in tempi più recenti Gabolde, Kemp e Laboury si sono trovati concordi nell’affermare che il 1352 possa essere l’anno più plausibile per l’incoronazione di Amenhotep IV . Difficoltà sono comunque emerse anche nello stabilire 1 quale sia il momento esatto della salita al trono del faraone. Gli ultimi studi sull’argomento, in termini cronologici, sono stati compiuti da Marc Gabolde e vedono nel secondo giorno del primo mese della stagione
peret la data esatta dell’intronizzazione . Già dagli anni ‘70, però, sono 2 state presentate proposte. William Murnane, per esempio, avanzò l’ipotesi che il sovrano fosse arrivato al potere nella prima decade del primo mese della stagione peret mentre, qualche anno dopo, Barta si 3 dimostrò propenso a credere che la data esatta fosse il trentesimo giorno del quarto mese della stagione akhet . 4
Il regno di quello che poi sarebbe divenuto Akhenaton inizia nel segno della tradizione e della continuità diretta con la politica di Amenhotep III 5
. Al momento dell’ascesa al trono, la titolatura di Amenhotep IV, infatti, recita: “Toro vittorioso dalle alte piume” (Nome di Horo); “Grande di regalità presso l’IpetSut” (Nome delle Due Signore); “Che innalza le
1 Gardiner, 1961; Grimal, 1988; Gabolde, 1998; Kemp, 2006; Laboury, 2010. 2 Gabolde, 1998, pp. 1416 e p. 102.
3 Murnane, 1976, p. 176. 4 Barta, 1980, pp. 4344.
5 “C’est bien entendu lui qui, selon la tradition, assure les funérailles et l’enterrement de son prédécesseur dans la tombe 22 de la vallée à l’ouest de la Vallée des Rois (WV22)” (Laboury, 2010, p. 94). Qui, sono conservate probabilmente le immagini più antiche del regno di Amenhotep IV.
corone nell’Eliopoli del sud” (Nome di Horo d’Oro); “Ra è perfetto di trasformazioni” o “Le perfette trasformazioni di Ra”, ossia Neferkheperura, “L’unico di Ra”, cioè Uaenra (Nome di Re dell’Alto e Basso Egitto); “il figlio di Ra, AmenhotepildiochegovernaTebe” (Nome di Figlio di Ra) . Alcuni scarabei in faience , realizzati, con 6 7 buona probabilità, per la salita al trono del faraone, riportano come iscrizione: “Neferkheperura, il prescelto di Amon” . E in linea con la 8 tradizione è pure l’erezione di una porta anteriore all’entrata del III Pilone, nel tempio di AmonRa a Karnak . 9
Ben presto, però, comincia a farsi strada, nella concezione religiosa del faraone, la presenza di Aton . In una stele rinvenuta presso le cave di 10 Gebel elSilsila, infatti (benché Amenhotep IV si faccia raffigurare mentre fa offerte ad Amon), è leggibile il progetto del sovrano di far erigere, all’interno del recinto sacro di AmonRa a Karnak (l’IpetSut), un monumento per un’altra divinità: il grande Benben di “Ra Horakthy 11 nel suo nome di Shu che è nell’Aton” , chiamato anche (in un altro 12
6 Gabolde, 1998, p. 15.
7 Tali scarabei sono conservati al British Museum, con i numeri di inventario: EA 37778 ed EA 29263.
8 Laboury, 2010, p. 94.
9 Tutti i sovrani d’Egitto del periodo compiono costruzioni all’interno del tempio di Karnak: Amenhotep IV, all’inizio del suo regno, non si discosta dalla tradizione dei suoi predecessori.
10 Il dio Aton è presente nel pantheon egizio fin da tempi ben più remoti del regno di Akhenaton. Una delle attestazioni più antiche risale alla quinta dinastia (si vedano i Papiri di Abusir; de Cénival e PosenerKrieger, 1968). L’importanza del disco solare è già evidenziata all’interno dei Testi dei Sarcofagi, dove si legge: “O tu, che sei nel Disco, che governa sugli dèi” (CT I, 226f), come riporta Redford (Redford, 1976, p. 48). Nel corso della XVIII dinastia, l’importanza dei culti solari si fa sempre più marcata: il rilievo che Akhenaton riserva alla figura dell’Aton deriva da questa crescente attenzione al Sole e alle divinità che lo rappresentano.
11 “Als Bensben, wahrscheinlich verwandt mit dem Verbum wbn “aufgehen, glänzen”, bezeichnete man in Heliopolis ein Steinmal (heilige Gegenstände) oder einen Erdhügel, der schon Pyr. 1652 als Erscheinungsform des Atum genannt wird: ‘AtumChepre, du wurdest hoch als Hügel, du gingst auf ( wbn ) als Benben im PhönixHaus ( hwtbnw ) in Heliopolis” (Otto, 1975).
12 La stele di Gebel elSilsila non è l’unica, databile all’inizio del regno di Amenhotep IV, che riporti il nome di “Ra Horakhty nel suo nome di Shu che è nell’Aton”: benché molto frammentaria, anche a Zernikh è stata rinvenuta una stele che presenta il nome e gli epiteti di tale divinità solare (Laboury, 2010, p. 101).
punto della medesima stele) “Ra Horakhty che gioisce nell’orizzonte nel suo nome di Shu che è nell’Aton”.
Per avere un’idea più chiara sulla datazione dell’“entrata in scena” dell’Aton nel culto praticato dal faraone, è possibile fare affidamento alla Lettera di Amarna EA27, copia di un originale inviato da Tusharatta, re di Mitanni, ad Amenhotep IV. In tale missiva, si legge: “[L’anno] 2, 1° mese della stagione della Germinazione, [giorno 5 o 6?]. Si era presso la Città del Sud, nella residenza di ‘Colui che gioisce nell’orizzonte’” . 13
Già all’inizio del secondo anno di regno, quindi, comincia a farsi strada un nuovo concetto di religiosità (seppure ancora in fieri), in cui “Ra Horakhty che gioisce nell’orizzonte” (o “Colui che gioisce nell’orizzonte”, come riporta la lettera di Tusharatta) principia a coprirsi di considerevole importanza.
AKHENATON
Nel quarto anno di regno, l’atonismo del faraone diventa completamente effettivo e nel quinto, il sovrano inizia la ricerca di una 14 zona valida per la costruzione della nuova capitale, Akhetaton (“L’Orizzonte di Aton”), che è poi innalzata a partire dall’anno successivo.
13 In egiziano, HaiemAxt (Laboury, 2010, p. 101). 14 Laboury, 2010, p. 113.
La città viene circondata da 16 stele confinarie, che, oltre a delimitare il luogo, svolgono il compito di propagandare il nuovo culto di Stato, grazie ad una lunga iscrizione geroglifica (datata al quinto o al sesto anno di regno) e ad un’immagine di offerta all’Aton su ciascuna di esse. Il ruolo di Aton si fa sempre più prominente, ma la sua rappresentazione risulta ben diversa da quella tipicamente usata nella raffigurazione degli altri dèi. Se nel resto del pantheon egizio, infatti, le divinità sono individuate in maniera antropomorfa (o semiantropomorfa) o con sembianze di animali, per l’Aton è tutta un’altra storia. Per quanto riguarda l’epoca amarniana, il documento più antico a noi pervenuto in cui è ritratta tale divinità solare è un rilievo 15 (proveniente dal Pilone X del tempio di Karnak) che vede il dio, sotto forma di disco che esercita la sua influenza attraverso i raggi e le mani 16
, sopra a due immagini del faraone . Il fatto che Aton sia inteso come 17 una divinità effettivamente diversa dalle altre non è dato solo dalla sua raffigurazione. Intorno al quarto anno di regno, infatti, il nome del dio viene considerato alla stregua di una titolatura regale e viene inserito all’interno di due cartigli : “RaHorakhty apparso all’Orizzonte” e “Nel 18 suo nome di Shu che è nel Disco”, poi in parte modificati . 19
Nel quarto o quinto anno di regno , Amenhotep IV assume una nuova 20 titolatura. Così, il Nome di Horo diventa “Toro potente amato da Aton”; il Nome delle Due Signore viene modificato in “Grande di regalità in 15 Dodson, 2014, p. 94, fig. 78.
16 L’iconografia dell’Aton come disco solare con i raggi che terminano con delle mani è già documentata al tempo di Amenhotep II (Redford, 1976, pp. 4950). A tal proposito, Traunecker dice: “Cette entité divine se manifeste par le Disque solaire qui traverse quotidiennement le ciel, dispensant lumière et chaleur pour tous. Puis, dans un second stade, ce dieu prende une forme royale et son nom s’inscrit dans un double cartouche. Enfin, au troisième stade, on abandonne l’icone du dieu céleste hiéracocéphale pour adopter la célèbre représentation du disque rayonnant” (Traunecker, 2005, p. 122). 17 Il rilievo, conosciuto anche con il nome di “Blocco di Parigi”, adesso si trova al Louvre, con il numero di inventario E 1348 ter .
18 Williamson, 2015, p. 5; Kemp, 2015, p. 28.
19 Il primo dei titoli dell’Aton viene poi modificato da Akhenaton stesso in “Sovrano dell’Orizzonte”, mentre dal secondo il faraone fa sparire la parola “Shu” (Kemp, 2015, p. 28).
Akhetaton”; il Nome di Horo d’Oro muta in “Che innalza il nome di Aton”; e “Amenhotep” (“Amon è soddisfatto”) viene trasformato in “Akhenaton” (“Gradito ad Aton”) . 21
IL COSIDDETTO MONOTEISMO
La religione solare in Egitto assume connotazioni sempre più marcate, nel corso del Nuovo Regno. Secondo Assmann , tale religione appare 22 in una forma tripartita:
una “cosmologia segreta”, utile al faraone al momento della sua dipartita, per arrivare nell’Aldilà (e, per questo, dipinta sulle pareti delle tombe reali);
una serie di inni e preghiere riservate ai privati, in cui a tale culto si uniscono le credenze religiose personali;
la rivoluzione teologica propria dell’Età Amarniana.
Per lo studioso tedesco il termine più idoneo a descrivere il tipo di religione che caratterizza il regno di Akhenaton è “cosmoteismo”, tanto da definire tutta la XVIII dinastia (ma in particolar modo l’Età Amarniana) un periodo di “crisi del politeismo” . Nella sua opera 23 “Moses der Ägypter: Entzifferung einer Gedächtnisspur” (poi ripresa e ampliata, in “Die Mosaische Unterscheidung oder Der Preis des Monotheismus”), l’egittologo mette a confronto la figura di Mosè e quella di Akhenaton. Escludendo una relazione ideologica tra la religione atonistica e il monoteismo ebraico, Assmann focalizza la sua attenzione sulle azioni che Akhenaton compie (distruzione di immagini divine e cancellazione di nomi di dèi, principalmente), evidenziando come la rivoluzione compiuta dal faraone sia dello stesso tipo di quella che la tradizione biblica attribuisce a Mosè. Ma se per lo studioso
21 Laboury, 2010, p. 94. 22 Assmann, 1995, p. 16.
tedesco il mutamento religioso del faraone può essere, almeno in parte, assimilabile al “monoteismo”, il dibattito sull’effettivo tipo di culto istituito da Akhenaton è ancora aperto. Favorevoli all’accostamento del concetto di monoteismo alle teorie religiose amarniane sono anche altri studiosi, quali Redford e Hornung . In particolare, quest’ultimo 24 sottolinea come l’esclusività dell’Aton inizialmente sia solo relativa (si veda, ad esempio, la festa Sed organizzata da Akhenaton, al cui finanziamento contribuiscono diversi templi e diverse classi sacerdotali). Ben presto, però, con il cambiamento di titolatura e la costruzione della nuova capitale, il concetto che l’Aton sia la sola divinità esistente inizia a farsi strada in maniera sempre più preminente
. L’unicità dell’Aton si manifesta, a detta di Hornung, in tre ambiti:
25
le formule che rimandano all’esclusività del dio, del tipo “nessun altro al di fuori di lui”;
le persecuzioni contro le diverse divinità;
il culto dedicato soltanto ad Aton, su ogni tipologia di monumento ufficiale . 26
Tuttavia, riprendendo Assmann , l’egittologo sostiene che, per quanto 27 riguarda la terminologia, sia meglio parlare di “Pensiero dell’Uno”, piuttosto che di “monoteismo”, che rischia di essere accostato in modo improprio ad una visione più cristiana della religione . 28
Non tutti, però, concordano nel riservare ad Akhenaton il titolo di “monoteista”. Robert Hari afferma: “Akhenaton semble avoir simplement méprisé le reste du pantheon traditionnel [...] ou l'avoir délibérément ignoré" , mettendo l’accento sulla questione (poi ripresa da molti altri29 24 Redford, 1984; Hornung, 1995.
25 “Nei primi anni di regno di Akhenaton si diceva del dio solare: ‘Non ne esiste altro eguale [...]’; nelle tombe della nuova Residenza si legge però: ‘Non ne esiste altri al di fuori di lui [...]’. Qui si compie il passo decisivo verso il monoteismo e la sua posizione di esclusività” (Hornung, 1998, p. 89).
26 Hornung, 1998, p. 90. 27 Assmann, 1993. 28 Hornung, 1998, p. 85. 29 Hari, 1984, p. 1043.
egittologi, quali Krauss e Goldwasser): Akhenaton cancella le divinità che non siano Aton o semplicemente smette di considerarle? Ma il dubbio si amplifica con gli studi compiuti, tra gli altri, proprio da Krauss e da Goldwasser , che, partendo da tale domanda, evidenziano come il 30 faraone non cancelli effettivamente ogni traccia di divinità diversa da Aton, ma, anzi, si dimostri ben più che accondiscendente a tollerare alcuni dèi. Krauss afferma, infatti, che solo una ristretta cerchia di divinità subisce la damnatio da parte di Akhenaton. In particolare, l’eliminazione dei nomi e delle effigi (che, almeno in base agli attuali ritrovamenti, dovrebbe iniziare intorno al sesto anno di regno ) si 31 rivolge contro Amon, Mut, Amunet, Khonsu, Monthu e Nekhbet : altre 32 divinità vengono cancellate solo se si trovano ritratte all’interno di templi dedicati ad Amon . L’egittologo afferma: “Akhenaten created the city of 33 Amarna as a place of exclusive worship. Outside of Amarna worship of the other gods continued, except for Nekhbet and those gods associated with Amun” . Goldwasser riprende Krauss, ma si sofferma 34 anche sulla questione del termine “nTrw”. Il concetto di pluralità di divinità è estraneo al repertorio testuale delle tombe di Amarna, eppure viene riportato sulle stele confinarie della città di Akhetaton , 35 dimostrando, quindi, che Akhenaton accetta il fatto che esistano più dèi 30 Krauss, 2000; Goldwasser, 2006.
31 “Au début de l’an 6, nous l’avons vu, le domaine d’Amon est encore attesté en tant qu’entité économique active, puisq’une étiquette de jarre découverte à Amarna mentionne: ‘l’an 6. Vin de la rivière [occidentale (?)... du/pour le] domaine d’Amon [à Thèbes]; le chef [des vignerons…]’. Les persécutions atonistes à l’encontre d’Amon ne peuvent donc avoir été officiellement décrétées avant le début de l’an 6” (Laboury, 2010, p. 198).
32 Si veda, a tal proposito, anche Williamson, 2015, p. 6.
33 Alcune cancellazioni vengono attuate senza particolare cura o attenzione: “La signification précise du décor scriptural des temples et des tombes devait donc largement échapper au commun des mortels. C’est sans doute pour cette raison que la séquence des trois signes hiéroglyphiques qui servent à écrire le nom d’Amon [...] a pu être martelée dans de mots qui n’ont absolutement aucune relation spécifique avec le dieu de Karnak” (Laboury, 2010, p. 199).
34 Krauss, 2000, p. 100.
35 “It does not belong to any god, it does not belong to any goddess, it does not belong to any male ruler, it does not belong to any female ruler, it does not belong to anybody to do anything therein” (Murnane, van Siclen, 1993, p. 21).
nel pantheon egizio. D’altra parte, Goldwasser, compiendo uno studio semantico sui determinativi geroglifici , sottolinea anche come il nome 36 dell’Aton sia accompagnato dal determinativo divino solo nei primi anni di regno di Akhenaton. La studiosa riferisce che i determinativi che affiancano i diversi termini geroglifici sono degli elementi utili a classificare le parole che essi accompagnano e possono, in un certo senso, essere tradotti come “[il lemma] appartiene alla categoria di” (ad esempio: “il sicomoro appartiene alla categoria degli alberi”). Il fatto che, con il passare degli anni, il nome dell’Aton non sia più affiancato da un determinativo divino, potrebbe, secondo Goldwasser, indurre a pensare che Akhenaton non contempli più una pluralità di dèi e che, quindi, l’Aton sia l’unica divinità possibile . C’è da dire, però, che non 37 sempre l’Aton viene rappresentato senza il determinativo divino e in appendice al suo lavoro del 2006, Goldwasser cita una serie di eccezioni. Inoltre, sempre a proposito di geroglifici, Kemp evidenzia come il nome di Thutmose, il celebre scultore, contenga al suo interno il nome del dio Thot e venga scritto proprio con il tradizionale geroglifico del dio seduto con testa di ibis. Nessun mutamento è stato compiuto nel suo nome o nella scrittura dello stesso . 38
In ogni caso, dal momento che la volontà di eliminazione di Akhenaton non è rivolta contro tutti gli dèi, risulta difficile parlare esattamente di “monoteismo”, almeno per i primi anni di regno. Un culto come quello per il ben visibile disco solare si scontra grandemente con la devozione per un dio, il cui nome è “Il Nascosto”: questo è, probabilmente, il motivo principe che spinge il faraone alla cancellazione di ogni traccia del nome e dell’immagine di Amon. Infatti, l’atto di annientare il nome o l’effigie di Amon non assume sempre la stessa forma. In alcuni casi, si
36 Goldwasser, 2002; Goldwasser, 2006. 37 Ggoldwasser, 2006, pp. 274275.
38 Kemp, 2015, pp. 234235. Sono, però, documentati casi di individui che hanno modificato parte del nome, per risultare più “in linea” con l’ideologia atonosta. Un esempio è dato da Hesy(t)enRa/Hesy(t)enAton, di cui parlerò alle pp. 179180.
ha la semplice cancellazione dei geroglifici e delle icone; mentre in altri, la raffigurazione di una diversa divinità prende il posto del dio. Emblematico è il caso del tempio dedicato ad Amenhotep III a Tebe, dove Akhenaton fa sostituire Amon da Ptah, in una scena, e da Osiride, in un’altra. Nel resto del rilievo, la figura di Osiride non viene toccata. “If Akhenaten was indeed a monotheist, should he not have ordered the destruction of Osiri’s figure as well as the image of Amun?” . 39
LA RELIGIONE PRIVATA AL TEMPO DI AKHENATON
La religione di Stato e la rivoluzione compiuta da Akhenaton hanno poca risonanza nella popolazione e il frettoloso trasferimento della capitale di certo non aiuta il popolo a fare proprio un culto così lontano dalle tradizioni che lo hanno caratterizzato per secoli. La fetta della società che più subisce l’influenza della nuova venerazione voluta dal faraone è quella trasferitasi con il sovrano ad Akhetaton. Nel resto d’Egitto (ma, d’altro canto, anche, in parte, ad Akhetaton stessa), i culti tradizionali continuano a essere preminenti.
PERSONAL PIETY
L’espressione “personal piety” deve la sua comparsa nel mondo dell’Egittologia ad Adolf Erman (“persönliche Frömmigkeit”) e a James 40 Henry Breasted , che per primi usarono questi termini per descrivere le 41 varie manifestazioni di fede private e personali, nell’antico Egitto, partendo da un gruppo di stele votive provenienti da Deir el Medina . 42 Essendo queste stele di epoca ramesside, il periodo di regno di Ramses II fu, quindi, definito “the age of personal piety”. Hellmut 39 Krauss, 2000, p. 96.
40 Erman, 1911. 41 Breasted, 1912. 42 Luiselli, 2013.
Brunner ha poi supposto che il sentimento di paura e insoddisfazione,43 che porta alla religiosità intesa come “personal piety”, derivi dall’Età Amarniana, epoca in cui il contatto con il divino avviene, a detta di Brunner, esclusivamente attraverso l’intercessione del faraone. A Brunner fa poi eco Assmann, che, però, facendo riferimento alle stele votive rinvenute a Deir el Medina di cui sopra, definisce la “personal piety” come una religione sì derivante dalle nuove concezioni dell’Età Amarniana, ma in netta opposizione al culto di Stato . Ad Assmann 44 (ma prima di lui, allo stesso Brunner ) si deve anche la diffusione del 45 termine “Gottesnähe”, traducibile come “vicinanza al divino”, usato dall’egittologo come aggiunta alle “dimensioni” (“locale”, “cosmica” e “mitica”) della divinità nella religione pubblica . La “dimensione locale” 46 è anche detta “cultuale” o “politica” ed è caratterizzata dalla rappresentazione delle divinità come statue, in quanto simboli di credenze proprie dell’intera comunità; la “dimensione cosmica” è quella che concepisce il cosmo come la sfera di azione dei diversi dèi; infine, la “dimensione mitica” riguarda ciò che viene detto e tramandato sulle divinità. A sostegno della sua teoria, Assmann cita un inno ad Osiride della diciottesima dinastia: “[...] Re degli dèi con molti nomi / molte incarnazioni / e molte statue nei templi”, dove il termine “nomi” si riferisce alla “dimensione mitica”, “incarnazioni” alla “dimensione cosmica” e “statue” alla “dimensione locale” . La parola “Gottesnähe”, 47 strettamente legata all’Epoca Amarniana, viene usata per intendere un nuovo concetto religioso, in cui il ruolo del divino appare prevalente su qualsiasi attività personale, sociale o comunitaria.
L’espressione “personal piety” viene talvolta sostituita con “religiosité individuelle”, coniata da Susanne Bickel (per timore che il termine
43 Brunner, 1982, vol. 4, colonne 951963.
44 Assmann, 1984; Assmann, 1996; Assmann, 2004. 45 Brunner, 1977, vol. 2, colonne 817819.
46 Assmann, 1984; 2001, p. 8. 47 Assmann, 2001, p. 8.
“piety” risulti di possibile implicazione con il Cristianesimo ); “practical 48 religion”, ad opera di John Baines ; “private religion”, come definita da 49 Anna Stevens .50 Geraldine Pinch compie, poi, un’ulteriore differenziazione tra le diverse sfumature della religione privata: l’egittologa, infatti, parla, oltre che di “personal piety” , anche di 51 “popular religion” e di “folk religion” . 52 53
DIVERSI TIPI DI CULTO
I problemi principali connessi alla religione privata (in Epoca Amarniana, ma non solo) sono essenzialmente due: le strutture cultuali non ancora identificate, trovate all’interno di diverse abitazioni, e i materiali deperibili con cui erano edificate alcune di tali strutture che, quindi, attualmente sono andate perdute . 54
Per quanto riguarda il regno di Akhenaton, in base ai ritrovamenti possono essere individuati diversi tipi di credenze religiose private. Il culto più “manifesto”, perché ampiamente raffigurato ed esibito attraverso testi e immagini, è quello concernente la devozione alla famiglia reale. In quanto intermediario tra l’uomo e l’Aton, Akhenaton è 55 il soggetto principale di molte effigi, rinvenute all’interno delle abitazioni
48 Bickel, 2002. 49 Baines, 1987. 50 Stevens, 2003; Stevens, 2006. 51 “Individual rather than corporate piety, but centred on one or more deities of the state cults” (Pinch, 1993). 52 “Religious beliefs and practices, whether corporate or individual, of ordinary Egyptians in daily life” (Pinch, 1993).
53 “Religious or magical belifs and practices of the populace, indipendent of the state cults and centered on the home and family” (Pinch, 1993).
54 Occasionalmente, ci sono pervenuti (seppur in numero limitato) degli altari in legno, così come canestri e lavori d’intreccio che, con buona probabilità, potevano essere utilizzati per reggere e trasportare offerte (Pinch, 1993, pp. 321322; Stevens, 2009, p. 6).
55 Sulla questione dell’intermediazione di Akhenaton tra l’uomo e il divino, cfr. anche pp. 3943.
della nuova capitale voluta dal faraone . L’adulazione del sovrano è 56 tipica di tutta la storia della civiltà egizia: nell’Epoca Amarniana, Akhenaton (già creatura simildivina, in quanto faraone) si riveste di connotazioni ancor più sovrumane, nominandosi profeta e dio allo stesso tempo 57
Un secondo tipo di religione è quello che ruota attorno alle divinità associate al benessere personale. In questo genere di culto, l’elemento principe è dato dagli amuleti: raffiguranti divinità, animali o esseri antropomorfi, con iscrizioni o senza, in ogni caso gli amuleti svolgono un importante ruolo di protezione individuale nella cultura egizia.
Legato a ciò, esiste anche un terzo tipo di credenza, connessa principalmente a quelle divinità congiunte alla sfera domestica e familiare. Tra di esse, si vedano, per esempio, Bes, Taweret, Hathor e Iside, collegate alla fertilità e alla magia.
Altro culto importante è quello relativo agli antenati , le cui maggiori 58 attestazioni si hanno proprio nella diciottesima dinastia, ma che ricopre grande importanza fin dagli albori della civiltà . 59
TESTI E FORMULE
I testi relativi alla vita di tutti i giorni forniscono utili informazioni riguardo a riti e a pratiche religiose appartenenti alla sfera del privato. Ciò vale non solo per l’Epoca Amarniana. Per esempio, il “Libro dei Sogni” , di 60 56 Per celebrare al meglio il suo ruolo, Akhenaton utilizza quella che viene chiamata la “Finestra delle Apparizioni”, una terrazza (ancora difficilmente individuabile tra i resti della città) da cui il faraone e la famiglia reale si affacciano per salutare il popolo, in occasione di feste o cerimonie. “We can assume that, for the most part, the opportunity to view the royal family was an elite prerogative, unless perhaps on festival occasions” (Stevens, 2015 , p. 79).
57 Kemp, 2015,p .231. 58 Cfr. anche dopo, pp. 3034.
59 “In principle, funeral rituals and the mortuary cult, rather than the tomb, were crucial to continued existence” (Harrington, 2012, p. 31).
60 Il Papiro Chester Beatty 3, contenente il “Libro dei Sogni”, è conservato al British Museum. La parte superstite conta 47 colonne, scritte in ieratico, da mano sconosciuta. Sul verso del papiro si trova, invece, un poema sulla battaglia di Qadesh, copiato dallo
cui possediamo una copia della XIX dinastia, ma che potrebbe derivare da un originale del Medio Regno, tratta dell’interpretazione dei sogni: gli eventi e le attività visti o compiuti in sogno possono essere di buono o cattivo auspicio e, se l’esito risulta nefasto, occorre capovolgerlo attraverso incantesimi e pratiche magicoreligiose. La ritualità, nell’antico Egitto, è fondamentale: per assicurarsi la protezione degli dèi sono necessari offerte, atti devozionali e invocazioni. Anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni è importante riservare attenzioni alle divinità: i siti che offrono maggiori documentazioni in questo senso sono Elefantina (per l’Antico Regno), Lahun (per il Medio Regno), Deir elMedina e Akhetaton (per il Nuovo Regno). Ad Amarna, infatti, non è raro rinvenire segni di venerazione all’interno delle abitazioni private: sugli stipiti delle porte sono spesso riportate preghiere all’Aton e gli ingressi mostrano immagini di adorazione al disco e alla famiglia reale 61
In generale, comunque, le formule magiche, religiose e anche mediche (in ogni caso legate alla sfera del prodigioso) sono riprodotte principalmente su papiri e su ostraka. Molte invocazioni sono di protezione, nei confronti di qualche pericolo (animali, malattie, persone, etc.): tra di esse, le più frequenti sono quelle rivolte a divinità connesse alla fertilità e alla maternità, che intendono allontanare i pericoli legati alla gravidanza, con la speranza di far andare a buon fine il parto . 62
Uno dei testi più noti per la società dell’Età Amarniana è il “Libro dei Morti” , in cui l’attenzione principale è rivolta verso l’Oltretomba e la63 continuazione della vita dopo la morte. Questo tipo di lettura è in linea
scriba Qenherkhepshef, e una lettera, ad opera dello stesso scriba, indirizzata al vizir (David, 2002, p. 281282).
61 Kemp, 2015, p. 231.
62 Non solo le formule scritte, ma anche agli elementi figurativi concorrono ad offrire una panoramica sui riti connessi alla fertilità. Come esempio, si veda l’immagine situata di fronte alla stanza della casa Long Wall Street 10, che rappresenta la parte inferiore di un possibile rito connesso alla nascita. Nella scena, sono visibili le gambe di un gruppo di donne e, in base alla posizione dei loro piedi, è probabile che l’immagine rappresentasse un momento di danza rituale (Lynn Budin, 2011, pp. 137138). Inoltre, cfr. pp. 3436.
con il sentimento di incertezza che aleggia sull’Aldilà in questo periodo: cosa succede ai defunti, una volta che hanno terminato la loro “vita terrena”? Cosa attende l’uomo nell’Occidente? Non è, però, solo la morte a spaventare: si temono la malattia, il pericolo, l’infermità. Per questo, pure i testi magicomedici (e anche lo stesso Libro dei Morti) risultano essere particolarmente letti durante l’Età Amarniana . 64 L’Atonismo, infatti, da solo sembra non fornire spiegazioni sulle disgrazie della vita e, di conseguenza, pare non offrire rimedi. Forse è proprio per questo motivo che i privati sentono la necessità di “integrare” le formule tradizionali di protezione ai dettami della nuova religione voluta da Akhenaton e, di conseguenza, rivolgono le loro preghiere anche a quegli dèi del pantheon egizio che il faraone sembra voler allontanare.
L’INTERNO DELLE ABITAZIONI DI AKHETATON:
La capitale voluta da Akhenaton è sicuramente il sito migliore in cui indagare l’impatto che la rivoluzionaria religione amarniana ha sulla società. Persone che fino a pochi anni prima del trasferimento nella nuova città avevano professato i culti tradizionali, adesso si ritrovano a contatto con una percezione del divino completamente diversa. La maniera in cui gestiscono tale dicotomia religiosa è varia. L’ampio spettro di possibilità permette uno studio piuttosto accurato (anche se non privo di interrogativi, almeno per il momento, irrisolti) del modo di intendere questa “doppia” spinta al divino: la religione secolare si amalgama, così, con la visione cultuale atonista, facendo di Akhetaton un sito eccezionale ed unico.
GLI ALTARI
Per professare la religione privata, più intima e personale rispetto al culto di Stato, spesso vengono costruite delle strutture di carattere sacro, all’interno delle abitazioni.
Gli altari sono localizzati principalmente presso la Main City e nella parte nord della periferia (ciò non toglie, comunque, che questi oggetti di culto non si trovino anche negli altri quartieri della città) e l’altare più elaborato presente ad Akhetaton è quello rinvenuto nell’abitazione del Primo Servitore dell’Aton, Panehesy, strutturato come una cappella in miniatura e dotato, almeno in origine, di una rampa o di alcuni gradini. Come decorazione, l’altare presenta scene della famiglia reale che fa offerte all’Aton. Al suo interno, delle cavità per il probabile alloggio di una porta a due ante fanno pensare che l’altare ospitasse anche una stele o una statua, che potesse essere mostrata e nascosta, a seconda delle occasioni . 65
La maggior parte degli altari a noi pervenuti, i quali spesso trovano posto nella sala centrale della casa, presso la parete est , è realizzata 66 in mattoni crudi.
Undici di essi sono costituiti da una piattaforma rettangolare, raggiungibile tramite scale o rampe, fiancheggiata da balaustre. Intorno alla parte alta della piattaforma, è presente un parapetto (spesso conservato). Misurano fino a un metro di larghezza e la loro altezza (o, 65 Stevens, 2015 , p. 80; Kemp, 2015, p. 232.
66 “In up to 22 houses, the alter is located in the central room, whilst in those houses that do not conform to the ‘standard’ Amarna house type, it is situated in one of the larger, central rooms (houses M51.1, N49.21, O48.11, O49.16, P47.5, P47.7, P47.23, P48.2, R46.2, T33.1, T36.5, T41.1 and perhaps N48.14, O48.8, P47.11a, Q44.1, Q47.23d, T35.17, U35.3, U35.26, U36.22 and U37.1). Altars also appear in other rooms, with up to four in the ‘square room’ (houses P49.15 and Q46.3, and possibly N51.2 and Q46.3), one perhaps in the ‘north loggia’ (house N50.17), one possible example in the ‘bedroom’ (house P49.13), two to the ‘second entrance hall’ (houses P47.5 and R46.3), up to seven in small or larger rectangular rooms off the central room, sometimes in the corner of the house (houses M50.1, O49.17, P47.22 and possibly N49.10, Q46.9f, T35.6 and U35.25), and two in rooms in the corner of the house, opening off a loggia (houses J49.1 and O49.9)” (Stevens, 2003, pp. 148149).
meglio, la parte conservatasi dell’altezza) oscilla tra i 30 e i 90 cm. Le uniche decorazioni a noi giunte sono date da tracce di gesso.
Quindici altari, invece, sempre costituiti da una piattaforma rettangolare, non presentano scale o rampe e, come per gli altari di cui sopra, non 67 risultano segni di decorazione, ad eccezione di rare tracce di gesso, su pochi esemplari. Con condizioni di preservazione molto differenti, le dimensioni di questi altari variano da un’altezza di 25 cm a una di 90 cm. In un caso, la piattaforma dell’altare è rialzata, forse a formare la basa per una statua o una stele.
Tre altari sono costituiti da una grande pedana rettangolare , che occupa tutta la stanza in cui gli altari stessi alloggiano. Tra questi esempi, la struttura all’interno della casa M50.1 presenta anche un parapetto (nella parte alta) e una rampa di scale fiancheggiata da balaustre.
Ci sono, poi, delle installazioni (che la Stevens chiama “a few miscellaneous emplacements”), che possono avere la funzione degli altari, ma di cui non si hanno prove a supporto . 68
Assieme agli altari, si sono ritrovati resti di supporti per lucerne (nella casa Q46.1), frammenti di ceramica (case P49.15 e P47.32) e stele, probabilmente parti di rituali celebrati proprio presso tali strutture sacre. Un caso particolare è quello inerente ai “lits clos”, rinvenuti principalmente nel villaggio di Deir elMedina. In base alla definizione della Weiss, il lit clos è “a rectangular mudbrick structure of about 75 cm in height, 170 cm in length, and 80 cm in width, with steps attached to it” . Benché esistano diversi tipi di lits clos, ognuna di queste strutture69 presenta sempre dei gradini. Spesso (ma non in maniera esclusiva), tali
67 Benché non sia certo, sembra che scale o rampe non siano proprio state contemplate nel progetto di questo tipo di altari. Altra ipotesi è che, invece, tali strutture semplicemente non ci siano pervenute.
68 Esempi di ciò sono le strutture nelle case Q44.1 (forse una base per statue), Q48.8 (costruita in prossimità di una nicchia verticale), U37.1 (con tracce di gesso e anch’essa nei pressi di una nicchia). (Stevens, 2003, p. 148).
piattaforme sono situate nella prima stanza dell’abitazione. Forse usati come letti, in cerimonie connesse alla fertilità, forse usati come altari (o forse come entrambe le ipotesi), i lits clos possono avere dei parallelismi con gli altari della città di Akhetaton, soprattutto con quelli dotati di scalini. Le strutture presenti nelle abitazioni J49.1, M50.1 e O49.9, infatti, “are of similar size to those at Deir elMedina, whilst their location in a separate room possibly enhanced the sense that they were enclosed or isolated” . 70
Le diverse teorie relative all’utilizzo dei lits clos derivano tutte dagli studi compiuti da Bruyère.
Fig. 2: Appunti di Bruyère (datati al 16 marzo 1934), inerenti a “Sièges pieds de lampes fours et lits clos de Tell el Amarna”.
Per alcuni egittologi, come, ad esempio, Romano , tali strutture sono 71 utilizzate come letti; per altri (si consideri, tra questi, Hobson ), si tratta 72 di sedute; altri ancora, tra cui Meskell , interpretano queste piattaforme 73 alla maniera di impianti connessi al mondo femminile (e alla ritualità legata alla nascita e alla fertilità).
Recentemente, sta prendendo campo la teoria che i lits clos siano da intendere come strutture multifunzionali, nei quali, quindi, vanno a convergere più funzionalità.
C’è da sottolineare, però, che i lits clos di Deir elMedina sono orientati in maniera non uniforme. Dal momento che “the orientation of the performer of an Egyptian ritual, ‘whether private believer, priest or magician’, is believed to have been crucial for the effectiveness of the ritual” ,74 l’ipotesi dell’altare sembra diventare più labile. Contemporaneamente, però, i diversi tipi di orientamento potrebbero giustificare diversi tipi di culto . 75
Sebbene, quindi, gli altari di Akhetaton e i lits clos di Deir el Medina presentino dei punti in comune, il paragone tra questi due tipi di strutture mostra anche delle importanti differenze. Un primo elemento di discrepanza è dato dalla decorazione. Infatti, mentre le piattaforme di Deir elMedina presentano spesso immagini, di diversa entità (divinità, motivi geometrici, figure antropoidi, etc.), gli altari della città di Akhetaton sono, il più delle volte, privi di ornamenti. Altra differenza è data dalla localizzazione delle strutture all’interno delle abitazioni (forse questa dettata anche dal differente impianto delle abitazioni stesse ): 76
71 Romano, 1990, p. 27. 72 Hobson, 1987, p. 117. 73 Meskell, 1998, p. 223. 74 Weiss, 2009, p. 204.
75 L’ovest è il punto cardinale destinato al culto dei defunti; per quanto riguarda il sud, Raven sostiene che: “orientation towards the south reflects the order of the universe” (Raven, 2005, p. 40); l’est rappresenta il sorgere del sole; il nord è considerato come la fine del mondo (Weiss, 2009, p. 205).
76 Ad Akhetaton, la maggior parte delle abitazioni si compone di stanze che si dispongono attorno ad un’area centrale; mentre a Deir elMedina, le case possiedono
ad Akhetaton, gli altari sono posizionati, solitamente, nella stanza centrale, fulcro di tutta la casa . 77
In un talatat, rinvenuto all’interno del Nono Pilone del Tempio di Karnak (Luxor J. 223), è raffigurata una scena in cui, secondo alcuni egittologi, si avrebbe la conferma dell’utilizzo sacro degli altari di Akhetaton 78
Fig. 3: La raffigurazione di un altare di Akhetaton o di una stanza da bagno (l’immagine è tratta da Lauffray, p. 79).
Molte delle abitazioni più grandi possiedono anche una piccola cappella, corredata di uno o più altari, che spesso viene posizionata nella corte. Per la maggior parte realizzate in mattoni, queste cappelle
una pianta più lineare, con stanze che si susseguono le une alle altre (Weiss, 2009, p. 207).
77 A questo proposito, è possibile fare un parallelismo anche con gli altari rinvenuti a Medinet Habu, contemporanei o, comunque, poco successivi a quelli di Akhetaton e di Deir elMedina, essendo datati tra la diciottesima e la ventesima dinastia. Anche qui, gli altari sono posizionati nella stanza centrale dell’abitazione (Hölscher, 1954, p. 68, fig. 54).
78 Secondo altre teorie, invece, la scena rappresenterebbe una stanza da bagno, seppur non raffiguri lo scarico che, invece, solitamente accompagna questo tipo di immagini. “De l'autre côté (vers l'Est dans notre hypothèse), se trouvent également deux petites pièces; l'une d'elles est une salle d'eau et d'onction. Elle est munie d'un bassin à ablutions et d'accessoires de toilette. Un muret bas, sur lequel est posée une cruche à eau, crée un passage de service” (Lauffray, 1980, p. 79 e fig. 5).
possono anche essere costruite in pietra. Alcune di esse devono, con buona probabilità, appartenere a persone particolarmente vicine a sovrano, dal momento che sono edificate nei complessi multifamiliari di fronte al Palazzo abitato da Akhenaton e dalla famiglia reale . Si 79 trovano adiacenti a boschetti di alberi piantati in filari paralleli e presentano, al loro interno, dei piloni. In un’abitazione della Periferia Nord (la T34.1, appartenente al Supervisore dei Lavori Hatiay), è stata ritrovata una cappella divisa in due parti : una piccola corte sormontata 80 da una piattaforma (probabilmente usata come piedistallo per una stele) e, sul retro, altre tre piattaforme, accessibili tramite una rampa di scale, tutte rivolte verso est.
L’organizzazione di queste cappelle ricorda, in miniatura, quella dei templi solari del tipo del MaruAten , dove la natura (si vedano il 81 boschetto e l’ingresso diretto del sole, senza l’ostacolo del tetto) e l’edificio sacro formano quasi un tutt’uno.
LE NICCHIE
Altra struttura forse connessa alla religione privata è la nicchia verticale , piuttosto comune all’interno delle abitazioni di Akhetaton. Questo tipo
82
di nicchie, che misurano circa 1,5 m in larghezza e risultano avere approssimativamente la stessa altezza dell’entrata, è stato rinvenuto in almeno 136 case . Circa 125 nicchie sono state ritrovate nella sala 83 centrale, 37 nell’ingresso o nella loggia settentrionale, 15 nella stanza quadrata, 5 nella loggia occidentale, solo 1 nella camera e 3 in altre stanze . 84
79 Le strutture sono la U25.11 e la U25.13 (Kemp, 2015, p. 232233).
80 “A unique expression of private interest in the actual cult of the Aten” (Kemp, 2015, p. 233).
81 In merito a questo tipo di templi, si veda anche il cap. II, pp. 5862. 82 Immagine tratta da Borchardt e Ricke, 1980, tav. 12A.
83 Spesso, una stessa abitazione presenta più nicchie. 84 Stevens, 2003, p. 149.
Fig. 4: Nicchie verticali in un’abitazione di Amarnia (l’immagine è tratta da Borchardt e Ricke, 1980, tav. 12A).
Come per i lits clos, anche in questo caso si hanno dei problemi interpretativi: tali nicchie potrebbero sì essere legate al culto domestico, ma potrebbero anche avere la funzione di semplici scansie o, ancora, dei “contrappesi”, per stabilire un equilibrio all’interno della casa. A sostegno dell’ipotesi che vede tali nicchie come elementi svincolati dalla religione praticata all’interno delle mura di casa, ci sono il posizionamento e la sistemazione delle nicchie stesse. La maggior parte di queste strutture architettoniche è, infatti, posizionata sulla parete opposta rispetto all’entrata o sulla stessa parete, a bilanciare, però, l’entrata medesima. Un diverso numero (seppur molto inferiore) è, invece, posto a bilanciare altre nicchie, seguendo lo stesso criterio descritto sopra in relazione alle entrate. Alcune nicchie, infine, sono decorate con intonaco, a imitare i pannelli delle porte . 85
Ma la decorazione induce anche a pensare che, in realtà, tali strutture abbiano uno stretto legame con la religione. Alcune nicchie, infatti, 85 Stevens, 2003, pp. 149150.
presentano, nella parte sovrastante il paramento di pannelli, immagini di devozione all’Aton (compresa la stesura dell’Inno) e alla famiglia reale , 86 altre, invece, ritraggono i proprietari della casa . 87
Il fatto che le nicchie possano avere una connotazione religiosa è dato anche dal ritrovamento, nella casa K50.1, di un vaso di ceramica, sotterrato proprio di fronte all’edicola che presenta tracce dell’Inno ad Aton. In più, nell’abitazione N49.21, una struttura dotata di scalini, posizionata di fronte ad una nicchia della stanza centrale, viene interpretata come un altare. C’è da dire, però, che la realizzazione dei due elementi non è contemporanea: il presunto altare, infatti, è successivo alla costruzione della stanza e della nicchia . 88
Anche in questo caso, come per i lits clos, il parallelismo più immediato per le nicchie di Akhetaton è dato dai ritrovamenti di Deir elMedina. Le nicchie rinvenute in questo sito, infatti, presentano diversi punti in comune con quelle sopra descritte. Si tratta di edicole verticali, che talvolta sono posizionate a bilanciare l’entrata. Alcune sono decorate con immagini devozionali, altre, invece, con bande gialle e rosse. Un altro tipo di nicchie, di dimensioni più piccole rispetto a quelle verticali, si trova principalmente presso il Villaggio degli Artigiani di Akhetaton. Sembra che l’utilizzo principale di tali edicole sia quello di vano per lucerne: infatti, al loro interno, sono state rinvenute tracce di annerimento. Pare, comunque, che alcune di queste nicchie siano usate anche per posizionare al loro interno statue o stele, perché troppo poco profonde per delle lucerne.
Religioso o meno, è probabile che le nicchie avessero un certo tipo di valore. Nella casa di Ranefer , ad esempio, il nome del proprietario 89
86 Ad esempio, le nicchie nelle case K50.1, M50.16 e P47.19 (Stevens, 2003, p. 150) 87 Kemp, 2015, p. 190.
88 Stevens, 2003, p. 150.
89 La casa è identificata con N49.18. Esaminata per la prima volta da Peet (nel 1921), la casa di Ranefer è stata oggetto di nuovi scavi tra il 2002 e il 2004. A Ranefer spettano due titoli (come detto, anch'essi rinvenuti presso la nicchia nell’ingresso trasversale): “Magister equitum di tutte le scuderie” e “Primo auriga di Sua Maestà” (Kemp, 2002).
dell’abitazione (con i suoi titoli) è stato trovato dipinto proprio ai lati di una nicchia nell’ingresso trasversale . La scelta di quella come 90 postazione in cui riportare il nome di Ranefer potrebbe, dunque, essere un altro elemento a favore dell’importanza delle nicchie che, di conseguenza, non avrebbero il semplice valore di meri “porta oggetti”.
GLI ARMADI
Anche alcuni tipi di armadi potrebbero avere relazione con la religione domestica. Nel 1923, nella casa N49.21, sono stati rinvenuti una statuetta per la fertilità, una stele rappresentante Taweret e due modellini di letti in ciò che gli scavatori, Eric Peet e Leonard Wooley, 91 hanno descritto come “the small cupboard beneath the stairs” . Pure 92 nel Villaggio degli Artigiani sono presenti diverse alcove, anch’esse talvolta contenenti degli oggetti: vasi, tessuti, frammenti di vetro fuso, etc. Nessuno di questi, però, può darci un quadro chiaro sull’utilizzo di tali armadi nella vita di tutti i giorni. Potrebbe trattarsi di contenitori legati a qualche tipo di rito: la presenza della statuetta della fertilità e dell’immagine di Taweret rimanderebbe, infatti, a un contesto religioso. È vero anche, però, che queste rientranze potrebbero semplicemente essere utilizzate armadi in cui posizionare vari tipi di oggetti (si vedano i
L’abitazione di Ranefer ha fornito pure un’importante informazione sulla durata dell’utilizzo di Akhetaton: su uno stipite è stato, infatti, rinvenuto il nome di Ankh(et)kheperura Neferneferuaton, successore di Akhenaton, indice del fatto che la città sia stata abitata, dopo la morte di Akhenaton, almeno per parte del breve regno di questo nuovo faraone (Kemp, 2015, p. 181).
90 Peet e Wooley, 1923, p. 9. 91 Del Vesco, 2011.
92 “N49.21 contained a probable domestic alter with an approaching staircase in the central room, but also incorporated a fullscale staircase leading to the roof of the house. Some scholars have interpreted the excavators’ statement to mean that the objects were found in the cupboard beneath the stairs of the latar. Tthe excavators made no reference to a cupboard within the altar itself, however, and none of the other altars at the site seems to have incorporated such a feature” (Stevens, 2003, pp. 153154).
ritrovamenti del Villaggio degli Artigiani: ceramica, stoffa, vetro etc.). Il problema dell’interpretazione di tali alcove è ancora insoluto.
LE TAVOLE LUSTRALI
Composte da una piattaforma rettangolare, dal bordo lievemente rialzato, sono le tavole lustrali, trovate in gran numero nelle case di Akhetaton. Alcune di esse presentano avvallamenti o depressioni, per raccogliere i liquidi delle libagioni. I rituali di libazione sono fondamentali nella cultura egizia. Nell’“Insegnamento di Ani” , si legge: “Stabilisci (la 93 libazione) d’acqua di tuo padre e di tua madre, / che riposano nella vallata. / Questa azione è la tua testimonianza presso gli dèi. / Essi diranno: ‘È accettato’. / Non ignorare il morto: / farà in modo che tuo figlio faccia lo stesso per te” . Le libagioni, dunque, sembrano poter 94 aver luogo anche tra le mura domestiche, vista la massiccia presenza delle tavole lustrali. Queste piattaforme dotate di conche, però, potrebbero non essere legate al culto domestico: secondo alcune interpretazioni, infatti, tali strutture non sarebbero altro che zone di appoggio per recipienti, impiegati, come le lastre stesse, per qualche tipo di lavaggio . Sempre usati per libagioni e riti connessi a offerte di 95 liquidi, anche i bacini e le vasche possono fornire qualche informazione sulla religione privata, ma possono pure essere degli strumenti legati essenzialmente alla vita domestica. L’ipotesi che questi elementi riguardino attività cultuali è, comunque, avvalorata dal ritrovamento di
93 L’Insegnamento di Ani è un testo databile, probabilmente, alla XVIII dinastia. Ce ne sono pervenute tre copie: una della XIX, una della XX e una della XXII dinastia. La struttura è quella tipica degli “insegnamenti”: un uomo (in questo caso lo scriba Ani) si rivolge al figlio, impartendogli una serie di direttive sul retto vivere e sul retto pensare. Questo Insegnamento termina con uno scambio tra Ani e il figlio Khonsuhotep, che discutono circa l’educazione dei giovani, con Ani che rappresenta la mentalità conservatrice e Khonsuhotep che, invece, incarna lo spirito progressista (Bresciani, 1999, pp. 302313).
94 Traduzione di Bresciani, 1999, p. 305.
alcune di queste vasche di pietra a Deir elMedina, occasionalmente decorate con preghiere e immagini di divinità . 96
LE TAVOLE DI OFFERTA
Durante l’Età Amarniana, la tipologia delle tavole d’offerta muta in parte, dal momento che anche i concetti religiosi di base subiscono profonde modifiche. I rilievi acquistano maggior naturalezza e mostrano un grande senso del movimento, mentre i temi decorativi hanno continui richiami alla natura . Le corti o alcune porzioni dei templi a cielo aperto 97 vengono letteralmente ricoperte da tali strumenti devozionali, come rivelano le pitture tombali, quali quella di Meryra I, e come evidenzia anche il modello della città di Akhetaton e delle strutture sacre ad essa collegate, realizzato dal Museum of Fine Arts di Boston . 98
Fig. 5: Modello in 3D della zona del Grande Tempio di Aton contenente il GempaAton, con accanto oltre 900 tavole d’offerta (l’immagine è tratta dalla sezione “Model of the City” del sto www.amarnaproject.com).
96 Stevens, 2003, p. 157. 97 Tiradritti, 2002, p. 78.
98 Nel 1999 è stato, infatti, concretizzato il progetto della ricostruzione in 3D della città di Amarna. Il punto di partenza per la preparazione del modello è stato l’insieme delle mappe della città realizzate dall’Amarna Survey dell’Egypt Exploration Society.