• Non ci sono risultati.

Le concezioni funerarie private in Eta' Amarniana

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Le concezioni funerarie private in Eta' Amarniana"

Copied!
237
0
0

Testo completo

(1)

Introduzione 

 

La mia indagine si propone di tracciare un quadro quanto più chiaro e        completo possibile delle concezioni funerarie private, proprie dell’Età        Amarniana.  

Per   fare   ciò,   ho   focalizzato   l’analisi   su   quattro   punti   fondamentali: 

1) il contesto storico­religioso durante il regno di Amenhotep        IV/Akhenaton, sezione in cui mi sono preoccupata di fornire        informazioni sia sul culto statale, sia su quello privato,        analizzando e comparando gli aspetti religiosi che influenzano        tutta   la   società   egiziana; 

2) la visione che si ha dell’Aldilà in Epoca Amarniana, mettendo in        evidenza il rapporto luce=vita/assenza di luce=morte e cercando        di delineare la descrizione dell’Oltretomba che si evince dai testi        e   dalle   iconografie   a   noi   pervenuti; 

3) la struttura e l’organizzazione delle tombe di nobili e privati        cittadini   in   Età   Amarniana,   in   diversi   siti   egiziani; 

4) la tipologia degli oggetti rinvenuti all’interno dei corredi funerari        privati, con una particolare attenzione ai reperti provenienti dalla        necropoli   di   Akhetaton. 

Nella prima sezione, l’indagine verte sulla presa in esame delle        caratteristiche proprie della religione amarniana e del contesto storico        del regno di Amenhotep IV/Akhenaton. Nel dettaglio, la prima parte del        capitolo I tratta dell’ascesa al potere del faraone e della sua rivoluzione        ideologica, attraverso l’analisi della documentazione archeologica e        l’approfondimento delle varie interpretazioni relative a tale contesto. La        seconda parte del capitolo, invece, si articola sulla comparazione tra la        religione di stato e quella praticata in ambito privato. Tale indagine (in        special modo per quanto riguarda il culto individuale) si dipana        principalmente tramite lo studio delle evidenze archeologiche e del       

(2)

paragone tra la documentazione relativa ad Amarna e quella relativa a        Deir el­Medina, altro fertile centro per l’approfondimento dei contesti        privati. 

Il secondo capitolo si articola attorno alla concezione e alla        rappresentazione ideologica dell’Aldilà. A fare da fil rouge a tutta la                  trattazione è la dicotomia “luce/assenza di luce”, che permea ogni        aspetto della religione atonista e che risulta preponderante quando si        parla di Oltretomba e di vita ultraterrena. Al fine di condurre tale        indagine, la presa in esame di testi databili all’Età Amarniana e di        immagini sepolcrali (prime fra tutte, le rappresentazioni della “morte di        Maketaton”, all’interno della Tomba Reale) risulta il fulcro di tutto il        capitolo   II. 

L’analisi della struttura e dell’organizzazione interna delle tombe di        periodo amarniano è il soggetto che occupa la parte preponderante        della terza sezione. Il capitolo è organizzato in vari punti, al fine di        condurre un discorso unitario e organico sulle tipologie di sepolture        usate durante il regno di Akhenaton e dei suoi immediati successori.        Per rendere il discorso più esauriente, l’indagine analizza e compara        tombe presenti in diversi siti e appartenenti a individui di ceti sociali        diversi,   mettendo   in   luce   i   parallelismi   e   gli   elementi   di   contrasto. 

Il quarto capitolo è totalmente incentrato sui corredi funerari privati.        Anche in questo caso, la sezione si snoda attraverso la comparazione        di reperti provenienti da siti diversi: gran parte della documentazione        utile alla compilazione di questo capitolo, infatti, proviene dai report dei        diversi scavi attualmente attivi in Egitto. Una particolare attenzione è        rivolta ai ritrovamenti della necropoli di Akhetaton, città che più di tutte        esprime al meglio il senso di dualità (da una parte, la religione di Stato        con la supremazia di Aton; dall’altra i culti tradizionali privati, radicati        nella popolazione per secoli) che pervade la società durante l’Età        Amarniana.   

(3)

Capitolo   I:   Il   contesto   storico­religioso   amarniano 

 

LA   RELIGIONE   DI   STATO   AL   TEMPO   DI   AMENHOTEP   IV   

Amenhotep IV sale al trono intorno all’anno 1350. Ancora aperto è però        il dibattito tra gli studiosi, al fine di individuare una data certa per        l’ascesa al potere del faraone. Se, infatti, Gardiner propendeva per il        1367 e Grimal per una data compresa tra il 1378 e il 1351, in tempi più        recenti Gabolde, Kemp e Laboury si sono trovati concordi nell’affermare        che il 1352 possa essere l’anno più plausibile per l’incoronazione di        Amenhotep IV . Difficoltà sono comunque emerse anche nello stabilire  1        quale sia il momento esatto della salita al trono del faraone. Gli ultimi        studi sull’argomento, in termini cronologici, sono stati compiuti da Marc        Gabolde e vedono nel secondo giorno del primo mese della stagione       

peret la data esatta dell’intronizzazione . Già dagli anni ‘70, però, sono        2        state presentate proposte. William Murnane, per esempio, avanzò        l’ipotesi che il sovrano fosse arrivato al potere nella prima decade del        primo mese della stagione peret mentre, qualche anno dopo, Barta si        3        dimostrò propenso a credere che la data esatta fosse il trentesimo        giorno   del   quarto   mese   della   stagione    akhet . 4

Il regno di quello che poi sarebbe divenuto Akhenaton inizia nel segno        della tradizione e della continuità diretta con la politica di Amenhotep III      5

. Al momento dell’ascesa al trono, la titolatura di Amenhotep IV, infatti,        recita: “Toro vittorioso dalle alte piume” (Nome di Horo); “Grande di        regalità presso l’Ipet­Sut” (Nome delle Due Signore); “Che innalza le       

1   Gardiner,   1961;   Grimal,   1988;   Gabolde,   1998;   Kemp,   2006;   Laboury,   2010.  2   Gabolde,   1998,   pp.   14­16   e   p.   102. 

3   Murnane,   1976,   p.   176.  4   Barta,   1980,   pp.   43­44. 

5 “C’est bien entendu lui qui, selon la tradition, assure les funérailles et l’enterrement de                            son prédécesseur dans la tombe 22 de la vallée à l’ouest de la Vallée des Rois (WV22)”        (Laboury, 2010, p. 94). Qui, sono conservate probabilmente le immagini più antiche del        regno   di   Amenhotep   IV. 

(4)

corone nell’Eliopoli del sud” (Nome di Horo d’Oro); “Ra è perfetto di        trasformazioni”  o  “Le  perfette  trasformazioni  di  Ra”,  ossia  Neferkheperura, “L’unico di Ra”, cioè Uaenra (Nome di Re dell’Alto e        Basso Egitto); “il figlio di Ra, Amenhotep­il­dio­che­governa­Tebe”        (Nome di Figlio di Ra) . Alcuni scarabei in faience , realizzati, con        6        7      buona probabilità, per la salita al trono del faraone, riportano come        iscrizione: “Neferkheperura, il prescelto di Amon” . E in linea con la      8        tradizione è pure l’erezione di una porta anteriore all’entrata del III        Pilone,   nel   tempio   di   Amon­Ra   a   Karnak . 9

Ben presto, però, comincia a farsi strada, nella concezione religiosa del        faraone, la presenza di Aton . In una stele rinvenuta presso le cave di        10        Gebel el­Silsila, infatti (benché Amenhotep IV si faccia raffigurare        mentre fa offerte ad Amon), è leggibile il progetto del sovrano di far        erigere, all’interno del recinto sacro di Amon­Ra a Karnak (l’Ipet­Sut),        un monumento per un’altra divinità: il grande Benben di “Ra Horakthy      11        nel suo nome di Shu che è nell’Aton” , chiamato anche (in un altro      12       

6   Gabolde,   1998,   p.   15. 

7   Tali   scarabei   sono   conservati   al   British   Museum,   con   i   numeri   di   inventario:   EA   37778  ed   EA   29263. 

8   Laboury,   2010,   p.   94. 

9 Tutti i sovrani d’Egitto del periodo compiono costruzioni all’interno del tempio di                        Karnak: Amenhotep IV, all’inizio del suo regno, non si discosta dalla tradizione dei suoi        predecessori. 

10   Il dio Aton è presente nel pantheon egizio fin da tempi ben più remoti del regno di                                Akhenaton. Una delle attestazioni più antiche risale alla quinta dinastia (si vedano i        Papiri di Abusir; de Cénival e Posener­Krieger, 1968). L’importanza del disco solare è        già evidenziata all’interno dei Testi dei Sarcofagi, dove si legge: “O tu, che sei nel        Disco, che governa sugli dèi” (CT I, 226f), come riporta Redford (Redford, 1976, p. 48).        Nel corso della XVIII dinastia, l’importanza dei culti solari si fa sempre più marcata: il        rilievo che Akhenaton riserva alla figura dell’Aton deriva da questa crescente attenzione        al   Sole   e   alle   divinità   che   lo   rappresentano. 

11 “Als Bensben, wahrscheinlich verwandt mit dem Verbum wbn “aufgehen, glänzen”,                    bezeichnete man in Heliopolis ein Steinmal (heilige Gegenstände) oder einen Erdhügel,        der schon Pyr. 1652 als Erscheinungsform des Atum genannt wird: ‘Atum­Chepre, du        wurdest hoch als Hügel, du gingst auf ( wbn ) als Benben im Phönix­Haus ( hwt­bnw ) in        Heliopolis”   (Otto,   1975). 

12 La stele di Gebel el­Silsila non è l’unica, databile all’inizio del regno di Amenhotep IV,                              che riporti il nome di “Ra Horakhty nel suo nome di Shu che è nell’Aton”: benché molto        frammentaria, anche a Zernikh è stata rinvenuta una stele che presenta il nome e gli        epiteti   di   tale   divinità   solare   (Laboury,   2010,   p.   101). 

(5)

punto della medesima stele) “Ra Horakhty che gioisce nell’orizzonte nel        suo   nome   di   Shu   che   è   nell’Aton”. 

Per avere un’idea più chiara sulla datazione dell’“entrata in scena”        dell’Aton nel culto praticato dal faraone, è possibile fare affidamento alla        Lettera di Amarna EA27, copia di un originale inviato da Tusharatta, re        di Mitanni, ad Amenhotep IV. In tale missiva, si legge: “[L’anno] 2, 1°        mese della stagione della Germinazione, [giorno 5 o 6?]. Si era presso        la   Città   del   Sud,   nella   residenza   di   ‘Colui   che   gioisce   nell’orizzonte’” .  13

Già all’inizio del secondo anno di regno, quindi, comincia a farsi strada        un nuovo concetto di religiosità (seppure ancora in fieri), in cui “Ra        Horakhty che gioisce nell’orizzonte” (o “Colui che gioisce nell’orizzonte”,        come riporta la lettera di Tusharatta) principia a coprirsi di        considerevole   importanza. 

 

AKHENATON   

Nel  quarto  anno  di  regno,  l’atonismo  del  faraone  diventa  completamente effettivo e nel quinto, il sovrano inizia la ricerca di una  14        zona valida per la costruzione della nuova capitale, Akhetaton        (“L’Orizzonte di Aton”), che è poi innalzata a partire dall’anno        successivo.  

 

13   In   egiziano,   Hai­em­Axt   (Laboury,   2010,   p.   101).  14   Laboury,   2010,   p.   113. 

(6)

   

(7)

La città viene circondata da 16 stele confinarie, che, oltre a delimitare il        luogo, svolgono il compito di propagandare il nuovo culto di Stato,        grazie ad una lunga iscrizione geroglifica (datata al quinto o al sesto        anno di regno) e ad un’immagine di offerta all’Aton su ciascuna di esse.        Il ruolo di Aton si fa sempre più prominente, ma la sua        rappresentazione risulta ben diversa da quella tipicamente usata nella        raffigurazione degli altri dèi. Se nel resto del pantheon egizio, infatti, le        divinità  sono  individuate  in  maniera  antropomorfa  (o  semi­antropomorfa) o con sembianze di animali, per l’Aton è tutta        un’altra storia. Per quanto riguarda l’epoca amarniana, il documento più        antico a noi pervenuto in cui è ritratta tale divinità solare è un rilievo      15        (proveniente dal Pilone X del tempio di Karnak) che vede il dio, sotto        forma di disco che esercita la sua influenza attraverso i raggi e le mani      16

, sopra a due immagini del faraone . Il fatto che Aton sia inteso come      17        una divinità effettivamente diversa dalle altre non è dato solo dalla sua        raffigurazione. Intorno al quarto anno di regno, infatti, il nome del dio        viene considerato alla stregua di una titolatura regale e viene inserito        all’interno di due cartigli : “Ra­Horakhty apparso all’Orizzonte” e “Nel      18        suo   nome   di   Shu   che   è   nel   Disco”,   poi   in   parte   modificati . 19

Nel quarto o quinto anno di regno , Amenhotep IV assume una nuova      20        titolatura. Così, il Nome di Horo diventa “Toro potente amato da Aton”; il        Nome delle Due Signore viene modificato in “Grande di regalità in        15   Dodson,   2014,   p.   94,   fig.   78. 

16 L’iconografia dell’Aton come disco solare con i raggi che terminano con delle mani è                            già documentata al tempo di Amenhotep II (Redford, 1976, pp. 49­50). A tal proposito,        Traunecker dice: “Cette entité divine se manifeste par le Disque solaire qui traverse        quotidiennement le ciel, dispensant lumière et chaleur pour tous. Puis, dans un second        stade, ce dieu prende une forme royale et son nom s’inscrit dans un double cartouche.        Enfin, au troisième stade, on abandonne l’icone du dieu céleste hiéracocéphale pour        adopter   la   célèbre   représentation   du   disque   rayonnant”   (Traunecker,   2005,   p.   122).  17   Il rilievo, conosciuto anche con il nome di “Blocco di Parigi”, adesso si trova al                            Louvre,   con   il   numero   di   inventario   E   1348 ter . 

18   Williamson,   2015,   p.   5;   Kemp,   2015,   p.   28. 

19   Il primo dei titoli dell’Aton viene poi modificato da Akhenaton stesso in “Sovrano                        dell’Orizzonte”, mentre dal secondo il faraone fa sparire la parola “Shu” (Kemp, 2015, p.        28). 

(8)

Akhetaton”; il Nome di Horo d’Oro muta in “Che innalza il nome di        Aton”; e “Amenhotep” (“Amon è soddisfatto”) viene trasformato in        “Akhenaton”   (“Gradito   ad   Aton”) . 21

 

IL   COSIDDETTO   MONOTEISMO    

La religione solare in Egitto assume connotazioni sempre più marcate,        nel corso del Nuovo Regno. Secondo Assmann , tale religione appare      22        in   una   forma   tripartita: 

­ una “cosmologia segreta”, utile al faraone al momento della sua        dipartita, per arrivare nell’Aldilà (e, per questo, dipinta sulle pareti        delle   tombe   reali); 

­ una serie di inni e preghiere riservate ai privati, in cui a tale culto        si   uniscono   le   credenze   religiose   personali; 

­ la   rivoluzione   teologica   propria   dell’Età   Amarniana. 

Per lo studioso tedesco il termine più idoneo a descrivere il tipo di        religione che caratterizza il regno di Akhenaton è “cosmoteismo”, tanto        da definire tutta la XVIII dinastia (ma in particolar modo l’Età        Amarniana) un periodo di “crisi del politeismo” . Nella sua opera      23        “Moses der Ägypter: Entzifferung einer Gedächtnisspur” (poi ripresa e        ampliata, in “Die Mosaische Unterscheidung oder Der Preis des        Monotheismus”), l’egittologo mette a confronto la figura di Mosè e        quella di Akhenaton. Escludendo una relazione ideologica tra la        religione atonistica e il monoteismo ebraico, Assmann focalizza la sua        attenzione sulle azioni che Akhenaton compie (distruzione di immagini        divine e cancellazione di nomi di dèi, principalmente), evidenziando        come la rivoluzione compiuta dal faraone sia dello stesso tipo di quella        che la tradizione biblica attribuisce a Mosè. Ma se per lo studioso       

21   Laboury,   2010,   p.   94.  22   Assmann,   1995,   p.   16. 

(9)

tedesco il mutamento religioso del faraone può essere, almeno in parte,        assimilabile al “monoteismo”, il dibattito sull’effettivo tipo di culto istituito        da Akhenaton è ancora aperto. Favorevoli all’accostamento del        concetto di monoteismo alle teorie religiose amarniane sono anche altri        studiosi, quali Redford e Hornung . In particolare, quest’ultimo        24        sottolinea come l’esclusività dell’Aton inizialmente sia solo relativa (si        veda, ad esempio, la festa Sed organizzata da Akhenaton, al cui        finanziamento  contribuiscono  diversi  templi  e  diverse  classi  sacerdotali). Ben presto, però, con il cambiamento di titolatura e la        costruzione della nuova capitale, il concetto che l’Aton sia la sola        divinità esistente inizia a farsi strada in maniera sempre più preminente       

.   L’unicità   dell’Aton   si   manifesta,   a   detta   di   Hornung,   in   tre   ambiti: 

25

­ le formule che rimandano all’esclusività del dio, del tipo “nessun        altro   al   di   fuori   di   lui”; 

­ le   persecuzioni   contro   le   diverse   divinità; 

­ il culto dedicato soltanto ad Aton, su ogni tipologia di monumento        ufficiale . 26

Tuttavia, riprendendo Assmann , l’egittologo sostiene che, per quanto    27        riguarda la terminologia, sia meglio parlare di “Pensiero dell’Uno”,        piuttosto che di “monoteismo”, che rischia di essere accostato in modo        improprio   ad   una   visione   più   cristiana   della   religione . 28

Non tutti, però, concordano nel riservare ad Akhenaton il titolo di        “monoteista”. Robert Hari afferma: “Akhenaton semble avoir simplement        méprisé le reste du pantheon traditionnel [...] ou l'avoir délibérément        ignoré" , mettendo l’accento sulla questione (poi ripresa da molti altri29        24   Redford,   1984;   Hornung,   1995. 

25 “Nei primi anni di regno di Akhenaton si diceva del dio solare: ‘Non ne esiste altro                                eguale [...]’; nelle tombe della nuova Residenza si legge però: ‘Non ne esiste altri al di        fuori di lui [...]’. Qui si compie il passo decisivo verso il monoteismo e la sua posizione        di   esclusività”   (Hornung,   1998,   p.   89). 

26   Hornung,   1998,   p.   90.  27   Assmann,   1993.  28   Hornung,   1998,   p.   85.  29   Hari,   1984,   p.   1043. 

(10)

egittologi, quali Krauss e Goldwasser): Akhenaton cancella le divinità        che non siano Aton o semplicemente smette di considerarle? Ma il        dubbio si amplifica con gli studi compiuti, tra gli altri, proprio da Krauss        e da Goldwasser , che, partendo da tale domanda, evidenziano come il    30        faraone non cancelli effettivamente ogni traccia di divinità diversa da        Aton, ma, anzi, si dimostri ben più che accondiscendente a tollerare        alcuni dèi. Krauss afferma, infatti, che solo una ristretta cerchia di        divinità subisce la damnatio da parte di Akhenaton. In particolare,        l’eliminazione dei nomi e delle effigi (che, almeno in base agli attuali        ritrovamenti, dovrebbe iniziare intorno al sesto anno di regno ) si      31     rivolge contro Amon, Mut, Amunet, Khonsu, Monthu e Nekhbet : altre      32    divinità vengono cancellate solo se si trovano ritratte all’interno di templi        dedicati ad Amon . L’egittologo afferma: “Akhenaten created the city of    33        Amarna as a place of exclusive worship. Outside of Amarna worship of        the other gods continued, except for Nekhbet and those gods        associated with Amun” . Goldwasser riprende Krauss, ma si sofferma    34        anche sulla questione del termine “nTrw”. Il concetto di pluralità di        divinità è estraneo al repertorio testuale delle tombe di Amarna, eppure        viene riportato sulle stele confinarie della città di Akhetaton ,      35  dimostrando, quindi, che Akhenaton accetta il fatto che esistano più dèi        30   Krauss,   2000;   Goldwasser,   2006. 

31 “Au début de l’an 6, nous l’avons vu, le domaine d’Amon est encore attesté en tant                                qu’entité économique active, puisq’une étiquette de jarre découverte à Amarna        mentionne: ‘l’an 6. Vin de la rivière [occidentale (?)... du/pour le] domaine d’Amon [à        Thèbes]; le chef [des vignerons…]’. Les persécutions atonistes à l’encontre d’Amon ne        peuvent donc avoir été officiellement décrétées avant le début de l’an 6” (Laboury, 2010,        p.   198). 

32   Si   veda,   a   tal   proposito,   anche   Williamson,   2015,   p.   6. 

33  Alcune cancellazioni vengono attuate senza particolare cura o attenzione: “La                    signification précise du décor scriptural des temples et des tombes devait donc        largement échapper au commun des mortels. C’est sans doute pour cette raison que la        séquence des trois signes hiéroglyphiques qui servent à écrire le nom d’Amon [...] a pu        être martelée dans de mots qui n’ont absolutement aucune relation spécifique avec le        dieu   de   Karnak”   (Laboury,   2010,   p.   199). 

34   Krauss,   2000,   p.   100. 

35   “It does not belong to any god, it does not belong to any goddess, it does not belong                                  to any male ruler, it does not belong to any female ruler, it does not belong to anybody        to   do   anything   therein”   (Murnane,   van   Siclen,   1993,   p.   21). 

(11)

nel pantheon egizio. D’altra parte, Goldwasser, compiendo uno studio        semantico sui determinativi geroglifici , sottolinea anche come il nome      36        dell’Aton sia accompagnato dal determinativo divino solo nei primi anni        di regno di Akhenaton. La studiosa riferisce che i determinativi che        affiancano i diversi termini geroglifici sono degli elementi utili a        classificare le parole che essi accompagnano e possono, in un certo        senso, essere tradotti come “[il lemma] appartiene alla categoria di” (ad        esempio: “il sicomoro appartiene alla categoria degli alberi”). Il fatto        che, con il passare degli anni, il nome dell’Aton non sia più affiancato da        un determinativo divino, potrebbe, secondo Goldwasser, indurre a        pensare che Akhenaton non contempli più una pluralità di dèi e che,        quindi, l’Aton sia l’unica divinità possibile . C’è da dire, però, che non      37        sempre l’Aton viene rappresentato senza il determinativo divino e in        appendice al suo lavoro del 2006, Goldwasser cita una serie di        eccezioni. Inoltre, sempre a proposito di geroglifici, Kemp evidenzia        come il nome di Thutmose, il celebre scultore, contenga al suo interno il        nome del dio Thot e venga scritto proprio con il tradizionale geroglifico        del dio seduto con testa di ibis. Nessun mutamento è stato compiuto nel        suo   nome   o   nella   scrittura   dello   stesso . 38

In ogni caso, dal momento che la volontà di eliminazione di Akhenaton        non è rivolta contro tutti gli dèi, risulta difficile parlare esattamente di        “monoteismo”, almeno per i primi anni di regno. Un culto come quello        per il ben visibile disco solare si scontra grandemente con la devozione        per un dio, il cui nome è “Il Nascosto”: questo è, probabilmente, il        motivo principe che spinge il faraone alla cancellazione di ogni traccia        del nome e dell’immagine di Amon. Infatti, l’atto di annientare il nome o        l’effigie di Amon non assume sempre la stessa forma. In alcuni casi, si       

36   Goldwasser,   2002;   Goldwasser,   2006.  37   Ggoldwasser,   2006,   pp.   274­275. 

38 Kemp, 2015, pp. 234­235. Sono, però, documentati casi di individui che hanno                        modificato parte del nome, per risultare più “in linea” con l’ideologia atonosta. Un        esempio   è   dato   da   Hesy(t)en­Ra/Hesy(t)en­Aton,   di   cui   parlerò   alle   pp.   179­180. 

(12)

ha la semplice cancellazione dei geroglifici e delle icone; mentre in altri,        la raffigurazione di una diversa divinità prende il posto del dio.        Emblematico è il caso del tempio dedicato ad Amenhotep III a Tebe,        dove Akhenaton fa sostituire Amon da Ptah, in una scena, e da Osiride,        in un’altra. Nel resto del rilievo, la figura di Osiride non viene toccata. “If        Akhenaten was indeed a monotheist, should he not have ordered the        destruction   of   Osiri’s   figure   as   well   as   the   image   of   Amun?” . 39

 

LA   RELIGIONE   PRIVATA   AL   TEMPO   DI   AKHENATON   

La religione di Stato e la rivoluzione compiuta da Akhenaton hanno        poca risonanza nella popolazione e il frettoloso trasferimento della        capitale di certo non aiuta il popolo a fare proprio un culto così lontano        dalle tradizioni che lo hanno caratterizzato per secoli. La fetta della        società che più subisce l’influenza della nuova venerazione voluta dal        faraone è quella trasferitasi con il sovrano ad Akhetaton. Nel resto        d’Egitto (ma, d’altro canto, anche, in parte, ad Akhetaton stessa), i culti        tradizionali   continuano   a   essere   preminenti. 

 

PERSONAL   PIETY   

L’espressione “personal piety” deve la sua comparsa nel mondo        dell’Egittologia ad Adolf Erman (“persönliche Frömmigkeit”) e a James      40        Henry Breasted , che per primi usarono questi termini per descrivere le  41        varie manifestazioni di fede private e personali, nell’antico Egitto,        partendo da un gruppo di stele votive provenienti da Deir el Medina .      42  Essendo queste stele di epoca ramesside, il periodo di regno di        Ramses II fu, quindi, definito “the age of personal piety”. Hellmut        39   Krauss,   2000,   p.   96. 

40   Erman,   1911.  41   Breasted,   1912.   42   Luiselli,   2013. 

(13)

Brunner ha poi supposto che il sentimento di paura e insoddisfazione,43        che porta alla religiosità intesa come “personal piety”, derivi dall’Età        Amarniana, epoca in cui il contatto con il divino avviene, a detta di        Brunner, esclusivamente attraverso l’intercessione del faraone. A        Brunner fa poi eco Assmann, che, però, facendo riferimento alle stele        votive rinvenute a Deir el Medina di cui sopra, definisce la “personal        piety” come una religione sì derivante dalle nuove concezioni dell’Età        Amarniana, ma in netta opposizione al culto di Stato . Ad Assmann      44      (ma prima di lui, allo stesso Brunner ) si deve anche la diffusione del      45       termine “Gottesnähe”, traducibile come “vicinanza al divino”, usato        dall’egittologo come aggiunta alle “dimensioni” (“locale”, “cosmica” e        “mitica”) della divinità nella religione pubblica . La “dimensione locale”      46        è anche detta “cultuale” o “politica” ed è caratterizzata dalla        rappresentazione delle divinità come statue, in quanto simboli di        credenze proprie dell’intera comunità; la “dimensione cosmica” è quella        che concepisce il cosmo come la sfera di azione dei diversi dèi; infine,        la “dimensione mitica” riguarda ciò che viene detto e tramandato sulle        divinità. A sostegno della sua teoria, Assmann cita un inno ad Osiride        della diciottesima dinastia: “[...] Re degli dèi con molti nomi / molte        incarnazioni / e molte statue nei templi”, dove il termine “nomi” si        riferisce alla “dimensione mitica”, “incarnazioni” alla “dimensione        cosmica” e “statue” alla “dimensione locale” . La parola “Gottesnähe”,      47        strettamente legata all’Epoca Amarniana, viene usata per intendere un        nuovo concetto religioso, in cui il ruolo del divino appare prevalente su        qualsiasi   attività   personale,   sociale   o   comunitaria. 

L’espressione “personal piety” viene talvolta sostituita con “religiosité        individuelle”, coniata da Susanne Bickel (per timore che il termine       

43   Brunner,   1982,   vol.   4,   colonne   951­963. 

44   Assmann,   1984;   Assmann,   1996;   Assmann,   2004.  45   Brunner,   1977,   vol.   2,   colonne   817­819. 

46   Assmann,   1984;   2001,   p.   8.  47   Assmann,   2001,   p.   8. 

(14)

“piety” risulti di possibile implicazione con il Cristianesimo ); “practical      48     religion”, ad opera di John Baines ; “private religion”, come definita da      49        Anna  Stevens .50  Geraldine  Pinch  compie,  poi,  un’ulteriore  differenziazione tra le diverse sfumature della religione privata:        l’egittologa, infatti, parla, oltre che di “personal piety” , anche di      51      “popular   religion”    e   di   “folk   religion” . 52 53

 

DIVERSI   TIPI   DI   CULTO   

I problemi principali connessi alla religione privata (in Epoca        Amarniana, ma non solo) sono essenzialmente due: le strutture cultuali        non ancora identificate, trovate all’interno di diverse abitazioni, e i        materiali deperibili con cui erano edificate alcune di tali strutture che,        quindi,   attualmente   sono   andate   perdute . 54

Per quanto riguarda il regno di Akhenaton, in base ai ritrovamenti        possono essere individuati diversi tipi di credenze religiose private. Il        culto più “manifesto”, perché ampiamente raffigurato ed esibito        attraverso testi e immagini, è quello concernente la devozione alla        famiglia reale. In quanto intermediario tra l’uomo e l’Aton, Akhenaton è      55    il soggetto principale di molte effigi, rinvenute all’interno delle abitazioni       

48   Bickel,   2002.  49   Baines,   1987.  50   Stevens,   2003;   Stevens,   2006.  51   “Individual   rather   than   corporate   piety,   but   centred   on   one   or   more   deities   of   the   state  cults”   (Pinch,   1993).  52   “Religious   beliefs   and   practices,   whether   corporate   or   individual,   of   ordinary   Egyptians  in   daily   life”   (Pinch,   1993). 

53 “Religious or magical belifs and practices of the populace, indipendent of the state                          cults   and   centered   on   the   home   and   family”   (Pinch,   1993). 

54 Occasionalmente, ci sono pervenuti (seppur in numero limitato) degli altari in legno,                        così come canestri e lavori d’intreccio che, con buona probabilità, potevano essere        utilizzati per reggere e trasportare offerte (Pinch, 1993, pp. 321­322; Stevens, 2009, p.        6). 

55   Sulla   questione   dell’intermediazione   di   Akhenaton   tra   l’uomo   e   il   divino,   cfr.   anche   pp.  39­43. 

(15)

della nuova capitale voluta dal faraone . L’adulazione del sovrano è      56          tipica di tutta la storia della civiltà egizia: nell’Epoca Amarniana,        Akhenaton (già creatura simil­divina, in quanto faraone) si riveste di        connotazioni ancor più sovrumane, nominandosi profeta e dio allo        stesso   tempo  57

Un secondo tipo di religione è quello che ruota attorno alle divinità        associate al benessere personale. In questo genere di culto, l’elemento        principe è dato dagli amuleti: raffiguranti divinità, animali o esseri        antropomorfi, con iscrizioni o senza, in ogni caso gli amuleti svolgono        un   importante   ruolo   di   protezione   individuale   nella   cultura   egizia. 

Legato a ciò, esiste anche un terzo tipo di credenza, connessa        principalmente a quelle divinità congiunte alla sfera domestica e        familiare. Tra di esse, si vedano, per esempio, Bes, Taweret, Hathor e        Iside,   collegate   alla   fertilità   e   alla   magia. 

Altro culto importante è quello relativo agli antenati , le cui maggiori      58        attestazioni si hanno proprio nella diciottesima dinastia, ma che ricopre        grande   importanza   fin   dagli   albori   della   civiltà . 59

 

TESTI   E   FORMULE   

I testi relativi alla vita di tutti i giorni forniscono utili informazioni riguardo        a riti e a pratiche religiose appartenenti alla sfera del privato. Ciò vale        non solo per l’Epoca Amarniana. Per esempio, il “Libro dei Sogni” , di      60    56 Per celebrare al meglio il suo ruolo, Akhenaton utilizza quella che viene chiamata la                            “Finestra delle Apparizioni”, una terrazza (ancora difficilmente individuabile tra i resti        della città) da cui il faraone e la famiglia reale si affacciano per salutare il popolo, in        occasione di feste o cerimonie. “We can assume that, for the most part, the opportunity        to view the royal family was an elite prerogative, unless perhaps on festival occasions”        (Stevens,   2015 ,   p.   79). 

57   Kemp,   2015,p   .231.  58   Cfr.   anche   dopo,   pp.   30­34. 

59 “In principle, funeral rituals and the mortuary cult, rather than the tomb, were crucial to                              continued   existence”   (Harrington,   2012,   p.   31). 

60   Il Papiro Chester Beatty 3, contenente il “Libro dei Sogni”, è conservato al British                          Museum. La parte superstite conta 47 colonne, scritte in ieratico, da mano sconosciuta.        Sul verso del papiro si trova, invece, un poema sulla battaglia di Qadesh, copiato dallo       

(16)

cui possediamo una copia della XIX dinastia, ma che potrebbe derivare        da un originale del Medio Regno, tratta dell’interpretazione dei sogni: gli        eventi e le attività visti o compiuti in sogno possono essere di buono o        cattivo auspicio e, se l’esito risulta nefasto, occorre capovolgerlo        attraverso incantesimi e pratiche magico­religiose. La ritualità,        nell’antico Egitto, è fondamentale: per assicurarsi la protezione degli dèi        sono necessari offerte, atti devozionali e invocazioni. Anche e        soprattutto nella vita di tutti i giorni è importante riservare attenzioni alle        divinità: i siti che offrono maggiori documentazioni in questo senso sono        Elefantina (per l’Antico Regno), Lahun (per il Medio Regno), Deir        el­Medina e Akhetaton (per il Nuovo Regno). Ad Amarna, infatti, non è        raro rinvenire segni di venerazione all’interno delle abitazioni private:        sugli stipiti delle porte sono spesso riportate preghiere all’Aton e gli        ingressi   mostrano   immagini   di   adorazione   al   disco   e   alla   famiglia   reale  61

In generale, comunque, le formule magiche, religiose e anche mediche        (in ogni caso legate alla sfera del prodigioso) sono riprodotte        principalmente su papiri e su ostraka. Molte invocazioni sono di        protezione, nei confronti di qualche pericolo (animali, malattie, persone,        etc.): tra di esse, le più frequenti sono quelle rivolte a divinità connesse        alla fertilità e alla maternità, che intendono allontanare i pericoli legati        alla   gravidanza,   con   la   speranza   di   far   andare   a   buon   fine   il   parto .  62

Uno dei testi più noti per la società dell’Età Amarniana è il “Libro dei        Morti” , in cui l’attenzione principale è rivolta verso l’Oltretomba e la63        continuazione della vita dopo la morte. Questo tipo di lettura è in linea       

scriba Qenherkhepshef, e una lettera, ad opera dello stesso scriba, indirizzata al vizir        (David,   2002,   p.   281­282). 

61   Kemp,   2015,   p.   231. 

62 Non solo le formule scritte, ma anche agli elementi figurativi concorrono ad offrire una                            panoramica sui riti connessi alla fertilità. Come esempio, si veda l’immagine situata di        fronte alla stanza della casa Long Wall Street 10, che rappresenta la parte inferiore di        un possibile rito connesso alla nascita. Nella scena, sono visibili le gambe di un gruppo        di donne e, in base alla posizione dei loro piedi, è probabile che l’immagine        rappresentasse un momento di danza rituale (Lynn Budin, 2011, pp. 137­138). Inoltre,        cfr.   pp.   34­36. 

(17)

con il sentimento di incertezza che aleggia sull’Aldilà in questo periodo:        cosa succede ai defunti, una volta che hanno terminato la loro “vita        terrena”? Cosa attende l’uomo nell’Occidente? Non è, però, solo la        morte a spaventare: si temono la malattia, il pericolo, l’infermità. Per        questo, pure i testi magico­medici (e anche lo stesso Libro dei Morti)        risultano essere particolarmente letti durante l’Età Amarniana .      64  L’Atonismo, infatti, da solo sembra non fornire spiegazioni sulle        disgrazie della vita e, di conseguenza, pare non offrire rimedi. Forse è        proprio per questo motivo che i privati sentono la necessità di        “integrare” le formule tradizionali di protezione ai dettami della nuova        religione voluta da Akhenaton e, di conseguenza, rivolgono le loro        preghiere anche a quegli dèi del pantheon egizio che il faraone sembra        voler   allontanare. 

 

L’INTERNO   DELLE   ABITAZIONI   DI   AKHETATON:   

La capitale voluta da Akhenaton è sicuramente il sito migliore in cui        indagare l’impatto che la rivoluzionaria religione amarniana ha sulla        società. Persone che fino a pochi anni prima del trasferimento nella        nuova città avevano professato i culti tradizionali, adesso si ritrovano a        contatto con una percezione del divino completamente diversa. La        maniera in cui gestiscono tale dicotomia religiosa è varia. L’ampio        spettro di possibilità permette uno studio piuttosto accurato (anche se        non privo di interrogativi, almeno per il momento, irrisolti) del modo di        intendere questa “doppia” spinta al divino: la religione secolare si        amalgama, così, con la visione cultuale atonista, facendo di Akhetaton        un   sito   eccezionale   ed   unico. 

   

(18)

­GLI   ALTARI   

Per professare la religione privata, più intima e personale rispetto al        culto di Stato, spesso vengono costruite delle strutture di carattere        sacro,   all’interno   delle   abitazioni. 

Gli altari sono localizzati principalmente presso la Main City e nella        parte nord della periferia (ciò non toglie, comunque, che questi oggetti        di culto non si trovino anche negli altri quartieri della città) e l’altare più        elaborato presente ad Akhetaton è quello rinvenuto nell’abitazione del        Primo Servitore dell’Aton, Panehesy, strutturato come una cappella in        miniatura e dotato, almeno in origine, di una rampa o di alcuni gradini.        Come decorazione, l’altare presenta scene della famiglia reale che fa        offerte all’Aton. Al suo interno, delle cavità per il probabile alloggio di        una porta a due ante fanno pensare che l’altare ospitasse anche una        stele o una statua, che potesse essere mostrata e nascosta, a seconda        delle   occasioni . 65

La maggior parte degli altari a noi pervenuti, i quali spesso trovano        posto nella sala centrale della casa, presso la parete est , è realizzata      66      in   mattoni   crudi. 

Undici di essi sono costituiti da una piattaforma rettangolare,        raggiungibile tramite scale o rampe, fiancheggiata da balaustre. Intorno        alla parte alta della piattaforma, è presente un parapetto (spesso        conservato). Misurano fino a un metro di larghezza e la loro altezza (o,        65   Stevens,   2015 ,   p.   80;   Kemp,   2015,   p.   232. 

66 “In up to 22 houses, the alter is located in the central room, whilst in those houses                                  that do not conform to the ‘standard’ Amarna house type, it is situated in one of the        larger, central rooms (houses M51.1, N49.21, O48.11, O49.16, P47.5, P47.7, P47.23,        P48.2, R46.2, T33.1, T36.5, T41.1 and perhaps N48.14, O48.8, P47.11a, Q44.1,        Q47.23d, T35.17, U35.3, U35.26, U36.22 and U37.1). Altars also appear in other        rooms, with up to four in the ‘square room’ (houses P49.15 and Q46.3, and possibly        N51.2 and Q46.3), one perhaps in the ‘north loggia’ (house N50.17), one possible        example in the ‘bedroom’ (house P49.13), two to the ‘second entrance hall’ (houses        P47.5 and R46.3), up to seven in small or larger rectangular rooms off the central room,        sometimes in the corner of the house (houses M50.1, O49.17, P47.22 and possibly        N49.10, Q46.9f, T35.6 and U35.25), and two in rooms in the corner of the house,        opening   off   a   loggia   (houses   J49.1   and   O49.9)”   (Stevens,   2003,   pp.   148­149). 

(19)

meglio, la parte conservatasi dell’altezza) oscilla tra i 30 e i 90 cm. Le        uniche   decorazioni   a   noi   giunte   sono   date   da   tracce   di   gesso.  

Quindici altari, invece, sempre costituiti da una piattaforma rettangolare,        non presentano scale o rampe e, come per gli altari di cui sopra, non        67        risultano segni di decorazione, ad eccezione di rare tracce di gesso, su        pochi esemplari. Con condizioni di preservazione molto differenti, le        dimensioni di questi altari variano da un’altezza di 25 cm a una di 90        cm. In un caso, la piattaforma dell’altare è rialzata, forse a formare la        basa   per   una   statua   o   una   stele. 

Tre altari sono costituiti da una grande pedana rettangolare , che        occupa tutta la stanza in cui gli altari stessi alloggiano. Tra questi        esempi, la struttura all’interno della casa M50.1 presenta anche un        parapetto (nella parte alta) e una rampa di scale fiancheggiata da        balaustre. 

Ci sono, poi, delle installazioni (che la Stevens chiama “a few        miscellaneous emplacements”), che possono avere la funzione degli        altari,   ma   di   cui   non   si   hanno   prove   a   supporto . 68

Assieme agli altari, si sono ritrovati resti di supporti per lucerne (nella        casa Q46.1), frammenti di ceramica (case P49.15 e P47.32) e stele,        probabilmente   parti   di   rituali   celebrati   proprio   presso   tali   strutture   sacre.  Un caso particolare è quello inerente ai “lits clos”, rinvenuti        principalmente nel villaggio di Deir el­Medina. In base alla definizione        della Weiss, il lit clos è “a rectangular mudbrick structure of about 75 cm        in height, 170 cm in length, and 80 cm in width, with steps attached to        it” . Benché esistano diversi tipi di lits clos, ognuna di queste strutture69        presenta sempre dei gradini. Spesso (ma non in maniera esclusiva), tali       

67 Benché non sia certo, sembra che scale o rampe non siano proprio state contemplate                            nel progetto di questo tipo di altari. Altra ipotesi è che, invece, tali strutture        semplicemente   non   ci   siano   pervenute. 

68 Esempi di ciò sono le strutture nelle case Q44.1 (forse una base per statue), Q48.8                              (costruita in prossimità di una nicchia verticale), U37.1 (con tracce di gesso e        anch’essa   nei   pressi   di   una   nicchia).   (Stevens,   2003,   p.   148). 

(20)

piattaforme sono situate nella prima stanza dell’abitazione. Forse usati        come letti, in cerimonie connesse alla fertilità, forse usati come altari (o        forse come entrambe le ipotesi), i lits clos possono avere dei        parallelismi con gli altari della città di Akhetaton, soprattutto con quelli        dotati di scalini. Le strutture presenti nelle abitazioni J49.1, M50.1 e        O49.9, infatti, “are of similar size to those at Deir el­Medina, whilst their        location in a separate room possibly enhanced the sense that they were        enclosed   or   isolated” . 70

Le diverse teorie relative all’utilizzo dei lits clos derivano tutte dagli studi        compiuti   da   Bruyère.  

 

(21)

   

Fig. 2: Appunti di Bruyère (datati al 16 marzo 1934), inerenti a “Sièges ­ pieds de        lampes   ­   fours   et   lits   clos   de   Tell   el   Amarna”. 

(22)

Per alcuni egittologi, come, ad esempio, Romano , tali strutture sono      71        utilizzate come letti; per altri (si consideri, tra questi, Hobson ), si tratta      72       di sedute; altri ancora, tra cui Meskell , interpretano queste piattaforme      73        alla maniera di impianti connessi al mondo femminile (e alla ritualità        legata   alla   nascita   e   alla   fertilità). 

Recentemente, sta prendendo campo la teoria che i lits clos siano da        intendere come strutture multifunzionali, nei quali, quindi, vanno a        convergere   più   funzionalità. 

C’è da sottolineare, però, che i lits clos di Deir el­Medina sono orientati        in maniera non uniforme. Dal momento che “the orientation of the        performer of an Egyptian ritual, ‘whether private believer, priest or        magician’, is believed to have been crucial for the effectiveness of the        ritual” ,74  l’ipotesi  dell’altare  sembra  diventare  più  labile.  Contemporaneamente, però, i diversi tipi di orientamento potrebbero        giustificare   diversi   tipi   di   culto . 75

Sebbene, quindi, gli altari di Akhetaton e i lits clos di Deir el Medina        presentino dei punti in comune, il paragone tra questi due tipi di        strutture mostra anche delle importanti differenze. Un primo elemento di        discrepanza è dato dalla decorazione. Infatti, mentre le piattaforme di        Deir el­Medina presentano spesso immagini, di diversa entità (divinità,        motivi geometrici, figure antropoidi, etc.), gli altari della città di        Akhetaton sono, il più delle volte, privi di ornamenti. Altra differenza è        data dalla localizzazione delle strutture all’interno delle abitazioni (forse        questa dettata anche dal differente impianto delle abitazioni stesse ):      76  

71   Romano,   1990,   p.   27.   72   Hobson,   1987,   p.   117.   73   Meskell,   1998,   p.   223.   74   Weiss,   2009,   p.   204. 

75 L’ovest è il punto cardinale destinato al culto dei defunti; per quanto riguarda il sud,                              Raven sostiene che: “orientation towards the south reflects the order of the universe”        (Raven, 2005, p. 40); l’est rappresenta il sorgere del sole; il nord è considerato come la        fine   del   mondo   (Weiss,   2009,   p.   205). 

76  Ad Akhetaton, la maggior parte delle abitazioni si compone di stanze che si                          dispongono attorno ad un’area centrale; mentre a Deir el­Medina, le case possiedono       

(23)

ad Akhetaton, gli altari sono posizionati, solitamente, nella stanza        centrale,   fulcro   di   tutta   la   casa . 77

In un talatat, rinvenuto all’interno del Nono Pilone del Tempio di Karnak        (Luxor J. 223), è raffigurata una scena in cui, secondo alcuni egittologi,        si   avrebbe   la   conferma   dell’utilizzo   sacro   degli   altari   di   Akhetaton  78

   

   

Fig. 3: La raffigurazione di un altare di Akhetaton o di una stanza da bagno (l’immagine        è   tratta   da   Lauffray,   p.   79). 

 

Molte delle abitazioni più grandi possiedono anche una piccola        cappella, corredata di uno o più altari, che spesso viene posizionata        nella corte. Per la maggior parte realizzate in mattoni, queste cappelle       

una pianta più lineare, con stanze che si susseguono le une alle altre (Weiss, 2009, p.        207). 

77   A questo proposito, è possibile fare un parallelismo anche con gli altari rinvenuti a                          Medinet Habu, contemporanei o, comunque, poco successivi a quelli di Akhetaton e di        Deir el­Medina, essendo datati tra la diciottesima e la ventesima dinastia. Anche qui, gli        altari sono posizionati nella stanza centrale dell’abitazione (Hölscher, 1954, p. 68, fig.        54). 

78 Secondo altre teorie, invece, la scena rappresenterebbe una stanza da bagno, seppur                        non raffiguri lo scarico che, invece, solitamente accompagna questo tipo di immagini.        “De l'autre côté (vers l'Est dans notre hypothèse), se trouvent également deux petites        pièces; l'une d'elles est une salle d'eau et d'onction. Elle est munie d'un bassin à        ablutions et d'accessoires de toilette. Un muret bas, sur lequel est posée une cruche à        eau,   crée   un   passage   de   service”   (Lauffray,   1980,   p.   79   e   fig.   5). 

(24)

possono anche essere costruite in pietra. Alcune di esse devono, con        buona probabilità, appartenere a persone particolarmente vicine a        sovrano, dal momento che sono edificate nei complessi multifamiliari di        fronte al Palazzo abitato da Akhenaton e dalla famiglia reale . Si      79    trovano adiacenti a boschetti di alberi piantati in filari paralleli e        presentano, al loro interno, dei piloni. In un’abitazione della Periferia        Nord (la T34.1, appartenente al Supervisore dei Lavori Hatiay), è stata        ritrovata una cappella divisa in due parti : una piccola corte sormontata      80          da una piattaforma (probabilmente usata come piedistallo per una stele)        e, sul retro, altre tre piattaforme, accessibili tramite una rampa di scale,        tutte   rivolte   verso   est. 

L’organizzazione di queste cappelle ricorda, in miniatura, quella dei        templi solari del tipo del Maru­Aten , dove la natura (si vedano il      81        boschetto e l’ingresso diretto del sole, senza l’ostacolo del tetto) e        l’edificio   sacro   formano   quasi   un   tutt’uno. 

 

­LE   NICCHIE   

Altra struttura forse connessa alla religione privata è la nicchia verticale        , piuttosto comune all’interno delle abitazioni di Akhetaton. Questo tipo       

82

di nicchie, che misurano circa 1,5 m in larghezza e risultano avere        approssimativamente la stessa altezza dell’entrata, è stato rinvenuto in        almeno 136 case . Circa 125 nicchie sono state ritrovate nella sala    83        centrale, 37 nell’ingresso o nella loggia settentrionale, 15 nella stanza        quadrata, 5 nella loggia occidentale, solo 1 nella camera e 3 in altre        stanze . 84

79   Le   strutture   sono   la   U25.11   e   la   U25.13   (Kemp,   2015,   p.   232­233). 

80   “A unique expression of private interest in the actual cult of the Aten” (Kemp, 2015, p.                              233). 

81   In   merito   a   questo   tipo   di   templi,   si   veda   anche   il   cap.   II,   pp.   58­62.  82   Immagine   tratta   da   Borchardt   e   Ricke,   1980,   tav.   12­A. 

83   Spesso,   una   stessa   abitazione   presenta   più   nicchie.  84   Stevens,   2003,   p.   149. 

(25)

 

 

Fig. 4: Nicchie verticali in un’abitazione di Amarnia (l’immagine è tratta da Borchardt e        Ricke,   1980,   tav.   12­A). 

 

Come per i lits clos, anche in questo caso si hanno dei problemi        interpretativi: tali nicchie potrebbero sì essere legate al culto domestico,        ma potrebbero anche avere la funzione di semplici scansie o, ancora,        dei “contrappesi”, per stabilire un equilibrio all’interno della casa. A        sostegno dell’ipotesi che vede tali nicchie come elementi svincolati dalla        religione praticata all’interno delle mura di casa, ci sono il        posizionamento e la sistemazione delle nicchie stesse. La maggior        parte di queste strutture architettoniche è, infatti, posizionata sulla        parete opposta rispetto all’entrata o sulla stessa parete, a bilanciare,        però, l’entrata medesima. Un diverso numero (seppur molto inferiore) è,        invece, posto a bilanciare altre nicchie, seguendo lo stesso criterio        descritto sopra in relazione alle entrate. Alcune nicchie, infine, sono        decorate   con   intonaco,   a   imitare   i   pannelli   delle   porte . 85

Ma la decorazione induce anche a pensare che, in realtà, tali strutture        abbiano uno stretto legame con la religione. Alcune nicchie, infatti,        85   Stevens,   2003,   pp.   149­150. 

(26)

presentano, nella parte sovrastante il paramento di pannelli, immagini di        devozione all’Aton (compresa la stesura dell’Inno) e alla famiglia reale ,      86  altre,   invece,   ritraggono   i   proprietari   della   casa . 87

Il fatto che le nicchie possano avere una connotazione religiosa è dato        anche dal ritrovamento, nella casa K50.1, di un vaso di ceramica,        sotterrato proprio di fronte all’edicola che presenta tracce dell’Inno ad        Aton. In più, nell’abitazione N49.21, una struttura dotata di scalini,        posizionata di fronte ad una nicchia della stanza centrale, viene        interpretata come un altare. C’è da dire, però, che la realizzazione dei        due elementi non è contemporanea: il presunto altare, infatti, è        successivo   alla   costruzione   della   stanza   e   della   nicchia . 88

Anche in questo caso, come per i lits clos, il parallelismo più immediato        per le nicchie di Akhetaton è dato dai ritrovamenti di Deir el­Medina. Le        nicchie rinvenute in questo sito, infatti, presentano diversi punti in        comune con quelle sopra descritte. Si tratta di edicole verticali, che        talvolta sono posizionate a bilanciare l’entrata. Alcune sono decorate        con   immagini   devozionali,   altre,   invece,   con   bande   gialle   e   rosse.   Un altro tipo di nicchie, di dimensioni più piccole rispetto a quelle        verticali, si trova principalmente presso il Villaggio degli Artigiani di        Akhetaton. Sembra che l’utilizzo principale di tali edicole sia quello di        vano per lucerne: infatti, al loro interno, sono state rinvenute tracce di        annerimento. Pare, comunque, che alcune di queste nicchie siano        usate anche per posizionare al loro interno statue o stele, perché troppo        poco   profonde   per   delle   lucerne. 

Religioso o meno, è probabile che le nicchie avessero un certo tipo di        valore. Nella casa di Ranefer , ad esempio, il nome del proprietario        89       

86   Ad   esempio,   le   nicchie   nelle   case   K50.1,   M50.16   e   P47.19   (Stevens,   2003,   p.   150)  87   Kemp,   2015,   p.   190. 

88   Stevens,   2003,   p.   150. 

89 La casa è identificata con N49.18. Esaminata per la prima volta da Peet (nel 1921), la                                casa di Ranefer è stata oggetto di nuovi scavi tra il 2002 e il 2004. A Ranefer spettano        due titoli (come detto, anch'essi rinvenuti presso la nicchia nell’ingresso trasversale):        “Magister equitum di tutte le scuderie” e “Primo auriga di Sua Maestà” (Kemp, 2002).       

(27)

dell’abitazione (con i suoi titoli) è stato trovato dipinto proprio ai lati di        una nicchia nell’ingresso trasversale . La scelta di quella come      90        postazione in cui riportare il nome di Ranefer potrebbe, dunque, essere        un altro elemento a favore dell’importanza delle nicchie che, di        conseguenza,   non   avrebbero   il   semplice   valore   di   meri   “porta   oggetti”.     

­GLI   ARMADI   

Anche alcuni tipi di armadi potrebbero avere relazione con la religione        domestica. Nel 1923, nella casa N49.21, sono stati rinvenuti una        statuetta per la fertilità, una stele rappresentante Taweret e due        modellini di letti in ciò che gli scavatori, Eric Peet e Leonard Wooley,    91        hanno descritto come “the small cupboard beneath the stairs” . Pure      92    nel Villaggio degli Artigiani sono presenti diverse alcove, anch’esse        talvolta contenenti degli oggetti: vasi, tessuti, frammenti di vetro fuso,        etc. Nessuno di questi, però, può darci un quadro chiaro sull’utilizzo di        tali armadi nella vita di tutti i giorni. Potrebbe trattarsi di contenitori legati        a qualche tipo di rito: la presenza della statuetta della fertilità e        dell’immagine di Taweret rimanderebbe, infatti, a un contesto religioso.        È vero anche, però, che queste rientranze potrebbero semplicemente        essere utilizzate armadi in cui posizionare vari tipi di oggetti (si vedano i       

L’abitazione di Ranefer ha fornito pure un’importante informazione sulla durata        dell’utilizzo di Akhetaton: su uno stipite è stato, infatti, rinvenuto il nome di        Ankh(et)kheperura Neferneferuaton, successore di Akhenaton, indice del fatto che la        città sia stata abitata, dopo la morte di Akhenaton, almeno per parte del breve regno di        questo   nuovo   faraone   (Kemp,   2015,   p.   181).  

90   Peet   e   Wooley,   1923,   p.   9.  91   Del   Vesco,   2011. 

92 “N49.21 contained a probable domestic alter with an approaching staircase in the                        central room, but also incorporated a full­scale staircase leading to the roof of the        house. Some scholars have interpreted the excavators’ statement to mean that the        objects were found in the cupboard beneath the stairs of the latar. Tthe excavators        made no reference to a cupboard within the altar itself, however, and none of the other        altars at the site seems to have incorporated such a feature” (Stevens, 2003, pp.        153­154). 

(28)

ritrovamenti del Villaggio degli Artigiani: ceramica, stoffa, vetro etc.). Il        problema   dell’interpretazione   di   tali   alcove   è   ancora   insoluto. 

 

­LE   TAVOLE   LUSTRALI   

Composte da una piattaforma rettangolare, dal bordo lievemente        rialzato, sono le tavole lustrali, trovate in gran numero nelle case di        Akhetaton. Alcune di esse presentano avvallamenti o depressioni, per        raccogliere i liquidi delle libagioni. I rituali di libazione sono fondamentali        nella cultura egizia. Nell’“Insegnamento di Ani” , si legge: “Stabilisci (la      93          libazione) d’acqua di tuo padre e di tua madre, / che riposano nella        vallata. / Questa azione è la tua testimonianza presso gli dèi. / Essi        diranno: ‘È accettato’. / Non ignorare il morto: / farà in modo che tuo        figlio faccia lo stesso per te” . Le libagioni, dunque, sembrano poter      94        aver luogo anche tra le mura domestiche, vista la massiccia presenza        delle tavole lustrali. Queste piattaforme dotate di conche, però,        potrebbero non essere legate al culto domestico: secondo alcune        interpretazioni, infatti, tali strutture non sarebbero altro che zone di        appoggio per recipienti, impiegati, come le lastre stesse, per qualche        tipo di lavaggio . Sempre usati per libagioni e riti connessi a offerte di    95        liquidi, anche i bacini e le vasche possono fornire qualche informazione        sulla religione privata, ma possono pure essere degli strumenti legati        essenzialmente alla vita domestica. L’ipotesi che questi elementi        riguardino attività cultuali è, comunque, avvalorata dal ritrovamento di       

93 L’Insegnamento di Ani è un testo databile, probabilmente, alla XVIII dinastia. Ce ne                          sono pervenute tre copie: una della XIX, una della XX e una della XXII dinastia. La        struttura è quella tipica degli “insegnamenti”: un uomo (in questo caso lo scriba Ani) si        rivolge al figlio, impartendogli una serie di direttive sul retto vivere e sul retto pensare.        Questo Insegnamento termina con uno scambio tra Ani e il figlio Khonsuhotep, che        discutono circa l’educazione dei giovani, con Ani che rappresenta la mentalità        conservatrice e Khonsuhotep che, invece, incarna lo spirito progressista (Bresciani,        1999,   pp.   302­313). 

94   Traduzione   di   Bresciani,   1999,   p.   305. 

(29)

alcune di queste vasche di pietra a Deir el­Medina, occasionalmente        decorate   con   preghiere   e   immagini   di   divinità . 96

 

­LE   TAVOLE   DI   OFFERTA   

Durante l’Età Amarniana, la tipologia delle tavole d’offerta muta in parte,        dal momento che anche i concetti religiosi di base subiscono profonde        modifiche. I rilievi acquistano maggior naturalezza e mostrano un        grande senso del movimento, mentre i temi decorativi hanno continui        richiami alla natura . Le corti o alcune porzioni dei templi a cielo aperto    97        vengono letteralmente ricoperte da tali strumenti devozionali, come        rivelano le pitture tombali, quali quella di Meryra I, e come evidenzia        anche il modello della città di Akhetaton e delle strutture sacre ad essa        collegate,   realizzato   dal   Museum   of   Fine   Arts   di   Boston . 98

 

 

Fig. 5: Modello in 3D della zona del Grande Tempio di Aton contenente il Gem­pa­Aton,        con accanto oltre 900 tavole d’offerta (l’immagine è tratta dalla sezione “Model of the        City”   del   sto   www.amarnaproject.com). 

 

96   Stevens,   2003,   p.   157.  97   Tiradritti,   2002,   p.   78. 

98 Nel 1999 è stato, infatti, concretizzato il progetto della ricostruzione in 3D della città                            di Amarna. Il punto di partenza per la preparazione del modello è stato l’insieme delle        mappe   della   città   realizzate   dall’Amarna   Survey   dell’Egypt   Exploration   Society. 

Riferimenti

Documenti correlati

Anche gli uomini hanno fame è un racconto intimo della quotidianità di Nardo e Mimmi, amici di lunga data, in una giornata d'estate in cui il presente e il passato si mescolano

La nuova riforma del lavoro si colloca infatti nel pieno solco della precedente riforma Fornero e ne condivide gli obbiettivi: regolare il mercato secondo il paradigma

- batteria ricaricabile agli ioni di litio - cinghia di trasporto per la termocamera - headset Bluetooth. (a seconda del paese) - brevi istruzioni - protocollo

[r]

[r]

Acclarata, dunque, la compatibilità in astratto tra fund raising ed enti religiosi (e, pertanto, la possibilità di applicazione agli stessi delle politiche

CI TTÀ METROPOLI TANA DI ROMA CAPI TALE. Or i gi nal e VERBALE DI DELI BERAZI ONE DEL CONSI GLI O

• Italian Bone Metastases Database: Breast Cancer Prospective Data. - Abstract ASCO 2016 e AIOM 2016 - Abstract AIOM 2019