• Non ci sono risultati.

Il pedagogista in sanità

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Il pedagogista in sanità"

Copied!
3
0
0

Testo completo

(1)
(2)

r

u

b

r

ic

h

e

10

Franco Blezza*

N

egli ultimi due articoli

(3/18, 15; 4/18, 14) s’è visto che la ! gura del pedagogista ha ! nal-mente avuto un riconoscimento di legge. Vi sono degli importanti precedenti proprio nella sanit! , a lungo il ruolo dei pedagogisti è stato presente nella sanit! in con-venzione, e tra gli anni 80 e 90 i pedagogisti erano stati inquadrati nella sanit! pubblica, con la Sici-lia regione guida. Anche se questi precedenti avranno sicuramente la loro incidenza, la nuova nor-mativa che discende dalla legge 205/17, e dai provvedimenti ac-cademici che prendono il posto di decreti ministeriali attuativi non

previsti, apre ad una presenza dei pedagogisti nella sanit! con uno spettro rinnovato e molto ampio di operativit! d’esercizio.

Ricordiamo che si tratta di pro-fessionisti apicali, come il medico chirurgo e tutti gli altri, nel senso complessivo di “star bene” della nota de! nizione del WTO. Anche gli educatori professionali socio-sanitari, che sono riconosciuti dal D. 520/98 e da prima, avranno ! -nalmente ! gure di riferimento per la formazione, il coordinamento e l’ottimizzazione del servizio, della loro stessa cultura

Dedicheremo perciò, con questa, alcune noterelle ad esempli! care problemi e domini d’esercizio per il pedagogista in sanit! , dove manca un professionista a ciò speci! ca-mente formato e investito, oppure sussistano delle supplenze da parte di altri professionisti che hanno da tempo dimostrato la loro inadegua-ta ef! cacia. Che l’emergenza edu-cativa ci sia, e sia sempre più grave, è dif! cile negarlo: e in sanit! trova fattori moltiplicativi e rapida diffu-sione, a carico dei maleducati e a carico di tutti gli altri.

Una prima esempli! cazione è nel-la tematica di questo quaderno, le dipendenze. La pedagogia è

pro-Provvedere al dialogo che manca su

tante questioni perfettamente consce ma

non affrontate, che di fatto supportano

i comportamenti a rischio, e poi, le

conseguenti dipendenze con i possibili

aggravamenti, può rappresentare uno fra

i primi compiti da affidare al pedagogista,

senza nulla togliere alle necessità

terapeutiche e all’esercizio professionale di

(3)

A

s

s

o

c

ia

z

io

n

i

11

r

u

b

r

ic

h

e

fessione di cura, nel senso del ca-ring of, e non nel senso di to cure: il pedagogista non è un terapeuta, anche perché non può presupporre una ! siologia, legalit! o normalit! di riferimento, da ripristinarsi ap-punto terapeuticamente quando essa sia alterata. Che un determi-nato comportamento costituisca di-pendenza, o rischio di didi-pendenza, non lo può stabilire un pedagogi-sta, né questi può quindi provvede-re alla provvede-relativa terapia, fosse anche di conservazione o di riduzione del danno.

Il pedagogista deve piuttosto te-ner presente che anche questi com-portamenti fanno parte del proget-to di vita dei nostri interlocuproget-tori, oppure vanno ad occupare le lacune e le sconnessioni in quei progetti di vita. Se si trattasse di questioni che coinvolgono comunque l’inconscio, il pedagogista dovrebbe depistare l’interlocutore verso uno psicotera-peuta, non essendo l’inconscio tra le sue competenze e, soprattutto, non essendo egli in grado di tenere sotto controllo gli effetti collaterali. Ma, per l’esperienza di chi scrive, una parte rilevante e spesso pre-ponderante di simili incongruenze sta nel livello conscio, e spesso in un conscio non discusso perché dato per scontato, sottovalutato, trascurato, non fatto oggetto delle necessarie attenzioni. E qui è cam-po d’azione per il pedagogista.

È suo compito, con le tecniche dialogiche sue proprie, far emerge-re come gran parte delle dipenden-ze sia sostanzialmente incompatibi-le e ! n dirompente con il resto della vita, sia la vita dello studente che la vita del lavoratore, sia la vita del ! glio che la vita del coniuge e ge-nitore; quali inadeguatezze gliene derivano? Parliamone!

D’altra parte, ci sono dipendenze che vengono avviate e mantenute, spesso in crescita progressiva, illu-dendosi invece della funzionalit! con il resto della vita, per aumen-tare le risorse per lo studio e il la-voro, lo sport e l’arte, per i rapporti sociali con i coetanei e con l’altro sesso, per le occasioni sociali, e

via elencando senza dimenticare chi pensa di non essere adeguato senza il supporto costituito dalla di-pendenza stessa. Con quell’aiutino ce la faccio, uno spinello (una sniffa-ta, una pastiglia, …) e tutto andrà al meglio! Sappiamo entrambi perfet-tamente che non è così.

Sono discorsi semplicistici, che non reggono al dialogo conscio: la pienezza umana comprensiva anche dei limiti e dei difetti è sempre pre-miale nella socialit! e relazionalit! rispetto agli effetti delle dipenden-ze; e non sono mai accidenti privi di conseguenze. Smetto quando voglio, lo fanno tutti, so io quando fermarmi, è socializzante, le nostre nonne si difendevano dai mariti con la canapa, con il papavero, … Sono tutte scuse consolatorie quanto fal-laci, e si smontano facilmente con il dialogo, l’anello mancante del trat-tamento di dipendenze o compor-tamenti a rischio.

Il pedagogista esercita nel dia-logo, l’analogo della visita o del colloquio o della consulenza per altri professionisti dello stesso livello. Dif! cile trovare tra gli ope-ratori

sa-nitari attuali chi abbia il tempo e la competenza per questo pur ne-cessario adempimento. La somi-glianza con la terapia della parola per la psiche non inganni, dato che stiamo parlando di un agire non terapeutico sul conscio, e con strumenti diversi.

Ecco, quindi, un primo compito da af! dare al pedagogista: prov-vedere al dialogo che manca su tante questioni perfettamente consce ma non affrontate, che di fatto supportano i comportamen-ti a rischio e, poi, le conseguencomportamen-ti dipendenze con i possibili aggra-vamenti. Questo non toglie nulla alle necessit! terapeutiche e quin-di all’esercizio professionale quin-di chiunque sia terapeuta; ma com-pleta un’offerta che altrimenti sa-rebbe comunque lacunosa.

* P. o. Università “d’Annunzio”. Chieti – Pescara franco.blezza@unich.it

Riferimenti

Documenti correlati

The three imaging techniques used in this study (US, spiral CT, and LUF CT) had the same sensitivity in de- tecting nodules >2 cm (Table 1), since the 26 nodules >2 cm

Finalità fondante della proposta RHEA è la riduzione dei pesticidi, l’incremento della qualità delle colture e la riduzione dei costi per mezzo di azioni di gestione sostenibile

- Chronic drug therapies (actual or planned): many drugs can interfere with the normal process of bone remodeling through 1) an increase in osteoclast activity, 2) a

Each row lists the category name, FWHM of the signal peak, acceptance times selection efficiency ( A ) for GF, A for VBF, A for VH, expected number of SM signal events in

Body image has two main components: body percept (the internal visual image of body shape and size) and body concept (the level of satisfaction with one’s body), whose

Con un aumento di pochi centimetri dello spessore del conglomerato bituminoso ed un costo di realizzazione pressoché comparabile si nota un ragguardevole

Personalmente con l aggettivo interstiziale non ho voluto necessariamente indicare spazi marginali o spazi che ospitassero situazioni di marginalità, bensì

Le implicazioni giuridiche delle tecnologie sono tante nei sistemi sanitari; se ne fanno solo alcuni cenni nelle pagine di questo saggio in cui si è voluto evidenziare