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Tripulacions i vaixells a la Mediterrània medieval. Fonts i perspectives comparades des de la Corona d!Aragó, a cura de Roser Salicrú i Lluch, Barcelona, Publicacions de l!Abadia de Montserrat, Textos i Estudis de Cultura Catalana 231, 2019, 426 pp.

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Academic year: 2021

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Nella Presentació (pp. 7-10), la curatrice, Roser Salicrú i Lluch, sintetizza con grande efficacia e lucidità i presupposti scientifici che hanno portato all’indagine e alla redazione dei contributi raccolti nel volume recensito, a partire dal progetto interdisciplinare promosso dal Grup de Recerca Consolidat per la Generalitat de Catalunya CAIMMed (La Corona Catalanoaragonesa, l’Islam i el món mediterrani, 2014 SGR 1559 e 2017 SGR 109) e dal progetto di ricerca su Tripulacions, armaments, construcció naval i navegació a la Mediterrània medieval (HAR-2013-48433-C2-1-P). I risultati sono ora sintetizzati nei contributi pubblicati in questo tomo e in un altro, recensito in questo stesso fascicolo (La vida marítima a la Mediterrània medieval. Fonts històriques i literàries, a cura de Lola Badia, Lluís Cifuentes i Roser Salicrú i Lluch, Barcelona, Publicacions de l’Abadia de Montserrat, Textos i Estudis de Cultura Catalana 232, 2019, 396 pp.).

L’indagine, quanto mai necessaria, si focalizza in entrambi i casi su aspetti ancora non sufficientemente studiati ma centrali nell’ottica dell’analisi interdisciplinare di elementi chiave del mondo mediterraneo medievale. Tra le questioni di spicco, che attendevano un approccio più approfondito, occorre ricordare almeno la realtà sociale e le migrazioni della gente di mare, le figure professionali legate alla navigazione e alla costruzione navale e le loro condizioni di vita e di lavoro, i traffici per l’acquisizione di materie prime e di manufatti destinati alla costruzione navale, lo sfruttamento delle risorse naturali per sostenerla, gli armamenti e l’organizzazione delle flotte, le caratteristiche tecniche della navigazione. Durante i quattro anni di sviluppo dei progetti menzionati, tutti questi aspetti sono stati indagati da una prospettiva interdisciplinare, attraverso fonti di archivio, iconografiche, archeologiche, letterarie e cronachistiche, in casi di studio e analisi di ampio respiro. Il duplice obiettivo è consistito, da un lato, nella ricognizione dei fondi, delle fonti e delle tipologie documentali conservate presso gli archivi della Corona d’Aragona; dall’altro, nel raffronto della realtà catalanoaragonese con altri ambiti del Mediterraneo e della panisola iberica, aprendo cosí la prospettiva a nuove Barcelona, Publicacions de l’Abadia de Montserrat, Textos i Estudis de Cultura Catalana 231, 2019, 426 pp.

Veronica ORAZI

Università degli Studi di Torino

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geografie e a nuove cronologie, di cui i diversi contributi offrono una testimonianza significativa.

Enrico Basso, ne Gli equipaggi e le navi. Fonti documentarie liguri sulla navigazione tardomedievale (pp. 15-34), affronta il tema degli equipaggi imbarcati e delle loro condizioni di vita e di lavoro a bordo delle navi, nel contesto della società genovese e ligure tra XII e XV secolo. Basandosi su una ricca rassegna dei fondi di archivio esistenti, realizza un’analisi approfondita che permette di individuare linee di ricerca promettenti per ricostruire gli aspetti della vita marittima e del funzionamento delle magi -strature incaricate di regolarla.

José Vicente Cabezuelo Pliego, in Armamento de galeras en las atarazanas de Barcelona para la campaña naval de 1359 (pp. 3554), sotto -linea come dalla fine dell’inverno del 1359 Pietro il Cerimonioso allestisca nei cantieri navali della Corona una flotta per fronteggiare la minaccia castigliana per mare, nel contesto noto come “Guerra de los dos Pedros”. L’articolo studia i resoconti e gli inventari relativi agli equipaggiamenti, ai materiali e ai viveri, commissionati da Huguet di Cardona, ufficiale della tresoreria reale, per l’allestimento di una ventina di navi.

Gemma T. Colesanti e Rosanna Alaggio prendono in esame le Fonti inedite di età aragonese per lo studio delle flotte e delle attività marinare nel Regno di Napoli (pp. 55-73). Di fatto, sebbene il tema del commercio marittimo e dei cantieri navali in età aragonese abbia da sempre occupato un ruolo centrale nel dibattito storiografico, le modalità e le figure del Regno di Napoli coinvolte nei traffici mercantili del tempo sono ancora pressoché terreno vergine, a causa della dispersione del patrominio docu -mentale in questa parte della Penisola nel corso dei secoli. Il contri buto sonda le potenzialità di documentazione finora inedita sulle flotte private operanti nella prima fase del dominio aragonese a Napoli.

Andrés Díaz Borrás relaziona En torno a las fuentes para la historia del mundo marítimo medieval en Valencia: algunas reflexiones y vías de investigación personales (pp. 75-94), per colmare la lacuna rappresentata dall’assenza di un discorso storiografico marittimo strutturato e definito sulla città. A tale scopo, si concentra su aspetti concreti, sintetizzando i risultati ottenuti in un elenco di elementi chiave che costituiscono la base di una ricerca quanto mai urgente.

José Miguel Escribano Páez, nel contributo Construir la monarquía en cubierta: las armades de la Monarquía Hispánica a principios del siglo XVI, una visión desde los actores (pp. 95-114), studia la política mediterranea di Carlo V durante i primi decenni del XVI secolo. Con questo obiettivo, concentra l’attenzione sui protagonisti di tale processo (ufficiali regi,

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capitani, equipaggi ma anche fiananziatori, uomini di Corte, ecc.). Dall’ana -lisi di un ampio ventaglio di fonti, emerge la capacità di azione e il ruolo di tutte queste figure nella costruzione di uno specifico spazio politico.

Raúl González Arévalo indaga le Fuentes para el estudio de la tripulación de las galeras mercantiles de Florencia (s. XV) (pp. 115-137). Grazie al vaglio di questo specifico materiale documentale, l’autore approfondisce le conoscenze relative agli equipaggi delle galere mercantili fionrentine, raffrontandole attraverso tre fonti: il Diario di Luca di Maso degli Albizzi, il Quadernuccio di Luigi Vettori e la Cronaca di Benedetto Dei.

David Igual Luis, ne El mundo naval y el “manifest de mar” valenciano (1451-1494) (pp. 139-158), presenta lo studio di una fonte valenziana della seconda metà del XV secolo, di grande utilità per l’indagine sugli equipaggi e sulle imbarcazioni nel Mediterraneo medievale. Si tratta del manifest de mar, un registro fiscale sulle tasse regie sul commercio marittimo di importazione a Valencia. L’articolo descrive le caratteristiche principali della fonte, i volumi che se ne conservano e l’uso che finora ne ha fatto la storiografia; ne vengono esaminati quindi i contenuti, per giungere poi alla conclusione che è necessario confrontarli con altre fonti.

Antonio Musarra, ne Il mastro a doppia registrazione d’una galea geno -vese del Trecento: il registro della Sant’Antonio (1382) (pp. 159-176), studia il registro della galera partita da Genova nel 1382 alla volta di Alessandria d’Egitto, Cipro e la costa siro-palestinese. Offre quindi la descrizione degli aspetti formali del documento, ne esamina la struttura interna, il contesto di redazione, le caratteristiche del viaggio e la formazione dell’equipaggio, al fine di mostrarne le potenzialità in vista dell’indagine sistematica sull’intero fondo di cui il registro fa parte.

Angela Orlandi, nel contributo Dalla terra al mare: arsenali e imbarca -zioni nei documenti datiniani (pp. 177-199), prende in esame le fonti relative alle navi mercantili conservate presso il Fondo Datini dell’Archivio di Stato di Prato; si concentra dunque su aspetti che spaziano dalla costruzione alla cessazione dell’attività. I dati emersi rappresentano un’utile integrazione di studi basati su altre tipologie documentali; essi riguardano, in particolare, la costruzione, il varo e l’armamento delle imbarcazioni, ma anche l’incidentistica causata da incapacità umana o da condizioni meteorologiche avverse, i passaggi di proprietà coi relativi contratti di compravendita e i sequestri da parte di navi corsare durante la navigazione. I documenti, infine, evidenziano il ruolo che il gruppo Datini e gli altri operatori toscani avevano nel traffico di prodotti e di strumenti della cantieristica navale e nel condizionare la gestione delle navi e del viaggio.

Mario Orsi Lázaro studia Lletres, comptes i ordinacions per a la gestió d’un recurs estratègic: les xurmes de les galeres a mitjan segle XIV (pp.

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201-231). L’analisi si concentra su due flotte inviate per conquistare Alghero (1353-1354) e dimostra come le relative fonti documentali siano state usate anche per il controllo degli effettivi che, a fronte della mancanza di dotazioni per le galere, rappresentavano una risorsa militare di grande importanza per la Corona d’Aragona, nel conflitto con Genova.

Antonio Ortega Villoslada, nell’articolo Del port a l’església: apunts sobre documentació marítima conservada als arxius mallorquins (Arxiu Diocesià i Arxiu Capitular de Mallorca) (pp. 233-246), offre lo studio del mondo marittimo a partire dagli archivi ecclesiastici, sottolineandone la rilevanza strategica, finora quasi del tutto trascurata. Gli archivi ecclesiastici maiorchini, infatti, sono una fonte di primaria importanza per approfondire le conoscenze relative alle attività marittime.

Marcel Pujol i Hamelink, ne El mestre d’aixa en la construcció naval i la navegació a la Catalunya baix-medieval (segles XIII-XV) (pp. 247-280), sottolinea la centralità del ruolo di questa figura nel contesto di riferimento. Erano di sua compentenza, infatti, la progettazione delle forme e delle misure del vascello, la direzione dell’intero processo di costruzione, il coordinamento delle maestranze e persino la manutenzione dell’imbarca -zione durante la naviga-zione, nel caso salpasse con essa. In quest’ultima circostanza, acquisiva una nuova funzione, diventando nocchiero, come dimostra la documentazione scritta, che fa riferimento all’apprendistato e all’uso delle carte nautiche e delle strumentazioni necessarie per la naviga -zione.

Alberto Reche Ontillera, nella Historia de dos galeras: en torno a la navegación bajomedieval en la Corona de Aragón a través de un caso practico (1358) (pp. 281-298), riflette su diversi aspetti del tema oggetto di studio nel contesto della “Guerra de los dos Pedros”, a partire dalle vicende relative a due galere capitanate dal vice-ammiraglio di Cataluña, Guillem Morey, nel corso dell’anno 1358. In quell’occasione le due imbarcazioni realizzarono diversi viaggi e furono coinvolte in eposidi chiave del conflitto menzionato, nell’area mediterranea occidentale.

Roser Salicrú i Lluch, ne Els llibres d’acordament i l’estudi social de les tripulacions: una primera aproximació comparativa (pp. 299-320), analizza i registri di reclutamento degli equipaggi, una fonte documentale strategica, conservata esclusivamente negli archivi della Corona d’Aragona. L’analisi dei dati relativi a ogni singolo individuo contrattato consente di identificare le reti di solidarietà esistenti tra i componenti degli equipaggi, cosí come tra essi e i loro contatti a terra. A partire da questi presupposti fondamentali e dallo studio di questa fonte preziosa, l’autrice apre nuove prospettive di ricerca e ne pianifica gli sviluppi futuri.

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-lona nell’età di Ferdinando il Cattolico (pp. 321-351), ricostruisce gli aspetti economici e organizzativi del grande cantiere navale di Barcellona tra il XV e il XVI secolo. A partire dai documenti contabili relativi alle costru -zio ni e agli armamenti, conservati presso l’Archivio della Corona d’Ara gona, l’autrice riporta alla luce le modalità di gestione del cantiere, di approvigionamento dei materiali, del reclutamento delle maestranze e della fornitura di beni e di servizi. Tutto ciò le consente di delineare lo stretto rapporto tra l’arsenale e la città e di quantificare il peso dell’indotto generato dalla costruzione navale sull’economia locale.

Mikel Soberón studia El dret d’ancoratge de Barcelona: una font per al coneixement de la flota entre els segles XV i XVI (1439-1523) (pp. 353-373). Tale pratica ebbe inizio nel giugno del 1439, a seguito della concessione del corrispondente privilegio reale nel dicembre del 1438. L’obiettivo dell’operazione era il reperimento delle risorse finanziarie destinate alla manutenzione del porto, attraverso la riscossione di tariffe che variavano a seconda delle dimensioni e della stazza delle imbarcazioni. L’articolo analizza gli aspetti amministrativi fondamentali di tale pratica, concedendo speciale attenzione alla tipologia delle imbarcazioni che attraccavano, circoscrivendo l’indagine agli anni 1439-1523, scrupolosamente annotate nel relativo registro, fonte della disamina realizzata.

Juan Leonardo Soler Milla, nel contributo su Patrones de nave, actividad socioeconòmica y mercado naval en Valencia (fines del siglo XIII - mediados del siglo XIV) (pp. 375-403), analizza il ruolo centrale degli armatori di imbarcazioni, al fine di approfondire lo studio di tali figure nel contesto socio-economico in cui operavano, tenendo conto delle diverse funzioni che essi svolgevano nel mondo del trasporto e del commercio valenziano e mediterraneo nel corso del XIV secolo. L’intensa attività economica svolta da tali figure nella Valencia del tempo, all’inizio dello sviluppo mercantile mediterraneo della città, è dimostrata dalle fonti notarili e dai dati tecnici da esse veicolati, quali aspetti relativi alla flotta e alla navigazione, scambi, trattative, costi, questioni socio-professionali, rischi e flussi di mercato.

Chiude il volume l’indice dei nomi e dei luoghi citati (pp. 405-423), elaborato da Maria Sangrà Medrano.

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