• Non ci sono risultati.

Strollo M.R. (2019). Apprendere la pedagogia. Percorsi pratici per la comprensione dei processi di sviluppo e socializzazione

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Strollo M.R. (2019). Apprendere la pedagogia. Percorsi pratici per la comprensione dei processi di sviluppo e socializzazione"

Copied!
5
0
0

Testo completo

(1)

RECENSIONE - REVIEW Strollo M.R. (2019)

Apprendere la pedagogia- Percorsi pratici per la comprensione dei processi di sviluppo e socializzazione

Milano: Franco Angeli di Giusi Antonia Toto

Esperienza e riflessione si intrecciano in un dialogo fattivo e costruttivo all’interno di un testo che permette la comprensione dei processi di sviluppo e di apprendimento nell’era della rivoluzione tecnologica. Il fil rouge del volume di Maria Rosaria Strollo è apprendere e insegnare la pedagogia sia ai professionisti del settore che alle nuove generazioni di educatori. Il lettore esperto è condotto attraverso un percorso epistemologico che prende le mosse dalla consapevolezza della conoscenza (metacognizione) da parte del soggetto per giungere ad un arricchimento del proprio bagaglio teorico mediante l’esercizio della competenza dell’auto-riflessività, intesa come dare significato all'esperienza formativa in atto. L’operatività di tale competenza è subordinata al riflettere e ripensare il proprio (autós) agire, quindi richiede un livello di ragionamento critico e complesso. In questo dialogo formativo fra competenze autocentrate e contenuti scientifici emerge, infatti, una categoria nuova di interpretazione della professionalità dell'educatore, intrinsecamente legata alle dimensioni della consapevolezza e della comprensione del fatto educativo definibile come metà-riflessività. L’essere riflessivo dunque, si carica di esperienze e di una serie di elementi che devono essere appresi e agiti, quali il monitoraggio, la valutazione, il pensiero critico e l'autoregolazione.

A questo proposito, il processo di apprendimento viene codificato in forme generative che mescolano l'assemblaggio di conoscenze pregresse o acquisite anche per imitazione e la produzione attiva del soggetto. L'esperienza è il punto di partenza

(2)

per la costruzione di tali conoscenze, che per essere realmente efficace deve essere letta e filtrata attraverso la lente del trinomio pianificazione-monitoraggio-riflessione della prestazione stessa. L'intenzionalità, altra parola chiave del testo, ad apprendere da parte dei soggetti in formazione rappresenta la molla propulsiva ad agire, ed essa si rafforza mediante modelli di azione orientati alla consapevolezza. Il salto ermeneutico dall’intenzione alla riflessione sull'agire professionale dell'educatore permette di liberare l'azione pedagogica dalla patina dell'improvvisazione e caricarsi al tempo stesso di istanze progettuali e formative. Il gap fra agenzie educative e nuove generazioni si rintraccia nella modificazione dei linguaggi e dei contenuti latenti a tutti i contesti sociali, che hanno colto alla sprovvista l’expertise dell’educatore rispetto a queste nuove e inedite emergenze educative. Il superamento di tale divario, secondo l'Autrice, attraversa le credenze, le convinzioni e modelli pedagogici dei formatori che devono necessariamente ri-flettere sulle ricadute pratiche e operative dei propri interventi. Un ripensamento cosciente, necessario per costruire un nuovo dialogo fra gli attori della formazione, imbastito di conoscenze concrete e operazionabili, secondo i modelli dell'individualizzazione e della co-costruzione. L’agire pedagogico dunque, è ancora una volta chiamato a rispondere con un habitus innovativo alla sfida di trasmissione di conoscenze esperte e di comportamenti alle nuove generazioni.

L’Autrice propone un inedito modello applicativo che si sviluppa a partire dalla comparazione di una molteplicità di modelli di formazione orientati alla ricostruzione del sapere, all'auto-riflessione, alle strategie di azione, all'agire autonomo e responsabile degli studenti. La lezione di Gardner (2000), in filigrana, offre già i primi spunti riflessivi sui modelli didattici orientati alla narrazione, alla concettualizzazione e all'autonomia, nei quali il soggetto autocostruisce il proprio sviluppo culturale. Di impostazione diametralmente opposta sono invece, i modelli dell’eteronomia focalizzati sulle influenze ambientali che modificano sostanzialmente le strutture mentali e momenti di sviluppo della persona. A tal proposito scrive l'Autrice: “è

(3)

l'ambiente socio-culturale ‘il costruttore’ delle strutture mentali, per cui il processo formativo non è semplicemente facilitato dai prodotti dell'ambiente ma questi ultimi sono fondamentali nella sua strutturazione e definizione, nell’influenzarne la natura e il corso” (p.38). Il raffronto fra modelli teorici, infine, si connota in relazione ai più recenti modelli ecosistemici, in cui lo sviluppo e la riflessione si nutrono del dialogo bidirezionale tra uomo e ambiente, cercando di superare quella che Morin (2013) chiama realtà in bilico fra il sistema aperto culturale e l’ambiente naturale circostante. Questa complessa dinamica, scrive l'Autrice, è all'origine della diversità fra gli individui e la formazione "formale" deve tener conto delle esperienze pregresse, dei contesti di vita, delle relazioni e degli ambienti reali in cui gli studenti sono immersi. Non esiste un individuo completamente indipendente dal proprio ambiente, ma allo stesso tempo la dimensione contestuale non può e non deve schiacciare l'istanza conoscitiva e aperta al cambiamento del singolo.

A questa prima parte teorica del volume segue una empirico-applicativa; fra gli strumenti proposti l'ipertesto e l'autobiografia musicale rappresentano la traduzione concreta di quanto finora esposto a livello teorico. L'ipertesto usato nella forma della narrazione dei percorsi formali, non formali e informali degli studenti rappresenta un modello reticolare che permette di rendere espliciti i legami fra i contenuti e le esperienze svolte, scrive Strollo: "l'obiettivo (dell’ipertesto) è quello di ‘oggettivare la coscienza’ come momento primo ai fini dell'emancipazione dei vincoli che la guidano nell'azione, attraverso la bilocazione cognitiva che consente di essere se e altro da sé nella contemporaneità offerta dal poter essere al tempo stesso colui che riferisce a sé ciò che ha fatto di se" (p.44). Da un punto di vista cognitivo gli studenti si interrogano sulle dinamiche sottese ai loro processi di apprendimento e inferiscono le loro funzioni conoscitive fondamentali. L'apprendimento emerge dunque da un processo circolare fra input formali e informali che si influenzano reciprocamente. La relazione fra identità, narrazione e formazione è ancora più resa esplicita nel terzo capitolo dedicato alla

(4)

autobiografia e alla musica. L'autobiografia permette di risalire alle ragioni profonde dell’agire dei soggetti, poiché rimuove i vincoli interiorizzati che impediscono l'emancipazione dell'esperienza professionale. La narrazione pertanto, da momento esplicativo diventa ontologico e educativo, chiave questa d'accesso al processo di riflessione declinato sugli aspetti pedagogici, come già esposto in relazione al primo capitolo. Inoltre, è stato dimostrato sperimentalmente che le capacità musicali possono essere trasferite ad altre attività, quando cioè l’apprendimento di specifiche abilità musicali possono essere ‘spostate’ e generalizzate in diverse aree che normalmente influenzano le capacità cognitive (Mestre, 2005). Altre ricerche hanno dimostrato che l'educazione musicale ha effetti specifici sul ragionamento e sulle abilità spaziali nei bambini (Persellin, 2006), oltre ad essere alla base dei miglioramenti nella lettura e nella memoria verbale. Non è un’ipotesi recente infatti, che esista una correlazione tra formazione musicale e sviluppo intellettuale. Gli studi sugli effetti della musica e sulla creatività correlata sono ancora scarsi, sebbene coloro che hanno beneficiato dell'educazione musicale abbiano mostrato un aumento significativo della creatività e delle capacità motorie. Malgrado Perry abbia notato che l'esposizione agli stimoli (visivi, sonori, tattili) ha contribuito allo sviluppo di abilità motorie, emotive, comportamentali, cognitive e sociali (2000), i primi studi sull'apprendimento musicale e i suoi effetti sulle abilità cognitive sembrano apparire nei primi anni novanta e tardano ancora a imporsi nel panorama internazionale. Il volume di Strollo si inserisce in questo dibattito fornendo un importante punto di vista sullo stato dell’arte della ricerca.

Scrivere un’autobiografia ascoltando la musica permette di coniugare la dimensione formale della scrittura alla dimensione informale della musica rafforzando e potenziando l'elemento motivazionale della formazione. In questa interazione si valorizza il dialogo tra conscio e inconscio, istintivo e razionale, emotivo e logico (p.91). L’uso dell'autobiografia musicale nella formazione degli educatori si colloca all'interno di un percorso più ampio del laboratorio di educazione all'ascolto promosso in diversi progetti

(5)

dell'Università Federico II di Napoli e descritti nel dettaglio nella parte centrale di questo volume. L'ultimo capitolo, invece, è centrato sui processi di socializzazione: le due competenze chiave indagate sono la competenza critica e quella sociale, che possono essere promosse come linguaggi divergenti dell’educatore finalizzati alla comprensione intellettuale e umana. “La comprensione umana comporta poi identificazione e proiezione da un soggetto a soggetto richiede empatia, apertura verso l'altro... riconoscere l'altro come simile è differente da sé... per la sua singolarità personale culturale” (p. 132). Questi due aspetti fondamentali in tutte le professioni di aiuto devono essere adeguatamente formati, non già con apparati teorici ma con l’esperienza concreta di tali istanze nell’orizzonte professionale della pedagogia. Attraverso la veste empirica del teatro forum o della drammatizzazione sonora si ripropone in un frame rinnovato il nesso musica-teatro-educazione, veicolo della trasmissione della tradizione culturale nella duplice veste di formazione individuale e coesione dell'apparato sociale.

Riferimenti bibliografici

Gardner, H. (2000). Educare al comprendere. Stereotipi infantili e apprendimento scolastico. Milano: Feltrinelli Editore.

Mestre, J. P. (Ed.). (2006). Transfer of learning from a modern multidisciplinary perspective. Greenwich, CT: information Age.

Morin, E. (2013). La méthode: la nature de la nature. Paris: Le Seuil.

Perry, B. D. (2000). The developmental hot zone. Early Childhood Today, 15(3), 30-32.

Persellin, D. C. (2006). The effects of vocal modeling, musical aptitude, and home environment on pitch accuracy of young children. Bulletin of the Council for Research in Music Education, 39-50.

Riferimenti

Documenti correlati

Stepan, Alfred 2001 ‘Toward a New Comparative Politics of Federalism, Multi Nationalism, and Democracy: Beyond Rikerian Federalism’ in Arguing Comparative Politics Oxford;

Asymptomatic posterior reversible encephalopathy revealed by brain MRI in a case of axonal Guillain-Barré syndrome.. Posterior reversible encephalopathy syndrome as the

No stereotipi 22 Teatro per educare alla sensibilità e all’inclusione 23 Il laboratorio teatrale come spazio organico di relazioni umane 24 Il laboratorio teatrale è un luogo

A completamento della visita guidata nel secondo Foyer sarà possibile visitare la mostra didattica permanente “Il mondo nascosto delle macchine teatrali” realizzata dalla Fondazione

Ritenevo che il lavoro di giornalista mi avrebbe portato più in fretta all ’autentica prosa. E poiché si può scrivere in modo più libero non in un quotidiano centrale,

Il laboratorio teatrale “Campus Company” rientra nelle attività formative promosse dalla Fondazione Teatro Civico di Schio per gli adolescenti e

presentato ai bambini di classe quinta della mia scuola fra i quali anche un bambini diversamente abile è stato.. un’esperienza interessante

La pubblicazione dell’elenco degli ammessi alla frequenza del Master avverrà entro l'11 gennaio 2020, nella sezione “Graduatoria Iscrizioni” del sito ufficiale del