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La biblioteca perduta di Theodor Mommsen

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Academic year: 2021

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S. Giorcelli Bersani (Dipartimento di Studi Storici)

Premessa

Il contributo di Giulia Masci si colloca nell’ambito di un ampio progetto di studio avviato alcuni anni fa da chi scrive sul carteggio fra Theodor Mommsen e Carlo Promis conservato nella Biblioteca Reale di Torino e nella Staatsbibliothek di Berlino. La collaborazione tra i due studiosi nacque alla vigilia della realizzazione del volume V, 2 del Corpus Inscriptionum Latinarum, dedicato alle regioni occidentali della Gallia Cisalpina e pubblicato nel 1877. Mommsen trasferì le metodologie di indagine storica e filologica proprie della prassi di ricerca tedesca alla realtà culturale italiana che, almeno in certe regioni, ancora stentava ad acquisire un dignità culturale pari ad altre nazioni europee1: in particolare si devono a lui i criteri basilari della raccolta dei documenti (letterari, giuridici, epigrafici, numismatici, papirologici), della loro classificazione, contestualizzazione ed edizione critica. Fondamentale fu l’introduzione del metodo ecdotico che determinò il definitivo superamento della lunga, e per molti versi proficua, stagione dell’erudizione e dell’antiquaria, per consegnare le antichità romane alla storia e alla scienza: «l’insostituibile necessità per lo storico-epigrafista dell’oculorum auctoritas, il sapiente discernimento delle referenze bibliografiche già a quell’epoca massicce, la corretta valutazione fra un titulus genuinus e uno falsus vel alienus, il sostegno indispensabile dei fontes antiqui e della loro esatta lettura, lo studio analitico delle possibili integrazioni, che mai dovevano identificarsi come pura congettura e della conseguente precisa interpretazione del documento, il recupero, infine, di tutta la tradizione manoscritta»2 rappresentano principi irrununciabili dell’epigrafia ma pure di altre discpline antichistiche che richiedono un approccio esegetico rigoroso.

Per quanto attiene alla realtà piemontese, l’opera di Mommsen impattò su un terreno abbastanza recettivo, soprattutto dopo l’esperienza politica e culturale carloalbertina3. L’Università, l’Accademia delle Scienze, la Deputazione Subalpina di Storia Patria, la Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti rappresentavano già importanti poli culturali cittadini a cui si aggiunsero il Regio Medagliere, la collezione egizia, le quadrerie reali; a Torino fu istituita la Giunta per le Antichità e Belle Arti che ebbe vita breve ma che rappresentò certamente un inedito e avanzato esperimento di tutela dei beni culturali4. Tuttavia, nonostante i molti segnali incoraggianti, la storia antica rimaneva in quel periodo chiusa nella «morsa che dal secolo precedente bloccava molta parte dell’antichistica subalpina tra due ganasce, da una parte, di un’eloquenza tronfia, codina e di

1 Theodor Mommsen e l’Italia, Atti dei Convegni Lincei (Roma, 3-4- novembre 2003), Roma 2004; La ricerca epigrafica

e antiquaria nelle Venezie dall’età napoleonica all’Unità, a cura di A. Buonopane, M. Buora e A. Marcone, Firenze 2007; La tradizione classica e l’Unità d’Italia, Atti del seminario (Napoli – Santa Maria Capua Vetere 2-4 ottobre 2013), a cura

di S. Cerasuolo, M.L. Chirico, S. Cannavale, C. Pepe, N. Rampazzo, Napoli 2014.

2 M. BUONOCORE, Theodor Mommsen e la costruzione del volume IX del CIL, in Theodor Mommsen e l’Italia cit., pp. 9-104, 104; inoltre ID., Ex tenebris lux facta est. Theodor Mommsen e gli studi classici in Italia dopo l’Unità: bilanci e

prospettive, in La tradizione classica cit., pp. 237-260.

3 G.P. ROMAGNANI, Storiografia e politica culturale nel Piemonte di Carlo Alberto, Torino 1985; Storia della Facoltà di

Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, a cura di I. Lana, Firenze 2000; L. CRACCO RUGGINI, Eloquenza, antiquitates e

storia antica in Piemonte, dal primo ottocento alla vigilia della seconda guerra mondiale , in «Atti della Accademia

Nazionale dei Lincei» s. IX, 13, 2, 2001, pp. 159-272.

4 L. MERCANDO, Il recupero del passato, in Archeologia a Torino. Dall’età prepromana all’Alto Medioevo, a cura di L. Mercando, Torino 2003, pp. 37-84.

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supporto evidente ai poteri forti della monarchia e dell’ establishment di potere e, dall’altra, di un’antiquaria disinvolta, campanilistica, poco interessata alle novità e pronta anche ad avallare la falsificazione in funzione autocelebrativa»5. A Torino, però, la presenza di Carlo Promis, professore di Architettura, archeologo ed epigrafista, e l’arrivo di Mommsen fecero la differenza: e alla fine degli anni Settanta del secolo non erano molte regioni d’Italia a godere, come il Piemonte, di un

corpus epigrafico completo e criticamente ragionato delle iscrizioni romane, di una commissione

istruita ad hoc per il censimento delle epigrafi e di un gruppo di studiosi in grado di ereditare il magistero di Mommsen.

L’esperienza maturata in questi anni di censimento e di studio dei materiali d’archivio presso la Biblioteca Reale di Torino e la Staatsbibliothek di Berlino, si è tradotta in numerose pubblicazioni che hanno consesntito di mettere a fuoco tematiche poco note e di valorizzare un cospicuo e inedito patromonio documentario6. Tale esperienza si traduce altresì in una mostra dal titolo “Carlo Promis e Theodor Mommsen cacciatori di pietre fra Torino e Berlino” (26 marzo-26 giungo 2015) presso la Biblioteca Reale di Torino. Alla base dell’esposizione si colloca la volontà di illustrare lo sviluppo degli studi sull’antichità classica in Piemonte dal XVI secolo alla fine dell’Ottocento quando, come si è detto, Mommsen e la scuola tedesca trasformarono radicalmente l’approccio metodologico alle fonti epigrafiche. Il carteggio tra Th. Mommsen e Carlo Promis consente di comprendere il modus operandi dello studioso tedesco e del suo interlocutore torinese in merito alle varie fasi di censimento e studio delle iscrizioni romane. La Biblioteca Reale di Torino conserva manoscritti inediti e rari volumi a stampa di noti e meno noti studiosi di antichità, di eruditi compilatori di memorie storiche, di intellettuali a servizio della corte sabauda che diedero conto delle iscrizioni che via via venivano alla luce nel corso di scavi e sterri occasionali: si tratta talvolta di materiale di grande pregio artistico ma misconosciuto e meritevole di valorizzazione. Alcuni documenti conservati all’Accademia delle Scienze e all’Archivio di Stato consentono anche di comprendere l’influenza che la presenza di Mommsen ebbe a Torino: soprattutto, la nascita di quella “Commissione per la ricerca di lapidi romane inedite o mal interpretate nelle province piemontesi” che contribuì a diffondere una maggiore sensibilità per il patrimonio epigrafico a fronte rischio di dispersione e a sostenere le strutture periferiche di tutela e valorizzazione.

Scopo della mostra è altresì illustrare gli aspetti culturali della riflessione torinese sull’antichità e mettere in evidenza i risvolti politici a più largo spettro: infatti l’interesse per l’antico si inseriva assai bene nel processo di costruzione dell’identità nazionale italiana e forniva un sostegno culturale e storico alle istanze di unificazione risorgimentali. Th. Mommsen teneva in grande considerazione la città di Torino e il suo patrimonio culturale e la considerava «la capitale degli

5 S. RODA, Le storie del mondo antico, in Storia della Facoltà cit., a cura di I. Lana, p. 282.

6 S. GIORCELLI BERSANI, Torino «la capitale d’Italie pour les études sérieuses». Corrispondenza Theodor Mommsen-Carlo

Promis, in «Rivista Storica Italiana» 3, 2012, pp. 960-990; Torino «capitale degli studi seri». Carteggio Theodor Mommsen-Carlo Promis, Torino 2014; L’«egregium commentarium» di Catavignus, in Hoc quoque laboris praemium,

Scritti in onore di Gino Bandelli, a cura di Monica Chiabà, Trieste 2014, pp. 189-203; Theodor Mommsen a Susa: pagine

inedite da un archivio privato, in Atti del Convegno “L’arco di Susa e i monumenti della propaganda imperiale” (Susa, 12

aprile 2014), in corso di stampa¸ Cacciatori di Pietre. Th. Mommsen e Carlo Promis tra Torino e Berlino, Catalogo della Mostra, Biblioteca Reale di Torino (26 marzo-26 giugno 2015), Torino, in corso di stampa; inoltre G. MASCI, Pensare alla

conservazione e all’ordinamento degli antichi monumenti. Ariodante Fabretti e l’organizzazione del Museo di Antichità ed Egizio di Torino, in «Studi Piemontesi» 43, 1, 2014, pp. 99-104. Lo studio del materiale dell’archivio Promis si

concluderà con la pubblicazione dell’intero carteggio nella collana Les Belles Lettres, a cura di chi scrive e di Filippo Carlà (University of Exeter, UK), previsto per il 2016.

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studi seri»: e davvero grazie all’Accademia delle Scienze, alle biblioteche, alle raccolte museali, ai grandi ingegni della cultura e della politica, Torino fu in quel periodo una città di straordinario vigore culturale capace di competere con capitali ben più strategiche sotto il profilo politico.

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