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BERGOMUM
Bollettino annuale della Civica Biblioteca Angelo Mai di Bergamo Anno CIV-CV ; 2009-2010
BERGOMUM
Bollettino annuale della Civica Biblioteca Angelo Mai di Bergamo
Anno CIV-CV ; 2009-2010 Direttore: Sandro Buzzetti
Pubblicazione annuale: ISSN 0005-8955
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Bergamo e la montagna nel Medioevo
Il territorio orobico fra città e poteri locali
a cura di Riccardo Rao
Riccardo Rao, Presentazione
Gian Maria Varanini, Considerazioni introduttive
Aldo A. Settia, Insediamenti geminati nella Bergamasca altomedievale Gianmarco De Angelis, Esordi e caratteri della presenza vescovile in area
montana (secoli X-XII). Le modalità di costituzione del patrimonio fra dise-gni egemonici e concorrenze locali
Riccardo Rao, Il Monte di Bergamo e gli incolti collettivi della città (secoli
XII-XIII)
Paolo G. Nobili, Comuni montani e istituzioni urbane a Bergamo nel
Duecento. Alcuni esempi di un rapporto dal difficile equilibrio
Paolo Bianchi, Fra Bergamo e Brescia: poteri signorili tra Sebino e
Valca-monica (XI-primi XIV sec.)
Gian Paolo G. Scharf, La difesa della proprietà negli statuti medievali
della montagna bergamasca
Hitomi Sato, Fazioni e microfazioni: guelfi e ghibellini nella montagna
ber-gamasca del Trecento
Alma Poloni, Comuni senza comunità. Villaggi scomparsi, iniziative
co-munitarie e progetti imprenditoriali in Val Seriana superiore nel XIV e XV secolo
Giulia Belletti, Il peso della Dominante: Bergamo, la Val Seriana
Superio-re e la Repubblica di Venezia nel XV secolo
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PRESENTAZIONE
Al tema delle relazioni fra Bergamo e la montagna è dedicato questo nu-mero monografico di Bergomum, che raccoglie, con le integrazioni costituite dai saggi di Giulia Belletti e Hitomi Sato, le relazioni presentate alla giornata di studi del 22 gennaio 2010. Tale iniziativa è stata resa possibile grazie al sostegno del Dipartimento di Lettere, Arti e Multimedialità dell’Università degli Studi di Bergamo e della Civica Biblioteca Angelo Mai, a cui va la mia viva riconoscenza. Esprimo inoltre un cordiale ringraziamento agli autori del volume e a Patrizia Mainoni, che ha partecipato all’incontro.
Come è stato sottolineato qualche anno fa da Gauro Coppola, le presenze urbane nelle valli “non sono fenomeni incistati in un modello ad essi estra-neo”: la relazione tra città e montagna è caratterizzata da elementi di organi-cità che, pur in una grande varietà di soluzioni che variano da centro a centro, non si limitano alle ambizioni di controllo politico e di coercizione delle po-polazioni contadine, ma affondano le radici nella società. A Bergamo, dove finisce la montagna e inizia la pianura, dove Val Brembana e Val Seriana si congiungono, si realizzano numerosi processi economici, sociali e ammini-strativi che regolano la vita nelle Orobie, differenti a seconda delle epoche. Qui si può concludere la filiera della produzione tessile. Qui possono trovare compimento i destini di molti uomini protagonisti nelle vicende delle Orobie: siano essi potenti (i cittadini titolari di signorie rurali nelle località d’altura e i maggiori lignaggi originari di queste ultime che decisero di inurbarsi) o miserabili (le numerose famiglie contadine che per sfuggire alla fame scelse-ro di emigrare a Bergamo, prima che tale meta divenisse meno attraente ri-spetto ad altre città venete e lombarde). Qui furono elaborati alcuni strumenti amministrativi, quali le calcationes, penetrati nel corso del Duecento nella cultura del governo locale per regolare la gestione dei beni comuni, risorse fondamentali per le comunità orobiche.
Per ricostruire dinamiche così complesse si è reso necessario prestare un’attenzione privilegiata alla ricchissima documentazione inedita sulla mon-tagna bergamasca, conservata per lo più nei maggiori archivi cittadini (ecco un altro riflesso delle notevoli interazioni tra città e montagna): le esplorazio-ni compiute con pazienza dagli autori del volume nei cospicui fondi della Bi-blioteca Civica Angelo Mai, dell’Archivio Diocesano e dell’Archivio di Stato – che si auspica possano continuare e intensificarsi in futuro – contribuiscono a disegnare in maniera nitida un territorio montano vivace, dove la città è
disinvoltura in pianura. La capacità urbana di plasmare il distretto nelle valli si affievolisce e si disperde di fronte al dinamismo locale.
Naturalmente il bilanciamento di questo rapporto, così mutevole, varia a seconda delle epoche. Nel caso bergamasco, gli sviluppi tre e quattrocente-schi appaiono addirittura dissonanti rispetto alle politiche cittadine sul terri-torio montano della piena età comunale. Mano a mano che si procede verso la fine del medioevo, l’iniziativa della città perde vigore. Pur con risultati contraddittori, il comune podestarile aveva dispiegato potenti forme di go-verno del territorio, costringendo in più occasioni le comunità montane ad adeguarsi alle forme urbane: per una breve stagione era parso persino pos-sibile imporre a pendii scoscesi e boschi la geometria regolare della griglia amministrativa cittadina. A tale periodo segue quello dello stato regionale, altrettanto innovativo sul piano della sperimentazione territoriale, ma meno interessato a ribadire i vincoli di subordinazione del contado alla civitas. In mezzo, a cavallo tra Due e Trecento, l’esplosione del conflitto fazionario e la crisi del comune sembrano segnare il tramonto di qualsiasi progetto di organizzare con efficacia le valli e l’irriducibilità degli spazi montani nel si-stema distrettuale cittadino. Coltivato attraverso forme meno nette sul piano istituzionale, grazie all’iniziativa delle famiglie e delle fazioni, e complicato dalla mediazione della dominante, non venne, però, a meno l’intenso scambio tra città e montagna.
Riccardo Rao