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Atene e la ‘sua’ Delo. Concordia politica e identità territoriale in età ellenistica

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Academic year: 2021

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GIANLUCA CUNIBERTI

Atene e la ‘sua’ Delo

Concordia politica e identità territoriale in età ellenistica

Questo contributo intende esplorare, in un caso specifico e altamente rappresentativo, un tema complesso che è stato al centro delle indagini di un recente progetto di ricerca che mi ha visto coinvolto anche nella presentazio-ne dei risultati finali1: esso ha invitato i ricercatori coinvolti a osservare la concordia e la conflittualità in rapporto al concetto di territorialità, suggeren-do contemporaneamente che quest’ultimo può essere a sua volta articolato su due opposti, il continente e l’isola, luoghi reali e ideali della storia greca, nei quali e per i quali si sono realizzate vicende di pace e di guerra, di concordia e di conflitto.

Pensando a questi concetti giustapposti, mi è venuto naturale cercare un’altra coppia, Atene e Delo: in riferimento ad essa cercherò qui di indaga-re, nella concretezza dei fatti storici, le reciproche relazioni alla luce delle tensioni alla concordia e dell’esigenza di rimarcare i caratteri territoriali del-la polis. Proprio per quest’ultimo aspetto ho scelto di operare questa analisi

concentrandomi sull’epoca ellenistica, un’epoca che, in primo luogo e per la prima volta, rende urgente per le poleis, e tra di esse anche e soprattutto per

Atene, la definizione della propria identità, anzitutto territoriale, all’interno di un contesto politico interstatale che, per contrasto, vede progressivamente

1 Una prima versione di questa ricerca è stata infatti presentata al Convegno

inter-nazionale Territorialità ed insularità tra concordia e conflittualità, svoltosi a Palermo

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e definitivamente pregiudicata la possibilità di autodeterminazione di ogni singola polis.

Un’ulteriore premessa è doverosa. Questo contributo non ha la pretesa di introdurre dati nuovi in una storia, quella di Delo e delle relazioni tra Atene e Delo, ampiamente indagata con l’indiscusso primato della scuola archeo-logica, storica ed epigrafica francese: obiettivo di questo intervento è invece rileggere alcune delle fonti disponibili per individuarvi una chiave interpretati-va che definisca, nel caso specifico, i rapporti tra Atene e Delo alla luce dei concetti ora espressi.

Da una lato dunque si vuole ora guardare a Delo, poco più di 5 Km2, piccolissima dunque ma localizzata al centro delle Cicladi e, simbolicamen-te, al centro di tutta la Grecia dal momento che, pur tra le varianti del mito, solo là Latona trovò sosta per partorire Artemide e, soprattutto, Apollo dopo che ogni altro luogo le era stato precluso dall’implacabile Era e dal serpente Pitone.

D’altro lato guarderemo ad Atene, che legò a Delo la sua storia e man-tenne per tutta l’età classica uno stretto rapporto con l’isola che era tradizio-nalmente il luogo, in primavera, delle panegyreis ioniche. Di tale legame tra

Atene e Delo si ricordino alcuni dati fondamentali a partire dal VI secolo: la purificazione di Pisistrato che consolidò l’influenza ateniese sull’isola2; il ruolo dell’isola e del suo porto durante le guerre persiane3, nonché nella guerra del Peloponneso4; la Lega delio-attica con il suo tesoro e le riunioni del sinedrio federale5; la seconda e totale purificazione ateniese e il divieto di nascite e sepolture sull’isola sacra ad Apollo6; la conseguente occupazione ateniese di Delo quando, a seguito dell’accusa di impurità e defezione, furo-no espulsi tutti gli abitanti, i quali, accolti ad Adramittio dal satrapo

Farna-2 Hdt. I, 64.

3 Hdt.VI, 97-99, 118; VIII, 132-133; IX, 90, 96. 4 Thuc. II, 8, 3; III, 29, 1; VIII, 77; 80, 3; 86, 1.

5 Thuc.I, 96, 2; Diod. XII, 38, 40, 54. Sull’esperienza amministrativa e gestionale

maturata da Atene a Delo nel V secolo, cfr. CHANKOWSKI 2001, 83-102; 2008, 119-134,

149-181, nonché, in generale sul rapporto Atene-Delo in età classica, 9-77, 235-273.

6 Thuc.I, 8, 1; III, 104; Diod. XII, 58. Nel contesto di questa purificazione Atene

recuperò e donò prestigio alle feste penteteriche di Delo, per le quali vd. anche Plut. Nic.

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ce7, sarebbero poi rientrati a Delo per concessione ateniese in ossequio alle disposizioni oracolari provenienti da Delfi8; i fatti del 3769 quando la flotta peloponnesiaca ottenne la defezione di gran parte delle Cicladi, ma poi fu affondata da Cabria nel canale tra Nasso e Paro10; infine il rifiuto di Filippo II di accogliere la richiesta di Delo circa una completa autonomia da Atene e la conseguente imposizione all’isola delle Cicladi di continuare ad apparte-nere al dominio di Atene11.

Tale intrecciarsi delle vicende dell’isola sacra ad Apollo e della polis at-tica continua nel periodo ellenistico, quando la storia di Delo si articola in-torno ad alcune date ed episodi nei quali la questione di fondo è sempre il tema dell’autonomia da Atene quale condizione per l’affermazione di una specifica identità territoriale e sociale dell’isola.

È infatti con la forza di questo elemento propagandistico che nel 314 An-tigono Monoftalmo, con una flotta composta da navi rodie, cilicie e fenicie, porta attacchi decisivi contro le posizioni di Atene (allora sotto Demetrio del Falero) nell’Egeo: acquisisce Lemno e Imbro, soprattutto libera Delo, creando il koinon dei Nesioti. L’azione militare è condotta da Dioskourides, uno dei comandanti della flotta di Antigono, nel cui nome si proclama l’indipendenza dell’isola12. Delo diventa così il centro religioso della confederazioni degli In-sulari, lega che, fondata da Antigono, è controllata prima da suo figlio Deme-trio e poi da Tolemeo I e II. Per Delo si apre un periodo di grande prestigio: i re di Egitto, Macedonia e Pergamo finanziano le feste annuali in proprio ono-re; nei templi si accumulano tesori con le offerte dei re, delle città e dei sem-plici cittadini provenienti liberamente da ogni luogo13.

Testimonianza della centralità assunta da Delo all’interno della confede-razione dei Nesioti è l’iscrizione del 306 relativa all’istituzione delle feste in onore di Demetrio che vanno ad affiancare quelle, già sancite, in onore del

7 Thuc.V, 1; 32,1; VIII, 108, 4; Diod.XII, 73. 8 Diod. XII, 77.

9 Tutte le date sono a.C.

10 Diod. XV, 34-35; Plut. Phoc. 6. Vd. anche Xen. Hell. V, 4, 60-61.

11 Demosth. De cor. [XVIII] 134; [Plut.] Vit. dec. orat. 849 f - 850 a. Per il ruolo

dell’isola nel sistema istituzionale ateniese del IV secolo, vd. anche Aristot. Ath. Pol. 62, 2. 12 Cfr. TRÉHEUX 1949, 1008-1032; VIAL 1984, 1-3.

13 Su questo periodo restano fondamentali: VIAL 1984, spec. 357-383; BASLEZ

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padre Antigono, fondatore della lega14. Si può significativamente affiancare a questa iscrizione un altro decreto, databile intorno al 280, nel quale gli In-sulari, coscienti dell’importante ruolo svolto dai Tolemei nel garantire la si-curezza della navigazione, stabiliscono che la confederazione partecipi ai grandi concorsi d’impronta olimpica indetti da Tolemeo II in onore di suo padre: del decreto, noto nella sua interezza, è disposta la pubblicazione su stele di pietra a Delo15. Dello stesso anno è anche il decreto16 con il quale il consiglio e il demos di Delo conferiscono onori a Philocles, re dei Sidoni, per l’impegno profuso nel sostenere la richiesta di Delo che vuole la restitu-zione delle ingenti somme date in prestito agli Insulari. Nel loro insieme queste testimonianze concorrono a definire il ruolo svolto da Delo nella con-federazione fondata da Antigono Monoftalmo: un ruolo centrale, insieme di coordinamento e di rappresentanza, non privo di istanze di distinzione all’interno della lega, svolto dall’isola grazie alla forza che le deriva dall’ingente disponibilità finanziaria proveniente dall’amministrazione dei tesori sacri.

Dal punto di vista più strettamente politico, Delo indipendente risulta essere l’esito e la realizzazione di un forte desiderio di vita democratica e li-bera: lo indica, sia pure nella forte frammentarietà della testimonianza, il de-creto in onore di Demetrio Poliorcete o, meglio forse, di suo padre Antigono, meritevoli entrambi di aver permesso a Delo di essere libera (ejleuqevra) e di

fruire di un regime democratico (politeivai dhmokratoumevnhi) in un

conte-sto di concordia (oJmonoou'nte~) con i citati sovrani17. Luogo prescelto per

sancire la concordia con gli Antigonidi risulta essere Delo anche in altri de-creti, nei quali ricorre direttamente il termine oJmovnoia quale risultato di

ap-posite procedure di conciliazione: è questo il caso di IG XI, 4 1052, datato

nella seconda metà del III secolo. E luogo di espressione di concordia rimane Delo anche quando ritorna sotto il possesso ateniese: significativa la testi-monianza di amicizia e concordia che vuole lasciare a Delo, con un

iscrizio-14IG XI, 4, 1036; DURRBACH 1921-1922, n. 13.

15IG XII 7, 506 (stele ritrovata nella piccola isola di Nikouria presso Amorgo). 16 MIGEOTTE 1984, n. 47.

17IG XI, 4 566 l. 13. Sull’unità del concetto di libertà e democrazia cfr. OLIVER

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ne su marmo bianco, il re di Bitinia Niomede II Epifane in omaggio al re di Numidia Massinissa, scomparso nel 14818.

Ritornando al periodo dell’indipendenza, illuminanti per la nostra inda-gine possono essere anche le notizie registrabili circa l’ordinamento interno della polis di Delo: la sua politeia è infatti ben nota grazie al gran numero di

iscrizioni pervenute. Il corpo civico contava nel primo terzo del II secolo 1.200 cittadini di pieno diritto, ripartiti in tribù, trittie e fratrie. Al contrario di Atene, sappiamo che le tribù non erano la base della ripartizione delle ca-riche politiche né vi era il meccanismo di rotazione tipico della democrazia ateniese: molto spesso il numero di quanti dovevano comporre una magistra-tura collegiale era inferiore a quattro, che era il numero complessivo delle tribù. Questo si spiega con l’esiguità del territorio della polis e la

conseguen-te inutilità di una rappresentatività puntuale di ogni ripartizione del corpo ci-vico. La piccolezza di Delo fu infatti in sé un elemento di democrazia in quanto assicurò una diffusa partecipazione della maggior parte dei cittadini alle cariche pubbliche, che erano annuali e per lo più non rinnovabili. Un’altra caratteristica fondamentale di questa polis fu l’importanza dei culti

religiosi nella vita e nella mentalità dei Delii, che si dedicavano anzitutto alle attività cultuali all’interno dei vari ambiti sociali di cui facevano parte, tutti improntati alla struttura familiare secondo una concezione di tipo arcaico che arrivò fino al II secolo. La distinzione della politeia di Delo da quella

atenie-se manifesta così una tradizione di autonomia che non nacque tout court al

momento dell’indipendenza, ma che certamente la polis insulare seppe

man-tenere rispetto ad Atene anche quando, nel V e IV secolo, era costantemente controllata dalla polis attica sia pure in modi e misure diverse;

contestual-mente sembra segnalare altresì elementi che potrebbero caratterizzare le po-leis cicladiche nel loro insieme, anche se l’assenza di testimonianze a questo

proposito nelle altre isole delle Cicladi non consente di dimostrare tale im-pressione. Per fare ancora un esempio, una singolarità, nota solo a Delo, era il diritto di successione al defunto per linea ereditaria nell’ambito familiare non soltanto a proposito dei beni privati, ma anche della carica pubblica che il cittadino si trovava a ricoprire al momento della morte: gli eredi sostitui-vano così il defunto in tutte le sue obbligazioni, inclusa la funzione pubblica.

18 I.Délos 1577bis. Vd. anche I.Délos 1578. L’oJmovnoia era già presente, insieme

all’eu[noia, nelle motivazioni della dedicazione di statue a Massinissa e ai suoi due figli

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Gli elementi ora ricordati sembrano sufficienti per dimostrare la realiz-zazione in Delo indipendente di un proprio concetto di insularità che si e-splica sia a livello di confederazione, di fatto distinguendo le Cicladi dalla comunità, soprattutto continentale, degli Ioni, sia a livello locale, restituendo “Delo ai Delii”, con il pieno possesso del territorio, inclusi il porto e i templi, sia pure sotto il protettorato vigile dei sovrani ellenistici. Tale affermazione dell’identità dell’isola si manifesta in istituzioni proprie e, complessivamen-te, in un’organizzazione della polis di impronta autoctona e arcaica, senza

concedere troppo all’invadente modello democratico e panionico ateniese. Tuttavia, dopo un secolo e mezzo di indipendenza, la situazione comin-ciò a mutare proprio per intervento di Atene, la quale, durante il periodo dell’autonomia di Delo, non smise certo di avere nell’isola un punto di rife-rimento obbligato. Lo dimostra il decreto in onore dell’ateniese Callia19. In questo testo, infatti, all’interno della menzione dei meriti dell’onorato, si cita l’episodio in cui lo stesso Callia, incontrando a Creta Tolemeo II, ottenne in soccorso di Atene 50 talenti di argento e una gran quantità di grano che fu-rono consegnati a Delo da funzionari reali nelle mani dei rappresentanti ate-niesi: sia motivazioni sacrali che commerciali non potevano certo far sì che Atene trascurasse Delo, la cui frequentazione era indispensabile, anche se ciò finiva per rimarcare ogni volta la forza e il prestigio dei Delii.

La situazione però mutò dopo Pidna (168) e la relativa sconfitta di Per-seo ad opera di L. Emilio Paolo. A seguito di questi fatti Atene acquisì Delo, Aliarto, Lemno: contestualmente gli Epiroti furono duramente puniti (150.000 di essi furono venduti come schiavi) e i Rodii subirono, con la cre-azione del porto franco a Delo (166), una perdita annua di più di 140 talenti nelle entrate portuali20.

Questi fatti si determinarono a seguito delle numerose ambascerie che, a guerra conclusa, raggiunsero Roma. Tra di esse anche quella ateniese, che si rivolse al senato romano in primo luogo per chiedere che fossero risparmiati gli abitanti di Aliarto e fosse permesso loro, una volta liberati, di ricostituire

19 SHEAR 1978, 2-4 (5-70, per il commento al documento) = SEG 28, 60;

BERTRAND 1992, n. 94 (anno 270/69).

20 Pol. XXX, 20; XXXI, 10. Sull’assetto conseguente a Pidna vd. Pol. XXIX, 27;

Diod. XXXI, 8;Liv. XIV, 19; XV, 12, 17-18; App. Lib. Syr. 66; Iust. XXXIII, 2, 7;

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la propria città21. Vista tuttavia l’opposizione del senato a questa richiesta, la delegazione cambiò rapidamente obiettivo, pur nel rispetto del mandato ri-cevuto dalla propria polis, e chiese, ottenendolo, il possesso (th;n kth'sin) di

Delo, Lemno e del territorio (cwvra) di Aliarto22. Il commento che Polibio

riserva all’episodio merita di essere letto nella sua interezza23:

Quanto a Delo e Lemno, non si potrebbe dar torto agli Ateniesi, per il fatto che anche in precedenza avevano accampato diritti su queste isole24; riguardo al territorio di Aliarto, invece, avremmo ben ragione di rimproverarli. Infatti, non aiutare con ogni mezzo a risollevare le sventurate sorti della città forse più antica della Beo-zia, ma al contrario cancellarla dalla carta geografica e togliere ai suoi disgraziati abitanti ogni speranza nel futuro, è chiaro che non poteva apparire un comportamento degno di nessuno stato greco, e ancor meno degli Ateniesi. Questo perché non sembrava assolutamente in linea con le tradizioni di questa città il fatto di dichiarare di tutti la propria patria e poi distruggere quella degli altri. Il senato, comunque, assegnò loro sia Delo sia Lemno sia, ancora, il territorio di Aliarto. Così dunque furono sistemate le faccende ateniesi. Prendendo Lemno e Delo, gli Ateniesi presero, come dice il proverbio, il lupo per le orecchie, poiché, in seguito alla loro unione con Delo, dovettero subire molti guai, e dal pos-sesso del territorio di Aliarto derivarono loro più umiliazioni che profitti.

21 Su Aliarto, cfr. Pol. XXVII, 1, 8; Liv. XLII, 63, 11; Strab. X, 5, 4. 22 Pol. XXX, 20.

23 Pol. XXX, 20, 3-9.

24 Il passo, nel riferimento a Delo e Lemno, potrebbe lasciar trasparire che i Romani

hanno riconosciuto la legittimità della richiesta ateniese sulla base dei reclami già prece-dentemente presentati. Uno di questi potrebbe essere quello esposto nell’inverno del 198/7 da Cefisodoro: certo è che Atene in quel frangente non ottenne nulla. Cfr. HABICHT 2000, 224-225. Si osservi che la pretesa ateniese su Delo era giustificata solo in

virtù dei diritti tradizionali sull’amministrazione dei santuari e dei loro tesori, non certo sulla base di un vero e proprio possesso precedente dell’isola.

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Al di là delle minacce connesse all’opposizione che ne sarebbe derivata da parte della Lega Achea, nel testo di Polibio si può anzitutto evidenziare un severo rimprovero nei riguardi di Atene, la quale, in modo inspiegabile rispetto agli ideali che hanno finora caratterizzato la sua storia, si è impos-sessata di altre poleis. Nei termini e nelle modalità offerti dallo storico la strategia attuata da Atene non lascia spazio ad attenuanti: sia l’espressione

eij~ eJautou;~ ejxaitouvmenoi th;n kth'sin, con la quale si indica che gli

Ate-niesi chiesero il possesso dei luoghi citati, sia la proposizione h{ ge suvg-klhto~ kai; th;n Dh'lon a·toi'~ e[dwke kai; th;n Lh'mnon, con cui si sottolinea

l’assegnazione del possesso da parte del senato romano, segnalano indiscuti-bilmente il forte mutamento ormai avvenuto nella sensibilità greca verso la propria e le altrui comunità. Potremmo dire che si ha la netta impressione che si parli di esse come cose, oggetti e non poleis, andando così ben oltre il concetto di cleruchia maturato nel V secolo e sostituendolo con quello di proprietà, possesso, possedimento25. Atene di fatto opera una vera e propria espansione territoriale che, alla luce dei tempi nuovi, è costruita a tavolino con le vie della diplomazia e non della guerra, sulla base delle garanzie di stabilità che Atene offriva a Roma.

Non lascia certo spazio ad equivoci interpretativi il periodo finale del passo citato:

Kai; th;n me;n Lh'mnon kai; th;n Dh'lon kata; th;n paroimivan to;n luvkon tw'n w[twn e[labonœ polla; ga;r uJpevmeinan dusklhrhvmata sumplekovmenoi toi'~ Dhlivoi~œ ek de; thj '~ tw'n jAliartivwn cwvra~ o[neido~ ajutoi'~ ma'llon h] karpov~ ti~ sunexhkolouvqhsen.

Unitamente all’efficacia dell’immagine proverbiale circa il grave ri-schio di prendere un lupo per le orecchie (come se pericolosamente lo si scambiasse per un animale docile), particolarmente significativo è l’uso del participio sumplekovmenoi. Si tratta infatti di un verbo che in ambito

gram-maticale indica la connessione logica fra le parole di una frase, in particolare fra soggetto, verbo e complementi: è così che Polibio ha voluto spiegare la stretta unione venutasi a creare tra Atene e Delo26, unite come “i verbi ai

25 Cfr. SALOMON 1997, 90-91.

26 Si noti che Polibio usa, come è consuetudine per le poleis, Delii e non Delo: tale

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nomi”, per usare appunto il significato di tale verbo in ambito grammaticale. In questo senso lo storico mostra piena consapevolezza di quello che si può definire un vero e proprio sistema poleico Atene-Delo, nel quale notevoli in-tersezioni e scambi unirono e migliorarono le due realtà sociali, ma anche portarono a insuperabili criticità le dinamiche politiche ed economiche della polis attica e della ‘sua’ isola.

Circa la presa di possesso ateniese su Delo27, un aspetto merita però di essere tenuto subito nella dovuta considerazione per non correre il rischio di fraintendere l’intervento di Roma a favore di Atene. Deve infatti essere mes-sa in evidenza la clausola imposta dal senato per tale possesso, ovvero l’istituzione del porto franco, che voleva dire la perdita delle tasse di impor-tazione e di esporimpor-tazione, abitualmente tarata sul 2% del valore delle merci: questa misura fu probabilmente voluta dai mercanti italici che vedevano così alleggerito l’onere del transito da e verso l’Asia. Si trattava di cifre impor-tanti come testimonia la perdita finanziaria dell’85% subita dai Rodii a se-guito della creazione del porto franco di Delo. Ma se gli Ateniesi barattarono il possesso dell’isola, e le sue numerose implicazioni, con la forzata rinuncia al più evidente dei benefici ad essa connessi, in compenso, grazie al suo rap-porto privilegiato con Roma, Atene riuscì a costituire un territorio articolato che, fuori dall’Attica, includeva Delo, Lemno (probabilmente anche Imbro e Sciro) e il territorio di Aliarto, enclave ateniese all’interno del territorio beo-tico28.

D’altra parte, il ruolo determinante di Roma era riconosciuto da Atene stessa come risulta dal catalogo dei primi ginnasiarchi ateniesi a Delo, com-pilato “a partire dall’anno in cui il popolo recuperò l’isola grazie ai

Roma-del ritorno Roma-dell’isola nel possesso ateniese, comportò un processo di fusione fra gli Ate-niesi trasferitisi sull’isola e i Delii che, probabilmente in buon numero, vi rimasero. Si ridimensionerebbe così, almeno in termini numerici, la questione dell’allontanamento dei Delii dall’isola.

27 L’isola perse la propria autonomia probabilmente perché si era prestata a base

militare di qualche comandante macedone che agiva agli ordini di Perseo e contro Roma.

28 Cfr. BERTRAND 1987, 95-106, spec. 100. Il permanere del possesso di Atene su

Aliarto è ben testimoniato da testimonianze epigrafiche (IG VII 2850 - 122/1) e

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ni”29. Tale dipendenza da Roma risultò evidente anche nella pratica di go-verno. A questo proposito, due esempi sono significativi della funzione di arbitrato, o di esplicita ingerenza, assunta dal senato romano a proposito di vicende inerenti l’isola di Delo.

Anzitutto, un’iscrizione del 165/4, perfettamente conservata, riporta la lettera del collegio degli strateghi che intimano all’epimeletes dell’isola di rispettare il senatus consultum a seguito allegato, nel quale si ritiene ingiusti-ficato il divieto, apposto dall’epimeletes Charmides, di praticare il culto pri-vato di Serapis, fondato a Delo da un certo Apollonios proveniente da Menfi e successivamente esercitato dai suoi figli30.

In secondo luogo, è assai significativa la più complessa vicenda legata all’intervento di Roma nella questione dei Delii allontanati dalla loro terra al momento del possesso ateniese. Nel 159/8 giungono a Roma ambasciatori da parte degli Ateniesi e degli Achei: questi ultimi intervengono in difesa degli interessi di quei Delii che per ordine del senato romano hanno dovuto lascia-re l’isola e, portando con sé le proprie cose (ta; d≠ uJpavrconta komivzesqai),

si sono trasferiti in Acaia dove hanno ottenuto la cittadinanza ( politogra-fhqevnte~). In nome del diritto acquisito presso la lega achea gli ex abitanti

di Delo reclamano il giusto a loro dovuto (to; divkaion), chiedendo

l’applicazione della convenzione (suvmbolon) esistente tra Atene e gli Achei.

Dal momento che gli Ateniesi negano l’applicabilità, in questa circostanza giudiziaria, del procedimento legale (dikaiodosiva) e rifiutano ogni

inden-nizzo, i Delii chiedono agli Achei di applicare il diritto di rappresaglia (rJuvsia) contro gli Ateniesi. Il senato romano decide a favore dei Delii e

convalida le procedure (oijkonomiva~) attivate dagli Achei31.

Nella narrazione di questo episodio ad opera di Polibio prevale netta-mente l’aspetto giuridico, volto a legittimare le successive posizioni della Lega Achea nei confronti di Atene. Su tutto, in ogni caso, domina l’immagine di Roma, arbitro delle questioni interstatali greche e artefice del possesso ateniese, nonché dell’allontanamento, probabilmente parziale, dei

29 I.Délos 2589. Tale ruolo è ribadito nell’iscrizione pubblicata da TRÉHEUX -

CHARNEUX 1998, 239-276. Sul ruolo del ginnasiarca a Delo, cfr. ROUSSEL 1987,

186-198; BRUNEAU -BRUNET -FARNOUX -MORETTI 1996, 54-55, 59-62. Personalmente ho

approfondito questo aspetto in CUNIBERTI 2009, 143-157. 30I.Délos 1510.

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Delii, presupposto decisivo per il possesso dell’isola da parte della polis atti-ca. La prevalenza del dato giuridico segnala non solo il pieno affermarsi del-lo strumento delle convenzioni e degli arbitrati interstatali per la risoluzione dei conflitti, ma anche una prospettiva nuova, che obbliga le poleis e le leghe greche a tenere lo sguardo puntato verso Roma, quasi a implicitare che, sen-za quel primato, i contrasti interstatali non sono risolvibili in ambito giuridi-co e si manifesta inevitabile il rigiuridi-corso alla violenza e alla guerra.

Andando oltre l’esposizione dello storico di Megalopoli, dal punto di vista sociale ed economico il possesso di Delo, definitosi nell’inverno 167/632, apre per Atene un periodo di prosperità che tocca il suo massimo sviluppo negli ultimi trent’anni del II secolo, al culmine di un periodo essen-zialmente di pace per la polis attica; in questo momento Atene sa approfitta-re del mutato orientamento dei movimenti commerciali del Mediterraneo, ponendosi, proprio grazie a Delo, al centro del traffico mercantile tra l’Italia e la nuova provincia d’Asia33. Nasce una vera e propria classe sociale di “nuovi ricchi”, che a poco a poco vanno a sostituire le famiglie di più antico lignaggio nelle più alte cariche di Atene. Proprio in questo nuovo contesto sociale, che anzitutto vede una significativa ripresa dell’impegno dei cittadi-ni benestanti negli incarichi pubblici, un ruolo di prim’ordine è assunto dai due magistrati di Delo, l’epimeletes dell’isola e l’epimeletes dell’emporion34. Significativamente, le indagini prosopografiche mostrano che un gran nume-ro di cittadini ateniesi sono attivi prima ad Atene e poi a Delo, o viceversa:

32 Come dimostra la lista dei primi ginnasiarchi ateniesi a Delo: I.Délos 2589. Nel

166 una commissione di Areopagiti cura la consegna, da parte delle autorità locali, dei tesori sacri; funzionari ateniesi iniziano così a occuparsi degli inventari: I.Délos 1403Bb; Hesperia 3, 1934, p. 51, n° 39 + Hesperia 13, 1944, pp. 254-257.

33 Vd. STRAB. X, 5, 4; XIV, 5, 2 (commercio degli schiavi). Segni evidenti di

que-sto grande sviluppo e centralità di Atene e Delo nelle attività commerciali che attraversa-no la Grecia soattraversa-no: IG II2 1013, decreto ateniese recante disposizioni circa i pesi e le

mi-sure, indirizzato a favorire, con precise regole di conversione, il commercio estero in particolare con Roma; FD III 2, 139, deliberazione sulle regole di cambio e di

circola-zione monetaria adottata a favore delle emissioni ateniesi. Cfr. HABICHT 2000, 320-321.

Fondamentale su questo periodo resta il confronto con l’opera di ROUSSEL 1987, spec.

33-71. Cfr. anche RAUH 1993, 41-74.

34 Cfr. HABICHT 2000, 317-318. Sulla gerarchia delle cariche pubbliche ateniesi, vd. IG II2 2336, che, oltre a citare le più alte funzioni amministrative, mostra altresì la

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segno evidente che i due luoghi costituiscono un unico ambito di interesse per la carriera dell’uomo politico ateniese, al di là del proprio luogo di resi-denza.

Tra i vari dati che possiamo portare a conferma di questa nuova fase socio-politica, spicca senz’altro lo straordinario sviluppo, che, a Delo come ad Ate-ne, ha l’istituzione dell’efebia, la quale vede aumentare considerevolmente il numero dei giovani coinvolti: ad Atene si tocca nel 117/6 quota 17935, un nu-mero record, mentre Delo si distingue per la presenza cosmopolita di giovani provenienti non soltanto da Atene, ma anche da molte città del Mediterraneo orientale e soprattutto da Roma36. Se l’aumento del numero degli efebi è sta-to vissta-to giustamente come un segno dell’indubitabile e crescente benessere che rendeva più accessibile questo tipo di formazione superiore per i giovani cittadini, è vero altresì che esso testimonia anche l’internazionalizzazione vissuta in quegli anni da Delo e, per suo tramite, da Atene: gli stranieri resi-denti aumentano considerevolmente con una notevole quota proveniente da Roma e dall’Italia37.

Un esempio significativo della situazione sociale connessa allo sviluppo simbiotico di Atene e Delo è da cogliersi nell’esempio, già evidenziato da Christian Habicht, di uno straniero di Tiro38, il quale grazie al proprio suc-cesso nell’attività commerciale a Delo poté far accedere i suoi figli all’efebia sull’isola. In seguito a questo percorso formativo, quegli stessi suoi figli po-terono essere ammessi alla cittadinanza ateniese: successivamente ritroviamo il più giovane di loro come personaggio assai noto in Atene, proprietario di

35IG II2 1009.

36I.Délos 1923. Sull’efebia a Delo, cfr. CHANKOWSKI,A.S.2010,206-210,442-443. 37 Per l’analisi della presenza italica e romana a Delo, importante per comprendere

la complessa società di Delo e le sue trasformazioni, vd. ROUSSEL 1987, 72-96;

COARELLI -MUSTI -SOLIN 1982, spec. 5-17, 21-49, 67-77; BRUNEAU -DUCAT 1983, 26;

MÜLLER -HASENOHR 2002, spec. 67-76, 79-88 (in riferimento ad Atene), 163-179,

183-239. Cfr. BASLEZ 1976, 343-360; 1983, 165-169; POCCETTI 1984, 646-656; LE DINAHET

2001, 103-123. In particolare per Atene, cfr. HABICHT 1997, 9-17. Per l’evidenza anche

soltanto quantitativa della presenza romana tra i residenti ad Atene a partire dalla metà del II secolo, vd. BYRNE 2003, XI-XX.

38 Sulla presenza fenicia a Delo vd. I.Délos 1519, che attesta l’esistenza di una

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una dimora di gran lusso dove accolse ospiti di primo piano, tra i quali è at-testato Atenione al suo ritorno nell’88 dalla corte di Mitridate.

Oltre che per lo sviluppo economico di Atene, Delo fu però anche deci-siva quale specchio su cui si andavano a riflettere e ad amplificare le relazio-ni estere di Atene stessa.

Significative sono a questo proposito le donazioni dei sovrani ellenistici ai ginnasi di Delo, ad esempio quella di Tolemeo IX39; politicamente rilevan-ti sono altresì gli onori tributarilevan-ti a Tolemeo VI40, Tolemeo VIII, Tolemeo IX41, ad Antioco IV Epifane42, Antioco VIII e Antioco IX43, Seleuco VI44, a Mitridate V Evergete45, Mitridate VI Eupàtore46. Sempre in connessione alla rete di contatti favoriti da Delo è da interpretare probabilmente l’intensificarsi di contatti diplomatici e ambascerie ufficiali con località della Fenicia e della Siria, ma anche con i Giudei, come dimostra la straordinaria testimonianza fornita da Giuseppe Flavio, nelle Antichità Giudaiche47, là do-ve è citato un decreto onorario ateniese della primado-vera del 105 che tributa corona d’oro e statua di bronzo a Ircano, il capo di quel popolo48.

Dopo aver sottolineato così il significato politico ed economico che l’acquisizione di Delo riveste nella storia di Atene ellenistica, è opportuno infine rilevare gli effetti dell’azione operata da Atene e Roma sull’isola di Delo.

Se tutta la storia dell’isola sacra ad Apollo si articola intorno a tre ele-menti, il porto – fondamentale per le azioni di guerra come per le attività commerciali –, i santuari, la polis, Atene e Roma, per parti e ruoli diversi, agiscono su di essi così profondamente da mutare radicalmente l’identità di Delo, che, privata delle proprie peculiarità di polis e isola, si ritrova insieme ateniese, romana e cosmopolita.

39I.Délos 1531. 40I.Délos 1518.

41I.Délos 1526-1529, onorati insieme ai loro dignitari di corte. 42I.Délos 1540. Cfr. I.Délos 1541; Pol. XXVI, 1, 11; Liv. XLI, 20, 8-9. 43I.Délos 1547-1551, onorati insieme ai loro dignitari di corte. 44I.Délos 1553.

45I.Délos 1557; 1558. 46I.Délos 1562; 1563.

47 FLAV.JOS. Ant. Jud. XIV, 149-155.

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Con il porto franco e lo straordinario sviluppo del commercio, con la perdita del controllo diretto sulle attività cultuali e i relativi tesori, con la for-te presenza di Afor-teniesi e di stranieri a fronfor-te della sostanziale e forzosa as-senza di propri cittadini, Delo accentua la sua natura cosmopolita a tal punto da perdere ogni caratteristica che denoti un’identità politica e territoriale dell’isola. Per contro, a prezzo della propria specificità, Delo si afferma co-me il luogo della concordia tra Atene e Roma, una concordia (in noco-me del commercio) tanto forte da superare lo strappo degli anni 88-86 che vedono Atene e Delo su fronti opposti nella guerra con Mitridate, quando entrambe sono saccheggiate rispettivamente da Silla e dal pirata Athenodôros, alleato del re del Ponto.

Quale punto di arrivo di questo processo si può individuare la testimo-nianza offerta da un’iscrizione di Delo del 54/349, nella quale i proponenti degli onori per l’epimeletes in carica in quell’anno sono jAqhnaivwn kai; ∫ïRwm˜aivwn oiJ katoikou'nte~ ejn Dhvlwi kai; oiJ e[mporoi kai; nauvklhroi.

Così risulta dunque composto il corpo civico di Delo: i Romani e gli Atenie-si reAtenie-sidenti, cui Atenie-si affiancano i “mercanti e armatori”. Tale scanAtenie-sione è con-fermata da altre testimonianze epigrafiche, che citano, ad esempio, “gli Ate-niesi residenti a Delo, i Romani e gli altri Greci, come anche i mercanti e armatori residenti”50, in una sequenza che, con poche varianti, è già presente a partire dal 126/551.

Un’ultima osservazione: questo sistematico disfacimento dell’insularità di Delo, così come definita nella descrizione del periodo dell’indipendenza quale somma di identità e autonomia, potrebbe nascere da lontano nella sto-ria di Atene. Numerose analogie sembrano infatti connettere la presa di pos-sesso ateniese del II secolo con le purificazioni e l’espulsione degli abitanti già ricordate per l’età classica: in questa prospettiva è da riconsiderare anche la ripresa, nel periodo ellenistico, delle feste Delie, improntate sul modello metropolitano delle Tesee.

49I.Délos 1662 = DURRBACH 1921-1922, n. 165.

50 I.Délos 1659, in onore di Manius Aemilius Lepidus, proquestore romano. Vd.

anche I.Délos 1660,in onore di Titus Manlius Torquatus.

51I.Délos 1643, 1645, 1647, 1648, 1649, 1650, 1652. Roma è associata ad Atene

anche nella formulazione dei sacrifici rituali (I.Délos 1498; 1499), nella deificazione

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Nonostante i modi garbati della diplomazia facciano sembrare meno violenta, nel 167/6, l’occupazione dell’isola da parte di Atene rispetto all’azione militare del V secolo, l’esito sembra essere il medesimo con la cancellazione di almeno una parte considerevole del corpo civico e la sua so-stituzione con quello ateniese, quasi che i Delii non siano degni, in entrambi i casi, di abitare Delo: proprio come testimonia Tucidide quando afferma che gli Ateniesi “erano convinti che i Delii erano stati consacrati al dio sebbene fossero impuri per un’antica colpa (kata; palaiavn tina aijtivan ouj kaqa-rou;~ o[nta~) e pensavano che per questo fatto ancora non fosse completa

quella purificazione, mediante la quale essi credevano (come ho mostrato sopra) che fosse giusto distruggere le tombe dei morti”52.

Certamente Atene aveva bisogno di Delo perché solo con l’annessione dell’isola poteva pensare di guadagnare e confermare un’identità territoriale che si estendeva dall’Attica alle isole, in una prospettiva culturalmente indi-spensabile per la mentalità e la storia di Atene. Solo così gli Ateniesi pote-vano pensare di superare la lacerante nostalgia che doveva assalirli quando sentivano cantare l’Inno omerico ad Apollo (vv. 146 sgg.):

Ma tu, Febo, prediligi nel cuore soprattutto Delo,

dove gli Ioni dai lunghi chitoni si radunano in tuo onore, insieme ai figli e alle caste spose.

Con il pugilato, con la danza e con il canto essi Ti allietano, e nel tuo ricordo celebrano gli agoni. Chi incontrasse gli Ioni, quando sono riuniti qui, direbbe che essi sono immortali ed esenti da vecchiaia. Apprezzerebbe infatti la grazia di tutti, e godrebbe nel cuore Nel vedere gli uomini e le donne dalla bella cintura,

e le navi veloci, e le loro molte ricchezze.

Forse per questo, forse inconsapevolmente, Atene, con la complicità di Roma, volle indietro la ‘sua’ Delo, con l’intento di far rivivere il mito degli Ioni nella sua interpretazione attica: la grande Atene, metropoli degli Ioni,

52 Thuc.V, 1, 1. Sempre secondo Tucidide (I, 8, 1), quando si operò la

purificazio-ne del 426, più della metà delle tombe che erano a Delo appartepurificazio-nevano a Cari, ricono-sciuti dalle armi e dai modi di sepoltura: così lo storico sottolineava la diversità (premes-sa di indegnità e impurità) delle antiche popolazioni autoctone delle Cicladi.

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dalle navi veloci e dalle molte ricchezze, quell’Atene che si stava dileguando nel tempo e non poteva sopportare che l’insularità cicladica contribuisse a emarginarla per sempre.

Gianluca Cuniberti gianluca.cuniberti@unito.it

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