Istituto “Michele Sanmicheli” - Verona
Istituto Professionale Statale Commerciale
I SITI ARCHEOLOGICI
Come nasce un sito archeologico
1
La STORIA
2
Le FONTI
3
Il METODO
STORIOGRAFICO
LA STORIA
da “ICONOLOGIA” di Cesare Ripa, 1764
1
La storia è un insieme di fatti che seguono un
ordine cronologico, cioè legato al passare del
tempo.
I protagonisti delle storia sono gli uomini.
Per ricostruire la storia occorre seguire un
metodo rigoroso: analizzare e studiare quello
che resta del passato, cioè reperti (ritrovamenti).
Questi reperti sono una fonte di conoscenza, ecco
perché sono chiamate fonti.
“La Storia guarda indietro verso il passato
ma si incammina verso il futuro.
Ha un piede posato sulla terra, che è il luogo
dove vivono gli uomini, protagonisti della
Storia. L’altro piede è sopra un quadrato
simbolo di stabilità perché la Storia deve star
sempre salda, non deve lasciarsi
corrompere da alcuna bugia; ricerca la verità
nelle testimonianze vere, nelle fonti. La sua
veste è dunque bianca come la pura verità.
Accanto a lei sta Crono, il tempo, perché
essa è testimonianza dei tempi, maestra
della vita, luce della memoria; la sua
testimonianza, dunque, si basa sul tempo e
deve essere scritta con metodo affinché non
si perda.”
Cesare Ripa
” Cosa tiene assieme il granchio con l’aragosta, l’orchestra con
la primula e tutti e quattro con me e con voi?”
G. Bateson
“E’ impossibile conoscere il tutto senza conoscere le parti di cui è costituito, ma si possono conoscere le parti senza conoscere il tutto” scrive PASCAL.
Solo ad un “pensiero dinamico” può essere dunque dato di connettere le singole parti con il tutto.
E’ importante conoscere ogni singola parte della nostra cultura, delle nostre tradizioni per arrivare ad una conoscenza globale della nostra identità salentina….
….Le sensazioni scaturite dalla conoscenza dei luoghi ha portato l’uomo a vivere meglio
…Se è vero che i luoghi sono conoscibili solo se riconoscibili,
allora il processo di conoscenza può esprimersi come attribuzione di significato alle cose, ai muri, ai percorsi. Tale possibilità ci viene offerta dagli oggetti inseriti in un sistema articolato di riferimenti, dallo spazio vissuto, dai segni
rappresentativi, che costituiscono per noi il tramite tra la nostra coscienza soggettiva ed il mondo. Il significato lega oggetti, eventi, esseri a dei segni capaci a loro volta di evocare tali oggetti, eventi, esseri.
È fondamentale non distruggere le preesistenze né tanto meno ignorarle non comprendendole e non considerandole; è
necessario invece il dialogo continuo in modo da ottenere un risultato che non depauperi il contesto.
Dobbiamo guardare al passato, al lavoro dei nostri antenati, con umiltà e rispetto per imparare la saggezza tramandata attraverso secoli di esperienza, secondo esigenze reali. Quasi
sempre ogni loro costruito ha ragioni profonde ed intelligenti…” Molti architetti nel loro progettare guardano al passato. La storia rappresenta la sedimentazione del tempo in cui l’uomo e gli eventi naturali hanno lasciato “segni” la cui attenta e critica lettura diventa elemento guida nel processo sia di
progettazione che di esecuzione…” ( Arch.
Silvia Ferraro)
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Lo storico studia gli avvenimenti del passato e li riordina nel tempo.
L’archeologo studia i resti di civiltà del passato.
Il paleontologo studia i resti fossili, cioè animali o piante rimasti
intrappolati nel terreno e nelle rocce per millenni.
Il geologo studia il suolo, l’origine della Terra e i suoi cambiamenti
nel tempo.
L’antropologo studia gli usi e i costumi (le abitudini di vita) dei
popoli del passato e i luoghi in cui sono vissuti.
Ciriaco d’Ancona
(Ciriaco Pizzecolli, Ancona, 31 luglio 1391 – Cremona, 1452)
Pater antiquitatis, Il padre dell’archeologia “riporta in vita” il passato romano e greco
Fu lui il primo a portare testimonianza nel mondo europeo dell’acropoli di Atene, dei geroglifici, delle piramidi egiziane
Johann Joachim Winckelmann
(Stendal, 9 dicembre 1717 – Trieste, 8 giugno 1768)
Fondatore dell’archeologia
moderna. Scrisse, “Storia delle arti
del disegno presso gli antichi”
Agli inizi del XV secolo l'Umanesimo riportò all'interno di una prospettiva storica fatti, personaggi e
monumenti del mondo antico: ne ricercò e ne studiò le testimonianze, ne assunse come modelli le opere letterarie e le opere d'arte. Raccolse, collezionò, studiò gli oggetti antichi, monete, iscrizioni e oggetti di uso comune, cercando in essi la documentazione dell'antico ad integrazione delle notizie desunte dalla tradizione scritta. Nacque così, di fatto, il primo impianto della ricerca archeologica, che si sarebbe andato sempre più ampliando, arricchendo e definendo in funzione delle esigenze a cui avrebbe dovuto rispondere.
Lo scavo archeologico serve a riportare in luce ciò che nel tempo si è accumulato sul
terreno, tuttavia rappresenta sempre e comunque una distruzione dell’ambiente
perciò, se non si pone la dovuta cautela nella scelta del luogo su cui scavare e dei
metodi da utilizzare, si rischia di perdere definitivamente importanti dati per
l’interpretazione del passato.
Un bravo archeologo riesce a individuare il sito da scavare con una certa abilità, sia
ricorrendo al suo occhio allenato, sia servendosi di studi e ricerche fatti anteriormente.
LO SCAVO ARCHEOLOGICO
POMPEI, PAESTUM ed ERCOLANO
2
LE FONTI
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LE FONTI
3
IL METODO STORIOGRAFICO
METODO STORIOGRAFICO
L’insieme di tutte le fonti, anche le più ricche e ordinate cronologicamente, non
riescono a raccontare da sole la “storia”.
Quando lo storico ha tra le mani questo tesoro di conoscenze, deve saperle
interpretare, organizzare, confrontare con le scoperte di altri studiosi e collegare
tra di loro in modo che, di un periodo storico, si conoscano tutti gli aspetti
possibili:
- Chi sono i protagonisti;
- dove si è verificato l’evento storico;
- quando;
- perché si è verificato;
- come si è svolto;
- quali conseguenze ha portato.
Lo storico, cioè, deve saper riunire con metodo le informazioni tratte dalle fonti
e creare un racconto coeso.
IL METODO
STORIOGRAFICO
INIZIO
Lo storico ricerca le fonti
Studia ed analizza le fonti
Confronta le sue scoperte con quelle di altri storici
Formula ipotesi Verifica le ipotesi
SI
NO
Ricostruisce e racconta il fatto storicoL’archeologo è come un investigatore. Ricerca il luogo dove compiere scavi solo dopo aver letto libri e studiato antichi documenti.
Osserva il terreno da scavare alla ricerca di indizi anche sfruttando fotografie aeree. Infatti dall’alto si riescono ad osservare bene le diverse sfumature di colore della vegetazione di un campo: se essa appare più chiara o più scura, al di sotto si potrebbero trovare dei reperti.
Anche un cespuglio che cresce a stento accanto ad altri floridi potrebbe rivelare un sito archeologico: probabilmente lì si trova proprio un antico muro sepolto che impedisce alle radici di allungarsi sottoterra. Quando l’archeologo ha individuato il luogo per lo scavo, il “sito archeologico”, lo delimita con un nastro di
plastica e lo divide in tante sezioni di egual misura. Occorre liberare la zona da tutto ciò che la sovrasta: cespugli, erbacce, pietre, terra…servendosi dei vari strumenti che vanno comunque usati con giudizio. Lo scavo viene effettuato sezione per sezione, con gli attrezzi ma anche con le mani.
Gli strumenti che servono sono: guanti, secchiello, paletta, spazzola, trowel (cazzuola inglese), pala e il
piccone per scavare gli strati più spessi.
Il pennello serve per ripulire i reperti.
Particolarmente importante è l’uso della trowel che permette di raschiare via la terra senza danneggiare i reperti e da la possibilità di controllare meglio la terra nel caso si trovassero cocci, ossa o chiodi.
Occorre poi carta e penna, una lavagnetta e una macchina fotografica, perché ogni strato di terreno è catalogato, numerato e fotografato.
Il primo strato, quello posto più in superficie, viene chiamato U.S.1 cioè unità stratigrafica 1.
COME LAVORA L’ARCHEOLOGO
Le unita’ stratigrafiche
L’archeologo cerca quindi le informazioni nei resti materiali lasciati dagli antichi, quasi sempre sotto terra. Perché i resti archeologici vanno (quasi) sempre a finire sotto terra?
I colpevoli sono più d’uno:
i fiumi, che nell’antichità uscivano spesso dal loro alveo coprendo di detriti i resti dei villaggi che
sorgevano lì vicino. Non dimentichiamo che i fiumi sono dei lenti ma inesorabili trasportatori di detriti dalle montagne alle pianure: la pianura padana, ad esempio;
Il vento, lentamente, accumula sabbia e terra sui resti delle abitazioni;
L’uomo, distruggendo le costruzioni per ricostruire nello stesso punto, lascia ogni volta un po’ di terreno in più, alzando il livello del terreno. In questo modo sono state costruite delle vere e proprie colline artificiali Per queste ragioni, le unità stratigrafiche (u.s.) si accumulano una
I DATI
Il lavoro dell’archeologo inizia quindi dallo scavo delle unità stratigrafiche. Lo scavo deve iniziare,ovviamente, dalla u.s. più in alto – cioè la più recente – e procedere verso le u.s. più in basso – cioè quelle più antiche. Ma scavare significa ...
distruggere: una volta scavata l’u.s. non si potrà più ricostruire. Per questo motivo è importante che l’archeologo scriva,
fotografi e disegni tutto ciò che trova.
Per questo motivo l’archeologo disegna le piante dello scavo: una pianta è la riproduzione di uno spazio visto dall’alto, come nella pianta qui a sinistra.
Qui a destra, vi è una planimetria di uno scavo archeologico divisa in quadrati