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L'informativa sul rischio di credito nei bilanci delle banche quotate ed i recenti aggiornamenti in ambito europeo.

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Academic year: 2021

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Dipartimento di Economia e Management

Corso di laurea magistrale in

Consulenza Professionale alle Aziende

Tesi di laurea in

L’informativa sul rischio di credito nei bilanci delle banche

quotate ed i recenti aggiornamenti in ambito europeo.

Candidato Monti Lorenzo

Relatore

Prof. Allegrini Marco

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INTRODUZIONE

La presente tesi di laurea è relativa alla valutazione del rischio di credito ed al conseguente adeguamento dei principi contabili in relazione alla perdurante crisi che il settore Bancario contemporaneo si trova ad affrontare. Il presente lavoro si concentra su tre filoni di indagine: Nel primo capitolo si introduce in maniera approfondita il concetto di rischio di credito ovvero la sua composizione ed i fattori esogeni ed endogeni che influenzano tale fattore. Inoltre saranno analizzati i crediti deteriorati (NPL) ed il mercato secondario di riferimento. Nel secondo capitolo si propone un confronto tra i principi contabili prima della riforma del legislatore Europeo e il nuovo assetto normativo rappresentato dall’IFRS 9. Tale principio sarà quindi spiegato nel dettaglio sempre paragonando la nuova disciplina con quella previgente. Nel terzo ed ultimo capitolo si propone un’analisi applicativa dei precedenti capitoli. Nello specifico sarà operata una analisi su un campione selezionato di Bilanci Bancari quotati al FTSE MIB. L’analisi sarà di due tipi: la prima di tipo quantitativo e successivamente una analisi di tipo qualitativo per comprendere quali saranno i reali effetti che l’introduzione del nuovo principio contabile avrà sugli schemi di Bilancio degli istituti di credito. Il tema è di attualità infatti secondo gli ultimi dati riportati dal Governatore della Banca d’Italia Visco, nella relazione finale, egli evidenzia come i crediti deteriorati netti sono stati a fine 2016 pari a 173 miliardi di euro con: 81 miliardi di sofferenze (4,4%) dei prestiti totali, tali sofferenze sono tuttavia garantite da 90 miliardi di euro di coperture. La sfida che il sistema dovrà affrontare secondo il Governatore è continuare con la razionalizzazione delle risorse e un auspicabile cessione delle sofferenze a valori competitivi e non svalutati.

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Indice

Capitolo 1 Il rischio di credito... 6

1.1 Il rapporto banca-impresa: prospettive evolutive ... 8

1.2 Da un approccio di transazione ad un approccio di relazione ... 11

1.3 Le politiche allocative degli istituti di credito ... 14

1.4 La situazione dei Prestiti nello scenario attuale ... 16

1.4.1 La diversificazione del portafoglio prestiti ... 20

1.5 Il rischio di credito e la perdita attesa/inattesa ... 22

1.6 Il procedimento di istruttoria per la valutazione del rischio di credito ... 25

1.7 I crediti deteriorati e il mercato dei NPL ... 28

1.8 Le principali determinanti del valore di bilancio delle sofferenze e i prezzi di mercato. ... 32

1.9 Implicazioni pratiche ... 37

1.10 La valutazione del rischio di credito ex-post e le innovazioni nella gestione del contenzioso. 38 1.11 La revisione degli affidamenti ... 39

1.11.1 La tutela del credito e le procedure di Credit Risk Transfer ... 41

1.12 Gli Effetti della securitization ... 44

Capitolo 2 L’informativa sul rischio di credito secondo i principi contabili nazionali ed internazionali. ... 45

2.1 Introduzione ... 45

2.2 La Relazione sulla gestione ... 48

2.3 OIC 3 ... 49

2.3.1 L’articolo 2427-bis del C.C ... 52

2.3.2 Le informazioni della Relazione sulla Gestione art. 2428 comma 2 numero 6-bis C.C. ... 56

2.4 IAS 39 ... 58 2.4.1 Introduzione ... 58 2.4.2 Classificazione/valutazione ... 60 2.4.3 Rilevazione/Contabilizzazione ... 65 2.5 Il regolamento 1004/2008 ... 68 2.6 IFRS 7 ... 70

2.6.1 Informazioni nel Conto Economico ... 72

2.6.2 Informazioni sulla situazione patrimoniale-finanziaria ... 72

2.6.3 Eliminazione Contabile ... 75

2.6.4 Il fair value ... 76

2.6.5 Natura ed entità dei rischi dagli strumenti finanziari... 77

2.7 IFRS 9 ... 79

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2.7.2 I flussi di cassa contrattuali ... 84

2.7.2.1Il valore temporale del denaro ... 85

2.7.3 Le passività finanziarie e l’“own credit” ... 86

2.7.4 Valutare i significativi aumenti nel rischio di credito ... 92

CAPITOLO 3 I Bilanci Bancari Quotati ... 94

3.1 Banca Generali ... 95

3.1.1 Informazioni di natura qualitativa ... 95

3.1.2 Informazioni di natura quantitativa ... 97

3.2 Banca Mediolanum ... 100

3.2.1 Informazioni di natura qualitativa ... 100

3.2.2 Informazioni di natura quantitativa ... 103

3.3 Unicredit ... 105

3.3.1 Informazioni quantitative ... 108

3.4 Intesa San Paolo ... 110

3.4.1 Informazioni di natura qualitativa ... 110

3.4.2 Informazioni quantitative ... 114

3.5 Medio Banca ... 116

3.5.1 Informazioni di natura qualitativa ... 116

3.5.2 Informazioni di natura quantitativa ... 119

3.6 BPER Banca ... 122

3.6.1 Informazioni di natura qualitativa ... 122

3.6.2 Informazioni quantitative ... 125 3.7 Banca IFIS ... 128 3.7.1 Informazioni qualitative ... 128 3.7.2 Informazioni quantitative ... 131 3.8 Credito Valtellinese ... 133 3.8.1 Informazioni quantitative ... 136

3.9 Banca Pop. Sondrio ... 138

3.9.1 Informazioni qualitative ... 138

3.9.2 Informazioni quantitative ... 140

3.10 Gruppo Credem ... 142

3.10.1 Informazioni qualitative ... 142

3.10.2 Informazioni quantitative ... 144

4 Analisi di confronto tra gli Istituti Creditizi ... 145

4.1 Ambito d’applicazione e contenuti ... 146

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4.3 Osservazioni ... 151

4.4 Banche FTSE ITALIA MID-CAP ... 152

4.5 Osservazioni ... 153 4.6 IFRS 9 ... 154 Conclusioni ... 156 Indice figure ... 157 Bibliografia ... 158 Ringraziamenti ... 160

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Capitolo 1 Il rischio di credito

L’attività principale e fondamentale dell’attività bancaria consiste nello svolgimento della funzione di allocazione delle risorse finanziarie tra diversi soggetti economici i soggetti economici cosiddetti in “surplus” e i soggetti economici definiti in “deficit”. La distinzione tra le due categorie è ovviamente soggettiva e non soggetta a nessun tipo di oggettivizzazione. Nella categoria dei soggetti in surplus ci sono: le famiglie, i consumatori, e tutti coloro che possono essere ricompresi nel termine generale di (piccoli risparmiatori). Al contrario tra i soggetti che necessitano di risorse finanziarie ci sono: le imprese e tutti gli attori economici che invece possono essere ricompresi nel termine generale di investitori. Il successo e l’efficienza di un ottimo circuito finanziario consiste proprio nel riuscire a collegare e ad organizzare nel miglior modo possibile i soggetti in surplus ed i soggetti in deficit. Questa è l’essenza della funzione di intermediazione creditizia, senza la quale sarebbe difficile se non impossibile organizzare un sistema economico generale sviluppato. Senza l’intermediazione di un soggetto terzo tra le due controparti, le complessità degli scambi dei mezzi finanziari tra i soggetti con disponibilità monetaria e i soggetti che richiedono i finanziamenti sarebbero sicuramente maggiori. Varie sono le motivazioni che sostengono la necessità di un adeguato sistema creditizio, la prima è l’assenza di informazioni privilegiate (asimmetrie informative1)

di una parte rispetto all’altra. L’investitore da solo non è in grado con i suoi strumenti di poter valutare il grado di affidabilità e di solvibilità del debitore. Anche il debitore necessita di una precisa quantità di risorse finanziarie in un determinato periodo temporale. Per tale motivo le

1 Asimmetrie informative: “quando l’informazione completa prevale su di un lato del mercato

(domanda/offerta) mentre l’informazione incompleta caratterizza l’altro lato (domanda/offerta), quindi quando alcuni soggetti dispongono di informazioni che altri soggetti non hanno.”

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7 esigenze specifiche di tale soggetto economico non possono essere soddisfatte perché solitamente i soggetti in surplus da soli non dispongono singolarmente di avanzi finanziari tali da soddisfare tali esigenze. Oltre a questo le due controparti sarebbero in difficoltà nel trovare il giusto accordo su tutta una serie di elementi essenziali del contratto di credito ad esempio il prezzo del prestito concesso, il tasso d’interesse applicato, l’importo erogato e i tempi e le modalità di restituzione di quanto dovuto. Dall’imperfezione intrinseca degli scambi finanziari diretti nasce la giustificazione economica della presenza delle Banche sul mercato. L’incontro delle due controparti ovvero la domanda e l’offerta di credito è in questo modo agevolato da un soggetto terzo che dispone dei mezzi necessari alla gestione dei costi di informazione per riuscire a selezionare e a diversificare gli investimenti effettuati. Le banche prima di concedere un prestito compiono ex-ante una valutazione del merito creditizio per selezionare i progetti di investimento che meritano di essere finanziati, ex-post invece controllano il comportamento delle imprese finanziate per valutare che il valore dei crediti non si sia nel frattempo deteriorato. Seguendo il ragionamento nella sua interezza si giunge alla conclusione che l’intermediario bancario rimane il soggetto principale del mercato del credito. L’assenza di informazioni complete nel mercato (ipotesi realizzabile solo in condizioni di mercato perfettamente concorrenziale)2

conduce ad una efficienza allocativa raggiungibile soltanto tramite lo svolgimento dell’intermediazione bancaria, unico soggetto economico in grado di eliminare il problema delle asimmetrie informative tra i diversi soggetti economici.

2 I mercati caratterizzati da un regime di concorrenza pura e perfetta dispongono di informazioni esatte sulle

imprese finanziate. La valutazione del merito creditizio risulta allora affidata e garantita dal mercato stesso, che è in grado di discriminare i soggetti finanziati in base alla diversa tipologia di rischio di ciascuno.

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Il rapporto banca-impresa: prospettive evolutive

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Una delle conseguenze più rilevanti avvenute in Italia dopo la crisi finanziaria iniziata negli USA ed esplosa successivamente anche in Europea è stata l’evidenza di un rapporto distorto ed eccessivamente squilibrato tra il sistema bancario ed il tessuto economico produttivo. Varie sono le motivazioni di tale distorsione le principali sono state: l’eccessivo ricorso all’indebitamento da parte delle imprese, la conseguente carenza di capacità di autofinanziamento delle stesse, ed il limitato sviluppo di un mercato finanziario moderno (in termini di strumenti e servizi alla clientela). Tutti questi fattori hanno determinato un’eccessiva concentrazione della domanda di risorse finanziarie presso il sistema bancario. Il rapporto banca-impresa è stato infatti inquinato da prassi comportamentali errate che hanno caratterizzato sia l’una sia l’altra parte. Una delle pratiche scorrette è stata sicuramente quella del pluriaffidamento (multibanking), che consiste nella pratica di intrattenere rapporti di finanziamento non con un singolo intermediario bancario ma con una molteplicità di banche. Questo comportamento lecito ma poco trasparente ha comportato lo scambio di informazioni incomplete e non sempre veritiere tra le controparti. Il multibanking, o (fidi multipli) ha causato una patologica frammentazione delle relazioni creditizie. Le banche, infatti, sono state ostacolate nella raccolta di informazioni sulla effettiva situazione economica, finanziaria, e patrimoniale degli affidati e sono state di conseguenza svuotate di poteri effettivi le funzioni di screening e monitoring4. Inoltre gli intermediari hanno dovuto improntare il rapporto di credito su un criterio assicurativo che preludesse a rapporti conflittuali con gli affidati. Dal lato delle imprese il pluriaffidamento le ha agevolate per

3 P.Ferretti, New Perspectives on the Bank-Firm Relationship, capitolo 2, Palgrave Macmillan

4 L’attività di monitoring è quella attività di verifica delle condizioni contrattuali e consiste nel periodico

controllo delle posizioni di credito. L’attività di screening invece consiste nella selezione e scelta dei prestiti da erogare.

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9 prima cosa nella possibilità di ottenere maggiori somme finanziarie rispetto a quanto avrebbero avuto da un singolo istituto di credito. Tuttavia questo comportamento perfettamente conosciuto dalle banche ha precluso la possibilità per le imprese di ottenere finanziamenti specifici in relazione alla struttura dei fabbisogni finanziari. Le imprese hanno quindi surrogato le forme di copertura finanziaria a lungo termine con il ricorso al credito a breve termine. In Italia tuttavia negli ultimi anni la situazione è cambiata. La crisi finanziaria ha infatti accelerato lo sviluppo del mercato finanziario e la conseguente specializzazione tecnica degli istituti di credito. Le Banche per riuscire ad ottenere una redditività soddisfacente dall’attività di allocazione delle risorse finanziarie sono state costrette a reimpostare completamente l’approccio tenuto con il sistema economico e produttivo del paese. Tra le soluzioni adottate dal sistema bancario Italiano ed Europeo c’è stato l’utilizzo dei modelli di rating interni. Con questi strumenti la banca ha la possibilità di raccogliere ed elaborare tutta una serie di informazioni relative alla clientela. I sistemi di internal rating infatti si basano sul patrimonio di conoscenze del soggetto finanziato (con un rapporto bancario di medio-lungo periodo) e su dati economico-finanziari con i quali compiere efficaci rilevazioni statistiche. Di conseguenza è molto più semplice riuscire a percepire il deterioramento della qualità del credito concesso ed evitare il fenomeno dei cosiddetti crediti deteriorati, inoltre l’intermediario è favorito nello sviluppo di adeguate politiche di prezzo riguardo ai mezzi finanziari offerti tutelandosi dal sopportare un eccessivo rischio creditizio. I sistemi di rating interni comportano anche degli svantaggi e delle criticità non facili da sanare. Una difficoltà è data dal difficile coordinamento tra le diverse funzioni preposte all’utilizzo di tali sistemi. Deve operarsi infatti un necessario e proficuo coordinamento tra la funzione commerciale che valuta la solvibilità del prenditore dei fondi e la funzione di controllo, la quale interviene successivamente per valutare l’andamento del portafoglio crediti. Un’altra

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10 possibile “cura” del rapporto banca-impresa può essere data dalla partecipazione della banca al capitale dell’impresa. La partecipazione della banca al rischio di impresa è anch’esso uno strumento che comporta dei vantaggi e degli svantaggi. I vantaggi sono quello di facilitare la trasmissione delle informazioni (riducendo al minimo le asimmetrie informative) rendendole immediate, complete e attendibili. Con un ventaglio informativo più ampio saranno quindi più semplici e più efficaci le decisioni di finanziamento dell’impresa e sarà molto più semplice il controllo sulle decisioni esercitate dal management dell’impresa. Gli svantaggi sono allo stesso modo una possibile ingerenza marcata della Banca nelle scelte strategiche e gestionali del management dell’impresa. Potrebbero quindi crearsi delle situazioni conflittuali nelle scelte dirigenziali. Questo è il motivo per il quale è ancora irrisolto il problema di una soglia minima di partecipazioni detenibili dalla banca che possa coniugare un efficace monitoraggio dell’impresa e allo stesso tempo lasciare libero spazio all’iniziativa imprenditoriale e alle decisioni di investimento del management aziendale.

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Da un approccio di transazione ad un approccio di

relazione

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Un tema molto importante è quello sul dibattito della transizione da un modello bancario definito “approccio di transazione” ad un modello definito “approccio di relazione”. Nel primo modello ovvero il transactional banking (di stampo prettamente anglosassone) l’istituto bancario quantifica il costo di ogni contratto di credito. Il prestito è valutato singolarmente lungo un unico arco temporale. Con tale sistema si valuta la singola linea di credito prescindendo dalle sinergie conseguibili con gli altri servizi offerti da parte della banca. Al contrario il rapporto bancario relazionale rappresenta un approccio basato sulla intensità delle relazioni finanziarie intrattenute con le imprese, relazioni basate sui servizi offerti dalla banca all’impresa che non si esauriscono nel semplice finanziamento bancario.(il modello di riferimento sono le Hausbanken di matrice tedesca che assistono il cliente nel complesso delle sue esigenze finanziarie.) Il modello relazionale pur avendo degli alti costi, in termini di tassi di interesse dei finanziamenti, consente di resistere in maniera più efficace durante i periodi di crisi come quello attuale. Il sistema relazionale infatti è affetto da una minore prociclicità6 ed è coerente con i requisiti di capitali

anticiclici richiesti dalla nuova normativa bancaria (Basilea III)7. I vantaggi

del rapporto relazionale sono: la capacità della banca di offrire contratti di credito a condizioni migliori nel medio lungo periodo, perché la logica fondamentale di questo approccio è quello di ottenere molte più informazioni qualitative sul cliente e concentrare presso un unico

5 P. Ferretti, New perspectives on the Bank-Firm Relationship, cap. 2 Palgrave Macmillan.

6 La prociclicità consiste nel timore che il nuovo sistema di requisiti patrimoniali relativi al rischio di credito,

fondati sui sistemi di rating interni delle banche, possa accentuare le fluttuazioni del ciclo economico aggravando le fasi recessive. Quando il sistema economico attraversa una fase recessiva, le condizioni economico-finanziarie delle imprese tendono a deteriorarsi.

7 Basilea III (2010) è un set di riforme sviluppato dalla BCBS( Basel Committee on Banking Supervision) con

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12 intermediario l’intero lavoro bancario del cliente stesso. Questo sistema permette alla Banca di conoscere meglio i clienti e quindi avere la possibilità di valutare nel corso di un arco temporale maggiore il merito di credito dell’interessato. Nel caso quindi di nuovi finanziamenti richiesti dallo stesso soggetto i relativi costi informativi che la banca deve supportare saranno di conseguenza più bassi perché già precedentemente conosciuti. Altri vantaggi rilevanti sono una maggiore quantità di informazioni. Le informazioni qualitative (Ambiente/settore, Forze competitive del settore, Posizionamento sul mercato, assetto proprietario/manageriale). più delle informazioni quantitative come i bilanci, i dati contabili o qualsiasi altra informazione possono tempestivamente informare sul merito di credito degli affidati. Si potranno valutare in questo modo la situazione economica e finanziaria attuale e prospettica ed evitare con una relazione di medio lungo periodo le asimmetrie informative e i comportamenti opportunistici da parte delle imprese come l’azzardo morale 8(moral hazard) ed errori da parte delle

Banche come la cosiddetta selezione avversa9 (adverse selection). L’approccio

relazionale tra banca e impresa appare quindi un modello più affidabile e più sicuro rispetto ad un approccio di transazione. Tuttavia tale modello non è scevro di potenziali rischi, infatti potrebbero sorgere delle situazioni di potenziale inefficienza. Nel caso in cui l’impresa X fosse al suo primo rapporto di finanziamento, le banche sarebbero di conseguenza in una situazione di serrata concorrenza che in un momento iniziale ante-affidamento consentirebbe al soggetto economico un notevole sconto sul tasso di interesse medio applicatogli. La banca che viene scelta dal soggetto

8 L’azzardo morale è una condotta sleale da parte del debitore (soggetto affidatario) il quale all’insaputa del

creditore (istituto affidante) modifica il proprio profilo di rischio aumentando quindi la rischiosità del credito con conseguenze sui profitti attesi della banca.

9 La selezione avversa è una asimmetria ex-ante prima della instaurazione del rapporto tra banca e cliente. Il

rischio è che la banca si trovi ad affrontare domande di credito dai debitori di qualità peggiore, e per assenza di adeguate informazioni, conceda complessivamente meno credito rispetto al caso di perfetta informazione. La banca eroga quindi minori finanziamenti che potrebbero invece risultare vantaggiosi per i buoni prenditori e remunerativi per l’intermediario stesso.

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13 e che quindi risulta vincitrice potrebbe in un secondo momento sfruttare a proprio piacimento il monopolio informativo che si viene ad instaurare tra i due soggetti. Per evitare comportamenti opportunistici l’evidenza empirica italiana mostra che le imprese preferiscono ripartire i loro rapporti bancari su più banche con una eguale distribuzione dei rapporti finanziari tra due/tre intermediari piuttosto che concentrare il lavoro bancario presso un unico istituto di riferimento.

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Le politiche allocative degli istituti di credito

Per consentire lo sviluppo dei rapporti banca-impresa dal lato degli istituti di credito è auspicabile un incremento nella gamma di servizi finanziari e di consulenza a vantaggio del settore economico. Negli ultimi anni la progressiva armonizzazione finanziaria a livello Europeo ha portato in Italia nuovi strumenti finanziari. In particolar modo l’attività di corporate and investment banking è l’offerta da parte dell’intermediario bancario di un portafoglio di prodotti e servizi ad elevato valore aggiunto. Fanno parte di questo nuovo settore di business bancario nuove attività come il private equity10 che consistono nella assunzione di partecipazioni azionarie in imprese non finanziarie. Un'altra attività allocativa molto importane per le imprese è quella di corporate finance. Sono tutta una serie di servizi in particolar modo di consulenza come ad esempio il sostegno alle imprese in operazioni straordinarie (acquisizioni, fusioni, scissioni) o di capital restructuring (piani di risanamento, accordi di ristrutturazioni del debito) tutte operazioni necessarie e finalizzate a risolvere situazioni di difficoltà e di crisi temporanee delle imprese. Un'altra attività è quella dell’investment banking, si tratta di fornire supporto a tutte quelle imprese che intendono reperire sul mercato risorse finanziarie attraverso l’emissione di titoli azionari e/o obbligazionari per una migliore struttura finanziaria. Infine rientrano nelle nuove tipologie di servizi offerti alle imprese quei servizi di finanza strutturata: project finance, securitisation, leveraged buy-out;11 tutte attività

nelle quali l’analisi dei cash flow attesi da parte dell’impresa sono i presupposti per la validità o meno dell’investimento. Con l’utilizzo di tali

10 Il Private equity è una attività finanziaria mediante la quale un investitore istituzionale rileva quote di una

società (target) acquisendo azioni esistenti da terzi sia sottoscrivendo azioni di nuova emissione apportando nuovi capitali all’interno della società obiettivo.

11 Il project finance è una operazione tecnica di finanziamento a lungo termine di un progetto, securitisation

significa operazioni di cartolarizzazione e il leveraged buy-out è una operazione di finanza strutturata utilizzata per l’acquisizione di una società mediante lo sfruttamento della capacità di indebitamento della società stessa.

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15 strumentazioni quindi le banche intervengono in nuove aree di affari, con gli obiettivi principali di consolidare le relazioni con la clientela ed ottenere margini positivi su tali servizi invertendo le significative perdite che il sistema tutt’oggi si trova ad affrontare.

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La situazione dei Prestiti nello scenario attuale

La principale attività bancaria dopo la raccolta del risparmio dal pubblico economico di riferimento, è la politica degli impieghi che consistono nelle decisioni di investimento e di finanziamento che il management di una Banca fa per ottenere rendimenti economici positivi. L’attività di impiego è quindi un processo complesso che è influenzato necessariamente tanto da variabili interne all’impresa creditizia definite variabili endogene, tanto da fattori e variabili che invece sono esterne all’istituto di credito definite variabili esogene. La prima variabile endogena che influenza la gestione di un portafoglio prestiti è il volume obiettivo di impieghi che ciascun istituto creditizio si prefigge di detenere. La decisione sul volume di impieghi è una scelta politico-gestionale assunta dalla proprietà e dall’amministratore delegato o dal consiglio d’amministrazione. Nel prendere tale decisione i vertici della Banca devono prendere in considerazione tutta una serie di elementi fondamentali. Un primo elemento di rilievo è legato indissolubilmente alle caratteristiche e al volume della raccolta. Infatti tanto più la raccolta al dettaglio (retail) è stabile, tanto più è elevato il potere di mercato della banca sul mercato dei depositi, tanto più la banca riesce a contenere il costo dei finanziamenti (funding), in questo modo l’istituto potrà detenere minori riserve di liquidità e incrementare di conseguenza il volume del portafoglio prestiti sempre seguendo una logica di convenienza in termini di rischio-rendimento. Un altro elemento fondamentale che influisce sul volume dei prestiti concessi dipende dalla composizione del passivo dello stato patrimoniale della Banca. I vertici devono analizzare nel dettaglio il grado di patrimonializzazione.12Infatti è

12 Il grado di patrimonializzazione di un intermediario bancario/finanziario è calcolato con il coefficiente di

solvibilità (solvency ratio) calcolato come rapporto percentuale tra il “patrimonio di vigilanza” e le “attività ponderate per il rischio”, il numeratore è diverso dal PN civilistico e accoglie al suo interno sia i mezzi propri dei soci sia capitale di debito. Il denominatore sono le attività come i (crediti verso la clientela, titoli obbligazionari o di stato etc) ponderate a seconda del rating della controparte di riferimento. In Basilea 2 i crediti verso

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17 necessario che l’istituto abbia una dotazione di mezzi propri adeguati a coprire i rischi provenienti dall’attività creditizia. Un terzo elemento dipende dal complesso di competenze (know-how) e dalla struttura organizzativa adottata dalla banca per far fronte alle mutevoli esigenze aziendali e del mercato. Il mercato del credito è diventato sempre più complesso per la sua progressiva specializzazione e per la diversificazione in settori economici nuovi e molto diversificati. Questa nuova complessità del mercato economico italiano e globale ha fatto in modo che le strutture delle imprese bancarie si adattassero progressivamente alle mutate esigenze del mercato. La Banca ha dovuto quindi arricchire l’offerta di credito con puntuali e precise valutazioni dei fabbisogni aziendali, con finanziamenti sempre più specifici e mirati in linea con i tratti distintivi delle attività finanziate. Tutto ciò presuppone dimensioni aziendali elevate con all’interno figure professionali sempre più specializzate in grado di capire e operare con mercati non più territoriali ma geograficamente distanti. In parallelo ai fattori endogeni ci sono i fattori esogeni o variabili esterne alla banca. Alcuni dei fattori esogeni che influiscono sul volume degli impieghi sono: il sistema finanziario di riferimento, le caratteristiche del singolo intermediario, gli obiettivi di politica monetaria e le disposizioni di vigilanza. Il buon funzionamento del sistema finanziario è un presupposto fondamentale per un adeguato livello dei prestiti. Un esempio illuminante è quello che è successo nel periodo (2011-2012) quando la domanda di credito si è ridotta a causa della perdurante crisi economica che ha ridotto gli investimenti delle imprese e ha ridotto il reddito disponibile delle famiglie. Il secondo elemento esogeno da osservare è la regolamentazione e le disposizioni di vigilanza. La dimensione del portafoglio prestiti infatti risente degli interventi normativi delle autorità monetarie (BCE, SEBC, ECOFIN, il Parlamento

famiglie e piccole imprese avevano un valore del 75%, il 100% le controparti senza rating. Il livello minimo di tale rapporto deve essere dell’8%.

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18 Europeo)13. Si tratta di alcuni provvedimenti di politica monetaria

sull’attività di prestito ne sono di esempio: 1) i movimenti del tasso di rifinanziamento14 o 2) le operazioni di mercato15 aperto che modificano di

volta in volta la liquidità presente nel sistema e toccano il costo delle riserve primarie e il livello dei tassi di mercato. Il livello di liquidità esistente influenza l’equilibrio finanziario ed economico della banca e la sostenibilità del volume degli impieghi. Se la politica monetaria è espansiva la Banca centrale aumenta l’offerta di moneta acquistando titoli di Stato con operazioni di mercato aperto, riducendo il tasso di sconto del rifinanziamento bancario e riducendo il coefficiente di riserva obbligatoria delle banche. Al contrario in una situazione di politica monetaria restrittiva l’offerta di moneta nel sistema economico è ridotta. La BCE opera una riduzione della base monetaria con la vendita dei titoli di Stato al pubblico mediante operazioni di mercato aperto, con l’aumento del tasso di rifinanziamento o con l’aumento del coefficiente di riserva obbligatoria delle banche. I controlli invece di tipo prudenziale delle autorità di vigilanza sono invece indirizzati al monitoraggio dei rischi dell’attività bancaria. Sono disposizioni che hanno una relazione diretta con l’attività di prestito perché si tratta di vincoli normativi entro i quali le banche definiscono le modalità e le tecniche di finanziamento e i criteri di

13 La BCE è l’istituzione fondamentale del sistema finanziario europeo. Ha compiti di vigilanza degli enti creditizi

e di regolazione dell’emissione di moneta da parte delle banche centrali dei singoli paesi. Si compone di un consiglio direttivo e di un comitato esecutivo. Tali organi assolvono il compito di formulare la politica monetaria dell’Unione. Il SEBC è il sistema europeo di banche centrali e l’Eurosistema. Si compone delle banche centrali di ogni paese e dalla BCE. Si tratta dell’organo esecutivo della BCE quindi definisce ed attua la politica monetaria dell’Unione, svolge detiene e gestisce le riserve ufficiali in valuta estera degli stati membri, etc. L’ECOFIN riunisce i ministri delle Finanze dei membri UE e rappresenta l’organo decisionale a livello europeo. Decide in merito alla politica dei tassi di cambio rispetto alle monete dei paesi terzi, nel rispetto dell’obiettivo della stabilità dei prezzi. Il Parlamento Europeo legifera insieme al consiglio della BCE ed è consultato per alcune questioni (l’introduzione di monete metalliche, accordi su tassi di cambio, etc).

14 Il tasso di rifinanziamento (refi) è il tasso di interesse di riferimento della Banca centrale europea (Bce)e

rappresenta il valore indicizzato che le banche sono tenute a pagare quando prendono in prestito del denaro dalla Bce.

15 Le operazioni di mercato aperto sono transazioni che la BCE effettua nel mercato interbancario. La banca

centrale acquista/vende titoli di Stato immettendo o assorbendo moneta. I titoli di Stato sono collocati fuori dalla Borsa ed è riservata a grandi investitori istituzionali che poi rivendono i titoli ai risparmiatori e ad altri soggetti economici.

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19 composizione del proprio portafoglio. Esempi sono il requisito patrimoniale per far fronte al rischio di credito, le norme sul controllo all’esposizione al rischio di tasso di interesse e alla disciplina sui grandi fidi.16

16 I grandi fidi sono i “grandi rischi” ovvero le posizioni di rischio di importo pari o superiore al 10% del

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La diversificazione del portafoglio prestiti

Le scelte sulla composizione del portafoglio prestiti ha come obiettivo in primo luogo quello di riuscire ad ottimizzare la combinazione rischio-rendimento e in secondo luogo cercare di minimizzare la componente inattesa delle perdite generate dal rischio di credito. La composizione del portafoglio prestiti è quindi orientata al frazionamento del rischio di credito, che può essere realizzata con adeguate politiche di diversificazione. La diversificazione è finalizzata a minimizzare la correlazione tra la variazione della perdita attesa dei singoli prestiti ovvero la perdita inattesa. La banca quando eroga un finanziamento con una correlazione negativa o non positiva rispetto al portafoglio dei prestiti riesce a costruire un portafoglio con una minore rischiosità e con una perdita inattesa inferiore. La diversificazione riguarda i settori merceologici e gli ambiti geografici di riferimento. L’obiettivo degli istituti di credito è quello di erogare finanziamenti ad imprese che per settori operativi e per aree geografiche presentano una scarsa correlazione tra loro in questo modo si riesce a frazionare il rischio di una perdita maggiore legata dalla crisi di un settore industriale collegato. Infatti è intuitivo notare che l’incidenza del rischio di credito in una situazione del genere è minore perché tra i settori economici finanziati non esiste alcuna relazione economico-commerciale. La diversificazione può riferirsi anche all’importo dei fidi accordati. Si tratta del grado di concentrazione del portafoglio prestiti17. L’obiettivo è quello di evitare che ci siano delle

esposizioni troppo elevate nei confronti di pochi debitori (evitando anche i cosiddetti “gruppi di rischio” soggetti legati economicamente tra

17 Il rischio di concentrazione è il rischio derivante da esposizioni verso controparti, gruppi connessi, e imprese

del medesimo settore economico che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica.

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21 loro).18Un altro obiettivo è quello di sfruttare la legge dei grandi numeri.19

La legge dei grandi numeri significa che l’intermediario aumentando il numero delle esposizioni di importi dimensionali non eccessivamente elevati, riesce ad aumentare la probabilità che il livello di perdita complessivo del portafoglio prestiti si avvicini a quello atteso.

18 Uno studio della CGIA del 14 gennaio 2017 rileva che le sofferenze riferite al sistema bancario italiano sono

pari a 187 miliardi di euro lordi. In nessun altro paese Europeo i crediti deteriorati hanno una dimensione così elevata. Da notare che di tale somma 131 miliardi è erogato al primo 10% degli affidati. Si tratta delle grandi imprese con prestiti di importi superiori ai 500.000 euro.

19 La legge dei grandi numeri (teorema di Bernoulli) descrive il comportamento della media di una sequenza di

n prove di una variabile casuale con la stessa distribuzione di probabilità al tendere all’infinito della numerosità della sequenza stessa. Significa che la media calcolata con un numero sufficientemente grande di campioni risulterà molo vicina alla media vera.

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Il rischio di credito e la perdita attesa/inattesa

Il rischio di credito è secondo la definizione classifica “il rischio che un debitore non adempia alle obbligazioni contrattuali assunte e non restituisca le somme di denaro percepite in prestito totalmente o alle scadenze prefissate”. Per dare una traduzione operativa a tale tipologia di rischio occorre scomporre il rischio di credito nelle sue variabili fondamentali. Una definizione che si avvicina a quella di rischio di credito è la perdita attesa, ovvero la misura della perdita che la banca è consapevole di subire su di un certo quantitativo di esposizioni in un determinato arco temporale. La perdita attesa è il prodotto di tre diverse componenti: 1) la probabilità d’insolvenza (probability of default PD), è un valore numerico che misura la probabilità che il debitore risulti inadempiente per le obbligazioni assunte; 2) la quota parte di credito non recuperabile (loss given default LGD) che misura la perdita economica al momento del default; 3) l’esposizione al momento del default (Exposure At Default- EAD) che rappresenta l’esposizione della banca nei confronti del debitore al momento dell’inadempienza. Il calcolo della perdita attesa è quindi il risultato di una “stima”, per questo altamente soggettiva, della perdita che la banca subirà su operazioni di finanziamento a soggetti che risulteranno successivamente insolventi. I valori stimati possono successivamente risultare diversi dalla perdita effettiva sopportata, quest’ultima è definita come perdita inattesa (Unexpected Loss, UL). La prima componente del rischio di credito è la Probabilità di Insolvenza (di seguito PD), si tratta della valutazione della parte affidata che viene effettuata con l’utilizzo di tutte le informazioni di carattere quali-quantitativo. Viene espressa con una classificazione su scala ordinale e a ciascuna classe di rating è associata una determinata PD. La seconda componente del rischio di credito è la quota parte di credito non recuperabile in caso di insolvenza (di seguito LGD), ad esempio se un

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23 prestito possiede una LGD del 30% significa che il 30% del credito in caso di insolvenza non sarà protetto da nessun tipo di garanzia. Nel determinare la LGD non si deve solo valutare il volume dell’importo della garanzia ma devono essere conteggiati nella sua determinazione anche i tempi necessari per escutere tali garanzie, i costi legali e amministrativi per il recupero del credito, il costo opportunità del mancato rimborso del prestito come perdita di rendimento economico e della perdita del valore finanziario del tempo. La terza componente della perdita attesa è l’esposizione al momento del defalut (EAD). Tale indicatore rappresenta l’esposizione effettiva del debitore, si tratta del capitale residuo che il debitore avrebbe dovuto restituire al momento dell’insorgere dello stato di insolvenza. La EAD è intrinsecamente legata alla forma tecnica del finanziamento e alle modalità di restituzione del fido. A differenza della perdita attesa e quindi di tutti quei valori che la banca può essere in grado di stimare analiticamente, la perdita inattesa è il valore della partita di credito determinata come differenza tra la perdita effettiva subita e la perdita attesa che la banca aveva precedentemente stimato. La perdita inattesa è ovviamente non preventivabile ed è causata da variazioni impreviste di tutte le componenti della perdita attesa: quindi un delta differenziale della PD con una percentuale di default superiore a quella preventivata. Una variazione imprevista dalla LGD (con un tasso di recupero crediti che risulta successivamente inferiore a quanto era stato preventivato) e infine ad una variazione inaspettata della EAD. La perdita inattesa deve trovare comunque sempre una copertura nel patrimonio della banca. I mezzi propri a disposizione della banca assicurano infatti che il valore delle attività della banca risultino sempre superiori alla quantità di depositi che la banca deve restituire ai creditori. Nel caso in cui le perdite rendessero le attività inferiori alle passività si determinerebbe il fallimento della banca. Il concetto di perdita inattesa è strettamente legato al concetto di Var (Value at risk), che esprime il valore massimo di perdite che una banca può

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24 sostenere in un dato orizzonte temporale. La logica di tale metodologia è quella di associare una certa probabilità ad ogni eventuale valore di perdita; è possibile così calcolare una distribuzione delle perdite della banca al fine di quantificare l’entità di patrimonio necessario in caso di necessità. La distribuzione delle perdite associate al rischio di credito è asimmetrica, infatti c’è una elevata probabilità di bassi livelli di perdita ed una probabilità contenuta di alti livelli di perdita. Il VaR di un portafoglio infatti misura la perdita complessiva in corrispondenza ad un determinato livello di confidenza.

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Il procedimento di istruttoria per la valutazione del rischio

di credito

Per valutare gli affidamenti da erogare e quindi il volume di impieghi da detenere una fase importante che la banca compie è la fase di istruttoria e in un secondo momento la fase di screening o valutazione. L’obiettivo dell’istruttoria di prestito è quella di individuare ed eliminare la aleatorietà che concerne tale attività, in particolar modo è utile per superare i problemi legati all’esistenza di asimmetrie informative e rendere il più efficiente possibile la funzione allocativa delle risorse dal risparmio delle famiglie verso le iniziative imprenditoriali migliori. Per prima cosa chi richiede il finanziamento deve redigere una domanda di fido in forma scritta. Tale domanda deve contenere: a) la somma finanziaria richiesta, b) la durata del finanziamento richiesto c) l’esposizione di tutti i documenti contabili necessari ovvero Stato patrimoniale, Conto Economico, Nota Integrativa degli ultimi tre esercizi, d) eventuali business plan. Prima di iniziare la procedura di istruttoria vera e propria la banca verifica preliminarmente la domanda presentata che deve rispettare: i vincoli posti dallo statuto dell’azienda bancaria20, e dai vari provvedimenti legislativi ed

amministrativi21La procedura d’istruttoria si articola in quattro fasi poste

in successione cronologica: 1) raccolta e verifica delle informazioni fornite dal cliente2) Analisi di tipo qualitativo3) Analisi di tipo quantitativo 4) Valutazione e delibera della relazione di fido. La fase sub 1) serve per controllare preliminarmente la veridicità delle informazioni fornite dal cliente nella domanda di fido e anche la correttezza e la completezza dei

20 Le competenze relative alla concessione degli affidamenti sono regolate dallo statuto e dall’ordinamento

interno della banca e attribuite al Consiglio di amministrazione che delega il Comitato esecutivo. Quest’ultimo conferisce determinati poteri alla Direzione generale che stabilisce i limiti di autonomia del Servizio fidi e delle Dipendenze. Le Dipendenze hanno quindi piena libertà di istruire le richieste di credito di loro competenza, mentre devono trasmettere tutte le altre richieste alla direzione generale.

21 L’ABI (Associazione Bancaria Italiana) ha disposto che la banca deve procedere ex-ante ad acquisire tutte le

informazioni necessarie alla valutazione dell’operazione e a comunicare al cliente le notizie relative alle modalità ed ai tempi della procedura. Devono essere inoltre conosciuti o conoscibili da parte della clientela tutti gli aspetti contrattuali relativi alla concessione del credito, come le modalità di rimborso, le modalità di revoca della banca, e le modalità di recesso da parte dell’affidato.

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26 dati raccolti. Per verificare la veridicità e la correttezza dei dati raccolti l’istituto di credito può indagare il Bollettino ufficiale dei protesti cambiari, convocare i responsabili dell’azienda per dei colloqui preliminari, fare riferimento alle segnalazioni fornite dalla Centrale dei Rischi22o dalle altre

banche dati a disposizione.(Centrale dei Bilanci, Centrale dei rischi SIA, Cerved)23 Alcuni esempi di informazioni raccolte sono: l’accertamento dei

dati costitutivi e delle dichiarazioni rilasciate (iscrizione alla camera di commercio, stato civile e regime patrimoniale delle persone fisiche, proprietà immobiliari dichiarate.) La Raccolta di informazioni riguardano ad esempio le movimentazioni del conto corrente, i beneficiari degli assegni emessi, la natura e la regolarità del portafoglio cambiario. La raccolta di informazioni esterne come precedentemente detto con l’analisi delle Banche dati e la raccolta di informazioni presso terzi. La seconda fase del procedimento di istruttoria è costituita da una analisi di tipo qualitativo. Sono tutta una serie di informazioni fondamentali perché consentono di acquisire i primi elementi necessari alla valutazione della fondatezza della richiesta di credito. Esempi di informazioni qualitative in relazione all’impresa sono: la situazione generale del settore in relazione alla congiuntura economica del momento quindi informazioni sull’ambiente e il settore di riferimento alcuni esempi sono: il ciclo di vita del settore, la tipologia di prodotto offerto, le tecnologie e i sistemi di produzione utilizzati, l’analisi di segmentazione per aree di business, i comportamenti della concorrenza e dei clienti. Ancora altre informazioni prettamente

22 La Centrale dei Rischi nasce nel 1962 ed è un sistema informativo gestito sotto la Direzione della Banca

d’Italia che ha l’obiettivo di offrire al sistema bancario uno strumento di supporto alla gestione delle politiche di prestito e di controllo dei rischi creditizi. Le banche forniscono i dati aziendali alla Centrale la quale dopo averli elaborati e analizzati li restituisce alle banche fornendo informazioni sull’esposizione debitoria di ciascun affidato nei confronti del sistema garantendo così una migliore valutazione del merito creditizio delle imprese da affidare.

23 La Centrale dei Bilanci è gestita e vigilata dalla Banca d’Italia e riceve la totalità delle notifiche in tempo reale

da tutte le banche del territorio italiano. La consultazione è permessa solo alle banche e gli importi monitorati sono quelli al di sopra di 75.000 euro. La Centrale dei rischi SIA si occupa invece dei rischi di importo contenuto tra i (30.000 e i 75.000) euro. Infine Cerved archivia i Bilanci depositati annualmente da tutte le società di capitali italiane, dal 2002 è di proprietà della Centrale dei Bilanci e le banche possono accedere ai dati che riguardano (i bilanci depositati, le visure, etc).

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27 qualitative sono: il numero e la dimensione delle imprese e il grado di concentrazione tra le stesse; il fatturato e le quote di mercato, i prezzi di vendita, i canali di distribuzione e le politiche di marketing. La banca deve inoltre analizzare le caratteristiche generali e le politiche di gestione dell’impresa. Alcuni esempi di tali informazioni sono: le politiche di approvvigionamento e la gestione delle scorte, le politiche di vendita, la posizione dell’impresa nel settore e nei confronti della concorrenza, la valutazione dei futuri programmi aziendali in funzione dell’andamento futuro del settore e le previsioni sull’andamento delle principali quantità economiche aziendali. La fase 3) o analisi quantitativa si suddivide in una analisi di tipo consuntivo e in una analisi di tipo previsionale. Le analisi di tipo consuntivo e previsionale sono effettuate per indici o per flussi. L’analisi per indici individua un sistema di rapporti (ratios) ovvero indicatori di natura finanziaria, patrimoniale ed economica finalizzati alla definizione del merito creditizio24. L’analisi per flussi di cassa invece si

riferisce come base di dati a situazioni storiche e l’attenzione si concentra in particolare sui flussi monetari che le singole voci di bilancio generano o assorbono, occorre quindi valutare bene quali sono le precise esigenze finanziarie dell’azienda e la sua capacità di autofinanziamento. L’ultima fase è la relazione finale di affidamento. Sono compiute dalla banca tutte le valutazioni e si fa una sintesi complessiva delle fasi precedenti. Nella relazione finale emergeranno i giudizi positivi e negativi del procedimento d’istruttoria in merito alla richiesta di credito. Il procedimento si conclude quindi con un giudizio di sintesi dell’impresa e l’assegnazione di un rating specifico, sui quali la Banca accorderà o negherà la dimensione del finanziamento e le modalità tecniche di esecuzione.

24 Sono indici di struttura e di performance finanziaria, misurano la solidità patrimoniale che dipende dalla

coerenza tra fonti di finanziamento stabili ed impieghi durevoli, e il grado di indebitamento e la dipendenza da terzi finanziatori. Un indicatore è il Leverage= Totale attivo/Capitale proprio, il grado di capitalizzazione= capitale proprio/debiti finanziari, la posizione finanziaria netta nel rapporto per il calcolo dell’incidenza del debito finanziario= Pfn/Totale attivo.

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I metodi quantitativi per la valutazione del credito

Per valutare attentamente il merito creditizio delle imprese o delle parti affidatarie le principali autorità monetarie Europee hanno sviluppato nel corso degli anni nuovi modelli di misurazione del rischio di credito che misurano la quantità di patrimonio che la banca ha impiegato nei prestiti. Il sistema inizialmente basato sull’Approccio Standard è in seguito evoluto fino alle metodologie sofisticate attuali IRB (Internal Rating-Based) suddiviso a sua volta da (IRB Foundation) e avanzato (IRB Advanced). Le procedure basate sui rating sono quell’insieme di metodi, procedure, controlli e sistemi informativi che analizzano la valutazione del rischio di credito e di conseguenza la perdita connessa ad una certa esposizione creditizia. I sistemi di rating interni che la banca assegna al debitore esprimono quindi un valore di rischiosità analizzando le diverse componenti dell’operazione creditizia: la probabilità di insolvenza della controparte debitrice PD, la perdita economica al momento del default LGD, l’esposizione della banca nei confronti del debitore al momento dell’inadempienza EAD. I modelli quantitativi attualmente maggiormente utilizzati con le metodologie IRB sono quelli di scoring. Questi modelli sono basati su tecniche statistiche che analizzano le variabili che esprimono le condizioni economico-finanziarie d’impresa. Queste analisi si fondono sull’individuazione di relazioni di tipo matematico tra variabili finanziarie o indicatori economici e il grado di solvibilità del debitore. I modelli di scoring si basano sull’analisi discriminante, si tratta di un approccio di carattere statistico volto a “discriminare” i soggetti che risultano solvibili dai soggetti che risulteranno insolventi. La metodologia consiste nell’osservazione di un ampio campione di imprese, tra le quali anche insolventi, per riuscire ad individuare quali fattori hanno mostrato la migliore capacità di distinguere tra soggetti affidabili e non affidabili. I fattori che esprimono una migliore

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29 capacità previsionale vengono poi aggregati in un unico punteggio (score) e sulla base delle osservazioni passate si giunge ad un punteggio al di sotto del quale è sconsigliato affidare il soggetto. Lo score o punteggio è una combinazione lineare (una media ponderata) di una serie di indici di natura economico, finanziaria, patrimoniale su un’impresa. Uno dei modelli più diffusi per compiere una classificazione del probabile rischio di insolvenza dei potenziali affidati è la Z-Scoring Analysis. Questo modello è stato sviluppato da E.Altman nel 1968 anno in cui ha pubblicato un articolo nel quale aveva studiato il default di un campione di 66 imprese manifatturiere statunitensi. La formula del modello di Altman è Z=1,2X1+1,4X2+3,3X3+0,6X4+1,0X5 Le variabili X1,X2,X3,X4,X5 sono nell’ordine rappresentate da diversi indicatori: Il costo del lavoro/totale dell’attivo, gli utili non distribuiti/totale dell’attivo, gli utili prima delle imposte/totale dell’attivo, il valore di mercato del capitale/ valore contabile del debito a lungo termine, i Ricavi da vendite/totale dell’attivo. Un valore di Z elevato significa un basso rischio di default per l’impresa. Nel lavoro di Altman il valore soglia discriminante era 1,81. Un punteggio inferiore significava categoria ad alto rischio. Un punteggio tra 1,81 e 2,99 aveva come significato rischio intermedio, e superiore a 2,99 un basso rischio.

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I crediti deteriorati e il mercato dei NPL

Gli istituti di credito per tutelarsi da un progressivo deterioramento delle esposizioni devono essere in grado di attuare nel minor tempo possibile tutta una serie di strumenti di tutela delle loro ragioni creditizie. Occorre partire dal concetto di crediti deteriorati e dalle regole seguite dagli intermediari per la valutazione degli stessi in Bilancio.

I metodi di valutazione

Tutte le banche italiane, come le principali banche europee, redigono il bilancio secondo i principi contabili internazionali (IAS-IFRS)25. I crediti

detenuti dalle banche sono valutati secondo il criterio del costo ammortizzato (se non iscritti in bilancio espressamente come valutati al fair value). Il criterio del costo ammortizzato prevede l’attualizzazione dei flussi di cassa futuri stimati lungo tutta la vita attesa del credito. L’attualizzazione è operata in funzione del valore temporale del denaro, e questa attualizzazione deve essere fatta con il tasso d’interesse effettivo originario del credito La formula generale che riguarda il valore di un prestito al lordo delle rettifiche di valore (gross book value GBV) e per stimare il valore netto dei crediti deteriorati è uguale a: GBV= ∑n

t=1 ft/(1+i)t. Quando il debitore (solitamente un’impresa)

incontra delle difficoltà nel rimborsare un prestito, la banca deve valutare una serie di elementi: a) la probabilità di non riuscire a recuperare l’intero importo comprensivo di quota capitale e di quota interessi nei tempi stabiliti; b) l’ammontare effettivamente recuperabile (fondamentale il ruolo delle garanzie); c) i tempi probabili nei quali presumibilmente

25 Il regolamento (CE) N. 1606/2002 del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo ha dettato l’applicazione

dei principi contabili internazionali nei bilanci consolidati delle società che emettono titoli negoziati in mercati regolamentati. Il legislatore italiano, esercitando un’opzione prevista nel regolamento, ha esteso l’ambito applicativo dei principi contabili internazionali a tutte le banche e gli intermediari vigilati nella redazione dei bilanci individuali e consolidati.

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31 avverrà il recupero. La stima di questi parametri conduce ad una rettifica di valore dei flussi di cassa attesi da f a f’. Il valore dei crediti rettificati f’ implica una svalutazione di valore da appostare nel conto economico dell’anno. Nel calcolo dei nuovi flussi di cassa rettificati le banche devono conteggiare i costi “diretti” della gestione dei crediti deteriorati (ad esempio la vendita delle garanzie). Non sono considerati parte dei crediti deteriorati i costi “indiretti” (ad esempio il costo del personale, le commissioni di gestione a un gestore esterno). La formula del prestito lordo in precedenza calcolata deve essere modificata al ribasso per tenere conto dell’importo scontato dei flussi di cassa. La rettifica di valore sarà dunque pari alla differenza tra i prestiti cosiddetti “lordi” e il valore netto NBV (net book value). R= GBV-NBV. Con il passare del tempo è possibile che la posizione deteriorata torni in bonis oppure peggiori ulteriormente, nei due casi la banca dovrà operare nel primo una rettifica di valore positiva mentre nel secondo caso una rettifica di valore negativa.

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Le principali determinanti del valore di bilancio delle

sofferenze e i prezzi di mercato.

Le ragioni principali della situazione di “stallo” dei crediti deteriorati in Italia è dovuta a due ragioni principali: la prima motivazione risiede nel fatto che esiste una discrasia di valutazione di tali sofferenze. Esiste un notevole differenziale infatti tra il valore al quale le sofferenze sono iscritte nei bilanci delle banche e il valore invece che operatori di mercato specializzati sarebbero disposti a offrire per acquistarle. Questo differenziale è dovuto ai diversi criteri di valutazione impiegati ai fini della redazione del Bilancio da parte delle Banche e i criteri utilizzati dagli investitori di mercato per la determinazione dei prezzi di acquisto. La seconda motivazione alla base del mancato sviluppo di un mercato ad hoc dei crediti deteriorati è legata ai tempi di recupero legati all’esposizione deteriorata, tale differenziale è quindi proporzionale alla lunghezza dei tempi di recupero (giudiziali o stragiudiziali). Il mancato sviluppo di un mercato secondario dei prestiti deteriorati nel contesto Italiano è causato principalmente da una differenza significativa tra il valore di bilancio di tali attivi e i prezzi offerti dagli investitori. I principali fattori di tale discrasia sono: 1) Il tasso di rendimento (TIR)26 richiesto dagli investitori nei crediti

deteriorati (NPL) è molto elevato. Tale rendimento è il tasso utilizzato dagli investitori per scontare i flussi di cassa attesi, tale tasso è significativamente più elevato rispetto al tasso d’interesse effettivo originario utilizzato dalle banche e richiesto alle stesse dai principi contabili IAS/IFRS). Questo differenziale si traduce in un prezzo ridotto richiesto dai potenziali investitori. 2) Le banche, secondo quanto disposto dai principi contabili internazionali, rilevano i costi indiretti di gestione dei prestiti deteriorati nel bilancio dell’esercizio di competenza, mentre i

26 TIR= è nel caso di un investimento il tasso composto annuale di ritorno effettivo che l’investimento genera. In

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33 potenziali acquirenti deducono tali costi indiretti immediatamente dal valore netto riducendo di conseguenza il prezzo di acquisto. Il valore di bilancio (NBV) delle sofferenze è significativamente superiore a quello che gli investitori attivi in questo mercato (fondi di tipo speculativo, hedge funds) sono disposti a pagare. I valori di bilancio di tali prestiti deteriorati sono attualmente in media pari al 41% del GBV. Per i prezzi di mercato invece non esistono dati rappresentativi, perché non esiste un listino ufficiale e i prestiti ceduti sono molto eterogenei in quanto a tipologia, garanzie e grado di svalutazione. Ad esempio ci sono stati alcuni casi in cui il valore di cessione ha superato il 45% del GBV, con posizioni assistite da garanzie ad elevato valore (nel caso specifico immobili residenziali di pregio), mentre in altri casi il valore di cessione si è attestato ad un valore del 3% del GBV (nel caso ad esempio di posizioni non garantite). Non è quindi possibile al momento individuare un valore medio di scambio rappresentativo dei prezzi di mercato. Si può tuttavia con un esempio pratico spiegare la differenza di metodologia valutativa utilizzata dagli investitori e quella utilizzata dalle banche. Una esposizione creditizia classificata a sofferenza con GBV pari a 100 euro con una garanzia reale parziale. L’ipotesi semplificata è che la stima dei flussi di cassa futuri attesi da parte della banca e da parte degli investitori sia la medesima27Si stima

quindi che il valore atteso dal credito sia il 47% del GBV(100) da incassare alla fine della procedura di recupero stimata in 4 anni.28Come si può notare

nella tavola 2 il risultato dell’indagine è così svolto, occorre anche considerare il punto di vista della banca. L’ipotesi sul tasso di rendimento effettivo originario dell’esposizione che le banche devono utilizzare per

27 L’ipotesi è appunto semplificativa, può ragionevolmente darsi che il basso prezzo offerto dagli operatori di

mercato dipenda da una stima inferiore dei flussi di cassa futuri rispetto a quella fatta dalle banche. C’è la possibilità che il tasso di copertura sia troppo basso.

28 Secondo uno studio condotto da Banca d’Italia nel 2015, per l’80% delle procedure di recupero dei crediti alle

imprese il periodo di recupero è inferiore ai 5 anni. L’età media del processo di liquidazione nel 2014 è stato pari a 3,5 anni. Nel caso di fallimenti l’età media è stata pari a 3,8 anni mentre per i concordati e le procedure esecutive tra i 2,9 e i 3,3 anni.

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34 attualizzare i flussi di cassa attesi (secondo quanto previsto dallo IAS 39) è pari al 4%.29Il punto di vista degli investitori di mercato è logicamente

differente, la loro prospettiva economica è diversa da quella delle banche, e le metodologie di stima del valore delle sofferenze sono differenti. Gli investitori infatti: 1) deducono dal prezzo di acquisto tutti i costi indiretti di gestione (oneri amministrativi e commissioni di servizio) che sono costretti a supportare nei 4 anni necessari al recupero dei flussi di cassa. La Banca invece contabilizza tali costi annualmente fino alla chiusura della posizione. 2) Gli investitori vogliono ottenere un rendimento (internal rate of return IRR) molto più elevato del tasso di attualizzazione impiegato dalle banche ai fini contabili. L’elevato IRR richiesto dagli investitori è dovuto alla struttura del passivo di tali investitori rappresentato quasi esclusivamente da capitale di rischio. In secondo luogo anche se con l’ipotesi semplificata la valutazione sui flussi di cassa attesi da parte della banca e degli investitori è la medesima, gli investitori sono tuttavia avversi al rischio e richiedono un premio tanto più elevato tanto maggiore è la dispersione dei recuperi possibili attorno al valore medio. La terza motivazione è che il rendimento atteso richiesto dagli investitori deve conteggiare anche le commissioni di performance applicate dai gestori dei fondi, (in alcuni casi tali commissioni possono arrivare al 20% degli utili netti). In ultimo possono esistere delle asimmetrie informative sul mercato del credito nella valutazione delle differenze sui flussi di cassa futuri.

29 Tale media si riferisce all’esercizio di revisione della qualità degli attivi (asset quality review,AQR) del

2014.L’Asset Quality Review è un controllo generale della Banca Centrale Europea coordinato con le banche centrali d’Europa con lo scopo di verificare la solidità delle maggiori istituzioni bancarie.

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35 Figura 1 Fonte Banca d'Italia note di stabilità finanziaria n.3 aprile 2016

Gli effetti principali sulla determinazione dei prezzi dei crediti deteriorati sono: i) L’effetto del tasso di rendimento: l’IRR (TIR) ipotizzato richiesto dagli investitori per l’acquisto delle sofferenze è pari in un caso al 15% e nell’altro caso del 25% contro un tasso medio di sconto dei flussi di cassa da parte della banca del 4%. L’effetto è particolarmente significativo perché il valore contabile (NBV per la banca) e il prezzo (per l’investitore) differiscono in maniera significativa nel primo caso di 13 punti percentuali e nel secondo caso di 21 punti percentuali. ii) l’effetto complessivo comporta per gli investitori una dimensione del differenziale di prezzo rispetto al NBV che varia da 16 a oltre 24 punti percentuali del GBV, con un prezzo di acquisto da parte dell’investitore compreso tra il 24,1% e il l6,4% del GBV. La seconda motivazione che influenza il mercato dei crediti deteriorati è il tempo di recupero in termini di valore contabile e soprattutto in termini di prezzo di mercato. Il tempo soprattutto nei

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36 mercati finanziari è una variabile fondamentale per la valorizzazione delle attività concesse in prestito. Sui tempi di recupero dell’esposizione debitoria incidono vari fattori: a) l’efficacia delle procedure interne della banca; b) l’efficienza delle norme e dell’ordinamento giudiziario di un determinato paese. (la valorizzazione dei valori può cambiare in maniera rilevante anche all’interno dello stesso Paese, tutto dipende dalla rapidità con cui i diversi Tribunali gestiscono le procedure di recupero.)

Figura 2 Fonte Banca d'Italia note di stabilità finanziaria e vigilanza n.3 aprile 2016

Dalla tabella redatta da Banca d’Italia si evidenzia seguendo una analisi di sensitività30 come cambia il valore delle sofferenze rispetto all’orizzonte

temporale di recupero dei flussi di cassa. L’ipotesi sottostante questa analisi è un IRR obiettivo del 20%. I prezzi che gli investitori sarebbero disposti a pagare per una sofferenza si modifica notevolmente di anno in anno. Ad esempio una sofferenza recuperata in 3 anni invece che in 4 farebbe crescere il prezzo di vendita di ben 4,6 punti percentuali.

30 L’analisi di sensitività è una tecnica utilizzata per quantificare i risultati di un progetto di investimento

modificando i parametri con i quali sono calcolati gli indicatori di sostenibilità economica e finanziaria del progetto stesso come ad es. il VAN o il TIR.

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Implicazioni pratiche

Alla luce di questi risultati le implicazioni derivanti dalle ipotesi proposte sono molto rilevanti. La prima considerazione importante da fare è il fatto che un accorciamento dei tempi delle procedure di recupero aumenterebbe in maniera immediata il valore dei crediti deteriorati. Le conseguenze sarebbero sicuramente positive per la capacità degli intermediari di destinare adeguate risorse al finanziamento dell’economia e della stabilità finanziaria. Secondo le simulazioni operate da Banca d’Italia infatti una diminuzione di due anni dei tempi di recupero potrebbe far lievitare i prezzi di mercato delle sofferenze di circa 10 punti percentuali e una riduzione significativa delle consistenze di lungo periodo dei NPLs. Secondo le ultime recenti notizie di media e stampa nazionale e tra gli operatori specializzati è cresciuta la percezione che il Single Supervisory Mechanism(SSM)31 voglia forzare le banche a disfarsi velocemente degli

NPL sul mercato. Tuttavia l’idea che si voglia forzare le banche a cedere rapidamente gli NPLs è errata come ripetuto in varie occasioni dalla BCE e dalla Banca d’Italia.32In materia di crediti deteriorati la Vigilanza valuta

attentamente tutti i singoli casi considerando le numerose variabili specifiche di ciascuna banca(l’efficacia delle procedure di recupero, l’adeguatezza di tassi di copertura, l’incidenza dei NPLs sul totale degli impieghi), e del contesto esterno in cui le banche operano.

31 SSM (Single Supervisory Mechanism) è il Meccanismo Unico di Vigilanza uno dei due pilastri dell’UE insieme

al meccanismo unico di risoluzione, comprende la BCE e le autorità di vigilanza nazionali dei paesi partecipanti.

32 M.Draghi, Introductory statement to the press conference- Governing Council decisions, 21 Gennaio 2016;

I.Visco, Indagine conoscitiva sulle condizioni del sistema bancario e finanziario italiano e la tutela del risparmio,

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La valutazione del rischio di credito ex-post e le

innovazioni nella gestione del contenzioso.

Il controllo dell’esposizione creditizia e la valutazione del merito creditizio del soggetto debitore è affidata ad una specifica funzione aziendale che compie tale attività durante l’intera durata del finanziamento. Dopo aver determinato il rating della controparte, gli istituti affidatari devono aggiornare tale rating in maniera sistematica per esprimere l’effettiva rischiosità del cliente durante tutta l’operazione. Nello specifico le fasi del controllo sono di due tipologie: 1) La prima fase è quella del “monitoraggio andamentale” che identifica l’insieme delle azioni poste in essere dall’intermediario per assicurare il rispetto della coerenza tra il giudizio espresso e l’effettiva rischiosità del debitore. 2) La revisione dei fidi per il recupero del credito: è un riesame complessivo e approfondito del rating assegnato. Per operare un efficace azione di controllo degli affidamenti bancari in relazione alla singola posizione debitoria, la banca analizza i dati interni (ad esempio il rapporto tra fido erogato e utilizzato, il volume degli insoluti in relazione agli effetti presentati allo smobilizzo, la morosità dei pagamenti, e il puntuale rispetto delle clausole contrattuali.) Questa attività da parte degli istituti di credito si definisce attività di monitoring. Con tale attività la banca è in grado di rilevare tempestivamente le anomalie negli affidamenti (partite deteriorate, incagli, sofferenze etc). Il significato è sostanzialmente quello di verificare il rispetto delle modalità di utilizzo del credito definite contrattualmente e le capacità dell’affidato di rispettare le clausole contrattuali

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