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La proiezione dell’italianità nel romanzo "Olivo Oliva" di Philippe Antonio Poloni

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OLIVO OLIVA

DI PHILIPPE ANTONIO POLONI

Lucia Toffoli

*

Ordunque, amico caro, la Sicilia non esiste, Essa è una

favola, un’invenzione: la Sicilia, quella vera, è nella testa (Papa esergo)

Il filone delle ‘scritture migranti’ è andato assumendo un ruolo sempre più ri-levante nell’ambito del panorama letterario quebecchese. Cimentandosi in una varietà di generi diversi, gli artisti che vi fanno capo contribuiscono ad arric-chire e a diversificare i temi e i punti di vista propri degli scrittori autoctoni, proponendo sia riflessioni frutto di esperienze di vita autentiche, sia storie rivi-sitate e romanzate, ma mai completamente snaturate poiché, spesso riconosci-bile, scorre una significativa vena autobiografica che le sottende e ne alimenta la creatività.

Tra le personalità contemporanee che si stanno lentamente affermando al-l’interno di questa corrente, una posizione di rilievo è occupata da Philippe An-tonio Poloni, il cui nome permette di indovinarne la provenienza: infatti, anche se nato a Parigi nel 1958, egli è veneto per parte di padre, e friulano per parte di madre1. Negli anni Sessanta, con tutta la famiglia vive l’esperienza

dell’emi-grazione in Québec e cresce, dunque, da ‘Italo-nord-Americano’.

Si tratta di un’identità complessa costruita sul drammatico e indissolubile contrasto tra il legame viscerale con la terra d’origine, un cordone ombelicale mai reciso, e la consapevolezza di vivere una nuova vita altrove. Egli stesso

af-*Università di Udine.

1In particolare, il padre è nativo di Sarmede, in provincia di Treviso, la madre, invece,

vie-ne da Porcia, un paesino del Nord-Est del Friuli Vevie-nezia Giulia, in provincia di Pordeno-ne. Si tratta di un chiarimento fornitoci dallo stesso autore (Poloni 24 agosto 2004).

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ferma: «Forcément le traumatisme est colossal! Pauvres de nous, immigrants pulvérisés et anéantis par l’amertume et la nostalgie» (Poloni 24 agosto 2004). Poloni sente di condividere questa «culture d’immigrants» (Montpetit): infatti, i ricordi della sua infanzia, una vecchia bicicletta costruita a Padova, l’amore per il buon vino che egli stesso produce, e la tradizionale pasta al pomodoro, riescono a evocare anche a Montréal quell’atmosfera italiana che si coglierà pie-namente nei suoi scritti. Montréal, città dove risiede, diventa dunque il simbo-lo di un’identità ambivalente, divisa tra la cultura del paese di accoglienza e l’i-neluttabile richiamo delle radici.

Artista eclettico2e di successo, a partire dal 19973, tuttavia, Poloni

manife-sta una chiara propensione per la scrittura, strumento che gli consente di espri-mere, per mezzo della fiction letteraria, l’amore per l’arte, vero fil rouge che le-ga i suoi romanzi e, anche se in maniera velata, l’urgenza della ricerca delle ori-gini. L’unità tematica delle due opere è rappresentata senza dubbio dalla pittu-ra, cui si dedicano entrambi i protagonisti; se, però, in Olivo Oliva lo scrittore sviluppa il tema della ricerca dell’identità dialogando con il protagonista, nelle pagine di Des truites à la tomate, uscito nel 2002, Poloni spiega il passaggio dal-la produzione visiva a queldal-la narrativa attraverso dal-la vicissitudini del personag-gio di Cosmo Maffia.

Scritto come una favola o un racconto fantastico che ricorda Il barone

ram-pante di Italo Calvino, e in generale le opere intrise della poetica del realismo

magico4, Olivo Oliva è un romanzo che già nei suoni vocalici del titolo ricorda

le sonorità della lingua italiana, oltre al chiaro riferimento al frutto tipico del Sud della penisola.

Altrettanto allusivi sono gli eventi che ne costituiscono la fabula: nell’inten-to, infatti, di svelare il mistero sul proprio passanell’inten-to, il protagonista Olivo Oliva intraprende una serie di spostamenti geografici e, muovendosi da un continen-te all’altro, tra Europa e America, gira il mondo come un moderno Candide

2Pittore e fotografo noto a Parigi, New York e Montréal, dove lavora occasionalmente

co-me curatore di esposizioni presso il Musée d’art contemporain, egli è anche celebre videa-sta: dalla collaborazione con Daniel Dion nascono, infatti, L’homme de Pékin e Système des

beaux-arts, che hanno segnato una tappa importante nella storia dei video d’arte.

3È l’anno di pubblicazione del primo romanzo Olivo Oliva. Il testo ottiene un tale

succes-so di critica che si pensa a una coproduzione con l’Italia per realizzare un progetto cine-matografico; due anni dopo, David Homel ne cura la traduzione in inglese che concorre per il prestigioso ‘Prix du Gouverneur Général’.

4Per una corretta, ampia, anche se ancora aperta, riflessione sull’espressione ‘realismo

ma-gico’, e quindi sulle origini e su tutte le attuali implicazioni artistico-letterarie di uno dei più significativi fenomeni culturali del XX secolo, si veda Realismo Magico. Fantastico e

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(Mayer). Il nome del personaggio deriva dalle circostanze del suo concepimen-to avvenuconcepimen-to in Sicilia dall’unione proibita tra Pina De Vie, figlia di un potente proprietario terriero che coltiva olivi, Milli Palme, contadino e poeta adole-scente, e un’oliva, che lasciata cadere sugli amanti si mescola al seme del ra-gazzo durante l’ultimo passionale incontro della coppia. Alla nascita, Olivo do-vrebbe esser soppresso in nome di una legge sancita dai secolari costumi re-gionali per la quale l’infanticidio era l’unico mezzo per salvare l’onore della fa-miglia della fanciulla oltraggiata. L’imprevisto, tuttavia, spezza l’ordine pianifi-cato degli avvenimenti: in effetti, il decesso della giovane madre a seguito del parto impone di risparmiare la vita del neonato che, ancora in fasce, è allonta-nato dall’isola. Egli cresce dunque in America, dove diventa sicario, anche se, spinto dal desiderio di ritornare alle radici della sua esistenza, decide di rien-trare in patria.

A tal proposito, la scelta della Sicilia come scenario per questo romanzo rap-presenta un chiaro e prepotente rinvio da parte dell’autore al mondo italiano, con riferimenti alla gastronomia tipica, ai paesaggi dominati dalla presenza de-gli olivi e ade-gli abitanti, descritti in un ambiente inalterato e intriso di antiche tradizioni.

Se si prende poi in considerazione la rappresentazione dello spazio (Lot-man), è possibile notare come il peso delle origini sia presente anche nel nuo-vo mondo: infatti, il contrasto tra Sicilia e America, tra qui e altrove, si concre-tizza in numerosi dualismi che oppongono staticità e frenesia, silenzio e fra-stuono, grigiore e luminosità, vera vita e falsa vita, mentre il confine che sepa-ra i due universi è segnato nel testo dalle ampie vetsepa-rate del locale di Cocco co-sì descritto nel romanzo:

Olivo Oliva, installé près des grandes fenêtres, avalait ses derniers glaçons informes. Les longues voitures éclatantes filaient à vive allure sur les avenues lisses. La chaus-sée luisante réfléchissait toutes les lumières et les couleurs de la ville. […] Le jeune homme était captivé par cette féerie automnale de phares mobiles, de néons cligno-tants et de silhouettes fugitives tentant d’échapper à la pluie. […] Le restaurant était figé dans le silence sépulcral de fin d’après-midi alors que les clients du midi sont par-tis et ceux de la soirée ne sont pas encore arrivés (Poloni. Olivo Oliva: 71-72).

Il protagonista vive a ridosso di questa frontiera: il suo io, pur affascinato dalla vita che scorre veloce fuori dalle finestre, è completamente orientato ver-so l’interno. Il lettore comprende dunque che Olivo Oliva, e come lui tanti iver-so- iso-lani emigrati, è sempre stato e continua a rimanere ‘prigioniero’ delle sue ori-gini.

L’esperienza dell’emigrazione rappresenta per i personaggi senza dubbio un valore aggiunto rispetto alla sicilianità tradizionale, quel quid che scatena una

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lacerante tensione interiore, sottolineando così l’emergere della vita dietro la forma-maschera. Infatti, se le lacrime di Cocco e dei camerieri, suscitate al ri-cordo-accidente della Sicilia, segnalano solo un momentaneo ‘risveglio’, il pro-cesso si completa, invece, in Olivo Oliva e M. Apandollo. Quest’ultimo, in par-ticolare, sceglie la morte, per consentire al protagonista di far ritorno nella sua terra natale, come attesta lo scambio di battute tra i due nel corso del loro ul-timo incontro:

– Je suis maître sicaire et Membre Très Honorable de la Très Sainte Loge. Je sais exactement qui je suis et où je suis. Je sais ce que j’aime e j’aime ce que je sais. J’ai pensé longtemps à cette affaire et, croyez-moi, c’est vraiment l’unique solution. Si vous voulez aller en Sicile rechercher votre olivier patriarche, eh bien, il faudra que l’on me découvre assassiné. Rien de plus et rien de moins…

– Mais je ne veux pas aller jusque-là!

– Eh bien, vous devriez! Vous avez le choix: une fausse vie ou l’Olivier Patriarche sous le soleil sicilien. Si j’étais vous, à votre âge et dans l’incroyable imbroglio psy-chologique dans lequel vous vous trouvez, je n’hésiterais pas une seule seconde. Je suis âgé et j’ai vécu ma vie, ma fausse vie. J’aurais fait n’importe quoi pour une vraie. – Mais vous allez mourir!

– Pas vraiment puisque je n’ai jamais vécu. J’ai passé une fausse vie à tuer de vraies vies. Belle ironie pour un maître sicaire! (Poloni. Olivo Oliva: 152-153).

Ponendo così fine a un’esistenza artefatta in cui da sempre si sente intrap-polato, Appandollo5distrugge l’immagine granitica di sicario e riscatta, in

mo-do paramo-dossale, l’autenticità di una vita da emigrante.

In tali personaggi tipizzati e fortemente cristallizzati nella loro identità ste-reotipata, e nel ritorno del tema dell’apparire versus l’essere è possibile scorge-re l’influenza della scrittura di Luigi Pirandello.

Quest’ultimo, citato più volte in maniera esplicita all’interno dei romanzi (Poloni. Olivo Oliva: 97, Des truites à la tomate: 292), è presente fin dalle pri-me opere in prosa di Poloni quando, con le novelle Si jeune et si vieux… e Le

cordonnier qui enseigne, egli si avvicina a un genere caro al suo maestro. Infine,

nella pièce La mort comme métaphore, posta a conclusione del secondo roman-zo, affiorano anche i temi dell’incomunicabilità e dell’affermazione dell’iden-tità, ampiamente sviluppati dallo stesso Pirandello nel capolavoro del 1921, Sei

personaggi in cerca d’autore.

5Il ritorno di M. Apandollo in Des truites à la tomate, unitamente alla ripresa dei medesimi

nomi per alcune delle creature presenti nei testi, non solo annulla sul piano della fiction lo scarto temporale che separa le due opere ma, in quanto espressione d’intertestualità inter-na, consente di rilevare una marcata continuità nell’ambito della produzione narrativa di Poloni.

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Pertanto, ispirato da uno dei più grandi nomi del Novecento italiano, Polo-ni rivela apertamente una sorta di filiazione letteraria e con ferma convinzione dichiara:

[…] Pirandello est, sur le plan littéraire, celui qui m’a mis au monde. Ç’a été pour moi une renaissance, si je le peux dire. Je l’ai découvert par hasard, en m’intéres-sant à la littérature italienne, et quand je suis tombé sur lui, ç’a été l’éblouissement total. Après qu’il y a eu chez moi une mort complète, celle de l’artiste en arts visuels, Piradello m’a aidé à rêver encore, rêver de devenir l’aspirant romancier que je suis aujourd’hui, et je lui dois énormément (Fortin).

Accanto ad autori come Sciascia e Tomasi di Lampedusa, Pirandello fa par-te di quel manipolo di scrittori che Poloni predilige e con i quali condivide i tratti della sicilianità letteraria, ovvero «quei dati e quelle componenti che si ri-tengono specifici della sensibilità e del modo di essere siciliani» (Scerri), ele-menti tipici della produzione insulare a partire dal verismo. Rifacendosi ai ca-noni di questo movimento, Poloni ritrae una società arcaica e contadina che emerge in particolare attraverso l’analisi delle figure presenti in Olivo Oliva. Si tratta sempre di rappresentazioni che rimangono nella sfera dell’arte e che non hanno scopi antropologici o sociologici, poiché in esse spesso s’intrecciano esplicitamente storia e mito, verità e finzione.

Nello stesso modo, come in tutte le rappresentazioni letterarie, la Sicilia raccontata non è il riflesso della realtà, ma una percezione del tutto sogget-tiva: infatti, il romanziere, che, paradossalmente, non ha mai visitato la re-gione, attinge sia a una tradizione colta, che annovera i grandi classici della letteratura siciliana, sia alla cultura di massa, veicolata soprattutto attraver-so la produzione filmica americana, in cui l’immagine folkloristica dell’iattraver-sola è associata a quella della mafia. Oltre ai temi dell’immobilismo culturale, dell’onore e della legge dell’omertà, egli pone l’accento proprio sul diffuso stereotipo della mafiosità6 e lo rappresenta in maniera caricaturale per

me-glio decostruirlo.

Questi contributi, l’aulico e il popolare, sono il tramite per Poloni per

giun-6Alcuni passi del romanzo Olivo Oliva sono riportati all’interno dell’antologia Sweet

Le-mons: Writings with a Sicilian Accent. Il volume, che raccoglie il contributo di oltre

cin-quanta autori nord-americani che hanno scritto sulla Sicilia, perché originari della regione o semplicemente per un loro interesse letterario, nasce con l’intento di sconfessare le rap-presentazioni negative convenzionali dei siciliani e, più in generale, degli immigrati italiani. Le curatrici intendono inoltre suscitare nei lettori nord-americani la riflessione sulla com-plessità della cultura identitaria insulare.

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gere all’isola7da cui rimane a tal punto affascinato da ambientarvi il suo primo

libro dove essa, «plus qu’un simple décor, […] est espace du roman, terre mè-re et objet du désir» (Bernier 219). Lo scrittomè-re, tuttavia, non si limita a riceve-re tale ericeve-redità, ma la rielabora facendola propria: la Sicilia, che ben si priceve-resta a ogni mitologia e a ogni enfasi, è per lui «une métaphore sur l’identité et sa quê-te […]» (Poloni 23 giugno 2004), un modo per rivendicare le proprie origini da cui trae ispirazione. Sottolineando il tema del ritorno alle radici, Réginald Martel conclude un articolo scrivendo:

En envoyant Olivo Oliva dans la Sicile de sa naissance en mission de reconnaissan-ce de lui-même, Philippe Poloni a exprimé de façon magistrale, en recourant au be-soin du fantastique, le douloureux empire des origines (Martel).

E Poloni stesso spiega il meccanismo che l’ha portato a individuare il terri-torio siciliano come spazio delle origini:

en tant qu’Italo-nord-américain, l’Italie est devenue, à travers mes lectures, un pay-sage poétique où toutes les métaphores n’ont qu’un seul but: attiser la nostalgie du pays abandonné.

Je suis comme ces milliers d’Italiens dispersés de part le monde, je suis une olive qui chante le célébrissime Va Pensiero de Verdi: ‘Oh, mia patria si bella e perduta!’ (23 giugno 2004).

Per l’autore di Olivo Oliva questo ‘paysage littéraire’ non è il Nord delle sue autentiche origini, quel Veneto e quel Friuli da cui provengono i genitori, ma una Sicilia immaginaria che egli ricrea senza conoscerla direttamente e, citando le parole di Andrea Camilleri, ‘alla sua maniera’.

Pertanto, Poloni, e come lui molti scrittori di seconda e terza generazione, insistendo sull’opposizione tra realtà e invenzione, elabora una visione compo-sita e fittizia dell’italianità8che, svuotata di qualsiasi valenza patriottica o

pas-satista, è piuttosto un mosaico o una proiezione letteraria in cui, accanto alle esperienze autobiografiche, si ritrovano gli influssi artistici di autori famosi e, insieme, i pregiudizi e i luoghi comuni elaborati all’estero sull’Italia.

7Mosso dal desiderio di sperimentare forme e tecniche di espressione sempre nuove, nel

2006 l’autore cura la traduzione in francese del secondo libro della catanese Melissa P.,

L’o-dore del tuo respiro. Ancora una volta, Poloni si mostra incuriosito dalla rappresentazione

dell’universo siciliano.

8 Per approfondire i disparati aspetti dell’influenza culturale esercitata dall’Italia

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Bibliografia citata

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