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Franceschi, Zelda Alice (a cura di), Razza, razzismo e antirazzismo. Modelli, rappresentazioni e ideologie, I Libri di Emil, Bologna, 2012

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CONFLUENZE Vol. 4, No. 1, 2012, pp. 282-284, ISSN 2036-0967, Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere Moderne, Università di Bologna.

Zelda Alice Franceschi (a cura di), Razza,

razzismo e antirazzismo. Modelli, rappresentazioni

e ideologie, I Libri di Emil, Bologna, 2012

Clio Corradi - Caterina Fidanza UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

In questo libro l’antropologa americanista Zelda Alice Franceschi propone una riflessione intorno alla nozione di razza, indagandone la genesi e l’evoluzione storica. La curatrice, sovrapponendo diversi piani concettuali, presenta una raccolta di saggi di distinti ambiti disciplinari, il cui filo rosso rimane però lo sguardo critico dell’antropologia culturale.

La ricchezza del testo e anche la sua peculiarità risiedono innanzitutto nell’approccio interdisciplinare attraverso cui si cerca di far luce sulla complessità di un concetto spesso abusato nel quotidiano, di cui ancora molto si discute nelle accademie e rispetto al quale la voce stessa dell’antropologia culturale non sempre è stata chiara.

Il libro raccoglie alcuni dei contributi emersi nell’ambito del progetto europeo “Acume2” che aveva come titolo “Interfacing Sciences, Literature and the Humanities” e il cui obiettivo era quello di instaurare un dialogo tra differenti discipline, di aprire una breccia tra i confini fin troppo serrati dei saperi, nella convinzione della necessità di una prospettiva interdisciplinare in grado di rendere conto della complessità dei risvolti socio-politici dei recenti sviluppi scientifici e tecnologici. In particolare, il volume accoglie saggi di antropologi (Franceschi, Fusaschi e Pompeo), specialisti della letteratura anglofona (Golinelli, Monticelli, Nadalini e Turci) e studiose dell’America Latina (Cattarulla, Scarzanella) che a partire da diverse prospettive riflettono sulla genesi, le implicazioni e le ricadute sociali della categoria di razza in specifici contesti storico-culturali.

I primi due saggi, quelli di Gilberta Golinelli e Monica Turci, mediante l’analisi di narrazioni letterarie e fotografiche mostrano come sia possibile rintracciare dinamiche di costruzione di un “mondo razzializzato” nell’Inghilterra elisabettiana e vittoriana.

I contributi di Zelda Alice Franceschi, Rita Monticelli, Amanda Nadalini e Francesco Pompeo si concentrano sulla costruzione della categoria di razza all’interno del percorso intellettuale di alcuni autori, rispettivamente Franz Boas, William Edward Burghardt Du Bois e Claude Lévi- Strauss, che per primi hanno fatto luce sulle problematiche sollevate dall’uso di questa nozione spesso ambigua. Infatti, se l’antropologo Boas impiega simultaneamente gli strumenti dell’antropologia fisica, culturale e linguistica per decostruire l’idea di “razza” umana e convalidare le sue posizioni antirazziste, l’intellettuale afro-americano Du Bois, invece, utilizza in modo strategico e sovversivo la categoria di razza

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Finestre 283 nel contesto post-traumatico della fine della guerra di Secessione e dell’introduzione del segregazionismo. All’interno poi di quella che Pompeo definisce come “galassia Lévi-Strauss” si possono rintracciare due testi specifici in cui l’etnologo si confronta con il tema in questione: Razza e Storia (1952) che, come sostiene lo stesso autore, rappresenta una sorta di “piccolo catechismo antirazzista” e il più scomodo e meno compreso Razza e Cultura (1971), in cui si intravede l’antiumanesimo culturalista di chi guarda con pessimismo e disillusione alle conseguenze catastrofiche di una globalizzazione sempre più efferata. Proprio l’intervento di Lévi-Strauss all’Unesco nel 2005, anno in cui si celebrava il sessantesimo anniversario della sua creazione, rappresenta il punto di avvio della riflessione di Michela Fusaschi sulla definizione di razza in seno all’organizzazione internazionale: dalle due dichiarazioni del 1950 e 1951 emerge tutta la difficoltà di instaurare un dialogo tra scienze sociali e scienze esatte per affrontare la complessità della questione della razza.

Infine, negli ultimi due saggi l’attenzione viene rivolta al contesto latinoamericano: Camilla Cattarulla riflette sul tema della razza nella costruzione dell’identità argentina, sottolineando il ruolo dell’immigrazione italiana nel paese; mentre il contributo di Eugenia Scarzanella si concentra sul lavoro scientifico di Corrado Gini e di Luca Cavalli Sforza, mettendo in luce le implicazioni e le ricadute della ricerca genetica nella trama politico-sociale dei paesi latinoamericani, soprattutto in relazione alle rivendicazioni sviluppatesi all’interno dei movimenti indigenisti, prima, e neoindianisti, poi.

Ciò che emerge dunque dalla lettura della raccolta è la duttilità di “un concetto adattativo, malleabile, una sorta di contenitore vuoto” (Franceschi) riempito di volta in volta secondo i dettami del biologico e/o del sociale per affermare visioni della realtà che tendono a gerarchizzare i rapporti tra i gruppi umani. L’idea della razza emerge infatti laddove si avverte la necessità di classificare, di delimitare la propria identità rispetto ad un’alterità che viene dipinta come inferiore e spesso contaminante per legittimarne la sottomissione. È questo uno dei temi che percorrono l’intero volume in cui, come la curatrice evidenzia nella bella introduzione, alcune parole chiave sono identità, nazione e discorso. Ed è proprio nell’introduzione che Franceschi, con scrittura misurata, elegante e puntuale, guida il lettore da un saggio all’altro rendendo fluida la struttura del testo e, contestualizzando in modo preciso ogni contributo, tesse sapientemente le fila di un discorso complesso e stratificato.

Se apprezzabile è la scelta di includere in appendice le due dichiarazioni Unesco del 1950 e 1951 e alcuni tra i passaggi più significativi dai saggi di Lévi-Strauss del 1952 e 1971, ci si chiede se non sarebbbe valsa la pena di accogliere nella raccolta un intervento di un biologo o di un genetista che avrebbe potuto approfondire ulteriormente il dialogo tra le diverse discipline; il testo risulta comunque denso e polifonico e, anche se pensato per un pubblico specialistico in possesso di pregresse conoscenze in ambito antropologico, potrà certamente interessare chiunque voglia approfondire il discorso sulla razza attraverso una trattazione ricca di stimoli e di riflessioni.

In definitiva, ci troviamo di fronte ad un volume che coraggiosamente affronta un problema tanto scottante quanto attuale, arricchendo un dibattito ancora in corso, senza avere però la pretesa di fornire facili risposte che corrono

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Finestre 284 spesso il rischio di alimentare vecchi e nuovi pregiudizi. In tal senso è evidente che anche quando si tenta di sostituire il concetto di razza con quello di etnia, lasciando intendere che si tratti soprattutto di un problema di natura linguistica, si incorre in realtà nel medesimo meccanismo classificatorio e gerarchizzante che non fa che riproporre lo stesso discorso in altri termini. Per questo motivo la questione della razza va trattata con cautela e profondità storico-critica, così come dimostrano gli autori della raccolta con il loro impegno e la loro sensibilità nei confronti di un tema tanto controverso.

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