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View of Luciano Curreri, Play it again, Pinocchio. Saggi per una storia delle «pinocchiate»

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Between, vol. VII, n. 14 (Novembre / November2017)

Luciano Curreri

Play it again, Pinocchio.

Saggi per una storia delle «pinocchiate»

Bergamo, Moretti & Vitali, 2017, 115 pp.

Le avventure di Pinocchio, come è noto, terminano con la

metamorfosi del burattino, o piuttosto, secondo Manganelli, con la morte del burattino, abbandonato esanime su una seggiola e sostituito da un insulso ragazzo perbene. Una morte che è anche un drastico espediente per arrestare il moltiplicarsi potenzialmente infinito delle avventure, per chiudere la forma aperta evocata nel titolo. Ma Pinocchio, che è fatto di durissimo legno, riesce a sfuggire al destino decretato dal suo autore, per continuare a vivere le sue avventure fino ai giorni nostri. Grazie alla sua innata predisposizione metamorfica, diventa infatti protagonista di nuove storie, scritte a partire dalla fine dell’Ottocento: le cosiddette “pinocchiate”, che costituiscono l’oggetto del saggio di Curreri. Anzi, dei saggi di Curreri, perché Play it again, Pinocchio è una raccolta di interventi già pubblicati in altre sedi, quali postfazioni, curatele di antologie, contributi a miscellanee e articoli su rivista. Questi interventi sono però disposti secondo un ordine ben preciso, in modo da delineare, come specificato nel sottotitolo, una «storia delle “pinocchiate”», o quantomeno di quelle più significative, che si estende fino alla seconda guerra mondiale, con qualche incursione nelle pinocchiate più recenti (Pinocchio con gli stivali di Malerba, Pinocchio nero di Marco Baliani, il film A.I. di Spielberg), senza trascurare le «pinocchiate critiche» (34) di Biffi, Manganelli e Compagnone. Restano tuttavia i segni di un’unità creata a posteriori nelle numerose ripetizioni, sia nel testo sia nelle note, lasciate volutamente dall’autore per non modificare troppo l’assetto dei saggi originari.

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Luciano Curreri, Play it again, Pinocchio. Saggi per una storia delle «pinocchiate» (V. Bonanni)

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In questa breve storia delle pinocchiate, che tiene sempre conto dei fondamentali contributi critici sull’argomento di Rodolfo Biaggioni, Roberto Maini e Marta Zangheri, Curreri non si pone l’obiettivo di un’analisi dettagliata dei singoli testi ̶̶ considerati per il loro valore documentario più che letterario ̶̶ quanto di una ricostruzione del loro contesto storico, culturale, sociale e politico, per individuarne i filoni principali e per soffermarsi sul ruolo della propaganda e dell’ideologia. Arriva così a distinguere due tendenze opposte: la linea futurista-fascista, che irrigidisce e irreggimenta il burattino, snaturandone la predisposizione all’avventura tramite l’adesione a un’ideologia, e quella di derivazione salgariana, che attraverso il ricorso al fantastico, al fiabesco e all’esotico preserva invece l’originaria tendenza anarchica all’avventura del burattino. Questa interpretazione, a suo parere, contribuirebbe a superare, o quantomeno a sfumare, la tradizionale opposizione Collodi-Salgari della nostra storia letteraria.

Nel primo saggio, che ha lo stesso titolo del volume, Curreri traccia una panoramica storica generale delle pinocchiate che funge da introduzione. Il secondo saggio, Sulle tracce di un Pinocchio “futurista”: la

variante Pinocchietto alla guerra europea, dopo una breve ricognizione delle

pinocchiate in cui il burattino si confronta con l’evoluzione della tecnica e della scienza (ad esempio Pinocchio in automobile di Giulio Erpianis, 1905), si concentra soprattutto su due testi, Pinocchietto contro l’Austria (1915) di Bruno Bruni e Pinocchietto alla guerra europea (1915) di Ardito Arditi, accomunati da un nazionalismo di fondo, ma differenti per quanto riguarda l’atteggiamento del protagonista di fronte all’orrore della guerra.

Il terzo saggio, «Sopra boschi di braccia tese». “Pinocchiate” fasciste

(1923-1944), delinea una storia e una cronologia delle pinocchiate

fasciste, a partire dalle Avventure e spedizioni punitive di Pinocchio fascista di Giuseppe Petrai (presumibilmente del 1923), nelle quali il burattino indossa la camicia nera o prosegue le sue avventure in terra africana. Interessante è l’analisi delle copertine di Giove Toppi e di altri illustratori, nelle quali spicca «il naso sempre ben allungato e protervo» di Pinocchio, che Curreri interpreta come una «visualizzazione bellicosa della scaltrezza intellettuale del burattino» (62): la menzogna che quel

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Between, vol. III, n. 5 (Maggio/May 2013)

3 naso rappresenta, intesa come astuzia, non è più qualcosa di cui vergognarsi. Spiace solo che le copertine descritte non siano riprodotte nel volume, privo di illustrazioni.

Dopo un breve «siparietto» (84), come lo definisce l’autore, intitolato Le “pinocchiate” fasciste sono racconti d’Italia?, che si conclude con una risposta positiva a questa domanda, si ritorna al filone salgariano, già in parte affrontato nella trattazione delle pinocchiate fasciste, nel saggio L’avventura come antidoto a un’identità di propaganda?

Tre “pinocchiate” salgariane del 1928, in cui vengono presi in esame tre

racconti di Bettino d’Aloja (Pinocchio in India, Pinocchio nella Malesia e

Pinocchio a Ceylon), pubblicati nel 1928 con le illustrazioni di Giove

Toppi, per verificare l’ipotesi espressa in forma interrogativa nel titolo. Il saggio successivo Pinocchio e i pupi. Una storia legnosa tra passato e

presente, di poche pagine, è incentrato su Pinocchio alla corte di Carlomagno

(pubblicato nel Teatro con i pupi siciliani di Fortunato Pasqualino), in cui il personaggio di Collodi si inserisce nel tradizionale repertorio del teatro dei pupi, irrompendo con la sua comicità nella scena tragica. Nell’ultimo saggio, intitolato L’ultimissima “pinocchiata”? Cinque brevi

paragrafi intorno a Il popolo di legno (2015) di Emanuele Trevi, Curreri

individua nella riscrittura “anarchica” di Pinocchio compiuta da Trevi una costante tensione verso il mito, a suo parere inficiata da una tendenza a spiegare e a svelare troppo, soprattutto nel finale.

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Luciano Curreri, Play it again, Pinocchio. Saggi per una storia delle «pinocchiate» (V. Bonanni)

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L’autrice

Veronica Bonanni

Veronica Bonanni è dottore di ricerca in Letterature comparate e collaboratrice scientifica del CLE (Centre de recherche en langues et littératures européennes comparées, Université de Lausanne).

Email: verbonanni@gmail.com

La recensione

Data invio: 15/05/2017

Data accettazione: 30/09/2017 Data pubblicazione: 30/11/2017

Come citare questa recensione

Bonanni, Veronica, “Luciano Curreri, Play it again, Pinocchio. Saggi per

una storia delle «pinocchiate»”, Maschere del tragico, Eds. C. Cao, A.

Cinquegrani, E. Sbrojavacca, V. Tabaglio, Between, VII.14 (2017), http://www.betweenjournal.it.

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