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Memini ergo sum: la vocazione archivistica dei Siciliani

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Academic year: 2021

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Memoria della modernità

Archivi ideali e archivi reali

Atti del XIII Convegno Internazionale della

MOD

7-10 giugno 2011

a cura di

Clara Borrelli, Elena Candela, Angelo R. Pupino

Tomo III

Edizioni ETS

(2)

© Copyright 2013 EDIZIONI ETS

Piazza Carrara, 16-19, I-56126 Pisa info@edizioniets.com www.edizioniets.com

Distribuzione

PDE, Via Tevere 54, I-50019 Sesto Fiorentino [Firenze]

ISBN978-884673649-9 www.edizioniets.com

I presenti volumi sono pubblicati con i contributi di:

Mibac-Direzione Generale per le Biblioteche, gli Istituti culturali e il Diritto d’Autore Firb, Fondo per gli investimenti della ricerca di base istituito dal Miur, ed erogato al progetto ALeNI-Archivi Letterari del Novecento Italiano,

tramite il Dipartimento di studi letterari, linguistici e comparati dell’Università di Napoli «L’Orientale»

In copertina

René Magritte, La memoire, 1940

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Mariella Muscariello

«MeMini, erGo suM»:

La vocazione archivistica dei siciLiani

contro la tesi sostenuta da Gentile della sicilia come isola «sequestra-ta», estranea alle dinamiche dell’intellighenzia europea e che, al tramon-to dell’ottramon-tocentramon-to, andava smarrendo anche il suo «carattere regionale»1,

gli scrittori siciliani del novecento, «in lotta con il seppellimento e con l’oblio»2, hanno innalzato una trincea di “musei”, albums fotografici,

vo-cabolari dialettali e dizionari letterari, adibiti a raccontare, per lemmi, i caratteri di una civiltà segnata da «marginalità geografica e solitudine esi-stenziale», ma anche attraversata da «una febbrile ed onnivora curiosità per le più remote latitudini e culture»3. Ma soprattutto hanno declinato

nei loro diversi stili il tema della memoria, inaffrancabile tanto dalle zone di provenienza – dall’entroterra o dalla costa, dalla parte occidentale o da quella orientale – quanto dalle storie e scelte individuali.

ha scritto Leonardo sciascia:

un uomo che sta oggi per varcare la fatidica soglia dei settant’anni e che i primi dieci – gli indelebili anni dell’infanzia – ha passato in un piccolo paese, isola nell’isola, senza, in quei primi anni, mai allontanarsene, ha da inventaria-re ricordi ben diversi per quantità, qualità e significati, di quelli di ogni altro suo coetaneo che questi primi anni li ha passati in città più o meno grandi, in paesi affacciati al mare o toccati da strade e ferrovie di grande transito4. 1 si vedano GiusePPe Giarrizzo, Introduzione a aa.vv., La Sicilia, a cura di M. aymard e G.

Giarrizzo, torino, einaudi, 1987, p. XXi e leonardo sciascia, Sicilia e sicilitudine, in id., La corda

pazza. Scrittori e cose della Sicilia, torino, einaudi, 1982, pp. 15-16.

2 vincenzo consolo, Le pietre di Pantalica, Milano, Mondadori, 1990, p. 123.

3 antonio di Grado, La lotta con l’angelo. Gli scrittori e le fedi, napoli, Liguori, 2007, p. 80. 4 l. sciascia, C’era una volta il cinema, in id., Fatti diversi di storia letteraria e civile, Milano,

adelphi, 2009, p. 172.

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MeMoria della Modernità. archivi ideali e archivi reali

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racalmuto, nel «cuore arido e immedicabile della sicilia delle zolfare e delle saline»5, è, dunque, palestra propizia ad un incessante esercizio

del-la memoria che dai frammenti di una «storia minima» – del-la meraviglia e lo stupore provati di fronte all’importazione dei primi, timidi segni della modernità – si è fatta, nel tempo, complici la passione civile e l’impegno intellettuale, esemplare archivio della storia «grande»6. dall’eccentrica

postazione di “esiliato dall’interno”7, nelle vesti di laico sacerdote di una

memoria “presbite”8, sciascia si è sempre impegnato a tutelare i colori dei

propri ricordi dal “pericolo di dilavarsi” in un’epoca affetta, come avver-tiva Brancati, da «un’inquietante amnesia»9. È così che la memoria

divie-ne mot-clé della sua scrittura, spesso esibito sin dalle soglie dei testi, divie-nei titoli – Il teatro della memoria, La sentenza memorabile – e nelle epigrafi, altrettante citazioni en abyme di un affollato ma lucidamente selezionato repertorio di modelli letterari10; una stessa matrice – la volontà di sottrarre

alla forza erosiva del tempo la storia linguistica e letteraria della propria terra – sottostà tanto ad Occhio di capra, dedicato ai nipoti, «perché ri-cordino», quanto all’Alfabeto pirandelliano11, «due vocabolari

comple-mentari che raccontano un’esistenza (ovvero una letteratura) sotto specie agrigentina»12. una vocazione archivistica che convive con la disposizione

5 a. di Grado, Leonardo Sciascia: la figura e l’opera, Marina di patti, pungitopo, 1986, p. 29. 6 l. sciascia, Notizia, prefazione a Occhio di capra, in id., Opere 1984-1989, a cura di c.

ambroi-se, Milano, Bompiani, 1990, p. 12.

7 «proprio nella “letteratura”, del resto, sciascia ha trovato la “possibilità di staccarsi dalla

sici-lia pur restando in sicisici-lia” e di utilizzare questo “esilio dall’interno” come un’occasione morale di inve-stigazione e di scoperta», rosario contarino, Il Mezzogiorno e la Sicilia, in aa.vv. Letteratura italiana,

Storia e geografia, iii. L’età contemporanea, a cura di a. asor rosa, torino, einaudi, 1989, p. 780.

8 «L’investigazione, come avverte sciascia da lettore e autore di detective-stories, implica la

me-tafisica; e dunque l’intuizione rivelatrice vi si configura come vaticinio, fondato su una continuità fra passato e futuro nell’eterno presente del teatro della memoria: ovvero sulla chiaroveggenza d’una me-moria “presbite”, cioè archetipica, che “va alle cose lontane e svanisce sulle vicine” e grazie a questa sua trasparenza, come “di un vino che si decanta”, riesce a leggere nei nostri destini collettivi l’incessante fermentare di remote finzioni», a. di Grado, Leonardo Sciascia: la figura e l’opera cit., p. 19.

9 vitaliano Brancati, Non amo la mia epoca, in id., Il borghese e l’immensità. Scritti 1930/1954,

a cura di s. de Feo e G. a. cibotto, Milano, Bompiani, 1973, p. 164. si veda anche, di Brancati, I piaceri

della memoria, in id., Opere 1932-1946, a cura di L. sciascia, Milano, Bompiani, 1987, pp. 605-608. 10 ha scritto vincenzo consolo che «in sciascia l’epigrafe, come il titolo, [ … ], come la dedica,

come ogni altro elemento del paratesto, è quanto di più vicino, di più connaturato al testo ci sia. La sua epigrafe è sempre di un autore scelto per ammirazione e immedesimazione, è brano, frase di un’opera sotto la cui luce bisogna porre il testo che ci accingiamo a leggere», v. consolo, Prefazione a Pino

di silvestro, Le epigrafi di Leonardo Sciascia illustrate da 25 disegni a china, palermo, sellerio, 1996,

pp. 11-13.

11 l. sciascia, Alfabeto pirandelliano, in id., Opere 1984-1989, a cura di c. ambroise, Milano,

Bompiani, 2004.

12 salvatore s. niGro, Il volto di Sciascia sulla maschera di Pirandello, in aa.vv., Leonardo

Scia-scia. La memoria, il futuro, a cura di M. collura, Milano, almanacco Bompiani, 1998, p. 83.

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la vocazione archivistica dei siciliani 111 al recupero editoriale di voci siciliane oscurate o disperse: quella sommes-sa e sommersommes-sa di Maria Messina, ad esempio, o quella candidamente mu-sicale di antonio castelli, che hanno avuto più o meno congruo risarci-mento nella collana selleriana “La memoria”13.

accade anche che la memoria funzioni da strumento ermeneutico con cui rivalutare testi ed autori con i quali gli era difficile trovarsi in sintonia. per esempio, con Giovanni verga. infatti, per sua esplicita ammissione, era andato, nel tempo, ad una progressiva svalutazione dei Malavoglia, quasi ad una «insofferenza»14. Ma la pratica del rileggere – ha scritto,

infatti, che «la gioia del rileggere è più intensa e luminosa di quella del leggere»15 – e l’incontro inatteso con una delle meno note novelle

ver-ghiane, La chiave d’oro, hanno sia cambiato di segno il suo giudizio sul primo romanzo del ciclo dei vinti, sia riorientato la sua interpretazione dell’opera verghiana che, affrancata dall’ipoteca dell’ “ideologia”, gli ha rivelato altre, a lui più congeniali ragioni. alla Chiave d’oro sciascia ha riservato un saggio – dal titolo per noi esemplare, Verga e la memoria – perfettamente sovrapponibile alla struttura di un poliziesco, dove il criti-co, indossati i panni di un sagace detective, lavora, per dirla con Lavaget-to, “con piccoli indizi”16. La novella ha tutti gli ingredienti per intrigare

Leonardo sciascia: ci sono un omicidio ad opera di un campiere mafioso che lavora alle dipendenze di un canonico, un giudice che, disposto a la-sciarsi corrompere, finge di aver perso, durante il sopralluogo, la chiave del proprio orologio, e il canonico stesso che, intenzionato ad occultare la verità, compra il silenzio del tutore dell’ordine con una chiave d’oro che, insieme all’indulto di Garibaldi, ottiene la piena assoluzione del colpevo-le. Metaforicamente munito della stessa lente d’ingrandimento che per-mette a sherlock holmes di risalire dalla cenere di un sigaro all’identità dell’assassino, sciascia si sofferma su di un dettaglio, nascosto tra le pie-ghe dell’intreccio, all’apparenza irrilevante. È la presenza di un bambino, Luigino, sul luogo del delitto, al quale, scrive verga, «dopo, finché visse, rimase impresso in mente lo spettacolo che aveva avuto sotto gli occhi co-sì piccolo»17. È così che Luigino e la sua capacità, nel tempo, di ricorda-13 La riedizione selleriana del 1990 di Casa paterna di Maria Messina è accompagnata da un’acuta

Nota critica di Leonardo sciascia che della scrittrice siciliana è stato generoso talent-scout; di castelli,

sempre su indicazione di sciascia, sono stati pubblicati i Passi a piedi passi a memoria. in merito si veda a. di Grado, Castelli o del candore, in id., L’isola di carta. Incanti e inganni di un mito,

siracusa-palermo, arnaldo Lombardi promozione, 1996, pp. 147-155.

14 l. sciascia, Verga e la memoria, in id., Cruciverba, cit., p. 159. 15 l. sciascia, Del rileggere, ivi, p. 257

16 Mario lavaGetto, Lavorare con piccoli indizi, torino, Bollati Boringhieri, 2003.

17 Giovanni verGa, La chiave d’oro, in id. Tutte le novelle, a cura di c. riccardi, Milano,

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re diventano per sciascia una rivelazione, gli consentono di rimuovere un velo che copriva, a suo avviso, la sostanza profonda dell’opera verghiana che è, appunto, la memoria. Ma l’indagine continua e, adottando uno dei principi metodologici fondanti affermati da holmes – la necessaria appli-cazione al “fatto” di un ragionamento regressivo o analitico18 –, sciascia

ripercorre à rébours la storia di verga e Nedda, Fantasticheria e i

Malavo-glia gli forniscono altrettante prove a favore del «peculiare apporto della

memoria» nell’opera dello scrittore catanese19. La chiave della memoria è,

dunque, una “chiave d’oro” con cui entrare nei segreti dell’opera di ver-ga e risolvere il mistero del suo brusco passaggio dalla mediocrità dei ro-manzi mondani al genio della narrativa rusticana20. Ma è anche,

implicita-mente, il riconoscimento che l’archetipo della “religione” della memoria che, variamente, associa gli scrittori siciliani, disponendoli a non occultare la storia e le sue imposture, si nasconde all’ombra di un nespolo. se de roberto vi si impegnò utilizzando gli acidi corrosivi del suo naturalismo critico, se pirandello si servì del bisturi dell’umorismo per denunciare le inconcludenze della storia, sciascia preferì armarsi di uno “scettico disin-canto” evidente, come un lascito testamentario, dal sottotitolo scelto per la raccolta, pubblicata postuma, di articoli giornalistici: A futura memoria

(se la memoria ha un futuro). scetticismo e disincanto che non scalfirono

la fede nella funzione demistificatrice delle parole con le quali raccontare ai lettori dell’oggi e a quelli del domani il nostro “nero presente”21.

con Gesualdo Bufalino, più «portato alle investigazioni interiori»22

che alle inchieste negli “affari tenebrosi” della nostra storia civile, la me-moria, snodo centrale della sua poetica, vira nelle regioni umbratili dell’e-sistenza. nato a comiso, nella sicilia “babba” 23, da cui raramente si è

al-lontanato, preferendo di gran lunga rimanere «pascalianamente chiuso in una stanza» piuttosto che andare tra «i ventruti Leviatani di pietra chissà dori, 1990, p. 913.

18 M. lavaGetto, op. cit., p. 21.

19 l. sciascia, Verga e la memoria, cit., p. 155.

20 il riferimento è al saggio di GiacoMo deBenedetti, Presagi del Verga, in id., Saggi critici, a cura

di F. contorbia, Milano, Mondadori, 1982, pp. 207-221.

21 l. sciascia, Introduzione a A futura memoria (se la memoria ha un futuro), in id., Opere

1984-1989 cit., p. 770.

22 nunzio zaGo, Sciascia e Bufalino, in aa.vv., Leonardo Sciascia e la tradizione dei siciliani, a

cura di r. castelli, caltanissetta-roma, salvatore sciascia editore, 2000, p. 200.

23 «vi è una sicilia “babba”, cioè mite, fino a sembrare stupida; una sicilia “sperta”, cioè furba,

dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode. vi è una sicilia pigra, una frenetica; una che si estenua nell’angoscia della roba, una che recita la vita come un copione di carnevale; una, infine, che si sporge da un crinale di vento in un accesso di abbagliato delirio…», Gesualdo BuFalino, L’isola

plurale, in id., La luce e il lutto, palermo, sellerio, 1988, p. 18.

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la vocazione archivistica dei siciliani 113 dove, altrove»24, è senza dubbio il più “proustiano” degli scrittori

sicilia-ni25. stabilita una proficua equazione tra memoria e scrittura – «si scrive

specialmente per essere ricordati e per ricordare, per vincere entro di sé l’amnesia»26 –, Bufalino ha ingaggiato, attraverso la letteratura, una sfida

impari contro il tempo, contro la sua forza eraclitea che investe e corrode persone e cose, abitudini e culture. terapia, o meglio effetto placebo27, alla

deriva del nulla è, dunque, l’arte di ricordare, ora personificata nella vio-lenta corposità di argo, il mostro mitologico «simbolo della memoria on-niveggente ma vulnerabile»28, ora identificata, come i sogni, nella

sostan-za aerea delle ombre e nella fragile consistensostan-za delle “cere perse”. Museo

d’ombre, nato dalla prefazione all’album fotografico Comiso ieri di iacono

e Meli29, è la sua “camera oscura della memoria”, attraverso la quale,

ri-evocando mestieri scomparsi, luoghi, voci e volti di una stagione che fu, rivisitare una provincia oramai ridotta dalla storia a «lastrico di fossili»30,

per rivisitarsi, per «riessere»31. perché a lui, che al paese “ritrovato”

chie-de che gli «restituisca una faccia, gli dia un sigillo unico alla sua figura, gli garantisca, non fosse altro, una lapide»32, non accada come al

prota-gonista senzanome del suo racconto Ladro di ricordi, che, derubato della propria memoria e quindi della propria identità, finisce drammaticamen-te ridotto a «scheggia di capidrammaticamen-tello che sopravvive a un drammaticamen-tempio disperso, a nota che rimane d’uno spartito mangiato da topi»33. ha scritto antonio

di Grado che Gesualdo Bufalino era «immobile nella natia e appartatissi-ma comiso, mentre le sue notti insonni per incanto erano visitate da Bau-delaire e proust, da cervantes e tolstoi, dai personaggi di cento paesi e letterature»34. Lo prova il bellissimo Dizionario dei personaggi di romanzo,

pubblicato nell’82. ancora un «paese d’ombre» da percorrere, ancora la

24 G. BuFalino, Museo d’ombre, palermo, sellerio, 1982, pp. 15-16.

25 «e c’è, [ … ], il tema della memoria, così centrale nella poetica di Bufalino da fare di lui il più

proustiano dei nostri autori», n. zaGo, Gesualdo Bufalino. La figura e l’opera, Marina di patti,

pungi-topo, 1987, p. 12.

26 G. BuFalino, Le ragioni dello scrivere, in id., Cere perse, palermo, sellerio, 1985, p. 16. 27 ivi, p. 17.

28 n. zaGo, Gesualdo Bufalino, cit., pp. 32-33

29 Gioacchino iacono-Francesco Meli, Comiso ieri. Immagini di vita signorile e rurale, a cura di

G. Bufalino, palermo, sellerio, 1978.

30 da un autoritratto, dettato da Bufalino per l’Antologia del «Campiello» 1981, ora in n. zaGo,

Gesualdo Bufalino cit., p. 8.

31 G. BuFalino, Le ragioni dello scrivere, cit., p. 17. 32 G. BuFalino, Museo d’ombre, cit., p. 16.

33 G. BuFalino, Il ladro di ricordi, in id., L’uomo invaso e altre invenzioni, Milano, Bompiani,

1986, p. 91.

34 a. di Grado, La lotta con l’angelo, cit., pp. 80-81.

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predilezione per la tana, ancora un libro nato da una passione; solo che questa volta si tratta di un voyage autour de sa chambre, nella sua biblio-teca dove sono allineati, in rigoroso ordine cronologico, amati spettri di finzione. La scommessa è quella di salvare dalle apocalittiche profezie di un’imminente morte del romanzo «un compendio dello scibile che più gli preme», di sottrarre alla Fahrenheit della cultura di massa le pietre miliari della tradizione narrativa, perché il vizio della lettura, «equivoca estasi», consenta a «questo universo parallelo e sussidiario al nostro e probabil-mente più felice» di continuare ad esistere35.

con vincenzo consolo la sostanza aerea della memoria si solidifica in ammassi di pietre, rocce, lava, che potenziano la «rutilante visività» del suo linguaggio36. ha scritto consolo:

ho sempre pensato la letteratura siciliana (e non solo la letteratura, ma la pit-tura, la sculpit-tura, la musica: l’arte insomma) svolgersi su due filoni o temi distinti: quello della storia e quello dell’esistenza (o della natura, o del mito). Filoni che possono grosso modo coincidere con le due parti dell’isola, quella occidentale e quella orientale. voglio dire ora meglio, con una metafora di tipo archeologico, la parte dei reperti superficiali e quella dei reperti sotterranei, immaginando i primi a partire dai più recenti del periodo arabo (periodo in cui Leonardo sciascia fa nascere il modo d’essere siciliano, della sicilia cioè narrabile e storicizzabile, mu-tuando lo schema dalla spagna di américo castro) e giù giù quelli del periodo normanno, svevo, aragonese, eccetera; e i secondi, a partire dal periodo bizanti-no, e quindi romabizanti-no, greco, e indietro fino ai punti più profondi e insondati del passato, ai più arcaici ed indecifrati come i loculi rupestri di pantalica37.

nato a sant’agata di Militello, nella zona di cerniera tra l’est e l’o-vest, ma esule nella Milano industriale, ha dovuto necessariamente fare un’opera profonda di scavo per portare alla luce, con la sua scrittura, i frammenti delle origini elleniche su cui si è costruita la cultura della sua terra. una scrittura nella quale convivono acribia documentaria e allusi-vità simbolica e i due piani temporali, quello del presente scandaloso e quello del remoto passato di una «sacralità perduta»38, collidono per

rappresentare espressionisticamente il dramma di un’isola ripetutamen-te oltraggiata. È quanto avviene soprattutto nell’Olivo e l’olivastro e nelle

35 G. BuFalino, Introduzione. Passione del personaggio in id., Dizionario dei personaggi di

roman-zo. Da don Chisciotte all’Innominabile, Milano, il saggiatore, 1982, pp. 1-5.

36 carlo alBerto MadriGnani, Effetto Sicilia. Genesi del romanzo moderno, Macerata,

Quodli-bet, 2007, p. 225.

37 v. consolo, Sirene siciliane, in id., Di qua dal faro, Milano, Mondadori, 2005, p. 178. 38 Gianni turchetta, Introduzione a v. consolo, Le pietre di Pantalica, cit., p. Xi.

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la vocazione archivistica dei siciliani 115

Pietre di Pantalica. nel primo, moderno ulisside, consolo attinge

all’ar-chetipo del nostos per raccontare metaforicamente quanto insidioso sia viaggiare su di un «mare amaro» presidiato dalla bocca di fuoco dell’etna e passare tra gli scogli di scilla e cariddi, «utero tremendo di nascita o di annientamento»39. superate le insidie dello stretto, l’approdo «di qua

dal faro» è su di un’«itaca dannata», lembo estremo della «feroce nuo-va italia del massacro della memoria, dell’identità, della decenza e della civiltà»40. per ritrovarla, la memoria, è dunque necessario farsi archeologo

perché riemergano, rimosse le macerie, i fasti sontuosi di antiche rovine. Marc augé ha precisato che quello delle rovine «è un tempo puro, non databile, assente da questo nostro mondo di immagini, di simulacri e di ricostruzioni, da questo nostro mondo violento le cui macerie non han-no più il tempo di diventare rovine. un tempo perduto che l’arte talvolta riesce a ritrovare»41. È così nelle Pietre di Pantalica. armato, per così

di-re, di «vanga e piccone», come parlagreco, lo spetratore protagonista di

Filosofiana, ultimo capitolo della prima sezione, consolo cerca tracce di

«oro fino» sopravvissute agli scempi della storia42: e le trova nella càvea

del teatro greco di siracusa, nelle pietre della necropoli rupestre di panta-lica; le raggranella nel ricordo commosso di antonino uccello, fotografa-to nell’atfotografa-to di raccogliere oggetti della cultura contadina, «con una passio-ne, una furia insospettabile»43 e nelle «liriche purissime» di Lucio piccolo,

dove i luoghi e le «anime» del suo passato «ritornano in struggente flusso di memoria»44. se ignazio Buttitta è un antèo, o «un priamo impazzito di

dolore sulle rovine di troia», se antonino uccello, pretendendo di custo-dire «incontaminato» nel suo Museo «lo sguardo stupito del montanaro ibleo», è come icaro che «aveva voluto sperimentare l’utopia del volo con le ali di cera»45, si potrebbe dire che la cifra archeologica del dettato

con-soliano, in lotta contro «l’olimpo di melassa» dell’odierna cultura popo-lare, miri a disseppellire l’ipogeo mitopoietico della civiltà siciliana46.

d’al-tronde don Gregorio nànfara, che in Filosofiana assiste parlagreco nella sua affannosa ricerca di «tesori nascosti», nell’emozione per un deinos

ri-39 v. consolo, L’olivo e l’olivastro, Milano, Mondadori, 1994, p. 21. 40 ivi, p. 71.

41 epigrafe a Marc auGé, Rovine e macerie. Il senso del tempo, trad. it. di a. serafini, torino,

Bollati Boringhieri, 2004.

42 «[ … ] È la storia, la storia, il tempo che rotola e stravolge… [ … ].», v. consolo, Le pietre di

Pantalica cit., p.82. 43 ivi, p. 121. 44 ivi, p. 131. 45 ivi, p. 127. 46 ivi, p. 168 001-050_mod.volume III.indd 115 04/06/13 12.27

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MeMoria della Modernità. archivi ideali e archivi reali

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trovato, con veemenza afferma: «Questa è una prova, ancora una prova, parlagreco, che la Grecia non esiste, non è mai esistita!…tutto si è svol-to qua, in terra di sicilia…Quale troia, quale Micene, quale atene, quali termopoli, quale salamina …Qua, qua, tutto qua è avvenuto! deve finire questa storia, quest’impostura enorme che dura da più secoli…»47.

seppure variamente declinata, la memoria, dunque, ha funzionato da collante di una cultura che da verga in poi, dalla sua «ricostruzione intel-lettuale» di un marginale mondo di pescatori48, si è sempre costruita su

di un’esigenza di verità sulla quale, però, «non si è mai proiettata la luce dell’utopia, ma l’amarezza della denuncia»49. per dirla ancora con

anto-nio di Grado, agli scrittori isolani può a ben ragione adattarsi la defini-zione di “militanti della memoria” dal momento che «alla turpe pretesa odierna di azzerare la storia, di addomesticare e di appiattire quella storia, la letteratura dei siciliani si contrappone offrendosi come un teatro del-la memoria, e come una trincea, un posto di vedetta donde far squildel-la- squilla-re l’allarme su ogni sorta di mistificazione, di omologazione, di colpevole oblio»50.

47 ivi, p. 83.

48 di “ricostruzione intellettuale” del mondo di aci-trezza, verga parla in una lettera a capuana

del 14 marzo 1879, in G. verGa, Lettere a Luigi Capuana, a cura di G. raya, Firenze, Le Monnier, 1875,

p. 114. si veda sull’argomento roMano luPerini, Simbolo e ‘ricostruzione intellettualÈ nei

«Malavo-glia», in id., Verga moderno, roma-Bari, Laterza, 2005, pp. 105-144. 49 r. contarino, op. cit., p. 787.

50 a. di Grado, “Pieni gli occhi, e vuote le mani, del ricordo di lei”, in id., La lotta con l’angelo,

cit., p. 74.

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INDICE

Prefazione

Clara Borrelli, Elena Candela, Angelo R. Pupino 5 Epifanio Ajello

Album fotografici, archivi, fotobiografie 7

Francesca Bernardini Napoletano

L’identità, la memoria, la società letteraria nelle carte d’archivio 25

Alberto Cadioli

Archivi di editori e storie di testi 41

Paolo Giovannetti

Epoche dell’antologia. Dalla crestomazia a Google Books 51

Maria Antonietta Grignani

Un’altra storia. Lampi dal Fondo Manoscritti di Pavia 71

Gloria Manghetti

Dal gabinetto G.P. Vieusseux l’archivio contemporaneo “A. Bonsanti”.

Tra tradizione e modernità 89

Pier Vincenzo Mengaldo

Uno sguardo sullo Zibaldone 107

(12)

780 MEMorIA DELLA MoDErNITà. ArChIVI IDEALI E ArChIVI rEALI

Aldo Maria Morace

Un nuovo fondo di autografi: «Un’altra Sardegna» 119

Giuseppe Savoca

La poesia italiana tra archivi digitali e filologia concordanziale 141

Massimiliano Tortora

Nell’archivio di una rivista: Ungaretti redattore di «Commerce» 167

Caterina Verbaro

Memoria dell’avanguardia. La revisione dei modelli letterari

negli anni Cinquanta e Sessanta 179

TOMO II

Prefazione

Clara Borrelli, Elena Candela, Angelo R. Pupino 5 Adriano Federica

Il tramonto di un secolo nella narrativa

di Francesco Domenico Guerrazzi 7

Altamura Gianpaolo

Il Kouros, il malandro, il capellone. Il catalogo della

“meglio gioventù” tra Penna e Pasolini 19

Baioni Paola

Dalle «carte vive» dell’Archivio Prezzolini di Lugano,

le lettere inedite di Borgese a Prezzolini 31

Bandalo Višnja

Il pensiero letterario nei libri-soglia di Cristina Campo 41

(13)

INDICE 781

Bellini Davide

Nietzsche nella biblioteca di Savinio. Fra «meriggio» metafisico

e «mattino» decostruttore 49

Bernard Daniela

La cultura napoletana ed europea nelle corrispondenze epistolari

di Paolo ricci 61

Bernardini Caterina

Potenzialità e limiti degli archivi letterari digitali:

il caso del Walt Whitmann Archive 71

Bibbò Antonio

L’ordine alfabetico del mondo: enciclopedie e archivi modernisti 81

Bono Michele

Il laboratorio di Pirandello: spigolando tra i «Taccuini» 93

Bonu Dina

La biblioteca letteraria tra modernità e postmodernità:

paradigmi critici di leggibilità del mondo 99

Brigatti Virna

Le carte d’archivio di «Menabò»: idee e testi per una letteratura

degli anni Sessanta 115

Brugnara Gabriella

La ninfa dannunziana attraverso i segni di lettura e le annotazioni

di Gabriele d’Annunzio a La Renaissance di Walter Pater 127

Calderone Bartolo

Archiviolitica sabiana o del Catalogo 20 137

Caltagirone Giovanna

Collezioni di “vici”. Le enciclopedie e i dizionari “personali”,

d’autore, del Novecento 149

Cannavacciuolo Laura

Dalle carte della Biblioteca Nazionale di Napoli. Di Giacomo,

Sebastiani e A San Francisco 159

(14)

782 MEMorIA DELLA MoDErNITà. ArChIVI IDEALI E ArChIVI rEALI

Capone Roberta

Lo zolfo vincolo ed elemento di memoria in Corda Pazza

di Leonardo Sciascia 167

Carbé Emmanuela

Tra le carte del fondo manoscritto di Pavia: prime notizie

sul Diario di guerra di Fausta Cialente 175

Carbone Annalisa

Su alcune fonti di Dino Buzzati 185

Carli Alberto

Nell’archivio dell’antropologo. Le origini antiche del moderno

fantafolk italiano 197

Caserta Silvia

Tra storia e memoria. Scrittura privata e racconto collettivo

nei diari di Pieve Santo Stefano 209

Castori Loredana

Napoli nel giornalismo letterario del Settecento: l’archivio

delle novelle 219

Cavalli Silvia

Utopie industriali e linguistiche nelle carte d’archivio

di Giancarlo Buzzi 231

Cavallo Cristina

Giacomo Zanella: biostratigrafie poetiche 245

Chiurato Andrea

Gli archivi della «generazione di Nettuno» 255

Cimador Gianni

Un weekend postmoderno ovvero l’archivio nell’età

dello spettacolo 261

Citro Carmela

I Quaderni di Conversazione di Ludwig van Beethoven

di Glauco Mauri 287

(15)

INDICE 783

Crismani Andrea

Uno sguardo allo scrittoio dannunziano: La Nave tra accumulo

erudito e culturologie fin de siècle 299

D’Antuono Nunzia

Francesco Torraca editore di Luigi Settembrini 309

Daino Luca

«Passione secondo San Luca»: una plaquette inedita

di Giovanni raboni 319

De Leva Giovanni

La Grande Guerra degli illetterati. Il primo conflitto mondiale

nell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano 331

De Seta Ilaria

«La vita e il libro»: il fondo Borgese 343

Delli Priscoli Roberta

La cetra di orfeo nella Nuova enciclopedia di Alberto Savinio:

dall’archivio ideale alla memoria poetica 353

Di Donfrancesco Dario

Voci, Immagini, parole e identità. Alcune tipologie di archivi

finzionali in ottica comparatistica 367

Di Fazio Angela

Da Le parole tra noi leggere a Nei mari estremi: l’archivio

come tassonomia verbale nell’opera di Lalla romano 373

Di Martino Virginia

L’archivio di un incendiario: scherzi col fuoco in Lanterna e Poemi

di Aldo Palazzeschi 383

Di Nardo Martina

La tesi di laurea di Luigi Fallacara. Una lettura di rimbaud

«tutta in appoggio e risultanza diretta» 393

Di Ruzza Floriana

Storia del genere umano di Giacomo Leopardi, ovvero la genesi

della modernità 405

(16)

784 MEMorIA DELLA MoDErNITà. ArChIVI IDEALI E ArChIVI rEALI

Di Silvestro Antonio

Inediti dal Fondo Verga. Le lettere di Giovanni Verga

al fratello Mario (1886-1897) 413

Di Vita Vincenza

Pastiches di parole e archivi di «cartuscelle»: analisi di un’auto-antologia di Jolanda Insana. Analisi della raccolta poetica Satura di cartuscelle di Jolanda Insana,

opera di catalogazione in versi del trentennio 1977-2007 425

Dibenedetto Elisabetta

Descrivere e catalogare: lo scrittore e l’antologista in Italo Calvino 433

Dimauro Maria

La memoria salvata. D’Arrigo prima di «horcynus orca» 439

Donati Riccardo

La Pechino-Parigi. Automobilismo e mito nazionale

in un dattiloscritto ritrovato 451

Farbo Alfio

Collezioni e archivi per una «memoria del mondo» in Italo Calvino 463

Fastelli Federico

Il romanzo della neoavanguardia. restituzione di un archivio ideale

attraverso le antologie del Gruppo 63 475

Ferrari Anna

«Io non so, le cose sono queste… Tutto mi entra nella pelle.

Dopo le sentirò». Tra memoria e contaminazione: la biblioteca

di Amelia rosselli 485

Fuchs Marino

Memorie della Neoavanguardia. L’Archivio Enrico Filippini

alla Biblioteca Cantonale di Locarno 501

Gallo Cinzia

«La cronaca siciliana di lettere ed arti», ‘archivio’ letterario

di fine ottocento 513

(17)

INDICE 785

Gatti Elena

Cassola “archivia” Cassola: La visita 1962 527

Gerace Angela Francesca

Variazione d’amore in chiave postmoderna:

Cento poesie d’amore a Ladyhawke di Michele Mari 535

Ghidinelli Stefano

Installazioni e repertori: libri di poesia nel secondo Novecento 551

Ghirimoldi Luca

L’“archvio” dei racconti di Antonio Fogazzaro 563

Giannanti Alessio

Il «canto del mondo» di Maurizio Maggiani: un archivio di storie 573

Giuliani Lorella Anna

Corrado Alvaro e Valentino Bompiani: lettere inedite 583

Giulio Rosa

Dal più grande “archivio” della civiltà letteraria italiana,

lo Zibaldone di Leopardi: nascita della modernità 595

Greco Fausto Maria

Un archivio ideale del costituzionalismo europeo a partire dalla

tragedia di argomento politico del secondo Settecento italiano 607

Guarnieri Alberico

Biblioteche, archivi e altre collezioni ne Le avventure

di Pinocchio e Cuore 619 Guidi Oretta

Borges o la ricerca dell’archivio ideale 639

Guzzi Anna

Una metafora che sfugge: fotografia e detection narrativa 655

Iannuzzi Giulia

Archivi di finzione e costruzione del patto narrativo nei romanzi di Luigi rapuzzi. Un autore di fantascienza italiano

nell’«Urania» degli anni Cinquanta 665

(18)

786 MEMorIA DELLA MoDErNITà. ArChIVI IDEALI E ArChIVI rEALI

Kubas Maria Magdalena

Censurare un archivio, censurare una poetica. Il caso

di Antonia Pozzi 675

Lamberti Enza

Dagli archivi “inglesi” di Foscolo: i manoscritti XXVIII e XXIX

della «Scuola drammatica italiana» 687

Ledda Cristina

Storia fosca: un viaggio nell’officina letteraria di Luigi Capuana 697

Landi Patrizia

Mondadori per Ungaretti / Ungaretti e Mondadori. Tra le carte

di un editore 711

Lombardi Sara

Dai diari ai racconti. Le scarpe nere di Giuseppe Dessí 723

TOMO III

Prefazione

Clara Borrelli, Elena Candela, Angelo R. Pupino 5 Manetti Beatrice

L’intreccio delle vite, il palinsesto delle scritture: le carte

di Paola Masino nei «Massimo Bontempelli papers» 7

Manzoni Monica

Il forziere del “Capitano”. Memoria e divulgazione salgariana

nell’esperienza de «Il corsaro nero» 17

Marasco Chiara

Un’antologia aperta: Scrittori Nuovi di Falqui e Vittorini 29

Antonia Marchianò

L’archivio storico-linguistico delle “minoranze” in Italia:

composizioni popolari in arbëreshe e contesti culturali regionali 41

(19)

INDICE 787

Marras Caterina

Il carteggio Vittorio Sereni - Giosuè Bonfanti negli archivi

“Vittorio Sereni” di Luino e “Centro APICE” di Milano 53

Martillotto Francesco

L’Antologia della lirica moderna italiana di Severino Ferrari 63

Marzano Pasquale

Pirandello e «la revue Belge» negli archivi digitali della

«Bibliothèque nationale de France» 71

Merola Valeria

Prospettive di ricerca nell’Archivio di Alberto Moravia di roma 81

Morgani Silvia

Memorie d’archivio per un archivio ideale di un importante connubio letterario novecentesco.

L’epistolario Cardarelli-Bacchelli (1910-1925) 93

Muscariello Mariella

«Memini, ergo sum»: la vocazione archivistica dei Siciliani 109

Musella Mario

La distruzione futurista delle biblioteche 117

Nardo Maria Emilia

raffaele Viviani, Dalla vita alle scene:

l’altra autobiografia (1888-1947) 129

Necchi Rosa

«Istruzione» e «diletto» nella raccolta dei Poemetti italiani

(Torino, 1797) 143

Nencioni Francesca

Dall’avantesto alla versione definitiva: lettura stratificata

di Paese d’ombre attraverso le carte del Fondo Giuseppe Dessì 157

Nociti Stefania

La Crestomazia poetica di G. Leopardi: tra innovazione e ricerca 169

(20)

788 MEMorIA DELLA MoDErNITà. ArChIVI IDEALI E ArChIVI rEALI

Ottieri Alessandra

«La mia pittura ha molto insegnato alla mia poesia».

Il Giornale di pittura di Toti Scialoja 175

Paino Marina

Bufalino e gli archivi della memoria 188

Pajusco Vittorio

La nascita dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee.

La Biennale di Venezia e i Convegni di poesia 197

Palma Loredana

Pubblicità, mondanità, amenità varie. Il giornale come

archivio della ‘labile’ contemporaneità 209

Panella Claudio

«Io sono da cancellare»: memoria e oblio nell’archivio

di Francesco Biamonti 223

Panetta Maria

Croce: un modello di auto-antologia 233

Pennacchio Filippo

Letteratura mondiale e letteratura della globalizzazione:

due modelli di archivio? 243

Piazza Isotta

Vanni Scheiwiller e la rivista «Il Verri»: un contributo originale

(e ambiguo) alla Neoavanguardia italiana 257

Piazza Laura

Verso il ‘teatro totale’: carte dannunziane nell’Archivio

dell’Istituto nazionale del Dramma Antico 268

Piccini Daniele

Dagli scartafacci dello scrittore al romanzo: Luigi Santucci

e l’“orfeo in paradiso” 279

Pilia Rita

La foresta come archivio della memoria in Andrea Zanzotto

e Mario rigoni Stern 295

(21)

INDICE 789

Pisano Rosa

Un colloquio con l’arte. Le lettere di Angelo Conti

a Benedetto Croce 309

Pispisa Guglielmo

raccontare la memoria. rievocazione e mistificazione a fini narrativi 321

Provenzano Paola

L’altro Apollonio 333

Puggioni Ilaria

Catalogare la storia. Il racconto di fondazione nella narrativa

contemporanea 345

Puleo Valentina

Tra le carte del Fondo Fallacara: il caso dei Notturni 354

Pupo Ivan

La piccola storia attraverso un dettaglio. Sciascia,

il «paradigma indiziario» e gli «archivi della repressione» 363

Raffaelli Alberto

L’Archivio linguistico e cinematografico italiano (ALECI)

di Sergio raffaelli 375

Rainone Annibale

Gli scrittori e la casa. La cultura dell’abitare nella rubrica

di una rivista di settore (1981-2006) 385

Reale Elisabetta

Dal narratore al performer epico. Per un archivio di memoria civile,

tra rimozione e affermazione 395

Riva Francesca

Il Fondo Luigi Fallacara dell’«Archivio della Letteratura cattolica

e degli scrittori in ricerca» 405

Rizzarelli Maria

La chambre claire di Leonardo Sciascia: l’antologia gli scrittori

e la fotografia (1988) 415

(22)

790 MEMorIA DELLA MoDErNITà. ArChIVI IDEALI E ArChIVI rEALI

Ronchei Rita Valentina

Italo Calvino. oltre l’archivio: la poubelle della memoria 427

Rondena Elena

Un inedito archivio audiovisivo al CDEC di Milano 439

Rovito Sonia

L’Archivio Calogero: nuove prospettive critiche e filologiche 447

Rubino Ilaria

Fonti reali e fonti immaginarie nella biblioteca di Antonio Delfini 457

Sannino Daniela

«Il racconto diveniva qualche volta figura parlante»: Domenico Morelli promotore della scuola napoletana

in Italia ed oltralpe 467

Santoli Carlo

Un Archivio del ’900: «La biblioteca Laerte» 475

Sari Carmen

L’archivio Lioy: appunti di scienza, letteratura, politica 491

Scicchitano Emanuela

«L’eco dei convivii antichissimi» nelle antologie Lyra ed Epos

di Giovanni Pascoli 503

Scuro Giulia

La memoria specchio in Uno, nessuno e centomila 513

Segatori Stefania

riscoperta di un romanzo storico di periferia: Lia o la fanciulla

ebrea di Giovanni Battista Intra 523

Sivieri Sarah

Gianna Manzini per la radio e la televisione: un’attività al crocevia

di più archivi 537

Soglia Nunzia

D’Annunzio e la nascita della Terza Pagina 547

(23)

INDICE 791

Stazzone Dario

Il «Quaderno a cancelli» di Carlo Levi 557

Striano Apollonia

Intorno a «La Diana». Dall’Archivio Marone 569

Sturmar Barbara

«Volete metterci un occhio anche voi, a cotesta lente?».

L’archivio fotografico di Giovanni Verga 577

Tagliaferri Cristina

Libero Bigiaretti dagli archivi del suo editore 591

Tarsi Maria Chiara

Cinquant’anni di cultura nell’archivio di Piero Bargellini 601

Tartaglione Mariangela

La «Penombra» della memoria. Un archivio di parole e immagini

nella scrittura di Lalla romano 613

Tavazzi Valeria G.A.

«Un foglio difensore de’ diritti del pubblico»: la «Gazzetta urbana

veneta» di Antonio Piazza archivio del teatro del Settecento 625

Terreni Alessandro

“Attingere al magazzino della memoria”: immagini della conservazione

e riconfigurazione del soggetto in Antonio Porta 637

Tomasello Giovanna

Il fondo sansimoniano nella biblioteca della Fondazione Basso 647

Torrecchia Davide

Archivi del tempo: Anna Banti e «Artemisia». Storia,

memoria, invenzione 657

Tortora Massimiliano

Nell’archivio di una rivista: Ungaretti redattore di «Commerce» 685

Trifirò Katia

«La memoria come archivio della finzione: per uno spazio negato

del desiderio nella drammaturgia napoletana contemporanea» 697

(24)

792 MEMorIA DELLA MoDErNITà. ArChIVI IDEALI E ArChIVI rEALI

Tuscano Francesca

Un archivio in valigia. La «bibliotechina» di Petrolio 707

Veneri Toni

L’archiviazione libraria da tema a espediente narrativo nei romanzi

di Umberto Eco 725

Venturini Monica

La memoria ferita. Italia e Libia nel discorso coloniale

e postcoloniale 735

Vita Fabrizia

«Senz’alcun ordine che paia». Il «Fior da fiore» di Giovanni Pascoli 743

Zammataro Alessandro

I libri della memoria.La biblioteca ideale di Federigo Tozzi

tra letteratura e filologia 755

Zangrandi Silvia

Le zampe del cane Melampus 767

(25)

Edizioni ETS

Piazza Carrara, 16-19, I-56126 Pisa info@edizioniets.com - www.edizioniets.com

Finito di stampare nel mese di maggio 2013

(26)
(27)

B

IBLIOTECA DELLA MODERNITÀ LETTERARIA

collana di studi e testi

1. MARIACARLAPAPINI, DANIELEFIORETTI, TERESASPIGNOLI[a cura di], Il romanzo

di formazione nell’Ottocento e nel Novecento, 2007, pp. 656.

2. GIOVANNA CALTAGIRONE, Io fondo me stesso. Io fondo l’universo. Studio sulla

scrittura di Alberto Savinio, 2007, pp. 272.

3. ANNADOLFI, NICOLATURI, RODOLFOSACCHETTINI[a cura di], Memorie,

autobio-grafie e diari nella letteratura italiana dell’Ottocento e del Novecento, 2008,

pp. 916.

4. BARBARAZANDRINO, Trascritture. Di Giacomo, Licini, Cangiullo, Farfa, Testori,

2008, pp. 184.

5. ELENAPORCIANI, Studi sull’oralità letteraria. Dalle figure del parlato alla parola

inattendibile, 2008, pp. 144.

6. MARTABARBARO, I poeti-saltimbanchi e le maschere di Aldo Palazzeschi, 2008,

pp. 148.

7. PIEROPIERI, Memoria e Giustizia. Le Cinque storie ferraresi di Giorgio Bassani, 2008, pp. 272.

8. PIEROPIERI, VALENTINAMASCARETTI[a cura di], Cinque storie ferraresi. Omaggio

a Bassani, 2008, pp. 176.

9. GIUSEPPELANGELLA, Manzoni poeta teologo (1809-1819), 2009, pp. 208. 10. ANNAGUZZI, La teoria nella letteratura: Jorge Luis Borges, 2009, pp. 216.

11. ALESSANDROGAUDIO, Animale di desiderio. Silenzio, dettaglio e utopia nell’opera

di Paolo Volponi, 2009, pp. 122.

12. EPIFANIOAJELLO, Il racconto delle immagini. La fotografia nella modernità

lette-raria italiana, 2008, pp. 238.

13. ALESSANDROMANZONI, Storia della Colonna infame. Saggio introduttivo, appara-ti e note a cura di Luigi Weber, 2009, pp. 212.

14. ELENACANDELA, Amor di Parthenope. Tasso, Arabia, De Sanctis, Fucini, Serao,

Di Giacomo, Croce, Alvaro, 2008, pp. 200.

15. IDADEMICHELIS, Tra il ‘quid’ e il ‘quod’. Metamorfosi narrative di Carlo Emilio

Gadda, 2009, pp. 142.

(28)

16. MARIODOMENICHELLI, Lo scriba e l’oblio. Letteratura e storia: teoria e critica

del-le rappresentazioni nell’epoca borghese, 2011, pp. 330.

17. GIULIANO CENATI, Disegni, bizze e fulmini. I racconti di Carlo Emilio Gadda,

2010, pp. 190.

18. PASQUALEMARZANO, Quando il nome è «cosa seria». L’onomastica nelle novelle

di Luigi Pirandello. Con un regesto di nomi e personaggi, 2008, pp. 208.

19. SIMONACOSTA, MONICAVENTURINI[a cura di], Le forme del romanzo italiano e le

letterature occidentali dal Sette al Novecento, 2010, 2 tomi: tomo I, pp. 860

-tomo II, pp. 652.

20. RICCARDO DONATI, Le ragioni di un pessimista. Mandeville nella cultura dei

Lumi, 2011, pp. 192.

21. ELISABETTA CARTA, Cicatrici della memoria. Identità e corpo nella letteratura

della Grande Guerra: Carlo Emilio Gadda e Blaise Cendrars, 2010, pp. 250.

22. PIERVINCENZOMENGALDO, In terra di Francia, 2011, pp. 170.

23. CATERINAVERBARO, I margini del sogno. La poesia di Lorenzo Calogero, 2011,

pp. 188.

24. EMANUELA SCICCHITANO, «Io, ultimo figlio degli Elleni». La grecità impura di

Gabriele d’Annunzio, 2011, pp. 220.

25. NICOLAMEROLA[a cura di], Gianfranco Contini vent’anni dopo. Il romanista, il

contemporaneista, 2011, pp. 234.

26. ILARIACROTTI, ENZADEL TEDESCO, RICCIARDA RICORDA, ALBERTOZAVA[a cura

di], Autori, lettori e mercato nella modernità letteraria, 2011, 2 tomi: tomo I, pp. 718 - tomo II, pp. 698.

27. PAOLOGERVASI, La forma dell’eresia. Giacomo Debenedetti 1922-1934: storia di

un inizio, 2012, pp. 284.

28. GIUSEPPELANGELLA, Il Novecento a scuola, 2011, pp. 198.

29. NICOLA MEROLA, Appartenenze letterarie. Patrie, croci e livree degli scrittori,

2011, pp. 264.

30. ANDREACEDOLA[a cura di], Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo, 2012, pp. 160.

31. VITTORIOSPINAZZOLA, Le metamorfosi del romanzo sociale, 2012, pp. 164.

32. MARIO BARENGHI, GIUSEPPE LANGELLA, GIANNI TURCHETTA [a cura di], La città

e l’esperienza del moderno, 2012, 3 tomi: tomo I, pp. 260 tomo II, pp. 762

-tomo III, pp. 816.

33. MARINAPAINO, Signore e signorine di Guido Gozzano, 2012, pp. 240.

34. SIRIANASGAVICCHIA[a cura di], «La Storia» di Elsa Morante, 2012, pp. 250.

(29)

35. ALDO MARIA MORACE, ANGELO R. PUPINO [a cura di], Paura sul mondo. Per

«L’uomo è forte» di Corrado Alvaro, 2013, pp. 240.

36. ROSANNAMORACE, Letteratura-mondo italiana, 2012, pp. 240.

37. MARCOMANOTTA, La cognizione degli effetti. Studi sul lessico estetico di Leopardi,

2012, pp. 204.

38. ANGELADIFAZIO, Altri simulacri. Automi, vampiri e mostri della storia nei

rac-conti di Primo Levi, 2013, pp. 194.

39. CARLOA. MADRIGNANI, Verità e visioni. Poesia, pittura, cinema, politica, a cura di

Alessio Giannanti e Giuseppe Lo Castro. Con uno scritto di Antonio Resta, 2013, pp. 202.

40. CLARABORRELLI, ELENACANDELA, ANGELOR. PUPINO[a cura di], Memoria della

modernità. Archivi ideali e archivi reali, 2013, 3 tomi: tomo I, pp. 202 - tomo II,

pp. 750 - tomo III, pp. 800.

41. ILVANOCALIARO, ROBERTO NORBEDO[a cura di], Per «Il mio Carso» di Scipio

Slataper. In preparazione.

42. GUIDOLUCCHINI, Studi su Gianfranco Contini. Dalla critica stilistica alla

gram-matica della poesia. In preparazione. MOD_OK_02_CapitoloSecondo_59 31/05/13 15.50 Pagina 3

(30)

BiDiMod

«Biblioteca Digitale della Modernità Letteraria»

diretta da

Franco Contorbia, Simona Costa, Antonio Saccone e Andrea Aveto

1. DAVIDEBELLINI, Dalla tragedia all’enciclopedia. Le poetiche e la biblioteca di

Savinio, 2013, pp. 196.

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