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La scuola medica salernitana : rievocata nel salone del Comune in occasione del 30. Congresso della società di italiana di stomatologia : Salerno, 16 settembre 1955

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C A R M E L O

V E N T R A

D IR E T T O R E D ELL’ O SPED A LE P S IC H IA T R IC O D I NOCEHA IN F E R IO R E

LA SCUOLA MEDICA

S A L E R N I T A N A

RIEVOCATA NEL S A L O N E DEL C O M U N E

IN O C C A S I O N E DEL XXX C O N G R E S S O DELLA SO C I E T À ITALIANA DI S T O M A T O L O G I A

S A L E R N O 1 6 S E T T E M B R E 1 0 5 5

D iscorso p u b b lica to a cura d el Com une

LIMENTO TIPOGRAFICO SEN SO U & VITTORI — SALERNO

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI

SALERNO BIBLIOTECA

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LA SCUOLA MEDICA

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C A R M E L O

V E N T R A

D IR E T T O R E D ELL’ O SPED A LE P S IC H IA T R IC O DI 1NOCERA IINFERIORE

LA SCUOLA MEDICA

S A

L E

R N I T A N A

RIEVOCATA NEL S A L O N E DEL C O M U N E

IN O C C A S I O N E DEL XXX C O N G R E S S O DELLA SO CI ET À ITALIANA DI ST O M A T O L O G I A

S A L E R N O 1 6 S E T T E M B R E 1 9 5 5

Discorso p u b b lica to a cura d el Comune

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e dell’Ordine dei Medici della Provincia, che ho avuto l’incarico di rap­ presentare; il ricordo, è quello cui nessuno può sottrarsi, che in pelle­ grinaggio di fede venga a tuffarsi nell’incantesimo divino di questa nostra meravigliosa Città come in un lavacro spirituale, che all’ ombra della croce componga ancora le ragioni supreme della scienza e dell’umanità.

Voi tornate in questo momento da una visita fugace ad un Cenacolo di memorie, che nella nudità francescana della pietra racchiude tuttora le vivide iridescenze di una fiamma che dura nei secoli, e che da secoli rischiara il faticoso cammino della nostra scienza e della nostra arte.

È il Cenacolo della Scuola Medica Salernitana, che parla ancora e sempre al nostro spirito e al nostro cuore il linguaggio fatidico della immortalità.

Non è il caso d’indugiarci oggi soverchio nella discriminazione sto­ rica circa le origini della Scuola.

Accantonata ormai la leggenda che la vorrebbe fondata da quattro maestri — uno greco, uno latino, uno arabo ed uno ebreo — che in Salerno avevano trovato il luogo più adatto per le sue delizie naturali, la salubrità dell’aria e la dolcezza del clima, sembra ormai prevalente la opinione che le prime radici debbano ricercarsi dal VI all" Vili secolo, periodo in cui appariscono tracce evidenti del sapere medico salernitano, che oltrepassano i confini della città e si diffondono nell"Europa.

Si ha infatti notizia di Maestri come U R S U S , Io S E P , IO SA N, R a g e n E -

FR1D, che dall’ 821 al 900 in Salerno fecero dell’ arte medica un apo­

stolato, quando altrove la medicina era tenuta in dispregio; e n’è

testimonianza certa la venuta in Salerno nel 984 del VESCOVO DI

V e i ìDlJNjiit a medicis curetur, e nel 1059 di RODOLFO DI M ALACRONA,

per discutere di medicina qui, dove fin da tempo antico si avevano notizie della più grande Scuola.

Senonchè, parallela in tale periodo con la medicina laicale, si sviluppa e si potenzia lo studio della medicina anche nei chiostri, che

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BENEDETTO DA Norcia aveva creato ed animato con Γ altezza dell’inge­

gno e la peculiarità delle virtù.

Era regola dell’ Ordine che, accanto alla preghiera, fossero anche vivi lo studio e l’assistenza dei fratelli infermi in un luogo distinto del cenobio. Ed era consuetudine generale, che il monaco - medico addetto alla cura degl’infermi approfondisse le indagini cliniche e terapeutiche, e di queste lasciasse traccia da tramandare ai successori. Questi focolai di fede, di passione e di cultura tennero alta la scienza nel degradare circostante del sapere e dei costumi.

Ma poiché i monaci non limitavano la loro opera all’ambito esclu­ sivo dei chiostri, era naturale che la loro dottrina e la loro pratica di­ ventassero patrimonio pubblico, ed entrassero pertanto anche nel dominio della Scuola. Si può dunque asserire quasi con certezza che nell’ alto medioevo la Scuola Medica di Salerno si confuse con la medicina monastica.

Ma più tardi, specialmente dal X secolo in poi, dopo che i

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-Concili, a partire da quello di Reims del 1131, vietarono tassativamente ai religiosi l’esercizio della medicina fuori dei conventi, la Scuola medica salernitana divenne essenzialmente laicale, ed è proprio in questa fase ch’essa raggiunse le più alte vette del sapere e della gloria, validamente

sorretta dal m ecenatism o lungimirante di Roberto IL GUISCARDO.

Comunque, se l’indagine delle origini può interessare tuttora l’ansia non mai paga dello storico, al medico preme sopratutto rilevarne la dot­ trina ed il fastigio, che, componendosi in mirabile unità, divulgarono pel

mondo la sua fama insuperata.

Da ogni parte del mondo accorrevano infatti a Salerno giovani avidi di sapere e di valere, e ne ripartivano pel mondo, latori accreditati di dottrina e di fede.

E vi accorrevano inoltre re ed imperatori, patrizi e plebei, doloranti nello spirito e nella carne, uscendone affrancati per le virtù taumaturgiche di quei dotti.

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Roberto di Normandia, alfiere della fede e del martirio, tornando vittorioso dai luoghi santi, si ferma a Salerno per una ferita ulcerata da

per avere restauro e ristoro alle piaghe ed ai patimenti, e chiedono, partendo, un vade mecum per mantenersi sani.

E il vade mecum infatti matura nella mente degli scienziati, e si concreta finalmente in quel prezioso gioiello di precetti eh’ è il Flos

medicinae o Regimen Sanitatis, il quale venne diffuso in circa 300

edizioni, fu tradotto in varie lingueT e vi è stato offerto testé in dono gentile dalla intelligente operosità dell’Ente Provinciale del Turismo.

È ovvio, che se oggi esaminiamo quegli aforismi con la stessa men­ talità con cui gli odierni trasvolatori stratosferici guardano gli eroici piloti che cinquant’ anni or sono compirono il miracoloso prodigio di oltrepassare la Manica, non possiamo sottrarci ad un senso incontrollato d’ indulgente considerazione ; ma se collochiamo le cose nel tempo, non possiamo non rilevare come quegli aforismi abbiano segnato una tappa veramente storica nella progressiva evoluzione del pensiero medico, non solo dal punto di vista pratico e terapeutico, ma sopratutto dal lato dell’igiene e della profilassi, la quale prelude efficacemente agli ulteriori e più recenti sviluppi della medicina preventiva e sociale.

Già la medicina greco-romana aveva segnato con IPPOCRATE E Ga- LENO la prima tappa lu m in o sa ^ ch e relegando g l’istrionism i della magia nel ciarpame della preistoria, aveva fatto assurgere la m edicina a dignità di scienza.

Ed è proprio dalla medicina greco - romana che la Scuola Medica

di Salerno trasse per prima con Garioponto, Alfano I e GIOVANNI DA

PrOCIDA il succo scientifico più vitale, tramandandolo fedelmente nella sua classica impostazione, anche quando nel periodo aureo non potè sottrarsi alla influenza della medicina araba, di cui risentirono gl’inse­

gnamenti e le opere di Costantino L’Africano.

freccia avvelenata, e ne riparte guarito; ed a Salerno sostano i Crociati

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Ma nell’insegnamento e nell'esercizio della medicina la Scuola Sa­ lernitana trasfuse il senso divino della più generosa umanità, che, poten­ ziando i valori della scienza, n’esaltava l’efficacia nella prassi.

Superato il fanatismo mistico del medioevo, che comandava la mor­ tificazione dello spirito e della carne, l'astinenza dal piacere, ed aborriva da tutto ciò che rendeva dolce e dilettevole la vita, essa consiglia invece di godere con giusta moderazione di tutti quei beni terreni che possono rendere bello e santo il sommo bene che la munificenza divina ha elar­ gito all’uomo.

Fedele a questi canoni, che contrastano con le aberrazioni, la edu­ cazione e le consuetudini del tempo, la Scuola medica trova l’essenza della sua missione nello spirito cristiano che la informa, e mira ad elevare i valori dello spirito attraverso i dettami più atti a conservare e rinvi­ gorire la sanità del corpo. E per apprestare i mezzi a ciò adeguati, essa ammanta gli ubertosi colli del salernitano del verde confortevole d’infi­

nite piante medicinali, i cui semi Matteo SlLVATICO aveva fatto venire

perfino dal lontano oriente, e che, studiate e sperimentate nelle loro virtù curative, trovano illustrazione e sistemazione organica neWAntido-

tcirio di Nicolò il Preposito, che diviene la Farmacopea Ufficiale di tutta l’Europa.

Ma c’è ancora qualcosa che stimola quei sapienti, ansiosi di mante­

nere il primato anche nel campo che PETROCELLO aveva additato al pro­

gresso della scienza: la chirurgia, ch’ era ancora asservita all"empirismo ed all'arte.

Con Ruggiero da Salerno e Rolando da Parma tale branca della

medicina nel XII secolo viene difatti elevata a dignità di scienza, sopra­ tutto col potenziamento degli studi anatomici, che colmarono le deficienti nozioni della scuola ippocratica, la quale ne aveva curato particolarmente soltanto la tecnica.

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La prima opera chirurgica di qualche valore è infatti quella di

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LANDÒ, scritta intorno al 1250, in cui vi sono peculiarità degne di nota*

quali il consiglio di suturare i vasi senza perforarli; l’osservazione della possibilità di risanare, dopo asportazione di parte del cervello ferito ; la resezione d’un tratto di polmone prolassato ; la descrizione^ della po­ sizione inversa nelle operazioni sull’addome, che nella chirurgia moderna

prende il nome di TRENDELENBURG, mentre invero era stata anticamente

consigliata da CELSO; l’enucleazione di cisti della tiroide; la descrizione

di un ricco armamentario chirurgico, e così via.

Grandi però erano la considerazione e il rispetto che anche i più eminenti chirurgi avevano per i medici, tanto che il campo delle due discipline rimase costantemente ben distinto nella prassi, ed i chirurgi, lungi dall’invadere quello dei medici, richiedevano di questi l’ausilio nelle più delicate questioni diagnostiche.

A cimentarsi nelle discipline sanitarie, che esercitavano un potente fascino intellettivo e sentimentale sugli spiriti più eletti, non mancarono

illustri e nobili donne salernitane, come REBECCA GUARNA, Abella e

Costanza Calenda, e Francesca Romana, che, lasciando agi e ricchezze

ed ispirandosi all’ esempio della famosa TROTULA DE RUGGIERO, ch’era

ascesa agli onori della cattedra, perpetuarono più tardi la tradizione della Scuola, dedicando il loro ingegno e la loro opera alla più nobile ed alta missione di pietà.

Pari all’austerità e alla severità degli studi, era il fastoso cerimo­ niale con cui veniva conferita la laurea, che per la sua riconosciuta importanza, era la sola che abilitava all'esercizio della professione in tutto il mondo.

A tal fine il candidato rivolgeva supplica al Priore del Collegio, il quale la sottoponeva al giudizio dei dieci componenti, e se con voto segreto ne veniva decretata l’ ammissione agli esami, il candidato stesso riceveva il giorno appresso i puncta, cioè gli argomenti su cui si doveva svolgere l’esame.

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il terzo giorno aveva luogo la prova solenne. 11 candidato veniva prelevato nel suo domicilio dall* intero Collegio Medico e da tutti gli scolari, veniva accompagnato in fastoso corteo, al suono delle campane, nella Chiesa di S. Pietro a Corte, o in quella di S. Matteo, oppure nella Cappella di S. Caterina, o, più tardi, nel Palazzo di Città, e qui, davanti al Priore, dissertava intorno agli argomenti che gli erano stati assegnati il giorno prima. Tutti i Maestri, dal più giovane collegiale al Priore, gli muovevano le loro obbiezioni, alle quali egli doveva dare spiegazioni sufficienti, e si passava poscia alla votazione segreta. Se questa gli era favorevole, egli veniva decorato delle insegne del Dottorato, cioè del libro, dell* anello dottorale, della corona di lauro e d’edera, e riceveva il bacio della pace e la paterna benedizione, mentre giurava di rispettare sempre e dovunque i Capitoli del Collegio.

Questo giuramento non era una formalità burocratica, bensì un so­ lenne atto di fede, e racchiudeva la più alta concezione morale della funzione del medico, che prometteva davanti a Dio ed agli uomini di serbare vita intemerata ed onesta; di essere pietoso verso i poveri, ai quali non doveva chiedere compenso, nè accettarlo se gli veniva offèrto ; di non essere cupido, nè avaro; di non prescrivere medicamenti che po­ tessero recar danno o procurare l ’aborto; di non contrarre rapporti di­ sonesti con gli aromatarii ; di essere giusto, retto e moderato ; di non fare per amore, timore o venalità cosa alcuna contro la sua coscienza e contro l’onore del medico.

In questo giuramento della Scuola Salernitana v’è qualche cosa di più alto, di più severo, di più dignitoso e di più umano, di ciò che leggiamo nel più antico giuramento ippocratico. C’è qualcosa che va oltre i semplici rapporti deontologici fra medico e paziente, e fra medico e medico, e che, dilatando l’aspetto etico nei molteplici campi della sua attività individuale, familiare e sociale, conferisce una nobiltà più che araldica alla personalità integrale dell’iniziato.

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Per circa dieci secoli questo faro immenso di luce cristallina irraggiò per il mondo iridescenze ineguagliate di scienza, di salute e di civiltà.

Salerno quale centro il più rinomato degli studi di medicina.

Ciononostante la Scuola non è abbandonata dagli scolari, i quali, sia per la remota tradizione, sia per il consiglio dei vecchi ancora ad essa devoti, continuano ad affluire ed a frequentare assiduamente le dispute dei Maestri. E ve ne sono infine di quelli che vengono a Salerno sol­ tanto per ottenere il privilegio dottorale tuttora in pregio, anche quando Ila Scuola altro non era rimasto che la facoltà di conferire la laurea.

Anche in questo grigio periodo della Scuola spunta ancora qual­ che nome sporadico di medico o chirurgo insigne nel mare magnum degl’innumeri Cameadi laureati dalla scuola di Salerno.

Nardo Antonio Rocco, Marco Aurelio Severino, Donato Antonio

ALTOMARE, DOMENICO COTOGNO e pochi altri, sono però meteore che non valgono a rompere il sopraggiunto buio di una notte senza stelle.

Il 19 novembre 1811 GIOACCHINO MURAT lancia contro la Scuola

Salernitana la maramaldica freccia con un decreto che ne ordina la chiusura.

Ma se il tronco cade, il buon seme germoglia e si perpetua. Non sempre la morte segna la fine di ogni cosa. V’è anzi in ogni cosa il superamento della materia nello spirito che si solleva dalle ce­ neri e si sostanzia nel divenire.

E quando ciò avviene per cose che in sè racchiudono la luminosa altezza di valori spirituali e morali, umani e sociali, la risorgenza si pone come Sillabo, che detta al mondo le leggi e le norme della vita.

Noi possiamo enfiarci di superbo vanto, se varchiamo la scalea del Campidoglio gloriosamente onusto di potenza guerriera, o se rievochiamo, sognando, le galee amalfitane che spuntano all’orizzonte con ai venti del mare il gran pavese della vittoria; ma davanti ai ruderi del Foro,

ch’esal-Ma col sorgere delle Università, lentamente degrada la celebrità di

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tano la potenza del pensiero e del diritto, come presso il Cenacolo spi­ rituale di questa nostra Hippocratica Civitas, noi c’inchiniamo riverenti e pensosi, come davanti ai simboli immortali della nostra più perfetta umanità.

Accogliamo dunque, o Maestri ed amici, il monito solenne che ci viene oggi dalla regale povertà di queste mura, e teniamo sopratutto fede al giuramento che ci farà migliori.

Così facendo, ci troveremo affratellati nel nome della scienza che non conosce nè frontiere, nè confini ; e [la diversità della provenienza e del linguaggio non sarà sufficiente barriera allo spirito di solidarietà che unisce Voi a noi, o Congressisti d’oltre Alpe e d’oltre mare, in un comune ideale di civiltà e di progresso.

Con questi sentimenti di collegiale comunanza rinnovo a Voi tutti il saluto fervido ed augurale della classe medica salernitana.

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