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Per una lettura antropologica del rito

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Academic year: 2021

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21 July 2021

AperTO - Archivio Istituzionale Open Access dell'Università di Torino

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Per una lettura antropologica del rito

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Priuli&Verlucca

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(2)

Quaderni

di cultura alpina

I Priuli & Verlucca,

editori

I Abitazioni n Cuftura

e tradizioni n ltinerari I Mestieri I Linguaggio

I Storia I Ambiente I Arte I Persone I lconografia I Toponomastica

La Procossiono

da Fontaineraore

d,}ropd,

a cura di Cesare

Cossavella

(3)

: : ; i ì f i r ì ' :: . . t . a c o a n a . L L r ! D e n r a t t e s ' Ò Teqtr . -n,ìoî.o 2010 : : r r a f - \ e l d n c l a n a O A O S t a s B \ 9 7 8 - 8 8 - 8 0 6 8 4 8 3 - 1 ' I r è r p . - T 2 O ^ n n a ò r ^ é S O - O d l ( n . ó C o - s o e a , A s S O c a Z o - p V r g n o l e t ) . l a . r l p n n r I i à o r o \ e n r e n l a i , f r c l c a t a n d d a s c a l t a .

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*

,.@

(4)

Sottuttarirt

P R E S E N T A Z I O N I

5 l t / o n s i g n o r G i u s e p p e A n f o s s i

Vescovo de a D oces di Aosla

7 A u g u s l o R o l l a n d i n

Pres dente della Regione autonoma Valle d'Aosta

9 L a u r e n t V i é r r n

Assessore all'lstruzione e Cultura della Req one autonorna Val e d'Aosta

1 1 D o n P a o l o Q u a t t r o n e P a r r o c o d i F o n t a i n e m o r e 1 5 G i a n p i e r o G i r o d

Sindaco d Fontarnemore 2000 2A10

1 7 P E R U N A L E T T U R A A N T R O P O L O G I C A D E L R I T O d i V a l e n t i n a P o r c e l l a n a

3 3 D A F O N T A I N E M O R E A O R O P A E R I T O R N O : L A P R O C E S S I O N E P E R I N / N / A G I N I

Cronaca fotografica di Cesare Cossavella 79 LE INTERVISTE di Cesare Cossavella 1 3 4 I N D I C E D E G T I I N T E R V I S T A T I 1 3 7 G L O S S A R I O 1 3 9 B I B L I O G R A F I A 1 4 1 R I N G R A Z I A M E N T I

(5)

r :ntina Porcellana (1976) è ricercatrice in

' ' r n o c i a r l o l l c Q o e r e i e l ì n m n l o c c o v v r i r v i L J o ! n r o c -P u e

j Facoltà di Scienze della Formazrone - r v e r s i t à d e g l i S t u d i d i T o r i n o . In s e g n a : : c a d e i b e n r c u l t u r a l i d e m o e t n o a n t r o -I c r a l l ' U n i v e r s i l à d e l l a V a l l e d ' A o s l a . S i ^ - ! i ^ ^ + " ^ ^ ^ t ^ ^ i ^ ^ ^ r i + , ^ ^ . : d u r a l l r u p o r o g r a p o ' r u c i i (m r n o r a n z e . : . ' e . e s c f u s i o n e s o c i a l e ) , a n t r o p o l o g i a a l -: -: m U s e a l e . lúote

l. .ace rita in Fabietti, Remottt, 1997 p. 636.

2. -aitanzi, 1996, p. 115,

3. damano, 1989, p.99.

4. .,,.

I Ctt. in Lattanzi, 1996, p. 157.

& Scarduelh, 1989, p. 45.

7. 2emotti, Scarduelli, Fabletti, 1989, p. 37.

Per una /ettura antropologica

del rito

di Valentina Porcellana.

Che la si chiami processrone o pellegrinaggio, I'azione che conduce - I : :: di persone, ogni cinque anni, ad attraversare la montagna e a ragglunge': i:: Fontainemore, il santuario marrano di Oropa si definisce rito, La categor a a-'.',, pologica di rito "serve a interpretare la realta, isolando e ordinando una se.e l comportamenti umani in una sequenza coerente e significativa"'.

Analizzando le componenti del rito dovremmo riuscire a comprenderne rl '-^-zionamento, a patto che r djversi elementi non siano isolati, ma tenutr coeren:e-mente insieme all'interno di un sistema che è, per sua natura, complesso.

Chiedersì a che cosa serva il rito, all'interno della macchrna sociale che sr tra-sforma continuamente, impedisce di cadere in una sua interpretazione statrca e astorrca, Per essere compreso nella sua complessita, I'evento necessita di essere letto attraverso le esigenze, sempre nuove, di cui e investito dai proîagontsti che lo animano. Come scrive l'antropologo Vito Lattanzi, " Prima ancora di guardare al rito come sistematica e articolata performance, lo dovremo dunque valutare come istituto storicamente determinato, cioe come il dispositivo scelto dai pro-tagonisti sociali per interpretare e governare cede particolari storie e rdentita r e l a z i o n a l i " 2 .

Perché dunque a Fontainemore si e scelto di mantenere proprio la processione al santuario di Oropa come elemento di continuità? Una possibile rrsposta vrene dalfatto che il pellegrinaggio e un particolare lrnguaggio del corpo che, attraverso rl movimento, il canto, i gestr si fa azione terapeutica. Secondo Franca Romano. nella nostra societa, in cui .il dolore e negato come valore [ ], rimosso, soprat-tutto nella sua azione sociale"3, attraverso il pellegrinaggio il dolore individuale e collettivo puo essere veicolato e puo trovare, in una forma socialmente acceftata. una soluzione. Mente e corpo sono coinvolte nell'esperienza del pellegrinaggro: le emozioni (dolore, commozione, felrcita) possono essere liberamente socralrz-zate, poiche inserite all'interno di un codice regolato di norme. Chr intraprende q u e s t a e s p e r i e n z a , d u n q u e , d e v e c o n d r v i d e r e i l l i n g u a g g r o d e r t o o e r p o t e r f a r p a r t e d e l l a " c o m u n i t à i n c a m m i n o " e v i v e r e c o n p r e n a c o s c r e n z a l ' e v e n î o .

Nella fatica fisica dellascesa, nei gesti della devozione e nella vegiia tutli r sensi sono attivati in un'azione stra-ordrnarra, vrssuta con uno stato d'anrmo dt crescente entusiasmo, di atlesa e dr aspeflativa: ..ln queslr rrlualr. elaboratr nel corso dei secoli per proteggere la "presenza" deil'rndivrduo dr fronte all'irruzìone del negativo esrstenziale, il corpo è protagonista di grande rilievo,,'.

Nella sua continuita temporale, nella vivezza dei sensi, la processrone si fa interprete della contemporaneita in cui vrvono gli uomini e le donne che la agr-scono. Come ci rrcorda Fatima Giallombardo, <una festa non e assimrlabile a un tratto di cultura residuale. Non puo mai essere archeologia. I suoi attori sono uomini che, finché non si dimostra il contrario, sono sempre protagonisti del proprio tempo, un tempo che, comunque si situi all'interno delle dinamiche so-cio-economiche globali, e sempre contemporaneo e non puo mai perdere le sue connotazioni di presente "5.

La forza simbolrca del santuario di Oropa sta inoltre nel fatto di essere un centro rituale, luogo caratterizzalo, secondo la definizione dell'antropologo Pietro Scarduellr, dall'aggregazrone periodica dei membri di una o piu comunita per lo svolgrmento di attivita rituali collettive..E anche un luogo - scrive Scarduelli - a cui viene attribuito, dar membrì della comunità che ne fa uso, una particolare rmportanza simbolica, definibile in termini di "centralilà""6. fuomo, in tutta la sua storia, compresa l'epoca contemporanea, è alla ricerca di equilibrio e ordine: "Ordinatori spazio-temporali, i centri incarnano e trasmettono una qualche idea di ordine: è nei centri che I'ordine puo essere piu direttamente reperito, conser-vato nei suoi principifondamentali, riaffermato attraverso i simboli e i rituali"T.

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lO. 1960, Dal Pra verso Oropa (archivio

Wanda Ozel Ballot).

l l . A l S a l v e R e g i n a , 1 9 4 1 ( a r c h v c L i n a e

Rina Jacquement).

12. Le Figle di Maria al Colle del Balma,

1935 (archivio Lina e Rrna Jacquement).

13. 1960. La famiglra V-óscoz a La Matta

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Hole

& tr'rcessone Fontainemore Oropa 2005,

. O l / .

9. ,. iesttmonianze sono state raccolte da

. a'e Cossavella.

70, =cerharl, 2005, p. 85.

17. S ctlla, 2004, p. 168.

12. ': o. p. 154.

P e r f a c i l i t a r e I ' a n a l i s i d e l ri t o p r e n d e r e m o I n c o n s o e ' 3 : : - : ' : - : gli attori che lo animano, isimboli che lo caralle(zzanc e ^'-: ì . pare rivestire per la società che lo vive.

ll tempo rituale

Periodicità e rìpetitivita sono due caratteri fondanti del rito. literazione cc' - r ..: crea e poi rafforza I'efficacia del rito stesso. Dai documenti conservat. ce: -= -: Processioni, a partire dal XVll secolo (ma con molta probabilita anche ' c'r-= denza) si sono susseguite portando i pellegrìni in preghiera dalla Vallars€ C:Si-: Valle del Lys) al santuario di Oropa. Da Perloz, Lillianes o Fontainemore. tra -al gio e settembre, partiva la Processione per chiedere alla Madonn a ne(a la g'a: . O g n i a n n o , o g n i d u e o p p u r e o g n i c i n q u e . I n o g n i c a s o , i l te m p o e q u e l l o c r c : - ' dell'attesa della nuova partenza. ll rettore del santuario, don Alceste Catella inte' vistato nel 2005 da Susanna Peraldo, nota a questo proposito: "Credo che o,c - non so se esagero - periodizzinola storia del loro paese e delle loro fam glre p r i m a d e l p e l l e g r i n a g g i o e d o p o i l p e l l e g r i n a g g r o " e . L a s i t u a z i o n e l i m i n a l e t r a u n a Processione e I'altra fa orendere ai oartecioanti una rinnovata coscienza dr se. deltempo che passa, dei cambiamenti che sono awenuti e di quelli che lr aften-dono. Dice Nicoletta, nata nel 1949e: "Questa Processione in realta segna pro-p r i o i l q u i n q u e n n i o d e l l a v i t a p e r c h é c i s o n o i n u o v i n a t i e q u e l l i c h e n o n c i s o n o piu che l'avevano sempre fatta e che vengono ricordati ed e quindi un popolo c h e s i e v o l v e . [ . . . ] In o l t r e c ' e I' e m o z i o n e d i c i a s c u n o d i n o i d i p o r l a r e c i n q u e a n n r di storia della propria vita fatta di momenti belli, di sofferenze e di difficolta. Alla partenza, c'e poi l'emozione di lasciare il Santuario, e di incamminarsi verso rl futuro, per un quinquennio che non si sa come sarà e di metterlo nelle mani della Madonna, chiedendole protezione e custodia per la propria famiglia". E Marro 11935): "Quando si ritorna [a casa dal Santuario] si dice sempre: "Speriamo ancora di essero tra cinque anni". Questo e l'augurio che faccio a me slesso e a i m i e i o a e s a n i " .

M a il t e m p o e a n c h e q u e l l o , l u n g o d o d i c i o r e a l l ' a n d a t a e a l t r e t t a n t e a l . , t o ' n o . d e l c a m m i n o c h e i n i z i a a l l a lu c e d e l l e t o r c e e l e t t r i c h e , n e l l a n o t t e d v e n e r d ì , p r o s e g u e a l l ' a l b a d e l n u o v o g i o r n o e s i c o n c l u d e a l c r e p u s c o l o o e l i a d o m e n r c a per coloro che. a piedi, hanno percorso anche o ritrs5g I l.ag fto ah.ave.so 'a montagna.

La continujta, che produce crclicrta e atlesa. e una . socsta molto attuale a d e s i d e r r o d i r a d r c a m e n t o d e l l ' u o m o : , , B r s o g n a r r c o n o s c e r e - sclve o storico d e l l ' e t n o l o g i a e u r o p e a H e l m u t E b e r h a r l - che g r uom ni bramano e c e r c a n o l a s t a b i l i t a e , p e r lo m e n o rn p a r t e , I a s p r r r t u a l r t a e I l t u a l t p o s s o n o o f ' r r g r e a . G l u o m i n i h a n n o b i s o g n o d i r r t u a l r p e r p o t e r d r r r g e r e f a p r o p r r a v t t a , ' .

La ricorsivita si collega inoltre alla "insostituibilita delle regole che garantiscono l'organizzazione del gruppo locale. Queste vengono infatti ribadite aftraverso lo svolgersi del rituale e quindi riconfermate in quanto valori'". Una delle impor-tanti chiavi di lettura del rito, infatti, riguarda la trasmissione di elementr valorialr e quindi culturali che, soprattutto durante il tempo rituale, awiene tra le gene-razion| Una sorta di passaggio di testimone che si manifesta con pairicolare solennita proprio in occasione della Processione: gli anzíani si fanno sostiturre dai piu giovani lasciando loro l'onore e l'onere di rappresentare la loro famiglia durante il rito.

I momenti festivi sono "occasioni straordinarie di oartecipazione che rivestono uno spiccato significato comunitario, perché servono a stabilire o rinsaldare i legami fra le varie trame di una struttura dì parentela o di un sistema sociale ptu esteso, come puo essere il villaggio o la comunità nel suo insieme''2. Si tratta dunque di momenti sociali stra-ordinari, cioe che si verificano al di fuori def tem-po ordinario della quotidianita e del lavoro. ll tempo rituale ha caratterr specralr. in cui sono sospese le attivita consuete ed e sowertito o alterato I'ordrne socrale fino al ripristino di un nuovo equilibrio.

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Lo spazo

Per quanto possa sembrare scontato definirli, glr elementi spaziali essenziali per-ché si possa realtzzare il pellegrinaggio sono rappresentati dal luogo di partenza, dal percorso che congiunge alla meta, costellato di oggetti simbolici, dalla meta stessa in cui sj stabilisce il contatto drretto con rl sacro, dal luogo cui sr ritorna compiendo un percorso che, se non fisicamente, almeno emotivamente è molto dìverso da quello dell'andata.

La parola stessa, pellegrinaggro, si lega etimologicamente al movimento attra-verso i campi, attraverso le frontrere, al di là dei confini urbani. In ogni caso si tratta di un passaggio, di un attraversamento..Pellegrrnaggi e processioni, con lo spostamento che essi implicano e con il loro carattere collettivo, mettono in relazione il corpo con lo spazio, manifestando al tempo stesso l'unità del territorio e d e l g r u p p o c h e lo o c c u p a " r 3 .

Nel caso di Fontainemore, il movimento porta al di fuori dei confini del terri-torio comunitario e dello spazio quolidiano. La percezione sacrale dello spazio .awiene nel momento in cui tale spazio e i limiti che servono a conferirgli gli attributi di ampiezza oltre che di singolarita e dr autonomia vengono ridisegnati e simbolicamente riconfermati per mezzo dei percorsi cerimoniali"la.

La tradizione orale vuole che il luogo in cui sorge il Santuario di Oropa fos-se anticamente parte del territorio di Fontainemore. Racconta Candido (1922): "Ricordo che inostri parenti ci raccontavano che la Madonna d'Oropa era stata trovata da un grovane pastore di Fontainemore dietro a un roc. A quel tempo Oropa apparteneva al nostro comune. Si racconta che dopo e stato venduto ai biellesi rl terrrtorio che va dal Colle della Barma fino al Santuario. Quando le per-sone delegate fecero ritorno col denaro ricevuto, jncontrarono dei banditi su per la montagna che rubarono loro i soldi".

Dimostrare, attraverso il mito, che il centro rituale sorge in un territorio appar-tenente alla comunità e funzionale a garantire l'uso o il passaggio attraverso il territorio stesso, crea una sorta di legrttimazione: "Vengono così mediate due esigenze antitetiche: quella di mantenere un rapporto permanente con I'area specifica, e quella di spostarsi frequentemente fuori dai suoi confini"r5. ll diritto alla mobilita era fondamentale per comunita, come quelle della Vallaise, che fondavano la propria economia sugli spostamenti legati alla pratica di alpeggio e sulla migrazione stagionale di manovali e artigiani.

ll sentiero che conduce da Fontainemore alla valle di Oropa, attraverso il valico della Barma, e conosciuto da tempo immemore dalle popolazioni locali impe-gnate nella monticazione e nella transumanza, nel commercio e nei cammini di devozione. Lungo il tragitto, cappelle, oratori e edicole con rappresentazioni rconografiche della Madonna nera, così come croci e incisioni su roccra hanno la funzione di segnare lo spazro, ponendolo sotto la protezione drvina, e dì guìdare il viandante fino alla meta.

Tullio Galliano, che ha dedicato uno studio al paesaggio della Processione, ne descrive così I'attuale percorso spazio-temporale: "ll venerdì, solitamente a mezzanotte, i pellegrini, intonando delle litanie, partono dalla cappella di Pillaz con croci, lanterne e stendardi. Al termine della strada sterrata che conduce al lago Vargno, in località La Matta, prima di iniziare il sentiero, sono dislocate delle postazionr di ristoro e, eventualmente, di soccorso. I pellegrini attendono I'alba del sabato alle Cinque Croct, in localita Pian della Ceva, sul versante biellese, a ridosso del Colle della Barma. Qui, al termine di un sermone, la Processione prende la sua forma ordinata. Sotto il Pian della Ceva, dopo essere scesi lun-go un canalone, a monte della stazione di arrivo della teleferica di Oropa, la Processione si ferma per la preghiera del Sa/ve Regina, quando jl Santuario e visibile dai pellegrini. La Processione prosegue lungo il versante del monte Camino, ai piedi del quale, al Pra,localita La Pissa, compie la sua ultima sosta, per una breve preghiera e per il riposo dei pellegrini. La Processione riparte in forma solenne sino al Santuario, ove giunge verso mezzogiorno. Qui i pellegrini

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l.l : Save Regina. Ricordo della

Proces-'95,1 (arch vio Lea Vercellin Nourr

ssat G r o d ) . . 1983, p. 139. . 2404, p. 168. : . . : . 1 9 8 9 , p . 6 0 . , ' : 2 0 0 3 , p 4 1 . ' .. 1989, pp, 133-134 lba. t l r { . a . 6 c o m p i o n o , a d u e a d u e , i l t r a d i z i o n a l e b a c i o d e l l a s o g l i a . N e l p o m e r i g g i o , d o p o il riposo, vi e una messa solenne celebrata dal clero presente. Vi sono inoltre d e l l e p o s s i b i l i t a d i p r e g h i e r a i n d i v i d u a l e . A s e r a , a l l e 2 1 . s i c o m p r e u n a fr a c c o l a t a all'interno del recinto del Santuario. Al mattino successivo, domenica, i pellegrint r i p a r t o n o p e r F o n t a i n e m o r e d o p o la C e l e b r a z i o n e E u c a r r s t r c a d e l l e Z 3 O e r i p e r -c o r r o n o l a s t r a d a i n f o r m a p r o c e s s i o n a l e . e s e g u e n d o r e s o s t e n e g l i s t e s s i l u o g h i dell'andata. Al Sa/ve Regrna sr volge l'ultrmo sguardo al santuarro. La Processione termina dopo la benedrzione impartita presso la parrocchiale di Fontainemore, o v e i p e l l e g r i n i g i u n g o n o v e r s o l e 1 9 " ' 6 .

Tempo e spazio sono dunque strettamente collegati daf la forza del rito. Ogni momento richiede un particolare raccoglimento, ogni luogo e carico di un par-ticolare significato che si concrelizza nell'azione: un canto, una preghiera, un gesto, un momento di silenzio. Movimento e pausa sono scanditi dal tempo rituale dell'ascesa, della drscesa, dell'attesa, in preparazione dell'incontro con l'immagine sacra della Madonna, custodita nel luogo santo. All'arrivo, i pellegrini superano il cancello che divide lo spazio della montagna da quello benedetto del santuario, attraversano l'ampio cortile suddivisi in due file parallele, salgono la gradrnata e giungono alla porta. Qui, a due a due, si inginocchiano e baciano la soglia, altro Iuogo liminale che separa e collega, ed entrano, purificati dalla loro stessa fatica, al cospetto dell'immagine venerata. Come scrive Franca Romano, "fattenzione al linguaggio del corpo, ai suoi bisogni ha portato I'uomo auliliz-zare, sta pure rielaborali in orizzonti culturali e storicr diversi, movimenti e suoni che l'esperienzaha intuitivamente mostrato "terapeutici""17. ll pellegrinaggio pare essere una di queste esperienze, che risana anima e corpo.

Inoltre, il fatto che il rito abbia come scenario la montagna accresce il fascino mistico dell'ascesa. Affrontare le asperita della montagna mette a dura prova il corpo e la mente, richiama racconti sacri, unisce le persone nella fatica

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rienza. Come suggeriscono Capra e Saglio: " La montagna nella sua accezìone simbolrca e l'archetipo ditutti rtempli, il piu sacro deì santuari. Ha sempre rivelato il divìno; ha rappresentato il confìne materiale e immateriale, oltre se stessa ha lasciato supporre I'invisibile e l'rnconoscibile"ls.

Gli attorì sociali

Al dr là della sensrbilita individuale con cui ciascuno vive il rito, e I'evento collet-tìvo a essere premrnente. La partecrpazione corale costruisce e rafforza I'identità culturale. Durante il rito awiene la trasmíssione di conoscenze tacite e incorpora-te, di valori e modelli culturali tra le diverse generazioni. Come sottolinea Helmut Eberhart, solo negli ultimi decenni la ricerca demologica ha spostato la sua atten-zione dal punto di arrivo, il santuario, al percorso di awicinamento e al legame del pellegrino con il gruppo con cui condivide il viaggio sacro. Uattenzione viene d u n q u e s p o s t a t a d a i f i n i e d a l l e m o t i v a z i o n i a i s i g n i f i c a t i s o c i a l i c h e i l . c a m m i n a -re insieme" implica. Coloro che partecipano al pellegrinaggio diventano, per la durata del rito, una <comunità". Come scrive Paolo Sibilla, <con l'approssimarsi e il prevalere del tempo festivo si manifesta una labilita generalizzata dei limiti. Cio vuol dire che i confini sociali, quelli culturali e le stesse barriere territorialr collassano, diventano piu penetrabili. Normalmente si ampliano sino a compren-dere - in modo transitorio ma non per questo meno significatrvo - gli esterni, ì forestieri, gli altri, ossia coloro che, seppure rn modo differenziato, non possono essere fattr rrentrare nel srstema socrale locale".!. In realta, dalle testimonianze raccolte a Fontainemore la Processione (,puo essere rnlesa come una risposta c u l t u r a l e a u n b i s o g n o d i a u t o a f f e r m a z i o n e c h e , r i p r o p o n e n d o u n m o d e l l o c u l -turale arcaico, puo diventare un'operazrone volta, seppure in misura non sempre meditata e consapevole, a confermare valori posti a garanzia della vita sociale che assicurano la continuila del gruppo e il suo radicamento all'ambiente"20. La "comunita" tende così a essere lrmitata ai soli appartenenti "storici", coloro che sono nati da famiglìa locale o da quei nuovi abitanti, che, superata la prova inìziatica della Processione, entrano a far parte del gruppo. "Adesso e veramen-te uno dei nostri: ha fatto la nostra Processione" si è sentito dire il parroco di Fontainemore, giunto da poco in paese, altermine del cammino nel 20052'.

A causa del crescente numero di partecipanti - piu di tremila nel 2005, a fronte di circa 450 abitanti - emerge una sorta di chiusura nei confronti di coloro che si uniscono alla Processione22. Come dice Maria Teresa (1950): "lo la preferivo anni fa, quando era una cosa piu tranquilla e piu raccolta e forse questo perche a Fontainemore si e un po'gelosi della Processione che non ci pare piu nostra, perché c'e tanta gente che vi partecipa con sentimenti drversj".

ll rito ha una strutturaformalizzata che prevede la presenza difigure particolari che assumono compiti organizzalivr e che hanno ruoli specìfici volti a garantrre rl corretto svolgimento dell'azione, Anch'essi sono scelti all'interno della comunita locale e il loro ruolo riveste una certa ìmportanza all'interno delle relazioni e degli equilibri sociali del paese. Gia storicamente, come emerge dagli studi di Chiara Minelli, erano gli amministratori comunalì a occuparsi, anche economicamente, dell'organizzazione della manifestazione religiosa. Mario (1935), ex sindaco del paese, afferma: " Per me che sono stato sindaco, vestendo la fascia tricolore, non si puo fare a meno di andarci perché sarebbe un torto ai fontanamoresi, perché e una cosa nostra e ci si sente un po' responsabili verso le persone che ancor oggi sono rrspettose". Oggi, crescendo il numero dei partecipanli,l'organizza-zrone deve necessariamente farsi piu accurata e coordinata. Oltre al contributo del Comune dr Fontarnemore e della Regione Autonoma Valle d'Aosta, prestano servizio iVigili del Fuoco volontari, la Protezione Civile, il 118, le Forze dell'ordine, i l S o c c o r s o A l p i n o . . .

Dice Nicoletta (1949) a proposito del lavoro volontario legato alla Processione: "Secondo me, e anche il lavoro con spirito di volontariato e di unione che inizia gia l'anno pnma della Processione nel ripulire i sentieri, nel fissare le camere,

(11)

ltot? t3 7.ll-to 21. Saglio, 1993, p. 6. 2004, p. 168. : t69

=ss one Fontainemore Oropa 2005,

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pellegrr-= 'el 1989, con la venuta del Papa a

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v u q r r i v v ! r r r v .

'- :',anza raccolta nel 1997 da

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nel prendere accordi per tutlr i servizi che amalgama e forma la comunità di Fontainemore, sempre così untta in questo evento>.

l-ordine in cui si presenta la Processlone e parte integrante del linguaggio rituale e non puo essere modrfrcato. Don Ernesto Challancin, per vent'anni par-roco di Fontainemore, chrarisce come ogni persona coinvolta abbia un ruolo e ogni ruolo sia carattenzzalo da un srmbolo: ..Apre il Pastorale, l'uomo che porta l'insegna speciale che sr usa so o Der la Processione e che deve regolarizzare la marcia, generalmente e uno oe caese. pratico della montagna. Segue il la-b a r o d e l S a i n t S a c r e m e n t . o u e i c c e r e í g , e d r M a r r a e p o i c ' e il g r a n d e l a b a r o d e l l a p a r r o c c h i a d r S a n t A n t o n c e a ' . ' a o c n n a . C o s ì q u a n d o s i c a m m i n a v e r s o O r n n a q i m p f t p l a N / a o o n n a - : e s : a e a . ' ^ . - e q o r / a n e r c h e S i C a m m i n a V e f s ot J v ' q v u r v | v S a n t ' A n t o n i o . P o r s e g u o n o g - 3 - ^ , e 3 c ' ^ e e n f n e I c a n t o r i , l e c o n f r a t e r n i t e r : n l n a r r n c n I I N e ' 9 7 0 : e : S I ' a ' - l : S S a . : a l J O ' ' r ì . t U n * O U l a r d b r a n C O e l , . v a l l e d o n n e u n v e l o b 1 a n c o , , F i g u r e l m p o r t a n t l o e ' c s \ c g ^ - e ^ : c : ' l ^ a : . 3 s c L r c d e l c a m m t n o s o n o i b à t o n n i e r s ( e r a n o 0 r e c n e l 2 0 0 5 C a - : : ' 9 5 8 ^ a s.oÌc ouesto r u o l o e r a c -conta: .ll compito del bàtonnrer e oi-.rer c o cc^:'a a.e cîe n P.ocessione tutto f r l r l r s c r o . A b r t u a l m e n t e n o n c t s o n o p r o b r e r . t . a ^ ^ e J - a ^ l : s ^ c o n t r a q u a l c u n o c h e v u o l e c a m b i a r e l e t r a d i z i o n i s e n z a r i s D e t t a r e I a D D a r a m e n t o a d e q u a t o e l'ordine richiesto dalla Processione ".

D u n q u e i l r i t o " f u n z i o n a > s e t u t t i g l i e l e m e n t i s o r r o . a l l o r o p o s t o ' , E d e r m p o r -tante che il linguaggio rituale sia condrviso per essere compreso: .. Molla gente che arriva ora - spiega Giancarlo (1945) - sembra completamente estranea e forse pensa di partecipare a una gita. Per noi bàtonnters il lavoro e diventato pru pesante, anche perché la gente, non essendo del posto, in un certo senso non riconosce il nostro ruolo".

[esperienza di Grancarlo e particolarmente significativa, perché proprio grazie al ruolo all'interno del rito, di cui è stato investito durante la Processione del 1980, si e sentito parle della comunita: .Quello che non mi so spiegare e rl perché abbiano chiamato me, che per loro ero appunto uno straniero, afare il bàtonnier. Sono stato preso sia dall'emozione della Processione sia dall'incarico che mi era stato dato. [. ] Penso pero che, in quei sette anni antecedenti alla Processione, in cui siamo venuti a Fontainemore, ci siamo comportati in maniera tale che il paese ci ha accettati veramente come una famiglia del posto e non degli estra-nei. Questo per noi e molto gratificante".

[elemento canoro e fondamentale per lo svolgimento della Processione. Per questo motivo la cantoria, guidata dal suo direttore, si prepara a lungo per I'impor-tante evento..Durante la Processione si prega e si canta di continuo - racconta Mariuccia (1947) - a volte non so dove prendiamo tutta quella forza,,.ll canto dà laforza di andare avanti e, nello stesso tempo, il procedere verso il Santuario o la partenza da esso induce ad innalzare il canto di ringraziamento. ll direttore della cantoria, Sergio Clapasson, racconta come a ogni luogo o momento rituale sia collegato uno specifico canto: "lcanti sono legati ai luoghi dove si effettuano le soste e si alternano col Magnificaf e con le litanie. Alle Cinque Croci cantiamo il canto della Pace dei Santi e quello che ricorda i defunti. Al Salve Regina, da dove si inizia a vedere il Santuario, si intona O Madre tVosfra col ritornello del

Salve Regina. Ci sono poi altri canti come Da lontana valle che e stalo introdotto da don Challancin, Echos du Sanctuaire che cantiamo all'entrata del recinto e, come saluto alla Madonna, Adressons notre hommage. Un canto particolare e // faut quitter le Sanctuaire che si esegue alla domenica mattina quando si lascia il Santuario ed e quello che mi reca ogni volta una certa commozione perche mi sembra che in quel momento si abbia l'impressione di andarsene dalla casa della mamma. Secondo me, se si medita cio che si canta, le emozioni che si provano sono ancora piu intense".

Le guide spirituali della Processione sono i sacerdoti, e talvolta i vescovi, che animano con i loro sermoni i momenti di preghiera. Secondo don Candido N/ontini, per sedici anni parroco di Fontainemore, e proprio la "devozione alla

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- ::-:: l3 a D.ocess one del 1970 ì - 1 . ' : - : a G ' c o ) . l - . - . p p ^ , t . n > ' A n é ' a h e n e l ' - . : : n n o S a n l o . L a b a r e B a s t o -, - j - e C . o c r ( a r c h i v i o G i o r g i o G a -- ' * q q î n P a n t r e n a l e n c r e l g l g l

r-.: Anno Santo. Riflessrone di don

. Save Regrna (archivio Giorgio

Madonna, con la Processione che awrene ooni crnoue annr. cne : €^e *qa li r

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Dai documenti conservati presso l'archivio parrocchiale, Chiara Mrnellr. che na a lungo studiato la Processione Fontainemore-Oropa, evince che la comunrta e stata, fin dalla fondazione della sua parrocchia nel XV secolo, molto devota e partecipe ai sacramenti. ll culto della Madonna nera, pero, pare andare oltre la semplice devozione: "Sembrerebbe quasi - scrive Minelli - che il sistema di vita religiosa oropea, con liturgie, credenze, tradizioni che hanno il loro fondamento n e l c u l t o d e l l ' i m m a g i n e , s i a u n a re l i g i o n e a s é : la r e l r g i o n e d e l l a M a d o n n a d ' O r o

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Proprìo per questo (eccesso di fede", talvolta, i ministri della Chiesa sono do-vuti rntervenire, anche in tempi recenti, per riaffermare i dogmi cristiani. Racconta Bianca (1933): "Prima dell'ultima Processione, sono venuti dei prelati di Aosta a farci le prediche perché don Vallochera ci diceva che la Madonna ci porta al Cristo e non brsognava farne una idolatria. Quindi aveva chiamato tre calibri della Curia: don Lovignana, don Curtaz e don Papone per predicare; ricordo che sono stati meravigliosi e ci hanno edotti che la Madonna e un tramite per arrivare a s u o fi g l i o " .

ll cammino processionale e vissuto da un gran numero di pellegrini con since-ro spirito di devozione, come afferma Wilmo (1948): .Al ritorno, essendoci meno persone, si e piu concentrati e si riesce a pregare meglro perché si sentono molto bene i microfoni dei parroci che stanno piu vicino ai fedeli. Nel momento delle fermate si fa una riflessione sulle parole sentite dal sacerdote e questo e molto rmportante".

Retaggio di un passato che le ha viste protagoniste della vita sociale e religiosa del paese, le confraternite hanno un loro posto di rilievo nel corteo e sono identi-ficate da alcuni elementi simbolici, tra cui I'Abit, una tunica allacciata in vita di co-lor bianco. Ricorda Yvonne (1922)'. "Quando abbiamo avuto come parroco don Hosquet, ho partecipato anch'io alla Confraternita del Santissimo Sacramento e ho preso l'Abit che indossavamo durante le processioni e durante la coro-na che si recitava in chiesa, prima della messa, in occasione del funerale di un componente della stessa confraternita. Nella nostra chresa c'era una grande cornice con i nomi dei membri dell'Abit". E prosegue: "Quando si cammrnava in Processione, per primi c'erano gli uomini, poi le donne seguite da quelle che indossavano I'abito bianco e infine le Figlie di Maria che avevano, come insegna, un nastro blu con la medaglia e il velo'.

Tra gli attori che rendono possibile il rito, che ha nella pertormance la sua rea-hzzazione, c'e il pubblico, senza il quale non potrebbe prendere forma I'azione. Nei rituali di guarigione, il pubblico non è attore passivo, ma co-protagonista, pronto a sostenere il malato, e in questo caso il pellegrino affaticato, con le sue incitazioni e i suoi gesti di conforto. ll pubblico, che pur condivide la scena con gli altri attori, ha un suo spazio rituale ben preciso. Nel momento della discesa verso il santuario, Stéphanie (1975) vede la gente salire verso di lei, all'esterno della fila della Processione: "La gente ci incitava e ci applaudiva". ll pubblico si assiepa per scorgere rfedeli in arrìvo: "Per me - prosegue Stéphanie - il momento più emozionante e I'ingresso in basilica perché lì c'e tanta gente che ti aspetta e ti e grata per aver fatto una lunga processrone in montagna con fatica, ma con grande soddisfazione". Ed Emilio (1950) aggiunge a questo proposito: "Anche il ritorno in chresa e un'esperienza che ti tocca in profondo perché si vede tutta

l a c n h i o r a r i i n o n t o n n n n l i n n n h i n n m m r, v,, vvv,,, v v , , , , , . l s s r , c h e p i a n g e c o m e p e r d i r t i g r a z i e .

[...] Anche le persone anzrane o malate che non possono piu andarci, quando ci vedono passare ci comunicano gratrtudine per la Processione che noi piu giovani riusciamo a fare ".

Tra gli attori sociali, invisibili agli occhi, ma vicini a chi affronta il viaggio, c'e la Madonna nera, compagna del cammino e protettrice, guida verso la meta, che infonde torzaa chi e sorretto dalla fede. ll rapporto che viene descritto dal-le testimonianze è riconducibile a quello famigliare, in cui i fedeli-figli sperano

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di ricongiungersi alla madre al termine del viaggio. commenta yvonne (i922): "Durante il cammino, ortre ar canto e aile preghiere, si pensano tante cose, si chiede un aiuto alla Madonna e si ncordano j nostri defunti che hanno fatto quel p e r c o r s o p r i m a d i n o i , ,

Gli antenati morti sono evocatj, ortre che con ir ricordo e ra pregnrera,

anche at_ traverso gll oggetti simbolici che vengono portati in processione. Dice stéphanie (1975):"Dentro rozaino ho portato rafoto di mia nonna,

che era proprio mancata in quell'anno e così mi ha protetta e sono riuscita

a fare una belfa processione,. Una frase che si ripete piu volte nelle testimonianze e simile a quera espressa da lvana (.1951):"Diverse volte sono andata con mamma

e papa e, ognrvotta che si parte, cisi porta dietro ir ricordo derfe persone care che non ci sono piu". il con_ ttnuo rtchiamo agii antenati e il desiderio di ricalcare le loro orme.costrturscono elementi essenztali di fegittimazione del legame fra il gruppo e rl territorio,z5. Inoltre' e proprio in nome degli antenati che i princìpi e i vatoll ritenuti

tradizionali vengono mantenuti e tramandati.

lsimboli

Iintera Processione assurge a simbolo culturale, nella definrzrone che ne dà Ernesto De Martino: "ll simbolo culturale è un vjbrante ordine unrtano

di rappre-sentazione e di possibilità operative medjante ii quale

si rinnova periodicamente l'appello ad un evento memorando di fondazione e di autenticazrone, e periodi_ camente si anticipa un orizzonte futuro, una prospettiva

di compiti individuali e colleltivi organicamente legata alle origini inaugurali,26.

ll simbolo principale all'interno del rito, che e contemporaneamente la lorza motrice dell'azione, e l'immagine della Madonna nera, venerata

ad oropa, ra cui statua iignea e conservata nella Basilica antica, af l'interno

del sacef lo risalente al lX secolo ftcona e inoltre raffigurata su moltí edifrci, sia refigiosi sia civili, della "'a a se e d ffusa. sotto forma di immaginetta votiva o statua, per rr curto dome_ : ' '

-t9. 1948. Oropa, foto ricordo della proces

(15)

lloè ta 13 zi. ' : .= 1989. p. 58. ,.'.,-..o, 1980, p. 123.

.-"t dt Documentazione dei Sacri

l..art e Complessi devozionali

' aollaborazione con l'Universt-,,: :ei Sacro Cuore di Milano e il

. Sacro Monte di Oropa stanno ul-,."simento delle Madonne Nere

'a'.'erra presentato nel corso del

: '- datl, si conterebbero ctrca

:..:zonali dedicati alla Madonna

'2: n ltalta (21 in Piemonte e B tn

'; g rtngrazia per le tnfarmazionl

) - .da Angelt. . 4 0 5 p 1 6 .

"Stando alla tradizione - scrive la storica valdostana Jolanda Sle,e^

pastorello di Fontainemore, sordomuto dalla nascita, a ritrovare nel 1596 a s:--tua della Madonna bruna che era stata occultata sotto il celebre roc pe( sottra. a alla profanazione delle truppe francesi che, nel 1555, avrebbero sacchegg atc il santuario. ll pastorello con quel ritrovamento acquisto I'uso della parola e la comunita di Fontainemore, riconoscente, contribuì alla costruzione della celebre cappella del Boc nella Piana di Sant'Eusebìo"28.

Le famiglie della bassa Valle del Lys, in particolare quelle di Fontainemore, non attendono il trascorrere dei cinque anni per tornare al cospetto della Madonna. Almeno una volta all'anno Oropa è meta di un viaggio; molti sono gli sposi che decidono di celebrare le proprie nozze al santuario. "ogni tanto - racconta Daniela (1952) - con la famiglia andiamo a Oropa, dato che ci siamo anche SFoSàti lì'.

Fortemente simbolico e lo svolgimento notturno di parte del cammino, inter-pretato da moltt come metafora della vrta cristiana che, attraversando le tenebre del peccato. tendono alla luce derla salvezza. In queslo contesto, le fraccole, le l a n t e r n e , o g g i le to r c e c h e o g n r p e l l e g n n o p o r t a c o n s é p e r il l u m i n a r e i l s e n t i e r o , s i f a n n o s i m b o l o d e l l a f e d e c h e r r s c h i a r a r l d i f f i c r l e c a m m i n o d e l l a v i t a . G i u n t a a l l e C i n q u e C r o c i i n s i e m e a l f r a t e l l o , S t e p h a n r e ( 1 9 7 5 ) v e d e a r r i v a r e i p e l l e g r i n i : "Quando iniziava ad albeggiare abbiamo visto arrivare lutta la frla di persone con le torce in mano e questo e stato proprio un colpo d'occhio emozionante", E Marta (1941) "Tutte le pile che si muovono e illuminano la montagna e la cosa piu bella della Processione>.

Oltre ai canti e alle preghiere, il paesaggro sonoro è carallerizzato dalle campa-ne che segnano l'arrivo e la partenza, sia a Oropa, sia a Fontainemore. Ricorda Annetta (1922): "Quando ci vedevano arrivare al Colle della Barma, iniziava-no a suonare le campane del Kiry". p Ariel (1938): "Rìcordo che alla parten-za [da Oropa] ho provato tanta allegria e serenita e quando siamo arrivati a Fontainemore il suono delle campane mi ha resa felice e lo sono stata per tutto l ' a n n o " .

Tra gli oggelti simbolici che carailerizzano il nto, alcuni passano di mano in mano tra attorr diversi, altri si tramandano di generazione in generazione, in un passaggio di testimone carico di significati e di promesse di continuità. I bàton-niers si riconoscono tra la folla perché accompagnano il loro cammino con lunghi bastoni in legno scolpitr. Claudio 0958) racconta: "Nel 2005 ho fatto il bàtonnier e per la Processione precedente avevo preparato r bastoni in noce che ho scolpito da ambo le partr: sono alti due metri e venti. Su un lato e scolprto ìl Santissimo e sull'altro san Grato. Li ho realizzati dal modello di un bastone antico. [ ] Mi e stato assegnato l'abito bianco del bàtonnier Marialdo che è mancato ".

lgiovani a cui sono affidati questi oggetti sentono di non poter "tradire" la parola data e la fiducia risposta in loro dagli anziani. Su questo principio si basa la trasmissione della tradizione: un continuo movimento verso il futuro nel nome del passato. Così racconta Eleonora (1981):"Nel 2000, Olimpia, una vecchina di 96 anni, mi ha dato il suo velo da portare in Processione e lo portero ancora per le prossime". Nicoletta (1949): "A Fontainemore io e mia sorella Luigina siamo state invitate da persone anziane della confraternita, che non potevano più fare la Processione, a portare il loro abito ad Oropa. Così ormai, da due processioni camminiamo con il loro vestito e quelle signore hanno verso di noi un'estrema gratitudine perché indossiamo il loro Abit".

Portare i simboli della Processione e un onore che fa superare la fatica. Santina (1927), che con le sue îre sorelle, per voto, faceva parte della confraternita femmi-nile e vestiva l'abito bianco, portava il gonfalone di Maria: "Era faticoso portarlo dal Pillaz fino all'entrata del Santuario. Era anche un piacere portare il gonfalone e sovente ero in coppia con Yvonne D. Lo portavo sia all'andata sia al ritorno, ma allora ero giovane e non mi pesava".

Santina.non ha tenuto I'Adt per sé nel momento in cui non ha piu potuto partecipare all'íntera Processione, ma lo ha affidato a sua nipote: "Ora che non

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vado piu, il mio Abit ha fatto tre processioni perché I'ho sempre imprestato a persone che avevano piacere di metterlo e io per una soddisîazione personale ero contenta che il mio vestìto tornasse a Oropa. Mio figlio un giorno mi ha chie-sto se il mio Abit era in ordine perché sua figlia gli aveva detto che il prossimo anno avrebbe voluto indossarlo. Sarei felice di avere la nipote che me lo riporta a Oropa e spero che possa proprio farlo perché per me sarebbe veramente un bel regalo".

Dunque il rito attiva un circuito del dono che prevedelacircolazione di beni ca-rallerizzali da un notevole valore simbolico. Colui che dona viene ricompensato con la preghiera e con il ricordo che di lui si puo avere al cospetto dell'immagrne sacra nel Santuario mariano. Chi riceve il dono sente che l'oggetto e carico di forza emotiva e porta con sé Ie esperienze di chi lo ha indossato precedente-mente. La consapevolezza del valore simbolìco degli oggetti e quindi espres-sa dai partecipanti in modo del tutto esplicito, come racconta Mariuccia (9aD: "Ricordo che mia mamma a volte diceva che oer lei la oiu bella Processione e stata quella che hanno fatto subito dopo la fine della guerra, perché si era recata con tutta la sua famiglia per gratitudine e ringraziamento. l-ultima mi raccontava che l'ha fatta con molta devozione. Era partita con suo fratello, ma aveva cammr-nato con difficolta e si era sentita male al cuore. Così si era raccomandata alla

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':l Fam glia Marco Bolland e Teresina

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, a 1960? Fontainemore, al rilorno sul

-.':hrvio Sergio Volcan).

';ì l P'ocessione atlraverso la

stra-..- Pervero (archivio Marisa Jans).

Sarn/e Vierge e aveva portato la lanterna lungo il percorso. Gia da tanto sapevo che lei avrebbe avuto oiacere di oassarmi il suo abito della confraternita e così ho deciso di adottarlo e portarlo con il suo stesso spirito di devozione, come un s i m b o l o " .

ll significato

C o m e s c r i v e E b e r h a r t , . L a c l a s s i c a r i c e r c a s u i p e l l e g r i n a g g i c i h a d a I u n g o t e m -po permesso di conoscere i motivi dei pellegrinaggi medievali e della prima modernita. Analizzando la diversa letteratura sui miracoli e sulle immagini votive, sappiamo che malattia, incidenli, accadimenti bellici e aggressioni appartengo-no alle cause piu frequenti che nei secoli passati spinsero tanti nostri avi verso i l u o g h i d e l p e l l e g r i n a g g i o " 2 e . E o g g i ? C o s a s p i n g e i n d i v i d u i , f a m i g l i e e i n t e r i gruppi a mettersi in cammino? Le risposte vengono direttamente da coloro che intraprendono il viaggio. Annetta (1922) dice che "Alla Madonna si chiedeva la salute anzitutto e un aiuto per inostri malati che non avevano potuto seguirci"; Yvonne (1922): "Mia nonna mi ricordava sempre che un anno, quando era gio-vane, hanno ripetuto tre volte la Processione ad Oropa per chiedere la pioggia. Nelle case degli abitanti di Fontainemore c'è sempre una statua della Madonna che spesso si prega per chiedere aiuti, per allevare e crescere i figli. La nostra fede che si prova per essa ci aiuta a superare le difficolta della vita". Marìuccìa (1947), invece, afferma: "Per noi rifare la Processione e come andare a portare un dono, e un desiderio e direi quasi una necessita'.

l l d e s i d e r i o d i "spiritualità" e q u e l l o d i . c o r n u n i t à " s o n o a l l a b a s e d e l c a m m i -no. Al di là dei confini di una religione, il pellegrrnaggio, in quanto rito simbolica-mente potente, diventa un modo per l'individuo contemporaneo di andare alla ricerca e alla riscoperta di sé. Racconta Ariel (1938) a proposito della sua prima Processione, nel 1960, l'anno dopo il suo matrimonio e il conseguente arrivo in

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paese:.ln Processione non ero mai stata, quindi e stata un po'una scommessa con me stessa, invece mi ha lasciato un grande segno. Alcune persone si erano un po' meravigliate che io partecipassi e io per orgoglio sentivo che ce l'avrei fatta". Per lo sforzo fisico che comporta, il rito diventa una sfida con se stessi, ma con profondi significati sociali. Partecipare alla Processione diventa per i giovani di Fontainemore e per i nuovi abitanti un rito di passaggio che da inizio al processo di inclusione nella comunita. Ancora Ariel racconta: "Da allora sono diventata una fontanamorese con grande orgoglio, mi sono inserita mollo bene e s e n t o c h e m i v o g l i o n o b e n e " .

l l d e s i d e r i o d i c o m u n i t a e a p p a g a t o d a l l e s p e r r e n z a d t c o n d i v r s i o n e , c o m e ra c -conta Stéphanie (1975): ..E stata comunque una gran cosa mistrca che mr ha awicinata tanto a una ritualita di gruppo. N/i sono sentita vicrna alla mra gente di Fontainemore perché abbiamo cantato insieme tutti i canti religiosi. E stato rnte-ressante, anche dal punto di vista umano, sentirsi parte integrante di un gruppo e condividere gli stessi valori che mi hanno tramandato i miei genitori e mio n o n n o > .

Le azioni stesse del pellegrinaggio, cammino silenzioso, preghiera lenta e ca-denzata, distacco dalla quotidianita, condivisione di un impegno, di sentimenti ed e m o z i o n i , r a g g i u n g i m e n t o d i u n a m e t a s o n o e l e m e n t i " c u r a t i v i " p e r u n ' u m a n i t à spaventata dalla modernita. ll pellegrinaggio puo essere dunque spiegato come una "azione compensativa", u[ìa .ricerca della tolalità', *una reazione alla frammentazione degli spazi vitali operata dal moderno"30. Uazione "cufativa" del rito e richiamata dal racconto di un testimone, lt/ario (1935), che racconta: "La Processione rappresenta qualcosa di tipicamente nostro di Fontainemore prima di tutto e per me che sono credente so che su quelle strade sono passati i miei cari e questo mi invoglia sempre a parteciparvi. Inoltre, mi risana l'animo e di conseguenza spero di poter continuare ad andarci".

Quando il cammino, per questioni di eta o di salute, e impedito e sostituito dai mezzi di trasporto, si sente di aver mancato un appuntamento, come soltolinea lvana (1951): "Quando si va ad Oropa non piu attraverso la montagna, ma col pullman, si prova tanta malinconia. Infatti, anche se si va incontro alla Processione sino al Prato, si perdono i momenti piu intensi e emozionanti delle varie fermate". Così, alla part.enza da Oropa, il senso di tristezza e forte, come dicono in molti e cometraspare dalle parole di Livia (1950):"lo preferisco l'andata perché il ritorno e oiu triste oerché è un'emozione forte dover lasciare la Madonna d'Orooa",

Soprattutto in momenti dr crrsi, la processione puo essere interpretata come una risposta positiva, come scrive I'antropologo Victor Tuner: .non voglio affer-m a r e c h e n o n e s i s t a a n o m i a , a n g o s c i a o a l i e n a z i o n e [ . . . ] in ta l i s i t u a z i o n i d i d r a -stici mutamenti strutturali [...], ma voglio dire che in tali situazioni operano anche forze positive " in cui la communilas trova nuova linfa e risposte creative ai propri bisogni3l. La processione appare, dunque, come una di queste risposte.

23. La Mattà, 1970. Con monsignor Lari,

Emanuel Girod e Jeanne Gros,

risoeltiva-mente a sinistra e a destra nella foto,

all'epo-ca i pellegrini piu anziani (archivio Speranza

G i r o d ) .

IUote

30. Eberharl, 2005, p. 86.

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