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Insegnare matematica: concezioni, buone pratiche e formazione degli insegnanti

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Academic year: 2021

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Insegnare matematica: concezioni, buone pratiche e

formazione degli insegnanti

Luciana Bazzini

Dipartimento di Matematica, Università di Torino

Abstract. Teaching mathematics deeply involves different factors, both on the part of the teachers and the students. Competencies, beliefs and attitude towards the discipline play a crucial role. Starting from basic considerations on the difficulties that students face when learning mathematics, the paper discusses the potential of language in understanding and solving a given problem. In this perspective, the software PROFenix 2 was properly constructed, in view of providing support for arithmetic problem solving. PROFenix2 provides the teacher easy opportunities for modifying the problem’s text, both as language and data are concerned. For these reasons, the software is a flexible tool in the hands of the teacher, mainly in case of multilingual settings.

1. Insegnare la matematica

La figura dell’insegnante di matematica: un personaggio chiave e un ruolo complesso, perché le pratiche di insegnamento derivano dall’interazione di componenti diverse (ad esempio le concezioni dell’insegnante, le competenze, gli stili), che possono determinare conflitto o sinergia. È quindi importante e necessario rivolgere l’attenzione alle condizioni che determinano conflitti, al fine di studiarne le cause e i possibili rimedi, e orientare così le forze verso un rapporto sinergico. Ricerche internazionali sull’educazione matematica degli adulti e indagini relative alle competenze possedute da giovani e adulti ha evidenziato che, mentre i livelli di “analfabetismo” in Europa sono bassi, una preoccupante porzione della popolazione è “funzionalmente analfabeta”, è cioè incapace di gestire i nuovi alfabeti, i nuovi linguaggi ed i nuovi codici della società della conoscenza. Di più, in generale non sembra neanche rendersi conto di essere in difficoltà.

Una lettura critica di questi risultati ci ha portato a volgere la nostra attenzione verso l’opportunità di riflettere su quali competenze matematiche, e di conseguenza su quale matematica, siano indispensabili perché il cittadino del XXI secolo non incorra nell’“analfabetismo funzionale” come fattore di rischio per l’esclusione dalla società.

Quindi, se da un lato è importante individuare percorsi di apprendimento che promuovano la formazione “matematica del cittadino”, dall’altro diventa cruciale individuare buone pratiche di insegnamento come modelli da seguire e proporre per preparare e sostenere adeguatamente gli insegnanti (Sbaragli, 2010).

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Da un punto di vista generale, le considerazioni precedenti si inquadrano nel rapporto, conflittuale o sinergico, tra Teoria e Pratica, quando esso è applicato all’insegnamento della matematica. Per lungo tempo teoria e pratica (cioè l’approccio teorico alla disciplina e la sua trasposizione nella pratica scolastica) sono state considerate due poli opposti. In tempi recenti, la natura dialettica della relazione tra teoria e pratica è stata progressivamente riconosciuta e incorporata in studi di ricerca, che hanno molto contribuito al dialogo tra le due polarità.

In particolare si considera che ogni assunzione che deleghi alla “teoria” il ruolo di istruire la “pratica” sia destinata a fallire e si evidenzia la necessità di sviluppare forme di cooperazione tra ricercatori e insegnanti (Bazzini, 1991, 2007; Brown e Cooney, 1991; Burton, 1991; Bazzini, Bartolini Bussi, 2003). È doveroso ricordare come in Italia fin dai primi anni 70 si sia lavorato in questo senso, evitando possibili dicotomie e ricercando punti di incontro e di sviluppo. A testimone di ciò, ricordiamo la formazione dei Nuclei di Ricerca Didattica, composti da docenti universitari e insegnanti, e supportati inizialmente dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e poi dalle Università e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Dal lavoro di quei gruppi sono nati gli studi più significativi, che hanno connotato in modo specifico e originale la ricerca della scuola italiana (identificata come “ricerca per l’innovazione”, si veda Arzarello, Bartolini Bussi, 1998). Per quanto riguarda la preparazione degli insegnanti di matematica, si riconosce l’importanza di sottolineare i seguenti aspetti:

- le conoscenze matematiche necessarie;

- le conoscenze di Didattica della Matematica necessarie;

- altre necessità, per esempio di tipo psicologico e pedagogico (D’Amore, 2008; Fandiño Pinilla, 2003).

A nostro avviso, un ulteriore aspetto dovrebbe far parte del bagaglio professionale di un insegnante di Matematica di qualsiasi livello: è auspicato da tutti che l’insegnante di Matematica mostri come la disciplina sia presente nella vita quotidiana e non solo nelle aule scolastiche (Bonotto, 2009); ma, per poter vedere il mondo con gli occhi della Matematica, noi riteniamo debba esservi una preparazione specifica, opportuna.

A tal fine, riteniamo assolutamente necessari alcuni passi fondamentali, che qui elenchiamo brevemente:

1 - studio dei bisogni degli insegnanti di matematica ai diversi livelli scolari, delle loro concezioni e delle loro aspettative. Si tratta di approfondire l’indagine teorica su ciò che gli insegnanti implicitamente “posseggono” riguardo alla disciplina matematica, all’immagine che ne derivano e che inconsciamente possono veicolare ai propri studenti; nello stesso tempo si deve capire quali sono i bisogni (in termini di competenza disciplinare e pedagogica), le motivazioni ad acquisire una buona professionalità, le possibili

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frustrazioni (in termini di insuccessi degli allievi e di scarso prestigio sociale) e le aspettative (rispetto al proprio ruolo nella scuola e nella società).

2 - individuazione di buone pratiche di insegnamento e studio di percorsi innovativi. Occorre osservare, interpretare e modellizzare le pratiche degli insegnanti in servizio per individuare percorsi efficaci su come affrontare la professione nel migliore dei modi.

3 - disseminazione dei risultati di ricerca al fine di ampliare il confronto sui temi trattati e avviare processi di rinnovamento, rivolgendosi sia alla formazione iniziale che a quella degli insegnanti in servizio.

2. Insegnare e apprendere

Come l’insegnare, anche l’apprendere è un processo complesso, che coinvolge fattori di natura diversa. In tempi recenti, molti studi hanno evidenziato il ruolo dei fattori cognitivi, culturali ed affettivi che intervengono nel problem solving. Di più, l’analisi dei processi attivati durante la risoluzione di problemi ha confermato l’importanza di tali fattori. In generale si riconosce che l’educazione matematica contribuisce in modo fondamentale alla formazione dell’allievo, stimolandone l’immaginazione, l’intuizione, il gusto della scoperta e il senso critico. Inoltre, l’allievo dovrebbe sviluppare un’attitudine positiva verso la disciplina, sperimentando contesti significativi per l’investigazione matematica.

Sfortunatamente, spesso compaiono difficoltà fin dai primi anni di scuola. Tralasciando le difficoltà dovute a patologie di natura neurofisiologica, si osserva che le maggiori cause di difficoltà derivano da svantaggio socio-culturale e/o da un approccio scorretto alla disciplina. In particolare, nel problem solving si individuano difficoltà imputabili a fattori diversi, come l’ incapacità a comprendere il testo di un problema, la mancanza di memoria e/o l’incapacità a selezionare, nel magazzino della memoria, le informazioni necessarie a risolvere il problema. Sicuramente la comprensione del testo (verbale o scritto) è un requisito indispensabile. La prima attenzione va dunque al ruolo del linguaggio.

3. Linguaggio matematico e problem solving

In matematica, numeri e simboli sono molto importanti, ma anche il linguaggio naturale ha un posto di rilievo. In accordo con risultati di ricerca, possiamo affermare che la verbalizzazione è strettamente connessa al pensare e al capire (si veda l’opera fondamentale di Vygotsky “Pensiero e linguaggio”, relativa al rapporto sinergico tra il pensiero e il linguaggio naturale). Anche in matematica, parole e simboli si interfacciano reciprocamente nel processo di apprendimento (si veda ad esempio Arzarello, Robutti, Bazzini 2005).

Dobbiamo riconoscere che il linguaggio matematico esige chiarezza e precisione, ma non dobbiamo dimenticare che lo studente può avere difficoltà nel connettere simboli e significati. Ripercorrendo la storia del simbolismo

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algebrico, notiamo che, fin dai tempi più antichi, il linguaggio naturale fu ampiamente utilizzato nelle procedure di tipo aritmetico-algebrico. L’algebra cosiddetta retorica (cioè le procedure algebriche espresse a parole) fu presente fino al Rinascimento, e il simbolismo algebrico ebbe una gestazione lunga e travagliata prima di essere adottato su larga scala. Dunque, il linguaggio naturale ha un ruolo importante anche nella costruzione dei concetti matematici. Tuttavia, può succedere che gli studenti siano confusi dall’uso di termini linguistici in contesti diversi, con connotazioni diverse. Di qui la necessità di approfondire lo studio.

Focalizzando l’attenzione sull’attività di problem solving, che spesso necessita la lettura e decodifica di un testo scritto, possiamo identificare due difficoltà: una legata alla comprensione del problema e l’altra legata alla capacità di risolverlo. Quando il soggetto affronta il problema, egli deve leggere il testo e costruire una rappresentazione mentale della situazione evocata. In questa fase, il soggetto deve poi mettere insieme le due azioni e costruire un sistema unitario e integrato. Pertanto, è basilare comprendere il testo e l’insegnante deve assicurarsi che ciò avvenga. Che fare, allora, con gli allievi che non sono in grado di farlo? Come aiutarli?

Pur concordando sul fatto che l’attività di problem solving non debba essere confusa con l’esercizio di routine, riteniamo tuttavia importante supportare l’allievo con attività di consolidamento e/o di recupero. In quest’ottica abbiamo pensato a un supporto tecnologico che venisse incontro alle nostre esigenze: è nato così il software PROFenix e poi il software PROFenix 2, versione aggiornata del primo.

4. Un software duttile e malleabile per problemi aritmetici

Il software PROFenix, nasce nell’ambito di un progetto di ricerca (Progetto FENIX) rivolto al potenziamento cognitivo e motivazionale di bambini in difficoltà. In tale progetto, coordinato dalla Prof. Coggi e supportato dall’Università di Torino e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, si sono elaborate attività didattiche per la scuola primaria, sperimentate in contesti di disagio culturale in Italia e in Brasile (Coggi, 2009). I risultati di queste sperimentazioni hanno evidenziato la valenza formativa del software PROFenix, applicato in contesto ludico in attività di consolidamento e/o recupero relativamente a problemi di aritmetica (Bazzini, Madaro, Leo, 2009). Successivamente, il software PROFenix è stato sottoposto a revisione, con l’intento di renderlo più flessibile e facilmente fruibile. Constatato il grande interesse degli allievi per attività svolte al computer, si è pensato di realizzare un sussidio didattico che consentisse all’insegnante di inserire nel software i testi e la grafica ritenuti più opportuni. I due autori del software PROFenix, Pietro Madaro e Patrizio D’Emilio, hanno lavorato con grande impegno ad una nuova versione del software (PROFenix 2), che oggi si presenta come strumento duttile e malleabile per l’insegnante. Infatti il software è predisposto

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in modo tale che l’insegnante possa facilmente cambiare non solo la grafica, ma anche il testo del problema, mantenendo solo la struttura. In particolare, il testo può essere tradotto in un’altra lingua, con grande beneficio per gli allievi stranieri che non padroneggiano ancora la nostra. In questo modo l’allievo ha la possibilità di comprendere appieno il testo del problema e, quindi, affrontare serenamente la risoluzione. In fase di valutazione, egli sarà dunque valutato esclusivamente in base alle competenze disciplinari, non interferendo quelle linguistiche. In PROFenix 2 l’insegnante può anche, a suo piacimento, adattare il testo del problema evocando contesti significativi o situazioni esperite in classe. In questo modo, l’insegnante può realizzare un insegnamento personalizzato, adatto cioè ai bisogni della classe o del singolo allievo.

Come abbiamo già osservato, l’uso del computer attiva l’interesse ed accresce enormemente la motivazione. Inoltre, lo studente può svolgere le attività secondo i suoi tempi, ed ottenere una verifica immediata del procedimento seguito. Per queste ragioni, e tenuto conto dei risultati preliminari emersi dalle sperimentazioni, riteniamo di poter affermare la validità didattica del software PROFenix 2. Le attività svolte con il supporto informatico di PROFenix2 sono dunque annoverabili come buone pratiche didattiche. Naturalmente, sono auspicabili ulteriori sperimentazioni, che daranno spunti per approfondimenti e riflessioni, così come lo scambio di esperienze e il confronto di opinioni. L’uso didattico di un software adeguato ci ha permesso di ottenere buoni risultati in situazioni difficili, soprattutto in presenza di alunni demotivati e svantaggiati culturalmente. Desideriamo però ribadire che le attività di problem solving non devono assolutamente esaurirsi in attività supportate dallo strumento informatico. La manipolazione di oggetti e l’esperienza di situazioni affrontabili con carta e penna vanno proposte e incoraggiate, soprattutto nelle fase introduttiva di nuovi argomenti. Riteniamo che i diversi ambienti di apprendimento (ad esempio il contesto degli oggetti manipolabili, il contesto “carta e penna” e il contesto informatizzato) debbano interagire tra loro, non entrando in conflitto ma creando proficue sinergie. Queste sono le buone pratiche.

Bibliografia

Arzarello F., Robutti O., Bazzini L. (2005). Acting is learning: focus on the construction of mathematical concepts. Cambridge Journal of Education. 35/1, 55-67.

Arzarello F., Bartolini Bussi M.G. (1998). Italian Trends in Research in Mathematics Education: a National Case Study in the International Perspective. In: J. Kilpatrick, A. Sierpinska (Eds.). Mathematics Education as a Research Domain: a Search for Identity. Kluwer Academic Publishers. 197-212.

Bartolini Bussi M., Bazzini L. (2003). Research, Practice and Theory in Didactics of Mathematics: towards Dialogue between Different Fields. Educational Studies in Mathematics. 54, 203-223.

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Bazzini L., Madaro P., Leo V. (2009)- Apprendere la mat in modo divertente con il Fenix: il ruolo del software. In: Coggi C. (a cura di). Potenziamento cognitivo e motivazionale dei bambini in difficoltà. Il progetto Fenix. Milano: F. Angeli.

Bazzini L. (1991). Curriculum development as a meeting point between research and practice. Zentralblatt fuer Didaktik der Mathematik. 4, 128-131.

Bazzini L. (2007). “The mutual influence of theory and practice in Mathematics Education:implications for research and teaching”. Zentralblatt fuer Didaktik der Mathematik. 39, 119-125.

Bonotto C. (2009). Working towards Teaching Realistic Mathematical Modeling and Problem Posing in Italian Classrooms. In: L. Vershaffel, B. Greer, W. Vandooren, S. Mukhopadhyay. Words and worlds: Modelling verbal descriptions of situations. Rotterdam: Sense Publishers.

Brown S., Cooney T. (1991). Stalking the Dualism between Theory and Practice. Zentralblatt fuer Didaktik der Mathematik. 91/4, 112-117.

Burton L. (1991). Models of systematic co-operation between Theory and Practice. Zentralblatt fuer Didaktik der Mathematik 91/4. 118-121.

D’Amore B. (2008). Epistemology, didactics of mathematics and teaching practices. Mediterranean Journal for Research in Mathematics Education. 7, 1, 1 – 22. Fandiño Pinilla M.I. (2003). Riflessioni sulla formazione degli insegnanti di

matematica: una rassegna internazionale. Bologna: Pitagora.

Sbaragli S. (a cura di) (2010). Buone pratiche d’aula in Matematica. Bologna: Pitagora.

Vygotsky, L. (1992). Thought and language (rev. ed.). The MIT Press, Cambridge, MA.

Lavoro realizzato nell’ambito del Progetto PRIN 2008PBBWNT “Insegnare matematica: concezioni, buone pratiche e formazione degli insegnanti”.

Parole chiave: insegnamento; matematica; buone pratiche; software didattico; scuola primaria.

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