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PRINCIPALI PATOLOGIE DERMATOLOGICHE DI LAGOMORFI E RODITORI

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PISA

FACOLTA’ DI MEDICINA VETERINARIA

SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN “PATOLOGIA E CLINICA DEGLI ANIMALI D’AFFEZIONE”

PRINCIPALI PROBLEMI

DERMATOLOGICI DI

LAGOMORFI E RODITORI

ANNO ACCADEMICO 2011-2012

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INDICE

INTRODUZIONE 4

La cute 5 Annessi cutanei 6 Ghiandole 7 Altre particolarità 8 Microflora cutanea 8

ESAMI COLLATERALI ALLA VISITA DERMATOLOGICA 9

PARASSITI E MALATTIE PARASSITARIE 10

Rogna sarcoptica del coniglio 10

Otite parassitaria del coniglio 11

Cheyletiellosi 12

Leporacarus gibbus 13

Acari del genere Demodex e Notoedres 14

Altri acari di cavia e cincilla 14

Acari del topo e del ratto 15

Zecche 15

Pulci 16

Pidocchi 17

Miasi 17

MALATTIE BATTERICHE 20

Necrobacillosi del coniglio 20

Sifilide del coniglio 20

Ascessi 21

Pododermatite ulcerativa 24

Mastite 25

Cellulite del coniglio 26

Linfadenite cervicale della cavia 26

Cheilite della cavia 27

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MALATTIE MICOTICHE 28

Dermatofitosi 28

MALATTIE VIRALI 31

Mixomatosi del coniglio 31

Poxvirus del coniglio 32

Fibroma di Shope dei lagomorfi 33

Vaiolo del topo e del ratto 33

MALATTIE NEOPLASTICHE 34

Linfoma cutaneo 34

Neoplasie cutanee 34

Neoplasie della ghiandola mammaria nei piccoli roditori 35

MALATTIE COMPORTAMENTALI 36

Barbering 36

Masticazione della pelliccia del cincilla 37

ALTRE MALATTIE 38

Dermatite umida perineale del coniglio 38

Dermatite umida della gola 39

Adenite sebacea 39

Otoematoma 39

Malattia del grasso giallo o delle orecchie gialle del cincilla 40

Carenza di acidi grassi essenziali 40

Infiammazione della ghiandola di harder 40

Alopecia del criceto 41

Necrosi della coda del ratto 41

Eversione delle tasche guanciali del criceto 41

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INTRODUZIONE

I Lagomorfi sono un ordine di Mammiferi di cui fa parte la famiglia Leporidae, che comprende lepri e conigli (tra cui i generi Oryctolagus, Sylvilagus, Pronolagus, Nesolagus, ecc.). Il coniglio europeo (Oryctolagus cuniculus)è un pet molto diffuso per la sua indole docile e curiosa e per la relativa facilità di mantenimento.

Diversamente dai roditori, i conigli hanno due paia di incisivi superiori, uno anteriormente e uno posteriormente (più piccoli e sottili).

L’ordine dei roditori comprende numerosissime specie, per la maggior parte di piccole dimensioni, diffuse in tutto il mondo. Sono sovrapponibili ai lagomorfi per gran parte della loro biologia, mentre si differenziano per avere un solo paio di incisivi superiori.

I roditori più apprezzati come pet sono la cavia (Cavia porcellus, di origine sudamericana), il cincilla (Cincilla laniger e Cincilla brevicaudata, origine sudamericana), il criceto dorato (Mesocricetus auratus), il criceto siberiano (Phodopus sungorus), il topo bianco (Mus musculus), il ratto (Rattus norvegicus). Le patologie della cute sono tra i più frequenti motivi di presentazione alla visita clinica di questi animali.

LA CUTE

La cute è l’organo di rivestimento dell’organismo e svolge funzioni importanti per il mantenimento dell’ omeostasi.

La principale funzione della cute è quella di protezione dell’organismo. Il pelo e lo spesso strato corneo di rivestimento esterno impediscono

l’attecchimento di agenti estranei e sono ricoperti da un film lipidico prodotto dalle ghiandole sebacee che impermeabilizza all’acqua.

Il pigmento melanico filtra i raggi solari e protegge dai danni provocati dai raggi UV. La cute ha anche un ruolo nella termoregolazione corporea. La pelliccia ed il tessuto adiposo sottocutaneo infatti contribuiscono al mantenimento della temperatura corporea costante e i meccanismi di pilo erezione aiutano a creare un cuscinetto di aria isolante. La vasodilatazione e la vasocostrizione periferica infine regolano la dispersione di calore.

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La cute di lagomorfi e roditori differisce da quella dei carnivori domestici fondamentalmente per la sua estrema sottigliezza e fragilità.

La cute dei mammiferi è costituita (dall’esterno) da epidermide, derma, sottocute e annessi cutanei.

EPIDERMIDE E MEMBRANA BASALE. I cheratinociti sono le cellule dell’epidermide. Essi poggiano sulla membrana basale e durante la loro maturazione migrano verso la superficie, definendo strati riconoscibili: strato basale (dove risiedono i melanociti), strato spinoso, strato granuloso e strato corneo.

I cheratinociti di superficie dello strato corneo hanno perso il nucleo e sono praticamente ridotti solo a squame cornee di cheratina (e infatti sono detti corneociti).

I cheratinociti sono più abbondanti nelle zone glabre e nei cuscinetti plantari nei roditori (i conigli invece non hanno cuscinetti plantari e le aree metacarpali e metatarsali sono ricoperte da uno spesso strato di pelo).

L’epidermide poggia sulla membrana basale che la ancora al derma sottostante e svolge funzione di filtro per gli elementi nutritivi del derma.

DERMA È lo strato sottostante l’epidermide. È costituito da fibre collagene, fibre elastiche e fibrociti in una matrice polisaccaridica contenente vasi e nervi.

ANNESSI CUTANEI

Sono così classificati i follicoli piliferi, le ghiandole sebacee, le ghiandole apocrine e le unghie.

FOLLICOLI PILIFERI E PELI. I follicoli piliferi producono e sostengono la base del pelo e sono costituiti di tessuto epiteliale che si spinge nel derma. Da un follicolo

fuoriescono più peli, prodotti da radici differenti. In particolare in coniglio, cavia e cincilla la pelliccia è molto folta e da un singolo follicolo possono originare diverse decine di peli. Tra questi si riconoscono il pelo primario (dal diametro, lunghezza e durezza maggiore) e i peli secondari più corti e soffici. Il pelo primario determina il rivestimento principale e il colore e la lunghezza del mantello, mentre i peli

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Tra i conigli sono state selezionate numerose razze e varianti diverse per la struttura e l’aspetto del pelo. La lunghezza media del pelo del coniglio europeo è circa 3 cm ma in alcune razze particolari come l’angora può essere molto più lungo soffice. Anche tra le cavie c’è notevole variabilità nella durezza, lunghezza, colore e aspetto del pelo, a seconda delle razze selezionate.

Il cincilla è notoriamente allevato per la sua pelliccia morbida, abbondante, folta. Proprio per questa sua caratteristica è considerato un pregiato animale da pelliccia. Più di 60 peli crescono da un unico follicolo pilifero di cincilla,il cui colore in natura è grigio-blu con il ventre giallino. Le selezioni genetiche per l’allevamento da pelliccia o come pet hanno ottenuto graziose varietà bianche, nere, grigio argento, ecc. Per mantenere la salute di questo mantello morbidissimo il cincilla ha l’abitudine di fare quotidianamente un bagno di sabbia.

LA MUTA DEL CONIGLIO. I conigli fanno la muta due volte l’anno, generalmente in primavera e in autunno. La prima muta è a 6 settimane di età circa e poi a 5 mesi c’è la muta che porta alla perdita del morbidissimo mantelli infantile e alla

formazione del mantello adulto. È importante sapere che la muta inizia dalla testa e si propaga a ondate in direzione caudale e per ultimo muta il ventre e che durante questo periodo il mantello assume un spetto molto irregolare con linee di

demarcazione che non devono essere confuse con problemi dermatologici o di alopecia.

IL “BAGNO DI SABBIA” DEL CINCILLAPiù volte a settimana il cincilla dovrebbe avere la possibilità di fare il suo bagno di sabbia. La sabbia sanificata utile allo scopo si vende nei negozi di animali specializzati. La polvere va inserita in una vaschetta profonda 2-3 cm e grande abbastanza affinché il cincilla possa rotolarsi. L’attività di lucidatura del pelo e rotolamento può durare anche un’ora. La vaschetta andrebbe tenuta pulita dai residui di feci.

Un cincilla che si annoia può ripetere ossessivamente il bagno di sabbia fino a provocarsi infiammazione oculare (soprattutto nei piccoli delicati).

GHIANDOLE

Nella cute hanno sede anche numerosissime ghiandole. I lagomorfi e i roditori non hanno ghiandole sudoripare e quindi non sudano, alcuni possono ipersalivare in

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risposta alle elevate temperature ambientali (come i topi), ma la maggior parte disperde il calore tramite l’ampia superficie cutanea e la coda. Si tratta comunque di un sistema di dispersione non particolarmente efficiente, e ciò spiega il perché questi animali siano particolarmente sensibili alle temperature elevate e a rischio di colpo di calore.

GHIANDOLE DEL CONIGLIO. La cute del coniglio presenta ghiandole sebacee, ma è priva di ghiandole sudoripare. I conigli sono docili pet, ma in natura sono

fortemente territoriali. Sia maschi che femmine infatti hanno numerose ghiandole per marcare il territorio. Queste si trovano in posizione sotto-mandibolare

(ghiandole del mento) e ai lati delle gonadi in due depressioni speculari (dette seni perineali, che si riempiono di secreto scuro). Anche nella regione anale ci sono ghiandole per la marcatura del territorio. La dimensione e la produttività di queste ghiandole sono dipendenti dagli ormoni sessuali e quindi sono correlate all’attività sessuale. I maschi dominanti marcano più attivamente e soprattutto in presenza di maschi rivali o di femmine in calore.

I conigli hanno 4-5 paia di mammelle dall’inguine ala gola.

GHIANDOLE DELLA CAVIA. Anche la cavia marca attivamente il territorio e le ghiandole sebacee di marcatura androgeno-dipendenti sono distribuite su tutto il dorso e nella zona perianale (che spesso infatti le caviette strofinano sulle superfici). Nei maschi più anziani una secrezione sebacea particolarmente abbondanti si

accumula sul dorso, alla base della colonna vertebrale, e il pelo in quest’area appare unto e disomogeneo. La pelliccia così alterata si può sgrassare un po’ strofinando con dell’alcool.

La cavia ha 2 mammelle inguinali (anche i maschi hanno i capezzoli in quest’area). GHIANDOLE DEI CRICETI. I criceti hanno sui fianchi delle caratteristiche ghiandole per marcare il territorio che hanno l’aspetto di due tasche marrone scuro bilaterali. Sono più sviluppate nei maschi nei quali diventano prominenti e più produttive durante l’eccitazione sessuale. I criceti del genere Phodopus hanno una ghiandola analoga in posizione ventrale mediana.

I piccoli roditori come i criceti hanno la ghiandola oculare di Harder molto sviluppata, il cui secreto può anche contenere pigmenti porfirinici in moderata quantità. In condizioni di stress ci può essere una ipersecrezione di questa

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ghiandola con produzione di abbondante secreto scuro che non deve essere confuso con sanguinamento oculare.

I criceti hanno 4 paia di mammelle.

UNGHIE E CODA I conigli hanno 5 dita sull’arto anteriore e 4 sul posteriore.Ogni dito ha una piccola unghia che può richiedere il taglio periodico se non consumata. Le cavie hanno 4 dita sulle zampe anteriori e 3 sulle zampe posteriori.

Le cavie non hanno la coda.

I cincilla hanno 4 dita davanti e 4 dietro. Il Cincilla laniger ha la coda lunga, il Cincilla brevicaudata ha la coda corta.

I criceti hanno 4 dita anteriori e 5 posteriori e coda corta.

Topi e ratti hanno 4 dita davanti e 5 dietro, coda lunga e nuda o con peli corti e radi. ALTRE PARTICOLARITA’

Le femmine mature di coniglio hanno una ampia plica cutanea di pelle in eccesso sotto la gola detta gorgiera . Nelle riproduttrici più anziane questa può essere talmente ampia e dura da essere confusa con un ascesso.

I criceti hanno delle tasche guanciali ai lati della bocca. Queste tasche sono date da invaginamenti della mucosa orale e possono estendersi anche molto all’indietro quasi fino alla regione scapolare. I criceti usano queste tasche per stoccare il cibo.

MICROFLORA CUTANEA

Sulla cute convive un complesso ecosistema in cui si rapportano in equilibrio tra loro fattori fisici chimi e biologici quali pH, acqua, sali minerali e fattori di difesa

aspecifici presenti nel sebo e nel sudore e microrganismi quali lieviti e parassiti e batteri. I batteri residenti sulla cute del coniglio appartengono ai generi

Staphylococcus, Micrococcus, Clostridium, Proteus, Pseudomonas.

L’equilibrio tra la microflora residente e l’ospite ha lo scopo di prevenire la colonizzazione della cute da parte di microrganismi patogeni.

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ESAMI COLLATERALI ALLA VISITA DERMATOLOGICA

EMOCROMO ED ESAME CHIMICO-CLINICO forniscono informazioni sullo stato di salute generale, ma raramente sono specifici per la patologie dermatologiche. In caso di grave infestazione da pulci si può osservare anemia.

ESAME MICROSCOPICO DEL PELO. Il pelo può essere posto in olio minerale, KOH, o blu di lattofenolo per la ricerca di dermatofiti, parassiti e loro uova e anomalie del fusto.

SCOTCH TEST. È molto utile per rilevare la presenza di ectoparassiti. Si applica più volte un pezzo di nastro adesivo trasparente alla cute, lo si appoggia su un vetrino porta-oggetti e si osserva al microscopio. Applicando una goccia di olio di vaselina tra il nastro adesivo ed il vetrino si ottiene una visualizzazione migliore dei

particolari.

RASCHIATI CUTANEI. Utili in particolare per l diagnosi di rogna sarcoptica e per la ricerca di altri parassiti, ma anche per evidenziare la presenza di dermatofitosi. Il raschiato si può eseguire con una lama da bisturi smussa o con un cucchiaio di Volkmann, dopo avere posto sulla cute una goccia di olio minerale. Se l’area non è alopecica è consigliabile radere o tagliare il pelo prima del prelievo.

ESAME CITOLOGICO. Si può eseguire da impronta, da ago-aspirato o da agoinfissione. È utile soprattutto per tipizzare le lesioni neoplastiche o per differenziare una lesione batterica da una neoplastica.

BIOPSIA. Si può eseguire tramite punch o per escissione con bisturi e forbice. È indicata quando si sospetta una lesione tumorale oppure quando si osservano lesioni dall’aspetto inusuale o che non rispondono alla terapia come ci si aspetterebbe.

COLTURA MICOTICA. Si può eseguire sia per confermare un sospetto di

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PARASSITI E MALATTIE PARASSITARIE

ACARI

ROGNA SARCOPTICA DEL CONIGLIO.

Nel coniglio, come nei mammiferi domestici, la rogna sarcoptica è indotta dall’acaro Sarcoptes scabiei, artropode non specie specifico. Nel coniglio la rogna sarcoptica è un rilievo clinico estremamente frequente e si riscontra soprattutto nei soggetti giovani mantenuti in gruppi (per esempio in negozio o in allevamento).

Proprio come in cane e gatto Sarcoptes scabiei vive nello spessore dell’epidermide e scavando gallerie, attività che determina la formazione sulla cute del paziente di croste bianco-gallastre fortemente aderenti agli strati di tessuto sottostanti e la cui rimozione è molto dolorosa. Le sedi preferenziali di insorgenza delle lesioni sono naso, area perioculare, orecchie, letto ungueale. Il prurito intenso destabilizza fortemente lo stato generale del paziente, specie se di giovane età e piccole dimensioni, al punto da provocare abbattimento e anoressia fino al collasso e alla morte. Non essendo specie specifico Sarcoptes scabiei si ritrova anche nella cavia e nel ratto e provoca zoonosi.

DIAGNOSI

L’aspetto delle lesioni e’ estremamente caratteristico, in particolare agli stadi più avanzati in cui appaiono croste chiare, porose e rilevate fino, nei casi più avanzati, a modificare la fisionomia del paziente. La diagnosi di rogna sarcoptica si fa con il raschiato cutaneo superficiale. Il materiale raschiato si osserva al microscopio in olio minerale o in idrossido di potassio (KOH). I parassiti non sempre si rilevano al vetrino, tuttavia se le lesioni sono fortemente caratteristiche, si può iniziare lo stesso la terapia monitorandone il decorso.

TRATTAMENTO

Il trattamento consiste nella somministrazione di ivermectina (0,2-0,4 mg/kg SC ogni 2 settimane per 3 volte) o selamectina (6-10 mg/kg per applicazione topica ogni 20 giorni per 2 volte).

Il miglioramento è evidente già dopo la prima somministrazione di ivermectina. Non asportare le croste manualmente in quanto strettamente adese alla cute, ma attendere che cadano da sole. E’ opportuno trattare anche i coniglietti conviventi, pulire l’ambiente e trattarlo con spray acaricidi

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OTITE PARASSITARIA DEL CONIGLIO (ROGNA PSOROPTICA).

L’otite parassitaria è piuttosto frequente nel coniglio ed è provocata da un acaro specie-specifico: Psoroptes cuniculi. Grazie alla particolare conformazione del suo apparato buccale questo acaro aggredisce gli strati epidermici determinando infiammazione ed essudazione e provocando la rogna auricolare che si manifesta con una otite molto pruriginosa. Il coniglio affetto scuote spesso la testa e si gratta. Nel canale auricolare si accumulano croste marroni-grigiastre composte da cerume, parassiti e detriti epiteliali. La quantità di questo materiale accumulato può essere anche considerevole.

Inoltre il grattamento intenso può portare ad auto traumatismo anche severo. L’otite provocata da Psoroptes cuniculi in genere si limita al condotto uditivo esterno, tuttavia casi particolarmente severi e infezioni secondarie da specie di Pasteurella possono provocare un’otite più profonda fino alla lesione timpanica e alla sindrome vestibolare.

DIAGNOSI

Il sospetto diagnostico è indotto dall’aspetto caratteristico delle lesioni. La diagnosi di certezza si ottiene con l’identificazione del parassita mediante osservazione microscopica del materiale prelevato dall’orecchio. Essendo l’acaro di dimensioni considerevoli la sua osservazione al microscopio è piuttosto semplice.

TRATTAMENTO.

Il trattamento topico prevede l’instillazione in entrambi i condotti auricolari di ivermectina diluita al 1% in gocce (4-5). Il trattamento deve essere ripetuto ogni 2 settimane fino a remissione completa.

Il trattamento sistemico invece si basa sempre sulla iniezione sottocutanea di ivermectina 0,2-0,4 mg/kg ogni 2 settimane da ripetere fino a remissione, oppure selamectina soluzione spot-on 6 – 10 mg/kg ogni 20 giorni.

Per valutare la durata del trattamento antiparassitario, considerare che il ciclo vitale di Psoroptes cuniculi dura 3 settimane e che il parassita è in grado di sopravvivere al di fuori dell’ospite per almeno 21 giorni.

Se l’infestazione è massiva e quindi molto dolorosa e pruriginosa si può

somministrare come antinfiammatorio in associazione il meloxicam per i primi tre giorni di terapia, per cercare di ridurre il dolore e dare sollievo al paziente, oppure gocce otologiche a base di desametasone e neomicina.

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Il miglioramento clinico è evidente già poco dopo la prima somministrazione di ivermectina e le croste si distaccano rapidamente da sole (non rimuovere manualmente quelle adese al tessuto sottostante).

Psoroptes cucniculi è specie specifico e non zoonotico, anche se sono riportati casi di coinvolgimento di cavie conviventi. Tra i conigli invece l’infestazione è altamente contagiosa e quindi è bene trattare tutti i conigli che vivono insieme al soggetto colpito, anche se apparentemente asintomatici.

CHEYLETIELLOSI

Cheyletiella parasitovorax è un ectoparassita che si rileva di frequente nei conigli e molto spesso nei cincilla. Si tratta di un acaro di superficie non strettamente specie – specifico che può interessare anche cani e gatti e uomini.

La localizzazione preferenziale del parassita è alla base dorsale del collo e nella regione inter-scapolare. Spesso le infestazioni sono asintomatiche, ma quando il numero di parassiti sul paziente è abbondante si manifestano aree alopeciche e pruriginose con grosse scaglie forforose o papule crostose. Il prurito può essere da lieve a moderato. Nel cincilla si manifesta come piccoli puntini rossi pruriginosi sulla cute. Ad una attenta osservazione i parassiti sono visibili ad occhio nudo, con

l’aspetto di scaglie bianche mobili della bocca uncinata che si confondono con le scaglie forforose. Le uova aderiscono alla lunghezza del pelo, mentre gli adulti

restano sulla superficie cutanea nutrendosi di detriti dell’epidermide (benché alcuni possano scavare gallerie nello strato corneo della cute). La pelliccia può apparire macroscopicamente irregolare, come se l’animale fosse in muta.

I soggetti colpiti da infestazione massiva devono essere trattati per acariasi, ma anche analizzati, in quanto potrebbero essere immuno-depressi oppure potrebbero avere difficoltà nella normale attività di toelettatura (per problemi dentali o

difficoltà motorie).

Cheyletiella inoltre può essere vettore del virus della mixomatosi. DIAGNOSI.

La presenza macroscopica di abbondanti ampie scaglie bianche di forfora tra il pelo genera il sospetto diagnostico. La diagnosi di certezza si ottiene osservando

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da scotch test oppure su campioni di pelo e forfora ottenuti con un pettinino a denti molto sottili.

All’esame istopatologico della cute interessata si rilevano ipercheratosi ed essudato infiammatorio (composto soprattutto da eosinofili, linfociti e plasmacellule).

TRATTAMENTO.

La terapia consigliata sia nel coniglio che nel cincilla è a base di ivermectina 0,2-0,4 mg/kg SC per iniezione sottocutanea ogni 2 settimane oppure selamectina soluzione spot on 6 mg/kg da applicare nella regione interscapolare ogni 3 settimane. Il ciclo vitale del parasita dura 5 settimane, per cui è importante proseguire il trattamento per almeno tutto questo periodo, anche se la remissione dei sintomi clinici è già avvenuta.

Indagare le cause predisponenti che hanno facilitato l’attecchimento di una

infestazione cutanea così massiva e trattare con regolarità l’ambiente con prodotti acaricidi per tutta la durata del ciclo vitale del parassita.

N.B. L’uso del fipronil è fortemente sconsigliato e controindicato nel coniglio, in quanto facile a reazioni avverse anche letali. Questa tossicità è imputabile alla estrema sottigliezza della cute del coniglio, alla intensità attività di toelettatura messa in pratica da questa specie, oltre che a reazioni di ipersensibilità specifica agli adiuvanti associati al fipronil.

Nella scelta del prodotto considerare anche l’indole del coniglio (e del cincilla). L’atto di essere spruzzato o bagnato può essere considerato molto stressante, finanche a causare shock in soggetti in condizioni cliniche non ottimali. LEPORACARUS GIBBUS

Leporacarus (ex Listrophorus) gibbus è un acaro del pelo che si differenzia da Cheyletiella per la colorazione marrone e la forma del corpo compressa in senso laterale, la cui presenza sul coniglio decorre generalmente asintomatica. A volte l’infestazione massiva può dare luogo a dermatite alopecica pruriginosa con seborrea localizzata soprattutto su tronco e dorso.

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ACARI DEL GENERE DEMODEX E NOTOEDRES

Demodex cuniculi è l’agente eziologico della demodicosi del coniglio. Si tratta di una parassitosi piuttosto rara che di solito decorre asintomatica a meno che non

coesistano patologie immunosoppressive o uno stato di stress ambientale cronico. Demodex criceti e Demodex aurati sono due specie che colonizzano abitualmente i follicoli piliferi del criceto. In caso di stress o immunodepressione la rogna si palesa con alopecia focale lievemente pruriginosa. Le malattie endocrine (molto frequenti nel criceto) quali il tumore surrenalico scernente che provoca

ipercorticosurrenalimo sono predisponenti alla esacerbazione della rogna.

Il trattamento si esegue mediante applicazione topica di poche gocce di ivermectina diluita 1:100 oppure ivermectina sottocute alla dose 0,5 mg/kg. Tuttavia in caso di seria patologia concomitante (quali il tumore surrenalico) il rischio di recidive è elevato.

Notoedres cati, acaro preferenziale del gatto, è in grado di provocare anche nel coniglio una rogna pruriginosa, in particolare a carico di testa e collo.

Notoedres muri è l’acaro de ratto che provoca lesioni crostose e verrucose, localizzate soprattutto sul muso e sulla coda.

Notoedres notoedres è l’acaro specie specifico del criceto in cui provoca la rogna auricolare.

Per tutti questi ectoparassiti nelle varie specie il trattamento consigliato è a base di ivermectina o selamectina.

ALTRI ACARI DI CAVIA E CINCILLA.

Trixacarus caviae è l’acaro sarcoptide scavatore che provoca la rogna della cavia. Si tratta di un parassita specie-specifico che causa rogna pruriginosa scavando gallerie nell’epidermide della cavia. Il roditore può anche essere infestato, ma rimanere asintomatico per lungo tempo per poi esacerbare i segni clinici dell’infestazione a seguito di uno stress.

Le lesioni sono provocate dal parassita, ma soprattutto quelle provocate dall’auto-traumatismo per il forte prurito. Le sedi più frequenti in cui compaiono lesioni sono collo e spalle, ma un’infestazione massiva può manifestarsi anche in altre sedi.

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Il prurito molto intenso nei casi più gravi può determinare grave prostrazione, convulsioni e morte.

Trixacarus può infestare transitoriamente anche l’uomo.

La diagnosi si basa sui segni clinici e sul’osservazione diretta del parassita al raschiato cutaneo, nonostante la sua identificazione non sia sempre possibile (in quanto tende a scavare molto in profondità nel derma).

Chirodiscoides caviae è un altro acaro del pelo della cavia, la cui presenza di solito non genera manifestazioni cliniche ed è molto meno patogeno di Trixacarus. Per entrambi il trattamento è a base di ivermectina 0,2-0,4 mg/kg per iniezione sottocutanea una volta ogni 15 giorni per almeno 3 volte e selamectina spot on 6-10 mg/kg da ripetere dopo 20 giorni.

ACARI DI TOPO E RATTO.

Myobia musculi, Myocoptes musculinus, Radfordia affinis e Radfordia affinis sono altri acari del pelo murino. Provocano prurito, alopecia e in alcuni casi reazioni da ipersensibilità che aggravano la sintomatologia cutanea e inducono la comparsa di dermatite essudativa debilitante per il soggetto.

Il trattamento è a base di ivermectina (0,2-0,5 mg/kg SC, una volta a settimana). Si può utilizzare anche la selamectina spot-on (10 mg/kg ogni 20 giorni). È importante effettuare una pulizia accurata della gabbia e trattarla 1-2 volte alla settimana con una lozione acaricida.

ZECCHE.

Le zecche possono infestare occasionalmente i conigli.

Tra le zecche dure, famiglia ixodidi, quella più frequente sul coniglio è

Haemaphysalis leporispalustris, seguita dai generi Amblyomma, Riphicephalus e Dermacentor .

Per quanto riguarda le zecche morbide, famiglia argasidi, si ricordano quelle dei generi Otobius e Ornithodorus.

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L’infestazione massiva da zecche provoca anemia (dovuta alla loro intensa attività ematofagica), abbattimento e perdita di peso.

Inoltre, come avviene per il cane ed il gatto, le zecche sono importanti vettori per altre malattie quali mixomatosi, papillomatosi e zoonosi come tularemia e malattia di Lyme.

Il trattamento consiste nella rimozione manuale dei parassiti visibili, seguita dalla disinfezione della cute interessata e dalla somministrazione d ivermectina 0,2 mg/kg SC ogni 15 giorni per almeno 3 volte.

PULCI.

Cani e gatti possono trasmettere le pulci delle specie Ctenocephalides felis e Ctenocephalides canis a conigli, cavie, cincilla, topi, ratti e criceti.

I sintomi sono pelo arruffato, prurito, eritema e croste.

Come le zecche anche le pulci possono fungere da vettori per malattie molto serie quali la mixomatosi. Le pulci murine dei generi Xenopsylla e Nosopsylla ad esempio in passato fungevano da vettori per Yersinia pestis e Rickettsia typhi. responsabili nell’uomo della peste e del tifo.

DIAGNOSI

La diagnosi si basa sui segni clini e sulla osservazione diretta dei parassiti, delle loro uova o delle loro feci sul paziente.

TRATTAMENTO.

Il trattamento consigliato è a base di selamectina soluzione spot on, 6 mg/kg ogni 3 settimane.

Sono stati utilizzati con discreto successo e sicurezza anche lufenuron e

imidacloprid 10% (benché non registrati per l’uso sul coniglio) come regolatori di crescita degli insetti ectoparassiti. Si tratta di soluzioni spot on in commercio per cani e gatti da applicare sula regione interscapolare ogni 3 settimane.

Non utilizzare il fipronil, responsabile di serie reazioni da tossicità nel coniglio e nella cavia.

Anche l’ambiente dovrebbe essere trattato, dopo avere allontanato l’animale, con prodotti insetticidi e regolatori della crescita degli ectoparassiti.

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PIDOCCHI.

Il pidocchio del coniglio è Haemodipsus ventricosus, ma si trova raramente in ambiente domestico. È ematofago e in caso di infestazione grave provoca anemia. I pidocchi mallofagi della cavia sono Gliricola porcelli e Gyropus ovalis, in genere la loro presenza decorre asintomatica.

Per il trattamento sono efficaci ivermectina e selamectina alle stesse dosi della rogna.

I pidocchi del topo e del ratto appartengono al genere Polyplax. Sono ematofagi per cui se presenti in numero abbondante provocano prurito intenso ed anemia.

Il ciclo vitale di questi pidocchi si svolge interamente sull’ospite, quindi trattando con regolarità il soggetto la loro eradicazione è abbastanza certa.

Per il trattamento si possono impiegare ivermectina o selamectina alle stesse dosi della rogna.

MIASI.

L’infestazione da larve di mosca è una eventualità frequente, specialmente durante il periodo estivo. In presenza di una qualsiasi lesione necrotica essudativa nei conigli e nei roditori che vivono all’aperto, in brevissimo tempo possono attecchire mosche di diverso genere che depongono le loro uova sul tessuto leso. Le lesioni più colpite sono le ferite, le dermatiti umide (es. dermatiti da urina) e le pieghe per l’obesità. Nel giro di 24 ore le uova si schiudono liberando larve che si nascondono nelle pliche cutanee più profonde, tra il pelo e nelle lesioni più anfrattuose e che quindi possono passare totalmente inosservate anche per diverso tempo agli occhi del proprietario. Le mosche della famiglia simuliidae si riversano soprattutto su contorno labbra,

narici e zona perioculare.

Le zone colpite da miasi sono molto infiammate e doloranti a causa dei morsi delle larve. Inoltre le mosche possono fungere da vettori per malattie molto serie quali la mixomatosi.

Le larve delle mosche del genere Cuterebra si incistano nel sottocute provocando delle tumefazioni di 3 cm circa, dove ogni pomfo contiene una larva e ha sulla superficie un minuscolo foro da cui la larva respira. Queste larve possono anche intraprendere una migrazione aberrante attraverso le narici e raggiungere il sistema nervoso centrale provocando danni molto gravi e sintomatologia neurologica.

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I conigli infestati appaiono abbattuti, anoressici, claudicanti e nei casi più gravi in stato di shock.

DIAGNOSI

L’identificazione delle uova e delle larve di mosca è diagnostica.

Considerare però che le larve di mosca molto difficilmente sviluppano su animali in salute. Occorre quindi individuare i motivi che hanno permesso la loro proliferazione e intervenire per correggerli.

TRATTAMENTO

La terapia consiste anzitutto nella rimozione manuale di tutte le larve e nella disinfezione delle ferite. In genere è richiesta la sedazione per eseguire un buon curettage chirurgico senza provocare dolore al paziente.

L’area colpita deve essere tosata, lavata e disinfettata con cura e poi asciugata per evitare di creare un ambiente umido favorevole allo sviluppo delle larve.

Le larve si asportano manualmente mediante una pinzetta e con flushing di soluzioni disinfettanti diluite a base di clorexidina o iodo povidone.

Somministrare ivermectina 0,2-0,4 mg/kg SC ogni 15 giorni.

Proteggere la cute da infezioni secondarie con antibiotici per via generale attivi sulla cute tipo Trimthoprim + sulfamidici.

Applicare sulla cute una pomata a base di sulfiadiazina argentica e proseguire con la pulizia giornaliera fino a cicatrizzazione per seconda intenzione.

È importante ricorrere anche alla terapia di supporto (alimentazione assistita e reidratazione) ed al trattamento delle cause predisponenti.

Per infestazioni da larve di Cuterebra aprire chirurgicamente con una pinza (con animale sedato) il buco di ogni pomfo da cui ogni larva respira ed estrarla. È importante rimuovere bene la larva e non lasciare brandelli di tessuto larvale residui perché possono dare luogo a reazioni di ipersensibilità anche serie. Dopo gli interventi di pulizia e rimozione delle larve, alcuni pazienti, benché apparentemente in buono stato, possono morire improvvisamente. Ciò sembra imputabile ad infezioni da Clostridium spp. Che prolifera nelle aree di cute necrotica infestata dalle larve. Per il Clostridium è necessario il trattamento con Penicillina G procaina, molto attiva su questo microrganismo, alla dose di 30.000-60.000 UI/Kg

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IM q24h per 5 giorni, da usare con cautela in quanto i beta lattamici hanno predisposizione a provocare entero-tossiemia nel coniglio e nei roditori.

Infine è importante proteggere il paziente dalle recidive predisponendo adeguate barriere di protezione contro gli insetti.

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MALATTIE BATTERICHE

NECROBACILLOSI DEL CONIGLIO.

La necrobacillosi è una patologia non molto frequente del coniglio provocata da Fusobacterium necrophorum. Si tratta di un batterio gram negativo, anaerobio e filamentoso che in genere si ritrova nel contenuto fecale e nel tratto intestinale dei lagomorfi. L’infezione si verifica infatti per contaminazione fecale di lesioni di varia natura. Dall’infezione esitano lesioni di carattere ascessuale, dal contenuto

purulento liquido e dall’odore fetido. Gli ascessi si accompagnano ad estesa necrosi cutanea. Queste lesioni si localizzano principalmente su testa, collo e arti. Il batterio può diffondere anche agli organi interni, comportando setticemia e morte.

DIAGNOSI

La diagnosi di certezza richiede l’identificazione di Fusobacterium mediante coltivazione su colture anaerobie a partire da campioni di tessuto infetto. TRATTAMENTO

Essendo l’infezione particolarmente aggressiva e recidivante, è necessaria la pulizia chirurgica completa e profonda delle lesioni, con drenaggio e flushing abbondante degli ascessi e somministrazione di terapia antibiotica per via generale efficace contro i batteri anaerobi, tipo penicillina, tetraciclina o cefalosporina (tutti farmaci da utilizzare però con estrema cautela nei lagomorfi e nei roditori a causa del loro potenziale enterotossiemico).

SIFILIDE DEL CONIGLIO (SPIROCHETOSI VENEREA).

La sifilide o spirochetosi del coniglio è una malattia venerea contagiosa il cui agente eziologico è la spirochete Treponema paraluiscuniculi (precedentemente classificata come Treponema cuniculi). Il batterio si trasmette per contatto diretto con la cute infetta di un soggetto colpito, per via verticale dalla madre ai piccoli durante il parto o l’allattamento, oppure per via orizzontale con l’accoppiamento.

Molti conigli possono essere portatori asintomatici e sviluppare la forma clinica a seguito di una condizione di immuno-depressione di origine diversa.

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Il periodo di incubazione della spirochetosi va dalle 3 alle 6 settimane circa, dopo di che le lesioni si manifestano come edemi ed infiammazioni che evolvono in

ulcerazioni e croste localizzate soprattutto a livello delle giunzioni muco-cutanee di naso, bocca, palpebre, genitali e ano. L’auto-infezione dal perineo alla faccia a seguito delle operazioni di toelettatura è possibile.

Di solito il decorso delle lesioni è altalenante, con miglioramenti e peggioramenti che si susseguono nei mesi. Possono verificarsi anche aborti o infertilità.

La sifilide del coniglio non è una zoonosi. DIAGNOSI

La sifilide del coniglio si sospetta dai segni clinici e la diagnosi è confermata dall’ identificazione dell’agente causale mediante osservazione del microrganismo con il microscopio a campo scuro dopo impregnazione argentica del materiale raschiato dalle lesioni.

Esiste anche la possibilità di ottenere la diagnosi mediante un test sierologico, ma la percentuale di falsa negatività è piuttosto elevata in quanto gli anticorpi specifici compaiono solo 3 mesi dopo il contagio.

TRATTAMENTO

Il trattamento consiste nella somministrazione di penicillina G procaina alla dose di 42.000 UI/kg SC una volta alla settimana per 3 volte. La regressione delle lesioni inizia 3-4 giorni dopo l’inizio della terapia ed è completa in due settimane. È bene trattare tutti i conigli conviventi, anche quelli non sintomatici.

Il test sierologico si negativizza dopo 6 settimane. L’infezione comunque è in genere auto-limitante. ASCESSI.

La formazione di ascessi è una eventualità piuttosto frequente nei conigli. Gli ascessi nel coniglio e nei roditori hanno sviluppo progressivo e cronico, sono bene incapsulati, non mobili e in genere non dolorosi (a meno che non raggiungano dimensioni considerevoli tali da ledere le fibre nervose) e contengono pus denso e cremoso difficile da drenare completamente.

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Gli ascessi della testa nella maggior parte dei casi derivano dall’infezione della radice dentale da parte dei germi anaerobi che albergano nella cavità orale (tipo

Fusobacterium, Bacteroides, Actynomices, Arcanobacterium, spp.).

Gli ascessi della faccia sono molto frequenti nel criceto (con coinvolgimento delle tasche guanciali) e nel ratto (con origine dall’infezione di una bolla timpanica). Gli ascessi del tessuto sottocutaneo sul corpo derivano in genere da batteriemie o infezioni generalizzate. I batteri isolati più spesso da questo tipo di ascessi sono Pasteurella multocida, Staphilococcus aureus e Pseudomonas aeruginosa.

Altri ascessi possono originare da infezioni dell’apparato respiratorio o del tratto urinario.

In ogni caso gli ascessi possono coinvolgere il solo tessuto sottocutaneo oppure estendersi in profondità fino all’osso. In base alla estensione ed alla localizzazione dell’ascesso si possono avere diversi segni clinici. In caso di lesioni orali ci sarà difficoltà masticatoria con anoressia e conseguente perdita di peso, in caso di localizzazione agli arti si avrà zoppia,ecc.

DIAGNOSI

Gli ascessi appaiono come un’area tumefatta di ampiezza variabile. Per confermare la presenza di materiale purulento è indicata la puntura esplorativa con ago di misura almeno 22 G (data la densità del pus di questi animali) e il drenaggio e la raccolta del materiale da sottoporre a valutazione citologica, colorazione di gram, coltura per batteri aerobi ed anaerobi e antibiogramma. I batteri più comunemente isolati sono Staphylococcus aureus, Pasteurella multocida, Pseudomonas

aeruginosa, Proteus spp. Bacteroides Spp.

In caso di ascessi ricorrenti è bene inviare periodicamente al laboratorio dei campioni da rivalutare, in quanto nel corso dei trattamenti antibiotici i batteri possono sviluppare resistenza ad alcuni principi.

A volte può accadere che l’esame colturale risulti addirittura negativo.

Inoltre è indicato eseguire degli esami radiografici per verificare che l’estensione dell’ascesso sia limitata ai tessuti molli e che non abbia interessato anche il tessuto osseo sottostante (ciò vale soprattutto per gli ascessi del cranio). È indicata infine anche una radiografia toracica per escludere la presenza di ascessi polmonari. Ecografia e TAC aiutano nella esatta definizione della grandezza e dei margini dell’ascesso (soprattutto in quelli di difficile valutazione come quelli retro-bulbari). Sono indicati anche screening ematico completo e urinalisi.

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TRATTAMENTO

Il trattamento degli ascessi è chirurgico, ma la scelta della tecnica da adottare dipende dalla estensione e dalla localizzazione della lesione. L’ideale è l’escissione completa della lesione in blocco e poi il trattamento antibiotico per almeno 2 settimane secondo quanto indicato dall’antibiogramma.

È importante rimuovere completamente la capsula ascessuale in quanto se del tessuto infetto rimane in loco il rischio di recidiva è molto elevato.

Ci sono tuttavia numerosi casi in cui a causa della localizzazione della lesione, l’asportazione in toto o il trattamento dell’ascesso sono particolarmente difficili. Gli ascessi della regione mandibolare ad esempio sono tra i più complessi da trattare. In genere essi originano da una radice dentale infetta, spesso a seguito di mal occlusione cronica. Spesso in questi casi il tessuto osseo sottostante non è integro, ma coinvolto e affetto da severa osteomielite e possono essere presenti delle fistole che collegano la tasca ascessuale con la radice dentaria infetta. La terapia migliore consiste nell’asportazione della capsula ascessuale in toto e nell’estrazione dei denti coinvolti.

Per gli ascessi che interessano lo spazio retro bulbare si rende solitamente

necessaria l’enucleazione del globo oculare, così come per gli ascessi importanti degli arti e delle articolazioni spesso non c’è alternativa all’ amputazione dell’arto colpito.

Molti autori riportano inoltre una tecnica che consiste nel posizionamento di protesi di metacrilato (un polimero sintetico) impregnate di antibiotico nella tasca che residua dopo l’asportazione dell’ascesso. Le protesine rilasciano principio attivo gradualmente dall’interno della cavità per settimane, garantendo una elevata concentrazione di medicinale in loco.

Per gli ascessi della mandibola sono indicati gli antibiotici attivi contro i germi

anaerobi quali metronidazolo 20mg/kg PO q12h o Penicillina G procaina 40000 UI/kg q24h (da utilizzare con cautela).

La prognosi a lungo termine per gli ascessi è sicuramente migliorata dal rispetto di scrupolose condizioni igieniche e da diete ad elevato contenuto di fibra.

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PODODERMATITE ULCERATIVA.

La pododermatite ulcerativa è una patologia infiammatoria cronica, ulcerativa e granulomatosa che interessa l’area della pianta del piede che si verifica soprattutto in conigli e cavie. La patogenesi comprende la formazione di lesioni provocate dallo schiacciamento cronico della superficie plantare da parte del peso del corpo su suolo rigido nei soggetti obesi, dal mantenimento dell’animale su gabbie dal fondale grigliato o abrasivo o in condizioni igieniche precarie. Si formano delle ulcere che si infettano, in genere viene isolato Staphilococcus aureus, e vanno poi incontro a ipercheratosi e fibrosi determinando la patologia che è piuttosto seria. Talvolta le lesioni e l’infezione si spingono così in profondità da raggiungere il tessuto osseo sottostate e provocare osteomielite.

Nella cavia la patogenesi è sovrapponibile a quella del coniglio, considerando che sono predisponenti la carenza di vitamina C, un substrato di lettiera non adeguato o la stazione prolungata su fondo sporco. Le cavie infatti sono grandi produttrici di urina, che non sempre emettono al di fuori della loro zona di riposo; ciò determina quindi la permanenza su un substrato intriso di urina e la conseguente dermatite umida da urina a livello plantare (aggravata dall’obesità) e la facile infezione secondaria da stafilococco aureo.

DIAGNOSI

Prelevare dei campioni di tessuto ascessuale ed inviarli al laboratorio per l’esame colturale e l’antibiogramma per la scelta dell’antibiotico di elezione. Se le ferite appaiono profonde eseguire esami radiografici per escludere la presenza di osteomielite.

TRATTAMENTO

La pododermatite è una patologia da trattare da subito con aggressività. È infatti una patologia cronica, a decorso grave se non controllata e dolorosa e debilitante per il soggetto. Il coniglio e la cavia oltretutto sono già di per sé dei pazienti facili agli stress ed all’abbattimento in caso di patologie dolorose.

Se la superficie plantare appare infiammata, ma non sono ancora presenti lesioni profonde, si devono trattare quotidianamente le zone colpite con soluzioni

disinfettanti quali clorexidina 2% o iodo-povidone diluito. Intervenire sul mantenimento dell’animale assicurando condizioni igieniche della gabbia

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scrupolose, un substrato morbido e una dieta adeguatamente ricca di fibre. Incoraggiare l’esercizio fisico.

Si ricorda che a differenza della cavia, il coniglio non possiede polpastrelli, ma solo uno strato di fitto pelo protettivo.

Se la superficie plantare è già lesa ed infetta, oltre a quanto detto per le ferite meno gravi si deve eseguire un curettage chirurgico rimuovendo tutto il tessuto necrotico e infetto dalla lesione, somministrare antibiotici per via generale per almeno 2 settimane (chinoloni o trimethoprim + sulfamidico), applicare quotidianamente una pomata antibiotica e cicatrizzante.

Se c’è anche coinvolgimento osseo con osteomielite, eseguire pulizia chirurgica, prendere i considerazione l’amputazione della metà distale dell’arto e

somministrare antibiotico terapia per almeno 2 settimane. La prognosi comunque non è buona.

MASTITE

L’infiammazione delle mammelle si verifica in genere nelle femmine in lattazione, dove è frequente il trauma del tessuto mammario già di per sé edematoso e la superinfezione da Staphilococcus aureus, Staphilococcus spp, e Pasteurella spp. Le mammelle appaiono edematose, dapprima iperemiche e poi livide per la stasi vascolare. La condizione è fortemente dolorosa e debilitante per la coniglia (specie in cui è più frequente). Il trattamento consiste nella somministrazione di antibiotici per almeno 2 settimane, fluido terapia, curettage chirurgico degli ascessi presenti (con eventuale inserimento di protesi di metacrilato rilasciante antibiotico) ed impacchi caldi sulle mammelle più tumefatte.

A volte nella femmina intera non gravida può comunque svilupparsi una mastite (non settica) con ghiandole dure e secernenti siero scuro. In tal caso è bene

procedere con l’esame ecografico dell’utero in quanto spesso queste manifestazioni esterne si accompagnano ad iperplasia e carcinoma uterino. Se si riscontra neoplasia uterina il trattamento è chirurgico e prevede il ricorso alla ovario isterectomia.

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CELLULITE DEL CONIGLIO.

La cellulite dei conigli si manifesta con infiammazione, edema e dolorabilità della giogaia e della pelle che avvolge il collo e la testa e febbre. Sembra che questa infezione sia conseguenza dell’infezione del tratto respiratorio. Si consiglia esame colturale ed antibiogramma. Generalmente i batteri isolati sono Staphylococcus .aureus, Pasteurella multocida e Bordetella bronchiseptica.

Il trattamento consiste in antibiotici per via generale in base ai risultati

dell’antibiogramma e pulizia del collo con antisettici per uso topico (clorexidina 1% oppure iodo-povidone diluito). A volte le lesioni possono evolvere in necrosi ed ascessi che richiedono il trattamento chirurgico.

LINFADENITE CERVICALE DELLA CAVIA.

La linfoadenite cervicale è una patologia piuttosto comune della cavia. Si manifesta con colliquazione di uno o più linfonodi cervicali, che si riempiono di pus denso. Generalmente la patogenesi comprende una piccola iniziale lesione a carico della mucosa orale che si infetta e coinvolge il linfonodo tributario. Le lesioni del cavo orale della cavia possono essere provocate da fibre di fieno eccessivamente dure, malocclusione, ferite da morso da parte di conspecifici, carenza di vitamina C. I batteri normalmente presenti nella congiuntiva e nelle cavità nasali delle cavie quali Streptococcus zooepidemicus, Streptococcus moniliformis ecc. colonizzano

rapidamente queste ferite, raggiungono il linfonodo e danno ascessualizzazione. Di solito la patologia rimane circoscritta a questi distretti ma, soprattutto in caso di animale sottoposto a stress ambientale, i batteri possono diffondere e provocare sepsi o broncopolmonite necrotizzante (nel qual caso la prognosi è molto infausta). DIAGNOSI

Il trattamento antibiotico di elezione dovrebbe essere selezionato in base ai risultati dell’antibiogramma eseguito su campioni ottenuti per impronta e per aspirazione del materiale purulento.

TRATTAMENTO

Escissione chirurgica in toto della capsula ascessuale e trattamento antibiotico per 2 settimane.

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CHEILITE DELLA CAVIA

Spesso nelle cavie si può osservare alterazione cutanea a livello delle commessure labiali. La cute appare eritematosa e crostosa e nei casi più gravi le lesioni sono profonde, sanguinanti e dolorose. Di solito comunque lo stato generale della cavia non è compromesso. Il batterio isolato da queste lesioni è Staphilococcus aureus e la sua proliferazione è facilitata da diversi fattori quali infezioni concomitanti da

poxvirus, carenza di vitamina C, microtraumatismi provocati da oggetti o ciotole o abbeveratoi dalla superficie abrasiva e problemi dentali.

Il trattamento della cheilite si basa semplicemente sulla pulizia e disinfezione quotidiana delle lesioni, ma è necessario investigare le cause predisponenti e correggerle per scongiurare le recidive.

PIODERMITI NEL TOPO E NEL RATTO.

Nel topo e nel ratto Staphylococcus aureus determina l’infezione cutanea estremamente pruriginosa di lesioni parassitarie della cute (in genere da acari). Il prurito può essere così intenso da determinare la comparsa di gravi lesioni da auto traumatismo.

La diagnosi si esegue a partire da segni clinici, esame citologico e batteriologia. Per il trattamento nel topo e nel ratto è possibile utilizzare l’ampicillina (20 mg/kg PO, q12h) o l’associazione amoxicillina-acido clavulanico (25 mg/kg PO q12h) per almeno 2 settimane. La prognosi è riservata in quanto le recidive sono frequenti.

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MALATTIE MICOTICHE

DERMATOFITOSI

La dermatofitosi è una affezione molto comune nei conigli e nei roditori da affezione. I cuccioli acquistati da poco sono la categoria più colpita, nei quali il contatto con molti altri conspecifici infetti nei negozi o negli allevamenti e lo stress per il cambiamento ambientale all’arrivo nella casa dei nuovi proprietari

predispongono all’esacerbazione dei sintomi clinici. I piccoli inoltre sono

maggiormente predisposti a causa dell’ancora incompleto sviluppo del loro sistema immunitario e del basso livello di acidi grassi fungo statici nel sebo a protezione della cute. I conigli e le cavie (o altri roditori) possono rimanere portatori asintomatici di miceti per lungo tempo e manifestare segni clinici in seguito ad una condizione di stress prolungato.

L’agente eziologico principale della dermatofitosi del coniglio e dei roditori è il micete Trichophyton mentagrophytes. Meno spesso si può rilevare la

compartecipazione di Microsporum canis, il micete più coinvolto nelle dermatofitosi di cane e gatto, soprattutto in quei soggetti che vivono in casa con carnivori

domestici.

Le lesioni interessano soprattutto testa, orecchie, arti e letto ungueale. Le porzioni di cute interessate appaiono alopeciche, secche, squamose e crostose e possono diventare pruriginose, eritematose ed occasionalmente ascessuali in seguito a reazioni da ipersensibilità al micete e infezione secondaria ad opera di batteri. La componente eritematosa relativa al’infiammazione è variabile, può essere infatti da assente a considerevole e alla rimozione delle croste ci può essere un moderato sanguinamento.

L’epidermide affetta appare ipercheratosica ed acantotica, con infiltrato infiammatorio acuto pericellulare nel derma sottostante.

La classica lesione tondeggiante ad espansione centrifuga che si osserva più spesso nei carnivori domestici non è invece tipica del coniglio e dei roditori.

DIAGNOSI.

Il sospetto diagnostico è giustificato dall’aspetto delle lesioni rilevate, ma la diagnosi di certezza si ottiene con l’osservazione microscopica di campioni ottenuti da

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Il pelo da osservare al microscopio deve essere prelevato dai bordi della lesione ed è preferibile raccogliere i peli più corti. Il raschiato cutaneo va montato in idrossido di potassio al 10% oppure si possono osservare piccoli campioni prelevati da biopsie cutanee e colorati con periodic acid Schiff.

All’esame microscopico di cute affetta da dermatofitosi si osserveranno miceli fungini e artrospore.

L’esame colturale permette l’osservazione della crescita dei dermatofiti (a partire da campioni di pelo o cute) su specifici terreni di coltura o su terreno Sabouraud.

Inoltre l’esame colturale permette di tipizzare il micete e di identificare i portatori asintomatici (molto frequenti).

L’osservazione alla lampada di Wood non è diagnostica in quanto Trichophyton mentagrophytes, agente eziologico principale, non è fluorescente e non tutti i ceppi di Microsporum (agente eziologico secondario) danno fluorescenza agli ultravioletti. Tra le diagnosi differenziali considerare la rogna sarcoptica in quanto, specialmente nelle fasi iniziali, le sedi di distribuzione e l’aspetto delle lesioni sono simili. In caso di rogna però dovrebbero essere visibili gli acari al raschiato cutaneo ed il decorso dell’ acariasi prevede croste più spesse e prurito molto più intenso e debilitante. TRATTAMENTO.

Esistono diverse opzioni per il trattamento delle dermatofitosi e sono disponibili prodotti sia per il trattamento topico che per la terapia sistemica.

Per le lesioni piccole si può optare per la sola terapia topica, per le lesioni più estese è meglio somministrare un antimicotico per via generale, per i casi più gravi è

opportuno combinare le due opzioni terapeutiche.

Non esistono tuttavia prodotti registrati specificatamente per il coniglio e i roditori, i prodotti ed i dosaggi consigliati sono in genere estrapolati da quelli per cani e gatti e quindi, benché si siano dimostrati ben tollerati da conigli e roditori, è importante tenere sotto controllo i pazienti durante il periodo di trattamento ed avvertire i proprietari della possibilità di tossicità o reazioni idiosincrasiche non prevedibili. Per la terapia topica si procede tagliando il pelo ed applicando sulla cute interessata lozioni o pomate per uso topico a base di miconazolo, clotrimazolo o enilconazolo oppure prodotti topici a base di clorexidina al 4% o soluzioni di iodo-povidone diluito.

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I prodotti per uso topico a base di imidazolo invece non sembrano essere

sufficientemente efficaci in quanto questo principio attivo non penetra a sufficienza nei peli infetti e nei follicoli.

Per la terapia sistemica invece il principio attivo di elezione è l‘itraconazolo da somministrare per via orale. Questo prodotto è piuttosto ben tollerato dai conigli, tanto da potere essere utilizzato anche nelle femmine gravide o nei soggetti giovani. La dose per il coniglio, la cavia e il cincilla è 5-10 mg/kg q24h, per topo e ratto è 50-150 mg/kg PO q24h.L’itraconazolo va somministrato a stomaco pieno o con il cibo e il trattamento deve essere proseguito fino a completa guarigione delle lesioni e fino a che le colture micotiche non diano esito negativo per due volte in un mese (quindi il trattamento può richiedere anche diverse settimane).

Per il trattamento sistemico sono riportati anche altri prodotti quali la griseofulvina e il lufenuron. Questi però non vantano la stessa tollerabilità e sicurezza

dell’itraconazolo. La griseofulvina per esempio deve essere utilizzata con molta cautela in quanto può provocare soppressione dell’attività del midollo osseo e panleucopenia, inoltre è teratogena e quindi non deve essere somministrata alle coniglie gravide.

I prodotti da applicare in bagno pensati per cani e gatti non sono da preferire per il coniglio in quanto la loro formulazione in shampoo è stressante da applicare. Il coniglio infatti è un animale che non gradisce affatto essere bagnato e lavato, soprattutto se non abituato. Nei soggetti giovani o di piccola taglia inoltre non deve essere trascurato il rischio di ipotermia legato al bagno.

La dermatofitosi è una patologia in genere autolimitante, ma il trattamento va comunque intrapreso dato il potenziale zoonosico e la elevata percentuale di rischio di diffusione agli altri animali della casa. La micosi si trasmette con più facilità ai soggetti immuno-depressi ed ai bambini. Uno dei motivi di fallimento della terapia e recidiva è dato dalla presenza di portatori sani, per cui è importante trattare tutti conigli conviventi anche se asintomatici.

Valutare con il proprietario l’eventuale presenza di fattori stressanti o predisponenti quali sovraffollamento o errori nella dieta e impostare un piano di correzione. Anche la disinfezione dell’ambiente è fondamentale per il buon esito del

trattamento. Sono disponibili le soluzioni per ambiente con enilconazolo allo 0,2% e formaldeide, mentre come disinfettante ambientale è efficace l’ipoclorito di sodio alla diluizione 1:10.

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MALATTIE VIRALI

MIXOMATOSI DEL CONIGLIO.

La mixomatosi è una patologia virale molto grave, caratteristica dei lagomorfi. L’agente eziologico è un virus della famiglia dei Poxvirus di cui esistono vari ceppi a virulenza variabile in grado di provocare forme cliniche più o meno gravi di

mixomatosi.

La trasmissione può avvenire per via diretta, per contatto tra animali sani e soggetti malati, oppure per via indiretta, tramite insetti artropodi quali ad esempio zanzare, pulci, pidocchi e zecche che fungano da vettori passivi.

Dopo un pasto di sangue una zanzara può albergare il virus vivo (e restare infettante) per ben 220 giorni.

Alcuni conigli possono restare portatori asintomatici per lungo tempo, mentre altri possono manifestare subito la malattia. La mixomatosi può avere andamento acuto, sub-acuto o cronico. I segni clinici e la gravità della patologia dipendono dal ceppo virale, ma anche dal tipo di coniglio infettato. Infatti i lagomorfi del genere Sylvilagus (la “minilepre americana”) sono piuttosto resistenti alla mixomatosi, che in questi animali si manifesta con neoplasie di carattere benigno, solitamente limitate al punto di penetrazione del virus, mentre i conigli europei (Oryctolagus cuniculus) sono molto più sensibili.

La patologia ha un periodo di incubazione di circa 5-15 giorni. I sintomi tipici sul coniglio sono letargia, abbattimento, febbre, anoressia, congiuntivite, scolo oculare, emorragie cutanee, infiammazione a carico degli organi genitali e collasso.

Le lesioni cutanee appaiono come placche eritematose di dimensioni variabili. Le complicazioni batteriche sono frequentissime e la mortalità è elevata. I conigli che sopravvivono spesso manifestano blefaro-congiuntivite purulenta e noduli

edematosi localizzati soprattutto sulla testa.

Una forma più lieve è spesso descritta con soli sintomi respiratori ed edema dei genitali, senza lesioni cutanee.

La mixomatosi è endemica nel nord Italia mentre è meno diffusa nel sud Italia e nelle isole.

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DIAGNOSI.

La diagnosi si esegue in base ai segni clinici ed all’aspetto piuttosto caratteristico delle lesioni. La diagnosi di certezza si ottiene mediante esame istopatologico del tessuto infetto (in cui si osservano abbondante mucina, edema e cellule

mesenchimali indifferenziate) ed esami sierologici. TERAPIA.

Non esiste terapia specifica efficace perla mixomatosi, l’unica opzione è la terapia di supporto in associazione ad antibiotici di copertura al fine di limitare le infezioni secondarie delle lesioni cutanee. La mortalità è comunque prossima al 100%.

I conigli che riescono a sopravvivere spesso continuano ad eliminare il virus molto a lungo agendo da reservoir per la malattia per altri soggetti.

In Italia la gestione della mixomatosi si basa sulla profilassi essendo prevista la

vaccinazione a tappeto. La vaccinazione assicura una buona protezione e si esegue a partire dai 2 mesi di età circa. Fino al 2011 in Italia la vaccinazione per la mixomatosi richiedeva un richiamo semestrale, mentre dal 2012 è disponibile un vaccino che assicura una copertura annuale. In genere il vaccino è ben tollerato e sono rare le reazioni avverse riportate. Per una più efficace somministrazione il vaccino

andrebbe inoculato intradermico.

Data la gravità e le elevate percentuali di morbilità e mortalità della mixomatosi nei conigli, il regolamento di polizia veterinaria considera la mixomatosi patologia a carattere altamente infettivo e diffusivo e prevede la soppressione e la distruzione di tutti i soggetti infetti.

POXVIRUS DEL CONIGLIO.

Esiste anche un altro Poxvirus del coniglio molto contagioso e letale, riportato solo in alcune linee genetiche di conigli allevati a scopo di ricerca nei laboratori di Stati Uniti e Paesi Bassi. I conigli infettati da questo virus muoiono rapidamente con sintomi lievi o edema di linfonodi, faccia e genitali, febbre e rashcutaneo. La diagnosi si ottiene analogamente a quella per mixoma e anche in questo caso la terapia è solo di supporto.

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FIBROMA DI SHOPE DEI LAGOMORFI.

Il fibroma di Shope dei lagomorfi è provocato da un Leporipoxvirus che colpisce soprattutto i conigli selvatici del genere Sylvilagus, mentre i conigli di altri generi sembrano essere resistenti a questa malattia. Di questo stesso virus esiste anche una ricombinante maligna (con il virus mixoma) la cui infezione è quasi sempre fatale.

Il virus del fibroma di Shope del coniglio si trasmette tramite morso di insetti

artropodi. I giovani sono colpiti con maggiore severità e l’infezione si manifesta con neoplasie su testa e arti.

All’esame istologico le neoformazioni appaiono come sedi di intensa proliferazione di fibroblasti con infiltrato infiammatorio. Le lesioni possono anche regredire

spontaneamente, ma ciò può richiedere numerose settimane

Il trattamento comprende il controllo ambientale degli insetti vettori e la sola terapia di supporto in quanto non esiste terapia specifica.

VAIOLO DEL TOPO E DEL RATTO.

Il vaiolo del topo, conosciuto come ectromelia è una patologia di origine virale causata da un Poxvirus. Il vaiolo provoca la necrosi delle estremità dei topi infetti ed è molto diffuso nei soggetti allevati in laboratorio.

Il virus del vaiolo del topo non rappresenta una zoonosi, ma c’è una variante del virus del ratto che sembra avere un certo potenziale zoonosico, ma questa variante è molto poco diffusa sul continente europeo.

Essendo una tipica patologia vaiolosa, le lesioni si manifestano in forma di erosioni e papule crostose localizzate soprattutto sulle estremità degli arti e della coda.

La diagnosi di certezza si ottiene con esami sierologici o PCR.

Non esiste terapia specifica, ma solo terapia di supporto. L’esito della patologia dipende dalla virulenza del ceppo interessato. Negli allevamenti in genere si procede alla eutanasia degli animali infetti.

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MALATTIE NEOPLASTICHE

LINFOMA CUTANEO

Il linfoma cutaneo è relativamente frequente nel coniglio.

Può trattarsi sia del linfoma epiteliotropo vero e proprio (che origina dalle cellule T e può metastatizzare agli organi viscerali), oppure del linfoma viscerale che ha

raggiunto la cute. In entrambi i casi si manifesta con tumefazioni cutanee multiple o con alopecia eritematosa e croste emorragiche, ispessimento ed infiammazione diffusa della cute.

Anche nel criceto sono frequenti i linfomi, sia la forma viscerale che quella cutanea, e in questa specie l’epidemiologia ne suggerisce una eziologia virale (si sospetta il papovavirus del criceto). La diagnosi è su base istologica, analizzando biopsie cutanee o linfonodi in sede necroscopica.

NEOPLASIE CUTANEE.

I tumori cutanei sono poco frequenti nel coniglio, mentre si rilevano più spesso nei roditori. Può trattarsi sia di neoplasie cutanee primarie che di metastasi a livello cutaneo di tumori viscerali, in particolare dell’adenocarcinoma uterino.

Tra i tumori della cute di più frequente rilevamento nel coniglio ci sono i carcinomi squamo-cellulari, i tricoepiteliomi, gli angiosarcomi, ecc.

In genere è indicato asportare la neoformazione e tipizzarla mediante esame istologico.

Il tumore cutaneo più frequente nella cavia è il tricofollicoloma. Si tratta di una neoplasia benigna a carico dei follicoli piliferi, di solito di consistenza soda e spesso localizzato nell’area lombosacrale. La rimozione chirurgica non è complessa ed è risolutiva.

Il criceto invece è una specie che presenta con frequenza tumori della cute. A volte queste neoplasie possono raggiungere anche dimensioni considerevoli. Spesso si tratta di neoplasie benigne, ma nel criceto anziano possono sviluppare anche tumori a carico del tessuto mammario con elevato grado di malignità.

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In ogni caso è indicata l’escissione chirurgica della massa, data infatti la modesta longevità del criceto un’aspettativa di vita anche solo di qualche mese successiva all’intervento è comunque da considerarsi un risultato positivo.

NEOPLASIA DELLA GHIANDOLA MAMMARIE NEI PICCOLI RODITORI

Le più comuni neoplasie di topi e ratti sono le neoplasie della ghiandola mammaria. Nei topi c’è una maggiore tendenza alla malignità di queste neoplasie, mentre nei ratti esse tendono a essere più benigne (soprattutto fibroadenomi).

Nel topo c’è anche un virus (che si trasmette per via verticale) che predispone alla insorgenza di tumore mammario.

Il tessuto mammario di topi e ratti copre un areale estremamente esteso, dalla regione toracica a quella perianale comprendendo anche i fianchi. Nel criceto invece il tessuto mammario è confinato solo alle zone toraciche e addominali ventrali. La neoplasia può svilupparsi in un punto qualsiasi del tessuto mammario e si tratta in genere di neoplasie ampie, di consistenza soda, non adese ai tessuti sottostanti. Il tumore della ghiandola mammaria dei roditori è sicuramente ormono-sensibile, infatti è stato dimostrato che i ratti ovariectomizzati in età giovanile hanno una probabilità significativamente più bassa di sviluppare tumore mammario. Per questo il trattamento chirurgico consiste nella asportazione del tumore e nella contemporanea ovario-isterectomia. Durante la chirurgia è importante considerare l’abbondante volume ematico che può essere contenuto nella neoplasia di grandi dimensioni e quindi seguire gli accorgimenti del caso per favorire il deflusso sanguigno al paziente prima di asportare la massa.

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MALATTIE COMPORTAMENTALI

BARBERING

Il barbering, o rosicchiamento del pelo, è un problema poco comune nel coniglio, ma piuttosto frequente nella cavia e nel cincilla.

Anzitutto l’alopecia da barbering si riconosce ad una attenta osservazione in quanto la cute alopecica non è né infiammata né pruriginosa ed i peli ai margini di questa lesione hanno le punte spezzate.

Il barbering può essere auto inflitto oppure causato da conspecifici conviventi. Il barbering auto inflitto si limita alle aree del soggetto raggiungibili dalla sua stessa bocca quali i fianchi, il petto e le zampe. Spesso questo comportamento è dettato dalla noia e dalla frustrazione. Indagare la causa del nervosismo e fornire distrazioni ed una dieta a più elevato contenuto di fibra può risolvere il problema.

L’auto-barbering non deve essere confuso con lo strappamento del pelo che le femmine di coniglio si infliggono poco prima del parto per costruire il nido.

Il barbering inflitto da un compagno invece si osserva anche sulla testa e sul muso e si verifica in genere ai danni di un coniglio subordinato ad opera di uno dominante. In tal caso separare due soggetti, fornire una dieta ad elevato contenuto di fibra e giochi per distrarre gli animali. Anche variazioni nell’intensità della luce e del fotoperiodo possono aiutare.

MASTICAZIONE DELLA PELLICCIA NEL CINCILLA.

È un problema molto diffuso e si verifica quando il cincilla rode la parte superiore del pelo con gi incisivi, lasciando solo la parte inferiore di colore più scuro.

La reale causa di questo comportamento non è stata ancora del tutto chiarita, ma le ipotesi in proposito sono numerose.

• Cause ambientali: il cincilla si morde il pelo per frustrazione in risposta al mantenimento cronico in ambiente inidoneo, troppo caldo, troppo umido, troppo piccolo, troppo rumoroso, troppo affollato o al contrario troppo noioso.

• Cause parassitarie: infestazione da pulci o Cheyletiella

• Cause nutrizionali: dieta povera di fibra, carenza di vitamine, carenza di acidi grassi essenziali

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• Cause metaboliche: lipidosi epatica

• Cause ormonali: ipertiroxinemia o ipercortisolemia. Non è ben chiaro se, dato che il danneggiamento della pelliccia determina una diminuita capacità di termoregolazione, questo stimoli l’attività tiroidea o surrenalica o se al contrario l’iperattività di queste ghiandole induca la masticazione della pelliccia come causa primaria.

• Cause comportamentali: un vizio aberrante che la madre trasmette ai piccoli. Per il trattamento quindi è bene indagare queste cause ed eventualmente

correggerle. Alcuni autori suggeriscono l’utilizzo di antidepressivi come la

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ALTRE MALATTIE

DERMATITE UMIDA PERINEALE DEL CONIGLIO.

A seguito di patologie di varia natura che interessano l’area perineale con imbrattamento, quali perdita di urina, perdita di feci, mancata ingestione del

cecotrofo, scolo vaginale, ecc. la permanenza di questi escreti nella zona determina in breve tempo l’insorgenza di una dermatite umida sulla cute molto delicata del coniglio. Il dolore causato al coniglio dall’infiammazione gli impedisce di assumere una posizione corretta per urinare o defecare, il che determina ulteriore

imbrattamento della parte. Nella stagione calda la miasi può essere una seria complicazione.

La dermatite perineale va trattata aggressivamente perché può evolvere rapidamente in una grave, seria ed estesa infezione cutanea e può addirittura risultare letale se non viene curata in modo adeguato. Il trattamento si fa preferibilmente in sedazione, rasando delicatamente la parte colpita che deve

essere poi lavata e asciugata. Si somministrano antibiotici sistemici ed analgesici. La risoluzione definitiva della patologia comunque richiede l’identificazione della causa predisponente.

DERMATITE UMIDA DELLA GOLA.

Questa condizione è caratterizzata dalla macerazione della cute della gola, con eritema, alopecia, erosioni ed infezioni batteriche secondarie. È solitamente

associata a salivazione eccessiva secondaria a patologie dentali e pertanto richiede sempre l’ispezione della cavità orale e l’esecuzione di radiografie del cranio.

Occasionalmente si verifica una macerazione della cute della gola associata all’uso della ciotola dell’acqua, soprattutto in soggetti con giogaia molto sviluppata. Talvolta si osserva una colorazione bluastra della cute associata allo sviluppo

secondario di Pseudomonas aeruginosa. Il trattamento locale e sistemico è analogo a quello della dermatite perineale.

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