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Catalogo del fondo Ennio Cortese. Manoscritti, incunaboli e cinquecentine, a cura di Alessandra Casamassima, Firenze, Olschki, 2012

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Recensioni 299 commerciali, dove la libertà di

indiciz-zazione assicura invece un raggiungi-mento più vicino al fine istituzionale della sua conservazione.

Fiammetta Sabba

biblioteCA del SenAto dellA repubbliCA,

Catalo-go del fondo Ennio Cortese. Manoscritti, incunaboli e cinquecentine, a cura di Alessandra

CASAmASSimA; prefazione di Renato SChifAni, presentazione di Marcello dell’utri, introduzioni di Sandro bulGArelli, Emanuele Conte, En-nio CorteSe, Firenze, Olschki, 2012, XX, 427 p.: ill., ISBN 978-88-222-6165-6, € 120,00.

Il volume che qui si presenta – splen-dido sia nella veste editoriale, sia per le pregevoli e numerose illustrazioni (ben 64 tav.) – raccoglie i risultati della catalogazione del Fondo Ennio Corte-se, oggi conservato presso la Bibliote-ca del Senato. Nel dicembre del 2004, difatti, la Biblioteca “Giovanni Spado-lini” ha formalizzato l’acquisto della raccolta privata di Cortese, studioso di fama internazionale e per anni docente di Storia del diritto italiano alla Sapien-za romana (oltre che – non a caso, vien da dire – bibliofilo e collezionista). At-tualmente, dunque, il Fondo Cortese trova collocazione in una specifica sala della Biblioteca del Senato, a lui appo-sitamente dedicata e intitolata.

Il catalogo, come esplicitato nel titolo, ospita la descrizione dei mano-scritti (5), degli incunaboli (5) e

del-le cinquecentine (393). Un secondo tomo accoglierà invece la cataloga-zione delle edizioni cronologicamente successive (XVII-XIX sec.).

Alla descrizione degli esemplari precede un ricco apparato di presenta-zioni e saggi introduttivi, utili al lettore non solo per inquadrare e contestua-lizzare la vicenda istituzionale della donazione, ma soprattutto per illustra-re il profilo bibliografico del fondo. Questi i contributi: Renato Schifani (Prefazione, p. V), Marcello Dell’Utri (Presentazione, p. VII), Sandro Bul-garelli (Il Fondo Ennio Cortese nella Biblioteca del Senato, p. IX-X), Ennio Cortese (I miei libri, p. XI-XIV), Ema-nuele Conte (Ennio Cortese e la sua biblioteca, p. XV-XX). Assai interes-sante, in particolare, è a nostro avviso la testimonianza dello stesso Cortese, che illustra le fasi della costruzione e maturazione della sua “creatura” – in estrema sintesi allestita per ragioni di studio, didattica e ricerca –, di cui dice significativamente: «Per quanto poi mi concerne, dato che la biblioteca l’ho formata e l’ho avuta accanto per anni in casa mia, la soddisfazione che ora provo è un po’ quella di un padre che vede un figlio conseguire, fuori dalla famiglia, successi e onori.» (p. XI).

Veniamo ora brevemente al cata-logo, curato con acribia e perizia da Alessandra Casamassima. I criteri di compilazione vengono esplicitati all’interno di una – chiarissima – Nota metodologica (p. 13-22), preceduta da alcune considerazioni teoriche e da un commento alle caratteristiche biblio-grafiche complessive del fondo (Intro-duzione, p. 3-12).

Il corpo della scheda “tipo” è sud-diviso – ma, si badi, è una partizione desunta per comodità da chi scrive,

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300 bibliotheCAe.it vale a dire non formalizzata all’interno

del catalogo – in quattro parti distinte. La prima ospita le informazioni relative all’edizione, strutturata in: intestazione – titolo e indicazione di responsabilità – edizione e privilegi di stampa – pubblicazione, stampa, distri-buzione – formato, collazione, descri-zione dell’edidescri-zione (utile sottolineare, per quanto riguarda l’intestazione, che essa segue, seppur con qualche variazione, le indicazioni fornite dalle REICAT).

La seconda parte – frutto di un am-mirevole lavoro di ricerca storico-bi-bliografica e a nostro avviso uno dei punti di forza del catalogo – offre una nota di commento all’edizione. Perciò, da un lato vengono inquadrati ad esem-pio i contorni storici e le vicende edi-toriali (con notizie che contemplano i necessari rinvii a cataloghi e repertori), dall’altro si esaminano i contenuti e la partizione – testuale e paratestuale – dell’edizione (testi secondari, dediche, privilegi, indici, etc.).

La terza parte è dedicata alla de-scrizione dell’esemplare, con indica-zioni – come da prassi – relative ad esempio alla legatura, a postille e a note manoscritte di qualsiasi tipologia (note di possesso o prezzo, ex libris, collocazioni).

La quarta ed ultima parte – posta in calce alle schede – riferisce degli even-tuali rimandi bibliografici (repertori cartacei ed elettronici, annali, biblio-grafie). Segue, infine, la collocazione attuale dell’esemplare.

Conclude il volume, oltre alla ricca Bibliografia (p. 399-426), un corposo apparato di indici: Indice delle inte-stazioni principali e secondarie (p. 375-381), Indice dei luoghi di pubblicazione e di stampa (p. 383), Indice dei tipogra-fi, editori, librai (p. 385-387), Indice

degli anni di pubblicazione e stampa (p. 389), Indice dei destinatari delle dedi-che (p. 391-393), Indice dei possessori (p. 395-398).

Segnaliamo infine che il volume comprende in allegato un prezioso DVD – che la curatrice ritiene, e a ra-gione, parte integrante del catalogo – contenente la riproduzione fotografica di tutti i frontespizi (per manoscritti o incunaboli, invece, quella di incipit o occhietti) degli esemplari descritti.

Enrico Pio Ardolino

Elisabetta pAtrizi, «Del

congiungere le gemme de’ gentili con la sapientia de’ Christiani». La biblioteca del card. Silvio Antoniano tra studia

humani-tatis e cultura ecclesiastica, Firenze, Olschki, 2011, XIII, 345 p. : ill. (Bi-blioteca di Bibliografia italiana, 193) ISBN 978-88-222-6098-7, € 45,00.

Nell’ambito della cultura libraria eu-ropea, in particolare durante l’arco cronologico della piena età moderna, una delle manifestazioni intellettuali maggiormente significative è stata cer-tamente quella relativa al fenomeno delle biblioteche cardinalizie. Senza volerci qui addentrare nella questione riguardante le caratteristiche comples-sive di questa tipologia di biblioteca, basterà quantomeno ricordare che si tratta di realtà bibliografiche assai articolate e “complesse”, certamente dotate di identità assai precise e strut-turate. Si è tuttavia consolidata tra gli studiosi l’opinione – e anche P. sembra

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