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Tra Firenze e l’AOI: Gherardo Bosio e la moderna "Urbanistica coloniale" nelle città dell’Africa Orientale Italiana (1936-1939)

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(1)

FIRENZE, PRIMITIVISMO

E ITALIANITà

BOLLETTINO DELLA

SOCIET

à DI STUDI FIORENTINI

a cura di

Ferruccio Canali

e

Virgilio C. Galati

Problemi dello ”Stile nazionale” tra Italia

e Oltremare (1861-1961), da Giuseppe Poggi

e Cesare Spighi alla Mostra di F. L. Wright

2011

20

2012

21

(2)

Firenze, MODernizzAziOne e itAliAnitÀ

Problemi dell’“Arte italiana” tra italia e Oltremare (1911-1961):

dall’epica imperiale alle Mostre di F. l. Wright e del Made in italy

a cura di Ferruccio Canali e Virgilio Carmine Galati

ANNO 2012

NUMERO 21

DellA SOCietÀ Di StUDi FiOrentini

(3)

FErruCCIO CANAlI, GIOvANNA DE lOrENzI, vIrGIlIO CArMINE GAlATI, GAbrIElE MOrOllI, GASTONE PETrINI,

FrANCESCO QuINTErIO

COMITATO DI lETTurA E DI rEDAzIONE

FErruCCIO CANAlI, vAlErIO CANTAFIO CASAMAGGI, vIrGIlIO CArMINE GAlATI, STEFANO PAGANO, FrANCESCO

QuINTErIO, AlESSANDrO urAS

(al Comitato vengono affiancati Esperti di alta qualificazione scientifica per ogni singolo argomento trattato) SOCI COrrISPONDENTI

rAFFAElE AvEllINO (uMbrIA), MArIA bEATrICE bETTAzzI (EMIlIA), vITTOrIA CAPrESI (EGITTO), TOMMASO CArrAFIEllO

(CAMPANIA), ANTONEllA CESArONI (MArChE), luIGINA GAlATI (SAlENTO), bOMbINA ANNA GODINO (CAlAbrIA), MOTOAkI

IShII (GIAPPONE), ENrICA MAGGIANI (lIGurIA), OlIMPIA NIGlIO (lOMbArDIA), vAlENTINA OrIOlI (rOMAGNA), ANDrEA PANE

(PuGlIA), MASSIMIlIANO SAvOrrA (MOlISE), lEONArDO SCOMA (SICIlIA), SIMONA TAlENTI (CAMPANIA), kArIN TEMPlIN

(INGhIlTErrA), MArIA ANTONIETTA urAS (SArDEGNA), vINCENzO vANDEllI (EMIlIA), GIOrGIO zulIANI (TrIESTEE ISTrIA)

Proprietà letteraria e artistica: divieto di riproduzione e di traduzioni. Gli Organi Direttivi della SSF, la Redazione della Collana Editoriale e l’Editore non si assumono responsabilità per le opinioni espresse dagli Autori, né per la corresponsione di eventuali Diritti di Riproduzione gravanti sulle singole immagini pubblicate (i costi di tali eventuali Diritti d’Autore ricadranno infatti unicamente sull’Autore/i del saggio/i liberando sia la Società di Studi Fiorentini sia l’Editore di ogni eventuale obbligo al proposito); tale liberatoria resta comunque valida unicamente per l’edizione del contributo scientifico cui tali immagini sono connesse. È la Redazione che si prende cura della correzione delle bozze, per cui i testi consegnati dagli Autori vengono considerati definitivi. L’invio di contributi per la pubblicazione non implica né l’edizione degli stessi (per ogni contributo una “Valutazione di accettazione” verrà espresso dal Comitato Scientifico o dalla Redazione o dal Curatore/i che possono consigliare o ritenere indispensabili integrazioni o puntualizzazioni sia scientifiche sia bibliografiche sia redazionali da parte degli Autori, tanto da poter eventualmente esprimere anche parere negativo alla pubblicazione del materiale inviato); né una loro edizione immediata (i tempi verranno infatti stabiliti di volta in volta sulla base delle priorità o delle esigenze editoriali indicate dagli Organi Direttivi, in relazione alla preparazione di numeri monografici). I materiali grafici e fotografici inviati, oltre che i testi, verranno comunque soggetti, sia come dimensione di pubblicazione sia come numero, al progetto editoriale approntato per ogni «Bollettino». Non si restituiscono i dattiloscritti, né le immagini, né i disegni pubblicati o non; il materiale inviato viaggia a rischio del mittente. La pubblicazione di foto, disegni e scritti da parte degli Autori implica la loro totale rinuncia alla corresponsione di ogni compenso di Diritto d’Autore o di rimborso spese sia da parte della Società di Studi Fiorentini sia da parte dell’Editore, trattandosi di pubblicazione scientifica e senza fini di lucro da parte della Società di Studi Fiorentini. Al momento dell’edizione le presenti condizioni si considerano accettate, anche tacitamente, da parte degli Autori a partire dalla consegna dei testi per la stampa (che da parte degli Autori è quella di inoltro al Comitato Scientifico o alla Redazione o al Responsabile di edizione o al Curatore/i).

FIRENZE, MODERNIZZAZIONE E ITALIANITÀ «Bollettino SSF», 21, 2012

IdEazIonE E CURa SCIEnTIFICa di Ferruccio Canali e Virgilio Carmine Galati

PrOGETTO E CurA GrAFICA: SbAF – FIrENzE (Ferruccio Canali e Virgilio Carmine Galati) rEvISIONE EDITOrIAlE: Maria natalina Brigliadori

TrADuzIONI IN INGlESE: david Rifkind

LOGO E FASCETTA GRAFICA: Virgilio Carmine Galati

I disegni presenti in questo volume sono di: Ferruccio Canali (pp.94, 370); Virgilio C. Galati (pp.8, 11, 95, 242, 243); Stefano Pagano (p.10)

Impaginazione: mdm-emmebi

Il «Bollettino» è stato registrato presso il Tribunale di Firenze al n.4777 del 2 marzo 1998 fino all’anno 2002. Poi è stato trasformato in “Collana editoriale” non potendo garantire regolari uscite periodiche. Il «Bollettino» è registrato nel sistema U-GoV (sistema per la governance degli atenei universitari italiani del “Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica”) con codice: ISSn 1129-2800. Redazione e amministrazione: via del Pino,3, 50137 Firenze

Finito di stampare in ottobre 2012

da Litografia I.P., Via Giovanni Boccaccio 26 rosso, 50133 Firenze ISSN 1129-8200

ISBN 978-88-89999-94-3

Copyright 2012 by EMMEbI EDIzIONI FIrENzE

(4)

1. Sulla figura di Bosio si è consumata, nel 1996, una polemica a distanza tra Carlo Cresti e i Curatori della Mostra “Architettura Italiana

d’Oltremare (1870-1940)”, (a cura di Giuliano Gresleri, Pier Giorgio Massaretti e Stefano Zagnoni, Venezia, 1993), apostrofati per

aver compiuto «una catalogazione riduttiva, basata su limitazioni categoriali e attribuzioni ‘specialistiche’, dimostrando così quanto è ancora misconosciuta la personalità di Bosio» (C.Cresti, Gherardo Bosio: una breve intensa apparizione nell’architettura degli

anni Trenta in Gherardo Bosio, architetto fiorentino [1903-1941], a cura di C.Cresti, Firenze, 1996, p.7); ad una tale ‘riduzione’

intendeva sopperire lo stesso Cresti con il suo saggio (Cresti, Gherardo Bosio..., cit., pp.9-20: in verità uno degli usuali ‘centoni’

crestiani, redatto prescindendo da una sistematica documentazione d’archivio e da un ‘incrocio’ delle varie fonti), mentre di ben altro interesse erano, nello stesso volume, i contributi di concreta ricognizione. dell’”Archivio Bosio”, depositato a Firenze presso gli Eredi. In particolare: M.L.Busi, Vita e opere di Gherardo Bosio. Regesto dell’attività culturale, didattica e professionale (ivi,

pp.49-56) e L.BiLLeri, I Piani urbanistici di Bosio per alcune città dell’Africa Orientale Italiana (ivi, pp.57-74). Poi si veda da ultimo:

G.GresLeri, L’architettura delle città dopo l’occupazione di Addis Abeba. 2. Gherardo Bosio e l’Urbanistica delle città fondate in

Architettura Italiana d’Oltremare. Atlante iconografico, a cura di G.Gresleri e P.G.Massaretti, Bologna, 2008, pp.322-325.

2. A.BorALevi, Le «città dell’Impero»: Urbanistica fascista in Etiopia (1936-1941) in Urbanistica fascista a cura di A.Mioni, Milano,

1980, pp.235-286. Con Regio Decreto n.1019 del 1 giugno 1936, il territorio abissino venne suddiviso in tre Governi (Amhara con capoluogo Gondar, Galla Sidama con capoluogo Gimma; Harar con capoluogo Harar) cui si aggiunsero quelli dell’Eritrea (con capoluogo Asmara) e della Somalia (con capoluogo Mogadiscio), oltre all’autonomo Governo municipale di Addis Abeba che, dall’ottobre 1938 opportunamente allargato, fu eretto a Governo dello Scioà. Ad Addis Abeba era anche il Governo Generale dell’Africa Orientale Italiana che faceva capo al Vicerè.

3. C.e.rAvA, Architettura coloniale, «Annali dell’Africa Italiana», I, 3-4, dicembre, 1938, p.1299.

La figura dell’architetto fiorentino Gherardo Bosio1 e la

sua attività urbanistica per l’Africa Orientale Italiana – dove Bosio si trovava fin dal 1936 in servizio militare prima in Eritrea, poi in Amahra quindi nel Galla Sidama - sono state in questi anni oggetto di attenzione storiografica non solo grazie all’accessibilità concessa dagli Eredi all’”Archivio professionale” dell’Architetto (un aspetto questo sempre di grande importanza per la riacquisizione storica delle vicende); ma anche per l’attenzione che vari Studiosi hanno dedicato alla figura di Bosio per la Modernità funzionalista delle proposte da lui avanzate per i “Piani Regolatori” di massima redatti, tra il 1936 e il 1938 per le città di Gondar, Dessié (nel Governatorato dell’Amhara o Amara), di Gimma (nel Governatorato dei Galla Sidamo) e per gli interventi

TRA FIRENZE E L’AOI: GHERARDO BOSIO E LA MODERNA

“URBANISTICA COLONIALE” NELLE CITTÀ DELL’AFRICA ORIENTALE

ITALIANA (1936-1939)

“Urbanistica corporativa”, «atmosfera estetica» e Paesaggismo nei nuovi Piani

Regolatori di Dessiè, Gondar, Gimma, Harar (e una consulenza per Addis Abeba):

notizie dal Fondo “Ministero dell’Africa Italiana”

Ferruccio Canali

«Quelli di Bosio, che sono progetti urbanisticamente ottimi, nella fusione fra le necessità ambientali ed i caratteri di Modernità … rivelano un’intelligente e italianissima interpretazione dell’ambiente africano»

(Carlo Enrico Rava, 1938)

ABstrACt: Presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma nel Fondo “Ministero Africa Italiana” è conservato un ricco incartamento relativo alle vicende che interessarono i Piani Regolatori delle città dell’Africa Orientale Italiana e la figura dell’architetto fiorentino Gherardo Bosio, che di molti di quei Piani fu redattore. La vicenda di Bosio si svolse tra alterne fortune professionali, nonostante l’apprezzamento della cultura architettonica nazionale.

The Collection of the Ministry of Italian Africa at the Central State Archive of Rome preserves an impressive dossier on events that affected the city planning Italian East Africa and the figure of the Florentine architect Gherardo Bosio, who for many of those plans was the author. The story of Bosio took place between professional fortunes, despite the appreciation of the national architectural culture.

urbani ad Harar (nel Governatorato dell’Harar)2.

Certamente di grande interesse è il fatto che, già a suo tempo, quei Piani di Bosio, vennero considerati, da architetti-specialistici molto ‘addentro all’”Urbanistica coloniale” come Carlo Enrico Rava, espressioni di «profonda preparazione e maturità... progetti urbanisticamente ottimi, nei quali la fusione fra le necessità ambientali ed i caratteri di modernità appare felicissimamente realizzata, ed è anche più sensibile nelle belle vedute prospettiche e nei bozzetti delle sistemazioni edilizie di Gondar e Gimma, che rivelano un’intelligente e italianissima interpretazione dell’ambiente africano»3.

(5)

4. Bosio vi veniva ospitato con ben due articoli: G.Bosio, Future città dell’Impero, «Architettura», 7, luglio, 1937, pp.419-431. Dopo

pochi mesi, in occasione del numero monografico della stessa rivista dedicato al “Momento urbanistico e architettonico nell’Impero”: ideM, Progetto di massima per il Piano Regolatore di Gondar, ivi, 12, 1937, pp.769-776; ; ideM, Progetto di massima per il Piano

Regolatore di Dessié, ivi, 12, 1937, p.777-785; ideM, Progetto di massima per il Piano Regolatore di Gimma, ivi, 12, 1937,

pp.786-792. Poi anche: ideM, Future città dell’Impero, «Rivista delle Colonie Italiane», VIII, 1938, pp.1089-1100.

5. G.Bosio, Progetto di massima del Piano Regolatore di Gondar, «Urbanistica», maggio-giugno, 1937, pp.160-170; ideM,

Schema di Piano Regolatore della città di Dessiè, ivi, pp.171-181.

6. A.sArtoris, Gli elementi della Architettura funzionale, Milano, 1941 (3° ediz.), p.44.

7. G.Bosio, Progetto di massima del Piano Regolatore di Gondar, «Urbanistica», maggio-giugno, 1937, pp.160-170. Si trattava di

un’ampia “Relazione” descrittiva del progetto.

8. Roma, Archivio Centrale dello Stato, Fondo “Ministero dell’Africa Italiana” (d’ora in poi Roma ACS, MAI), b.104, fasc. 3 “Piano Regolatore di Harar”, missiva di Gherardo Bosio da Firenze al Ministro per l’Africa Italiana del 4 marzo 1937. Il presente studio ha cercato di riordinare e tematizzare i vari aspetti dell’esperienza progettuale di Bosio in AOI, individuando i seguenti filoni interpretativi: 1. La parabola ascendente di Bosio e la serie dei prestigiosi incarichi per l’AOI (1936-1937); 2. La parabola

discendente: la debacle delle proposte di Bosio e la mancata attuazione di tutte le sue previsioni urbanistiche per l’AOI (1937-1939). 3. Nel Paese dell’Amhara (1936-1939): le amarezze, non troppe amare, di Bosio per i Piani Regolatori di Dessiè e di Gondar a fronte delle realizzazioni nella «città dei castelli»; 3.1. Il Piano Regolatore di Dessié: una complessa vicenda di incarichi e di revoche per un Piano certo «razionale», ma che «troppo si discosta dalla realtà contingente» (1936-1939); 3.2. Il Piano Regolatore di Gondar, la «città dei castelli, ex capitale copta del Regno d’Etiopia», e la realizzazione del nuovo centro italiano (1936-1939); 4. Nel Paese dei Galla e Sidama (1937-1938): Gherardo Bosio e il Piano Regolatore di Gimma, dalle ampie prospettive alla delusione; 5. Nel Paese dell’Harar (1938): Gherardo Bosio con Plinio Marconi e Guglielmo Ulrich e le «idee architettoniche di insieme» del Piano Particolareggiato per il nuovo Viale principale di Harar ; 6. Nel Paese dello Scioà (giugno 1938): Gherardo Bosio e il sopralluogo della (seconda) Commissione per lo studio del Piano Regolatore di Addis Abeba.

9. Missiva del Ministro per l’Africa Italiana all’architetto Gherardo Bosio del 15 marzo 1937 in Roma ACS, MAI, b.104, fasc. 3 “Piano Regolatore di Harar”: «la S.V. vorrà però esporli per suo conto, avvertendo che essi non ancora sono stati sottoposti al prescritto parere della Consulta Generale di Edilizia e Urbanistica recentemente istituita presso questo Ministero».

Come è importante il fatto che la loro pubblicazione trovò posto sulle pagine della rivista del “Sindacato Fascista Nazionale Architetti”, presieduto da Alberto Calza Bini (peraltro ampiamente coinvolto anch’egli nelle vicende coloniali), quell’«Architettura»4 diretta

da Marcello Piacentini; e così anche su «Urbanistica»5

che vedeva sempre Calza Bini nel Comitato Direttivo. Per la ‘parte moderna’ non va dimenticato come il razionalista Alberto Sartoris nella sua terza edizione de’ “Gli elementi dell’architettura funzionale” (con

Introduzione di Le Corbusier), tra le opere relative

all’Africa Orientale Italiana ricordasse proprio esclusivamente il lavoro di Bosio6

Del resto, come lo stesso Architetto fiorentino sottolineava, la capacità tecnica dell’Architetto – unita a puntuali intenzionalità «corporative» che dovevano puntare alla ‘specializzazione funzianale’ di ogni centro (centro per commerci, centro residenziale, centro di Governo, etc.) – era stata quella di saper fruire dei vari “schemi” urbanistici a seconda delle condizioni ambientali:

« L’accidentalità del terreno costruttivo … importa alla creazione 1. di una città lineare, stesa su vie ad andamento irregolare lungo le curve di livello [com’era nel caso di Dessiè o di Harar]; 2. Di una città nucleare con le diverse zone urbane separate fra loro e concentrate in località ove il terreno meglio si presta alla costruzione [come nel caso di Gondar e Gimma]»7.

Non solo, però, quella paradigmaticità ‘tecnica’, dunque, delle proposte urbanistiche di Bosio per l’AOI, ma anche l’orizzonte da lui indicato per la messa a punto di una moderna, italiana, prassi progettuale dell’Urbanistica funzionalista – che contemperava i conseguimenti dello Zonig internazionale, dell’attenzione funzionale alle infrastrutture stradali e impiantistiche, dell’orientamento climatico, della distribuzione razionale con le

‘qualità’paesaggistiche, con la qualità evocativa e progettuale dell’architettura, con il riconoscimento dei caratteri fondanti dell’’ambiente italiano’ affinché si creasse un’affezione tra nuovi coloni e luogo di insediamento - facendo sì che l’Architetto ricevesse da Alberto Calza Bini l’invito ad esporre le proprie proposte alla “Mostra dei Piani Regolatori” che si svolgeva a Roma, nel 1937, in concomitanza con il “I° Congresso di Urbanistica”. Era lo stesso Bosio, il 4 marzo, che richiedeva la liberatoria al Ministero delle Colonie per poter rendere note al pubblico degli specialisti quelle sue proposte:

«per incarico del R.I. Governo dell’Amara ho redatto i Piani Regolatori di massima per i nuovi centri di Gondar e di Dessié: progetti approvati con DD.GG. [Decreti del Governatorato] n.4 e 5, serie B in data 23 agosto e 20 ottobre 1936. Gli originali di tali progetti furono da me riportati in Italia e giacciono presso l’Economato dell’onorevole Ministero delle Colonie; i plastici delle zone centrali di Gondar e di Dessié sono invece l’uno a Firenze e l’altro in Asmara. L’”Istituto Nazionale di Urbanistica” in occasione della “Esposizione Nazionale dei Piani Regolatori” (che avrà luogo in Roma dal 5 aprile corrente), presieduta da S.E. il Ministro per l’Educazione Nazionale on.Bottai, richiede che tali progetti siano esposti, essendo l’”Urbanistica Coloniale” uno dei principali argomenti del “Congresso Nazionale dei Piani Regolatori”. Ho l’onore di chiedere all’E.V. se vorrebbe che il Ministero esponesse tali Piani o, in caso contrario, se autorizza che siano esposti per mio conto»8;

e il Ministero, pur senza entrare nel merito del valore disciplinare, dal punto di vista unicamente amministrativo concedeva la liberatoria a condizione che non implicasse alcun aggravio economico per l’Ente9.

(6)

10. v.CiviCo, La Mostra di Roma [Mostra Nazionale dei Piani Regolatori e delle realizzazione urbanistiche in concomitanza

con il I Congresso Nazionale di Urbanistica] e l’attuale livello urbanistico italiana, «Urbanistica», novembre-dicembre, 1937,

pp.406,424-426 (Al Congresso il “Tema II: Urbanistica coloniale” era stato anticipato sempre su «Urbanistica», Primo Congresso

Nazionale di Urbanistica, ivi, gennaio-febbraio, 1937, p.64).

11. Accompagnava la Mostra: v.CiviCo, Urbanistica italiana in Regime fascista, Roma, INU, 1937 (e nel dicembre ne veniva data

notizia su «Urbanistica»).

12. Missiva di Plinio Marconi, per conto del «Commissario Ministeriale» Enrico Del Debbio del Sindacato Nazionale Architetti, a Gherardo Bosio del 23 febbraio 1938 in Roma, ACS, MAI, b.103, sottofasc.3.

13. Missiva di Gherado Bosio al Ministro dell’Africa Italiana del 2 marzo 1938 prot.1785 in ACS Roma, MAI, b.103, sottofasc.3. Il Sottosegretario di Stato concedeva il nulla osta con la sola clausola «di esporli per suo conto e di avvertire che essi non sono stati ancora sottoposti al prescritto parere della Consulta Generale di Edilizia e Urbanistica presso questo Ministero»: missiva del Sottosegretario di Stato del Ministero AOI a Gherardo Bosio del 18 marzo 1938 in ivi, fasc.2.

14. G. GresLeri, 1936-1940: programma e strategia delle “Città imperiali” in Architettura Italiana d’Oltremare (1870-1940)..., cit.,

p.179. Per Cresti invece (Gherardo Bosio..., cit., p.18), nella lettura di quelle proposte, sarebbe meglio «prescindere... dall’eventuale effetto di “paesaggismo”» (mentre si veda, invece, la difesa del Piano di Gimma da parte di Mario Marino Moreno nella nota 96 del presente scritto).

15. v.Gorresio, Il destino di nove città. Urbanistica africana. Piani Regolatori ed esigenze politiche. La nuova Harar, la nuova

Gimma e la nuova Dessiè, «Il Messaggero» (Roma), 10 febbraio 1938.

Vincenzo Civico, nel recensire il valore della Mostra, notava che

«c’è dell’ottimo, c’è del buono, ma c’è del mediocre e del decisamente pessimo; ma si è fatto il punto alla data dell’aprile 1937 … con contenuti e forma originali tipicamente italiane e fasciste … Imponente è la serie dei Piani Regolatori Generali, sia dei capoluoghi di provincia, sia di centri minori o delle altre città di possedimenti e AOI»10.

Venivano dunque pubblicate due tavole, una relativa a «Dessiè, con veduta di insieme del plastico della città futura»; e «Gondar, con suggestivo scorcio della città futura».

E la risonanza europea dell’evento era immediata perché, dopo pochi mesi, la Mostra veniva spostata a Vienna, nel palazzo della Secessione, con il titolo: “Italiens Stadtbaukunst”11.

Ma ancora l’anno successivo, nel 1938, nonostante gli insuccessi realizzativi cui le proposte urbanistiche di Bosio stavano andando incontro, la paradigmaticità disciplinare di quei Piani veniva ribadita con la richiesta della presentazione di essi, da parte degli organizzatori «Plinio Marconi ed Enrico Del Debbio»

«all’Esposizione di Architettura che si terrà in Roma, alla Galleria di Roma della Confederazione Fascista Professionisti ed Artisti [presidente ne era Alessandro Pavolini, protettore di Bosio], con le seguenti opere: “Piano Regolatore di Gondar”, “Piano Regolatore di Dessiè”, “Piano Regolatore di Gimma”»12.

E alla richiesta di liberatoria da parte di Bosio13, il

Ministero dava sempre il proprio assenso.

Giudizi altamente positivi, dunque, quelli espressi dai contemporanei di Bosio, che sono stati poi ripresi anche recentemente da Giuliano Gresleri, che ha letto in quelle proposte «un ‘paesaggismo’ di sicuro effetto», poiché quei Piani, essendo

«scrupolosamente condizionati dall’orografia del luogo, consentendo una ‘distinzione senza traumi’ della zona indigena, configurano un sito urbano che nasce in funzione delle caratteristiche morfologiche dell’ambiente»14.

Non proprio tutti la pensavano così; soprattutto tra l’opinione pubblica, come lamentava dalle pagine de’ «Il Messaggero», Vittorio Gorresio, con un articolo dedicato, appunto, alla nuova Urbanistica delle capitali governatoriali dell’Africa Orientale:

«Tante parole, tanti disegni, tanto tempo da aspettare; questo appariva ai più il bilancio finale di ogni Piano Regolatore, onde nacque nel cuore dei Pionieri un astio, un rancore profondo o quantomeno una profonda diffidenza per tutti i Piani Regolatori di questo mondo … poiché dove si era cominciato da principio col tracciare cioè sopra un foglio di carta un disegno di una città, case non si vedevano; ma dove, invece, non si era imposto un vincolo all’iniziativa delle ditte e dei privati, case, villini, uffici e palazzine sorgevano … Ora però, se quegli esempi [di costruzione ‘spontanea’] valgono per quello che riguarda i piccoli paesi o i centri di transito (come Aromatà, Decameré, Quoram, Quihà, Macallè) … per le città politiche o di vasto respiro commerciale e industriale, non è possibile lasciare mano libera ai privati costruttori. Queste città, generalmente, debbono sorgere nei luoghi ove già esiste un centro di abitazioni, un incrocio di traffici, un gran mercato, una tradizione giudiziaria e politica, una opportunità geografica, una ragione orografica o idrografica. Ed ecco che la presenza degli indigeni, che in virtù di uno o più dei motivi accennati si sono raggruppati e agglomerati secondo un primordiale modulo urbanistico, impone da parte nostra una prima cautela»15.

Insomma, assecondando (ma in verità cercando di regi-mentare) la protesta dei Pionieri e spiegando le ragioni dell’Urbanistica, Vittorio Gorresio indicava le «esigen-ze politiche» che erano state a fondamento dei Piani Re-golatori di Bosio, evidenziandone vincoli e necessità.

(7)

16. Si veda da ultimo, oltre alla Letteratura ormai ‘classica’ sul Colonialismo italiano in AOI: N. LABANCA. Oltremare. Storia

dell’espansione coloniale italiana, Bologna, 2007.

17. Missiva del Governatore dell’Amara al Ministro per l’Africa Italiana del 4 settembre 1936 prot.401 in Roma ACS, MAI, b.106, fasc. 3 “Piano Regolatore di Gondar”.

18. Telegramma del Ministro delle Colonie al Governatore della Somalia del 5 dicembre 1936 prot.16337 in ACS Roma, MAI, b.106, fasc. 1 “Piano Regolatore di Gimma”.

19. Missiva del governatore Carlo Geloso dei Galla e Sidama Ministro delle Colonie dell’8 gennaio 1937 prot.1696 in ACS Roma, MAI, b.106, fasc. 1 “Piano Regolatore di Gimma”.

20. Missiva del Governatore dell’Amara al Ministro delle Colonie del 4 settembre 1936 prot.112408 in Roma ACS, MAI, b.106, fasc. 3 “Piano Regolatore di Gondar”.

21. Missiva di Gherardo “Lucchi” Bosio al Ministro per l’Africa Italiana del 21 settembre 1936 in Roma ACS, MAI, b.106, fasc. 3 “Piano Regolatore di Gondar”.

22. Missiva di Gherardo Bosio al Ministro delle Colonie del 5 marzo 1939 da Addis Abeba in ACS Roma, MAI, b.106, fasc. 1 “Piano Regolatore di Gimma”.

1. La parabola ascendente di Bosio e la serie dei prestigiosi incarichi per l’AOI (1936-1937)

Tutta la vicenda della nuova “Urbanistica coloniale” – in vista di una fase attuativa, che intendeva inaugurare una stagione davvero nuova16 – si era aperta dal 1936, in

concomitanza con la conquista di Addis Abeba (5 mag-gio 1936). Tutta l’Africa Orientale Italiana veniva coin-volta in quel fervore di programmazione e ogni Gover-natorato veniva interpellato sulle previsioni urbanistiche che riguardavano la sua giurisdizione. Fin dal settembre 1936, il Governatore dell’Amara – uno dei sei Governa-torati nei quali era stata divisa la nuova Africa Orientale Italiana - comunicava al Ministro delle Colonie: «Allo scopo di evitare che nei centri capoluoghi di regione, nei quali si ravvisano fin d’ora urgenti necessità di costruzioni edilizie e di reti stradali urbane per l’inizio delle normali attività di governo e del pubblico, si formino sistemazioni affrettate senza indirizzi predeterminati, ho disposto che per ogni centro sia subito formato un Piano Regolatore a termini degli ordinamenti ed in conformità alla Min.13031»17.

Nel dicembre, dopo che il Ministero aveva scritto al Governatorato della Somalia per conoscere l’«elenco dei centri per i quali codesto Governo ritiene siano da eseguirsi Piani Regolatori»18, era la volta del Governo

dei Galla e Sidama a prospettare al Ministero stesso le proprie necessità urbanistiche:

«Trascrivo elenco dei centri, sedi di Commissariato, per cui saranno a suo tempo studiati Piani Regolatori da inviare per approvazione: 1. Iavello; 2. Irgalem; 3.Gardulla; 4. Soddo; 5. Anderàccia; 6. Magi; 7.Bacco; 8.Gimma; 9.Gore; 10.Lechemti; 11.Saio; 12.Silti. Tale elenco potrà subire qualche variazione a seguito della maggiore conoscenza che si potrà avere delle varie località, dopo l’occupazione dei territori»19.

La situazione bellica non era affatto pacificata e il pro-gramma del Governatore era decisamente ‘di massima’; ma, certo, dodici Piani Regolatori, per un Governato-rato solo, aprivano, almeno teoricamente, prospettive per l’Urbanistica coloniale davvero entusiasmanti nella messa a punto di nuovi modelli progettuali. Tanto che per quanto guardava l’Amara, il Governatore non aveva avuto esitazione nell’affidamento degli incarichi

urba-nistici per i centri di Gondar e Dessié e al Ministero comunicava che

«Per lo studio e la compilazione di Piani posso disporre sul posto del prof. Dott. Ingegnere architetto Gherardo Bosio, in temporaneo servizio militare alle mie dipendenze. Detto architetto, professore presso la Facoltà di Architettura di Firenze, è dotato delle qualità necessarie per tale incarico e perciò richiedo a codesto Ministero l’assenso»20.

E il Ministro delle Colonie, Alessandro Lessona, annotava sulla missiva «molto bene». Nell’occasione era lo stesso Bosio che scriveva al Ministro, dettagliando l’incarico ricevuto:

«Ti invio l’omaggio del mio progetto di massima per la costruzione della futura città di Gondar, capitale residenziale e agricola: fotografie dei disegni, relazione generale e studio degli impianti cittadini, fognatura, rete viaria, approvvigionamento idrico e elettrico, previsioni. Tra giorni avrò ultimato anche il progetto per Dessiè, città di traffici e di commerci... Forse il Governo dell’Amara mi vorrà affidare lo sviluppo dei progetti iniziati e lo studio di altri problemi architettonici e urbanistici. Accetterei con entusiasmo. Altrimenti, ultimato il Piano Regolatore di Dessiè, pregherei il Governatore di farmi rimpatriare per tornare al mio lavoro»21.

E il Ministro scriveva in matita blu sopra alla lettera: «Il progetto è stato inviato in visione a S.E. il capo del Gover-no», certificando così l’importanza della vicenda e l’atten-zione del Duce in persona su quanto si andava preveden-do, dal punto di vista urbanistico, per le città dell’AOI. Per Gimma – nel Governatorato dei Galla e Sidama - l’in-carico era stato conferito a Bosio pochi mesi dopo quello alle città dell’Amara, sempre in virtù della sua presenza

in loco, come ricordava anni dopo l’Architetto:

«Il 19 giugno 1937, durante la mia permanenza a Gimma ancora Ufficiale volontario di guerra, il R.Governo dei Galla Sidama mi affidava la compilazione del Piano Regolatore di quel centro con l’obbligo di prestare per due anni, fino all’ottobre 1939, la consulenza tecnica per l’esecuzione del Piano e di portarvi le varianti, modifiche che il R.Governo ritenesse opportune. L’incarico venne definito con regolare contratto approvato dal Ministero in data 18 ottobre 1937»22.

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23. Telegramma del governatore Carlo Geloso al Ministro delle Colonie del 23 marzo 1939 in ACS Roma, MAI, b.106, fasc. 1 “Piano Regolatore di Gimma”.

24. Promemoria di Caroselli, Direttore Generale per l’Africa Orientale, a seguito della segnalazione di Piacentini in Roma ACS, MAI, b.106, fasc. 1 “Piano Regolatore di Gimma”.

25. Missiva di Giovanni Bosio al maggiore Giuseppe Buselli del Ministro delle Colonie del 3 settembre 1936 in Roma ACS, MAI, b.106, fasc. 3 “Piano Regolatore di Gondar”. A penna risulta annotato sulla missiva «Bosio è un ottimo elemento». Giovanni Jack Bosio, nato a Firenze il 12 settembre 1893, divenne Vice Console nel 1928 e destinato al Consolato di Parigi; in servizio al Ministero degli Esteri a Roma nel 1930 passò successivamente alla Segretario presso la Delegazione italiana della Conferenza per la riduzione e la limitazione degli armamenti (1932), per poi essere destinato a Londra nel 1932 con funzioni di Segretario. Rientrato al Ministero nel 1934 svolse il proprio servizio presso l’Ufficio Stampa e Propaganda dal 1935, per poi venir nominato Console il 31 dicembre 1935. Ancora nel 1956 figurava come inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 1° Classe. (cfr. www. baldi.diplomacy. edu/diplo, consultato nel dicembre 2011). Per i suoi rapporti letterari, si vedano le due lettere dirette nel 1927 allo scrittore Carlo Placci (Firenze, Biblioteca Marucelliana, Fondo Placci, C.Pl.120,1-2). Il suo scritto più noto resta G. JACk Bosio. Il console e la sua

figura giuridica: a) dalle sanzioni a Monaco. b) console e segretario del fascio [The Consul and its Legal Figure: a) from Sanctions to Munich. b) Consul and Secretary of the Fascio], Roma, Istituto Nazionale del Contenzioso Diplomatico, 1939.

26. Missiva del colonnello Volpini al Ministro delle Colonie del 10 settembre 1936 in Roma ACS, MAI, b.106, fasc. 3 “Piano Regolatore di Gondar”. «Il colonnello Volpini chiede interessamento a favore dell’architetto Bosio per i Piani Regolatori di Gondar e Dessié»: missiva del Segretario del Ministro delle Colonie Ministro per l’Africa Italiana alla Direzione Generale dell’Africa Orientale del 16 settembre 1936 prot.11799 in ivi.

27. Missiva del Presidente della “Confederazione Nazionale dei Professionisti e degli Artisti”, on. Pavolini, al Ministro per l’Africa Italiana, Alessandro Lessona, del 21 settembre 1936 in Roma ACS, MAI, b.106, fasc. 3 “Piano Regolatore di Gondar”.

Effettivamente, la vicenda aveva preso avvio nella primavera del 1937, quando Bosio aveva ottenuto l’incarico, oltre a quelli di Gondar e Dessiè. E si era trattato di una designazione effettuata, in verità, dopo un ampio spettro di consultazioni, visto che il Governatore si era preventivamente informato presso il Sindacato Nazionale degli Ingegneri, ma avendone ottenuto segnalazione di «ingegneri che sarebbero particolarmente versati per gli studi urbanistici … ma [in verità] nessuno dei segnalati è particolarmente noto»23, aveva poi demandato la scelta al Ministero..

Il Direttore Generale per l’Africa Orientale, Caroselli, si era allora rivolto a Marcello Piacentini per avere indicazioni sui migliori architetti da interpellare e, avutane risposta, annotava per il Ministro:

«S.E. Piacentini consiglia: 1. l’architetto Scalpelli, uno degli autori del Piano Regolatore di Sabaudia, specializzato in Urbanistica; 2. L’architetto Montuori, più giovane e molto meno valente del primo». Ma a mano veniva scritto su quel “Promemoria” (da Caroselli o da Lessona): «Sabaudia, però, è orribile come architettura. È anche questa opera dello Scalpelli?»24 e

così quella candidatura piacentiniana veniva bruciata, rimandando la scelta alle decisioni del Governatore locale. Per una serie di veti incrociati, pareva dunque che Bosio, che era passato nel territorio dei Galla e Sidama come militare, avesse ottenuto anche quell’incarico, sostanzialmente per comodità ed economicità. Ma ovviamente, non che gli mancassero i giusti appoggi politici! Anzi. Oltre alle proprie relazioni personali (in particolare con Alessandro Pavolini, il ras di Firenze), l’Ingegnere poteva anche contare sulle alte gerarchie militari impegnate in AOI – come “Sua Altezza Reale il Duca d’Aosta” – grazie anche ai buoni uffici di suo fratello “Jack Bosio”. Il giro delle segnalazioni era molto intenso e vedeva coinvolto in prima persona appunto Giovanni “Jack” Bosio, fratello di Gherardo, che, allora impiegato presso la “Direzione Generale per il Servizio della Stampa Estera” del Ministero per la

Stampa e la Propaganda, il 9 settembre 1936 scriveva al maggiore Giuseppe Buselli, del Ministero delle Colonie, segnalando di

«aver accennato personalmente a Sandro [Alessandro Pavolini] domenica scorsa sulla spiaggia... [il fatto che] S.E. Pirzio Biroli [il Governatore dell’Amara]... ha richiesto l’autorizzazione di assumere liberi professionisti per la progettazione di speciali opere... e per essa richiesta del Governatore, egli menzionerà il nome [di Gherardo]»25.

Ma anche il colonnello Volpini, Primo Aiutante di Campo di S.A.R il Duca d’Aosta, scriveva al Ministro delle Colonie, Alessandro Lessona, per perorare la causa Bosio:

«Pare debbano pervenire a giorni al Ministero i Piani Regolatori di Gondar e Dessié a cura dell’architetto Bo-sio (fratello di Jack) di cui S.A.R. s’interessò per farlo inviare in AOI. Abbiate qualche benevolenza per lui»26.

E infine, soprattutto, Alessandro Pavolini, come annun-ciato, intercedeva per l’Architetto presso il Ministro: «il Governo dell’Ahmara ha proposto al Ministero di affidare lo studio ulteriore e la direzione dei lavori per i Piani Regolatori di Gondar e di Dessié all’architetto Gherardo Bosio, attualmente all’Ufficio Stralcio del Corpo d’Armata Eritreo in Asmara. Il professionista, che ti segnalo, è uno fra i i più preparati giovani architetti che io conosca, il quale ha dato di sé ottima prova a Firenze; di più è una vecchia e provata “Camicia nera” ed elemento serio, intelligente e, sotto ogni riguardo, meritevole di incoraggiamento. Ti prego perciò, caldamente, di voler esaminare con ogni possibile benevolenza l’eventualità di affidargli il proposto incarico professionale, tenendomi gentilmente informato del provvedimento che riterrai di adottare»27.

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28. Missiva del Ministro delle Colonie, Alessandro Lessona, ad Alessandro Pavolini del 25 luglio 1936 in ACS Roma, MAI, b.103, sottofasc.2.

29. Il governatore Carlo Geloso lasciava l’incarico il 9 luglio 1938 per essere sostituito da Pietro Gazzera il 12 agosto 1938. 30. Verbale della riunione, tenutasi a Roma il 6 aprile 1939, della Consulta Centrale per l’Edilizia e l’Urbanistica del Ministero delle Colonie in Roma ACS, MAI, b.106, fasc. 1 “Piano Regolatore di Gimma”. Presenti tra gli architetti: Enrico Del Debbio, Plinio Marconi, Vincenzo Civico, Alberto Calza Bini, Vittorio Cafiero, Guglielmo Ulrich e Carlo Vannoni. Tra il 1937 e il 1939 Teruzzi era stato appunto Sottosegretario di Stato presso il Ministero delle Colonie; solo il 31 ottobre 1939 egli sarebbe stato nominato Ministro dell’Africa Italiana fino al 25 luglio 1943, ma durante l’interim assunto da Mussolini dopo l’allontanamento di Lessona (19 novembre 1937), Teruzzi aveva già svolto tutte le funzioni di Ministro.

Ma non era la prima volta che Pavolini si era mosso per Bosio: solo pochi mesi prima, nel luglio, aveva cercato di intercedere per l’Architetto fiorentino sempre presso il Ministro delle Colonie, per farlo inserire nella Commissione di studio per il Piano Regolatore di Addis Abeba, ma la cosa non era andata a buon fine, come comunicava il Ministro al Ras di Firenze:

«La Commissione per lo Studio del Piano Regolatore di Addis Abeba è partita il 7 luglio e considerato che non si tratterrà a lungo sul luogo, non mi sembra il caso di farla seguire da altro membro che, se nominato, arriverebbe a lavori compiuti. Debbo farti anche notare che la formazione del Piani Regolatori rientra nel compito degli organi tecnici dell’Amministrazione e che è stato solo per gentile offerta di S.E. Bottai che il Governo Generale dell’AOI ha potuto avvalersi dei tecnici del Governatorato di Roma [Valle e Guidi] posti a sua disposizione»28.

Il ‘giro’, insomma, era tutto romano e per Bosio in quel caso non c’era posto; non così, però, nelle città provinciali dell’Etiopia.

2. La Parabola discendente: la debacle delle proposte di Bosio e la mancata attuazione di tutte le sue previsioni urbanistiche per l’AOI (1937-1939)

A partire dall’autunno del 1937, però, quella che pareva in AOI una fortuna ben consolidata per Bosio – il quale nel frattempo era tornato a Firenze – si trasformava in una serie di continue estromissioni e debacle, tanto che nell’aprile del 1939 quella fortuna risultava completa-mente annullata. Lo metteva in evidenza il Sottosegreta-rio di Stato per il Ministero delle Colonie, Attilio Teruzzi, nel corso della riunione del 6 aprile 1939 della “Consulta Centrale per l’Edilizia e l’Urbanistica” del Ministero, chiamata a giudicare il Piano Regolatore redatto dall’ar-chitetto milanese Guglielmo Ulrich per Gimma, sosti-tuendo Bosio. Quella riunione della Consulta era stata molto burrascosa, e non priva di colpi bassi.

Apriva dunque la discussione Teruzzi, che peraltro ampliava l’orizzonte problematico a tutta l’Etiopia: «Vorrei dire qualcosa sul progetto di Gimma, che poi discuterete, per fare un po’ la storia del Piano Regolatore. Come sapete, nel primo periodo, precedente alla mia assunzione in carica [di Sottosegretario] le cose andavano avanti alla meno peggio, e ciò non soltanto nel campo dell’edilizia. Tutti volevano fare, tutti si buttavano avanti, ma era tutto un po’ cervellotico. Così quando si disse: “ora facciamo la grande Addis Abeba” tutti si sono portati a fare piani e progetti, e tra questi

il nostro amico Bosio (lavoratore, bravo professionista, pieno di fede, ma che però, per il suo temperamento, ha un difetto: quello di non concludere). Si è messo al lavoro per redigere il Piano di Gondar, poi quello di Gimma, ecc; però tutto è rimasto in aria e non si è arrivati mai ad una cosa organica e definitiva. Quando fu di ritorno da Gimma per fare il Piano regolatore, io gli dissi “concludilo, fa’ in modo che si possa portare al più presto alla Consulta”, appunto perché si trattava di un Piano di massima, che poi doveva avere il parere della Consulta per gli sviluppi successivi. Morale: io tornai dall’Africa e lui il Piano alla Consulta non lo aveva ancora presentato, dicendo che non era pronto. Io poi sono ritornato l’ultima volta giù e ho trovato .. che il Governatore [dei Galla e Sidama] era cambiato, Geloso era venuto via [29]... E poi tutti [in Africa hanno

convenuto] che il Piano Regolatore di Bosio [in seguito portato a termine] era troppo vasto e [costoso]... e che dunque il Piano di Bosio non andava»30.

Per nulla d’accordo con quella ricostruzione si diceva invece Luigi Del Giudice che ricordava come «Prima dell’assunzione in carica di Sua Eccellenza, la Consulta non aveva mai funzionato... ma poi Sua Eccellenza stabilì che tutti i Capoluoghi presentassero il loro Piano Regolatore... e quando Sua Eccellenza andò in Africa, allora si studiò come Piano di Sistemazione parziale quello Harar, poi Gondar e Gimma. I Governatori hanno dato mandato all’architetto Bosio di fare un Piano Regolatore. Ora non bisogna addebitare a Bosio una colpa che non ha».

Teruzzi però non demordeva e lapidariamente affermava: «Bosio ha la sola colpa di essere, per temperamento, non concludente». E, così, la Variante di Piano per Gimma, già elaborato dall’Ufficio Opere Pubbliche del Governatorato dei Galla e Sidama e rivisto da Guglielmo Ulrich, risultava definitivamente preferito a quello di Bosio.

Anche nel caso del Piano di Dessiè, nel Governatorato dell’Amara, nel novembre del 1937, l’esautorazione dell’Architetto fiorentino era ormai un fatto compiuto (visto che il Governatore, Alessandro Pirzio Biroli, che era stato suo protettore, doveva aver lamentato ritardi e soprattutto problemi finanziari). Da quella estromissione paventava un pasticcio amministrativo il ministro Lessona, che si preoccupava di avere lumi sul caso dal Governatore, che era suo cugino (la madre del Ministro era una Pirzio Biroli):

«Sono stato informato che codesto Governo avrebbe deciso di non dare corso al progetto del Piano Regolatore

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31. Missiva del Ministro per l’Africa Italiana, Lessona, al Governatore dell’Harar, Guglielmo Nasi, del 18 novembre 1937 in Roma ACS, MAI, b.104, fasc. 3 “Piano Regolatore di Harar”.

32. Ad Alessandro Pirzio Biroli succedeva il 15 dicembre 1937 Ottorino Mezzetti, fino al 1 gennaio 1939, quando subentrava Luigi Frusci.

33. v.Gorresio, Il destino di nove città. Urbanistica africana. Piani Regolatori ed esigenze politiche. La nuova Harar, la nuova

Gimma e la nuova Dessiè, «Il Messaggero» (Roma), 10 febbraio 1938. Dettagliate Relazioni di Piano, da cui attinge Gorresio:

G.Bosio, Schema di Piano Regolatore della città di Dessiè, «Urbanistica» (Roma), maggio-giugno, 1937, pp.171-181; ideM, Progetto

di massima per il Piano Regolatore di Dessiè, «Architettura» (Roma), dicembre, 1937, pp.777-785.

di Dessiè redatto dall’architetto dottor Gherardo Bosio... ed avrebbe invece adottato altro progetto compilato da codesto Ufficio delle Opere Pubbliche. Osservo che poiché esistono [precisi impegni contrattuali], non può codesto Governo non osservarli a meno che vi siano gravi motivi che consiglino di revocarli; e ciò tenuto anche presente che il progetto presentato dall’architetto Bosio appare più razionale dell’altro... Desidero pertanto che codesto Governo mi comunichi sollecitamente le ragioni... e intanto ricordo che i progetti dei Piani regolatori dei centri urbani importanti, qual è Dessiè, debbono essere sottoposti al parere della “Consulta Centrale per l’Edilizia e l’Urbanistica” anche se io li abbia, per ragioni di urgenza già approvati in via di massima»31.

E ovviamente anche per Gondar, sempre nel Governatorato dell’Amara, le proposte di Bosio subivano decise difficoltà fino ad essere rigettate. Invece, per Harar, capitale del Governatorato omonimo retto da Guglielmo Nasi, il fatto che l’Architetto fiorentino collaborasse con Plinio Marconi e Guglielmo Ulrich ad un Piano Particolareggiato, con un incarico dunque soprattutto architettonico (il Piano Regolatore era stato redatto da Guido Ferrazza), poté salvarlo da ulteriori amarezze in itinere. Anche se poi ci avrebbe pensato la Guerra a far naufragare molte delle aspettative di massima per tutti i centri.

3. Nel Paese dell’Amhara (1936-1939): le amarezze, non troppe amare, di Bosio per i Piani Regolatori di Dessiè e di Gondar a fronte delle realizzazioni nella «città dei castelli»

Le fortune di Bosio in AOI prendevano avvio da due importanti incarichi ottenuti dal Governatore dell’Amara, Alessandro Pirzio Biroli32: il Piano

regolatore di Gondar, l’antica capitale copta dell’area caratterizzata dai monumentali castelli «portoghesi»; e il Piano per Dessié, il centro commerciale dell’economia regionale. L’Architetto era dunque chiamato a rispondere a due esigenze tra loro assai diverse nella creazione, in entrambi i casi, di un nuovo nucleo italiano da affiancare all’antico, sottolineando i caratteri insediativi dei due centri, ma anche amplificandone il ruolo consolidato.

3.1. Il Piano Regolatore di Dessié: una complessa vicenda di incarichi e di revoche per un Piano certo «razionale», ma che «troppo si discosta dalla realtà contingente» (1936-1939)

Vittorio Gorresio, sintetizzava per i lettori de’ «Il Mes-saggero» la situazione dei Piani Regolatori in Etiopia, ricordando anche quello, importante, di Dessiè.

«In Etiopia per le città politiche o di vasto respiro commerciale e industriale, non è possibile lasciare mano libera ai privati costruttori. Queste città, generalmente, debbono sorgere nei luoghi ove già esiste un centro di abitazioni, un incrocio di traffici, un gran mercato, una tradizione giudiziaria e politica, una opportunità geografica, una ragione orografica o idrografica. Ed ecco che la presenza degli indigeni, che in virtù di uno o più dei motivi accennati si sono raggruppati e agglomerati secondo un primordiale modulo urbanistico, impone da parte nostra una prima cautela … A Dessiè la città italiana deve sorgere in alto e in posizione dominante rispetto a quella indigena .. Il nuovo Piano Regolatore prevede un grande centro urbano nella vallata del Berchennà, distribuita sui lati di un largo viale di attraversamento, molto leggiadro per i filoni d’alberi che dividono la doppia carreggiata. A fianco si sviluppa la zona commerciale in una regolare successione di larghi e piazze alberate e porticate, distese lungo il viale e collegate da un portico continuo. Essendo uguali le funzioni di ognuna delle piazze, saranno uguali tutte le piazze, con edifici tutti uguali, con porticati, negozi, retrobotteghe, uffici e studi perfettamente uguali, Trovato il modulo elementare di una delle piazze lo si ripete e lo si applica quindici volte in fila, nella fiducia che la ripetizione conferisca all’insieme un aspetto razionale e in pari tempo monumentale. Il risultato non si sa perché gli effetti non è facile desumerli dai plastici, ma sta di fatto che “banche e silos, magazzini e depositi di una certa capienza saranno esclusi dalla zona commerciale e data – dice il progetto – la necessità di rispettare in essa la regola di un costante modulo volumetrico” … Il nastro della zona degli affari, incanalato tra le pareti dell’Azo Agadel e le pendici del monte Tossa, sarà chiuso a settentrione dal quartiere di Governo, a quota più elevata, con una piazza per le riviste e le adunate, gli edifici statali, militari e del Partito. La chiesa su di un colle, le abitazioni sulle pendici del monte Tossa e sulle alture di Debra Sallassié: la zona militare sul pianoro dell’attuale ghebì che domina da Ovest gli accessi alla città. Nei pressi del mercato indigeno, sulla destra della via che conduce ad Addis Abeba, il quartiere degli indigeni; e all’estremo opposto, nell’alta valle del Bochennà, il quartiere industriale. Così il mercato non si sposta dal luogo dove è ora e il quartiere industriale si stabilisce in permanenza dove ora è già sorto il grandioso autoparco che si incontra all’ingresso di Dessiè arrivando da Asmara»33.

La vicenda aveva preso avvio nel 1936, quando Bosio era soldato comandato alle dipendenze del governatore Alessandro Pirzio Biroli, e dunque l’Architetto, che aveva ricevuto l’incarico per il Piano Regolatore di Dessié, scriveva al Ministero Alessandro Lessona, che

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34. Missiva dell’architetto Gherardo Bosio da Asmara al Ministro delle Colonie, Alessandro Lessona, del 3 settembre 1936 in Roma ACS, MAI, b.106, fasc. 3 “Piano Regolatore di Gondar”. Dessiè, posta a oltre 2400 metri di altitudine, era capoluogo della regione storica dell’Uollo, inserita dall’Amministrazione italiana all’interno del Governatorato dell’Amara con capoluogo Gondar, da cui distava circa 330 chilometri (cfr. s. CeCiNi, La realizzazione della rete stradale in Africa orientale italiana (1936-41) «Dimensioni e

problemi della ricerca storica», 1, 2007, pp. 113-156; M. ANtoNsiCh, Addis Abeba ‘caput viarum’. Le strade del Duce in Abissinia,

«Limes», 3, 2006; R. PANkhurst, Road building during Italian occupied Ethiopia [1936-1941], «Africa Quarterly», 15, 3, 1976). Il

centro nel 1936 era piuttosto piccolo, ma costituiva un importante snodo stradale lungo la strada Asmara-Addis Abeba (la «Strada n.2», detta la “Via della Vittoria” dell’ AASS-Azienda Autonoma Strade Statali), all’incrocio con la deviazione per il porto eritreo di Assab (distante 520 chilometri): con il tracciamento e l’asfaltatura delle due strade, la città ebbe dunque un forte impulso commerciale e insediativo.

35. G. Bosio, Schema di Piano Regolatore della città di Dessiè, «Urbanistica» (Roma), maggio-giugno 1937, pp.160-170.

36. Telegramma del Ministro per l’Africa Italiana, Lessona, da Addis Abebaal Governatore di Gondar del 6 ottobre 1936, prot.1696 in Roma ACS, MAI, b.104, fasc. 3 “Piano Regolatore di Harar” sottofasc. “Precedenti per Dessiè” (sottofascicolo evidentemente fuori posto perché Dessiè era nel Governatorato dell’Amhara, con Gondar, e non di Harar).

si era da poco insediato al Dicastero delle Colonie (l’11 giugno 1936):

«Cara Eccellenza, ti invio l’omaggio del mio progetto di massima per la costruzione della futura città di Gondar … e tra giorni avrò ultimato anche il progetto per Dessié, città di traffici e di commerci»34.

Sulle pagine della rivista «Urbanistica», Bosio, su invito di Alberto Calza Bini che era Presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, con la data «Asmara, 25 settembre 1936», pubblicava un ampio saggio in cui presentava il proprio progetto: “Schema

di Piano Regolatore della città di Dessiè”35. Si trattava

di uno “Schema”, ma l’idea generale risultava già ben dettagliata

«Dessiè è all’incrocio delle comunicazioni fra Assab, Addis Abeba, Asmara, Harrara e Gondar, costituirà un centro edilizio prevalentemente commerciale per la sua funzione di accentramento e smistamento dei traffici … e dovrà corrispondere a tutte le esigenze di una preve-dibile, intensa colonizzazione ed esprimere degnamente la missione colonizzatrice della nostra conquista». L’”Urbanistica corporativa”, cioè con scopi funzional-mente individuati a ‘vocazione specifica’ aveva trovato un suo banco di prova, che Bosio sapeva ben ‘specia-lizzare’.

Così,

«l’ubicazione più favorevole per la creazione di un centro urbano appare la vallata del torrente Borchennà … Per facilitare la comunicazione più diretta con gli affari si convoglierà tutto il traffico in una grande arteria di attraversamento della zona commerciale a doppia carreggiata con separazione centrale di verde in filari. E alla testata della via, due autostazioni per il servizio degli autotrasporti»

Poi l’’aspetto paesaggistico:

«La zona è alberata principalmente di eucalipti a filari e a masse, che converrà non solo conservare, ma moltiplicare perché la città futura si armonizzi con la natura accidentata del terreno … Sui [vicini] monti Tossa e Azò Agadel si potrebbero costruire belle ville

in mezzo ad ampi parchi … Costituiscono belle visuali a sfondo di vie e piazze [del nuovo centro] i monti … la chiesa copta … e i colli».

Così, il 16 ottobre 1936, lo stesso Ministro da Addis Abeba, procedeva all’approvazione del Piano Regolatore di massima di Dessiè, oltre a quello di Gondar: «Approvo Piano Regolatore Gondar e Dessié data urgenza e autorizzo senz’inizio lavori. Governo Gondar può telegraficamente convocare ditte costruzioni edili e materiali scegliendoli tra quelle imprese elenco pubblicato dal Ministero. Se possibile e dove esistono iniziative già sul luogo, Governatore Gondar può subito autorizzare direttamente per ragioni di urgenza ditte e privati che diano opportune garanzie, svolgere immediata attività preparazione materiali costruzione»36

Sembrava chiudersi la vicenda, che invece proprio da quel momento, doveva espletare tutto l’iter ufficiale. In primo luogo perché la clausola di «urgenza» che permetteva alle ditte presenti sul luogo (fatta salva l’opportuna «garanzia») di « svolgere immediata attività preparazione materiali costruzione», finiva per implicare un’autorizzazione non ufficiale ad opere che potevano essere in contrasto con lo stesso Piano Regolatore, garantendo una specie di ‘pista agevolata’ che avrebbe poi finito per creare non poche difficoltà (ed era quanto avveniva, come diceva Vittorio Gorresio, nelle città non capitali). E, infatti, di lì a poco, la retromarcia del Ministro sarebbe stata pressoché totale, obbligando ad una serie di autorizzazioni molto più complesse. Potevano apparire questioni puramente amministrative, ma in verità non lo erano affatto. Bosio, intanto, aveva presentato la sua proposta e qualche lavoro poteva già prendere avvio (anche se l’iter burocratico non era ancora stato affatto espletato, soprattutto a livello di finanziamenti da parte del Governo di Roma). Intanto, però, Bosio poteva fregiarsi di quell’incarico – insieme a quello di Gondar – e così il 15 marzo 1937, facendo seguito ad una richiesta dello stesso Architetto, il Ministero gli rilasciava la liberatoria per l’esposizione dei Piani Regolatori di Gondar e Dessiè all’Esposizione Nazionale dei Piani Regolatori che si sarebbe tenuta di lì a poco a Roma: con ciò si poneva in evidenza la forte carica esemplare e moderna, per la Cultura urbanistica contemporanea, di quei progetti. Bosio infatti aveva reso noto a Lessona:

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37. Missiva di Gherardo Bosio da Firenze al Ministro per le Colonie del 4 marzo 1937 in Roma, ACS, MAI, b. 106, fasc. 3 “Piano Regolatore di Gondar”. L’autorizzazione ministeriale giungeva il 15 marzo «ad esporli per suo conto avvertendo che essi non ancora sono stati sottoposti al prescritto parere della “Consulta Centrale di Edilizia e Urbanistica” recentemente istituita presso questo Ministero».

38. Missiva del Ministro per l’Africa Italiana al Governatore dell’Harar del 18 novembre 1937 ( il 19 novembre 1937 Lessona veniva destituito da Mussolini dal suo ruolo di Ministro) in Roma ACS, MAI, b.104, fasc. 3 “Piano Regolatore di Harar” sottofasc. “Precedenti per Dessiè” (evidentemente fuori posto).

39. Missiva del Governatore dell’Amara al Ministro per l’Africa Italiana del 30 novembre 1937 prot.508470 in Roma ACS, MAI, b.104, fasc. 3 “Piano Regolatore di Harar” sottofasc. “Precedenti per Dessiè” (evidentemente fuori posto).

40. “Relazione” del Governatore dell’Amara, Pirzio Biroli, inviata al Vicerè d’Etiopia e al Ministro per l’Africa Italiana del 1 novembre 1937 prot.47724 in Roma ACS, MAI, b.104, fasc. 3 “Piano Regolatore di Harar” sottofasc. “Precedenti per Dessiè” (evidentemente fuori posto).

«Per incarico del R.I. Governo dell’Amara ho redatto i “Piani Regolatori di massima” per i nuovi centri di Gondar e Dessié; progetti approvati con DD.GG [Decreti Governatoriali] n.4 e n.5 serie B in data 23 agosto e 20 ottobre 1936-XIV. Gli originali di tali progetti furono da me portati in Italia e giacciono presso l’Economato dell’onorevole Ministero delle Colonie; i plastici delle zone centrali di Gondar e Dessié sono invece l’uno a Firenze e l’altro in Asmara. L’Istituto Nazionale di Urbanistica in occasione della Esposizione Nazionale dei Piani Regolatori (che avrà luogo il 5 aprile corrente) presieduta da S.E. il Ministro per l’Educazione Nazionale, on. Bottai, richiede che tali progetti siano esposti essendo l’”Urbanistica coloniale” uno dei principali argomenti del Congresso Nazionale dei Piani Regolatori. Ho l’onore di chiedere a l’E.V. se vorrebbe che il Ministero esponesse tali Piani o, in caso contrario autorizza che siano esposti per mio conto»37

Nel novembre però, il colpo di scena giungeva al Ministro dal Governatore dell’Amara, Biroli, che decideva, viste le condizioni generali e le aspettative, di non dare attuazione alle idee di Bosio. Lessona si informava, dunque, in tutta fretta:

«Sono stato informato che codesto Governo avrebbe deciso di non dare corso al progetto del Piano regolatore di Dessiè redatto dall’architetto dottor Gherardo Bosio... ed avrebbe invece adottato altro progetto compilato da codesto Ufficio delle Opere Pubbliche. Osservo che poiché esistono [precisi impegni contrattuali], non può codesto Governo non osservarli a meno che vi siano gravi motivi che consiglino di revocarli; e ciò tenuto anche presente che il progetto presentato dall’architetto Bosio appare più razionale dell’altro... Desidero pertanto che codesto Governo mi comunichi sollecitamente le ragioni... e intanto ricordo che i progetti dei Piani regolatori dei centri urbani importanti, qual è Dessiè, debbono essere sottoposti al parere della “Consulta Centrale per l’Edilizia e l’Urbanistica” anche se io li abbia, per ragioni di urgenza già approvati in via di massima»38.

Le spiegazioni di Biroli erano facili da comprendere e contenute in una

«“Relazione”... dalla quale chiaramente risultano le ragioni per le quali si è ritenuto opportuno preferire il progetto di Piano Regolatore redatto dalla Sezione OO.PP. di Dessié a quello predisposto dall’architetto

Bosio e quanto ho proposto per compensare il medesimo Architetto della mancata accettazione del cennato progetto. Aggiungo però che non avrei nessuna difficoltà di accettare tale progetto, perché, tenuto conto che nel corrente esercizio per opere edilizie, sono stati assegnati a questo Governo, in conto Piano Decennale, solo due milioni, e nessuna assegnazione è stata fatta per sistemazione di Piani Regolatori, ritengo che non sarà possibile attuare né il progetto della Sezione OO.PP. né quello dello stesso architetto Bosio»39.

Nella “Relazione” allegata veniva infatti specificato che

«nello scorso anno, appena la costituzione degli Uffici Civili di questo Governo me lo consentirono, mi preoccupai, in relazione anche alle istruzioni pervenute dal Superiore Ministero, di fare studiare un Piano organico della sistemazione del centro abitato di Dessié, dandone incarico all’architetto dott. Gherardo Bosio. Compilato da questi un progetto di Piano Regolatore, il medesimo fu inviato dall’Autorità locale, affinché, sulla scorta degli elementi forniti dallo stesso architetto Bosio, fosse redatto dagli Organi Tecnici un Piano quotato della zona alla scala 1:2000, che consentisse all’Architetto in questione di redigere il Piano esecutivo del progetto di massima approntato. Dalle Autorità predette venne sollevata l’eccezione che in dipendenza dalla costruzione delle nuove arterie di grande comunicazione, sarebbe stato opportuno spostare alla piana di Kombolcià il quartiere industriale; e tale necessità fu confermata anche da V.E. con telegramma n.29353 civilpolitici, in data 2 dicembre 1936»40.

Naturalmente, la scelta dello spostamento ‘parziale’ avrebbe comportato una scollatura tra i nuclei abitati. E infatti.

«Poiché tale soluzione avrebbe obbligato a costruire la città in due zone separate e distanti fra loro ben venti chi-lometri, con il conseguente appesantimento e dispendio di tutti i servizi urbani, ritenni opportuno sottomettere la questione ad un esame ponderato allo scopo di trovare una soluzione definitiva e onorata. A tale scopo appunto trovandomi a Dessiè nello scorso aprile... radunai un’ap-posita Commissione [di Tecnici locali ]... tra cui gli inge-gneri di alcune importanti Ditte locali... e tutti riconob-bero la convinzione che la futura Dessié si sviluppasse a Nord del campo di aviazione del Kombolcià, a cavallo del Berkennà, distendendosi verso Ovest sulle pendici

(13)

41. Missiva del Sottosegretario di Stato per l’Africa Italiana Attilio Teruzzi al Governatore dell’Amara a Gondar del 10 gennaio 1938 in Roma ACS, MAI, b.104, fasc. 3 “Piano Regolatore di Harar” sottofasc. “Precedenti per Dessiè” (evidentemente fuori posto). 42. Telegramma del Governatore dell’Amara Luigi Frusci al Ministero per l’Africa Italiana del 24 febbraio 1939 prot.3587 in ACS Roma, MAI, b.106, fasc. 3 “Piano Regolatore di Gondar” (Luigi Frusci era subentrato, nella carica di Governatore dell’Amara, a Ottorino Mezzetti il 1 gennaio 1939).

dello sperone lungo il quale si svolge l’attuale strada di grande traffico Kombolcià – Dessié... Era a questo punto la questione, ed erano stati impartiti gli ordini per la reda-zione del Piano quotato della località ove avrebbe dovuto sorgere il nuovo centro, quando lessi sul “Corriere Eri-treo” del 12 agosto, che S.E [il Vicerè], in occasione della Sua breve permanenza a Dessié, aveva stabilito che quel centro cittadino non dovesse più spostarsi».

Le condizioni reali del centro riportavano però ad una realtà estremamente dinamica che nessun progettista aveva realmente valutato:

«Sulla “Relazione” del Segretario Generale del Governo recatosi a Dessié per ispezionare del Commissariato... debbo fare presente che, essendosi dallo scorso anno ad oggi costituito a Dessiè notevoli organizzazioni commerciali ed industriali da parte di numerose ditte e privati, che hanno dato luogo a non poche costruzioni, sia pure a carattere poco artistico, non convenga più parlare di spostamento di Dessié a Kombolcià, perché si andrebbero a ledere troppi interessi... ma debbo anche aggiungere che, in aderenza a tale criterio, ritengo che non converrà [comunque] più dare corso al Piano Regolatore predisposto dall’architetto Bosio, perché troppo si discosta dalla realtà contingente ed obbligherebbe ad erogare somme non lievi per espropri e rettifiche di edifici già costruiti e che attualmente assolvono una funzione importante nel commercio e nell’industria cittadina. Sarebbe invece più opportuno dare corso ad un progetto di Piano Regolatore predisposto dalla Sezione OO.PP. di Dessié, che, senza preteste artistiche e con spese lievi, ha studiato la possibilità di sistemare quel centro abitato usufruendo delle costruzioni già eseguite ed adeguandosi alle reali esigenze urgenti e future. Senonché, come ha rilevato il Segretario Generale di questo Governo, la costruzione delle strade di grande traffico che attraversano la zona è stata concepita ed eseguita in modo che fra non molto Dessié sarà tagliata fuori dal movimento stradale e perderà la sua più importante caratteristica di centro di traffico... e poco a poco sul nodo stradale di Kombolcià si trasferiranno [comunque] molte Ditte commerciali... e vi si andranno ad impiantare tutte le industriale che traggono vita e dipendono dal traffico... Attualmente non si può stabilire se ciò accadrà fra molto o poco tempo, ma è indubbio che, in previsione di tale evenienza, debba studiarsi sin d’ora una certa sistemazione organica da darsi al nuovo centro cittadino che si andrà a costituire nel futuro nella piana di Kombolcià. Naturalmente tale nuovo centro non ucciderà la vita dell’antica capitale dello Uollo, la quale potrà sempre essere in futuro la sede di un importante Ufficio di Governo, sia per la numerosa popolazione indigena dalla quale è abitata, sia perché centro politico ed agricolo indigeno di notevole rilevanza».

Il Governatore cercava quindi una mediazione con Bosio:

«Riconfermo la necessità di fare sistemare l’abitato di Dessié secondo il Piano Regolatore predisposto dalla Sezione OO.PP. di quel Commissariato; e propongo di affidare all’architetto Bosio l’incarico di predisporre il Piano Regolatore del centro che andrà a sorgere nella piana di Kombolcià, a carattere soprattutto industriale di traffico»

Ai primi del 1938 la situazione amministrativa era ad uno stallo, mentre il Governatorato continua a rilasciare licenze a Ditte e privati che intedevano costruire in fretta. Così, il 10 gennaio, il sottosegretario di Stato, Attilio Teruzzi, scriveva al nuovo governatore Ottorino Mezzetti, subentrato a Biroli il 15 dicembre del 1937: «Per il centro di Dessié, essendovi due progetti – quello redatto dall’architetto Bosio e quello compilato dalla Sezione OO.PP., ed essendo stata rimandata ad altra epoca l’esecuzione - prego inviarli tutti e due, integrandoli eventualmente con le varianti suggerite dalle citate norme della Consulta, alla “Consulta Centrale per l’Edilizia e l’Urbanistica” del Ministero, esprimendo poi da parte di codesto Governo l’avviso su quello modificato che meglio si adatterebbe alle necessità e alle esigenze di Dessié»41.

Una situazione comunque ingarbugliata veniva ereditata dal nuovo governatore Luigi Frusci, che scriveva al Ministero (l’interim era assunto da Mussolini) «Faccio presente che architetto Bosio occupasi Piano Regolatore Gondar a seguito incarico suo tempo conferitogli, consenziente questo Ministero, da S.E. Pirzio Biroli; incarico perfezionato con contratto 12 dicembre 1938, giusto anche telespresso Ministero 8 novembre 1938 numero 126303. In base detto contratto è affidato Bosio studi redazione progetti massima e esecutivi piani Gondar e Dessié e egli sta appunto sviluppando ora e completando quello di Gondar in relazione anche voto “Consulta” di cui ministeriale 128487 del 23 dicembre s.a.»

e due giorni dopo, a mano veniva annotato da un fun-zionario «Meregazzi ne parli a S.E. prima possibile. 26/2»42.

La matassa non si sarebbe affatto dipanata e avrebbe seguito, anzi, le vicende del Piano di Gondar, il capoluogo dell’Amara, che aveva, ovviamente, la priorità su tutto. Ma l’esperienza di Dessiè sembrò rappresentare una decisa maturazione nella competenza di Bosio

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