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View of La biblioteca di Alfonso II Del Carretto marchese di Finale. Libri tra Vienna e la Liguria nel XVI secolo, di Anna Giulia Cavagna, Fonti, memorie e studi del Centro Storico del Finale - 2, Finale Ligure, 2012

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  RiMe, n. 10, giugno 2013, pp. 541‐543  ISSN 2035‐794X  La biblioteca di Alfonso II Del Carretto marchese di Finale. Libri tra Vienna  e la Liguria nel XVI secolo,  di Anna Giulia Cavagna 

Fonti,  memorie  e  studi  del  Centro  Storico  del  Finale  ‐  2,  Finale  Ligure, 2012  ISBN 978‐88‐901669‐2‐1          È una grande impresa trovare le parole adatte a recensire la ponde‐ rosa e accuratissima pubblicazione di Anna Giulia Cavagna La biblio‐ teca di Alfonso II Del Carretto marchese di Finale. Libri tra Vienna e la Li‐ guria nel XVI secolo, edito nella collana Fonti, memorie e studi del Cen‐ tro Storico del Finale. Con una narrazione avvincente come quella di  un  romanzo,  che  contempla  pure  il  pretesto  narrativo  della  trascri‐ zione di un manoscritto, in questo volume si percorre la storia della  vita di una biblioteca dai primi volumi ricevuti in eredità per la vo‐ lontà del suo proprietario‐ideatore, il marchese Alfonso II del Carret‐ to  di  Finale.  Nella  seconda  metà  del  Cinquecento  egli,  a  causa  di  problemi di carattere politico e territoriale, è costretto, o meglio, de‐ cide per la sua incolumità di abbandonare il suo feudo e di trascorre‐ re  un  periodo,  che  risulterà  durare  di  diversi  anni,  a  Vienna,  dove  riesce a collezionare un copioso numero di volumi che invierà in pa‐ tria in spedizioni successive. Un suo sottoposto, uno scrivano di sua  fiducia, più di uno, stando alle considerazioni sulla grafia, redige per  conto del marchese una Nota in cui elenca, in una sorta di inventario  ragionato, i varij volumi acquistati da Alfonso II nel periodo vienne‐ se.  Un  catalogo  commentato,  una  registrazione  libraria  con  indica‐ zioni diverse, un documento asettico e tecnico, di “servizio”, prezio‐ sa  fonte,  oggi,  per  studi  bibliografici,  bibliologici,  biografici,  storio‐ grafici oltre che spunto per indagini che, dalla scomposizione e rior‐ dinamento  degli  elementi  costitutivi  del  documento,  portano  a  una  interpretazione dei diversi piani comunicativi del documento stesso.  La Nota de varij libri è dunque l’oggetto di studio e soggetto “parlan‐ te”  nelle  peculiarità  paratestuali,  nelle  imprese,  nelle  dediche  e  nelle  attribuzioni di proprietà.  

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Grazia Biorci 

Lo  studio  del  documento  si  realizza  in  un  volume  articolato  in  quattro blocchi, tre descrittivi e di ricerca bibliografica e storiografi‐ ca, con un vasto e aggiornato apparato critico, e uno di trascrizione  della  Nota de varij libri  a  sua  volta  comprendente  un  apparato  pun‐ tuale  e  più  che  esauriente  di  riferimenti  bibliografici  sui  luoghi  nel  mondo dove altri esemplari degli oltre mille libri della biblioteca di  Alfonso II del Carretto sono oggi conservati.  

Lo  studio  della  Nota  si  spinge  ad  una  accuratezza  estrema.  Se‐ guendo il progressivo frazionamento dell’oggetto per una descrizio‐ ne sottile delle caratteristiche fisiche e di contenuto della Nota, quasi  un’osservazione  al  microscopio,  ci  si  aspetterebbe  di  arrivare  all’elemento  minimo,  al  sema.  La  riduzione  al  termine  minimo,  alla  massima frammentazione, non solo svela l’essenza del materiale, ma  in  qualche  modo  ne  lascia  sprigionare  la  vitalità  e  la  forza.  L’approfondimento della fonte, la sua osservazione nel dettaglio più  minuto permette l’accesso a un mondo ricostruito attraverso i nume‐ rosissimi canali d’indagine presso gli Archivi e le biblioteche di tutta  Europa, che Anna Giulia Cavagna ha seguito e puntualmente inter‐ rogato modellando, in questo modo, una visione plastica della biblio‐ teca e del suo proprietario‐ideatore‐cultore. Lo studio del documen‐ to,  redatto  con  intenti  più  probabilmente  di  carattere  patrimoniale  che  biblioteconomico,  se  questo  termine  è  adeguato  al  tempo  della  sua creazione, conduce alla scoperta, o rivelazione, di spaccati di vita  cinquecentesca,  pressoché  sconosciuti  per  i  non  esperti.  Seguire,  at‐ traverso la lettura della fonte, i processi di scelta e di acquisto dei vo‐ lumi, per esempio, permette la ricostruzione materica di una bottega  di libraio in una Vienna del XVI secolo. Sembra di percepire i dialo‐ ghi e lo scambio di conoscenze fra acquirente e libraio, entrambi còlti  e competenti sui possibili volumi da ricercare e richiedere nei circuiti  librari europei. Questa ricerca favorisce l’astrazione immaginifica di  calarsi in una realtà lontana nel tempo dove non è per nulla scontato  reperire un volume a stampa, né è aggiornata in tempi brevi, la lista,  se esistente, dei volumi stampati in italiano in Europa.   A questo si aggiungono, per lasciare emergere uno dei tanti spunti  di riflessione che questo studio propone, le strategie di acquisto del  proprietario della biblioteca. Quali erano, stando alla Nota, le sue in‐ clinazioni disciplinari e quali i suoi interessi culturali? Agiva nella ri‐ cerca  perché  spinto  da  un  bisogno,  la  presenza  di  molti  volumi  di 

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    La biblioteca di Alfonso II Del Carretto 

543  farmacopea  fa  supporre  all’autrice  che  Alfonso  II  fosse  affetto  da  qualche malattia cronica; oppure si trattava di un uomo pieno di in‐ teressi, la cui sete di conoscenza non si esauriva in una materia, ma si  spandeva  in  diverse  direzioni;  oppure  andava  dietro  un  canone  di  “possesso” di volumi “buoni” influenzato dalla società coeva?  

Con la levità e la piacevolezza della narratio di un romanzo, Anna  Giulia  Cavagna  propone  molte  interpretazioni  circostanziate  e  defi‐ nite nella rigorosa scientificità delle analisi a diversi livelli del docu‐ mento:  a  livello  biblioteconomico  nella  spiegazione  degli  elementi  che definiscono e delineano il processo di registrazione, i suoi para‐ metri e la sua configurazione formale; a livello di progetto culturale,  l’intelligenza  nella  priorità  degli  acquisti  e  della  personalità  del  “promotore” della biblioteca stessa, dei suoi interessi e della sua spe‐ ciale visione di cultura e di esistenza; dell’ambiente culturale in cui la  biblioteca ha preso forma.    Infine, non ultima per importanza per lettori e studiosi e per lavo‐ ro di ricerca, la trascrizione delle 1083 schede della Nota con le indi‐ cazioni  puntuali  delle  segnature  e  posizioni  nelle  biblioteche,  negli  archivi, nelle collezioni private e pubbliche. Luoghi visitati tutti per‐ sonalmente o “virtualmente” da Anna Giulia Cavagna in mezza Eu‐ ropa (solo il trenta per cento delle opere possedute da Alfonso II ha  una copia anche conservata in Italia). Per ogni scheda la trascrizione  dall’originale  è  accompagnata,  segnalata  fra  parentesi  quadre  in  grassetto,  da  un  nutrito  apparato  critico,  da  traduzioni  e  ancora  da  racconti e contestualizzazioni. Fra parentesi, inoltre, le traduzioni dei  nomi degli autori dei volumi, fatte da alcuni solerti bibliotecari, spe‐ cialmente ungheresi, che hanno reso ancora più avventuroso il repe‐ rimento del volume e la sua “certificazione” di provenienza dalla bi‐ blioteca del marchese di Finale.     Grazia Biorci 

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