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652. D’Amore B. (2008). Editoriale. La matematica e la sua didattica. Vol. 22, n° 3,

283-284. ISSN: 1120-9968.

Editoriale

Bruno D’Amore

Si svolto a Roma, nel marzo 2008, nelle prestigiose sale dell’Accademia dei Lincei e l’ultimo giorno presso la Fondazione della Enciclopedia Italiana, un Convegno internazionale che celebrava il I Convegno dell’ICME che si svolse a Roma precisamente nel 1908, quello in cui fu eletto primo presidente Felix Klein.

100 anni di ICME… Quanta strada ha fatto la didattica della matematica! Se si leggono gli interventi di quella occasione e si confrontano con quelli dei convegni successivi, si osserva come, pur mantenendo una strettissima relazione con la matematica, la didattica se ne sia emancipata; se all’inizio era forte la sensazione che didattica della matematica e matematiche elementari fossero quasi considerate la stessa cosa, pian piano le distanze e le differenze si sono chiarite. È bello e significativo il fatto che siano soprattutto e quasi esclusivamente i matematici a volersi occupare di didattica della matematica e che non sia loro sfuggita di mano, avviandosi verso gli studi dell’educazione o della formazione, come è successo in passato o anche oggi in certi Paesi. L’ICME è saldamente governata da matematici e sembra che tale resterà per sempre.

Erano rappresentate più di 70 nazioni da meno di 200 invitati, una bella ghiotta occasione di contatti e scambi di idee. La cosa che più colpisce è l’univocità del linguaggio scambiato, la terminologia comune, le aspirazioni che sempre più convergono verso l’apprendimento e le problematiche della formazione degli insegnanti.

Se le occasioni di scambi di idee erano ovvie e previste soprattutto nelle riunioni comuni e nei lavori di gruppo (erano stati formati 5 gruppi di lavoro), ancora più fruttiferi sono stati i momenti non formali, i momenti dei caffè, del pranzo a buffet in comune, le cene libere ed i dopo cena. Gruppetti di lavoro e di scambio di idee si formavano spontaneamente sulla base degli interessi scientifici comuni e condizionavano le

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La matematica e la sua didattica • Anno 21, n. 2, 2007, XX-XX 2

discussioni e gli scambi di opinioni. Veri momenti magici arricchenti. Erano ovviamente presenti le due medaglie Klein, quella del 2003, Guy Brousseau, e quella del 2005, Ubiratan D’Ambrosio, entrambi in splendida forma.

Cento anni passati in un istante, anni che hanno cambiato completamente la nostra disciplina; basta rileggere i discorsi di allora e paragonarli a quelli di oggi; cento anni che hanno cambiato anche la storia del mondo, due guerre mondiali assorbite dalla storia, imperi capitolati e nuove forze politiche nate e morte, mentre sembravano immortali. Se così è per le cose del mondo, perché non dovrebbero essere per la didattica della matematica?

Si pensi dunque a che cos’era la didattica della matematica nel 1908, a che cosa si pensava che fosse negli anni ‘60, alla grande rivoluzione degli anni ‘80… Che cosa ne sarà della nostra disciplina nei prossimi dieci, venti, cento anni?

Certo, tante cose sono nettamente migliorate: la consapevolezza, la scientificità, la capacità di analisi… Per altre, è più discutibile. Ho avuto modo di vedere una bella raccolti di libri di testo di cent’anni fa e, insomma, devo dire che c’erano testi seri, belli, scritti con cura da personaggi illustri, ricchi di dati.

Quel che più mi piace, devo confessarlo, è il tramonto (quasi) definitivo dell’idea che la matematica sia disciplina per pochi eletti, dotati da Madre Natura senza alcun merito; il fatto che sempre più oggi si dica che la matematica è per tutti, ciascuno secondo le proprie possibilità, una matematica per il cittadino e non per un eletto. Ecco, nei testi di cent’anni fa si scorge ancora molto questa sorta di snobismo intellettuale secondo il quale la matematica è riservata a pochi, uno snobismo che può fare solo male alla matematica stessa.

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